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Autore: _Qwerty_    01/04/2017    3 recensioni
Come dice Olivander (e il titolo!), è la bacchetta che sceglie il mago: quindi, perché non immaginare quale sia la bacchetta di molti personaggi di cui la Rowling non ci ha detto nulla?
Non scrivo da anni, ma tante storie e sogni sono rimasti nel cassetto e adesso provo a tirarli fuori con questa raccolta di one-shot dedicate a personaggi a me cari della saga di Harry Potter e alla loro bacchetta.
Rigorosamente canon, almeno nelle intenzioni, seguendo in primis libri e anche quanto scritto dalla Rowling su Pottermore.
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Olivander, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti, Contesto generale/vago
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X. Minerva McGranitt

XI


Una delle prime cose che il signor Olivander aveva imparato da suo nonno era che costruire una bacchetta non è come preparare una pozione: non c’è una procedura, una ricetta, non ci sono manuali e volumi di teoria e dissertazioni che possono aiutare l’aspirante artigiano. Alcuni elementi non legheranno mai fra loro, e la volta che lo faranno sarà per caso, per una combinazione irripetibile che, ricercata con ardimento successivamente, non si presenterà più, se non fra cinquanta o cento anni. Altri elementi sono fatti per stare assieme, ma questo non garantisce la riuscita della bacchetta, quando la mano che li unisce ha fretta, è stanca, ha troppa fiducia in sé stessa o troppo poca. E poi bisogna tenere in conto l’elemento più importante: il mago. La bacchetta lo sceglie, perché la bacchetta sa, più di Olivander stesso, o meglio, sa diversamente, cosa cercare e di cosa fare a meno.
Un mattino della tiepida estate del 1947 entrarono nel negozio una strega con la figlia.
“Buongiorno, signor Olivander. Siamo qui per la bacchetta di mia figlia Minerva. Alla fine, il giorno è giunto” disse la donna, con un marcatissimo accento scozzese.
“Benvenute, signore – iniziò il signor Olivander – Minerva, quale nome impegnativo!” disse rivolto alla ragazzina, già abbastanza alta per la sua età, con i capelli corvini raccolti in una crocchia ordinata e abiti Babbani modesti ma ben stirati.
“Tutti i nomi sono impegnativi, secondo me, perché li ha già portati qualcuno prima di noi” ripose prontamente.
“Un ottimo punto di vista, direi. Stenda le braccia, così prendiamo qualche misura.”
La ragazza rimase in posizione seguendo il metro con lo sguardo, voltandosi ogni tanto e sorridendo entusiasta alla madre.
D’altronde, quello era il suo primo vero ingresso nel mondo magico, il mondo di sua madre, il mondo che doveva necessariamente restare celato a tutti i loro conoscenti e a tutti i fedeli della chiesa presbiteriana di cui suo padre era il pastore, nel loro piccolo villaggio nelle Highlands. Un’impresa non da poco, visto che lei sapeva provocare fenomeni magici fin da piccolissima e adesso anche i suoi fratelli facevano i conti con la necessità di tenere nascoste le loro capacità, ad esempio alla scuola della chiesa e durante le scampagnate con gli amici. Su questo sua madre era sempre stata categorica: la magia deve restare nascosta, per legge e per necessità, e anche se suo padre aveva compreso la loro natura non dovevano venir meno alla segretezza con gli altri Babbani. Sapeva che aveva ragione, ma era davvero frustrante e da quando aveva ricevuto la lettera per Hogwarts ancora di più, per questo non vedeva l’ora di essere là ed essere libera di fare magie.
“Eccoci, fra queste c’è la bacchetta che stiamo cercando – disse Olivander – Provi questa, nove pollici e mezzo, legno di faggio, corda di cuore di drago. Una bacchetta decisa per una strega molto dotata.”
Minerva prese la bacchetta e la agitò, cercando di eseguire l’incantesimo di Levitazione che tante volte aveva provato e dominato, da sola, senza bacchetta, con la sola forza della mente, con risultati alterni e tanta fatica.
La scatola vuota verso cui aveva rivolto l’incantesimo volò di scatto verso il soffitto e ripiombò a terra con fracasso.
La ragazza fece un passo indietro, stupita ma attenta a cosa avrebbe detto il signor Olivander.
“Un po’ troppo, direi – il fabbricante ridacchiò – Allora questa, nove pollici e tre quarti, ancora drago, legno di mogano, perfetta per la trasfigurazione.”
Minerva prese la seconda bacchetta ed eseguì ancora l’incantesimo, se possibile con maggiore concentrazione.
Questa volta la scatola salì in aria con minore impeto e rimase fluttuante a mezz’aria, mentre la giovane strega la fissava con attenzione.
“Molto bene, tesoro! – disse la madre – Anche la nonna aveva una bacchetta di mogano!”
Minerva sorrise e lasciò andare la scatola, che ricadde sul bancone con un tonfo più lieve.
“Non sei contenta, Minerva?” chiese la madre, vedendo la figlia ferma e pensierosa.
“È solo che me lo immaginavo diverso, madre. Immaginavo che avrei sentito qualcosa, qualcosa di più” rispose, leggermente incerta.
“E immaginava bene – la interruppe Olivander – Quella che tiene in mano è una bellissima bacchetta, di un legno adeguato alle abilità che albergano nella giovane strega che ho davanti, di una misura appropriata e con un nucleo donato da un poderoso drago della specie Ungaro Spinato. Non mi stupisce che lei riesca ad eseguire correttamente incantesimi e con un controllo notevole per la sua età. Ma come dice lei stessa, manca qualcosa. La maturità di un mago o di una strega si vede anche da questo.”
La ragazza trattenne il respiro un attimo, per poi rivolgersi all’artigiano.
“Intende dire che devo cercare un’altra bacchetta? Ad ogni modo, mi fido del suo giudizio.”
Olivander fece un ampio sorriso.
“Proprio così. Ma non sarà una ricerca lunga, perché aver provato prima la bacchetta di mogano è stato solo un caso dovuto all’ordine casuale delle scatole. Ecco qui, nove pollici e mezzo, ancora drago, legno di abete. Anche questa molto adatta alla trasfigurazione, e con una certa resilienza, com’è proprio dell’abete.”
Minerva afferrò la bacchetta di legno chiaro che Olivander le stava porgendo e nell’istante in cui il legno toccò il palmo della sua mano sentì che era finalmente la sua bacchetta, che lo era davvero.
Sorrise di rimando all’artigiano e mosse il braccio con eleganza.
Wingardium Leviosa!” disse con voce limpida, e la scatola vuota salì in aria con grazia, senza alcuna fatica, restando fluttuante a mezz’aria, anche quando Minerva smise di guardarla e di tenere alta la bacchetta.
“Molto bene! – fece il signor Olivander – Inutile dire che, da quello che vedo, dobbiamo aspettarci grandi cose da lei!” concluse rivolto alla ragazzina, che rimase seria, ma comunque sorridente.
“Beh, menomale ci siamo soffermati un attimo! – commentò la madre – Magari avrebbe avuto una buona riuscita anche l’altra, ma presto immagino che sarebbero sorti dei problemi.”
“Infatti. Sicuramente sua figlia avrebbe fatto ottime cose anche con l’altra bacchetta, ma solo una era ed è quella giusta. Sa, a volte si presenta lo stesso problema quando un mago chiede una bacchetta su misura, da creare da zero. Uno studia a lungo, prepara tutto, pensa tutto, si mette all’opera e crede che ormai tutto torni, tutti i pezzi siano a posto e non ci siano altre possibilità che l’oggetto che sta fra le sue mani sia quello giusto. Ma le bacchette sanno, quando i maghi invece intuiscono soltanto.”


***

NdA: cucù! Rieccomi con Olivander e le sue bacchette! Cosa pensate di questa Minerva McGranitt undicenne? Ho preso spunto da quello che ha scritto la Rowling di lei su Pottermore, bacchetta compresa, e quello che più volevo far risaltare è la maturità della ragazza, nonostante le capacità magiche già ben evidenti (tra l’altro, ho sempre immaginato la McGranitt giovane come una Hermione ante litteram).
Infine, comunicazione di servizio: Wands è prossimo alla conclusione, mancano forse un paio di bacchette, e poi FORSE, ma molto FORSE, si parte con qualcos’altro. Recensite e ditemi la vostra!
  
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