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Autore: Crybaby    05/04/2017    2 recensioni
Introdursi sotto falsa identità in un orfanotrofio sito nel Paese dei Fiumi, per stanare e consegnare alla giustizia un pericoloso serial killer che vi ha trovato rifugio.
Insieme alle proprie insicurezze, rese ancora più opprimenti dalla recente scomparsa del maestro Asuma, saranno questi gli obiettivi della missione che Choji Akimichi si ritroverà costretto ad affrontare.
Una missione che, per lui, potrebbe essere l'ultima, e non soltanto nel caso in cui ci rimetta la vita...
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Choji Akimichi, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Naruto Shippuuden
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Choji's Last Chance

6.
 

Fui l’ultimo ad uscire dalla mensa al termine della cena. L’ultimo, prima di Yori. Dopo aver rimesso a posto il disastro che avevo combinato per colpa di Iwao mi ero anche offerto di aiutarla a sparecchiare tutti i tavoli, giusto per rendermi utile, ma lei mi aveva scacciato in malo modo senza nemmeno ringraziarmi, spiegando che preferiva lavorare da sola.
Se le premesse sono queste, mi aspettano tempi decisamente duri, pensai, mentre mi richiudevo la porta alle spalle. E pensare che, se sapessero chi sono veramente e cosa sono capace di fare, Iwao e i suoi “complici” la smetterebbero subito con le loro prepotenze! ...ma non posso dimenticarmi della mia missione. Purtroppo devo continuare a recitare la mia parte. Se solo... Se solo riuscissi a trovare un amico qui dentro, qualcuno di cui mi possa fidare al cento per cento, sarebbe tutto più facile... A proposito, dove sono finiti tutti?
Perso nei miei pensieri non mi ero accorto di star camminando in un corridoio vuoto e silenzioso. Tornai di corsa all’atrio, deserto pure quello, e mi affacciai al portone principale. Non c’era nessuno nemmeno in cortile. Salii allora al primo piano, ma i risultati non cambiarono.
Possibile che si siano tutti rintanati nelle aule?
Feci appena qualche passo verso l’aula più vicina, ma la voce della Signorina Hiromi mi fece voltare di scatto.
-Ti sei perso, mio caro?
-N-no, anzi forse un pochino... Ma dove sono andati tutti?
-Di sopra, nei dormitori! Non ti ricordi più dove si trovano?
Dormitori? -M-ma sì che lo so, è solo che...
-Oh, povero piccino! Devi sentirti ancora scosso ed impaurito, per questo sei confuso! Ma non preoccuparti, col tempo ti passerà! Vieni, ti accompagno!
-Non ce n’è bisogno, davv...- provai a dire, ma la Signorina Hiromi mi aveva già preso a braccetto per accompagnarmi un passo dopo l’altro su per le scale.
Di sopra ritrovai finalmente gli orfani, tutti in pigiama, che come formichine ordinate uscivano dai bagni ed entravano nei dormitori.
-Cosa stanno facendo?- domandai. Sapevo già la risposta, ma mi sembrava tutto così assurdo...
-Si lavano i denti e poi vanno a dormire, naturalmente!
-Dormire? A quest’ora?! Ma abbiamo appena cenato!
-Per l’appunto. Quando cala la notte i bambini devono essere al sicuro nei loro letti, dove niente può fare loro del male! A proposito, questo è tuo!
La Signorina Hiromi mi mise in mano uno spazzolino, quindi, senza badare più di tanto alla mia faccia dubbiosa e anche un po’ sconvolta, se ne andò per la scala a chiocciola che conduceva alle sue stanze.
-Buonanotte, amorini miei!
-Buonanotte, Signorina Hiromi- risposero tutti in coro, meccanicamente.
Mi parve di sentire un leggero tono di esasperazione nelle voci di alcuni ragazzi. Un po’ mi dispiaceva per quella donna... ma non me la sentivo proprio di biasimarli!
Così andai a lavarmi i denti per ultimo. Feci poi per entrare nel dormitorio, ma la mia mano si fermò sulla maniglia senza abbassarla.
Venticinque bambini e ragazzi, confinati in quella stanza troppo piccola per ospitarli tutti, in un’ora del giorno in cui era impossibile avere sonno... Che cosa potevo aspettarmi, se non caos, fortini costruiti con i materassi e cuscini che volano da tutte le parti?

Avrei dovuto essere più rapido, accidenti! Se avessi raggiunto il mio letto molto prima forse sarei potuto scampare al “massacro”!... Coraggio. Un bel respiro profondo...
Aprii la porta.
E rimasi di sasso per la terza o quarta volta in quel giorno. Tutti gli orfani erano distesi nei rispettivi letti e accoccolati sotto le coperte. Alcuni di essi stavano ancora chiacchierando fra di loro sottovoce, ma la maggior parte era già addormentata e stava anche russando della grossa.
Dopo qualche istante di smarrimento, però, capii da solo che non era un fatto poi così straordinario. Loro vivevano nell’orfanotrofio da molto più tempo di me, era normale che fossero abituati ad addormentarsi a quell’ora.

...beh, meglio così!
Mi cambiai, spensi la luce e salii sul mio letto. Per un attimo, pensai di uscire di nuovo e andare ad esplorare l’ala ovest alla ricerca di indizi, mentre tutti dormivano. ...poi però mi tornò in mente il modo in cui la Signorina Azumi, quel pomeriggio, mi aveva sconsigliato di andare a ficcanasare in quella zona, e anche il modo in cui aveva parlato con Yori poco dopo, senza smettere di fissarmi.
Forse sospettano che io sia curioso di vedere i “ratti” rinchiusi nella palestra... È meglio che non mi avventuri là, almeno per i primi giorni. Non voglio rischiare di essere scoperto e mettermi inutilmente nei guai. Ma allora cosa posso fare nel frattempo, prima che mi venga sonno? ...ah, giusto! Il rapporto!
Affondai le mani nel mio borsone, e a tentoni trovai quello che mi occorreva: un foglio di pergamena, una penna e una piccola torcia elettrica. Quindi, mi ficcai a pancia in giù sotto le coperte e il cuscino, accesi la torcia e, anche se molto scomodamente, cominciai a scrivere.
...sì, ma da dove comincio? Beh, dal titolo! “Rapporto giornaliero di Akimichi Choji, primo giorno della missione di ricerca del Mascheratore...”
 


 

Quando riaprii gli occhi rischiai subito di rimanere accecato, poiché la torcia era rotolata proprio davanti al mio naso.
Trattenendo un'imprecazione ripuntai il fascio di luce sul foglio, e scoprii che dopo "Mascheratore" non avevo più scritto una parola.

Devo essermi assopito un attimo, accidenti. Dunque, cos'è che stavo per scrivere?...
-Sveglia, Choji! SVEGLIA!
Qualcuno mi levò le coperte di dosso con un colpo secco. Veloce tirai fuori la testa da sotto il cuscino stando molto attento a tenere nascoste la pergamena e la torcia. Fortunatamente Nao, il mio vicino di letto e colui che mi aveva svegliato, sembrò non averle notate.
-C-che succede?- gli domandai -un'emergenza?!
-Ma quale emergenza? A quest'ora ci si sveglia e si va a fare colazione! In che mondo hai vissuto finora?
Passai il dormitorio con lo sguardo. Quasi tutti i letti erano vuoti e disordinati, e i pochi bambini rimasti stavano finendo di rivestirsi per uscire.
-Forse sto per fare una domanda stupida, Nao, ma... che ore sono?
-Le otto e mezza. Del mattino,  s'intende.
-Le otto e... No, non è possibile...
-Come dici?
-...niente, lascia perdere!
Iniziai anch'io a rivestirmi, ma non lasciai ancora il mio letto. Aspettai che fossero usciti tutti, prima di assestare un pugno al cuscino per sfogarmi.

Che cavolo mi sta succedendo?!? Ho dormito... ho dormito per dodici ore! Anzi, tredici, se contiamo il pisolino che ho fatto nel pomeriggio! Tredici ore di indagine buttate al vento!
Inspirai ed espirai, mi diedi un ceffone con entrambe le mani, inspirai ed espirai ancora, fino a che non mi fui calmato.
Devo darmi una regolata, in tutti i sensi! Ora di colazione, uh? Perfetto, è l'occasione ideale per riprendere la mia indagine come si deve! Rifiuterò categoricamente l'invito di Iwao a sedermi vicino a lui su quel maledetto bordo, e ne approfitterò per conoscere altra gente e farmi un'idea di chi può o non può essere il Mascheratore! Coraggio, al lavoro!
Uscii in corridoio, caricato come una molla pronta a scattare.
Dovetti però darmi subito un tono, quando mi accorsi che dalle scale a chiocciola in fondo al corridoio stava scendendo la Signorina Azumi.
-Buongiorno, Choji. Sei riuscito a dormire bene nel tuo nuovo letto?
-Fin troppo bene, ho dormito come un sasso!
-È un buon segno, significa che il tuo fisico si è già abituato a vivere nella tua nuova casa. Puoi già scendere in sala mensa e prendere posto, se ti va. A differenza del pranzo e della cena, per la colazione i miei ospiti non sono obbligati ad aspettare in piedi nell'atrio.

Ottima notizia! Se faccio in fretta, potrò sedermi prima ancora che Iwao abbia il tempo di aprire bocca! -Oh, bene! Vado subito, allora!
Mi voltai, e cominciai a correre.
Per due o tre metri, poi mi fermai.
Se era vero che non avevo intenzione di lasciarmi distrarre da Iwao, era anche vero che non potevo ignorare i problemi che stava causando. A costo di fare la figura dello spione tornai indietro, per parlarne con la direttrice.
-Signorina Azumi, mi sono ricordato che volevo parlarle di una cosa.
-Parla pure, ti ascolto.
-Grazie. Dunque, da dove comincio... Ecco, ieri pomeriggio ho visto un bambino che veniva... preso in giro...
-Ah, stai parlando di Isoka!
Il modo così semplice con cui mi diede quella risposta mi lasciò a bocca semiaperta.
-E ho capito cosa intendi dire con "preso in giro". È stato Iwao, giusto?
Annuii.
-Lo sospettavo, quei due sono gli unici qui all'orfanotrofio che si rendono protagonisti di tali... scenate. Ma non devi avere paura, Choji. Le monellerie di Iwao e dei suoi amici non sono pericolose e non sono fatte con cattiveria. Nessuno dei tuoi nuovi fratelli e sorelle è mai ricorso alla violenza. Su questo puoi stare tranquillo.
Ripensai a quanto avevo visto l'altro giorno. In effetti Iwao non aveva fatto male fisicamente ad Isoka... ma tra il picchiarlo e l'appenderlo a testa in giù come aveva fatto, per me non c'era molta differenza.
-Io sono tranquillo, Signorina Azumi, davvero! ...ma non mi è sembrato che Isoka lo fosse. Qualcuno dovrebbe dire a Iwao di lasciarlo in pace...
-Isoka non fa altro che disobbedire alle regole dell'orfanotrofio e recare fastidio ai suoi compagni, quello che subisce da parte di Iwao è perciò meritato. Gradirei che non mi facessi altre domande su questo argomento, Choji.
La Signorina Azumi mi lanciò un'occhiata penetrante. Il suo messaggio mi era arrivato forte e chiaro.
-C'è altro di cui vuoi parlarmi, Choji?- mi chiese poi, sorridendo di nuovo.
-No, per adesso è tutto. La ringrazio del tempo che mi ha concesso.
-A proposito di tempo... adesso sarà davvero ora che tu corra in mensa, o il caffelatte si raffredderà.
-Non posso permetterlo! Vado, e... grazie ancora per la chiacchierata.

 

Scesi nell'atrio, dove incontrai alcuni ragazzi che chiacchieravano fra loro in attesa della colazione. Forse uno di loro mi salutò, ma non me ne accorsi nemmeno. Le risposte della Signorina Azumi non avevano fatto altro che generare nuove domande a proposito di Isoka.
Non c’entrerà nulla con la mia indagine, ma ho intenzione di scoprire cosa c'è dietro questa storia. Anche a costo di finire io stesso in punizio... Oh no. Oh no! oh NO!
In quell'istante, mi ricordai che Isoka non era stato l'unico a salire su un albero il giorno prima. Anch'io l'avevo fatto. E avevo lasciato in piena vista una prova evidente del mio passaggio.
-Ehi, dove vai così di fretta?- mi sentii dire da qualcuno, a cui il mio improvviso scatto verso l'uscita non era passato inosservato.
-A lavarmi le mani, torno subito!
Saltati a piedi uniti i gradini all'ingresso, feci di corsa il giro dell'edificio e andai sul retro, dove ritrovai subito il famigerato albero. Era l'unico fra tutti ad aver perso uno dei rami più bassi e più grossi, ed era impossibile non notare il ramo in questione che giaceva ancora ai suoi piedi.
-Non posso certo riattaccarlo... quindi non mi resta che nasconderlo. Ma dove?
-Dobbiamo buttarlo nel fiume. Dammi una mano.
Sobbalzai dallo spavento. Mi girai di scatto, appena in tempo per vedermi passare davanti proprio lui, Isoka, che senza perdere tempo si caricò in spalla l'estremità più grossa e pesante del ramo.
-...sì, ti aiuto!
Presi l'altra estremità sotto braccio e lo seguii fino ad un corso d'acqua, che non avevo proprio notato il giorno prima, nascosto fra gli alberi.
-A quanto pare abbiamo avuto la stessa idea- dissi, dopo che ci fummo sbarazzati del ramo compromettente.
-Io l’ho avuta già dal momento in cui lo hai sfondato. Purtroppo questo è l’unico momento della giornata in cui posso agire senza che qualcuno mi veda. Ciao.
Così com’era arrivato, Isoka fece già per andarsene.
-E-ehi, aspetta! Posso scambiare due parole con te?
-No. Per favore, lasciami stare. Non voglio che capitino altri guai.
Isoka cominciò a correre. Così feci anch’io, e stavolta mi concessi il lusso di usare un po’ più di forza nelle gambe: con un tuffo solo lo raggiunsi, lo placcai, ed entrambi cademmo sull’erba.
-Ti ho fatto male? Scusami, ma questo era l’unico modo per non farti scappare di nuovo. ...insomma, perché continui a nasconderti? Io voglio solo parlare, e basta! E ti ho già promesso che non ti causerò mai più dei guai, perché non mi credi?
Isoka riuscì a divincolarsi dalla mia presa, ma non fuggì. Sembrava essersi calmato, anche se non completamente.
-Non mi sono spiegato bene. Choji, io non voglio che capitino altri guai a te.
-A me?
-Hai visto come mi trattano Iwao e gli altri, no? Se ti vedessero in mia compagnia…  Per favore, lasciami perdere. Non ti piacerebbe avere Iwao come nemico.
-…e a te, invece, non piacerebbe avere un amico?
Isoka si era appena rialzato per scappare ancora, ma quelle mie ultime parole riuscirono a fermarlo meglio di quanto avesse fatto il mio placcaggio.
-C-Choji... N-non sei obbligato ad essere ancora gentile con me... Mi hai già chiesto scusa per il pranzo ieri, non c'è bisogno che...
-Infatti io non mi sento obbligato. Voglio essere gentile con te perché... Beh, perché lo voglio e basta!
Isoka distolse lo sguardo da me, e per un po' non disse nulla. Non sembrava triste, ma nemmeno felice. Forse... Forse aveva paura che lo stessi solo prendendo in giro.
Ma io ero sincero al cento per cento. Volevo conoscerlo davvero. Non era semplice curiosità, la mia: quale che fosse il motivo per cui ce l'avessero con lui, non avrei sopportato l'idea di vederlo triste senza fare nulla per aiutarlo.
-Choji, hai detto che volevi... scambiare due parole con me?
-L'ho detto, e lo ribadisco!
-Allora...
Isoka si avvicinò, per bisbigliarmi qualcosa in un orecchio.
-...dopo colazione, vieni nella casetta di legno vicino agli scivoli. Ma aspetta fino a che tutti siano usciti dalla mensa, e Yori si sia chiusa in cucina per lavare i piatti, altrimenti c'è il rischio che ti vedano dalle finestre.
-Ho capito. A dopo, allora!
La campanella della colazione trillò in quel momento, e Isoka tornò di corsa all'orfanotrofio. Lo seguii, a passo più lento.
Ormai era troppo tardi per scegliere un posto dove sedermi, ma non mi dispiaceva più di tanto. Le cose, in un modo o nell'altro, si stavano muovendo.

...forse usai un passo un po’ troppo lento. Quando tornai all'ingresso, trovai una Yori particolarmente innervosita in piedi in cima alle scale. Stava aspettando me, di sicuro!
Attesi che si voltasse dall'altra parte, quindi sgattaiolai fino alla fontanella per lavarmi le mani.
-Ma si può sapere quanto tempo ci metti?- gridò, non appena si accorse di me.
-S-scusami, Yori, arrivo subito! è che... sono inciampato proprio dopo aver finito di lavarmi le mani, per questo mi sono attardato!...
-Puoi anche usare i bagni al piano terra per lavarti, sai? Non è obbligatorio usare la fontanella ogni santa volta.
-D-davvero? Ehm... Ops! Eh eh eh, che stupido che sono, non ci avevo proprio pensAHIA!
Per nulla contagiata dalla mia risatina, Yori mi attanagliò il lobo di un orecchio e mi portò in mensa, dove mi indicò il posto libero a sedere più vicino.
-Siediti qui al mio posto, così posso tenerti d'occhio.
Non nel modo che speravo io, ma almeno ero riuscito ad evitare Iwao...
Finalmente, potei godermi la colazione: caffelatte bollente servito in ciotole, riempite direttamente da Yori che passava fra i tavoli portandosi in spalla una grande e pesantissima caffettiera; e biscotti al cioccolato o alla marmellata, distribuiti dalla Signorina Hiromi, che invece si spostava con un carrellino.
Dopo aver servito tutti, Yori si riempì per ultima una ciotola, prese uno sgabello pieghevole e si sedette accanto a me a capotavola. Non scherzava, con la storia di volermi tenere d'occhio: anche se stava bevendo come tutti gli altri, vidi chiaramente i suoi occhi fissarmi intensamente da sopra la sua ciotola.
D'accordo, non avevo fatto una buonissima impressione di me in questi primi due giorni, ma non mi sembrava un motivo valido per trattarmi come un sospettato.
Un sospettato... e se avesse capito che in realtà non sono chi dico di essere?
Scacciai quel pensiero e guardai da tutt'altra parte. Solo in quel momento mi accorsi di una stranezza.
-Ehi, non l'avevo notato prima!
-Notato cosa?-mi chiese Yori, con un tono annoiato.
-Dov'è andata la Signorina Hiromi? E la Signorina Azumi, come mai non è scesa a far colazione con noi?
-Perché ti interessa?
-Perché... beh, mi sembra strano.
-Non c'è nulla di strano. Le Signorine Azumi e Hiromi non mangiano mai con noi. Stanno nelle loro stanze.
-Ah... Come mai?
-Perché a loro va bene così. Quante domande hai ancora?
-N-Nessuna...
-E allora zitto e finisci di bere.
Era ormai chiaro che, se volevo ottenere informazioni importanti, Yori non sarebbe stata la persona adatta a cui chiederle.

 

Un'oretta dopo, Yori si alzò dalla tavola per suonare di nuovo la campanella, ovvero il segnale che permetteva a chi aveva finito la colazione di uscire dalla mensa. Isoka fu il primo a scappare fuori, e dopo che la mensa si fu svuotata mi fu chiaro il perché aveva scelto proprio quel momento per farlo. Tutti gli ospiti, specialmente i più piccoli, erano ancora troppo assonnati, oltre che sazi, per uscire all'aperto e giocare con gli scivoli, le altalene e la casetta di legno: in quell'ora, Isoka aveva il cortile tutto per sé.
Non mi tornava una cosa, però. Com'era possibile che un nascondiglio così banale non fosse mai stato scoperto?
Ad ogni modo, avrei avuto la risposta tra pochi istanti. Dopo essermi riaffacciato in mensa per assicurami che Yori fosse davvero tornata in cucina, mi recai al luogo dell'appuntamento.
La casetta in questione non era altro che un grosso cubo di legno, sulle cui facce qualcuno aveva dipinto delle finestre e una porticina. Isoka non era ancora arrivato, cosi mi sedetti per aspettarlo.
Lo aspettai per un minuto o due, fino a che cominciai a spazientirsi.
Dove sarà finito? Non ditemi che anche lui mi sta prendendo in giro... Un attimo. Lui non aveva detto "davanti" alla casetta, ma "dentro". Devo controllare meglio.
Mi sentivo ridicolo, ma provai ugualmente a spingere la porta disegnata.
...si muove?!
In realtà, tutto il pannello si era mosso. Si trattava infatti di una specie di gattaiola, unita alla parte superiore del cubo con dei cardini. La sollevai verso di me ed entrai strisciando sulle ginocchia. Fortunatamente, l'interno della casetta era grande abbastanza da contenermi...
Isoka non è nemmeno qui dentro. E io continuo a non capire cosa ci sia di speciale in questo nascondig...
Improvvisamente, mi sentii mancare la terra da sotto il sedere. Una botola.
Caddi a gambe all'aria in una fossa.
-Benvenuto nel mio rifugio, Choji. Mettiti comodo... per quel che puoi.
La voce era quella di Isoka, ma sottosopra com'ero e con quel buio non riuscii a vederlo subito. Solo quando mi fui raddrizzato e i miei occhi si fossero abituati all'oscurità, scoprii di essere caduto in una buca, profonda all'incirca due metri e rivestita con del cellophane. Isoka era in piedi davanti a me, e in mano teneva un'asticella con cui probabilmente aveva aperto la botola.
-E così, è questo il tuo nascondiglio. Non l'avrei mai trovato!- borbottai, mentre mi massaggiavo la schiena -...a proposito, scusa se ti ho fatto aspettare un po'. Perché non mi hai spiegato subito come si faceva ad entrare?
-Perché, ecco... Volevo essere sicuro che tu ci tenessi davvero, davvero, a parlare con me. Insomma, ti ho messo alla prova, ecco. Mi dispiace.
Scossi la testa, e gli sorrisi.
-Non devi scusarti, un po' di prudenza non fa mai male! E poi, l'importante è che ora siamo qui e possiamo chiacchierare in santa pace! ...ehm...
Da dove potevo cominciare? Non mi sembrava educato chiedergli su due piedi quello che mi interessava maggiormente, così pensai di divagare un po'.
-Wow, una botola proprio sotto all'area giochi... Dimmi un po' Isoka, come hai fatto a trovarla?
-Non l'ho trovata. L'ho costruita io.
-Tu?!
-E ho anche scavato la buca. Ho fatto tutto durante la notte, mentre gli altri dormivano. Ho perso il conto dei giorni che ho impiegato, ma ne è valsa la pena.
Alzai la testa per osservare di nuovo l'interno della fossa. Era poca cosa, in confronto a quella che avevo scavato io per allestire la trappola di Shikamaru destinata a quel porco dell'Akatsuki, ma dovetti ammettere che si trattava comunque di un lavoro ben fatto.
-E hai fatto tutto questo da solo? Beh, complimenti! ...ma perché l'hai fatto?
-Per nascondermi, che altro. Tranne che in rare occasioni, quando non ho voglia di farmi vedere in giro mi chiudo qui dentro per tutto il giorno, tutti i giorni, ed esco solo durante i pasti.
-Ieri però te ne stavi seduto su un albero, come ma... Ah già, ti ho fatto perdere tempo io.
Isoka mi picchiettò sulla spalla, come per dirmi che quell'incidente era acqua passata. Ne fui rincuorato.
-Per fortuna quello che mi ha fatto Iwao ieri è stato breve ed indolore- continuò - ormai dovrei essere abituato a quello che mi fa... Ma non lo sono. Non ci riesco. Ecco perché vengo sempre qui, per evitarlo più che posso.
-Ma insomma, perché ce l'ha tanto con te?- chiesi tutto d'un fiato, ora che eravamo entrati in argomento -e come mai la Signorina Azumi gli permette di fare quello che vuole, senza intervenire?
Isoka sospirò, abbassando lo sguardo.
-...come lo sai, quello che pensa la Signorina Azumi?- sussurrò.
-Io... D’accordo, lo ammetto. Poco fa, le ho parlato di come Iwao ti tratta... Per saperne di più, ecco.
-Ah. E lei che ti ha detto?
-Che... Che dai fastidio agli altri orfani e disobbedisci alle regole. ...e che...
-Mi merito i dispetti, giusto?
Annuii, nascondendo un certo sollievo. Non ce l’avrei mai fatta a dire quella frase orribile a un bambino.
-Beh- continuò lui, sbuffando -la Signorina Azumi ha ragione a pensarlo. Ho disobbedito alla regola più importante dell’orfanotrofio: “È vietato rimuginare sul passato. Dimenticare il passato e la tristezza è la chiave per vivere felici”.

Mi sembra una regola un po’ difficile da seguire. Lo so per esperienza. -...in che modo hai disobbedito, esattamente?
Isoka si nascose il volto tra le mani.
-Ho pianto davanti a tutti una volta di troppo. Forse è per questo che la Signorina Azumi non ha mosso un dito quando Iwao, per farmi smettere di piangere... ha strappato gli unici ricordi che avevo di mia mamma.

  
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