Anime & Manga > Rossana/Kodocha
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Autore: JEH1929    09/04/2017    1 recensioni
E così era stato deciso: avremmo abitato insieme.
Io mi ero gettata a capofitto nella novità senza pensare veramente cosa essa potesse veramente comportare, come mi succedeva sempre. Come al solito avevo riflettuto assai poco e così avevamo iniziato a visitare un appartamento dietro l’altro, quanto più vicini possibile all’università.
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“Sarò la tua sabbia, la tua erba, il tuo cielo, la tua felicità. Ti amo. Tua per sempre, Sana”
E mentre stringo fra le mani il libretto e non riesco a trattenere una piccola lacrima, che mi brucia gli occhi, penso a quanto la sorte possa essere ironica e a quanto sia facile che tutto ciò che pensavi avresti posseduto per sempre possa essere perduto in un millisecondo.
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Fanfiction su Sana e Akito e su quello che potrebbe essere loro successo dopo la fine del manga.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Aya Sugita/Alissa, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Qualcuno mi scuote nel sonno. Sono sicura che non sia tarda mattinata, perché sento di non aver dormito abbastanza e quindi, mugolando, mi volto dall’altra parte, senza aprire gli occhi. Sento qualcuno sbuffare, poi vengo allontanata dalla morbidezza del cuscino e trascinata fuori dal letto. Mugolo di nuovo, anche se continuo a tenere gli occhi chiusi. Poi la luce mi acceca dolorosamente e mi rendo conto che qualcuno ha appena aperto la finestra, facendo entrare tutta la luce possibile e inondandomi la faccia. Dovrebbero sapere quanto detesto essere svegliata bruscamente con la luce. Cerco di nascondere il viso contro la persona che mi ha fatto questo ma poi sento il suo odore. O meglio, lo riconosco e comincio a scalciare per liberarmi dalla presa, fino a quando non mi trovo con i piedi per terra, gli occhi arrossati e annebbiati per la troppa luce improvvisa e il ghigno di Hayama a pochi centimetri di distanza.
- Sai che odio essere svegliata con la luce! - urlo con la voce impastata.
- Certo che lo so! Ma dovevo farti alzare in fretta e non avevo voglia di stare a fare stupidi giochetti con te. Mi sembrava il metodo migliore. - sbuffa.
Un brivido mi attraversa ricordando quando era solito svegliarmi con il solletico, quando stavamo assieme, ma scuoto il ricordo, tornando ad attaccarlo.
- E per quale assurdo motivo dovevi svegliarmi, razza di idiota?
E soprattutto, dove sono tutti gli altri?
Lui sembra leggermi nella mente, perché senza rispondere alla mia domanda, prosegue: - Hisae è andata a lavoro stamattina presto, Gomi doveva andare a prendere accordi per l’apertura del suo locale, Aya e Tsu sono usciti a fare la spesa.
- Ma tu non lavori mai? - borbotto.
- Ho preso una settimana di ferie per sistemare l’appartamento.
Perfetto, adesso dovrò averlo intorno per i prossimi giorni, poi finalmente inizieremo l’università e potrò uscire da questo posto.
- E per quale cavolo di motivo mi hai svegliata? Non ho dormito bene stanotte in quel maledetto sgabuzzino!
- Dalla reggia Kurata deve essere proprio un bel cambiamento.
Chiaramente mi sta stuzzicando e sa che non è facile trattenermi, specialmente quando sono assonnata.
- Idiota.
- Deve essere proprio bello offendermi, non hai fatto altro da quando ti ho tirata giù dal letto.
- Non sai quanto sia bello. E comunque ancora non hai risposto alla mia domanda, perché mi hai svegliata?
- Ordini di Tsuyoshi.
Mi fa un cenno, indicandomi un biglietto lasciato da Tsu e da Aya, prima di uscire.
“Hisae e Gomi sono fuori a lavoro e io e Aya siamo a fare la spesa. Vedete di rendervi utili anche voi e finite di sistemare l’appartamento.”
- E da quando esegui gli ordini di Tsuyoshi? – ribatto, piccata
- Da quando i suoi ordini prevedono il disturbarti, svegliandoti nel modo che detesti di più.
Ovviamente continua a stuzzicarmi, attendendo con ansia il momento in cui esploderò e vorrei non dargli questa soddisfazione, ma è più forte di me, riesce a farmi arrabbiare in ogni situazione.
- Stupido.
Scoppia a ridere, mentre io mi sbatto la porta del bagno alle spalle.
 
Dopo ore passate a litigare ferocemente su dove sistemare cosa, finalmente veniamo interrotti a metà di una diatriba su dove sistemare un tavolino basso da Aya e Tsu, che entrano in casa pieni di sacchetti. Vedendoci in tali condizioni Aya alza gli occhi al cielo, chiamandomi per aiutarla a sistemare gli acquisti nel frigorifero, mentre Tsuyoshi sistema il tavolo esattamente al centro rispetto ai due punti per i quali io e Hayama stavamo litigando.
- Pensate di andare avanti così per sempre? – chiede dopo un po’, mentre mi passa una confezione di sushi, che ovviamente sarà interamente divorata da Hayama.
- Eh?
- Litigando continuamente.
- Oggi mi ha trascinata fuori dallo sgabuzzino e mi ha aperto la finestra in faccia. Sa quanto lo odio.
Aya alza nuovamente gli occhi al cielo.
- Siete sempre uguali. I soliti immaturi.
- Lui è immaturo.
Continuiamo per un po’ a passarci la roba dalle borse al frigorifero e alle mensole. Poi Aya interrompe nuovamente il silenzio.
- Io e Tsu sapevamo che non sarebbe stato facile per voi vivere insieme. Nonostante tutto nessuno dei due si è rifiutato di farlo e questo, sai, ci ha fatto pensare che magari non volevate stare così lontani…
Ecco ci siamo. Mi sono aspettata questo discorso fin dalla prima volta in cui abbiamo pensato di prendere casa tutti insieme e adesso è giunto il momento. So che tutti i nostri amici, anche se noi continuiamo a negare e a dire che è tutto finito, sono sicuri che io e Akito siamo ancora innamorati persi l’uno dell’altra e che finiremo per metterci insieme di nuovo alla fine. Specialmente da quando siamo diventati “amici” sembra essere una convinzione radicata in ognuno di loro.
- Aya-chan, è finita. È finita un anno fa e non potremo mai tornare insieme. Quello che è fatto è fatto: abbiamo deciso di comune accordo di non stare più insieme e abbiamo capito che non eravamo compatibili. E poi io non sono più innamorata di lui, né lui di me.
Sguardo scettico di Aya.
- È vero! Non siamo assolutamente compatibili.
- E allora dimmi con quanti sei uscita, chi hai baciato e con quanti sei stata a letto dopo esserti lasciata da Akito-kun?
Sa benissimo la risposta e sta soltanto cercando di dimostrarmi che ha ragione, ma non ho intenzione di dargliela vinta.
- Questo non significa niente. Non è capitato, non c’è stata l’occasione…
- Di occasioni ne hai avute fin troppe. Sana-chan, tu sei una bella ragazza, un’attrice popolare, nonostante adesso ti sia presa una pausa. Tutti ti adorano.
- Ti assicuro che io e Hayama non staremo mai più assieme.
- Non so se stai cercando di convincere più me oppure te stessa.
Sbuffo, mollandola lì e andando a prendere dei vestiti. Hayama è sdraiato sul letto, con le braccia dietro la testa e ascolta la musica dalle cuffie, gli occhi chiusi. Cercando di non farmi notare apro l’armadio e prendo un vestito fine rosso scuro e un paio di sandali bianchi.
- Dove vai?
Sobbalzo e mi giro nella sua direzione, ma ha gli occhi ancora chiusi. Come ha fatto a sentirmi?
- Non penso che siano affari tuoi.
- Eh?
- Non sono affari tuoi! – alzo la voce per farmi sentire meglio.
- Ehi, la nostra Kurata fa la misteriosa…
Esco, senza neanche rispondergli, chiudendomi la porta alle spalle.
- Vado da Fuka – comunico ad Aya e Tsuyoshi, dopo essermi vestita nel mio sgabuzzino.
- Pensi di tornare per pranzo?
Fisso la porta della camera di Hayama.
- Non credo. A stasera.
 
La risata di Fuka risuona per tutto l’appartamento che la mia amica condivide con il suo ragazzo, Takaishi, facendomi innervosire.
- Che c’è da ridere?
- Sana, non puoi non esserti accorta che le stanze erano soltanto tre. – esclama, continuando a ridere a crepapelle.
La guardo male.
- E invece non l’ho fatto.
- Sei sempre la stessa. – ormai ha quasi le lacrime agli occhi dal tanto ridere.
Fuka ha deciso di lasciare l’università, nonostante fosse molto più brava di me a scuola, e di dedicarsi completamente alla sua grande passione, la ginnastica artistica. Con l’aiuto di sua madre, che l’ha sempre sostenuta in questo senso, ha iniziato a fare gare importanti fin da quando eravamo al liceo e adesso si sta preparando per le Olimpiadi. Si è trasferita in un appartamento con il suo ragazzo vicino alla palestra dove si allena e casa sua è per gran parte occupato da una piccola palestra privata. Ed infatti l’ho trovata intenta a fare capriole e verticali in quel suo corpo perfetto e muscoloso.
Dopo averle raccontato tutto quello che era successo dall’ultima volta che ci eravamo viste, ossia poco prima di terminare il trasloco, è scoppiata a ridere e ha cominciato a mitragliarmi di domande, senza stare zitta neanche un secondo, come è solita fare. Quando ci si mette riesce a parlare anche più di me e con il crescere questa sua caratteristica non è affatto cambiata.
- Vogliamo andare a pranzo insieme? – le chiedo, quando ha finito con il suo interrogatorio.
- D’accordo. Ma prima fammi fare una doccia.
Mentre Fuka fa la doccia, mi metto ad osservare il suo appartamento. È piccolo e confortevole, pitturato con tinteggi giallo chiaro, allegri come è sempre allegra la mia amica, e i mobili chiari sono proprio di buon gusto, anche se piuttosto economici. Takaishi lavora in una radio di Tokyo, sono stata io a trovargli questo lavoro, visto che ormai, grazie al mio programma di sostegno, sono piuttosto in confidenza con i principali canali radio della città. Inoltre studia per diventare avvocato. Mi capita spesso di incontrarlo e perciò in questi anni siamo diventati piuttosto amici, anche se lui non è mai riuscito a entrare a pieno nel nostro gruppo. Ci sono cose che soltanto io, Aya, Tsuyoshi, Hisae, Gomi e ovviamente Hayama possiamo condividere. Perfino Fuka spesso ne rimane esclusa, nonostante sia nostra amica da ormai così tanti anni.
Finalmente Fuka esce dal bagno, con un abitino azzurro e i capelli ancora umidi e mi rivolge un gran sorriso. L’ho sempre trovata una bella ragazza, ma da quando ha iniziato a dedicarsi veramente alla ginnastica artistica sembra fiorita in tutta la sua bellezza.
- Andiamo.
Prendo la borsa e mi affretto a seguirla.
- A parte la questione “sgabuzzino” come va la vita? – chiede mentre ci incamminiamo per le vie della città.
Sospiro. Ci siamo di nuovo, pensavo di essere riuscita a sfuggire almeno ai sospetti di Fuka, ma ovviamente era un’illusione.
- Fuka, come ti ho ripetuto infinite volte non succederà mai.
- Ma a cosa ti stai riferendo? Io non intendevo niente del genere. – sorride, facendo la finta tonta.
Alzo gli occhi al cielo.
- Dovresti proprio trovarti un fidanzato, sai?
- Eh? – le chiedo, alzando di qualche tacca di troppo il volume.
- Calmati, non devi agitarti tanto. È una cosa normale a questa età. – scoppia di nuovo a ridere.
- Non c’è nessuno che mi piaccia.
- Oppur non c’è nessuno che sia alla sua altezza?
La guardo malissimo, mentre lei mi sorride e aumenta il passo.
- Siete due idioti, l’ho pensato dalla prima volta in cui vi ho visti. – conclude, prima di fermarsi al ristorante di sushi di suo zio, dove abbiamo deciso di mangiare.
 
Dopo aver salutato Fuka raggiungo Hisae al suo negozio, una piccola boutique di abbigliamento. Cose semplici e carine, ma che spesso realizza con le sue mani.
La trovo intenta a far provare un abito ad una signora di mezza età leggermente sovrappeso. Le consiglia ciò che indossare in una maniera così delicata che quasi mi sembra di non riconoscere la mia amica. Alla fine riesce a convincerla a comprare un delicato vestito nero che le sta davvero bene e vedo la signora uscire con l’aria soddisfatta come probabilmente non lo era da tempo.
Saluto Hisae e mi avvicino.
- Come ci riesci? – le chiedo.
- Semplice, mi piace quello che faccio. Adoro aiutare le persone a trovare il vestito perfetto. Un po’ come te con la recitazione…
- È una cosa diversa.
- No, in realtà tu con la tua gioia e spensieratezza riesci a fare così tanto per le persone che ti guardano, anche se non te ne rendi conto.
Le sorrido e mi guardo intorno.
- Hai veramente fatto un bel lavoro qui dentro.
- Grazie.
Vedo che vuole dire qualcos’altro ma esita.
- Che c’è Hisae? Qualcosa non va?
- Veramente volevo chiederti un favore…
- Dimmi pure. – le sorrido incoraggiante.
- Lo so che ti sei presa una pausa adesso dal mondo dello spettacolo, ma… mi chiedevo…
Le faccio segno di continuare.
- Se potessi posare per me, con i miei vestiti insomma…
- Ma certo che sì!
- No è che sai, essendoti presa una pausa, non volevo sembrare invadente.
- Hisae, tu sei mia amica e per un’amica questo e altro!
- Grazie, Sana-chan, sei la migliore.
- Anzi, potrei fare anche qualcosa in più! Che ne dici se, oltre ad avere un’attrice non troppo famosa come me, avessi anche uno degli attori più famosi del Giappone?
Mi guarda confusa.
- Sono sicura che Naozumi non mi negherà un favore del genere.
La vedo arrossire leggermente, ancora, dopo tutti questi anni, il mio migliore amico continua a fare questo effetto alle mie amiche.
- Pensi davvero che Naozumi Kamura poserebbe con i miei vestiti?
- Non lo penso, ne sono sicura!
 
Quando rientriamo a casa, Hisae inizia ad urlare ai quattro venti la notizia, al settimo cielo per il mio consenso. La reazione alla notizia è varia. Aya era sicura che avrei acconsentito alla richiesta di Hisae, Tsuyoshi sembra sinceramente stupito per il fatto che la mia pausa sia durata tanto poco. La reazione di Hayama era prevedibile.
- La tua pausa è durava davvero tanto…
- In realtà non è che interrompa la pausa, lo faccio soltanto per aiutare Hisae.
- Oppure non puoi fare a meno di stare sempre sotto i riflettori.
Ci guardiamo in cagnesco.
- Sei rientrata da cinque minuti e non potete già fare a meno di litigare… - la voce di Tsuyoshi sembra leggermente alterata, perciò sia io che Hayama ci limitiamo a lanciarci un’ultima occhiataccia e a ignorarci, prima che Tsu perda il controllo.
Gomi propone di andare a festeggiare nel fine settimana al suo locale, quando finalmente sarà sistemato e per un secondo sembra che tutto sia perfetto, finché Hisae nomina Naozumi.
Una calma piatta scende nella stanza, mentre tutti voltano gli occhi verso Hayama. Nonostante tutti questi anni di fedele e disinteressata amicizia nei miei confronti, Akito non ha mai potuto sopportare Naozumi e tutt’ora sembra detestarlo con tutto sé stesso.
- Ah, ti pareva non ci fosse di mezzo anche Kamura…
Mi limito ad ignorare la sua affermazione, mentre tutti gli occhi si spostano nella mia direzione.
- Anzi, lo chiamo subito. – rispondo, prendendo il telefono e componendo il numero, davanti alle facce sconvolte dei miei amici.
Hayama sbuffa e si chiude la porta di camera alle spalle.
Il telefono squilla a vuoto un paio di volte, poi sento la voce di Naozumi.
- Pronto?
- Ciao Nao, sono Sana!
- Sana-chan! Che bello sentirti, come stai?
- Tutto bene. Tu?
- Bene. Adesso sono a Osaka, stiamo ancora registrando il film.
- Che bello Nao, sei sempre così impegnato.
- Che cosa volevi sapere, Sana?
- In realtà volevo chiederti un favore.
Sento che Naozumi scoppia a ridere, come se si fosse aspettato la mia reazione.
- Non mi chiami mai se non vuoi qualcosa. – continua, facendomi sentire in colpa.
- In realtà ti ho anche chiamato perché ho voglia di vederti. Sono mesi che non ci vediamo.
- Già, hai ragione… da quella notte…
- Già.
- Senti, quando pensi di tornare a Tokyo?
- Abbiamo quasi finito le riprese, quindi tra qualche giorno dovrei tornare a Tokyo.
- Dobbiamo vederci assolutamente. Così potrò parlarti di questo piccolo favore.
- Perfetto.
- Allora alla prossima settimana.
- Sana? – mi richiama prima che possa chiudere la chiamata.
- Sì?
- Come va la convivenza?
So esattamente a cosa, o meglio a chi, si sta riferendo.
- Tutto bene a parte il fatto che devo dormire in uno sgabuzzino.
- Cosa?
- Dormo nello sgabuzzino, visto che la casa ha soltanto tre camere.
- Sei sicura che…?
Lo interrompo, sapendo già dove vuole andare a parare.
- No, Nao, non succederà mai.
- Sì, certo… - il tono con cui lo dice mi fa sbuffare e immagino il suo sorriso dall’altra parte.
- È la verità.
- A presto, Sana-chan.
- A presto.
Riattacco, sotto lo sguardo di tutti i miei amici.
- Te lo ha chiesto anche Kamura eh? – finalmente Gomi trova il coraggio di dire quello che nessuno aveva il coraggio.
Mi acciglio.
- Vi assicuro…
- Che non succederà mai. – terminano in coro al mio posto.
Perché tutti non possono fare a meno di farmi questa domanda? Mi lascio andare sul divano sbuffando, in attesa che la cena sia pronta. ** Ringrazio per le recensioni!
   
 
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