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Autore: Crilu_98    03/04/2017    4 recensioni
C'era una volta... Una bambina sperduta. Una ragazza innocente nelle mani di una crudele matrigna. Una fanciulla addormentata. Una sensibile lettrice dal cuore puro. Una bellissima principessa in cerca di libertà. Una valorosa guerriera.
O forse no.
C'era una volta un bosco oscuro, dove tutte le storie hanno inizio. Storie che narrano di segreti pericolosi ed antiche umiliazioni, ma anche di amicizia, d'amore e di magia. La lotta tra il bene e il male è più confusa di quanto siamo abituati a credere e la strada verso il lieto fine non è mai stata così tortuosa.
Siete pronti a scoprire le verità nascoste delle fiabe?
Genere: Avventura, Horror, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Jasmine percorreva veloce le strade della città, incurante degli sguardi dei pochi, coraggiosi abitanti che si arrischiavano a mettere il naso fuori dell’uscio di casa propria. Batteva ogni via con la metodicità di un segugio, sebbene sapesse che ciò che cercava se ne era già andato, svanito in una nuvola di fumo.
“Lasciando dietro di sé solo una manciata di granelli di sabbia…” pensò la ragazza, digrignando i denti. Erano passati due giorni dalla battaglia lampo con cui avevano conquistato il villaggio e lei aveva dormito a malapena e mangiato ancora meno solo per scoprire una traccia di Jafar: quel compito la ossessionava fin da quando lo aveva visto, comprendendo finalmente che le sue sensazioni erano giuste e che era lui il nuovo alleato di Grimilde. Al pensiero rabbrividì istintivamente e nel farlo avvertì una presenza alle sue spalle. I suoi coltelli scattarono all’indietro, fermandosi a un soffio dal collo di Aladdin. Il ladro alzò le mani con un sorriso incerto sulle labbra e il malumore della ragazza crebbe:
-Non mi fido di te, non ti voglio intorno e non lo nascondo… Allora perché continui a seguirmi?- ringhiò esasperata, ritraendo le lame.
-Perché mi preoccupo per te, dolcezza!- rispose lui. -Siamo tutti preoccupati, in realtà…-
-Non ne avete motivo!- replicò duramente Jasmine, scrollando le spalle.
-No? Quindi devo dedurre che questo tuo girovagare come un’invasata per le vie della città sia normale…-
Vedendo che la ragazza non rispondeva ma riprendeva la sua camminata, Aladdin si affrettò a seguirla. Jasmine vide un medaglione d’oro scintillare davanti ai suoi occhi:
-Dove l’hai preso?-
Il sorriso del ladro si allargò:
-Ti piace? E’ per te. Era scivolato dal mucchio di ricchezze che Jafar ha portato via…-
La ragazza si bloccò, accigliata:
-Conosci Jafar?-
L’espressione di Aladdin si fece cupa, quasi rabbiosa:
-Tutti lo conoscono, ad Agrabah!-
La ragazza soppesò quell’informazione, indecisa se chiedergli aiuto o meno, ma alla fine l’orgoglio ed il fastidio ebbero la meglio:
-Tieniti il medaglione, anzi, vedi di restituirlo al legittimo proprietario! Vattene, adesso!-
Lui provò a trattenerla piazzandosi di fronte a lei:
-Perché non ti fai aiutare? Non ho cattive intenzioni, te lo giuro!-
Gli occhi scuri di Jasmine lampeggiarono divertiti:
-Dovrei forse fidarmi della parola di un ladro?-
Si pentì di quelle parole non appena vide l’ira ed il dolore che avevano causato, ma era troppo tardi per rimangiarsele. Aladdin scoppiò a ridere senza allegria: la sua risata assomigliava ad una specie di singhiozzo sarcastico.
-Giusto, non sono altro che un ladro… Un ladro che cerca di aiutare una creatura che vorrebbe ucciderlo. Stai tranquilla, non ti darò più fastidio.-
Con uno scatto agile Aladdin si arrampicò lungo il muro più vicino e con un ultimo svolazzo del mantello sparì sui tetti.
 
Jasmine continuò la sua ricerca con apparente tranquillità, ma verso sera dovette riconoscere di essere rosa dal senso di colpa: aveva evidentemente toccato un punto sensibile per Aladdin e aveva ferito l’unica persona che aveva avuto il coraggio di seguirla sulle tracce di Jafar.
A volte la ragazza accarezzava l’idea di condividere il suo peso con gli altri e spiegare ciò che lo stregone significava per lei, ma la vergogna e lo sdegno la fermavano sempre.
“Forse, se offrissi ad Aladdin le mie scuse e la mia fiducia… Potrebbe aiutarmi nel trovare un modo per neutralizzare Jafar!”
Si diresse quindi alla tenda del ladro, sperando che non avesse deciso di abbandonarli definitivamente: Biancaneve, Shang e Mulan in genere lo ignoravano, ma Filippo e Cappuccetto Rosso sembravano interessati alle sue storie avventurose e sicuramente si sarebbero indispettiti con lei se lo avesse scacciato. E poi anche lei stessa non si sarebbe mai perdonata una tale ingratitudine verso chi le aveva salvato la vita.
L’accampamento era pieno di vita e rumori, ma la ragazza non si lasciò distrarre: c’era tempo per organizzare la nuova offensiva contro Grimilde, soprattutto ora che Biancaneve aveva rivelato al mondo il suo potere. Lei era convinta che fosse stato un errore, ma non gliel’aveva rivelato: se da un lato era un’arma in più in quella guerra insidiosa, dall’altro si sarebbe potuto rivelare un ostacolo se fosse riuscita a salire sul trono. Era il motivo per cui lei non aveva mai liberato il djnn contro i guerrieri che l’avevano esiliata, pur avendo la possibilità di piegarli al suo volere.
“Non è con il terrore che voglio dominare!” si ripeté, convinta delle sue decisioni “Spero che Biancaneve non si lasci tentare…”
La tenda di Aladdin era uguale a quella di qualsiasi altro soldato, scura ed anonima; nello scostare bruscamente i lembi dell’entrata, Jasmine meditò sulla possibilità di offrirgli un ruolo migliore del semplice combattente. Ogni suo ragionamento, però, fu interrotto dallo spettacolo che si ritrovò ad osservare.
Aladdin aveva deciso di darsi una rinfrescata prima del pasto serale ed ora le dava le spalle, intento a sciacquarsi con malagrazia le ribelli ciocche scure che gli si arricciavano sulla nuca. La pelle abbronzata e i muscoli scattanti scintillavano nella penombra data dalle lampade, ma non era quello ad attrarre lo sguardo della ragazza, bensì il fitto intreccio di cicatrici che copriva la sua schiena fino al bordo dei pantaloni e che si estendeva anche sulle spalle e sulle braccia. Quando il ladro si girò, fissandola con evidente sorpresa, Jasmine poté vedere che il torace mostrava diversi segni di ustioni.
Aladdin sembrò vacillare sotto l’esame dei suoi occhi, ma solo per un attimo: riacquistò quasi subito la sua fierezza scanzonata e raddrizzò le spalle.
-Ti piace ciò che vedi?- ghignò con tono divertito, mentre i suoi occhi tradivano una certa inquietudine. Jasmine piegò il capo da un lato, avvicinandosi e studiando più da vicino le cicatrici, che si rivelarono essere frustate:
-Per niente…- sibilò. Seguendo un impulso improvviso seguì il contorno irregolare di una ferita che scendeva dalla spalla al petto, rabbrividendo al contatto con la pelle ruvida… Almeno fino a quando il ladro, infastidito, non le bloccò il polso e la allontanò da sé con uno strattone.
-Perché sei qui?- chiese con voce dura, perdendo ogni parvenza di leggerezza -Cosa vuoi?-
-Intendevo chiederti scusa… Ma adesso voglio anche sapere di queste!- rispose lei con sicurezza, stupendosi di tanto interesse. La sua maledizione l’aveva portata a dare poca confidenza al resto del genere umano, un po’ come Belle; forse era per questo che apprezzava così tanto la vicinanza discreta della donna-lupo.
Il ladro scosse la testa, infilandosi velocemente una casacca leggera per coprire il busto martoriato:
-Scuse accettate e amici come prima… Ma non ti dirò niente sulle mie cicatrici.-
-Non sono la punizione di un ladro…- mormorò Jasmine, decisa a non far cadere l’argomento.
-E tu cosa ne sai?-
-Ad Agrabah i ladri colti sul fatto subiscono l’amputazione delle mani, l’ho visto con i miei occhi. Non vengono… Frustati!-
Aladdin sussultò come se lei l’avesse colpito fisicamente e d’improvviso sembrò perdere ogni ritegno, lanciando un calcio rabbioso contro il giaciglio.
-Va bene, ragazza testarda! Non sono stato frustato e … Marchiato come una bestia perché sono un ladro, ma perché ero uno schiavo!-
La ragazza fu colta da un attacco di nausea: aveva visto come venivano trattati gli schiavi ad Agrabah e ne era rimasta disgustata. Ora poteva vedere sulla pelle del ladro la conferma di ciò che le era stato raccontato.
-Di chi..- iniziò, ma le mancò la voce. Sbatté le palpebre prima di continuare, cercando di non lasciar intravedere il suo turbamento: era sicura che la pietà avrebbe fatto infuriare il ragazzo ancora di più. Lui però fu più veloce e con voce tagliente ringhiò:
-Intendi chiedermi a chi appartenevo?-
-Sì.-
-A Jafar.-
Mentre lei sgranava gli occhi, le labbra sottili di Aladdin si aprirono in un sorrisetto amaro. Accarezzò distrattamente il bracciale magico che aveva al braccio e prese a parlare senza guardarla, quasi dimentico della sua presenza:
-Era il peggior padrone che potessi mai immaginare. Sembrava trarre divertimento dalle nostre punizioni ed inventava pretesti per torturarci… Anche con la magia. E’ uno stregone consumato, ma trae forza dalla lampada che tiene sempre con sé. Attraverso di essa è capace di assoggettare alla sua volontà qualsiasi essere: sono stato costretto a fare cose…-
Si interruppe e scosse la testa con un lamento sofferente, gettandosi a sedere per terra con la testa fra le mani. Jasmine si accovacciò davanti a lui, intrecciando le dita con le sue e costringendolo a guardarla in viso:
-Quindi, alla prima occasione, gli hai rubato il bracciale che lo rendeva immune agli incantesimi degli altri e sei fuggito.-
-Come fai a sapere che il bracciale era suo?-
-Perché l’ho riconosciuto. Non subito, anche se il djnn aveva provato ad avvertirmi: lui non dimentica mai le tracce magiche che fiuta. A mia discolpa posso dire che l’avevo visto solo una volta, al braccio di Jafar, ma ciò che è successo dopo ha cancellato ogni dettaglio di quell’incontro…-
-Cosa ti ha fatto?- chiese Aladdin, con una voce tanto bassa e roca da farle scendere dei brividi lungo la spina dorsale. La ragazza si rese conto solo in quel momento di non aver lasciato le mani del ladro, che ora racchiudevano le sue in una presa gentile. Prese un respiro profondo, mentre il suo istinto la scongiurava di tacere.
“Fiducia, Jasmine. Bisogna imparare a darla per riceverla.” Si disse, prendendo coraggio.
-Mi ha violentata.-
La voce uscì in un sussurro liberatorio; non appena pronunciò quelle parole, Jasmine si sentì più leggera e riprese il discorso con più sicurezza.
-La lampada, la fonte del suo potere… In realtà è una prigione, una prigione per djnn. Ce ne sono centinaia lì dentro ed io li ho sentiti subito, non appena l’ho avvicinato per chiedergli aiuto. E’ stato un errore imperdonabile: Jafar brama l’immortalità sopra ogni altra cosa, per prolungare la sua vita di lusso e piaceri in eterno. E’ convinto che i djnn possano donargli questo potere e quindi ha deciso di catturare tutti quelli che incontrava… Compresa me, o almeno una parte di me.-
-E per fare questo doveva… Prenderti?- ringhiò Aladdin. Jasmine ridacchiò nervosamente, lusingata dalla rabbia che il ladro dimostrava:
“Cosa mi sta succedendo?”
-Non appena mi ha visto, lo stregone si è invaghito di me. Ha pensato che sarebbe stato un bel bottino, tenere me come schiava  e assoggettare il mio djnn al suo potere… E perciò non si è fatto scrupoli ad aggredirmi.-
-Perché ha fallito? Jafar è molto potente ed ha una sapienza sconfinata…-
Jasmine drizzò il capo con orgoglio:
-Sono molto di più che un misero corpo o la custode di un djnn sanguinario. Ci sono anche io, Jasmine, qui dentro… Solo che raramente qualcuno se ne accorge.-
-Io me ne sono accorto!- replicò Aladdin, scrutandola. La ragazza non poté fare a meno di sorridere:
-Sì, tu sì.- confermò e con sommo stupore sentì le dita gentili del ladro accarezzarle i capelli.
-Troveremo un modo per sconfiggerlo, te lo giuro. Ma dobbiamo farlo insieme.-
 
 
Angolo Autrice:
Questo è uno dei capitoli che mi piacciono di più, anche se forse è anche uno dei più delicati, viste le confidenze che Jasmine ed Aladdin si scambiano!
Purtroppo sono rimasta indietro con questa storia e gli aggiornamenti procederanno un po' a rilento! Fatemi sapere cosa ne pensate, di questi ricordi "scritti" sulla pelle! xD
 
Crilu 
   
 
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