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Autore: theastwind    17/04/2017    0 recensioni
E' una storia d'amore e d'avventura tra Nami e... il Rosso.
Ambientata nel lasso temporale collocato prima che la ciurma entri nel Grande Blu.
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Shanks il rosso
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
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2 – Prostitute
“Ehi! Mi senti? Come ti chiami, gioia?” Era la voce di una donna che profumava di vaniglia e violetta il cui viso Nami stentò non poco a mettere a fuoco; era appena rinvenuta e la donna che le stava accanto, perfettamente truccata e bellissima, aveva un ampio sorriso perlato e lo sguardo tenero e leggiadro che tante volte aveva visto negli occhi di Bellmer. “…Nami… – farfugliò - Mi chiamo Nami” . “Io Roxanne” - replicò la donna che doveva aver passato da un pezzo gli ‘anta’. “Ma si può sapere che t’è successo? Lascia perdere, hai l’aria di chi non mangia da giorni, prendi questo e aspetta un po’ che tra un’ora si mangia. – aiutò Nami a sedersi sul letto e le porse un pezzo di ciambella e un grande bicchiere di latte che lei trangugiò tutto d’un sorso, rischiando di soffocare: la donna la guardava col naso leggermente arricciato da un sottile disgusto subito sostituito da una franca risata a bocca larga. - Ah! Ah! Ah! Mi sa che non ci arrivi alla cena se mangi così...” Dopo aver divorato la ciambella, Nami si guardò attorno e scoprì un ambiente molto curato e pulito; era su un letto soffice e pieno di cuscini il tutto in un tripudio di tonalità del rosso e del rosa. Si scusò per aver sparso le briciole (che continuava a piluccare) sulle lenzuola immacolate e Roxanne riprese a parlare: “Senti piccola, tra meno di due ore comincio a lavorare e mi serve l’ufficio sgombro – disse facendo roteare la mano in aria con sarcasmo, indicando la camera da letto – ti ho preparato un bagno caldo e dei vestiti puliti, i tuoi sono da buttare. Quando hai finito, scendi nel salone di sotto che si mangia. Il bagno è lì!” - disse indicando una porta comunicante con la camera prima di uscire in tutta fretta. Nami non se lo fece ripetere due volte, si tuffò nella vasca, si strofinò a fondo immergendosi nei vapori del bagno più profumato della sua vita. Stentò a mantenersi sveglia e non poco l’aiutò il pensiero della cena che si avvicinava velocemente. Si asciugò e tornò a vestirsi in camera. Quando si osservò allo specchio con gli abiti che la signora le aveva lasciato comprese di essere in un bordello: non aveva mai visto una minigonna così “ascellare”, non si poteva muovere senza restare nuda e quella canottiera sembrava sottovuoto tanto era aderente. Si vergognava da morire ad uscire con quelli addosso, ma i suoi erano davvero da buttare via, quindi si fece forza e si decise a scendere. La casa era piuttosto grande e ci vivevano tantissime donne, tutte belle e ben curate: non che vi avesse mai pensato più di tanto, ma aveva sempre creduto che fosse un mestiere triste e che le donne lo scegliessero solo perché costrette dalla fame e dalla miseria. Non era cresciuta nel perbenismo, sua madre era una tosta: Bellmer era diventata un marine, aveva combattuto contro i pirati e le aveva insegnato a non bendarsi gli occhi con assurde credenze e pregiudizi… Su quelle scale infinite vedeva i volti, udiva le voci e sentiva i profumi di donne belle e giovani (alcune dovevano avere la sua età) che quella sera avrebbero accolto nei loro letti gente proveniente da tutto il mondo: delinquenti e uomini d’affari, commercianti e contadini magari in cerca di una botta di vita, mariti che scappavano da mogli impossibili e pirati, pirati e ancora pirati.
Più le osservava e più le ammirava, erano coraggiose e forti in modo diverso da Bellmer eppure gliela ricordavano tanto… “Se sapessero che ho bisogno di lavorare, mi offrirebbero un posto qui, ne sono certa… - pensò tra sé - sembrano così sicure e tranquille… loro sanno cosa fanno, però io… Alla sola idea che un pirata mi possa mettere le mani addosso… Ma che schifo! br…br…br” - e s’impose di non pensarci più, avrebbe sicuramente trovato un altro lavoro. Nel generale e frenetico andirivieni fermò una ragazza vestita solo di uno splendido completo intimo di pizzo blu notte e le chiese dove fosse il salone per il pranzo, lì sembravano esistere solo le camere da letto… La ragazza fermò la sua corsa, sollevò un sopracciglio e alla parola “salone” scoppiò a ridere. “E’ Roxanne che ti ha detto “salone”, eh? Non ancora si convince che è la bettola di un bordello… Scendi fino alle ultime scale e gira a destra, c’è un lungo corridoio che finisce con una scala a chiocciola. Non ti puoi sbagliare, è il posto più buio del palazzo…” - disse scappando via.
Nami percorse velocemente il tragitto incalzata da una fame tremenda e scese le scale a chiocciola pensando che la ragazza aveva detto bene: era proprio buio… infine aprì una piccola porta che dalle scale di sopra certo non si vedeva. A darle il benvenuto fu il forte odore di fritto misto ad alcol (che già cominciava a scorrere a fiumi) e fumo di sigari in pieno contrasto con le note dolciastre e balsamiche del bordello. Per non parlare della musica assordante di un gruppetto di strimpellatori su un palco rialzato che avrebbero dovuto essere arrestati già solo per il fatto di possedere degli strumenti musicali. Appoggiati ai tavoli e al bancone c’erano già i primi clienti, ma la serata non ancora decollava e se si parlava, ci si riusciva a capire: per questo sentì qualcuno chiamarla e vide Roxanne vicino ai liquori affaccendata con un paio di brutti ceffi, senz’altro pirati, sulla cui testa il governo doveva mettere una taglia già solo per le loro facce.
“Nami, che fai lì vieni, su! Non hai fame? Cos’è ti è bastata la ciambella? - le fece con un largo sorriso che lei, nonostante quei pirati e le vicende che aveva passato, riuscì a restituire. - Siediti qui – le disse indicando un posto dietro al bancone e lontano da quei campioni che stava servendo, quasi avesse intuito il suo disprezzo per loro – non ti daranno fastidio – continuò sottovoce – sono clienti di lunga data!” Le porse un abbondante piatto di carne e insalata, tantissimo pane, la frutta e l’immancabile ciambella con il latte di cui lei non fece restare nemmeno il ricordo sotto gli occhi divertiti e ironici della signora e dei due ceffi che già le sembravano meno disgustosi. Decise che Roxanne poteva aiutarla nel cercare un lavoro. “Grazie, signora – le disse con un sorriso – era una settimana che non mangiavo… - poi abbassando la voce – io non ho soldi con me, vorrei lavorare per ripagarla però…” “Ma stà zitta! – fece lei spazientita – era solo un po’ di carne!” “Grazie ancora – fece lei riconoscente e sorrise ripensando a quello che si era detta nel pomeriggio: “nessuno ti fa la carità!” – però, vede, io… – abbassando di più la voce – vorrei lavorare perché devo lasciare questa città e non ho soldi con me.” “Come vuoi, cara, qui c’è sempre lavoro per una donna… - disse lei sospirando mentre leggeva nello sguardo di Nami il timore di essere fraintesa – ho capito, ma tanto non te la farei fare lo stesso la puttana perché mi sa che non hai mai visto un uomo nudo nemmeno dipinto… Eh! Eh! Eh!” Nami sapeva di doversi sentire sollevata eppure era discretamente incazzata per tono derisorio della donna: “Lo so da me che non ho esperienza, vecchia gallina spennata, la tua è solo invidia perché sono più giovane e più carina di te!!” - rimuginava mentre già il rimorso l’assaliva pesando che Roxanne era stata molto gentile con lei e che, in fondo, era solo una battuta bonaria. Ma si irritava sempre quando la trattavano da mocciosa. “E allora che potrei fare?” – le domandò. “Mai fatto la cameriera? Sai servire ai tavoli? Prendere le ordinazioni? – s’informò la signora. “S-si, credo di sì, una volta ho lavorato nell’osteria di una mia amica, anche se solo per una sera…” “Allora per me va bene – concluse la donna – bada, però, - cambiando tono e diventando improvvisamente seria – che il difficile di questo lavoro è costituito dai clienti, avrai capito che qui arriva spesso la feccia dell’umanità. Se lavori come cameriera qui, non ti lamentare se ricevi pacche sul culo o volano le mani morte: i miei clienti non badano all’etichetta, sono sempre ubriachi e c’è una rissa ogni sera. Quando ti toccano o fanno commenti volgari, tu sorridi e vai avanti, se sculetti, fioccano le mance: con questa gente devi essere un po’ sgualdrina nell’animo.
La regola è: fagliela sognare a tutti e non darla a nessuno (se non pagano)” – concluse soddisfatta della sua filosofia. Nami sorrise pensando che il discorso non faceva una grinza e decise in un secondo che poteva farcela: l’unico problema era la paga, la signora non ne aveva ancora accennato e per lei era importante visto che una barca, per quanto piccola, costava tanto e avrebbe dovuto procurarsi alimenti, abiti di ricambio e libri di navigazione per tracciare una rotta che la riportasse approssimativamente nel luogo in cui era caduta. “Non voglio sembrarle ingrata – si decise Nami - ma posso sapere quant’è la paga? Ho un progetto da realizzare!” – disse con fermezza. La signora la squadrò per bene e disse: “Mi piaci, sei una tosta, vai diritto al sodo senza perdere tempo. La paga è di cento berry a sera e le mance sono tutte tue, puoi mangiare e dormire qui se non sai dove andare. Mi raccomando sii sempre carina e gentile coi clienti, sono filibustieri, ma portano un sacco di soldi: se ti comporti bene puoi realizzare il tuo progetto in pochissimo tempo. E vedi di non battere la fiacca! Le sfaticate mi fanno incazzare!” “Agli ordini!” – sorrise Nami mettendosi sull’attenti. Era stanca e la caviglia le faceva male, però era contenta e la signora le piaceva: avrebbe cominciato quella sera, la paga era molto buona, anche se non abbastanza per una barca in tempi brevi. Contava sulle mance e sapeva che prima o poi avrebbe trovato il pollo – pirata da ripulire della sua nave e dei suoi tesori.
   
 
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