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Autore: swimmer5    02/04/2017    2 recensioni
È giunta l'ora di un nuovo anno scolastico alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Lo scopo di Hinata è chiaro fin da subito: vuole, una volta per tutte, fare chiarezza sui suoi sentimenti e dichiararsi a Kageyama, ma le cose non andranno come previsto... O forse sì?
Tra Quidditch, incantesimi, pozioni, duelli e gite a Hogsmeade, l’obiettivo è uno solo. Passare i G.U.F.O. e i M.A.G.O.? No: conquistare la persona amata!
Hogwarts!AU
[Principalmente KageHina e YamaYachi; DaiSuga, AsaNoya, BokuAka, in seguito potrebbero aggiungersi altre coppie]
Genere: Comico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Tadashi Yamaguchi, Tobio Kageyama, Un po' tutti, Yachi Hitoka
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo V
Hogsmeade
 


Saeko entrò in sala professori con un malloppo di fogli impilati che poggiò sul tavolo al centro della stanza.  «Ecco le autorizzazioni dei ragazzi del terzo anno»  disse, rivolta ai suoi colleghi, alzando il pollice.
«Ottimo, ottimo» commentò Ukai, prendendo uno di quei fogli.
«Eheh! Finalmente avremo un po’ di tranquillità» disse il professor Nekomata, seduto in poltrona.
«Lei non va a Hogsmeade, professor Nekomata?» chiese Shimada, intento a correggere dei compiti di Teoria degli Incantesimi.
«Sono troppo vecchio per queste cose…» confessò.
«Cos’ha intenzione di fare oggi?» domandò ancora Shimada per proseguire la conversazione.
«Mi farò qualche bicchierino con il mio vecchio amico Ukai.»
«Attenzione a non far bere troppo il vecchio» disse Keishin in tono sarcastico. «Diventa difficile da gestire quando ingurgita troppo alcool.»
Nekomata lo ignorò. «Takinoue, ci pensi tu a controllare gli studenti del primo e del secondo anno?»
«Certo, ci penso io.»
«Perfetto, grazie. »
«Vado anch’io» aggiunse Saeko. «Vado a dare un paio di raccomandazioni a quell’idiota di Ryu prima che combini qualcosa.»
E anche lei uscì dalla stanza, lasciando i tre da soli.
«Vecchio approfittatore» sputò Takinoue, dopo che i due colleghi se ne furono andati.
Keishin rise. «Ti lamenti pure? Questo è un comportamento tipico della tua Casa »disse, accendendosi una sigaretta.
«Non hai ancora digerito i nostri anni a Hogwarts, eh, Ukai?» ghignò il Serpeverde.
«Sinceramente, non rimpiango le ore di Pozioni dove Nekomata elogiava il vostro discutibile talento nel distillare pozioni.»
«Vogliamo parlare di te, che stavi rischiando di essere un Magonò?»
«Il vecchio stava per cacciarmi fuori di casa » confessò, soffiando il fumo dalla bocca, «per fortuna a dieci anni suonati ho fatto fluttuare in aria una palla e si è calmato.»
«Ragazzi, adesso basta!»
«E’ arrivato Shimada il saggio.» asserì ironicamente Takinoue.
I tre scoppiarono a ridere, facendosi trasportare dal dolce fiume dei ricordi.
«Da quanto tempo non stavamo insieme noi tre soltanto?»
«Tanto» affermò Takinoue.
«Troppo» convenne Ukai.
«Whisky incendiario ai Tre Manici di Scopa?» propose Shimada.
«Accordato» disse Takinoue.
«E i tuoi studenti?» domandò Ukai, spegnendo la cicca di sigaretta ormai esaurita.
«Per chi li hai presi? Sono pur sempre dei Serpeverde, possono cavarsela da soli!»

*

Quella domenica mattina, Hitoka si sistemò i capelli con più cura del solito. Davanti allo specchio, guardava la propria immagine riflessa con un’espressione concentrata. Spazzolò la chioma bionda e, invece della solita coda laterale, optò per una coda di cavallo e lasciò alcuni ciuffi ribelli a ricaderle sul viso.
«Per chi ti stai facendo bella, Hitoka-chan?»
La soave voce di Shimizu fece sussultare la ragazza.
«Shimizu-san!» esclamò voltandosi.
«Non devi dirmelo per forza, se non vuoi» le disse la più grande in tono rassicurante.
«Io... ecco…» balbettò Hitoka, nervosa.
«Magari posso darti qualche consiglio» Kyouko le fece l’occhiolino.
«E’ Yamaguchi-kun» disse di getto.
«Il Cacciatore dei Grifondoro?» chiese la più grande, sforzandosi di ricordare il viso del ragazzo.
«Sì» confermò Yachi, arrossendo. «E’ la prima volta che un ragazzo m’invita, di solito non vengo notata spesso e– »
«Tranquilla, Hitoka-chan» disse Kyouko. «L’unico, vero consiglio che posso darti è di essere te stessa, il resto va da sé.»
«E se lui… prova a baciarmi?» chiese quasi in un sussurro.
«Be’, è questo che vuoi, no?»
Hitoka annuì debolmente.
«Allora buttati.»
«Sì… sì, lo farò. Grazie, Shimizu-san!»
Yachi stava già per scendere le scale del dormitorio e raggiungere la Sala comune quando Shimizu le ricordò:
«Non starai dimenticando qualcosa?»
«Ah, la sciarpa! Grazie di nuovo, Shimizu-san!»
La biondina prelevò la sciarpa della propria Casa dal letto – a strisce blu e grigio scure, con una splendida aquila bronzea ricamata in un estremo – e finalmente andò giù.
*

Hinata sospirò.
In quei giorni, si sentiva strano e triste. E guardare la massa di studenti che usciva dai cancelli di Hogwarts per dirigersi a Hogsmeade, non aiutava certo a risollevare il morale.
Ukai e Shimada, appoggiati dal Preside, decisero di far scontare una punizione sia a Hinata che Kageyama sempre per quel famoso duello di qualche tempo prima. Così Shouyou poté dire addio alla prima uscita a Hogsmeade del suo quinto anno.
Era passata circa una settimana da quando lui e Kageyama si erano baciati. Il solo pensiero lo faceva arrossire; il solo ricordo di quelle labbra morbide, come se fossero state modellate per combaciare sulle proprie, gli faceva girare la testa.
Quella settimana fu particolarmente pesante per tutti gli studenti, soprattutto per chi doveva conciliare sport e studio. La Coppa delle Case era stata ufficialmente aperta e tutti i giocatori avevano voglia di migliorarsi, in particolar modo dopo aver visto il livello di quell’anno durante la partita dei Grifondoro e dei Serpeverde.
Hinata, stanco dagli allenamenti e sommerso nei libri per cercare di recuperare una A in Antiche Rune, incontrò Kageyama soltanto una volta, all’ingresso del Campo di Quidditch quando le due formazioni delle due Case si stavano dando il cambio per potersi allenare.
Aveva bisogno di risposte, di chiarimenti, di tutto! Perché, improvvisamente, Kageyama l’aveva baciato? Non aveva potuto chiederlo direttamente quel giorno perché il custode li aveva beccati e li aveva rispediti nei rispettivi dormitori a suon di minacce.
Tobio promise a Shouyou che gli avrebbe spiegato tutto quando loro due, a causa della punizione, sarebbero rimasti a scuola anziché uscire. Lo aveva congedato con uno schietto Non fare domande e poi si era allontanato.
Da lì non ebbero più occasione di parlare.
Ma quel giorno, in un appena nevoso giorno di fine ottobre, avrebbe avuto le risposte che cercava.

*

Ed eccolo, il Villaggio di Hogsmeade: l’unica comunità completamente abitata da maghi.
Studenti e professori erano in subbuglio: c’era chi avrebbe visitato Hogsmeade per la prima volta, facendosi rapire dalla sua bellezza caratteristica, e chi non aspettava altro che entrare nel negozio di scherzi per rifornirsi di tutti quei gadget. C’era chi passeggiava in High Street, colpito dalla quantità di negozi e affascinato dalla quantità e varietà di articoli esposti, e chi non vedeva l’ora di andare da Mielandia per abbuffarsi di dolci.
E chi, come Ukai, Shimada e Tankinoue, che si rilassava bevendo qualcosa ai Tre Manici di Scopa.
I tre insegnanti presero posto in un tavolo appartato e ordinarono una bottiglia del miglior Whisky Incendiario che avessero nel locale.
«Che mi dici di Hinata e Kageyama? Sei riuscito a parlare con il professor Takeda?» chiese Shimada, riferendosi alla conversazione di settimane addietro.
«I due che hanno fatto scintille nei corridoi?» sforzò di ricordarsi Takinoue.
«Esatto, loro. Ho parlato con Takeda ma purtroppo lui non sa niente» sospirò. «Anche se, dall’ultima volta, non si sono più verificati eventi spiacevoli.»
«Fortunatamente… » convenne Shimada
«Già.»
«Parlate di Hinata e Kageyama, eh?»
Keishin sobbalzò. «Professor Takeda! Prego, si accomodi! Prenda anche lei un bicchiere di Whisky Incendiario.»
«Meglio di no, grazie» rispose l’insegnante imbarazzato, «me l’ha già offerto il professor Irihata e sarebbe meglio non esagerare… Credo che prenderò una Burrobirra.»
Ordinò la bevanda, prese una sedia da un tavolo vicino e si sedette in mezzo ai tre. «Giusto qualche giorno fa ho visto una scena un po’… strana.»
«E… può descrivere questa scena?»
«Sì, certo » disse Takeda.  «Si baciavano.»
«Oh» fece Ukai.
«Davanti la biblioteca.» aggiunse il direttore dei Tassorosso.
«Ohohoh…» Ukai bevve un altro sorso di Whisky Incendiario.
«Si spiegano molte cose ora…» convenne Takinoue.
«Amore e odio sono facce della stessa medaglia…» affermò Shimada.
«Questo quando è successo? » domandò Keishin.
«Ve l’ho detto, alcuni giorni fa… Più o meno quando stava per scattare il coprifuoco.»
«Dobbiamo tenerli d’occhio, Shimada » asserì Ukai, a metà tra il serio e l’ironico, «prima che combinino qualche guaio.»

*

Stai calmo, Tadashi. Stai. Calmo.
Sei un Grifondoro, non scordartelo. Sei un leale cavaliere pronto a conquistare il cuore della tua principessa.
Devi soltanto ricordarti i consigli di Nishinoya e Tanaka e sei a cavallo. Okay, forse solo quelli di Nishinoya. Entrambi, comunque, mi hanno raccomandato di essere gentile, di sorridere spesso, di ridere alle sue battute e, cosa più importante, di essere me stesso e di stare tranquillo.
Ma come posso tranquillo se, quando sono me stesso, combino casini ogni due per tre?
Prego tutti gli dei del mondo magico che quest’ appuntamento vada bene.
Non mi era mai capitato che una persona mi piacesse così tanto. E invece, con Yachi è stato diverso.
L’avevo incrociata svariate volte, sia in biblioteca, sia durante le lezioni comuni, ma non era altro che una studentessa come tante. La notai davvero per la prima volta durante un giorno di primavera, al primo anno.
Uscii dal castello per raggiungere il giardino. Non ricordo nemmeno perché dovevo andare lì, forse per un compito di Erbologia, ma non ne sono sicuro.

E poi la vidi, inginocchiata, intenta a cogliere dei boccioli di rosa.
Era un fiore bellissimo in mezzo a uno splendido giardino.
I capelli biondi erano raccolti in una sbarazzina coda di cavallo, i grandi occhi castani brillavano poiché totalmente meravigliata della natura, la cravatta di Corvonero era ben annodata sopra la sua veste appena un po’ stropicciata.
Era davvero bella. Una di quelle bellezze che fa trasparire tutta la sua purezza e genuinità.
Comunque, continuai a osservarla finché lei non notò la mia presenza.
Arrossimmo entrambi ed io mi pietrificai. Che cosa avrei potuto dirle? Farfugliai qualcosa mentre gesticolavo nervosamente con le mani.
«C-ciao...» balbettò poi lei, chinando lo sguardo sul fiore che teneva con entrambe le mani.
Aveva una voce così dolce, soave. Con il cuore che mi batteva a mille, riuscendo all’improvviso a superare la mia goffa timidezza, mi avvicinai a lei.
«Ciao» dissi. «Come ti chiami?»
«Hitoka Yachi... E tu?»
«Tadashi Yamaguchi!» risposi, allegro.
Poi lei sorrise, il mio cuore si sciolse e parlare con qualcuno non mi era mai sembrato così semplice.

Da quel momento in poi diventammo amici. Ero talmente entusiasta di questa cosa che mi precipitai da Tsukki per dirglielo. Ah, Tsukki... Solo adesso mi rendo conto di quanto diventassi
assillante quando c’era di mezzo Yachi. Stavo ore ed ore a confidarmi con Tsukki, parlando di lei ed elencando le sue innumerevoli qualità.
Finché, un giorno, lui non se ne uscì con un
Sta’ zitto, Yamaguchi. Provaci come si deve!
E così ho fatto.
E così adesso sono qui, a Hogsmeade, per uscire con Yachi.
Sono le dieci... È giunta l’ora. Stai calmo...



Non erano nel pieno della stagione invernale, eppure sulla città si era depositato un lieve strato di neve candida. Gli studenti stavano già scorrazzando per Hogsmeade, e Tadashi era in cerca di una chioma bionda in mezzo a tutte quelle teste.
«Yacchan!» chiamò Tadashi, quando individuò l’amica.
«Yamaguchi-kun! » salutò lei, raggiungendolo. «Yacchan
«Oh» fece il ragazzo, accorgendosi solo in quel momento del modo in cui si era rivolto a lei, «l’ho detto spontaneamente… »
«Yacchan mi piace!» dichiarò lei raggiante.
«Ottimo!» Tadashi sorrise. «Allora… andiamo?» aggiunse, porgendogli una mano.
Hitoka decifrò il gesto del ragazzo e le sue guance s’imporporarono velocemente.
In fondo, cosa c’è di male?. Pensò subito dopo.
Afferrò la mano di Tadashi, intrecciò le dita a quelle sue e annuì sorridente.
«Finalmente siamo soli» esordì il Grifondoro quando cominciarono a passeggiare. «Senza distrazioni tra i piedi.»
«Ce l’hai così tanto con Kageyama-kun?»chiese Yachi.
«Non ce l’ho con lui, ce l’ho con il suo pessimo tempismo.»
«Capisco.»
«Sei… sei molto carina, oggi» azzardò Yamaguchi. «Cioè, non che gli altri giorni non lo sia, volevo dire…»
«Tranquillo, Yamaguchi-kun» disse ridacchiando, «accetto il complimento.»
«Mi fa piacere!»
La neve sotto i loro piedi scricchiolava ad ogni passo, e ogni volta che aprivano bocca appariva la classica nuvoletta di fumo.
«Avresti mai pensato di frequentare Hogwarts? » le chiese Tadashi.
«Veramente no. Non sapevo neanche cosa fosse Hogwarts. Come sai, sono Nata Babbana» iniziò Yachi. «A mia madre è preso un colpo quando è arrivata la lettera... Non le sono mai piaciute questo genere di cose, anche se aveva iniziato a notare qualcosa di strano quando, da piccola, le ferite mi guarivano più velocemente e i capelli delle mie bambole crescevano all’infinito» entrambi risero, poi Yachi aggiunse: «E tu?»
«Essendo Mezzosangue, in famiglia si è sempre parlato di Hogwarts e della possibilità che potessi essere un mago. Mia madre è una Babbana, mentre mio padre un mago e anche lui è stato smistato nei Grifondoro. Si sono conosciuti subito dopo che mio padre si diplomò e vissero per un po’ nel mondo babbano, ma dopo che notarono le mie inclinazioni magiche, quando avevo circa sette anni ci trasferimmo nel mondo magico ed è lì che ho conosciuto Tsukki.»
«Sei molto legato a lui» gli fece notare Yachi.
«Sì, ed è stato grazie a lui se ho scoperto il Quidditch. La prima volta che mi ha invitato in casa sua, siamo andati in camera e c’era un enorme poster dei Cannoni di Chuddley.»
«I0 non sono mai stata un’appassionata di sport. Me ne piaceva soltanto uno ed era babbano, si chiama pallavolo e due squadre da sei giocatori  devono riuscire a mandare la palla nel campo avversario e farla cadere per terra… Sono molti i Babbani che lo praticano.»
«Oh, sembra interessante.»
«Guarda, sta iniziando a nevicare…»
Piccoli, leggeri fiocchi di neve fluttuavano nell’aria, mossi dal vento che li faceva ondeggiare per un po’ prima di cadere per terra,
«Così ti bagnerai tutti i capelli… Tieni, prendi il mio cappello» disse Tadashi, porgendogli il suo cappello giallo e oro di Grifondoro.
«Non c’è bisogno» lo rassicurò.
«Ne sei convinta?»
« Sì. »
«Mmmh… » fece lui, perplesso. « Oh! Ora ho capito cosa c’è che non va.» Estrasse la bacchetta dal suo giaccone e pronunciò: «Multicorfos
Le strisce rosse diventarono blu, quelle oro diventarono grigio scuro.
«Ecco» disse, soddisfatto della riuscita dell’incantesimo, «così è intonato con la sciarpa. C’è ancora il simbolo dei Grifondoro, però.»
«Oh, grazie!» Hitoka prese l’oggetto e lo indossò, sorridente.
«Stai benissimo» confessò Tadashi.
«Grazie» sussurrò, arrossendo. Quante volte lo aveva ringraziato? La ragazza si sentì a disagio: non era abituata a tutti quei complimenti, non tutti in un solo pomeriggio, almeno.
Sotto tutto quell’imbarazzo, però, le facevano piacere.
«Andiamo a ripararci laggiù? » propose il ragazzo, indicando un angolino protetto tra Mondo Mago e una graziosa baita di legno.
Yachi annuì.
Solo in quel momento si lasciarono la mano. Tadashi estrasse ancora una vota la bacchetta, la puntò alla panchina innevata e pronunciò: « Fuocondro
Il calore generato dall’incantesimo fece sciogliere la neve sulla panchina. Per rimuovere i rimasugli di neve sciolta e acqua, Tadashi disse ancora: «Detergo
Si sedettero l’uno accanto all’altro, guardando la neve cadere e i passanti scorrere.
«Ti piacciono proprio gli incantesimi» disse Hitoka, per iniziare una qualsiasi conversazione.
«Già. È la mia materia preferita» , «Tu sei particolarmente brava in Astronomia, invece.»
«Be’, sì. Mi piacciono le stelle.»
«Mia madre diceva sempre che le mie lentiggini erano piccole stelle» raccontò Yamaguchi, accarezzandosi la guancia con un dtio. «Io ci credevo, e mi sentivo speciale.»
«Tu sei speciale, Yamaguchi-kun» disse Yachi, colpita da un improvviso moto di coraggio. «E le tue stelle mi piacciono ancor di più di quelle che ci sono nel cielo.»
Entrambi si guardarono per alcuni istanti che parvero infiniti.
«Yacchan, da dove ti è uscita questa?» disse Tadashi, scoppiando a ridere. Era sinceramente divertito, ma allo stesso tempo le parole di Hitoka lo avevano davvero colpito.
«Voglio sotterrarmi» sussurrò flebilmente Hitoka, alzandosi di scatto.
«Non devi. » Si alzò anche Tadashi.
«Ma lo voglio. Non riesco più a guardarti in faccia » disse, abbassando lo sguardo e affondando il viso nel giaccone di Tadashi.
«Come sei catastrofica» commentò lui, accarezzandole dolcemente i capelli con una mano e cingendola in vita con l’altra. «Mi viene in mente l’anno scorso quando, per gli esami di fine anno, eravamo entrambi così ansiosi che ci siamo messi a pensare al peggio.»
«Sì » sussurrò lei, «mi ricordo…»
Yachi si staccò, rimanendo comunque nella stretta di Tadashi.
«Va meglio, adesso?» chiese il ragazzo, e Hitoka annuì, alzò finalmente lo sguardo e lo guardò negli occhi.
E quando Tadashi appoggiò le labbra sulle sue, Yachi fu in grado di vedere le stelle.
Come si baciava? Dove si tenevano le mani? Come si muovevano le labbra e la lingua?
Tutte domande a cui nessuno dei due avrebbe saputo rispondere. Ma quel bacio, così goffo, tenero e impacciato, sarebbe stato sicuramente il migliore fra tutti.
*


«Non sono sicuro sia una buona idea.»
«Invece sì» lo rassicurò chiudendo la porta. Puntò la bacchetta alla serratura, e disse:
«Colloportus
«Sei impazzito?! Alohomora
«Assolutamente no! Colloportus.»
«Noya, non possiamo. Alohomora.»
«Perché ci hai ripensato? Colloportus.»
«Alohomora.»
«Colloportus.»
«Alohomora
«Colloportus
«Basta, mi arrendo» sospirò abbattuto Asahi, accasciandosi su una poltrona impolverata.
«Hai paura, per caso?»
«No! Cioè, un pochino! Ma il fatto è un altro…
«Sentiamo! »Noya incrociò le braccia al petto.
«Io sono un prefetto, e se succede qualcosa? Se devono chiamarmi e non mi trovano? Se dovessero scoprirci qui?! Se–»
Noya lo zittì con un bacio. «E’ il tuo ultimo anno a Hogwarts! Vuoi avere questo rimpianto?»
«Di non aver limonato nella Stamberga Strillante? Probabilmente no, ma–»
«Allora è deciso» Yuu si mise a cavalcioni sulle sue ginocchia. Gli sciolse i capelli e affondò le mani in essi, accarezzandoli e tastandoli.
«Quanto mi piacciono i tuoi capelli, Asahi-san! »
«Quanto mi piaci tu, Noya.»
Dentro la Stamberga riecheggiavano schiocchi umidi e flebili gemiti.
Erano nel bel mezzo del bacio quando entrambi sentirono un fruscío. Decisero di non farci caso, ma quando il flebile rumore divenne sempre più intenso, Asahi si staccò, afferrò la bacchetta con un gesto fulmineo e si mise a urlare:
«Repello Inimicum! Protego Maxima! Protego Horribilis! Protego Total–»
«Ma sei scemo?» Nishinoya strappò la bacchetta di mano ad Azumane cercando di apparire irritato, ma ci riuscì e scoppiò a ridere.
«S-smettila!» borbottò l’altro, imbarazzato.
«E’... è un topo, Asahi!» cercò di dire tra le risate, voltandosi per indicare il piccolo roditore che era sbucato da un buco nel muro e che in quel momento stava correndo lungo il battiscopa.
«Saresti stato capace di usare Homenum Revelio» scherzò Yuu.
«Volevo farlo, infatti.» mormorò il più grande.
«Non ci credo…»
Asahi si coprì il volto con le mani. Noya le afferrò, gliele tolse dal viso e disse, guardandolo negli occhi:
«Perché, tra tutti, ho scelto un fifone come te?»

*

«Mi infili la lingua in bocca e mi baci come se non ci fosse un domani, te ne esci con un “Non fare domande” e mi eviti per cinque giorni di fila? No dico, ma sei serio? »
«Ho aspettato questo giorno in modo da non avere tutti quegli studenti tra i piedi, idiota! Mi pare di avertelo spiegato!»
«Va bene, lo capisco» disse Shouyou, cercando di rimanere tranquillo. «Tu adesso però mi spieghi con calma cosa ti passa per la testa.»
«Te l’ho ripetuto anche l’altra volta: farti soffrire è l’unica cosa che voglio» asserì Tobio. «Quella pozione, tu non l’hai più bevuta, no?» aggiunse.
«Sei scappato, come facevo a–»
«Okay, okay, non rinfacciarmelo ogni volta! Era un Filtro d’Amore, sicuramente l’avrà sequestrato qualche professore e l’avrà consegnato all’infermiera per farlo smaltire. Per questo ti ho baciato »
«Ma esiste un Filtro d’Amore specifico per ognuno di noi» disse Shouyou, confuso. «Se è così, ci deve essere qualcuno che cercava di farmi innamorare o–»
«Non si trattava di Amortentia, anche se è molto simile » spiegò il moro, «l’ho cercato in biblioteca e me l’ha confermato Yachi. Questo tipo di filtro… risveglia in te una passione che hai tenuto a lungo nascosta o che rifiuti di accettare…
Hinata non capiva. Lo guardò confuso, fissando le goccioline di sudore che stavano iniziando ad imperlargli la fronte.
«... E io in questo momento provo una grande attrazione per te »
Il cuore di Shouyou prese a martellare con violenza. «Kageyama… » sussurrò appena.
«Fammi finire » supplicò Tobio. Prese un respiro profondo, raccolse in sé tutto il coraggio che aveva e disse:
«Riproviamoci.»
«Riprovarci?»
«Riproviamoci» ripeté Tobio, stavolta più convinto.  «Riproviamo a baciarci quando l’effetto del filtro sarà svanito.

*

Dopo cena, Yamaguchi si offrì di accompagnare Yachi fino alla sala comune dei Corvonero.
«Grazie per questa bellissima giornata » disse Hitoka, sorridendo.
La Corvonero stava già per rispondere all’indovinello proposto dalla dama nel quadro, quando fu interrotta dal ragazzo.  «Yacchan, aspetta! Prima di andare…»
Tadashi agitò la sua bacchetta e sussurrò: «Orchideous.»
Un mazzo di fiori colorati apparì dal nulla. «Per te» disse, porgendoglielo.
Hitoka lo afferrò incredula, gli occhi lucidi di commozione. «Yamaguchi-kun… sei così dolce… »
Con la mano libera afferrò il volto del ragazzo e lo baciò.
Andarono avanti per buoni minuti, fino a quando una voce fuori campo non li fece sobbalzare.
«Hey, hey! Piccioncini, è l’ora del coprifuoco!» Il custode scoccò un’occhiataccia ai due piccioncini. Reggeva in mano un vecchio lume, e ciuffi di capelli bianchi spuntavano da fuori il suo cappello di stoffa. «E niente magie nei corridoi!»
Tadashi si staccò di malavoglia, facendo una smorfia che fece ridacchiare Yachi.
«Allora buonanotte» sussurrò Yachi.
«Buona notte»rispose Tadashi.
«Tsk, questi giovani maghi…» sputò acido il custode, ritornando a grandi passi nel suo ufficio.





 

***
Note delle Beta:
É stata una mia scelta usare il termine Whisky e non Whiskey, dopo un paio di ricerche. Secondo quanto ho letto, la bevanda nel libro viene trascritta senza la "e"; inoltre alcuni sostengono che Whisky e Whiskey siano bevande diverse.

Note dell'autrice:
Che vergogna, aggiornare di nuovo dopo... quanto tempo è passato?! Non riesco a mantenere la parola, non merito neanche più di stare su EFP D: 
Solite cose: ringrazio tantissimo la mia beta, i temerari che hanno avuto il coraggio di leggere tutto il capitolo, chi segue la storia e chi commenta.
See ya,
swimmer

 


 
   
 
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