3.Island
Superò di poco la furia buia, un senso di trionfo la invase per un attimo.
Le acque che stavano sovrastando veloci riflettevano il color di un cielo
terzo e dalle sfumature ramate del primo mattino. Poco distante, una grande
isola li stava aspettando, era una gemma nel blu dell’oceano. L’isola dei
gronchi era una delle isole più verdi dell'arcipelago con un altura sulla parte
nord che era erbosa e pianeggiante, le rocce di cui i draghi erano ghiotti si
trovavano nella montagna piena di caverne e anfratti che era esattamente al
centro, alta e massiccia.
“non è una gara a chi arriva primo” sdentato era di nuovo alla sua stessa
altezza e Hiccup le stava mostrando con un sorrisino ironico.
La smontava sempre. In ogni caso fece rallentare tempestosa comprimendo
piano le gambe e dandogli una qualche segno con la mano sulla schiena. Erano
arrivati.
“si ok, ma ho vinto io” il sorriso sardonico che accompagnò la frase venne
ricambiato da un occhiata poco felice sia dal ragazzo che dal drago. Sempre
in sintonia quei due.
“mi spieghi perché riesci a tirare fuori un po’ di sana competitività solo
quando c’è un serio rischio di morte o pericolo in generale?” la domanda le
sorse spontanea
Il drago nero stava planando lentamente nella radura e Hiccup si era
sollevato leggermente per scendere dalla sua groppa perciò Astrid non vide
l'espressione che stava facendo ma riuscì a immaginarsela quando rispose con un
tono molto accondiscendente
“Sana?”
Ormai erano scesi entrambi. Astrid alzò le spalle in risposta e rimirò la
natura che la circondava. Volare con tempestosa era magnifico e arrivare in
queste terre, selvagge e intose rendeva poter cavalcare i draghi ancora più
piacevole.
Hiccup si era abbassato e stava tastando il terreno “non va bene…” si rialzò
con una manciata di terra tra le mani. La guardò mentre la faceva scivolare tra
le dita. “dobbiamo andare nella parte più boschiva”
Chiedergli il perché avrebbe significato miriade di spiegazioni che
probabilmente le avrebbero lasciato solo più domande in testa. Hiccup aveva un
ingegno e una intelligenza tale che spesso saltava passaggi dando per scontato
cose affatto ovvie. Perciò sia lei che i rimanenti cavalieri avevano smesso di
chiedere perché e lo seguivano nelle sue scelte. E si era sempre rivelato il
modo migliore di agire, anche se non era sicura di potersi paragonare a testa
di tufo e moccisoso. Dubitava che si chiedessero il perché delle cose, a
volte dubitava del fatto che avessero un cervello pensante…
“ ok, lasciamo qui tempestosa e sdentato?”
Battendo le mani tra loro per levare i residui di terra la testa castana di
hiccup annui. “si tanto ci allontaneremo di pochissimo”
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Gli alberi avevano una densità molto variabile e in quel punto erano radi e
lasciavano vari spazi erbosi assolati e qualche ombra scura. La mattina si
stava inoltrando e la luce si faceva più decisa senza essere fastidiosa.
Ogni tanto si sentiva il verso inconfondibile di un gronghio che giocava o
comunicava con un suo simile.
“questa è davvero una delle isole più tranquille che abbiamo esplorato” si
portò una mano al mento e continuò riflessiva “magari porto le nuove leve a
fare una esplorazione qua e gli faccio la lezione sui gronchi”
“è un ottima idea!! quindi essere la sostituta di gambadipesce per insegnae
la storia dei draghi al villaggio non ti pesa?”
Hiccup la stava scrutando con interesse e leggera apprensione. Si
preoccupava che non le piacesse?
“Gambadispsce deve stare alla riva, anche se abbiamo sconfitto drago ci sono
sempre pericoli di cacciatori di draghi e poi vuoi lasciare il comando a
moccicoso?” inarcò le ciglia “vuoi che distruggano quel posto? Tanto vale
tirarci una bomba al plasma!”
Il ragazzo ridacchiò “ma no! E’ che ti ho dato parecchie incombenze oltre
alle cene…”
Si stava passando la mano sul collo. Quando era nervoso continuava a farlo.
Ormai era un vichingo sicuro di sè su molti aspetti ma con lei ogni tanto
questo lato tornava fuori.
“va bene così! Non posso stare tutto il giorno ad aspettare che tu venga a
cena…” non gli sembrava di aver detto niente di particolare ma Hiccup arrossì
appena. Quasi impercettibilmente. Per fortuna lei aveva l’occhio allenato.
Doveva indagare. E cercare di farlo come se non avesse notato niente. “il
pollo era un po’ asciutto l’altra sera perciò le prossime volte proverò a fare
come mi ha consigliato mamma..”
La risposta del ragazzo fu un “hum…”
Sempre più strano.
“hiccup? Non ti era piaciuto?”
Subito si girò verso di lei e negò deciso “no che dici, era buonissimo! Ogni
cosa che fai è buonissima, è una benedizione!”
Addirittura? Astrid piegò la testa di lato e lo studiò socchiudendo
gli occhi, poi fece un sorrisino “magari allora potresti ricambiare facendo
quello che ti chiedo da un po”
Attaccare quando si vede l’avversario scoperto, una delle prime regole per
combattere una battaglia. Nessuno vietava che questa regola potesse essere
applicata anche durante un discorso, ed era per questo che Astrid vinceva
sempre anche quelli, di solito.
I tratti di Hiccup vennero deformati per un momento da un espressione di
panico, poi la guardò rassegnato, gli occhi verdi avevano sempre quella
innocenza e sincerità che solo in lui erano ancora così spiccate, ci leggevi
dentro tutto. E Astrid vide che ce l’aveva fatta prima ancora che glielo
confermasse
“ok come vuoi…puoi insegnarmi le regole del corpo a corpo”
Astrid gli fece un espressione di felicità. “ non te ne pentirai ormai hai
sviluppato una muscolatura tale che riuscirai a imparare tutto alla perfezi-..”
Si rese conto che stava parlando con disinvoltura del fatto che avesse
notato i suoi muscoli . Hiccup aveva il lato della bocca sollevato divertito.
“alla perfezione mia signora?” gli occhi verdi avevano perso l’innocenza in
un attimo. Quando si accendeva quella tensione tra loro sentiva come se
dell'elettricità gli percorresse ogni singolo pezzo di epidermide. Non era
ancora riuscita a capire perché lo imbarazzava parlare di cene pensò
confusamente. Oh che importava? Si stava avvicinando.
Si fermò davanti a lei e senza toccarla avvicinò solo le labbra al suo
orecchio. “sembra che qualcuno abbia un buon senso dell’osservazione per la
corporatura altrui…ma non sei certo l’unica”
Le labbra si posarono sulla sua pelle tra l’orecchio e la guancia. E una
mano salì a toccarle la treccia sulla spalla “i tuoi capelli sono cresciuti
tantissimo…non li ho mai visti sciolti ma sono di un colore che mi piace
tantissimo,lo sapevi?”
La bocca era secca e non riuscì a rispondergli a parole negò solo con un
cenno della testa. Il suo volto era davanti a lei. I capelli di hiccup erano
altrettanto piacevoli, avrebbe voluto dirglielo, le piaceva tantissimo passarci
le mani. Il volto aveva perso totalmente la sua infantilità, squadrato e
deciso, ma restavano quelle labbra dalla linea morbida e quegli occhi da drago.
Era bello.
La bocca si posò sulla linea della clavicola e lei produsse un lieve suono.
Poteva perdersi completamente in quel mondo di sensazioni che si creava ogni
volta che si toccavano.
Mosse le mani anche lei e raggiunse le sue spalle per attirarlo più vicino.
Lui stava lentamente risalendo lungo il suo collo.
Arpionò le dita sulle sue spalle. Non doveva smettere. Poi la sua bocca
arrivò sulla sua e ogni parte dei loro corpi che poteva toccarsi lo stava
facendo. E quelle parti di lei andavano a fuoco. Ogni movimento alimentava un
scintilla di piacere che si ripercuoteva come un languore al basso ventre.
Strofinò se stessa su di lui. i pensieri che andavo in tilt. Era un
groviglio di sensazioni e piacere..tanto intenso piacere.
“astrid…” si staccò quel tanto che bastava per riprendere fiato, le risalì
lentamente il fianco con le mani e arrivò alla sua guancia. Aveva scritto negli
occhi quasi neri che anche lui provava lo stesso ma c’era una nota di
sofferenza infondo al suo sguardo
Avrebbe fatto qualcosa di estremamente onorevole e estremamente stupido.
Perché era Hiccup: Dannatamente intelligente nelle cose speculative
estremamente idiota nei rapporti con gli altri.
“astrid…tu…davvero sei…non te lo immagini neanche..solo… non ora”
Lo aveva già capito ma fu lo stesso come sentirsi gettare dell’acqua gelida
addosso. “non ORA? Certo a berk in casa di tua madre o da skaraccio o da
me perché no?” gridò
Lo spinse via. Rabbia come lava incandescente la stava attraversando ad
ondate.
Hiccup aveva un sguardo ferito ma deciso. Ecco adesso doveva tirare
fuori il suo lato vichingo da leader.
Quello che disse però la lasciò di stucco
“Quando succederà non potrò ne vorrò smettere più Astrid. Lo vorrei anche di
più di ora se possibile…e come hai appena sintetizzato non possiamo dare libero
sfogo a questa cosa a berk, non ora…” i suoi occhi cercarono comprensione il
suo volte era teso e finì cercando al sua mano e la strinse “abbi..fiducia in
me”
La rabbia, come era salita, smontò. Fissò quelle labbra rosse per i baci
,quei capelli scarmigliati, le spalle larghe e il fisico asciutto, quel collo
che nell’angolo vicino all’orecchio aveva un profumo buonissimo, come di vento
e di cuoio. Voleva inglobarlo e sentire che era suo , solo suo con una
intensità tale che le faceva quasi paura.
Perciò sospirando mosse la testa in un assenso. Perché si fidava di lui, e
sapeva che la sua intenzione non era ferirla. Ma per tutti gli dei avrebbe
fatto meglio a fare qualsiasi cosa volesse fare per sistemare la situazione più
in fretta possibile! altrimenti da lei avrebbe avuto o tutto o niente.
Sorrise di un sorriso rubato al diavolo. E questo, era sicura, non gli
sarebbe piaciuto neanche un po’.
Continua…