Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Bruiburiburi    06/04/2017    1 recensioni
Perché Revolution? Per la SwanQueen? No. Una fanfiction che vuole essere molto più di questo, che vuole essere una storia, il racconto di come la sceneggiatura
sarebbe dovuta essere se non fosse stata curata da autori con poca voglia di dare coerenza, di rispondere a domande che loro stessi hanno posto. Più che una fanfiction
una protesta, contro coloro i quali sono stati pagati per scrivere un racconto, per poi limitarsi a risposte come "non lo abbiamo fatto apposta". Perché Revolution?
Perché non avete mai seguito una coerenza, perché non pare esservi mai importato nulla della storia in se, perché non avete amor di racconto ma solo di portafogli.
Revolution e nemmeno troppo, perché questa è la storia come sarebbe dovuta essere. Come sarebbe stata. Perché tutto quello che io sto scrivendo lo sto basando su
cose scritte e attuate nel telefilm stesso. Darò io le risposte che voi non avete dato. Risponderò io la dove voi avete solo saputo alzare le mani senza nemmeno
fare un miserabile "Mea culpa". Peccato che io, come molti altri ragazzi talentuosi al mondo, non sarò pagata.
Ebbene questa è la mia risposta al vostro appoggiarvi mollemente sugli allori. Dimostrarvi che anche una nessuno da molto
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

SwanQueen




REVOLUTION.


#NOTONLYSWANQUEEN #NOTONLYAFANFIC

#NONSOLOSWANQUEEN #NONSOLOUNAFANFIC

http://68.media.tumblr.com/448ef677fe4906b11d57af2198aa738a/tumblr_nup92fV6mJ1uqsctzo1_500.gif

Flashback:
La notte era buia, densa, priva di stelle. Come se il tempo stesso presagisse che qualcosa di brutto, di oscuro, stava per succedere. L'asfalto bagnato della strada rifletteva la luce bianca dei lampioni, unica fonte di luce, che si gettava anche sui muri delle case, stagliandole con la forza di un dipinto a pennellate pesanti. Erano tutti li, fermi in quell'incrocio desolato e deserto. Emma, Regina, Killian, Robin, Mary Margareth e David. Si guardarono attorno, con aria allarmata. Alla ricerca di qualcosa, di quell'entità che faceva sembrare quel buio, solo una confortante penombra: l'oscurità. Quella che aveva reso Tremotino, il terribile signore oscuro che era stato.
< Cosa?! > esclamò Regina, alla parca ma efficace spiegazione che Killian aveva appena dato. < E allora dov'è? > aggiunse, voltandosi a sua volta, per perlustrare la zona col suo sguardo scuro. Emma non rispose subito. Tutto sembrava essere stranamente minaccioso, sinistro, sembrava che quell'entità potesse sbucare da un momento all'altro, da qualunque punto li attorno. I cavi dell'alta tensione, gli alberi fruscianti, i muri silenziosi.
< No, non è sparita > esalò finalmente la salvatrice, lo sguardo ancora spalancato dall'allarme. < L'oscurità, è intorno a noi > sentenziò infine. Taquero. Tutti quanti. Confusi, senza riuscire a fermare i loro occhi. Furono quelli scuri e profondi di Regina, i primi e soli ad individuare qualcosa. Mentre tutti ancora cercavano intorno, persi, il suo sguardo si issò verso l'alto, e si fece man mano sempre più aperto. Le sue labbra si schiusero, come se una muta frase d'avviso volesse uscirle di gola. Ma non ne ebbe il tempo. Robin, accanto a lei, si voltò il secondo prima che l'oscurità calasse le sue spire sul corpo della donna. Preso in contropiede, non fece nulla e subito dopo l'oscurità avviluppò completamente Regina, strattonandola violentemente in avanti. L'attenzione di tutti fu catturata.
< Regina! > esclamò Robin. E tutti fecero un singolo passo avanti, negli occhi la stessa apprensione vibrante. Regina si dibatté in quella morsa, senza risultati. Emma allargò le braccia, come in cerca di una soluzione a portata di mano, un'illuminazione, qualunque cosa.
< Io... > cominciò, senza ancora sapere come continuare, l'animo in tumulto. Doveva agire, doveva farlo in fretta. Lanciò uno sguardo a Robin, come in cerca di un aiuto, dato il rapporto del fuorilegge con Regina. Ma Robin pareva immobile, lo sguardo spaventato e preoccupato, in tensione come se fosse sul punto di agire, come se volesse fare qualcosa che però non riuscirà in seguito a fare. Che non farà. Non lui. Si voltò verso Emma, ancora confuso
< Che sta facendo?! > chiese, con la voce allarmata più che mai.
< Quello che fa' l'oscurità...offusca la luce > rispose la salvatrice, gli occhi chiari di nuovo verso Regina, una scintilla singola di consapevolezza, nel suo animo. Impulsivo, a quella risposta Robin non riuscì a tollerare oltre.
< La fermerò! > strillò, scattando in avanti. Emma fece un nuovo passo avanti. Ma quando Robin giunse a contatto con quelle scure spire vorticanti, venne brutalmente sbalzato via, all'indietro, rotolando in caduta libera sull'asfalto duro e umido.
< Così non funzionerà mai! > replicò al suo indirizzo Emma, sottolineando l'ovvio. Era di un'entità oscura che stavano parlando, e purtroppo non sarebbe mai potuto bastare farsi avanti e menare le mani. No, serviva altro. Sarebbe servito un sacrificio. < L'apprendista ha detto che dobbiamo fare come ha fatto lo stregone, collegarla a una persona! > Eccolo, il sacrificio. Killian la osservò, sollevando una mano, ma il secondo dopo Emma si fece comunque avanti.
< EMMA! > strillò Mary Margareth, spaventata come David al suo fianco, che la strinse ancora più forte, quasi volesse fermarla dal farsi avanti a sua volta per fermare la figlia. Anche Regina, dal centro di quelle spire soffocanti si oppose.
< NO! > esclamò, guardando Emma attraverso l'oscurità. La salvatrice, che era corsa in avanti, si fermò a un singolo passo dall'altra. Killian e Robin di nuovo parvero in bilico, con le mani sospese, la voglia di fare qualcosa negli sguardi allarmati. < Ci dev'essere un altro modo! > aggiunse Regina, la voce quasi implorante, gli occhi su colei che già aveva deciso il suo sacrificio.
< Non c'è > cominciò Emma, mentre il suo sguardo andava inumidendosi < Hai faticato troppo per vedere la tua felicità DISTRUTTA > aggiunse ancora, una stilla di consapevolezza dolorosa nell'animo a quel pensiero, un dispiacere che fu quasi senso di colpa, un'empatìa leggibile dalla sua frase. Non poteva fare altrimenti, caricò il braccio all'indietro, il pugnale del signore oscuro che luccicava, stretto nella sua mano.
< No! > esclamò David. Emma si voltò verso di lui.
< Già una volta mi avete liberata dall'oscurità, lo farete di nuovo. Da eroi > rispose al padre, gli occhi ormai strabordanti di lacrime che sembravano non voler scendere, luccicanti. Killian si riscosse, e corse avanti, in un ultimo tentativo disperato. La prese per un braccio
< Emma, ti prego, no! Non farlo >la pregò. Implorandola con ogni sillaba, con lo sguardo altrettanto lucido. Ma come risolvere altrimenti? Killian non propose un'alternativa, Emma non aveva comunque scelta. Avrebbe sacrificato se stessa. Ma prima non avrebbe lasciato nulla in sospeso.
< Io ti amo > disse, occhi negli occhi col pirata. Lo avvicinò, le loro fronti si toccarono, poi però lo spinse via, allontanandolo bruscamente e sfruttando quel brevissimo istante per girarsi e accoltellare senza esitazione quell'oscurità. Le spire liberarono Regina, si attorcigliarono sul pugnale, discendendo poi lungo la figura di Emma. Regina, libera, per un attimo la osservò, sgranando gli occhi. Poi però l'oscurità crebbe in un turbine impetuoso. Regina si dovette allontanare, trovando subito le braccia di Robin ad accoglierla e proteggerla, e a trattenerla in parte, mentre i suoi occhi scuri non riuscivano a lasciare la figura di Emma, sempre più invisibile dietro quelle spire. L'oscurità s'ingrandì ancora, issandosi in un turbinare violento e poi sparì, trascinando Emma con se. Un unico oggetto si lasciò alle spalle, che cadde a terra, con un sordo tonfo metallico. Il pugnale del signore oscuro. Sulla lama, a lettere nere, un nome luccicò flebile, illuminato dai lampioni. Il nome del sacrificio. Il nome dell'empatia.
Emma Swan.

GRANNY'S

http://i63.tinypic.com/fjdg8n.jpg

Henry si riscosse, mentre una volutta di vapore caldo, esalava dalla tazza di fronte a lui, dritto sul suo viso. Una cioccolata che profumava in maniera fortissima di cannella, permaneva stretta fra le sue dita, e il suo sguardo era vitreo, perso davanti a lui. Non era la prima volta, che quei ricordi gli ritornavano alla mente, e lui non avrebbe saputo dire, se fosse per via del forte shock che tutte le volte aveva dovuto provare o se ci fosse dell'altro. Tutto ciò che sapeva, era che, ogni volta di più, il suo pensiero a quel ricordo in particolare reagiva focalizzandosi su Robin, o su Killian. La sua bocca si storse, in un impercettibile smorfia, avvertendo come la sensazione di sentir scivolare un cubetto di ghiaccio nel suo stomaco. Entrambe le sue madri, avevano rischiato grosso, quel giorno. E Emma si era dovuta sacrificare, per salvare Regina. E lui aveva rischiato, in una notte sola, di perderle entrambe. Perché? Aveva sempre saputo che Emma, la sua mamma biologica, era la salvatrice. Ma più ci pensava più il pensiero di Robin che si limitava a cercare di menare le mani gli era fastidioso. Più ci pensava più le parole di Killian gli sembravano vuote, quasi egoistiche. Perché, se davvero Robin voleva salvare Regina, non si era sacrificato lui? Perché Killian non aveva preso il posto di Emma invece di pregarla a vuoto di non farlo? Non farlo a che scopo, poi? Non farlo e lasciar divorare sua madre adottiva da quell'oscurità?

La bevanda si sfreddò, creando una patina opaca e più resistente sul pelo della superficie. Le sue mani si strinsero con più energia attorno alla ceramica candida, ormai libere di toccarla senza scottarsi più.

La voce di Mary Margareth trillò dal bancone, e lui si decise, a sollevare gli occhi e tornare nel mondo reale. Era un brutto vizio che non si era mai tolto davvero, quello di estraniarsi. Ma non ci poteva fare nulla, quando i pensieri cominciavano a galoppare, quando la sua curiosità, cominciava a pungerlo e pungolarlo, lui non riusciva a fare a meno di perdersi fra pensieri e ricordi. Un piccolo sorriso attraversò il suo volto, mentre guardava David arrivare subito dopo, e posare una mano sul fianco di sua moglie, posandole un bacio dolce sulla tempia e sorridendo divertito da qualcosa detto da lei. Loro due erano senza dubbio l'esempio di vero amore più forte che avesse mai conosciuto. Ne avevano passate un'infinità, assieme, avevano combattuto fianco a fianco, si erano sempre protetti, sempre salvati a vicenda. E Henry era sicuro che, se al posto di Regina, ci fosse stata Mary Margareth, David non avrebbe esitato un solo secondo dallo stracciare di mano il pugnale a chiunque lo avesse, e accoltellare lui stesso l'oscurità. Sacrificandosi. Ma col cuore sereno perché, come loro erano soliti dirsi, lei lo avrebbe "trovato". Loro si sarebbero sempre trovati. Come il vero amore che li univa imponeva.

Fu ancora sua nonna a trascinarlo fuori dalla sua stessa mente. Si sedette davanti a lui, premurandosi di lasciargli prima una carezza dolce sul capo.

< Henry, caro, va tutto bene? Non mangi la tua cioccolata? Si sfredderà > gli disse, il tono raddolcito e carezzevole. Henry le sorrise di rimando, luminoso

< No nonna, va tutto bene > rispose. Si, certo, per quanto la situazione potesse permetterlo, s'intendeva. La Regina Cattiva era ancora una minaccia, che pesava sulle loro spalle, come delle nubi scure all'orizzonte. E, loro non potevano saperlo, non era nemmeno la minaccia peggiore che pendeva sulle loro teste ignare. David nel frattempo, si sedette accanto a Mary Margareth, e Emma affiancò il figlio subito dopo. Il ragazzo sorrise ad entrambi, togliendo poi finalmente il cucchiaino dalla cioccolata addensata, e portandosi la tazza alle labbra. Un sorso breve e tiepido scese lungo la sua gola, riscaldandolo. Ma non potevano stare li a fare l'allegra famiglia per sempre, ignorando i problemi.
< Cosa vogliamo fare dunque? Questa tregua immotivata non durerà > proruppe finalmente Mary Margareth, rompendo il silenzio e, in parte, spegnendo i sorrisi residui. Tutti sapevano quanto quello fosse un discorso necessario. Emma sospirò pesantemente, allungando un braccio, e stendendolo sulle spalle del figlio
< Non lo so, la Regina Cattiva va fermata, ma sembra...sparita nel nulla > replicò la bionda, l'aria stanca, un paio di occhiaie scure a contornarle gli occhi azzurro cielo. Sbuffò flebilmente, stropicciandosi la faccia < Anche se questa sparizione ovviamente, non ha alcun senso > continuò. Mary Margareth incrociò le braccia sul tavolo, posandocisi.
< Ci dev'essere qualcosa sotto > replicò a sua volta, vagamente preoccupata e concentrata.
Henry prese di nuovo la tazza, e buttò giù in un unico sorso quasi tutta la bevanda. Quan
do la posò di nuovo sul tavolo, Emma gliela rubò e la svuotò, sorridendogli subito dopo e facendogli una linguaccia giocosa, alla quale il ragazzo replicò con una piccola risata divertita.
< Se è sparita tanto meglio, sfruttiamo questo tempo per organizzare un contrattacco > Killian fece il suo ingresso con questa frase
e scambiò un bacio a fior di labbra con Emma. Eppure Henry si trovò a sentirsi in colpa, quando si accorse, che la sua risata si era spenta, all'arrivo del pirata. Affibbiò la colpa ai ricordi di poco prima, si riscosse, e sorrise di rimando all'uomo, che gli fece un breve occhiolino.
< Killian ha ragione, dovremmo organizzarci, tutti assieme > concordò David. Ma Mary Margareth, che lo stava osservando, si accigliò appena, voltandosi
< Già, a proposito, dov'è Regina? > domandò, posando i suoi occhi su Emma. Henry rizzò a sua volta il capo, interessato. Nemmeno lui sapeva nulla, quella notte aveva dormito a casa di Emma. Dopo la morte di Robin, ogni tanto, Regina si isolava, e sembrava aver bisogno di una tregua dal mondo intero. Un brutto presentimento, strisciò infimo nello stomaco del ragazzino. Lo respinse violentemente. Emma, nel frattempo, estrasse il cellulare
< Non lo so, sarebbe già dovuta essere qui... > replicò, sbloccando il telefono e osservando lo schermo privo di notifiche. Quasi tutti si accigliarono appena, lanciando poi uno sguardo simultaneo all'orologio appes
o al muro. Non è che Regina fosse proprio il sinonimo vivente di "ritardo". Emma alzò lo sguardo, innalzando appena le sopracciglia chiare < Provo a chiamarla > replicò infine. Con un gesto lesto del pollice fece partire la chiamata, accostando poi il cellulare all'orecchio. Involontariamente, tutti restarono in attesa. L'espressione di Emma si fece sempre più accigliata, mentre i secondi scorrevano, e gli squilli trillavano, fastidiosi, uno dietro l'altro. Con una mano, la donna prese a tamburellare sul legno duro del tavolo. Infine, lentamente, allontanò l'apparecchio dal capo, guardandolo stranita, come se fosse un congegno alieno. < Non mi risponde > spiegò, incapacce di scollare gli occhi dallo schermo luminoso. Mary Margareth inarcò entrambe le sopracciglia, a metà fra il confuso e l'incredulo. 

< Questo non è da lei > commentò < Insomma, capisco che voglia starsene in pace ogni tanto, da quando Robin... > s'interruppe, intristendosi appena, e lasciando la frase a metà. Un piccolo spiffero gelido soffiò sugli animi di tutti loro, che caddero in un breve silenzio. Fu Henry il primo a riscuotersi. Il ragazzo s'infilò una mano in tasca

< Aspettate, provo io > replicò. Quella brutta sensazione si era amplificata, a ondate regolari e sempre più impetuose, e più provava a respingerla, più lo avvolgeva. L'unica soluzione era fare qualcosa, agire. Nel frattempo, aveva già composto il numero. La chiamata partì. 1 squillo. Lo sguardo di Henry si perse nel vuoto, vitreo. 2 squilli. Gli occhi di tutti gli altri erano su di lui, come su Emma poco prima. 3 squilli. Il ragazzo deglutì sonoramente, una sola volta, e sentì la mano della madre scivolare sulla sua schiena, in una carezza, che voleva essere tranquillizzante. In realtà, lo sguardo della Salvatrice si stava facendo più apprensivo, e ogni secondo che passava sembrava infinito. 4 squilli. "Mamma. Mamma, dove sei?" I pensieri si rincorrevano, sempre più angosciati, nella mente di Henry. 5 squilli. "Mamma RISPONDI!". Partì la segreteria telefonica.

Henry, terreo, non scostò il telefono dall'orecchio. Mulinò un paio di volte la lingua nella sua bocca asciutta, e si accorse di avere la salivazione azzerata. Da quando in qua, sua madre mancava una sua chiamata? Non esisteva al mondo che Regina Mills mancasse di rispondere a suo figlio. Mai. La mano di Emma si posò con dolcezza su quella tremante di Henry, ancora stretta sul telefono. Glielo portò giù, stringendo sensibilmente la presa.

< Basta così, andiamo a cercarla > disse solo la donna. Henry la guardò, senza riuscire a nascondere quel tumulto che si leggeva, dentro i suoi occhi chiari. Non riusciva a parlare, così si limitò ad annuire. Tutti quanti avevano lo stesso sguardo, attonito, quasi spaventato. Emma si alzò. Fu Killian, che già sembrava più confuso che spaventato, il primo a riprendersi. Afferrò un lembo della manica di Emma, attirando la sua attenzione, e prendendole la mano.

< Emma, aspettate dai, non allarmiamoci subito. Regina sta soffrendo molto ultimamente, potrebbe anche solo aver posato il telefono lontano; e se provassimo a darle semplicemente spazio e respiro? > la frase del pirata, in tutta sincerità, non aveva nulla di male, ne di crudele. Ma alle orecchie di Henry, già visibilmente scosso, non suonò così. Si voltò di scatto, un lato della mascella appena contratto, e, prima di riuscire a impedirselo, scattò appena.
< Mia madre non ha mai mancato una mia chiamata in vita sua > disse, lapidario, e il suo tono fuoriuscì gelido come un iceberg, e duro in una maniera che era difficile udire da lui. Conscio di essere nervoso si alzò, avviandosi verso l'uscita, mentre Killian lo guardava dispiaciuto. Emma si soffermò un momento di più, posando una mano sulla spalla dell'amato.
< Perdonalo, è agitato, quello che dice è vero, Regina non mancherebbe mai una chiamata di Henry, non importa quanto male possa stare, lui viene prima di tutto. Lui è sempre stato prima di tutto, per lei come per me > guardò raddolcita Killian, per poi lasciargli un piccolo bacio sulla guancia < Andiamo a controllare che sia tutto a posto, torneremo presto > concluse. Killian annuì, abbozzando un sorriso, e Emma fece per andarsere. Ma Mary Margaret la richiamò
< Emma > disse solo. E quando la donna si voltò, trovò lo sguardo della madre specchio del suo, anch'esso preoccupato, dubbioso. < Fateci sapere > aggiunse solo. Emma annuì, poi si voltò nuovamente, e uscì dal locale, raggiungendo Henry. Lo trovò posato alla parete esterna, le mani in tasca, e una piccola smorfia sul viso.
< Scusami > disse subito il ragazzo, non appena sentita la porta. Si voltò a guardare la madre, ancora con quella strana smorfietta dispiaciuta. < Non volevo reagire così > aggiunse. Emma gli sorrise appena, sfiorandogli il volto
< Va tutto bene > rispose < Adesso andiamo da Regina e togliamoci questa brutta angoscia di dosso, ok? > domandò dolcemente. Il ragazzo riuscì ad abbozzare un sorriso, mentre annuiva
< Certo> replicò solo. E, senza ulteriori indugi, i due partirono alla volta di casa Mills.


Lontano da quel locale, da quella pace e coesione, e da tutti loro, nelle profondità infime della foresta dimenticata, un paio di occhi azzurri come il ghiaccio più puro si specchiarono sulla luccicante lama di un pugnale dalla lama ondulata. Una scritta nera come la pece era incisa su di essa. Un nome. Un pugnale ben noto a tutti loro. Quegli occhi si socchiusero, sotto la forza di un sorriso malevolo.

angolo off: Cercatemi anche su twitter (@Amordiscrittura @Love of writing) o seguitemi su instagram con gli hastag #Jointhewar #OnceREVOLUTION per tante anteprime fra un capitolo e l'altro. Let's scream LOUDER!

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Bruiburiburi