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Autore: Montana    06/04/2017    1 recensioni
Inghilterra, 1914.
La Grande Guerra sta cominciando a scuotere l'Europa, e i suoi venti di distruzione e paura arrivano fino alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Newt Scamander vorrebbe solo occuparsi di bestie magiche.
Leta Lestrange ha progetti bizzarri e nessuno scrupolo.
Amelia Prewett farebbe qualunque cosa per non vedere i suoi amici soffrire.
Esperimenti contro natura, una storia d'amore, l'emblematica lealtà degli Hufflepuff.
E una sola, grande domanda: cos'è successo a Newt Scamander?
Genere: Azione, Generale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Lestrange, Newt Scamandro, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Newt Scamander's Saga'
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XVII

Dove forse non tutto è perduto
 
18 Marzo 1915
Aula di Pozioni
Pomeriggio
 
Newton aveva saltato tutte le lezioni quel lunedì, ma mentre gli altri professori erano stati accomodanti e non gli avevano detto nulla, l’insegnante di Pozioni lo aveva richiamato nel suo studio per urlargli addosso che così facendo non sarebbe mai andato lontano nella vita e che se voleva avere almeno una D nei MAGO di Pozioni gli conveniva stare molto attento a quel che faceva. Newton si era prodotto in numerose scuse, balbettando il meno possibile, e aveva ottenuto il permesso di consegnare la pozione che gli altri avevano preparato a lezione quel pomeriggio, dopo averla preparata in autonomia.
Era dunque sfuggito all’ala protettiva di Amy per andare in territorio quasi nemico a preparare in solitudine la Pozione della Memoria. Non era una pozione difficile, per sua fortuna, ed era giunto quasi alla fine della preparazione con un’ora di anticipo rispetto a quanto stabilito dall’insegnante. Ma proprio quando stava iniziando a rilassarsi, mettendo i grani di caffè nel calderone, quello cominciò a sfrigolare in maniera sinistra, la pozione cambiò drasticamente colore e Newt fece appena in tempo ad abbassarsi sotto al banco prima che il calderone scoppiasse in mille pezzi, spargendo liquido rossastro e appiccicoso per tutta la stanza.
Il clamore richiamò l’insegnante, che era nel suo ufficio nella stanza accanto.
«Scamander! Cosa diavolo hai combinato?!» gli chiese, incredulo.
Newt alzò le mani in segno di resa «Non ne ho idea, professore. Ho seguito le istruzioni alla lettera, glielo giuro.»
«Ti avevo detto di preparare la Pozione della Memoria, Scamander, non un potente esplosivo non ancora sul mercato! Hai ricominciato a sperimentare, vero?»
«No signore, glielo posso assicurare, stavo mettendo il caffè…»
«Zitto Scamander, non m’interessano le tue bugie! Questa è una S, Scamander, e ti becchi anche una punizione! Pulisci questo macello immediatamente, e stasera ti voglio nel mio ufficio a riordinare gli ingredienti per le pozioni! Così forse imparerai quali sono e a cosa servono!» gridò l’insegnante, furioso, sbattendo la porta.
Newt sospirò e si accinse a pulire a colpi di Gratta e Netta la pozione dalle pareti. Scoprì così che una pozione malfatta solidificata non è la cosa più semplice da pulire, anzi, ci mise molto più tempo del previsto e arrivò a cena che la Sala Grande era già quasi vuota. Non vide Amy, probabilmente era da qualche parte a studiare con Doug. Non lo aveva cercato per tutto il pomeriggio, il che era un buon segno, probabilmente cominciava ad essere meno preoccupata per lui.
Quando ebbe finito di cenare tornò nei sotterranei, ben attento a non incrociare lo sguardo di nessuno Slytherin, e si recò nello studio del professore per scontare la sua punizione.
Rimettendo a posto quel che restava degli ingredienti che aveva usato quel pomeriggio, riprese in mano i grani di caffè che tanto avevano nuociuto alla sua pozione. Sovrappensiero li portò al naso, l’odore del caffè gli ricordava casa sua e lo aiutava a rilassarsi; ma quello non era odore di caffè.
Rimase a fissare interdetto i chicchi nerastri che aveva in mano: quello non era caffè. Quel pomeriggio non ci aveva fatto caso, preso com’era dal resto della pozione, ma ora era tutto più chiaro: qualcuno aveva sabotato il suo lavoro.
Bussò alla porta dello studio del professore.
«Avanti. Ah Scamander, hai già finito?»
«Quasi, professore, ma volevo farle vedere una cosa. Oggi nella pozione non ho messo i grani di caffè come indicato sul libro, ma questi. E no, non volevo sperimentare, qualcuno ha messo questi al posto del caffè apposta per farmi sbagliare la pozione.»
«Ne dubito, Scamander. Avrai sbagliato a prenderli dall’armadietto degli ingredienti.»
«No, signore, gli ingredienti erano già sul tavolo. Sospetto che qualcuno sia entrato prima che arrivassi e abbia messo gli ingredienti sbagliati per far esplodere il mio calderone.»
«E perché mai qualcuno dovrebbe farti una cosa simile, Scamander?»
«Beh, non vado molto d’accordo con gli studenti della sua Casa, signore.»
L’insegnante gli rivolse uno sguardo gelido «Piano con le accuse, Scamander. Non hai prove per accusare i miei ragazzi, né nessun altro. Ora torna a mettere a posto gli ingredienti, e spera che non capiti a nessun altro un incidente come il tuo di oggi, altrimenti la colpa ricadrà su di te.»
Newt obbedì a testa bassa, maledicendo mentalmente ogni singolo Slytherin dalla notte dei tempi, e tornò a scontare la sua punizione. Finì che era quasi mezzanotte, si fece firmare dal professore il permesso per essere fuori dal dormitorio dopo il coprifuoco e tornò alla Sala Comune.
Si aspettava di trovarci Amy, magari seduta in poltrona con una bella tazza di cioccolata fumante, ad attenderlo un po’ preoccupata, ma tra i gruppi di Hufflepuff ancora svegli in giro per la stanza non c’era traccia della Caposcuola.
Stupito, si avvicinò a una delle sue ex compagne di stanza, Ramona Pilgrim.
«Scusa se ti disturbo, hai per caso visto Amy?»
«L’ho vista questa sera a cena, ha mangiato di fretta poi è uscita! Sembrava stesse aspettando qualcosa, ho pensato ad un appuntamento.»
«Quindi è uscita dopo cena e non l’hai più vista tornare?»
«No, sono stata qui in Sala Comune tutta la sera, l’avrei notata!»
«Oh, grazie mille Ramona. Penso che andrò a cercarla, se dovesse tornare prima di me le potresti dire di aspettarmi? Grazie mille di nuovo.»
 
La situazione non quadrava affatto: per quale motivo Amy sarebbe dovuta uscire dal Castello dopo cena, senza dirgli niente? Non poteva trattarsi di un appuntamento con Collins, il Gryffindor era partito il pomeriggio precedente, e Newt escludeva a priori l’ipotesi che Amy potesse avere un amante.
Il parco di Hogwarts di notte era una trappola mortale, con tutte quelle buche, le pozze di fango più o meno liquido e l’erba scivolosa, e Amy non era un’amante dell’oscurità, quindi la sua presenza lì fuori si spiegava sempre meno. Guidato solo dalla luce della luna e di un flebile Lumos, Newt arrivò quasi fino al limitare della Foresta Proibita senza aver trovato tracce dell’amica. Stava iniziando a preoccuparsi seriamente, quando notò del movimento tra gli alberi e sollevato vi corse incontro, solo per ritrovarsi faccia a faccia con Leta.
Il cuore gli sprofondò nello stomaco e rimase a fissarla boccheggiante per qualche secondo prima che anche lei si accorgesse di lui. Sul viso aveva un’espressione tremendamente soddisfatta, che mutò in una terrorizzata quando lo vide.
«Cosa ci fai tu qui?» gli chiese, cercando di mascherare un tremito nella voce «Hai già finito con la tua punizione?» aggiunse.
Newt la guardò stupito «Come fai a sapere della punizione?»
«Io, ehm… le urla del professore si sentivano fino a Slytherin. Cosa ci fai qui?»
«Sto cercando Amy. L’hai vista?»
«La Prewett? Se permetti, non tengo conto di tutti i suoi spostamenti.»
«Mi hanno detto di averla vista uscire, e… perché fai quella faccia?»
Leta cercò di ricomporsi, ma la sua espressione sempre più atterrita non era sfuggita a Newt.
«Che cos’hai fatto? Leta dimmi cosa diavolo ci fai nella Foresta di notte.»
«Cercavo il cimitero dei centauri.»
«Leta piantala di prenderti gioco di me e dimmi cosa diavolo hai fatto se non vuoi che entri nella stramaledetta Foresta per scoprirlo!» urlò Newt, agitandole contro la bacchetta.
Sul viso della ragazza si aprì un fievole sorriso «Oh, Newton, puoi anche entrare nella Foresta se vuoi, ma è troppo tardi. Ormai, è già morta.»
 
Amy aveva freddo, tanto freddo. Sentiva la camicia gelida e fradicia di sangue appiccicata al suo corpo, il sangue sotto la schiena, il sudore freddo sul viso e si chiedeva se davvero valesse la pena di rimanere sveglia ancora un po’, a fissare quella luna malinconica e così tremendamente luminosa. Le facevano male gli occhi a forza di tenerli aperti, e aveva così tanto sonno…
“No, non devi addormentarti. È la prima lezione, te l’ha detto Ignatius una vita fa. Mai addormentarsi quando si è feriti così gravemente.” Si ripeté, ma anche i pensieri erano sempre più lenti e assonnati.
Il ricordo di Ignatius le provocò un muto singhiozzo: che delusione, passare cinque anni ad allenarsi con un fratello Auror per finire uccisi da un unicorno imbizzarrito nella Foresta Proibita, e solo perché non aveva mai imparato a fare gli incantesimi non verbali. Chissà cos’avrebbe pensato di lei in quel momento, il suo fratellone sempre così fiero di lei…
Si rese conto di star piangendo solo quando cominciò a sentire qualcosa di caldo e bagnato colarle sul viso. A quel punto, per quanto sapeva potesse essere controproducente, si abbandonò alla disperazione.
Pensò alla sua famiglia, a Ignatius e Lucrezia che non l’avrebbero mai vista commuoversi al loro matrimonio, al piccolo Charlie che l’anno seguente avrebbe iniziato Hogwarts senza i suoi consigli, a sua madre che aveva sempre cercato di tenerla al sicuro quando era fuori da Hogwarts, e chissà come avrebbe preso la morte della figlia in quel luogo che considerava tanto protetto.
Pensò al suo futuro, che qualche giorno prima le era sembrato così roseo e luminoso, al suo esame da Spezzaincantesimi che non avrebbe potuto sostenere, alla sua eventuale carriera secondaria nel campo della Trasfigurazione che non avrebbe mai potuto seguire, alla famiglia che non avrebbe mai potuto avere.
Pensò a Collins, che in quel momento probabilmente stava cercando di mitigare l’ansia per l’imminente provino; l’avrebbe passato sicuramente, e sarebbe tornato ad Hogwarts pieno di gioia e buone speranze e si sarebbe ritrovato in lutto. Avrebbe voluto potergli almeno lasciare scritto di vivere la sua vita come si meritava, anche senza di lei, invece non l’avrebbe mai più rivisto. Non avrebbe mai più rivisto nessuno di quelli a cui voleva bene, per l’esattezza.
Non si sarebbe mai più svegliata nella sua stanza privata da Caposcuola, non avrebbe mai più consigliato gli studenti più piccoli, orgogliosa di quella spilla che la consacrava in un qualche modo migliore degli altri anche se era l’unica Prewett non a Gryffindor da generazioni. Non avrebbe mai più fatto visita agli Elfi di notte quando non riusciva a dormire, non avrebbe mai più mangiato al suo tavolo giallonero.
Non avrebbe mai più rivisto il sorriso gentile e gli occhiali di Doug, non avrebbe mai più avuto l’occasione di chiedergli perché l’avesse invitata ad andare ad Hogsmade con lui al terzo anno, né quella di ripassare insieme a lui per gli esami.
E Newt, oh Newt. Avrebbe scoperto che Leta, perché ormai era chiaro che qualunque cosa fosse successa in quella foresta era opera di Leta, le aveva mandato una lettera spacciandosi per lui e questa cosa l’avrebbe distrutto. Si sarebbe ritenuto la causa della sua morte e non si sarebbe ripreso mai più, si sarebbe rovinato la vita, e lei non avrebbe più potuto aiutarlo. Non avrebbe mai più potuto ridere con lui, viaggiare con lui in cerca di creature fantastiche, non avrebbe potuto vederlo costruirsi il futuro che lei sapeva gli spettava, un futuro ancor più roseo e luminoso del suo. Per Merlino, sarebbe morta senza avergli mai detto neanche una volta che era stata innamorata di lui, prima e dopo il quarto anno.
Più si lasciava andare alla disperazione, più le lacrime scorrevano copiose, più si allontanava lentamente dalla realtà. Cominciava a sentire delle voci nella testa, c’era sua madre che la richiamava, la risata di Ignatius, i sussurri di Collins nelle notti di ronde, Newt che gridava il suo nome…
«Amy! Amy! Dove sei? Amy!»
Amy sbarrò gli occhi, che non si era resa conto di aver chiuso: quella non era la sua mente in preda all’agonia, quella era davvero la voce di Newton che si avvicinava!
Fece per gridare in risposta, ma aveva ancora la voce bloccata dal Silencio di Leta. Scoppiò in un pianto ancor più disperato, facendosi male alla gola a forza di urla mute, mentre sentiva la voce di Newt allontanarsi. Non poteva finire così, doveva esserci un modo. Forse, se si fosse concentrata abbastanza…
Non si sentiva più la maggior parte del corpo ma cercò di riprendere il controllo della sua mano destra, quella che ancora impugnava la bacchetta. La rivolse con la punta verso l’alto e strinse gli occhi per concentrarsi; un semplicissimo incantesimo, bastava un semplicissimo incantesimo di segnalazione, niente di che…
La mano le tremava per lo sforzo ma non si diede per vinta finché dalla punta della bacchetta non uscì un fiotto di scintille rosso fuoco, che si librarono alte nel cielo sopra di lei fino ad illuminare di rosso la luna. Esausta, sorrise.
 
Newton girava come un pazzo per la foresta, gridando a gran voce il nome dell’amica. Non poteva essere morta, non era possibile che Leta fosse riuscita a distruggerlo così un’altra volta. Non aveva perso tempo a chiederle di nuovo cos’avesse fatto, appena gli aveva detto che Amy era probabilmente già morta era corso tra gli alberi per salvarla.
«Amy! Amy! Dove sei?» gridava disperato, aggirandosi tra quelli che per lui erano sempre stati luoghi familiari e piacevoli, e che ora gli sembravano mortiferi e spaventosi.
«Dove sei, Amy? Amy!»
Non poteva morire così, non da sola, al buio, nel cuore della Foresta Proibita.
«Amy! Amy! Dove sei? Amy!»
D’un tratto, come un miraggio, un fiotto di scintille rosse apparve nel buio cielo notturno: Amy! Allora non era disarmata, c’era ancora speranza!
Corse verso il punto indicato dall’incantesimo, spezzando rami e graffiandosi nel tragitto, fino ad arrivare a una piccola radura illuminata dalla luna. Vicino a un albero, stesa sull’erba, c’era Amy.
Le si avvicinò di corsa e trattenne a stento un grido quando vide in che condizioni era: la parte bassa della camicia era completamente intrisa di sangue, che sembrava uscire da una grossa ferita al ventre. Il braccio sinistro della ragazza era piegato in maniera innaturale, probabilmente rotto. Il viso era pallido come mai prima d’ora, bagnato di sudore e lacrime, e negli occhi vitrei si rifletteva la luna.
«Amy, dimmi che sei ancora viva, ti prego.» mormorò Newt, mettendole un dito sul collo per sentire se il cuore batteva ancora. Lei spostò lo sguardo dal cielo verso di lui, e quando lo riconobbe nuove lacrime cominciarono a scorrerle sulle guance, forse di gioia.
«Amy parlami, ti prego!»
Lei aprì la bocca ma dalla sua gola non uscì nessun suono.
Newt sentì un peso improvviso sul petto e puntò la bacchetta contro la gola dell’amica «Finitem Incantatem.» mormorò.
La voce le tornò in gola quasi dolorosamente, strappandole un suono a metà tra un sospiro spezzato e un gemito.
«N-Newt...» gracchiò.
«Sì, sono io. Sei al sicuro adesso, ti porto in Infermeria, si prenderanno cura di te.» le rispose lui cercando di non piangere, puntandole la bacchetta al ventre per sanare un po’ le sue ferite.
«Non c’è tempo per questo, Newt…» continuò lei.
«Sst, non parlare, pensa solo a rimanere sveglia. Fallo per me, va bene? Come quando fai la guardia alla tenda quando siamo in viaggio.» la zittì lui, passando ad aggiustarle alla meglio il braccio sinistro. Lei gemette di dolore e chiuse gli occhi.
«No, non devi chiudere gli occhi, lo sai che poi ti addormenti! Non dormire, resta con me. Adesso ti prendo in braccio, come una principessa, ma tu devi rimanere sveglia. Va bene?»
La prese su, sentendo immediatamente il sangue bagnargli il maglione, ma cercò di sorriderle e far buon viso a cattivo gioco.
«Che cos’hai fatto di bello oggi? Scommetto che hai studiato un sacco.»
«N-Newt non sono queste le cose importanti.» mormorò lei.
«Oh ma le cose importanti me le dirai in un altro momento, quando starai di nuovo bene. Vedrai, le infermiere si prenderanno cura di te e domani sarai come nuova!» le disse, cercando di reprimere un singhiozzo. Stava perdendo troppo sangue, le bende magiche che aveva applicato non avrebbero retto a lungo e non sapeva quanto fosse distante dalla fine della foresta. Non sapeva se Amy avrebbe retto fino al Castello, per Morgana.
«Di’ a Ignatius che avrei voluto imparare meglio.»
«Imparerai tutto e diventerai una duellante spaventosa, la migliore di sempre.»
«E di’ a Collins di… rifarsi una vita.»
«Non sarebbe per nulla contento di sapere che pensi questo di lui.»
«E di’…»
«Smettila di parlare, Amy, e potrai dire tu tutto quello che vuoi a tutti quelli che vuoi.»
Dopo qualche minuto di preoccupante silenzio, Newt si sentì tirare per il maglione. Abbassò gli occhi e incontrò quelli pieni di lacrime ma sereni di Amy.
«Amy…»
«Senti, Newt… credo di essere stata un po’ innamorata di te.»
E prima che lui potesse dire qualunque cosa, lei chiuse gli occhi.

 
  
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