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Autore: JEH1929    19/04/2017    2 recensioni
E così era stato deciso: avremmo abitato insieme.
Io mi ero gettata a capofitto nella novità senza pensare veramente cosa essa potesse veramente comportare, come mi succedeva sempre. Come al solito avevo riflettuto assai poco e così avevamo iniziato a visitare un appartamento dietro l’altro, quanto più vicini possibile all’università.
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“Sarò la tua sabbia, la tua erba, il tuo cielo, la tua felicità. Ti amo. Tua per sempre, Sana”
E mentre stringo fra le mani il libretto e non riesco a trattenere una piccola lacrima, che mi brucia gli occhi, penso a quanto la sorte possa essere ironica e a quanto sia facile che tutto ciò che pensavi avresti posseduto per sempre possa essere perduto in un millisecondo.
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Fanfiction su Sana e Akito e su quello che potrebbe essere loro successo dopo la fine del manga.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Aya Sugita/Alissa, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ovviamente neanche stasera riesco ad addormentarmi. Devo trovare una soluzione per riuscire a dormire almeno un po’ in questo buco. Il problema è che domani sarà il primo giorno di università e non ci tengo molto a presentarmi con gli occhi gonfi e lo sguardo annebbiato. Ho impostato due sveglie a breve distanza l’una dall’altra per evitare di fare tardi, però se non riesco neanche ad addormentarmi non ce ne sarà bisogno. Ripenso a come ho dormito bene ieri notte, tutto per colpa di Hayama… o grazie ad Hayama, è tutta una questione di punti di vista. Mi chiedo se, in camera sua, riuscirei a dormire di nuovo a sufficienza, in vista di domani. Prima che abbia il tempo di pensare, mi alzo ed apro la porta. Gomi non è rientrato dal suo locale, le sue pantofole ancora all’ingresso sistemate da Hisae in un moto di insolita dolcezza. Aya e Tsuyoshi, invece, dormono già, visto che domani avranno l’università. Mi avvicino alla porta di Hayama e la apro lentamente, attenta a non fare rumore. Lui dorme tranquillo. Dopo la sfuriata del pomeriggio e la mia triste uscita non ci siano più rivolti la parola, eppure soltanto adesso posso calmare il battito impazzito del mio cuore in ansia per ciò che mi riserverà la giornata di domani. Mi avvicino alla finestra, notando come le persiane e le tende siano perfettamente sigillante, visto che Akito ama dormire al buio più completo. Scosto leggermente la tenda e un raggio di luna penetra nella stanza.
Akito si muove e io mi irrigidisco, preoccupata di quale sarà la sua reazione nel trovarmi qui. Ma lui continua a dormire tranquillamente. Mi avvicino al letto e mi siedo sul bordo, attenta a non sfiorarlo, osservo i suoi tratti tranquilli alla luce della luna, privi del suo solito autocontrollo e della sua impassibilità. Sembra quasi un bambino indifeso a guardarlo così, mentre dorme. Allungo un dito, per togliergli un ciuffo dorato che gli ricade sugli occhi, ma rimango improvvisamente bloccata, quando i suoi occhi si spalancano e uno sguardo color ambra e tuttavia così freddo mi immobilizza al mio posto, seduta sul bordo del suo letto e con il braccio teso verso il suo volto.
- Cosa ci fai qui? – sibila freddamente.
- Non riuscivo a dormire. – balbetto, ritirando il braccio e arrossendo inconsciamente.
- Quindi, visto che nessun altro è disposto a condividere il letto con te, pensavi di venire dal buon vecchio Akito-kun e sfruttarlo? – il tono mi ferisce, finché non mi accorgo che sta dicendo le stesse cose di cui l’ho accusato io.
- Scusa. – mi alzo, diretta alla porta, cercando di uscire il prima possibile da questa situazione imbarazzante.
- Kurata?
Mi volto. Ha scostato le coperte e mi indica lo spazio vuoto accanto a lui. Sgrano gli occhi.
- Non riesco a dormire neanche io. – ammette alla fine e io so quanto questa ammissione gli stia costando.
Mi avvicino senza dire una parola a mi sdraio accanto a lui. Passa qualche secondo imbarazzante, prima che il silenzio venga interrotto, stranamente di nuovo da lui.
- In fondo siamo amici, no?
Annuisco, impercettibilmente, ma non so se lui se ne è accorto. Alla fine mi circonda la vita con un braccio, esitando leggermente. Quando si accorge che non gli dico niente e che anzi avvicino la testa alla sua sul cuscino, si rilassa e dopo qualche minuto lo sento respirare tranquillamente, come se si fosse addormentato. Mi stringo ancora più a lui e finalmente scivolo nel sonno a mia volta.
 
- Scusa, sei Sana Kurata?
Questa è stata la domanda che ha caratterizzato il mio primo giorno di università. Speravo davvero che nessuno mi avrebbe notata? Mi sono aggirata per le aule come un animale in gabbia, cercando di sfuggire alle occhiate fameliche di tutti gli universitari, lieti di avere come matricola la famosa star della televisione e del cinema. Sono sempre stata felice di firmare autografi e di fare fotografie con i miei fan, ma spero davvero che non saranno tutti così i miei giorni di università. Non sono riuscita a vedere Tsuyoshi e Aya, legge e scienze dell’educazione sono dall’altra parte del campus. Medicina, invece, non è molto lontana da dove mi trovo io, ma preferisco evitare di incontrare Hayama, specialmente dopo l’imbarazzante risveglio di stamattina, dove ci siamo ritrovati completamente abbracciati, i visi a pochi centimetri e le gambe intrecciate. Per fortuna almeno ci siamo svegliati prima di tutti gli altri, evitandoci scene spiecevoli davanti ai nostri amici con me che uscivo dalla sua camera. Non ho detto niente ad Aya e per adesso non intenzione di farlo. Magari dirò qualcosa a Fuka, visto che stasera vorrei chiamarla, anche se so quale sarà la sua reazione.
L’università di arte di Tokyo era una delle più antiche e famose della mia città e io, non avendo particolari capacità in nessuna materia, avevo deciso di iscrivermi a ciò che più si avvicinava alla mia visione della vita: l’arte e la musica. Essendo stata un’attrice fin da bambina, avevo una visione della vita prettamente artistica, inoltre probabilmente mi avrebbe anche aiutato nella mia professione, visto che non avevo alcuna intenzione di lasciare il mondo dello spettacolo. Mi ero presa una pausa, quanto lunga non aveva importanza, nonostante le proteste incessanti di Rei, che cercava in ogni modo di farmi tornare a lavorare e di rinunciare a frequentare l’università. Per fortuna avevo il sostegno di mia madre, che come al solito, mi incoraggiava qualunque fosse la mia scelta, ammesso che ci avessi prima attentamente riflettuto. E io lo avevo fatto, senza buttarmi sulla prima cosa che mi capitava, come a volte ero solita fare.
Dopo la presentazione della mattina, in cui ho cercato di tenere un profilo basso, riesco a conquistare un tavolo piuttosto riparato, all’ombra di un albero, fuori dalla mensa, nel cortile. Aya e Tsuyoshi hanno deciso di andare a trovare Hisae e Gomi durante la pausa pranzo, ma io volevo vedere che aria si respira qui, quindi magari andrò a mangiare con loro un altro giorno.
L’aria si è lievemente raffrescata, ma si sta ancora bene, dei lievi raggi di sole penetrano le foglie e raggiungono le mie spalle, lasciate scoperte dalla maglia leggermente troppo scollata che ho indossato questa mattina. Per evitare ulteriore imbarazzo ho acchiappato nell’armadio i primi vestiti che ho trovato e son fuggita nel mio sgabuzzino, per fortuna ho preso un paio di sobri jeans e non una gonna corta, quindi, nonostante la maglia non sarebbe quella che avrei indossato in condizioni normali il primo giorno di università, posso dichiararmi soddisfatta.
Mi concentro sulla mia porzione di riso, l’aspetto non è molto invitante, ma mi è sembrata la cosa migliore di tutta la mensa. Mentre assaggio il primo boccone, qualcuno mi si avvicina alle spalle e io sospiro, sfoderando un sorriso, pronta all’ennesimo autografo o all’ennesima foto.
- Scusa…
Mi volto e mi ritrovo davanti un ragazzo. È il ragazzo più alto che abbia mai visto. I capelli neri gli ricadono in un ciuffo sulla fronte che arriva a toccare gli occhi, altrettanto neri. È un bel ragazzo, anche se la sua bellezza è completamente opposta a quella di Hayama ed è diversa anche da quella di Naozumi.
- Sì, sono Sana Kurata e posso farti un autografo. – concludo al posto suo.
Il ragazzo mi guarda perplesso, come se non avesse capito quello che gli ho appena detto.
- Veramente volevo soltanto chiederti se i posti accanto a te sono liberi, visto che non riusciamo a trovare un posto…
- Oh.
- Però non c’è problema… - fa per allontanarsi.
- No, scusa… Fermo! Sono liberi i posti. – mi alzo e lo rincorro, afferrandolo per un braccio.
Lui si volta e mi sorride.
- Grazie, allora vado a chiamare mia sorella.
Gli lascio il braccio, imbarazzata e annuisco.
Probabilmente si sarà spaventato per la mia reazione e adesso porterà sua sorella il più lontano possibile da qui. Ma qualche minuto dopo lo vedo tornare insieme ad una ragazza. È così identica a lui da farmi sospettare che in realtà siano gemelli.
Quando si siedono il ragazzo mi sorride, mentre la ragazza spalanca la bocca non appena mi vede.
- Tu non credo abbia esattamente capito accanto a chi ci siamo seduti. – esclama, rivolgendosi al fratello.
Le sorrido.
- Ciao! – esclamo, tendendo la mano, - sono…
- … Sana Kurata! – esclama lei, entusiasta, - sono tua fan fin da quando giravi Kodomo no Omocha!
Il ragazzo ha ancora un’espressione confusa.
- Dai, la ragazzina di Kodocha! Ha recitato nel film di Ono “La villa dell’acqua” quando aveva dodici anni. – insiste lei.
Finalmente una scintilla di comprensione illumina gli occhi del ragazzo.
- Scusa – mi dice, - non ti avevo riconosciuta.
- Non ti preoccupare. – dico, scuotendo la mano.
- Non fare caso a mio fratello, non è uno a cui piace molto guardarsi intorno ed ha sempre la testa fra le nuvole. Comunque io sono Rumi, Rumi Ogino.
- Piacere.
- Hiroto Ogino. – si presenta il ragazzo.
- Te sei amica di Naozumi Kamura? – sempre la stessa reazione di ogni ragazza.
Mi trattengo dall’alzare gli occhi al cielo.
- Sì, io e Nao siamo amici da tanti anni adesso.
- Non è che…?
- No, non stiamo insieme. – mi affretto a smentirla.
Iniziamo a mangiare e lentamente Rumi si fa sempre più espansiva, al contrario di suo fratello, che si limita a rimanere in silenzio e a rispondere soltanto quando viene interpellato. Mi ricorda qualcun altro. Rumi mi racconta che lei e suo fratello vivevano fuori Tokyo, anche se non molto distanti e che si sono trasferiti qui per frequentare l’università. Rumi frequenta economia, mentre Hiroto, come me, frequenta arte e suona il pianoforte fin dall’età di cinque anni. Hanno sempre desiderato vivere a Tokyo e adesso condividono un appartamento, non è molto vicino all’università, ma in due non si sono potuti permettere niente di più.
Racconto che vivo in un appartamento con quattro miei amici che conosco da quando frequentavamo le elementari e con il mio ex ragazzo con cui mi sono lasciata da un anno e con cui sono diventata “amica”. Mimo le virgolette in aria e poi mi accorgo delle loro espressioni. Perfino Hiroto ha spalancato gli occhi stupefatto.
- Vivi con il tuo ex? – non può fare a meno di chiedere Rumi. Occhiataccia di Hiroto alla sorella.
Annuisco.
- La nostra relazione è sempre stata complicata. Ci siamo innamorati quando avevamo undici anni; quando poi ci siamo messi insieme, lui è dovuto partire per Los Angeles e quando è tornato stavamo ancora insieme. E siamo sempre stati insieme fino a un anno fa.
Espressione ancora più stupita. Non so perché stia dicendo così tante cose a degli sconosciuti, ma con loro mi sento così tranquilla, come se li conoscessi da sempre.
- E perché non state insieme anche adesso?
Hiroto guarda male Rumi per l’indiscrezione della domanda e finalmente lei sembra capire.
- Oh, scusa, non volevo essere invadente.
- No, non ti preoccupare. Comunque era semplicemente finita. Adesso siamo amici, quando non litighiamo, il che accade praticamente sempre.
- Non so come tu faccia. Se dovessi vivere con il mio ex, finirei per staccargli la testa.
Nel resto della pausa scopro anche che Hiroto ha una ragazza nel paese da cui provengono, ma che la relazione a distanza è complicata e che invece Rumi è totalmente “libera e spensierata, con tutta l’intenzione di divertirsi il più possibile”. Alla fine rientriamo per le prime lezioni pomeridiane, io e Hiroto ci sediamo accanto, non è un ragazzo molto espansivo, ma sembra simpatico e mi trovo a mio agio in sua compagnia. Inoltre i suoi sorrisi sono davvero molto dolci.
 
- Ciao a tutti! – mi precipito in casa come un vulcano in piena.
- Deduco che il tuo primo giorno sia andato bene. – Fuka, seduta sul divano, vicino a Aya e Hisae e con un sopracciglio alzato, mi rivolge un sorriso, facendo scoppiare a ridere le altre due con le sue parole.
- Ciao, Fuka! Che bello vederti, volevo proprio chiamarti!
Mi siedo accanto a loro.
- Allora a cosa dobbiamo la visita? – chiedo.
- Domani è il compleanno di Takaishi e pensavo di festeggiare anche con voi sabato prossimo.
- Dovevamo andare a festeggiare il nostro nuovo appartamento al locale di Gomi, perché non uniamo le due feste? – propongo.
- Buona idea! – esclama Hisae.
- Sapete quanto adoro combinare le feste!
Tutte e tre scoppiano a ridere.
- E tu, a cosa dobbiamo questa gioia inaspettata? – chiede Aya, facendomi l’occhiolino.
Arrossisco inconsciamente, se sapesse che anche stanotte ho dormito con Akito…
- Mi sono fatta due nuovi amici. Gemelli, una ragazza, Rumi, che è anche mia fan…
Fanno delle facce, come se fosse ovvio che sarebbe stata mia fan.
- … e suo fratello, Hiroto. Lei frequenta economia, lui invece fa arte come me.
- Mmmh, interessante. – Fuka si fa più vicina. – È carino almeno?
- Sì, bellezza classica: moro, occhi neri, sorriso dolce. Ma, prima che vi possano venire strane idee in mente, è fidanzato da ben due lunghi anni con una ragazza del suo paese.
- Pff, sappiamo quanto è poco probabile che duri una relazione a distanza…
Aya si schiarisce la gola, cercando di far notare a Fuka la sua gaffe, perché la mia relazione a distanza è durata per anni, senza che potessimo mai vederci, mentre Hiroto e la sua ragazza sono solo a poche ore di distanza. Alla fine Fuka si rende conto della mia espressione stranita.
- Oh, quello è diverso, voi due siete soltanto due testardi…
Come se quello che ha appena detto avesse un minimo di significato. Le lancio un’occhiataccia.
Rimaniamo ancora un po’ a parlare e a programmare l’uscita di sabato, poi Fuka decide di rimanere a cena visto che oggi Takaishi è tornato a Osaka dai suoi, per salutarli in vista del suo compleanno.
Quando ci sediamo a cena, l’atmosfera mi sembra più rilassata del solito, ma forse è perché io sono più rilassata del solito.
- Di’, Akito-kun, ti sei fatto qualche amico? – gli chiede Gomi.
Ci mette qualche secondo a rispondere.
- Forse.
Tradotto: no. Come del resto era prevedibile.
- Non ci hai neanche provato eh? – l’occhiataccia che Hayama lancia a Tsuyoshi è piuttosto significativa.
- Io ho conosciuto un paio di persone. – continua Tsu.
- Anche Sana si è fatta dei nuovi amici. – dice Fuka.
Prima che possa incenerirla con lo sguardo, sento un altro sguardo che mi incenerisce il lato sinistro del viso, ma quando mi volto nella sua direzione, Hayama ha già distolto lo sguardo.
- Una ragazza e un ragazzo. – continua Hisae, non so cosa abbiano in mente, ma non mi piace per nulla.
- Fratelli. – conclude Aya. Le lancio uno sguardo infuocato, anche lei è d’accordo con le altre? Lei mi lancia uno sguardo di scuse, come se l’avessero costretta. Non è una buona scusa.
- E Sana ha detto che lui ha un sorriso dolce. – insinua Fuka.
Adesso le labbra di Hayama sono visibilmente stirate in una specie di smorfia, anche se lui continua a mangiare imperterrito, ignorandole.
- Sì, ma è fidanzato. – intervengo.
- Perché non inviti anche Hiroto sabato? – chiede Fuka.
Al sentire quel nome Hayama sobbalza, senza riuscire a controllarsi. Non avevo pensato che era lo stesso nome di Naozumi nel film “La villa dell’acqua”.
- Non mi sembra il caso, ragazze. Lo conosco da un giorno e poi è fidanzato. – marco bene l’ultima parola.
Hayama si alza bruscamente dalla sedia.
- Dove vai? – chiede Tsuoyoshi.
- Esco.
Senza dire una parola di più prende una giacca leggera e si chiude la porta alle spalle.
- Che cosa gli avrà dato così tanta noia? – chiedo.
Tutti mi guardano con gli occhi spalancati, come se non capissero se sto dicendo sul serio oppure sto facendo la finta tonta, ma quando si accorgono che sono seria, iniziano a scuotere la testa.
- Non cambierai mai, Sana-chan. – dice Aya, mentre Gomi scoppia a ridere.

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Grazie per le recensioni e per chi mi segue! E scusate l'attesa più lunga del solito!
   
 
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