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Autore: eliseCS    16/04/2017    2 recensioni
(Il titolo è provvisorio al 39,4%)
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A 15 anni Eltanin Narcissa Malfoy scatena un incendio nell’aula di Pozioni e si ritrova a dover frequentare una scuola completamente nuova per imparare a controllare quei poteri speciali che hanno causato lo scottante incidente.
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A 15 anni anche Ella inizia a frequentare una nuova e strana scuola e scopre di essere quella che viene chiamata Quintessenza.
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In sintesi:
un rancore covato per anni, un Potter (volete indovinare voi quale?), veri amici e vecchie conoscenze; ed Eltanin ed Ella capiranno che alla fine sono più simili di quanto pensassero.
Ah, e non dimentichiamo il salto temporale, ma siccome l’autrice vuole fare la misteriosa non vi dice dov’è collocato e dovrete capirlo da soli...
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Nell'introduzione è stato nominato un salto temporale di cui non verrà specificata la collocazione.
Leggere attentamente il capitolo :)
 
 
 
Capitolo 4
 
 
 
Le vacanze di Natale passarono in fretta, e prima che potesse rendersene conto Ella era già di ritorno ad Antiques.
In realtà i sentimenti che provava al riguardo erano contrastanti.
Se da un lato era dispiaciuta di aver lasciato di nuovo la sua famiglia, dall’altro aveva tirato un lungo sospiro di sollievo non appena aveva rimesso piede nella sua piccola e accogliente casetta.
 
La villa dove aveva abitato con la sua famiglia prima di cominciare a frequentare l’Accademia, quella dove ritornava ogni volta per le vacanze, per quanto grande, dopo un po’ sembrava soffocarla.
Forse perché ormai già da qualche anno era abituata ad abitare da sola e ad avere la sua indipendenza, non lo sapeva bene neanche lei.
Stava di fatto che a lungo andare, con i suoi genitori sempre appresso e i domestici che spuntavano fuori quasi a ogni suo passo, cominciava a sperare che il tempo accelerasse per anticipare il suo ritorno al piccolo paese.
 
 
 
Anche all’inizio era stato così.
Il fascino dell’Accademia aveva avuto un effetto così potente su di lei che ogni volta che si prospettava un periodo di vacanza durante il quale tornare a casa storceva il naso.
Per non parlare poi della prima volta in assoluto che era tornata a casa per le vacanze estive dopo il suo primo anno trascorso a scuola.
 
Era cambiata, non solo come persona ma anche fisicamente.
L’aspetto da bambina sembrava averla completamente abbandonata lasciando il posto a quella che ormai era in tutto e per tutto una giovane donna.
Probabilmente anche a causa delle sua affinità per tutti e quattro gli Elementi (della quale parleremo più avanti, N.d.A.) il suo dono si era manifestato abbastanza tardi, precisamente quando lei aveva già compiuto quindici anni; e se nella scuola che aveva frequentato fino a quel momento i ragazzi la consideravano alla stregua di un manico di scopa, quando era tornata a casa si poteva ben dire che avesse finalmente tutte le curve al posto giusto.
Ma c’erano stati anche altri cambiamenti.
Come spesso accade comunemente nei bambini i suoi occhi avevano cambiato colore diventando più scuri e penetranti di quanto già non fossero, pur mantenendo la loro calda tonalità di marrone, e anche i capelli, prima molto più chiari, avevano assunto una definitiva tinta che tendeva al biondo cenere.
Durante quei mesi i suoi poteri erano sbocciati, e lei con loro.
 
Il fatto che davanti alle facce quasi sconvolte della sua famiglia fosse scoppiata a ridere era un buon indicatore di quanto fosse cambiata anche caratterialmente.
Molto probabilmente prima non si sarebbe mai sognata di ridere dei suoi genitori, adesso non aveva neanche provato a trattenersi.
 
Aveva solo alzato le spalle quando l’anno successivo, tornata a casa con un tatuaggio, suo padre le aveva letteralmente urlato contro per quelle che a lei erano sembrate ore.
Il fatto di essere stata messa in punizione durante le vacanze, all’età di sedici anni per di più, non l’aveva toccata come sarebbe successo qualche anno prima - senza contare che in realtà lei non era mai stata messa in punizione.
Peggio per loro e meglio per lei: il tatuaggio era il risultato dell’aver chiuso il Cerchio, la prova tangibile del meraviglioso rapporto che legava lei, Zephyr, Felyx, Cristal e Liam.
In più chiusa in camera per conto suo aveva avuto più tempo per allenarsi e fare i compiti in santa pace senza distrazioni.
 
 
Il settimo e l’ottavo anno, invece, era stata perseguitata da un quasi costante senso di colpa per come si era comportata gli anni precedenti.
Si rendeva conto che passando quasi tutto l’anno fuori casa, all’Accademia, era come se avesse escluso la sua famiglia dalla sua vita.
Se quindi prima era rimasta concentrata sempre su se stessa, in quegli anni si era impegnata per non mancare neanche una festività, per tornare a casa ogni qualvolta le fosse possibile.
Aveva fatto di tutto per farsi perdonare il suo comportamento degli ultimi due anni, reputando poi di esserci riuscita in modo abbastanza soddisfacente.
Aveva cominciato a raccontare ai suoi tutto quello che poteva, che le era consentito, per non farli più sentire così esclusi, e quelli avevano accolto il cambiamento ben volentieri: la loro figlia sembrava un po’ meno lontana.
 
 
La musica era cambiata di nuovo quando Ella era finalmente giunta alla fine del suo percorso scolastico.
I suoi genitori si aspettavano che la figlia, terminata la scuola, sarebbe tornata definitivamente a casa, verosimilmente pronta per trovarsi un lavoro nel mondo normale.
Nel loro mondo.
Erano rimasti spiazzati quando Ella era sì tornata a casa, annunciando però loro che la Preside le aveva offerto un posto all’Accademia come insegnante, mettendole addirittura a disposizione una casa tutta per lei in paese visto che gli alloggi al castello erano già tutti occupati.
Erano volate parole abbastanza pesanti quando era venuto fuori che Ella aveva in realtà già accettato l’incarico, tornando solo per comunicare la novità ai genitori.
Secondo suo padre era sprecata come insegnante, lei si meritava un lavoro più gratificante del fare lezione a ragazzini svogliati che non hanno voglia di impegnarsi e di starla a sentire.
Ella non aveva ribattuto come avrebbe voluto dicendo che in realtà dietro c’era molto di più, questo suo padre non poteva e non avrebbe potuto saperlo.
Alla fine il genitore si era comunque scusato con lei, dicendo di essere fiero di lei per aver trovato un lavoro così presto dopo aver finito la scuola.
Doveva essere davvero brava se la Preside in persona le aveva proposto quell’incarico.
Se era quello che veramente voleva era libera di farlo, a patto di continuare a farsi viva a casa regolarmente.
 
 
 
E così si ritornava a lei che rientrava dalle vacanze a casa dei suoi.
Quell’anno le erano sembrati più decisi che mai a convincerla a farla restare.
Ella gli era quasi scoppiata a ridere in faccia come quella volta di anni prima.
Non avrebbe rinunciato al suo lavoro e alla sua indipendenza: ormai si era abituata ai ritmi di Antiques, tornare ad abitare dov’era nata e cresciuta, per di più con i suoi tra i piedi ventiquattr’ore su ventiquattro, le sembrava una cosa assurda anche solo da pensare.
Per non parlare del fatto di trovarsi un nuovo lavoro.
Non che non ci sarebbe potuta riuscire se avesse voluto, ma lei amava quello che faceva, perché cambiare?
 
I tre anni successivi alla fine della scuola, lei come gli altri quattro, erano stati affiancati agli altri insegnanti in modo che potessero imparare a porsi nei confronti dei bambini dei primi cinque livelli e dei ragazzi dei successivi otto anni.
Erano diventati gradualmente sempre più autonomi finchè alla fine non erano stati pronti a proseguire il loro lavoro da soli.
E lo facevano egregiamente, tanto che non fu una sorpresa il fatto che riuscirono a diventare i preferiti di – quasi - tutti nel giro di pochissimo tempo, sia per la loro bravura e professionalità che per la giovane età che li aiutava notevolmente nel relazionarsi con i ragazzi.
 
Ella poi si faceva letteralmente in quattro per seguire chiunque avesse avuto bisogno di una mano con uno qualsiasi degli Elementi.
Era anche quella che più spesso seguiva i bambini dei primi livelli per insegnare loro a frenare i loro poteri in modo da non esagerare.
 
Prima della Prova del terzo anno i ragazzi sono infatti in grado di relazionarsi con tutti gli Elementi: quello con cui hanno maggiore affinità, che la quasi totalità delle volte è lo stesso che viene confermato come proprio durante la Prova, è quello che riescono a controllare meglio, ma con gli altri possono essere problemi.
Proprio per il fatto che Ella riuscisse a controllare tutti e quattro gli Elementi era sembrata la più indicata per spiegare ai bambini come riuscire a tenerli a bada in attesa di specializzarsi nel più affine dopo averlo scoperto durante la Prova.
 
 
 
La Prova.
Tanto attesa, tanto temuta, quando in realtà l’unica cosa che veniva richiesta ai ragazzi era quella di restare in piedi, possibilmente senza svenire per l’emozione.
 
La cosa era semplice.
Il ragazzo o la ragazza doveva entrare in una stanza preparata apposta per l’occasione e posizionarsi davanti al tavolo che vi è posto al centro.
Sono soli, eccetto che per i quattro professori che dirigono la Casa del proprio Elemento e la Preside.
 
Sul tavolo ci sono gli Elementi.
 
Una fiamma sospesa a mezz’aria per il Fuoco.
Un germoglio in un vaso per la Terra.
Una ciotola piena d’acqua, beh, per l’Acqua.
E l’Aria ovviamente c’è ma non si vede.
 
Se uno è destinato alla Casa del Fuoco riuscirà a toccare la fiamma senza problemi, facendola divampare prendendola in mano; in caso contrario si ritroverebbe con una leggera bruciatura e la fiamma che si spegne subito dopo.
 
Il germoglio reagisce immediatamente al tocco di chi sarà strega o stregone della Terra crescendo e fiorendo in una pianta rigogliosa. Se così non fosse il germoglio appassirebbe e il ragazzo certamente non sarebbe andato a far parte della Casa della Terra.
 
Se uno è affine all’Acqua quella contenuta nella ciotola si solleva in aria in una sfera davanti agli occhi di chi sta sostenendo la Prova, altrimenti quella si limiterebbe a rimanere indifferente all’interno del contenitore.
 
Per chi andrà a far parte della Casa dell’Aria solitamente è sufficiente entrare nella stanza.
Nel momento in cui il candidato entra, se è destinato all’Aria, viene accolto da un allegro venticello che gli farà provare l’ebbrezza di avere i piedi staccati da terra senza il bisogno di un mezzo per volare.
 
 
Di solito ogni ragazzo va direttamente davanti all’Elemento a cui pensava di essere assegnato (per evitare brutte figure ed eventuali scottature…) ma ogni tanto può capitare che alla fine l’Elemento da cui si viene scelti non è quello che ci si aspettava.
 
Come di certo Ella non si aspettava quello che era successo durante la sua Prova.
 
Le avevano spiegato tutto al riguardo, e lei si sentiva piuttosto tranquilla: qualunque fosse stato il suo destino a lei sarebbe andato bene, anche se, in fondo in fondo, lei si sentiva forse appena più predisposta verso il Fuoco.
Il fatto di ritrovarsi sollevata quasi addosso al soffitto non appena aveva varcato la soglia della stanza l’aveva colta di sorpresa.
Aria.
Non se lo aspettava.
 
 
 
Inizio flashback
Mentre lei cercava pian piano di tornare con i piedi per terra i professori avevano applaudito alla sua Prova terminata così velocemente.
Quello che non sapevano era che in realtà la Prova di Ella aveva appena avuto inizio.
 
Inciampando dopo che la forza di gravità aveva ripreso ad avere effetto su di lei la ragazza aveva infatti urtato il tavolino e la ciotola con dentro l’acqua.
Insieme ai cocci non ci furono però schizzi: sotto gli sguardi increduli di tutti l’acqua era infatti rimasta sospesa formando una sfera perfetta.
Il professor Ward, direttore della Casa dell’Aria e la professoressa Alice, direttrice della Casa dell’Acqua, si ritrovarono a rivolgere i loro sguardi interrogativi alla Preside.
Quella non aveva detto nulla, invitando invece con un gesto Ella a fare un passo in avanti in modo da avvicinarsi al vaso che conteneva il germoglio.
 
La ragazza aveva eseguito titubante, salvo poi ritirarsi subito dopo: le era bastato sfiorare quelle piccole foglioline e la pianta era come esplosa rompendo il vaso e crescendo fino a diventare un bell’alberello fiorito con tanto di radici che avvilupparono il tavolo che sembrò sostenerne il peso per miracolo.
La direttrice della Casa della Terra, la professoressa Laureen, aveva applaudito gioiosamente complimentandosi per la pianta rigogliosa che la ragazza era riuscita a far crescere.
 
Lo sguardo di Ella si soffermò infine sull’ultimo dei direttori, quello della Casa del Fuoco, Gabriel.
Seppure il loro rapporto fosse iniziato in modo non del tutto convenzionale, Ella aveva scoperto che se c’era qualcuno degno della sua fiducia quello era proprio lui.
Non a caso era stato proprio Gabriel ad andare a prenderla a casa dei suoi per portarla all’Accademia, lui a sopportare i suoi pianti e le sue lacrime quando alla fine, realizzando che tutto quello stava accadendo sul serio, era crollata per il fatto di essere stata strappata in modo alquanto brusco alla sua normalità.
Era stato lui a spiegarle per filo e per segno cosa sarebbe successo da quel momento in poi facendola riflettere sul fatto che i cambiamenti fanno parte della vita, e l’unica cosa da fare per poter andare avanti è affrontarli con coraggio a testa alta.
 
L’uomo non disse una parola e non mosse un dito, ma Ella non ne aveva bisogno per sapere cosa fare.
Quasi sapendo cosa sarebbe successo allungò la mano verso la fiamma galleggiante.
Non aveva paura, in cuor suo sapeva che non si sarebbe fatta male.
E infatti il fuoco scoppiettò allegro nel palmo della sua mano, quasi come un gatto che faceva le fusa per le carezze e le attenzioni ricevute.
Era… bellissimo.
 
Senza neanche rendersene conto la ragazza aveva cominciato a giocherellarci passandoselo da una mano all’altra e quello aveva risposto aumentando di dimensioni.
I professori fecero un passo indietro appena intimoriti nel momento in cui le fiamme cominciarono a propagarsi per la stanza, ma non erano fiamme dannose.
 
L’alberello e il tavolo erano rimasti intatti, protetti in parte dalla sfera di acqua che si era allargata a coprirne le radici mentre nella stanza sembrava essersi animato del vento che manteneva il fuoco allegro e vivace.
 
Ella era al centro di tutto.
Il centro di tutto.
Equilibrio perfetto.
Sorrideva, le mani appena alzate a lato dei suoi fianchi con lo sguardo perso nel vuoto e l’iride dei suoi occhi che aveva assunto una sfumatura dorata.
Ad un certo punto le sue braccia si abbassarono: il vento cessò, il fuoco si restrinse fino a tornare ad essere una semplice fiammella e la sfera d’acqua ritornò delle sue dimensioni di partenza. L’albero rimase dov’era.
La ragazza riprese coscienza di colpo guardandosi intorno stralunata quasi non si capacitasse di essere riuscita a fare tutte quelle cose.
 
La Preside congedò gli altri insegnanti invitando poi Ella a seguirla nel suo studio: avevano diverse cose di cui discutere.
Fine flashback
 
 
 
E così ad Ella era stato spiegato di essere una vera e propria rarità nel campo della Magia Elementare.
Lei non aveva affinità nei confronti di un solo Elemento, ma di tutti e quattro.
Lei era Quintessenza.
Non c’erano notizie di persone con un tale dono da secoli.
 
Il risultato della sua Prova spiegava finalmente anche lo strano comportamento che quattro studenti in particolare avevano dimostrato nei suoi confronti non appena aveva messo piede all’Accademia.
Quegli studenti altri non erano che Cristal, Liam, Zephyr e Felyx.
Nessuno riusciva a capacitarsi di come quei cinque ragazzi si fossero trovati a legare, loro che erano così diversi e frequentavano addirittura anni differenti.
 
Zephyr e Liam, entrambi al settimo anno, appartenendo a case di Elementi Opposti – Aria e Terra – non erano mai andati molto d’accordo, anche se forse quello era più per le loro differenze di carattere: Liam sempre serio e tranquillo, Zephyr esuberante al punto da essere spesso accusato di comportarsi come un bambino.
Lo stupore dei loro compagni era stato grande quando i due si erano offerti di far fare a Ella il giro della scuola portandolo a termine insieme senza aver battibeccato neanche una volta.
 
Felyx invece era un lupo solitario.
Aveva avuto una brutta esperienza quando il suo dono si era manifestato, rischiando di far andare a fuoco la casa dove abitava con sua madre e le sue due sorelline più piccole dentro.
Anche se al sesto anno aveva ormai ben imparato a controllarsi continuava comunque a mantenere una certa distanza da tutti, compagni di Casa compresi, per la paura irrazionale di ferirli anche involontariamente.
Vedere i due seduti vicini a pranzo, che ridevano e scherzavano come se fossero stati amici di lunga data, gli avevano fatto guadagnare più di qualche occhiata curiosa.
Qualcuno avrebbe potuto affermare che fosse la prima volta che vedeva il ragazzo sorridere senza l’ombra della sua solita preoccupazione negli occhi.
 
E infine Cristal.
Lei… beh, diciamo che i suoi compagni non avrebbero riservato parole molto gentili per descriverla.
Irritabile e irritante, pungente e fredda, maestra di sarcasmo, guardava tutti dall’alto in basso nonostante fosse alta solo un metro e cinquantasei.
Tutti preferivano starle alla larga piuttosto che rischiare di essere trattati da lei alla stregua di uno zerbino per scarpe, ed era stata soprannominata strega del ghiaccio dai compagni della sua stessa Casa.
L’intero corridoio aveva trattenuto il respiro quando Ella, camminando nella folla, l’aveva urtata per sbaglio facendo cadere i libri che la strega dell’Acqua aveva in mano.
E in effetti i presupposti per una delle sue epiche sfuriate c’erano tutti: gli occhi assottigliati in un cipiglio minaccioso, le labbra strette, le mani chiuse a pugno e i muscoli tesi.
Solo che nel momento in cui gli occhi delle due ragazze si erano incontrati Cristal si era rilassata di colpo.
Aveva liquidato con un cenno della mano le scuse di Ella raccogliendo da sola i libri e dicendo che erano state sbadate entrambe ma che con la confusione che c’era sarebbe potuto capitare a chiunque.
Si era subito resa disponibile se la nuova arrivata avesse avuto bisogno di una mano per qualsiasi cosa o per lo studio, visto che erano anche dello stesso anno, o semplicemente di un’amica con cui parlare.
 
Durante la settimana che aveva preceduto la Prova, durante la quale Ella aveva frequentato solo alcune lezioni di Controllo prima di poter cominciare a seguire quelle dei suoi coetanei, i cinque ragazzi si erano trovati inaspettatamente insieme in quasi tutte le occasioni di tempo libero, e avevano addirittura cominciato a consumare i pasti insieme: Ella sembrava essere l’elemento che tutti e quattro avevano in comune e che teneva insieme il gruppo, e dopo sette giorni di interrogativi finalmente si capiva il perché.
 
In quei pochi giorni si erano poste le basi per una amicizia destinata a crescere sempre di più, rafforzata ulteriormente quando l’anno successivo avevano deciso di chiudere il Cerchio.
 
 
Quella era stata una notte magica. Letteralmente.
Riuniti intorno ad un falò in una radura della foresta che cresceva al di fuori di Antiques nella quale passava anche un piccolo ruscello – tutti gli Elementi presenti a fare da testimone – i cinque ragazzi si erano presi per mano e avevano aperto il loro cuore gli uni agli altri.
 
Gli argomenti furono i più disparati: dal colore preferito ai cibi che non sopportavano; le loro più grandi paure e ciò che li rendeva davvero felici.
Avevano parlato delle loro famiglie, di come avevano preso il fatto che dovevano frequentare l’Accademia (eccetto Zephyr e Cristal che invece abitavano ad Antiques da sempre e avevano frequentato la scuola a partire dal primo livello), la loro vita prima dell’Accademia.
                                                    
Avevano spiegato le ragioni che stavano dietro al loro nuovo nome: ogni ragazzo, superata la prova, poteva scegliere se mantenere quello che aveva o cambiarlo in uno nuovo, anche semplicemente un soprannome, con cui sarebbero stati chiamati da quel momento in poi.
E, cosa importante, niente cognomi: erano solo loro e il proprio Elemento.
 
Felyx aveva scelto di chiamarsi così perché nonostante tutto la scoperta del suo elemento aveva portato nella sua vita quella felicità e spensieratezza che prima erano mancati, a partire dal fatto che suo padre se n’era andato di casa quando lui aveva dieci anni lasciando soli lui, sua madre e le sorelline di cinque e sei anni.
Aveva resistito un anno prima di scoppiare.
 
Zephyr aveva scelto il nome della brezza messaggera di primavera sperando che quello l’avrebbe aiutato a calmare il suo spirito turbolento, anche se fino a quel momento non aveva ottenuto chissà quali risultati…
 
Cristal voleva essere cristallina come l’acqua dei laghi di montagna - parole sue -.
Voleva che le persone la vedessero per quello che era veramente, senza fermarsi alle apparenze della ragazza antipatica con cui si mostrava come meccanismo di.
Lei non era una pozzanghera d’acqua.
Lei era fiume, lago.
Lei era oceano, con la stessa profondità e le stesse sfumature che si riflettevano nei suoi occhi blu.
 
Liam era l’unico che aveva mantenuto il suo vero nome: semplice e genuino come la terra su cui erano seduti, non aveva bisogno di nascondersi o di cambiare nome per essere chi era veramente.
Quello che gli avevano dato andava più che bene.
 
Ella aveva ammirato la sua scelta.
Lei aveva optato per una via di mezzo: era egoisticamente innamorata del suo nome e del significato che vi stava dietro, ne aveva perciò scelto uno che glielo ricordasse, per quanto fosse solo per l’iniziale.
La scelta finale era stata poi dettata anche per lei dalla necessità di semplicità.
Accettando di trasferirsi ad Antiques, di frequentare l’Accademia, aveva accettato una nuova sé, e per quanto ciò non avrebbe mai potuto cancellare chi era stata fino a quel momento era giusto che quel cambiamento venisse riconosciuto.
A casa i suoi genitori continuavano a chiamarla con il suo nome di battesimo, non sapevano del cambiamento, tanto che a volte le sembrava che in lei coesistessero due persone diverse.
Ma che la chiamassero in un modo piuttosto che in un altro lei restava sempre lei.
 
 
Quando la mattina seguente erano ritornati in paese, stanchi per aver trascorso svegli tutta la notte ma felici come non mai, all’interno del polso destro di ognuno vi era un tatuaggio.
Ognuno aveva la runa che simboleggiava il proprio elemento vergata in sottili linee nere, eccetto Ella che invece aveva le rune di tutti e quattro gli elementi tracciate in oro e collegate tra loro da alcune linee in modo da formare un disegno unico.
 
Il Cerchio era stato chiuso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Siccome secondo il mio modesto parere se io stavo ad aspettare le due recensioni voi sareste ancora ad aspettare il capitolo ho deciso di pubblicare ugualmente.
Mi è sembrato un buon regalo di Pasqua, che dite?
Avrei un avviso importante da fare.
Mercoledì parto: mi trasferisco in Inghilterra per lavoro e posso già immaginare che il primo periodo non avrò probabilmente neanche il tempo di respirare. Non parliamo poi della connessione internet wi-fi per collegare il computer e poter caricare i capitoli.
Quindi mi tocca dire che non so quando potrò tornare su EFP.
Badate bene che non sto dicendo che la storia rimarrà incompleta, diciamo che ci sarà un periodo di pausa – che io userò sicuramente per prendermi avanti con i capitoli – alla fine del quale spero di poter tornare ad aggiornare regolarmente la storia.
Ecco, avviso concluso.
 
Come sempre ringrazio coloro che hanno letto la storia, chi l’ha messa tra le preferite/seguite/ricordate e _purcit_ (che mi deve far sapere di che materiale vuole la statua per aver recensito tutti i capitoli fino ad ora).
Se qualcuno dovesse avere dubbi/perplessità/
orrori ortografici da segnalare non si faccia problemi, sono sempre felice di rispondere!
Spero davvero di poter tornare presto!
E.
   
 
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