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Autore: syila    02/04/2017    8 recensioni
"...Bastava solo un granello di sabbia dentro quel disastroso ingranaggio perché si scardinasse e sapeva, con la sfrontata sicurezza dei vincenti, che doveva essere lui quel granello"
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Christophe Giacometti, Phichit Chulanont, Un po' tutti, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Sole a Mezzanotte'
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Capitolo XXI°


“Sentiamo...” sospirò stringendosi a lui.
L'auto era arrivata da un pezzo e i due si stavano preparando a lasciare la dacia; il giapponese aveva sperato baldanzosamente di andarci camminando, ma scoprì che le gambe gli tremavano; la stanchezza, le emozioni gli avevano presentato il conto e Victor era stato felicissimo di approfittarsene prendendolo in braccio.
Si erano fermati sotto la tettoia dell'ingresso a guardare la neve che aveva iniziato a cadere copiosa da un cielo plumbeo gonfio di nubi.
“So che non sei del tutto soddisfatto di quella medaglia” iniziò il russo e lui trovò inutile negare “Potrei provare a dimostrarti in mille modi quanto ti sbagli e resteresti della tua opinione”
“Dove vuoi arrivare con questo discorso?”
“Al fatto che non voglio farti entrare nel mio mondo dalla porta di servizio Yuuri! Meno rimpianti porterai, più facile sarà accettare il cambiamento; non posso pensare a te come l'ombra timida dietro alle mie spalle, tu devi essere il compagno che cammina al mio fianco”
L'espressione del giovane era un enigma indecifrabile, stava pensando a miliardi di cose, troppo velocemente perché potesse afferrarne il senso.
“Quanto?”
“Uhm?”
“Quanto tempo mi stai chiedendo Victor?” chiese infine “Mesi? Anni? Quanto tempo richiede questo tuo... Adattamento?”
“Oh” il viso dell'uomo si illuminò “Un anno direi! Il tempo necessario a vincere un altro Mondiale... Magari il Gran Prix, o entrambi, perchè no? Oppure le Olimpiadi!”
“È fuori discussione, le prossime Olimpiadi invernali saranno nel 2022, Victor Nikiforov io non ho intenzione di aspettare tanto!”
Il tono bellicoso del suo Magnifico Disastro lo fece sciogliere in brodo di giuggiole.
“Allora accetti?” chiese mentre avanzava dondolando col suo prezioso fardello sul manto sdrucciolevole di neve fresca, incurante di rischiare un ruzzolone.
“Perché? Ho delle alternative?”
“No! Nessuna alternativa! Ti ho facilitato parecchio le cose, ne convieni?” gongolò il russo.
“Ah...” Yuuri sbuffò “Ficcatelo bene in testa: non mi metterò in gioco perché tu vuoi vedermi vincere o per sfidare le mie insicurezze, io vincerò per noi e solo se ci sarai tu accanto a me!”
“Queste parole sono musica per le mie orecchie, tu sei la mia felicità! Ho già stilato alcune ipotesi di calendario delle competizioni...”
“Cosa?!”
“Oh e aspetta di vedere i costumi! Li ha disegnati una stilista russa molto in voga...”
“Victor!”
“Si, anche io ti amo Yuuri e questo chiude il discorso, adesso abbracciami forte, comincio a sentire freddo!”
“Mi hai dato il tuo cappotto... N-no aspetta un attimo cos'hai appena detto?”
“Che il discorso è chiuso!”
“Stai provando a sviare l'argomento, sai bene a cosa mi riferisco!”
L'uomo corrugò la fronte simulando un grande sforzo di concentrazione “Alludi forse a... Ya tebya lyublyu?”
“È russo, io non parlo il russo!”
“Adesso hai un'ottima ragione per studiarlo” gli rispose zittendo le sue obiezioni con un bacio “Vuoi altri buoni motivi? Ho preparato un lungo elenco in questi mesi, per ingannare l'attesa prima del tuo arrivo”
“Tu sapevi che sarei arrivato?”
“Mai avuto dubbi in merito” annuì Victor tutto compunto provocando un leggero sospiro da parte del suo fardello.
“C'è altro che dovrei sapere?”
“Ohi-ohi certamente! Non posso raccontarti tutto adesso, devo tenermi qualche sorpresa ed evitare che tu mi dia per scontato finendo coll'annoiarti!”
“Vitya!” L'altro si fermò e sgranò gli occhi turchesi, quel diminutivo affettuoso sulle labbra di Yuuri aveva un suono incantevole: era casa, amore, fiducia, sicurezza, era presente e futuro, era tutto il suo mondo “ Ya tebya lyublyu...” pronunciò incerto.
“Oh, impari in fretta”
Yuuri arrossì “Solo se c'è un'ottima ragione”
“Allora ti darò migliaia di ottime ragioni negli gli anni a venire”

La neve ricopriva velocemente le orme, dietro di loro la grande casa ricominciò a dormire e a sognare di un'estate lontana, piena di musica, gente e risate.
Il Castello aveva smesso di fargli paura, i misteri da risolvere erano terminati, i mostri nascosti nel buio erano svaniti e l'unico tesoro da trovare adesso se ne stava andando insieme a lui.
Victor aveva sciolto molti dubbi e gliene aveva instillato di nuovi, conosceva così poco del suo mondo!
Eppure gli era bastato ancor meno per decidere di amarlo e di sapere, con l'incrollabile certezza degli cuori puri, che sarebbe stato per sempre.



Un giorno, presto, forse già domani o magari tra un anno, dieci, cento ti sveglierai e scoprirai di avere il coraggio di farmi quella domanda rimasta inespressa: perché tra le centinaia di piccole barche che mi sono passate accanto, questo scoglio ha scelto proprio la tua e magari ti sorprenderà sapere che non c'è una vera e propria risposta.
È stata la corrente del Destino a spingerla a riva insieme al suo stralunato carico trasformando una roccia nuda in un approdo sicuro.
Sono sempre stato scettico riguardo alle diverse filosofie della nostra Piccola Società e pratico quanto bastava ad apprendere il necessario per proteggere me stesso; ma da quando un magnifico disastro ha sconvolto la mia esistenza ho cominciato a considerare gli insegnamenti di Yakov sotto una luce nuova, in cui Evolvere significa Crescere e Condividere non riguarda solo il rapporto tra maestro e allievo, ma è lo scambio tra due persone che si guardano negli occhi.
Un anno sarà sufficiente a convincere quel vecchio mastino, del resto lui parte molto svantaggiato, deve ancora conoscere la persona meravigliosa che sei e anche se dovesse arrabbiarsi, strepitare o minacciare rimarrò fermo sulla mia decisione.
Certi disastri capitano una sola volta nella vita, distruggono equilibri e compromessi faticosamente raggiunti, fanno coriandoli delle certezze e poi le assemblano secondo una logica scombinata, che però funziona benissimo se solo si ha la pazienza di capirne il meccanismo.
Certi disastri hanno un nome e cognome, un lavoro o più spesso una passione folle, hanno paure enormi e pochissime sicurezze, sono ottimi acrobati e allo stesso tempo terribilmente impacciati, sono fragili come il vetro e altrettanto limpidi.
Qualcuno li definisce una calamità e ne prende le distanze, io preferisco abbracciarli e li chiamo Amore.




Un paio di giorni più tardi...

Il nuovo portatile regalatogli da Victor per il suo compleanno aveva un sistema operativo russo; subdolamente quell'infingardo aveva omesso il piccolo dettaglio quando erano andati a ritirarlo in negozio e da due giorni Yuuri era combattuto tra la tentazione di lanciarlo dalla finestra (erano al settantesimo piano) e la necessità di avere un'appendice informatica funzionante, che gli permettesse di connettersi al resto del mondo.
Stava cercando di far partire un emulatore in inglese quando l'icona di Skype si avviò in automatico con la chiamata di Phichit.
Sapeva di non poterlo evitare a lungo, ma sperava che tra la telefonata intercorsa tra lui e Celestino e la doverosa spiegazione al suo migliore amico del nuovo stato di cose passasse almeno mezza giornata! Invece nemmeno un'ora dopo ecco l'espressione in lacrime del giovane thailandese riempire tutto il monitor.
“Allora è vero!” il tono accusatorio non lasciava presagire niente di buono; se con l'ormai ex coach era stato facile spiegarsi riuscendo a mantenere buoni rapporti (tolte le riserve che qualunque persona scrupolosa avrebbe avanzato circa il suo trasferimento frettoloso in Russia) affrontare l'ex compagno e la sua emotività era un'altra faccenda.
“Celestino ti ha già detto?” chiese cercando di tastare il terreno.
“Beh” rispose l'altro tirando su col naso “Mi è bastato guardare la sua faccia per capire tutto, è un complotto dei russi! È colpa di Plisetsky, vero? Come ti ha convinto? Ti ha minacciato? Ti ricatta? Ha preso in ostaggio la tua famiglia?”
“Phichit lui non...”
“Ah, ma appena me lo ritrovo davanti giuro... Però... Si tratta bene il Tigrotto!” Il thailandese stava sbirciando oltre le spalle del suo interlocutore, dove la veduta dell'attico super lusso aveva catturato la sua attenzione “Ti ha comprato con la vista panoramica?”
“Phichit!”
“Non ci vedremo più!” si lagnò il più piccolo.
“Invece ci vedremo presto, sto valutando di partecipare alla Cup of Cina...” provò a rabbonirlo il giapponese.
“Si ma saremo rivali! Oddiosantissimo Yuuri sei il mio miglior amico, non riesco a considerarti come un rivale!” esclamò l'altro col tono drammatico di un attore shakespeariano, al quale tenne dietro un doveroso momento di silenzio.
“Eravamo rivali anche quando mi allenavo insieme a te...”
“Era diverso!” offeso, offesissimo, almeno finché i vivaci occhi neri intercettarono una figura sullo sfondo che si muoveva rapida nella loro direzione.
“Hola Phichit!” il tono squillante e il sorriso a tutto schermo di Victor gli fecero fare un balzo indietro “Complimenti per come stanno andando le tue qualificazioni al prossimo Grand Prix! Non so se Yuuri te lo ha detto: la tua casetta dei criceti è in viaggio, il corriere ha dovuto smontarla e cercare una scatola adatta, in America sono così noiosi con le spedizioni!”
“Victor...!” esclamò Yuuri, sorpreso di vederselo spuntare all'improvviso alle spalle.
Dalla finestrella di Skype uscì un suono strozzato, Phichit aveva una faccia di chi ha visto cose che non sono di questo mondo e sembrava a serio rischio sincope “A-aspè... Aspetta! V-i-c-t-o-r?” sillabò “Lui è q-quel Victor?”
“Ohi-ohi Yuuri lui non lo sa ancora?”
“Veramente mi è mancato il tempo...”
Ero impegnato a contenere una crisi diplomatica tra Thailandia e Giappone...
“Perchè attendere la Cup of China, invitalo qui a trascorrere un paio di giorni per il Natale Ortodosso!”
“Ma... Magari ha già preso degli impegni...”
“Un weekend, che sarà mai... Allora ti aspettiamo Phichit, mettiti d'accordo con Yuuri per i dettagli!”
Il dialogo si svolse sotto lo sguardo allucinato del ragazzo thailandese, incapace di spiccare una sillaba; ritrovò la parola solo nel momento in cui si rese conto che l'uomo seduto a fianco dell'amico stava lentamente abbassando il monitor del portatile e nel contempo aveva preso a flirtare smaccatamente con lui.
“No-no-no-no! Non chiudete la comunicazione! Yuuuuuuuuuuuuuuuuri!”
“Victor... Credo che tu lo abbia scioccato” sospirò il giovane stringendosi a lui“Pensi che sia... Come dire... Opportuno invitarlo qui?”
“Certo! L'ho invitato per un fine settimana, non per... La Cena!”
Trascorsa la consueta pausa differita Yuuri gridò “Victor Nikiforov non pensarci nemmeno!”
“Dimmelo in russo e forse ne possiamo parlare!” ridacchiò l'altro che, intuita la mala parata, si era sfilato dal suo abbraccio e stava scappando via.
“Vedi come te lo dico appena ti prendo!”



† La voce della coscienza †

Ohi-ohi vi confesso che, nonostante il secondo capitolo della trilogia sia già entrato in lavorazione, non è stato facile spuntare la casella "Completa" riguardo a questa storia!
Nella mia testa era partita come qualcosa di breve, al massimo tre o quattro capitoli invece è lievitata e adesso minaccia di tracimare dal forno!
La colpa è tutta di questi splendidi personaggi, che hanno alimentato il motore della mia piccola nave per viaggi mentali e del supporto e dell'affetto che mi avete manifestato finora; vuoi in silenzio, vuoi con un commento, vuoi con un "Preferito" o "seguito"; li ho apprezzati tutti e spero di ritrovarvi a breve per il proseguio di questa magnifica avventura!
Grazie di vero cuore!

Ya tebya lyublyu -> Ti amo, in russo :3
   
 
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