Anime & Manga > Haikyu!!
Ricorda la storia  |      
Autore: T00RU    02/04/2017    2 recensioni
«Siamo senza speranza con o senza di lui, vero?».
«Sì, lo siamo» iniziò Kageyama. Appoggiò la matita sul tavolo, afferrando delicatamente uno dei polsi di Shouyou che, in tutta risposta abbassò entrambe le braccia, rendendogli l’azione più semplice. «Però, per tua fortuna, hai con te un vero genio».
Hinata si guardò intorno, fingendosi sorpreso.
«Daichi-san? Tsukishima? Sugawara-senpai? Yachi?! Non vedo nessuno di loro».

//
[kagehina centric]
[2.506 words]
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Kageyama si mise in spalla la sacca dei vestiti, spostando da una gamba all’altra il peso del proprio corpo, mentre aspettava. Un brivido gli percorse la schiena, facendolo sobbalzare; l’aria stava diventando fredda, andare in giro indossando solamente la felpa della scuola non era più indicato.
Roteò gli occhi alla lentezza del compagno di squadra –che, per puro caso, era anche qualcosa di più-. «Oi, Hinata» disse, con voce seccata. «Vedi di darti una mossa».
Il ragazzino –notevolmente più basso- alzò lo sguardo verso di lui, con le sopracciglia aggrottate. «Non è colpa mia se non riesco a sistemare la catena della bicicletta!» urlò, come suo solito. Il continuo urlare di Hinata gli avrebbe fatto venire il mal di testa presto, Kageyama lo sapeva. Ma così come trovava quel suo continuo urlare –per la rabbia, o per l’emozione- estremamente fastidioso, era, per un certo verso, carino.
Si mise le mani nelle tasche, aspettando altri cinque minuti; il sole stava iniziando a tramontare e, se proprio volevano portare a termine qualche compito, si sarebbero dovuti muovere.
«Oi, Hinata» ripeté. «Lasciala qui. La riprenderai e la sistemerai domani, dobbiamo andare».
«Ma io-» fece per protestare l’altro, ma si arrese.
Si avvicinò a Kageyama e appoggiò la testa contro alla sua spalla –o fin dove arrivava, almeno-. Il più alto portò una mano ad accarezzargli i capelli folti e rossi, e sospirò.
Non avrebbe dovuto proporre un’altra gara, non dopo gli sforzi del pomeriggio, ma era diventata una cosa loro. Solo loro gareggiavano in quel modo, solo loro avevano quella connessione così speciale, nella squadra; nemmeno Daichi e Sugawara erano in grado di capirsi con un solo sguardo.
«Fino a casa tua?» Hinata alzò lo sguardo, i suoi occhi brillavano. Kageyama sentì un nodo allo stomaco, come se qualcuno gli avesse appena tirato un pugno, ma si sforzò di sorridere, annuendo.
«Oi» questa volta l’espressione di Hinata cambiò. «Stai facendo il tuo solito sorriso inquietante».
Kageyama arrossì, stringendo la presa sui capelli del ragazzo. «Idiota».
«Ahi, mi fai male!» si lamentò il più basso, muovendo le mani disordinatamente nella speranza di colpire almeno una volta il ragazzo più alto, ma più piccolo di lui.
Kageyama mollò la presa e scrollò le spalle. Sistemò ulteriormente la sacca, prese un respiro profondo, e iniziò a contare.
«Uno...» lui e Hinata si prepararono, appoggiando le mani sulle ginocchia.
«Due...» con la coda dell’occhio si guardarono.
«Tre!» urlarono all’unisono, iniziando a correre. Qualsiasi passante si sarebbe spaventato, a sentire quelle urla e quei passi pesanti per la città. Se uno di loro accelerava il passo, l’altro subito a seguirlo. Se Hinata urlava che avrebbe vinto sicuramente, quella volta, Kageyama urlava che appena arrivati, gli avrebbe sbattuto la testa contro al muro.
Non erano abituati ad essere dolci l’uno con l’altro, nonostante fossero, in un certo senso, una coppia. Non facevano molto, in realtà; i baci tra di loro erano rari, molto rari, e spesso finivano con uno di loro –se non entrambi- a guardare da tutta un’altra parte, arrossendo.
L’unico contatto vero e proprio lo avevano sul campo da pallavolo, anche se non si potevano negare i salti che faceva il cuore di Kageyama a vedere Hinata –o Shouyou, come a volte lo chiamava senza accorgersene- sorridere.
Non era bravo a mostrare affetto, lo sapeva bene lui così come lo sapevano tutti. Però, solo alla vista del ragazzino bassino, dai capelli rosso fuoco e pieno di energia, gli sembrava di star per piangere.
Voleva dirgli così tante cose, mostrargli in fin troppi modi che sì, era veramente innamorato di lui –per quanto si possa amare ad un’età così giovane-, ma l’unica cosa che gli usciva dalla bocca era l’“idiota” occasionale. Non sapeva se anche per Hinata –Shouyou- fosse lo stesso, ma lo sperava. Sperava di avere sul ragazzino lo stesso effetto che il suo sorriso aveva su di lui. Voleva sapere di essere in grado di togliergli il respiro così come faceva Hinata solamente parlando –o urlando, nella maggior parte dei casi-.
Perso nei propri pensieri, quasi non si accorse di essere arrivato davanti alla porta di casa, Hinata subito dietro di lui; se non fosse stato attento, si sarebbero entrambi schiantati contro al muro.
Certo, probabilmente Hinata se la sarebbe vista meglio, premuto contro alla schiena del più alto, ma era quasi più imbarazzante l’immaginarsi quella situazione, che l’andare a sbattere contro al muro.
Entrambi col fiatone cercarono di riprendersi, davanti alla porta di casa.
«Ho vinto io» disse Kageyama, con il respiro pesante. «Di nuovo».
Hinata, ancora con le spalle e il petto che si alzavano e si abbassavano in fretta per lo sforzo della corsa, mosse la mano destra come per liquidarlo.
«Sì, sì, come ti pare».
«Oi» la voce di Kageyama era tornata quasi normale. «Se avessi vinto tu avresti fatto in modo di rinfacciarmelo per le prossime due settimane».
Hinata scrollò le spalle, rivolgendogli un gran sorriso. «Sono sempre in svantaggio, non posso fare altro».
A Kageyama ci volle uno sforzo immenso per non avvicinarsi al più basso e avvolgerlo in un abbraccio, soprattutto perché Hinata si sarebbe messo ad urlare dalla sorpresa, ma anche perché erano davanti a casa sua; chiunque sarebbe potuto uscire e vederli, e anche se sua madre era ben al corrente della situazione, sarebbe stato non meno imbarazzante.
Smettila di sorridere in quel modo pensò, stringendo i pugni.
Ah, Hinata Shouyou sarebbe stato la sua rovina.
Non gli rispose nemmeno, gli diede le spalle e aprì la porta, facendolo entrare; si stavano togliendo le scarpe, quando dei passi si fecero sempre più vicini.
«Tobio?» era la voce di sua madre. «Sei tu?».
«Chi altro potrebbe mai essere?» rispose sarcastico lui, appoggiando per terra la sacca. La testa della madre fece capolino dalla porta del salotto. «Hinata?» all’inizio sembrò sorpresa, poi un sorriso si fece strada sul suo viso. Si avvicinò ai due e arruffò i capelli rossi del ragazzino. «E’ bello rivederti».
«Vale lo stesso per me, signora Kageyama!» Hinata sorrise di nuovo.
Non sorridere pensò Tobio nuovamente. Ogni volta che Hinata sorrideva, in generale, ma soprattutto verso di lui, sentiva gli organi interni riducersi in poltiglia.  Si scioglieva, letteralmente.
Sua madre, dopo aver salutato Hinata, si girò verso di lui sorridendogli. «Andate a studiare, mi fido di voi» gli lasciò un bacio sulla fronte, strascicando le ciabatte fino a tornare in salotto, dove stava guardando la tv.
 
«Avremmo dovuto chiedere aiuto a Tsukishima» si lamentò Hinata con voce cantilenante, le mani tra i capelli, come per convincersi a concentrarsi. Kageyama sbuffò una risata, scuotendo la testa. «Tsukishima, eh?».
Hinata alzò lo sguardo su di lui, gli occhi che, nonostante la stanchezza degli ultimi giorni, continuavano a brillare anche sotto alla luce fredda della stanza.
«Ci avrebbe dato una mano!».
«Certo, lo avrebbe fatto».
Shouyou sbuffò, tirando ancora le ciocche di capelli. «Siamo senza speranza con o senza di lui, vero?».
«Sì, lo siamo» iniziò Kageyama. Appoggiò la matita sul tavolo, afferrando delicatamente uno dei polsi di Shouyou che, in tutta risposta abbassò entrambe le braccia, rendendogli l’azione più semplice. «Però, per tua fortuna, hai con te un vero genio».
Hinata si guardò intorno, fingendosi sorpreso.
«Daichi-san? Tsukishima? Sugawara-senpai? Yachi?! Non vedo nessuno di loro».
Alla faccia seccata dell’altro ragazzo Hinata scoppiò a ridere; Kageyama lasciò andare malamente i suoi polsi, puntando di nuovo lo sguardo sul quaderno degli appunti.
Ha intenzione di farmi incazzare, oggi. Non che non lo faccia sempre.
«Ti stai superando» diede voce ai suoi pensieri mantenendo lo sguardo sul quaderno, il tono della voce monotono. «Oggi ho voglia di tirarti un pugno più del solito».
«Più di quando ho battuto la palla sulla tua nuca?» Kageyama riuscì quasi a sentire il sorriso di Hinata mentre parlava.
Ecco, ora sì.
Tobio non parlò. Spostò lo sguardo dal libro di testo al quaderno, non degnando Shouyou di una risposta; quest’ultimo, però, voleva l’ultima parola e l’avrebbe ottenuta. Si alzò in piedi passando dall’altra parte del tavolo, dove era seduto il suo ragazzo. Si sedette dietro di lui, il petto premuto contro alla sua schiena e le gambe ai lati dei fianchi. Si strinse forte all’addome del ragazzo, appoggiando la fronte alla sua schiena.
«Kageyama».
Nessuna risposta.
«Kageyama».
Tobio continuò a scrivere.
«BaKageyama».
«Sta’ zitto. Sto cercando di concentrarmi».
Ecco, ha parlato Shouyou sorrise, muovendosi contro a Kageyama per aggiustare la sua postura, prima un po’ scomoda. Kageyama si irrigidì. «Sta’ fermo».
«Perché?» inconsapevolmente si mosse di nuovo.
Kageyama trattenne il respiro; strinse talmente forte la matita che aveva in mano che le nocche diventarono bianche nel giro di qualche secondo.
«Perché?» ripeté nuovamente Shouyou.
Il silenzio che seguì fu una risposta esauriente.
Shouyou rimase stretto alla schiena del suo ragazzo –forse un po’ troppo violento- e nascose il viso nel tessuto della felpa. «Non ci credo» disse, quasi ridendo. La sua voce era ovattata dall’indumento su cui aveva letteralmente premuto la faccia; il fatto che Kageyama non lo stesse vedendo non gli impedì di arrossire, tanto da arrivare quasi al colore dei suoi capelli.
«Quanto sei imbarazzante, Kageyama».
Quest’ultimo roteò gli occhi, distraendosi per l’ennesima volta dai compiti che avrebbero dovuto finire un’ora prima.  Come se non lo sapessi.
«E tu sei un idiota».
«Non fai altro che ripetermelo da quando ci siamo incontrati».
Hinata spostò il viso, in modo tale da tenere appoggiata la guancia sinistra sulla schiena del più alto. Non accennò a volersi spostare.
Kageyama sorrise, portando lo sguardo sulle braccia di Shouyou attorno al suo addome; il suo calore contro alla sua schiena era terribilmente confortante, per qualche ragione.
«Non voglio che ti sfugga di mente».
«Non sarà un problema, baKageyama».
«Hai trovato un nuovo modo per storpiare il mio nome, va bene. Hai intenzione di andare avanti per sempre?».
«Forse».
Tobio mise una mano su quella di Hinata, accarezzando con i polpastrelli le dita del ragazzo. Si soffermò sulle nocche, la pelle morbida. Le mani di Shouyou erano sempre calde, in netto contrasto con le sue, fredde anche in estate. Soprattutto in estate: a Hinata piaceva usarle come fonte personale di freschezza dopo gli allenamenti.; solitamente si avvicinava a Tobio e, senza dire una parola, prendeva le sue mani e se le appoggiava sulle guance, come se fosse normale. Per loro lo era diventato, con il passare del tempo.
«Non riesco a vederti, ma sono sicuro tu abbia dipinto sul volto quel sorriso inquietante» sussurrò Hinata. Kageyama quasi non lo sentì.
«Ti odio».
«Non è vero».
«No, non è vero».
Hinata sfregò la guancia contro alla schiena del ragazzo, soddisfatto; sapere che, nonostante la loro rivalità, erano in grado di restare insieme, gli faceva quasi perdere la sensibilità delle punte delle dita. Tutto quello che provava andava al cuore -che iniziava come da copione a battere più velocemente- e al cervello, che non faceva altro che ripetergli “Diglielo. Questo è il momento adatto. Diglielo”, ma il momento adatto non si era mai presentato veramente.
Rimasero in silenzio.
Il silenzio non durò per molto, dato che Kageyama parlò. «Mi chiedo come sarebbe stendermi e schiacciarti sotto al mio peso».
«Estremamente doloroso».
«Questo perché anche Natsu è più forte di te».
Shouyou strinse ancora di più la presa. «Bastardo».
Kageyama scoppiò a ridere, buttando la testa all’indietro. Mancò la faccia di Hinata per pochi centimetri, ma questo Shouyou non glielo disse; si limitò a bearsi della risatina del ragazzo contro a cui era premuto, si limitò a prendere un respiro profondo, in modo da sentirne tutto il profumo come per imprimerselo nella mente e nel cuore.
Non poteva credere di essere stato talmente fortunato da avere anche solo la possibilità di essere il compagno di squadra del Re del Campo, tutto quello che era successo tra loro negli ultimi mesi sarebbe stato impensabile, qualche anno prima; baciare il suo nemico, il suo rivale. Abbracciarlo, chiamarlo prima di andare a dormire. Persino schivarne i pugni e le tirate di capelli.
Quello che sarebbe stato impensabile prima, ora faceva parte della sua quotidianità, la quotidianità che amava.
Così come amava il modo in cui, se sbagliava un palleggio o un’alzata, Tobio aggrottava le sopracciglia e tendeva a non cambiare espressione fino alla prima alzata riuscita bene.
Così come amava il fatto che, per essere veramente tranquillo, Kageyama avesse bisogno del latte del distributore, che beveva in meno di un minuto.
Così come amava il modo in cui le spalle gli si alzavano ed abbassavano, dopo aver corso da una parte all’altra del campo solo per potergli permettere di schiacciare e fare punto.
Così come amava il modo in cui i suoi occhi brillavano dopo ogni partita vinta.
Così come amava il patto silenzioso tra loro, quello del pranzo; Hinata lo aspettava fuori dalla classe ogni giorno e andavano a mangiare insieme, seduti sul prato. Lo facevano prima della confessione di Kageyama, lo facevano ancora.
Così come amava la sua voce rauca ed impastata dal sonno e gli occhi per metà chiusi dalla stanchezza, spettacolo a cui aveva il privilegio di assistere solo durante le serate occasionali della squadra.
Shouyou amava qualsiasi cosa di Tobio.
Shouyou amava Tobio, lo amava dal primo momento in cui gli aveva rivolto la parola.
Shouyou amava Tobio perché era Tobio, il suo meglio, con tutti i suoi pregi e difetti.
Hinata Shouyou amava Kageyama Tobio.
«Tobio?» disse Hinata quasi in un sussurro. Kageyama si irrigidì nuovamente: Hinata non aveva mai usato il suo nome prima.
«Sì, Shouyou?».
Kageyama si aspettava qualcosa come «Torniamo a studiare», oppure «Grazie per avermi permesso di fare tanti punti, oggi».
Quello che non si aspettava erano sicuramente le parole uscite dalla bocca del suo ragazzo.
«Ti amo».
Tobio sentì il suo stomaco precipitare. Temeva di non aver capito bene.
«Come?».
Hinata gli fece cenno di girarsi, cosicché si trovassero uno di fronte all’altro;  Shouyou era deciso, questa volta. Non voleva rimangiarsi tutto e tirarsi indietro come un codardo, come aveva fatto parecchie volte.
Afferrò una mano di Kageyama e intrecciò le loro dita.
Nonostante il rossore sulle guance, lo sguardo determinato non abbandonò il suo viso.
«Ti amo, Kageyama Tobio».
E qui Kageyama si prese la libertà di prendere l’iniziativa, una volta tanto; appoggiò una mano sulla guancia di Shouyou, attirandolo a sé. I loro nasi quasi si sfioravano, ma Kageyama si perse completamente negli occhi di Hinata, talmente grandi e pieni di vita ed energia.
I loro visi si avvicinarono sempre di più, con una lentezza quasi dolorosa; era come se Kageyama avesse paura di fargli male. Shouyou era talmente fragile, talmente prezioso ai suoi occhi, che aveva quasi paura di romperlo.
Quando le loro labbra si toccarono –finalmente ce l’hai fatta pensò Hinata- Kageyama chiuse gli occhi istintivamente; avrebbe voluto sentire le labbra di Shouyou sulle sue per sempre, e tenere gli occhi chiusi era un meccanismo per imprimersi nella mente quella sensazione di pace, di tranquillità che lo pervase non appena la loro pelle entrò a contatto.
Entrambi si allontanarono.
Kageyama sorrise, come se non fosse a conoscenza dell’espressione strana che la sua faccia assumeva ogni volta che ci provava.
«Ti amo anche io, Hinata Shouyou».

 


Buondì!
Eccomi di nuovo con una piccola os sulla kagehina, che amo come poche cose al mondo.
Non so bene cosa dire, nonostante io ne abbia già pubblicata una, questa è la prima ff in assoluto che io abbia mai scritto su di loro e l'ho sfornata qualche mese fa, quindi non sono molto sicura di come possa essere uscita, sob.
Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe piacere leggere le vostre opinioni!
Come sempre, vi ringrazio se siete arrivati a leggere fino a qui e scusate per eventuali errori. 
Alla prossima!
mar,, 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: T00RU