Capitolo
quinto – The portrait of noise
and the portrait of silence.
Naruto sbatté due o tre volte le palpebre, stupito.
La ragazza che era apparsa innanzi a lui non poteva essere reale.
Era bella, tremendamente bella. Sembrava una statua, tanto era perfetta.
Naruto già adorava tutto di lei: i suoi capelli lunghi e
scuri che ondeggiavano
in modo sensuale, impedendogli di staccarle gli occhi di dosso; i suoi
occhi
chiarissimi, quasi vitrei eppure così vivi; il tenue rossore
che aveva invaso
le sue guance quando lui l’aveva guardata.
Qualcosa ruggì violentemente dentro il petto di Naruto e il
ragazzo, spinto da
questa forza invisibile, scattò in piedi.
Gli occhi del presidente indugiarono su di lui, in piede e fremente, i
pugni
chiusi per controllarsi, gli occhi puntati sulla ragazza, poi su
Hinata, ancora
rossa in volto. L’uomo
sorrise: un altro
ragazzo era pazzo di lei.
<< Sir, h-have you made me call?* >>
balbettò Hinata tenendo lo
sguardo dritto davanti a sé per non guardare Naruto.
<< Yeah >> rispose l’uomo
<< I need someone to translate my
lines.* >>
<< Sure.* >>
Il presidente le fece cenno di sedersi e Hinata prese posto di fronte a
lui a testa
bassa, fissandosi le mani. Anche Naruto si sedette.
<< Ok >> cominciò il signor
Johnsonn << Hi and welcome to
Manchester! I’m Dan Johnsonn, but you already know this.*
>>
Poi si fermò per permettere alla ragazza di tradurre.
<< Ciao e benvenuto a Manchester. Sono Dan Johnsonn, ma
questo già lo
sai. >> ripeté piano Hinata.
Il presidente continuò. << She’s
Hinata Hyuga, responsible of marketing
area. Come on, my dear, introduce yourself!* >> le
ordinò poi.
Hinata, rossa in volto, allungò la mano a Naruto e
mormorò sommessamente:
<< Hinata Hyuga, responsabile dell’area
marketing, piacere. >>
In quel momento i loro occhi si incontrarono di nuovo e la ragazza
sentì che il
suo cuore aveva cominciato a battere forte. Il ragazzo le sorrise
incoraggiante
e afferrò la sua mano.
<< Naruto Uzumaki >> si
presentò. << Il piacere è tutto
mio.
>>
Hinata arrossì ancora di più.
Il presidente, che aveva seguito con curiosità quello
scambio di battute in
giapponese, di cui non capiva neanche una parola, si
affrettò a riprendere,
vedendo Hinata a disagio.
<< You’ll be fine here, I’m sure. But
have you already got a flat round
here?* >>
<< Il presidente dice che è sicuro che qui
starai bene e ti chiede se hai
già un posto dove vivere nei dintorni. >>
spiegò Hinata. Nonostante fosse
ancora piuttosto rossa in volto, aveva alzato lo sguardo e in quel
momento
cercava in tutti i modi di non far comprendere a chi le stava intorno
il
turbamento che si era impossessato di lei.
Mai aveva provato un sentimento del genere alla vista di qualcuno. Non
appena
aveva visto Naruto, subito dopo aver aperto la porta, il suo respiro si
era
bloccato.
In un secondo i suoi occhi azzurri l’avevano scrutata e lei
si era sentita come
nuda. Forse lui sapeva leggerle dentro.
Non appena aveva incrociato il suo sguardo, aveva compreso subito
quanto lui
fosse solare e allegro. I suoi occhi e il suo sorriso scintillavano di
felicità
e già lo immaginava ridere gioiosamente. Non
come lei.
Naruto poi aveva continuato a sorriderle...
<< Hinata? >> esclamò ad un
tratto il signor Johnsonn.
La ragazza trasalì e lo fissò imbarazzata. Si era
persa nei suoi pensieri
ancora una volta, da quando era entrata in quell’ufficio.
<< Sorry, sir.* >> si scusò,
dispiaciuta.
L’uomo sorrise. << No problem. So, he
doesn’t have a flat. We should
phone a hotel.* >>
Quindi Naruto non aveva un posto dove stare. Hinata non sapeva come il
ragazzo
avesse fatto a capire che cosa voleva il presidente, dato che lei non
aveva
tradotto le sue parole, ma non le interessava molto.
Cercava soltanto un modo per scappare dai suoi occhi blu e quella le
sembrò un
ottima scusa.
<< I’ll do this.* >> propose
alzandosi dalla sedia, ma il
presidente le fece cenno di riaccomodarsi.
<< No problem, really. I’ll do it.
I’ll be back in a minute.* >>
Detto questo si alzò e scomparve dietro la porta.
Hinata si morse un labbro. Erano soli. Soli.
Deglutì.
<< Qui è fantastico! >>
esclamò immediatamente Naruto per rompere
il silenzio che si era formato. Lui odiava il silenzio, non poteva
sopportarlo.
<< S-sì. >> mormorò
Hinata, guardandolo di sottecchi da sotto la
frangetta.
<< Da quanto tempo lavori qui? >>
continuò il biondino.
Non voleva arrendersi. Sarebbe riuscito a farsi guardare ancora negli
occhi da
lei.
Era il suo unico desiderio da quando l’aveva vista.
<< Sono… tre anni e mezzo, ormai.
>> rispose piano la ragazza.
<< E’ parecchio. >>
<< Sì. >>
Il silenzio ripiombò tra di loro, ma se a Hinata
ciò faceva piacere, così non
era per Naruto. Egli non riusciva a credere che qualcuno potesse
trovarsi così
a suo agio nel silenzio. Lui
adorava il
rumore e la celebrità. Lei no. Naruto aveva come
l’impressione che stesse
facendo di tutto per rendersi invisibile.
<< Come mai conosci il giapponese? >>
Hinata deglutì ancora: il ragazzo voleva fare assolutamente
conversazione con lei, nonostante avesse capito che
era imbarazzata da morire.
<< Sono giapponese. >> si
affrettò a rispondere.
<< Di dove, precisamente? >>
<< Di Tokio. >>
Il ragazzo spalancò la bocca.
<< Davvero? Io ero sempre a Tokio con la squadra, come
mai non ti ho mai
vista? >>
<< Non… non saprei. >>
balbettò lei.
<< Ma vedi che sfortuna! >> si
lamentò Naruto, sbuffando <<
Le belle ragazze si incontrano sempre tardi! Scommetto che sei
già fidanzata!
>>
Tirò un calcio alla sua borsa, mentre Hinata, sprofondando
nella sua sedia,
arrossiva copiosamente.
<< Veramente… no. >> le
scappò. Aveva parlato a voce così bassa che
era sicurissima che nessuno avesse potuto udirla, ma Naruto si
voltò a
guardarla come rapito.
<< Hai detto… no?
>> le
domandò boccheggiando << Davvero?
>>
La ragazza raggiunse una sfumatura di rosso scarlatto e
abbandonò la testa
sullo schienale della sedia. Naruto esultò.
<< Ogni tanto allora sono fortunato anch’io!
>> ruggì, felice. Si
alzò dalla sedia che occupava a si pose davanti a lei, le
mani sui fianchi, per
attirare la sua attenzione.
<< Hinata, >> domandò sorridendo
<< hai da fare stasera?
>>
Già le dava del tu. Non le importava che lei fosse una
personalità della nuova
società in cui era arrivato: per lui, lei era soltanto il
suo silenzio
preferito.
La ragazza spalancò gli occhi, stupita.
Lui la stava invitando ad uscire.
<< Naruto san*, io… >>
cercò di dire, ma il biondino la
interruppe.
<< Chiamami solo Naruto. >> la corresse
sorridendo <<
Dopotutto, qui siamo in Europa. Allora? Non dirmi che hai da fare!
>>
Attese impazientemente una sua risposta, supplicandola nel frattempo
con lo
sguardo.
Hinata si guardò intorno, smarrita. Non sapeva cosa fare.
Era la prima volta che qualcuno la invitava ad uscire. Nessuno si era
mai
accorta di lei.
Era troppo invisibile.
<< Io… io… >>
balbettò. Il sorriso di Naruto la rassicurava, ma
allo stesso tempo la faceva sentire debolissima, come se dovesse
svenire da un
momento all’altro.
Non riusciva più a pensare. Davanti a sé vedeva
soltanto lui, il suo rumore
preferito.
Naruto le prese le mani.
<< Ti prego. >>
<< Io… va bene. >>
farfugliò lei. In quel momento sentì tutte le
forse abbandonarla e strinse forte le mani di Naruto. Lui sorrise.
<< Grazie >> le sussurrò. Poi
continuò a guardarla.
Gli occhi di lui si saziavano di lei, gli occhi di lei cercavano lui.
Rumore e silenzio, riflessi nei loro sguardi, si mescolavano.
Nel silenzio ciascuno dei due guardava l’altro, il respiro
affannoso come unico,
piccolo rumore che in quel momento li teneva ancorati alla
realtà.
Il quella stanza, il ritratto del rumore e il ritratto del silenzio
avevano
appena stretto un patto, giurando che nessuno dei due sarebbe mai
prevalso.
Per la prima volta silenzio e rumore, due elementi così
diversi, avrebbero
unito due persone.
Per la prima volta Naruto e Hinata sentirono di essere davvero felici.
Risate, silenzio. Dopotutto, cos’erano?
Niente.
Niente risate, niente silenzio, niente di questo.
Soltanto loro due e l’amore in mezzo.
Soltanto loro due.
Soltanto il ritratto del rumore e il
ritratto del silenzio.
* Traduzione
delle frasi in inglese,
in ordine:
<<
Signore,
m-mi ha fatta chiamare? >>
<< Si. Ho bisogno di qualcuno che traduca le mie parole.
>>
<< Certo>>
<< Ok. Ciao e benvenuto a Manchester! Io sono Dan
Jonhsonn, ma questo già
lo sai. >>
<< Lei è Hinata Hyuga, la responsabile
dell’area marketing. Forza, mia
cara, presentati. >>
<< Starai bene qui, ne sono sicuro. Ma hai già
un appartamento qui
intorno? >>
<< Mi dispiace, signore. >>
<< Nessun problema. Così non ha un
appartamento. Dovremmo telefonare ad
un hotel. >>
<< Lo faccio io. >>
<< Non preoccuparti, lo faccio io. Sarò di
ritorno in un minuto. >>
*Note di fine capitolo:
San: suffisso giapponese usato sia con nomi maschili che
femminili
soprattutto verso chi si conosce, indica rispetto.
E così finisce questa storia. Spero che il finale non vi abbia deluso e che abbia perdonato l'attesa così lunga.
So che sembra incredibile, ma non ho pubblicato finora perché, presa da i miei problemi, ero convinta di averlo già fatto. Sto perdendo colpi.
Ringrazio tantissimo chi ha recensito la scorso capitolo: Kry, Purple. Katia e Hana (Grazie *_*) e chi ha messo la storia tra i preferiti.
Mi farebbe molto piacere ricevere un parere. ^^
Spero di ritrovarvi alla prossima storia, magari proprio al seguito di questa, che è in progettazione.
Grazie mille a tutti!
Un bacione grande,
Ayumi