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Autore: momoallaseconda    11/04/2017    4 recensioni
La cosa che adorava di più di lui era quando cercava di farle l'occhiolino.
Pur essendone totalmente incapace (ogni volta sembrava dovesse venirgli un ictus da quanto la faccia gli si sfigurava), se era in vena ne dispensava a chiunque per rendersi simpatico o rompere il ghiccio (si, credeva fosse un metodo infallibile...) e la cosa finiva per essere terribilmente divertente o peggio eccessivamente imbarazzante.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duval, Kayme
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Saturday Rainy
 
 
 
 
Kayme guardò triste le gocce di pioggia che correvano disordinate lungo il finestrino mentre si appoggiava completamente al sedile dell'auto e, sospirando, estraeva un cioccolatino dalla borsa, riflettendo mentre lo scartava.
D'accordo, lo sapeva già.
Che il suo ragazzo non fosse una mente particolarmente eccelsa era ormai stato appurato da anni e su tutti i fronti.
Affermato cautamente da molti dei suoi amici, saccentemente dal suo ex e velatamente pure dal pizzaiolo all'angolo ogni volta che si presentava da lui chiedendo cinque involtini primavera e due porzioni di flying noodles.
Suo padre e sua madre l'avevano dichiarato spocchiosamente più e più volte, anche in presenza del suddetto ragazzo che, a sua volta, non faceva mistero di ignorare totalmente il motivo del loro astio nei suoi confronti.
Lei per prima non l'aveva mai considerato una cima nel risolvere magagne o situazioni che rendevano necessario un minimo di materia grigia, ma non era mai stato un problema.
Soprattutto perchè lei stessa doveva ammettere di non essere del tutto ferrata su molti argomenti, anzi parecchie volte si trovava ad essere ignorante in un sacco di cose, oltre che molto ingenua, specialmente con il pizzaiolo all'angolo quando le rifilava la tropical pizza avanzata riuscendo sempre a convincerla che fossero patate al forno.
Ma quello era il bello del loro rapporto. Lei e Duval si amavano senza sforzi eccessivi, senza pensieri ingombranti né dimostrazioni di forza intellettuale superiore.
Non sentiva il bisogno di chiedergli di aiutarla a fare i conti di casa e nemmeno di svitarle il tappo della marmellata, nè lui chiedeva a lei di risolvere equazioni complicate o di capire come si accendesse lo scaldabagno.
Entrambi ovviavano perfettamente le mancanze dell'altro, come fossero stati due esatte metà dello stesso intero. E non litigavano mai, mai.
Duval era il suo adorabile testone, lei era la sua dolce maldestra e tanto le bastava per essere felice.
Lui era dolce con chiunque, cercava sempre il buono in una persona e poi la faceva ridere tanto, ridevano così tanto insieme.
La cosa che adorava di più era quando cercava di farle l'occhiolino.
Pur essendone totalmente incapace (ogni volta sembrava dovesse venirgli un ictus da quanto la faccia gli si sfigurava), se era in vena ne dispensava a chiunque per rendersi simpatico o rompere il ghiccio (si, credeva fosse un metodo infallibile...) e la cosa finiva per essere terribilmente divertente o, peggio, eccessivamente imbarazzante.
Rideva ancora se si ricordava di quella cena a casa di suo cugino Sanji, tra gli invitati spiccava come un faro nella notte il fratello di Viola, Izou-qualcosa.
Anche per lei che non era donna di mondo era stato fin dall'inizio chiaro come il sole che quel ragazzo facesse palesemente parte del mondo gay.
Insomma, lei lavorava nel campo della moda e quei pantaloni attillati, in tinta con la sciarpina di cashmere lilla, li aveva visti solo addosso a modelli pagati apposta per indossarli.
Oltretutto, quell'Izou possedeva anche quello che poteva venir definito dai più come 'atteggiamento equivoco'. Kayme l'aveva sentito più volte quella sera fare apprezzamenti sinceri al fondoschiena del fidanzato della sua stessa sorella, oltre che al quadro di Bruce Springsteen che torreggiava in salotto.
Si, quel ragazzo era evidentemente gay e non lo nascondeva affatto, ragion per cui capì subito chi si sarebbe sentito in dovere di farlo sapere a tutti, dall'alto della sua bontà d'animo.
Per qualche recondito motivo, Duval si era convinto che nessuno oltre a lui se ne fosse accorto.
Kayme ricordava perfettamente che si stava ancora mentalmente congratulando con sè stessa per averlo intuito da sola, quando ad un certo punto della cena, il suo ragazzo aveva preso a dispensare maldestri e vistosi occhiolini a chiunque si trovasse malauguratamente nel suo campo visivo, sottolineando le sue intenzioni anche con poderosi cenni del capo rivolti verso il fantomatico ospite da trattare con cautela, attirando ovviamente la perplessa attenzione di tutti.
Kayme all'inizio l'aveva trovata una cosa dolce. Duval non lo faceva per cattiveria, la sua era sincera preoccupazione di evitare a quel tale un qualsiasi fastidio, cercando di far capire a tutti di non fare battute fuori luogo, non rendendosi conto di essere effettivamente l'unico a provocare disagi e imbarazzi negli ospiti. Izou stesso arrivò a chiedergli se stesse bene dopo aver notato per tutta la sera i suoi numerosi tic facciali.
Kayme sospirò di nuovo lasciando il mondo dei ricordi e gettando un'occhiata alla sua sinistra dove, mani poggiate sul volante e sguardo triste negli occhi, il suo adorabile ragazzo borbottava contro il traffico che li aveva sorpresi in quel sabato sera di pioggia.
Erano fermi in mezzo a quel delirio di vetture da quasi quindici minuti e Duval lanciava maledizioni da quaranta, specialmente contro il cielo che aveva avuto la brillante pensata di far scendere il diluvio universale appositamente per fargli fare brutta figura, arrivando in ritardo proprio la sera della cena con tutta la famiglia a casa dei facoltosi zii della sua ragazza.
Kayme sospirò triste per l'ennesima volta.
Le dispiaceva vedere Duval così teso, sapeva che suo padre riusciva ad essere terrorizzante se ci si metteva e, anche se faceva di tutto per non darlo a vedere, l'unica cosa a cui il suo ragazzo teneva era da sempre di fare bella impressione su di lui.
Però, anche se capiva il suo stato d'animo e solitamente condivideva con lui una sana perplessità verso il mondo e le sue richieste, quella sera Kayme non riusciva a capacitarsi di quanto Duval fosse tonto!
Insomma, non era normale nemmeno per lui dimenticare una cosa a cui lei teneva! Non poteva credere che non se ne ricordasse, era l'unica cosa che gli avesse mai chiesto di fare per lei!
Sbuffò, forse un pò troppo rumorosamente perchè Duval sembrò ricordarsi di avere una persona seduta accanto in quell'auto e, tutto sorridente, le lanciò un'occhiolino spastico, nel maldestro tentativo di rassicurarla.
"Stai tranquilla, tesoro. So che avremmo dovuto prendere il tram, non ho riflettuto ma non manca molto e siamo in ritardo solo di venti minuti. Spiegherò tutto io a tuo padre e ai tuoi zii!"
Kayme annuì mestamente, continuando a guardare il traffico fuori dal finestrino senza realmente vederlo.
Duval stranamente si rese conto che qualcosa non quadrava.
"Amore, va tutto bene...?" le chiese dolce.
Kayme si voltò cauta, guardandolo in faccia per la prima volta da quando erano saliti in macchina e negò piano col capo.
Lui sgranò gli occhi, gettò una rapida occhiata al traffico ancora fermo e le prese entrambe le mani tra le sue, preoccupato. "Che cosa succede, dimmi?"
Lei tirò su col naso. "Duval..." pigolò.
Lui si fece attento.
"...piove..." mormorò lei.
Duval battè gli occhi un paio di volte, confuso.
Kayme degluttì e riprovò. "Amore... sta piovendo..."
Duval gettò un'occhiata fuori dal finestrino, sempre più confuso. "Eh, si tesoro. Piove, si..." la rassicurò con un sorriso "Ma non preoccuparti, credo che ormai non durerà ancora per molto!"
Kayme sgranò gli occhi, afflosciandosi sul sedile.
Era assurdo, Duval non capiva e a lei veniva da piangere.
Sapeva che fosse una reazione fin troppo esagerata ma era una cosa che desiderava da una vita!Amava da sempre l'acqua e amava da sempre lui. Perchè non se lo ricordava??
E intanto continuava a sorriderle sicuro e soddisfatto.
No, non poteva arrendersi così.
Si mise ben dritta davanti a lui e lo fissò negli occhi, decisa a tentare un ultimo approccio.
"Duval, ascoltami bene... ora fuori sta piovendo!" esclamò, stringendogli le mani tra le sue e cercando di comunicare con gli occhi. Doveva arrivarci da solo, accidenti!
Lui guardava alternativamente il suo viso e le sue mani, sempre più smarrito.
"Si, sta piovendo, lo so. Kayme cosa stai cercando di dir-..." si bloccò all'improvviso, sgranando gli occhi e in Kayme si accese un barlume di speranza.
Duval guardò di scatto fuori dal finestrino dove ancora infuriava il temporale.
"Kayme, sta piovendo!!" esclamò sorpreso ed eccitato al contempo.
La ragazza annuì, felicissima. Aveva capito, incredibile, aveva capito!
Duval adocchiò prima la sua giacca e poi il vestito elegante di lei, e la guardò di sbiego. "E la tua famiglia?"
Lei rise. "Ci considerano già due strambi..."
Duval annuì e, dopo aver dato una rapida occhiata al traffico constatando che si, erano ancora fermi e ci sarebbero rimasti per un sacco di tempo, la guardò raggiante "Allora se piove... andiamo?" le chiese dolce.
Kayme non se lo fece ripetere, non vedeva l'ora!
Scesero insieme, ritrovandosi completamente zuppi in pochi secondi e si fermarono uno di fronte all'altra davanti alla loro auto, circondati dai fari e dai clacson delle macchine bloccate sotto il diluvio.
Si sorrisero complici e infreddoliti, ignorando totalmente il resto del mondo.
Kayme lo abbracciò per le spalle e Duval la afferrò per i fianchi prima di accostare i loro visi e lasciarsi andare in un bacio appassionato al gusto di spensierata felicità, gocce di pioggia e cioccolata.
Il bacio che lui non ricordava.
Il bacio che lei voleva da sempre.
Il bacio che non si sarebbero mai scambiati se lui non avesse deciso di prendere l'auto e se lei non avesse voluto insistere.
Il loro bacio.
Il loro bacio sotto la pioggia.
 
 
 
 
 
 
A Page, perchè è bravissima a dare conforto.
A Zomi, perchè Izo sta iniziando ad entrare anche nella mia testa!
A Kayme e Duval, perchè… perchè sì! Se lo meritano!
 
   
 
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