Anime & Manga > Binan Kōkō Chikyū Bōei-bu Love!
Segui la storia  |       
Autore: MystOfTheStars    14/04/2017    1 recensioni
Si sa, l'unica cosa in grado di sconfiggere anche le più potenti e oscure tra le maledizioni è, naturalmente, il potere del vero amore.
Il neonato principe En viene maledetto da un demone malvagio e l'incantesimo oscuro potrà essere spezzato solo da un bacio. Tuttavia, sarà davvero difficile - se non impossibile - per i suoi tre spiriti guardiani riuscire a crescere il principino nel cuore della foresta, cercando anche di fargli trovare la persona giusta di cui innamorarsi. Per fortuna, il ragazzo potrebbe riuscire a trovare l'amore anche senza il loro aiuto...
[EnAtsu, IoRyuu, con la partecipazione di - quasi - tutto il cast dell'anime]
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Atsushi Kinugawa, En Yufuin, Kinshirou Kusatsu, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cap. XV

Luce




Gli artigli del drago si contrassero, scricchiolando sul selciato in modo da far accapponare la pelle ai due ragazzi.

"Si sta svegliando!" Atsushi si voltò verso Kinshiro, verificando la sua reazione e forse sperando che lo spirito avesse un'idea. Kinshiro, però, si era alzato in piedi e stava guardando intentamente il drago.

"Deve essersi impadronito del potere di uno degli spiriti ed ora lo sta usando come fonte di energia." Non c'era da stupirsi, pensò Kinshiro, se era improvvisamente in grado di muoversi. Era come se un peso fosse stato improvvisamente sollevato dal suo petto e dalle sue membra; la nuova fonte magica da cui si stava nutrendo Zundar era forte ed intonsa, certo non gli serviva più assorbire quel poco che era rimasto in lui. Tuttavia, questa era solo in minima parte una buona notizia.

En fissò il drago. La lunga coda si mosse, spazzando il terreno e frustando il muro, distruggendo alcune balle di fieno impilate nell'angolo. Quel mostro stava sfruttando uno degli spiriti per tornare a muoversi, ed En fece fatica a contenere il misto di rabbia e disperazione che provava all'idea che quella creatura stesse loro facendo del male. Tuttavia, un momento simile non si sarebbe ripetuto. "Via di qui," fece.

In quella, il mostro voltò lentamente la testa verso di loro. Le pupille si restrinsero nel vederli, due fessure di buio nel verde luminoso dei suoi occhi.

En afferrò Atsushi, spingendolo avanti verso la porta più vicina, ed Atsushi prese la mano di Kinshiro, trascinandoselo dietro. Quando il drago raggiunse la porta oltre la quale erano spariti, la artigliò in un rabbioso gesto di frustrazione.

 

~~~
 

"Io!"

Avevano dovuto allontanare Ryuu con la forza, per impedirgli di toccare il bagliore verde che adesso avvolgeva lo spirito della terra.

Io fluttuava a mezz'aria, esattamente nella stessa posizione in cui Akoya ed Ibushi erano stati trattenuti fino a poco prima. Ora, però, la luce era più intensa, ed ogni tentativo di Ryuu di ricacciarla indietro era risultato vano. Lo spirito del fuoco era fuori di sé.

"Perché non lo lascia andare?!"

"È più forte, ora," provò a spiegare Ibushi, "prima vi siete trovati ad affrontare solo parte di Zundar, perché era occupato anche a controllare Kinshiro. Ora è tutto qui, di fronte a noi."

Ryuu avvampò, cercando di slanciarsi contro il nucleo, che splendeva più luminoso che mai. Akoya riuscì ad afferrarlo in tempo, soffocando un'esclamazione di dolore al contatto con il corpo incandescente dello spirito, ma senza lasciarlo andare.

"Non farai che autodistruggerti ad attaccarlo così!" gli sibilò.

Lascialo venire, Akoya, se questo è il suo desiderio! La sua magia non andrà certo persa.

La voce rimbombò nella caverna, lasciando tutti senza fiato.

"Restituiscimi Io!" ruggì Ryuu, dibattendosi nella presa di Akoya.

Oh, ma è stato lui a venire da me, a rispondere al mio invito di sua spontanea volontà. Forse il tuo Io non è davvero quello che conoscevi.

Akoya poteva sentire la rabbia pulsare nello spirito del fuoco, e fu solo a stento che riuscì a trascinarlo con sé dietro all'improvvisato scudo magico eretto da Ibushi contro la luce di Zundar.

"Non smetterà finché non ci avrà tutti," commentò amaramente lo spirito del vento.

"Ci sono ancora En ed Atsushi, lì fuori... e Kinshiro!" Yumoto guardò gli altri con aria speranzosa, ma lui stesso sapeva che contare sui due umani e sull'altro spirito, indeboliti e spaventati come dovevano essere, non poteva essere sufficiente.

"Dobbiamo distruggerlo!" Ryuu era in fiamme, ed Akoya era stato costretto a lasciarlo andare. "Riprenderci Io, e distruggerlo."

"Non puoi farlo da solo," gli ricordò Akoya allora, ed Ibushi annuì.

"Aiutatelo voi, io posso pensare al resto," disse lo spirito del vento, con un sorriso tranquillo. Gli altri tre si scambiarono uno sguardo e circondarono Io con rinnovata energia.

 

~~~

 

I colpi del drago rimbombavano nell'edificio, coprendo il rumore dei loro passi affrettati lungo il corridoio di pietra. Era solo una questione di tempo prima che riuscisse a sfondare la porta, ed il muro con essa, e ad intrufolarsi dentro.

Senza fiato, i tre arrivarono ad un'altra uscita. C'erano due guardie ai suoi lati, entrambe addormentate. En spalancò la porta: di fronte, ora, avevano una parete di rovi, compatta ed apparentemente impenetrabile. L'elsa della spada pulsò nella sua mano, suggerendogli con impazienza di tranciarli e scavarsi una via di fuga in mezzo alle spine.

Il ragazzo, per un attimo, considerò la possibilità di affrontare quei rovi, di aprirsi un varco in mezzo a quei rami appuntiti fino ad arrivare alle mura del castello. Avrebbero potuto proseguire le loro corsa oltre quelle mura, oltre la città lì attorno, per tuffarsi di nuovo nella foresta. Poi, però, si ricordò di Yumoto, Ryuu ed Io, intrappolati da quel mostro, di Gora e Wombat, addormentati da qualche parte nel castello, dei suoi genitori, e della famiglia di Atsushi, nonché di tutte le persone che, inconsapevoli, sarebbero rimaste alla mercé del drago.

"Dobbiamo trovare un modo per distruggerlo," disse Atsushi alle sue spalle.

En annuì, a corto di fiato dopo la lunga fuga. "Idee?" chiese, voltandosi verso Kinshiro. "Tanto per cominciare, che cos'è esattamente quell'essere?"

Lo spirito si era liberato della stretta di Atsushi sul suo polso e li guardava con aria indecifrabile. "È un drago creato da Zundar e sostenuto dal potere di qualsiasi spirito riesca a controllare. La sua forza e la sua forma dipendono dalla quantità e dalla qualità della magia di cui riesce ad impadronirsi."

En non batté ciglio. "Quindi se riuscisse ad impadronirsi della magia di tutti e tre gli spiriti, sarebbe la fine."

Kinshiro annuì.

"D'accordo." En si pettinò indietro i capelli, ancora cercando di riprendere fiato dopo la corsa. "Allora, come lo mettiamo fuori combattimento?"

Lo spirito lo guardò con occhi vuoti. "È un mostro creato dalla magia. Un semplice umano non può sperare di affrontarlo e vincerlo, soprattutto considerata la tua discutibile abilità nel maneggiare la spada," rispose quindi, asciutto.

En sbuffò. "Eppure, prima sono riuscito a colpirlo con questa."

Kinshiro osservò l'arma che l'umano esibiva, senza dimostrare particolare apprezzamento. "Per quanto magica sia, non può sopperire interamente alla tua inettitudine come spadaccino."

"Sicuramente tu sarai in grado di tenergli testa senza problemi, allora, visto che non sei un inutile umano," En gli ritorse contro.

L'espressione di Kinshiro si indurì. "Non posso affrontarlo da solo," ammise quindi. "Mi ha indebolito troppo."

Atsushi lanciò allo spirito un'occhiata colma di preoccupazione. "Non c'è nessun altro che possa fermare il drago oltre a noi, ora. Se non facciamo niente, distruggerà questo castello."

Kinshiro annuì. "E poi vi darà la caccia."

Per un attimo, tutti e tre rimasero in silenzio.

Atsushi continuava a guardare di sottecchi Kinshiro, ma stentava a trovare il coraggio di rivolgersi a lui. Lo spirito, tuttavia, parlò da sé.

"Non posso affrontarlo da solo, ma farò la mia parte."

"Come facciamo a sapere che hai davvero intenzione di combatterlo?" chiese En, chiaramente diffidente.

"Enny!" lo apostrofò allora Atsushi, severo. "Non è più controllato dal demone, non hai motivo di-"

"Fino a qualche momento fa, stava minacciando di ucciderci entrambi, Atsushi."

"Il demone ha catturato i miei amici, proprio come ha fatto con i tuoi. È mio dovere tentare di salvarli." Il tono di Kinshiro era asciutto, ma parlava guardando En diritto negli occhi, come a sfidarlo a mettere nuovamente in dubbio la sua effettiva volontà.

Il principe sostenne il suo sguardo per un momento ancora e poi, apparentemente convinto, annuì. "Per la seconda volta, quindi, come lo mettiamo fuori combattimento?"

Kinshiro sospirò. "L'unico modo di sconfiggerlo davvero sarebbe distruggere Zundar, e cioè distruggere la statuina in cui è imprigionato..." Inconsciamente, si portò una mano al petto ed alla tasca dove era solito tenerla. Tuttavia, era vuota. "Si trova al posto del suo cuore."

En guardò la sua spada. Poteva sentire la voce di Yumoto ripetergli le parole che aveva pronunciato quando gliel'avevano consegnata, solo pochi giorni prima. L'abbiamo forgiata con l'acciaio, il fuoco e la luce. In essa c'è un pizzico della magia di ognuno di noi. Non ti tradirà.

Era vero che era un pessimo spadaccino, ma era anche vero che si fidava degli spiriti. Doveva fidarsi di loro, perché era l'unico modo in cui avrebbe potuto salvarli.

"Questa lama può ferire il drago, l'ha già fatto. Dovrai distrarlo, così che io lo possa prendere alle spalle e trafiggerlo." Il principe guardò dritto negli occhi Kinshiro, che ne sostenne lo sguardo per alcuni lunghi istanti. Nonostante il viso fosse una maschera di calma impassibile, era chiaro che lo spirito fosse combattuto. Alla fine, quando parlò, lo fece abbassando appena il capo.

"Zundar non mi ha ancora lasciato del tutto libero, e non mi ha restituito la mia magia. Non sarò che una ridicola minaccia ai suoi occhi."

"Fa' solo in modo che li tenga puntati su di te," dichiarò En sbrigativamente, tornando indietro per il corridoio. I colpi si udivano ancora, ma non sembravano più provenire dalla porta che gli avevano chiuso in faccia. Stava tentando di entrare nell'ala principale del castello, quella dove era riunita tutta la corte. En accelerò il passo.

Atsushi si incamminò dietro di lui, ma dopo pochi passi si voltò verso Kinshiro. Non aveva un piano migliore da suggerire, perché erano completamente soli contro quel mostro e non c'era altra soluzione che affrontarlo prima che fosse troppo tardi. Tuttavia, avrebbe voluto avere a disposizione qualche attimo di più con l'amico appena ritrovato.

"Kin..."

Lo spirito lo fissò, senza dire nulla. Nella penombra del corridoio, i suoi occhi verdi rilucevano appena, ma era una gradazione diversa da quella dello sguardo del drago, un chiarore più caldo, quasi solo un riflesso delle sue iridi alla luce delle stelle.

Atsushi abbassò il capo. Non sapeva che cosa dire. Forse, Kinshiro lo odiava davvero, dopotutto. Forse non avrebbe mai potuto essere amico di un essere umano. "Sta' attento."

Lo spirito abbassò il viso a sua volta, ed i suoi occhi sparirono nell'ombra. Atsushi aspettò un paio di secondi, ascoltando En allontanarsi lungo il corridoio. Alla fine, si voltò e corse a raggiungerlo.

Kinshiro lo seguì in silenzio con lo sguardo. Non appena l'eco dei loro passi fu sparito in lontananza, si avviò nella loro stessa direzione. Non sapeva quanto tempo avrebbero impiegato i due umani ad arrivare alle spalle del drago, ma doveva sperare che fossero veloci.

Trovò il mostro ancora confinato nel cortile. La porta da cui erano usciti i principi e gli spiriti all'inizio era divelta, ed il drago stava prendendo a spallate il muro circostante, demolendolo poco a poco. Non appena Kinshiro mise piede nel cortile, però, si fermò per voltarsi verso di lui.

Già di ritorno? Troppa nostalgia? Il muso del drago era inespressivo, ma Kinshiro poteva distinguere il tono canzonatorio nella voce del demone. O è il momento della tua redenzione?

"Sono qui per liberare i miei compagni." La voce dello spirito era priva di espressione. Non si sarebbe lasciato provocare da Zundar. Il demone aveva avuto gioco facile con lui ed i suoi sentimenti, fin troppo, ma non gliel'avrebbe permesso di nuovo. Inoltre, anche se ora non era più nella sua testa, ogni sua reazione avrebbe potuto tradire le sue vere intenzioni.

Generoso, da parte tua. Come lo è coprire la fuga del tuo caro principe.

Kinshiro non rispose. La brezza notturna gli scompigliò i capelli, nascondendogli il volto. Tra le sue mani si materializzò un arco. Era nero, fatto d'ombra, ma non importava. Per lo scopo a cui serviva, sarebbe andato bene comunque.

Un potere che ti ho donato io... Pensi davvero che potrà funzionare contro di me?

Il vento cessò, e lo spirito alzò gli occhi verso di lui. Sapeva perfettamente che non avrebbe funzionato, ma questo non l'avrebbe fermato dallo scoccare la prima freccia. Il dardo di tenebra saettò fendendo l'aria del cortile. Il drago gli si scagliò contro, e la freccia si infranse contro le scaglie metalliche della bestia, frantumandosi.

Nel momento in cui si ruppe, la notte divenne ancora più nera, e le tenebre si fecero così spesse che anche il selciato svanì alla vista.

Che trucchetto inutile.

Silenzioso e veloce, Kinshiro si spostò, avvertendo lo spostamento d'aria causato dalla mole del drago lanciata contro l'edificio prima del boato dell'impatto. Poteva essere poco più che un mero trucco, ma gli consentiva di guadagnare tempo. Accecato dalle tenebre ed incapace di volare, non era che un'enorme bestia intrappolata tra le mura del cortile e Kinshiro era una preda molto difficile da catturare.

 

~~~

 

Non importava quanto potessero impegnarsi i tre spiriti; anche unendo le forze, non riuscivano a far arretrare l'involucro di luce che imprigionava Io a sufficienza per liberarlo. Anzi, più la luce regrediva, più il raggio che lo legava al nucleo si ispessiva.

Qualcosa stava cambiando, ora, nello spirito della terra. Ryuu, che era riuscito ad afferrargli una spalla, se ne accorse a causa dell'improvvisa consistenza granulosa di ciò che sentiva sotto le sue mani - il corpo di Io non sembrava più composto da carne e pelle, ma da sabbia. Sollevò una mano e abbassò gli occhi; a stento soffocò un grido d'orrore: le sue dita erano ricoperte da polvere d'oro.

"No!" Zundar aveva intenzione di assorbire tutto il suo potere, di prosciugarlo completamente, ma Ryuu non glielo avrebbe permesso.

"Ryuu!" Akoya si accorse troppo tardi di quello che stava succedendo, e quando allungò una mano per afferrarlo, l'altro era già fuori dalla sua presa.

Completamente circondato dalle sue fiamme, lo spirito si lanciò in avanti con rabbia ed impeto. "Non puoi averlo!" gridò, rivolto a Zundar, cercando di frapporsi tra la luce verde ed Io. Per un breve attimo, la forza del fuoco sembrò intaccare il raggio, facendolo tremare.

Poi, inevitabilmente, la lama di luce riuscì a fendere le fiamme, colpendo Ryuu. Lo spirito del fuoco, però, non si diede per vinto. Sentiva la voracità di Zundar, il suo disperato bisogno di energia penetrargli in corpo, raspando nel suo petto alla ricerca di un appiglio. Lo avrebbe trovato, prima o poi, ma Ryuu voleva tagliare Io fuori da quel legame a qualsiasi costo, prima che fosse troppo tardi. Strinse le mani a pungo, sentendo la fine sabbia d'oro scivolargli tra le dita, ed attaccò il raggio di luce con tutte le energie di cui disponeva.

 

~~~

 

I due principi indugiarono, prima di spalancare la porta ed uscire di nuovo nel cortile. En guardò Atsushi per l'ennesima volta.

"Sicuro?"

Il ragazzo annuì. Aveva recuperato una spada ed uno scudo da una delle guardie.

"Del semplice metallo non servirà contro il drago."

Atsushi sollevò un sopracciglio, severo. "So comunque tenere in mano la spada meglio di te."

En sospirò. "Vero."

Non dissero altro e, piano, aprirono la porta. Fuori, ad accoglierli, trovarono una compatta barriera di oscurità. Nemmeno le stelle erano più visibili, oltre la cortina di tenebre magiche. Tuttavia, sentivano il drago muoversi i fronte a loro nel cortile.

Accecata, la bestia artigliava rabbiosamente il selciato, frustandolo con la coda. Udirne i movimenti era semplice, ma riuscire ad avvicinarsi ad essa nel buio, senza far rumore, non lo era affatto. Alla fine, En si risolse a muoversi, sospingendo appena Atsushi.

Cautamente, si avvicinarono al drago. La spada di En emanava un bagliore fioco, mostrando i ciottoli sotto i loro stivali e, più avanti, il tenue riflesso metallico delle squame del drago che, nella luce calda della lama, erano dorate.

Atsushi ed En si sfiorarono le mani. Pochi passi, e sarebbero giunti all'altezza della spalla destra del drago. Tentare di colpirlo direttamente era troppo rischioso - non che il piano che avevano improvvisato non lo fosse, ma non avevano avuto tempo né idee per elaborarne uno migliore.

En scattò in avanti, guidato dalla luce della spada. Presto, il drago avrebbe notato il bagliore, ma non prima che En fosse riuscito ad affondare la sua lama nell'articolazione della zampa, rendendogliela inutilizzabile.

Incandescente, la spada affondò tra le squame e nella carne sottostante. Il mostro ruggì di rabbia e dolore, voltandosi indietro - ma sul cortile erano ricadute le tenebre. Tuttavia, ora udiva il rumore di passi e metallo dietro di sé.

Portando sotto di sé la zampa ferita, il drago inarcò il collo, girandosi solo quel tanto che bastava da spalancare le fauci verso il buio alle sue spalle. Nelle tenebre, improvvisamente si fece strada un bagliore aranciato, riflessi pulsanti che delineavano la sagoma dei denti della creatura, poi tutta la sua testa ed il terreno sottostante, crescendo fino ad esplodere in una fiammata che diede fuoco alla notte. Le fiamme si infransero sullo scudo dietro cui si era rifugiato Atsushi.

En trattenne a fatica un grido di frustrazione per l'imprevedibilità del drago e per l'inaspettato pericolo a cui era esposto l'altro principe. Avevano sperato che si sarebbe voltato ad udire i rumori provocati da Atsushi, poggiando su un arto ferito ed esponendosi così alla spada di En. Non avevano immaginato, invece, che si sarebbe messo a sputare fiamme così all'improvviso. Inoltre, se era in grado di fare anche una cosa simile, significava che aveva intrappolato anche Ryuu.

Spada in mano, En fu sul mostro, tentando di conficcargli la lama nel petto. Da qualche parte, nelle tenebre che tornavano a regnare con l'esaurirsi del fuoco, Atsushi lanciò un grido di dolore. Si udì il clangore dello scudo cadere a terra.

Il drago vide En prima che potesse riuscire a ferirlo e lo colpì con una testata che mandò il ragazzo lungo disteso a terra qualche metro più in là.

Riverso sull'acciottolato del cortile, il principe tentò disperatamente di muoversi, ma nell'immediatezza del colpo ricevuto non riusciva nemmeno a distinguere l'alto dal basso. I polmoni non gli obbedivano - gli sembrava di respirare fiamme, invece dell'aria notturna.

Il drago, ora, avanzava verso di lui. Poteva sentire l'andatura claudicante con cui si avvicinava inesorabilmente. En tentò di mettersi carponi per scappare, ma il braccio su cui faceva forza cedette e lui si ritrovò nuovamente steso a terra, incapace di raddrizzarsi.

Patetico.

"Non sei forse più patetico tu, Zundar, a lasciarti ferire da un umano?"

En sfregò il viso contro il selciato per riuscire a voltarsi. Davanti ai suoi occhi, nel buio, danzavano piccoli puntini luminosi che gli offuscavano la vista - anche se non c'era nulla da vedere, nelle tenebre. Almeno fino a che alcuni dei puntini non si aggregarono assieme, dando forma ad una figura - no, c'era davvero un bagliore in mezzo a tutta quell'oscurità.

Il principe sbatté le palpebre, cercando di mettere a fuoco l'apparizione. Aveva capelli sottili e luminosi come raggi di luna, ed il suo viso emanava un chiarore tenue come quello delle stelle.

Camminava verso il drago con sicurezza, tra le mani stringeva qualcosa - un arco, il cui profilo curvo rifletteva una luce dalla provenienza sconosciuta. Lo sollevò e incoccò una freccia. Il dardo attraversò le tenebre come una stella cadente, infrangendosi sulle squame del drago,

Quanto all'essere patetico, mi batti, Kinshiro. Queste tue frecce non sono che fastidiose punture di zanzara, fu la risposta, mentre il mostro si grattava via un altro dardo precariamente conficcato nella sua spalla. Nonostante ciò, i colpi continuarono a piovere sul drago.

En tentò di mettersi a sedere. Ora che riusciva nuovamente a respirare, sembrava aver anche riguadagnato un minimo senso dell'equilibrio. Doveva trovare Atsushi, e doveva riuscire a trafiggere il mostro. Ma per prima cosa, doveva rialzarsi...

Una mano gli afferrò una spalla nell'oscurità. "Enny," sussurrò un'ombra nel buio.

Il ragazzo si aggrappò al braccio di Atsushi, lasciando che lo aiutasse a rimettersi in piedi. Per un breve attimo, si appoggiò a lui, cercando conforto nel ritrovarselo di nuovo accanto.

Con la coda dell'occhio, videro aprirsi di nuovo le fauci del drago e rivelare le fiamme vive al loro interno che si accumulavano, pronte ad esplodere. Prima che eruttassero, però, l'oscurità era calata ancora una volta, e Kinshiro era sparito dentro essa. I due principi, però, avevano visto abbastanza.

En sentì la mano di Atsushi stringersi attorno alla sua ancora chiusa sull'elsa della spada, ed annuì.

 

~~~

 

Tutto era luminoso, terribilmente luminoso. La luce gli feriva gli occhi anche attraverso le palpebre serrate e pungeva la sua pelle, avvolgendola in un calore insopportabile – eppure era una luce fredda. Il dolore era distante, come se il suo corpo fosse congelato, insensibile.

Fu quindi sorpreso quando, sotto le sue dita, Io percepì un tepore nuovo, gentile. Al margine del suo campo visivo pulsava una luce diversa, aranciata, a tratti rossa. Andava e veniva, danzando sotto i suoi polpastrelli, come il battito di un cuore.

Io...

Lo spirito si costrinse ad aprire gli occhi sulle fiamme che ora danzavano di fronte a lui. Erano di una bellezza soffusa ed insieme abbagliante, e si muovevano con grazia, lambendogli gentilmente le mani ed il viso. In qualche modo, il fuoco aveva oscurato la luce tagliente che lo aveva immobilizzato, schermandolo da essa.

Afferra la mia mano!

Io indugiò per un attimo. Le fiamme si inerpicarono sulla sua pelle fino ad accarezzargli i polsi. Lo spirito, allora, strinse le mani ed il fuoco acquistò consistenza, prendendo la forma di dita affusolate, allacciate alle sue.

...Ryuu?

Nelle fiamme, si delinearono i contorni dell'altro spirito. Attorno alle fattezze delicate del suo volto, ciocche di capelli rosso fuoco si agitavano, ardendo. Io sentì una stretta al petto che nulla aveva a che fare con la magia che lo aveva reso prigioniero, da cui si era lasciato imprigionare - con Zundar, che si era insinuato in lui fin dal momento in cui avevano varcato la barriera magica a protezione della villa.

Ryuu, mi dispiace. Non sono stato abbastanza forte. Era stato una preda troppo facile, e si era lasciato catturare. Sul volto di fronte a lui, scolpito nelle forme volatili delle fiamme, passò l'ombra di un sorriso.

Sei stato fortissimo, invece, come sempre. Il sorriso si dissolse ed il viso di Ryuu si fece serio, e devi continuare ad esserlo, perché non è ancora finita. Devi andare.

Io sbatté le palpebre, mentre il significato di quelle parole stentava a farsi strada nella sua mente.

...Ryuu! Le fiamme svicolarono tra le sue dita e Io cercò di trattenerle, ma si disfarono tra i suoi polpastrelli come sabbia, disperdendosi nell'aria. Di fronte a lui, il fuoco arse più forte.

 

~~~

 

Ancora impegnato a scrutare le tenebre alla ricerca di Kinshiro, il drago vide arrivare il colpo troppo tardi, quando la lama della spada tracciò un arco di luce prima di conficcarsi nel suo petto. Il drago si ritrasse, incespicando quando una delle due zampe cedette sotto il suo peso, impedendogli di muoversi. Con un ruggito di frustrazione e dolore, tentò di scrollarsi la spada di dosso prima che penetrasse in profondità.

"Più a fondo!" incitò En, e spinse. Atsushi, le mani sopra le sue, strette sull'elsa, premette a sua volta. Le squame del drago erano un'armatura poderosa, e solo a poco a poco la lama riusciva a farsi strada tra di esse.

Il drago alzò la zampa ancora sana per tentare di afferrarli e strapparseli via, calandola sui due giovani. Prima che riuscisse ad arpionarli, però, venne intercettato da una seconda lama. La sagoma di Kinshiro era tornata a splendere fiocamente, mentre lo spirito impegnava tutta la propria forza fisica nel mantenere impegnati gli artigli del mostro lontano dai principi.

"Ancora!" fece En, appoggiandosi con tutto il proprio peso contro l'elsa e le squame del drago. La spada affondò, ma qualcosa di duro impediva alla punta di scendere oltre. Con un gemito di frustrazione, moltiplicò gli sforzi, ignorando il dolore alle mani ed al petto. Atsushi, accanto a lui, aveva il fiato corto ed il corpo premuto contro il suo, teso nello sforzo comune. Dovevano affrettarsi, non avevano che pochi momenti a disposizione, prima che il drago riuscisse a liberarsi di Kinshiro e li attaccasse.

Infatti, accadde tutto nel giro di una manciata di attimi. La lama di Kinshiro era ancora impegnata tra gli artigli del mostro, ed il volto dello spirito era teso nello sforzo di tenergli testa. Tuttavia, per quanto zoppo, il drago non combatteva solo con gli arti anteriori. Inarcò il collo, gettando all'indietro la testa, ed ancora una volta il bagliore cupo del fuoco che gli si preparava in gola delineò il profilo aguzzo delle sue zanne.

Resosi conto del pericolo, Kinshiro si disimpegnò, ma il drago alzò gli artigli su di lui per inchiodarlo al suolo e liberarsene una volta per tutte.

Nel chiarore che emanava dallo spirito, Atsushi lo vide vacillare, sbilanciato dal proprio sforzo nel disimpegnate la spada, e vide i profili ricurvi ed aguzzi degli artigli ergersi sopra di lui. Vide il ginocchio di Kinshiro piegarsi a terra. Le sua mani abbandonarono la presa sulle dita di En e sull'elsa della spada e, un istante dopo, urtarono contro lo spirito, spingendolo via di forza.

Quando gli artigli del drago calarono, al posto di Kinshiro, trovarono Atsushi.

Quasi nello stesso momento, il cortile buio venne inondato da una cacofonia di suoni diversi: il gemito di dolore di Atsushi, coperto dal grido di En, entrambi sopraffatti dal rimbombo del ruggito del drago, che era a metà il gorgoglio delle fiamme che si addensavano nella sua gola, pronte ad essere eruttate, ed a metà un urlo di sofferenza.

En non si rese conto di quello che stava accadendo. Improvvisamente, la resistenza sotto la sua arma era svanita ed attorno a lui si sprigionava un calore intollerabile. La lama affondò sotto la sua spinta disperata - da qualche parte, il principe avvertì, più che udire, il rumore secco di qualcosa che si rompeva, trafitto dalla spada.

Negli attimi che seguirono, tutto divenne confuso. Il calore investì En come un'esplosione, rendendolo cieco e sordo. Tutto ciò che sentiva era la durezza dell'elsa tra le sue mani, con la sua magia che lo rassicurava e lo teneva saldo dov'era. Quando il calore si dissolse, En si rese conto di essere inginocchiato a terra e di stare stringendo la spada al petto. Era tiepida, ora.

Gli ci volle un momento per accorgersi che, adesso, poteva di nuovo vedere. Le tenebre magiche si erano dissolte, illuminando il cortile vuoto, eccetto che per quelli che sembravano minuscoli sbuffi di fumo, che andavano lentamente dissipandosi nella notte. Sull'acciottolato, davanti a lui, era rotolata una statuina verde, con una lunga crepa lungo un fianco. Un tenue bagliore ancora pulsava ad intermittenza regolare, illuminando lo squarcio dall'interno, ma En non la degnò di un secondo sguardo.

Gettata a terra la spada, si rialzò su gambe tremanti, voltandosi con il terrore negli occhi, fino a che non distinse due sagome sul selciato dietro di lui - una stesa a terra, e l'altra china su di lei.

Il groppo che gli impediva di respirare divenne solo più stretto mentre incespicava per correre accanto a loro.

"Atsushi!"

 

~~~

 

Era successo tutto troppo velocemente perché gli spiriti riuscissero a rendersi conto di che cosa stesse avvenendo.

Un momento prima, Akoya e Yumoto stavano lottando disperatamente per strappare Io alla presa di Zundar. Poi, il fuoco di Ryuu era sembrato tagliarli fuori dalla luce verde, ed Akoya si era ritrovato tra le braccia il peso morto dello spirito della terra. Nell'istante seguente, tutto era esploso - la luce ed il boato, assieme, li avevano privati dei sensi e lanciati a terra, in un intricato cumulo di braccia e gambe.

Ora, Yumoto, Akoya ed Ibushi, addossati gli uni agli altri, riaprirono gli occhi a stento. Attorno a loro regnavano le ombre, e si ritrovarono a chiedersi stancamente se l'esplosione non li avesse anche accecati. Tuttavia, potevano vedere il consueto bagliore dorato circondare Yumoto, inoltre, le pareti che li circondavano rilucevano ancora fiocamente del chiarore verdastro.

"È finita?" chiese sottovoce Akoya, guardandosi attorno dubbioso.

Tra le sue braccia, Io si mosse, riprendendo a poco a poco coscienza. Akoya si rese conto di stare ancora stringendolo a sé, le braccia allacciate attorno alla sua vita, come aveva fatto per riuscire a strapparlo alla morsa di Zundar, e lo lasciò andare, aiutandolo invece a rimettersi diritto.

Lo spirito della terra si guardò attorno con smarrimento, ma subito la sua attenzione venne catalizzata dalla figura che giaceva davanti a lui, la testa reclinata sulle sue ginocchia.

"Ryuu!"

Quando mosse una mano per scuoterlo, scoprì che le sue dita erano ancora allacciate a quelle dello spirito del fuoco. Si chinò in avanti, per accarezzargli una guancia e pettinargli alcune ciocche di capelli scompigliati via dagli occhi. La sua pelle era tiepida.

Io si chinò ancora di più - lentamente, perché la testa gli girava, e si sentiva sul punto di svenire da un momento all'altro - fino a che i suoi capelli non solleticarono il naso di Ryuu. Gli strinse la mano.

"Ryuu."

Lo spirito del fuoco arricciò il naso, strizzò gli occhi, e finalmente li riaprì, ritrovandosi a fissare, quasi meravigliato, il volto di Io sopra di lui.

"Ce l'abbiamo fatta?" chiese in un soffio, stupefatto. "L'ho ricacciato indietro?"

"La statuina si è rotta," confermò da qualche parte sopra di lui la voce di Akoya. "Qualcuno l'ha infranta."

Ryuu si corrucciò, ma prima che potesse replicare, sentì lo spirito dei fiori ammettere, "ma sei riuscito a liberare Io prima che ciò accadesse ...nonostante ti avessimo detto di non fare di testa tua."

Lo spirito del fuoco sorrise. Sopra di lui, Io si accigliò, ma anche lui stava sorridendo.

"La finirai mai di agire senza pensare?" lo rimproverò sottovoce.

"E tu perché non mi ringrazi, invece di sgridarmi?" replicò, abbandonandosi in grembo ad Io.

L'altro spirito scosse appena la testa ed appoggiò la fronte contro la sua, dopo avervi depositato un bacio leggero.

Nel frattempo, Yumoto ed Akoya si erano alzati ed avevano mosso qualche cauto passo verso il nucleo di luce - o meglio, verso ciò che ne rimaneva. Il bagliore lo animava ancora ad intermittenza, ma era debole, ferito.

"È ancora legato a Kinshiro. Finché lo sarà, Zundar rimarrà in questo mondo," spiegò Ibushi piano.

Yumoto annuì. I palmi delle sue mani splendevano di una luce dorata che andava velocemente aumentando di intensità.

"Liberiamolo, allora," disse semplicemente, ed Ibushi annuì.

 

~~~

 

"Atsushi!"

Il principe sbatté le palpebre. La prima cosa che vide, sopra di sé, fu la volta stellata del cielo. Era bello tornare a vedere le stelle, dopo tutto quel buio, pensò, spostando gli occhi sul volto di Kinshiro, chino sopra di lui. Fu quasi con stupore che lesse il dolore e la paura negli occhi dello spirito.

"Atsu..."

Il principe realizzò che gli stava stringendo una mano tra le sue.

"Non è niente, Kin, non preoccuparti," disse, ma la sua voce suonava stranamente diafana, debole.

Tentò di mettersi a sedere, ma senza successo. Allora, portò la mano libera a sfiorarsi il ventre, e qui incontrò stoffa bagnata e calda. Alzò le dita davanti agli occhi, scoprendole nere di sangue. Il respiro gli sfuggì in un rantolo di improvvisa, terrificante comprensione. Nel suo campo visivo tornarono le stelle, poi comparve il volto di En, con la disperazione che gli si leggeva in volto.

"Enny..."

En cadde in ginocchio accanto a lui. Non sapeva che cosa fare; l'intero fianco destro di Atsushi era una confusione di sangue, brandelli di stoffa e carne lacerata. Il selciato sotto di loro era scuro ed appiccicoso. In fretta, il principe si tolse la casacca, premendo la stoffa contro il ventre del ragazzo, solo per sentirla inzupparsi nel giro di qualche istante.

Gli occhi di Atsushi vagavano intorno, incerti, spaventati.

"Mi dispiace," sussurrò. Faceva evidentemente fatica a respirare, e la sua voce era poco più di un mormorio affannato.

En gli posò un dito sulle labbra, invitandolo a tacere. Gli tolse gli occhiali e carezzò i capelli con una mano tremante. Spostò lo sguardo su Kinshiro, ma lo spirito sembrava congelato sul posto, troppo sconvolto per reagire. Dovevano fare qualcosa immediatamente, o sarebbe stato troppo tardi.

"Serve qualcuno... Qualcuno che ci aiuti," boccheggiò En, realizzando, mentre parlava, che nessuno sarebbe venuto ad aiutarli. Erano soli in quel cortile buio, in quel castello ancora addormentato.

Atsushi tossì. Aveva chiuso gli occhi, ora.

"Ehi, Atsushi, rimani con me. Ehi..." lo implorò En sottovoce ma, quando lo sollevò per stringerlo a sé, la testa del principe ciondolò di lato, abbandonata.

"No..." En lo voltò verso di sé, ancora sperando di vederlo riaprire gli occhi, ma il viso di Atsushi sprofondò nella sua camicia, inerte. "Aiuto!" chiamò allora nel silenzio, "Yumoto! Qualcuno...!" I suo occhi tornarono su Kinshiro, sul chiarore che emanava dai fili argentati dei suoi capelli.

"Aiutalo," disse quindi con urgenza, tentando di risvegliare l'altro dalla trance in cui era caduto, ma Kinshiro si limitò a guardarlo senza capire. "Tu sei uno spirito della luce, non è così?" Le parole di Io, pronunciate solo la sera prima, si fecero strada a forza nella sua memoria. "Tutti gli spiriti della luce possiedono poteri curativi, tu lo puoi salvare!"

Kinshiro trattenne il respiro. "Io... Non posso. Non sono più uno spirito della luce, da tanto tempo." Le parole gli bruciavano in gola, man mano che venivano pronunciate.

Non potrai più illuminare, ma solo generare tenebra. Non potrai più creare, solo distruggere. Non potrai più curare, solo uccidere.

Zundar gli aveva portato via la luce, ed affondava ancora le radici nella sua anima. "Non posso," ripeté flebilmente.

En lo guardò con occhi increduli ed affranti, ma poi affondò il viso nei capelli di Atsushi, cullandolo piano con un gemito di sofferenza. Contro il suo petto, i respiri del ragazzo si facevano sempre più flebili.

Kinshiro lasciò andare la mano che stringeva, la osservò cadere a terra, come un peso morto, e sporcarsi di sangue.

Non potevi proteggere il ragazzo, né da me, né da te stesso.

Chiuse gli occhi. Doveva fare qualcosa - doveva almeno provare. Li riaprì; sopra di lui, le stelle splendevano con forza nella notte estiva. Nonostante il gelo che era calato sulle sue membra e sul suo cuore, poteva quasi sentire il calore dei loro raggi accarezzarlo. Poi, tutto ad un tratto, quel tepore sciolse qualcosa dentro di lui.

Si allungò verso i due principi, scostando con fermezza il braccio di En. "Poggialo a terra e tienilo fermo," gli ordinò. Senza replicare, En fece come gli era stato detto.

Lo spirito posò lentamente le mani sugli squarci che dilaniavano Atsushi, toccando appena la pelle e la carne lasciate esposte. Poteva sentire, ora, il battito sempre più debole del suo cuore, la vita che lo abbandonava velocemente - la stessa vita che Atsushi aveva sacrificato per salvare lui, quando avrebbe potuto lasciare che Zundar terminasse l'opera che aveva iniziato decenni prima.

Sentì una nuova ondata di calore riempirgli l'animo, scorrergli dal petto lungo le braccia e condensarsi nella punta delle sue dita. Chiuse gli occhi, consapevole della luce che lo stava avvolgendo, la sentì traboccare e scaturire dalle sue mani, propagandosi nel corpo lacerato di Atsushi, riscuotendolo.

Con il flusso di magia, arrivò anche il dolore, in fitte sempre più intense che gli toglievano il fiato. Più espandeva il suo potere, più la sofferenza minacciava di squarciargli il petto. Sotto le sue dita, però, sentiva le ferite del ragazzo ricomporsi, il sangue asciugarsi, il respiro tornare a farsi forte.

Atsushi rinvenne con un grido di sofferenza, tentando inutilmente di liberarsi dalla presa di En, che lo tenne fermo, sussurrandogli parole di incoraggiamento e stringendolo saldamente a sé.

La magia continuò a scorrere, e Kinshiro avvertì degli sprazzi di pace in mezzo alle fitte di dolore. Poi, tutto all'improvviso, la morsa sul suo petto svanì completamente. Lo spirito lasciò che il suo potere confluisse nelle ferite del ragazzo fino a che non si richiusero, fino a che tutti e tre non si ritrovarono ansimanti ed esausti, semisdraiati sull'acciottolato del cortile.

En fu il primo a tirarsi su, per esplorare con trepidazione il fianco di Atsushi. Era ancora coperto di sangue, ma era secco, adesso, e sotto i brandelli di stoffa lacera c'era pelle intatta e sana. Quasi incredulo, sollevò gli occhi su Kinshiro.

Lo spirito era carponi di fronte a lui, gli occhi chiusi ed il volto contratto per la sorpresa, una mano stretta disperatamente sul petto. Prima che En potesse avvicinarglisi, davanti a lui si materializzò un ago di luce verde, una scintilla fioca e pulsante, che rimase sospesa a mezz'aria per qualche momento, regalando riflessi freddi al volto pallido dello spirito, e poi si dissolse. Nel silenzio del cortile, si udì distintamente il rumore secco di qualcosa che si spaccava a metà.

Kinshiro si ripiegò su se stesso, privo di forze, ma, prima che cadesse a terra, comparvero due braccia a sollevarlo. Inginocchiato accanto a lui, Ibushi lo distese a terra, lasciando che la testa di Kinshiro riposasse sulle sue gambe.

Allora, En si voltò, il cuore colmo di un'improvvisa speranza. Nemmeno il tempo di finire di girarsi, e si ritrovò avvolto dall'abbraccio di Yumoto, che si affrettò subito dopo a chinarsi su Atsushi, per accertarsi che stesse bene.

Oltre lo spirito della luce, En vide comparire Io e Ryuu, così esausti da riuscire a malapena a reggersi in piedi e sorretti entrambi da Akoya. Lo spirito dei fiori, però, li abbandonò ben presto per andare a raggiungere Kinshiro, ed i due crollarono a terra, stretti l'uno all'altro, e sorridenti.

Yumoto aveva a sua volta spostato la sua attenzione su Kinshiro.

"Zundar se n'è andato," gli stava dicendo Ibushi. "Scomparso."

Kinshiro annuì, probabilmente troppo stanco per parlare. Il suo viso era bianco, esattamente come il tenue bagliore che lo circondava. Yumoto, presagli delicatamente la testa tra le mani, lo avvolse nel suo bagliore dorato nel tentativo di restituirgli un po' di energia, ma dovette fermarsi dopo qualche momento, finendo con l'appoggiarsi pesantemente alla spalla di Ibushi lì accanto, anche lui troppo esausto per continuare ad usare la magia.

En spostò alcuni capelli dalla fronte sudata di Atsushi. Il ragazzo era pallido come non l'aveva mai visto, sporco di terra e sangue, ma era vivo. Alzò gli occhi su di lui, strofinando leggermente il capo contro le sue dita, ed in risposta En gli accarezzò una guancia. "Questo è il mio Atsushi," gli sussurrò sottovoce. Non era mai stato bello come in quel momento.

"Gli hai salvato la vita," disse quindi a Kinshiro. "Grazie."

Lo spirito scosse la testa, come a dire che qualsiasi ringraziamento era fuori luogo. Poi, però, sentì qualcosa sfiorargli le dita e si voltò. Steso a terra accanto a lui, Atsushi gli stava stringendo la mano, offrendogli un debole sorriso. Con le poche energie che gli rimanevano, Kinshiro lo ricambiò. Poi, entrambi sollevarono gli occhi. Oltre alle teste dei loro amici ed ai tetti neri del castello, potevano vedere il cielo con le sue stelle - ed anche queste, ora, sembravano sorridere.

 

~~~

 

Trovarono una camera da letto vuota e vi si trascinarono. Doveva essere stata riservata a qualcuno dei cortigiani più nobili, perché conteneva un ampio letto a baldacchino ed arredi lussuosi. Ai ragazzi, tuttavia, non sarebbe potuto importare di meno. Nella stanza da bagno adiacente, c'era una vasca con dell'acqua ormai fredda. La usarono così, perché chiedere a Ryuu di scaldarla, visto quanto esausto era apparso, sembrava una crudeltà.

En aiutò Atsushi a liberarsi dei vestiti insanguinati e sporchi e lo fece sedere su uno sgabello di legno accanto alla vasca. Con attenzione, prese una spugna ed iniziò a lavar via le croste di sangue raggrumato che ancora lo ricoprivano. Atsushi lo lasciò fare in silenzio, ad occhi semichiusi, rabbrividendo appena quando En gli passò la spugna sul petto e sullo stomaco per la prima volta.

Il più delicatamente possibile, En sciacquò via il sapone, scoprendo la pelle intatta dove, fino a poco prima, c'era stata una confusione di stoffa e sangue. L'unico segno che rimaneva, ora, erano delle chiazze di pelle un poco più chiara e liscia sotto il suo tocco delicato.

Gli tolse gli occhiali e, con pazienza, gli lavò e tamponò il viso ed i capelli, lasciando che le ciocche gli spiovessero gocciolanti sulla fronte, mentre provvedeva a cercargli un asciugamano e qualcosa da indossare a letto.

Quando venne il suo turno, invece, En si lasciò sprofondare nella vasca, incurante della temperatura dell'acqua. Anche i suoi vestiti erano luridi, intrisi di sudore e coperti di polvere e sangue. L'acqua fredda fu un sollievo per i graffi che gli ricoprivano braccia e gambe, oltre che per gli ematomi che si stavano formando un po' ovunque sul suo corpo. Non se ne curò più di tanto, comunque; forse Yumoto avrebbe potuto farli sparire, l'indomani.

Indossando la camicia da notte troppo corta che aveva trovato in uno dei cassetti, tornò verso il letto. Atsushi si era disteso voltandogli le spalle, girato verso la finestra. Fuori, a giudicare dalla scarsa luce che penetrava dagli spiragli delle tende, le stelle stavano svanendo; l'alba non era lontana.

En indugiò per un momento, prima di salire sul letto. Non voleva pensare a che cosa avrebbe portato il sorgere del sole, a quali altre prove l'avrebbero aspettato il giorno seguente.

A carponi, si fece strada tra le lenzuola verso Atsushi.

"Ehi," sussurrò piano, in tono forzatamente giocoso, "questo letto è anche più spazioso di quello che avevo nella torre. Non pensavo che anche andare a dormire potesse diventare faticoso."

L'altro, però, non rispose. En lo osservò per un attimo, apprensivo, finché non vide il profilo delle sue spalle venire scosso da un singhiozzo a stento represso. Allora, si chinò sopra di lui, scrutandone il viso contratto per il dolore.

"Atsushi," fece, allarmato, "che cosa c'è? Ti fa male? Devo chiamare-"

Ma il principe scosse la testa. "No," esalò a stento, "sto bene. Solo-" Non finì di parlare, perché un altro singhiozzo gli sfuggì dalle labbra, ed una prima lacrima gli rotolò lungo la guancia.

En lo scavalcò, distendendosi accanto a lui e circondandogli le spalle con un braccio per attrarlo a sé. Atsushi resistette per un attimo, ma poi nascose il viso nel suo petto.

"Mi dispiace," farfugliò in mezzo al pianto, "per quello che ti ho detto nel bosco, per non aver creduto..." Ancora una volta, i singhiozzi gli troncarono le parole in gola. En sentì la sottile stoffa della camicia impregnarsi delle sue lacrime. "Ho avuto paura."

Gli era piombato addosso tutto all'improvviso - il litigio con En, quanto aveva scoperto su Kinshiro, la prigionia nella villa, gli incantesimi malvagi a cui aveva assistito, il timore di non vedere En risvegliarsi, l'attimo di terrore nell'immaginare Kinshiro dilaniato sotto i suoi occhi, il dolore fisico delle ferite. La fronte premuta contro il petto di En e le dita che stringevano spasmodicamente un lembo della sua camicia da notte, Atsushi pianse, mentre le braccia dell'altro gli si stringevano attorno, ed il principe affondava il viso nei suoi capelli.

Nel giro di due giorni, En aveva rischiato di perderlo per due volte. Gli aveva detto cose orribili. Aveva visto sparire Yumoto, Io e Ryuu sotto i suoi occhi impotenti, aveva visto il drago ferire Atsushi, l'aveva stretto a sé morente. Lentamente, una lacrima gli scivolò lungo il naso, atterrando sulla testa di Atsushi,

"Dispiace a me," sussurrò, sentendo una punta di sale sulle labbra, "ero spaventato a morte." Poi, non riuscì a dire altro, lasciando che il nodo alla gola che lo accompagnava ormai da tempo si sciogliesse nel pianto.

Rimasero avvinghiati l'uno all'altro, finché non ebbero esaurito le lacrime ed il sonno non ebbe avuto la meglio sulla stanchezza e sull'emozione.

 

~~~

 

Atsushi si svegliò accaldato e dolorante. La stanza era ancora in penombra, ma dai raggi di luce che filtravano dalle pesanti tende alle finestre si intuiva come fuori fosse pieno giorno. Lentamente, si districò dal groviglio di braccia e gambe che aveva formato con En durante il sonno.

L'altro ragazzo si mosse appena, ancora profondamente addormentato. Messosi a sedere, gli occhi di Atsushi indugiarono per qualche attimo su di lui. Anche nella penombra della stanza, si potevano intuire le ombre scure dei graffi e dei lividi che gli costellavano braccia e gambe. Se non altro, non sembravano turbare il suo sonno, ed En non diede segno di accorgersi di nulla nemmeno quando Atsushi gli accarezzò lievemente una guancia.

Il modo in cui dormiva era così diverso, ora, da quando lo aveva trovato nella torre, solo poche ore prima, disteso rigidamente sul letto, immobile. Adesso, En dormiva scompostamente tra le lenzuola, braccia e gambe disposte a caso, ad indicare come fosse stato avvinghiato ad Atsushi fino ad un attimo prima, l'orlo della camicia da notte che gli arrivava sopra le ginocchia.

Aveva pensato così tante volte, nel corso dell'ultimo anno, a come gli sarebbe piaciuto potersi risvegliare una mattina accanto ad En, in un letto invece che su un prato, in mezzo alla foresta. Non avrebbe mai osato sperare che il suo desiderio si sarebbe realizzato, e sicuramente mai avrebbe potuto immaginare che si sarebbe realizzato in questo modo.

Si passò una mano sul viso, sugli occhi ancora carichi di sonno. Gli sembrava di essersi risvegliato da un incubo infinito, anche se la pesantezza che sentiva nelle membra era troppo reale. Tutto quel rincorrersi di immagini - Kinshiro, il labirinto, gli incantesimi degli spiriti, quel drago mostruoso - niente sembrava più reale, in quella stanza, su quel letto disfatto. Niente, tranne En accanto a lui.

En, in quel momento, era più reale di quanto non lo fosse mai stato, ed Atsushi, il sorriso sulle labbra, si chinò per baciarlo - piano, questa volta, per non svegliarlo.



--

Note: come immaginavo, questo capitolo si è rivelato anche più difficile di quello precedente. Incredibilmente, però, siamo quasi alla fine, visto che il prossimo aggiornamento sarà l'epilogo!
Grazie come sempre a Yuki che beta tutti i capitoli a tempo record (sono io che ci metto troppo a scriverli) e a chi ha ancora la pazienza di seguire questa storia~

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Binan Kōkō Chikyū Bōei-bu Love! / Vai alla pagina dell'autore: MystOfTheStars