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Autore: fera_JD    20/04/2017    1 recensioni
Questa è la storia di una vita, che si intreccia con le vite di altri, crea legami e li spezza, cambia e influenza il mondo che la circonda come esso influenza lei. è una vita come tante altre, ma allo stesso tempo non lo è.
Dalla storia:"E per questo ti ritieni mia amica?"
"Non proprio per questo ma sì, ti ritengo un amico. O devo ritenere queste una amicizia unilaterale?" chiese lei con un cipiglio malizioso.
"No be... insomma... io..." balbettò lui in evidente imbarazzo. Di certo non era abituato a dichiarazioni di quel genere, be di nessun genere. Barbara nel vederlo così in difficoltà scoppiò a ridere, non riusciva neanche a guardarla negli occhi.
"Va bene così Smilzo! Non devi dire niente, ho capito." gli disse lei con un sorriso incoraggiante e Severus si arrischiò a incrociare il suo sguardo e all'improvviso l'ansia scemò via.>
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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10 dicembre 1981 7.30 AM
Severus non poteva crederci, quella ragazza era sparita già dal primo giorno. Era andato nella camera a lei assegnata che era appena sorto il sole, pensando di trovarla addormentata vista l’ora, ma quando era arrivato davanti alla porta l’aveva trovata aperta e la stanza era vuota. Dove diavolo era andata quella ragazza? Subito si era lanciato per i corridoi ordinando ai personaggi dei quadri di cercarla in ogni anfratto del castello. Che cosa aveva in mente? Voleva attaccare gli studenti o rubare qualcosa all’interno della scuola?
Non passò molto che un personaggio di un quadro a cui stava passando di fianco lo bloccò per informarlo che la mannara era nella biblioteca. Severus si accigliò a quella notizia, di tutti i luoghi che avrebbe potuto immaginare quello era l’ultimo in cui l’avrebbe cercata. Che ci faceva una stolta mannara nella biblioteca di una scuola di magia? Mentre si dirigeva a grandi passi verso il terzo piano del castello non potè non maledire ancora una volta Dumbledore per aver avuto quella stupida idea di assumere un branco di licantropi!
Arrivato tra i grandi ed innumerevoli scaffali della maestosa biblioteca di Hogwarts per la prima volta in tutta la sua vita pensò quasi di odiare quel posto che era stato il suo rifugio preferito nei suoi sette anni scolastici. Quel luogo era troppo grande e ricco di anfratti dove potersi nascondere, ci avrebbe messo una vita a trovare quell’idiota lì in mezz…
“Buongiorno Smilzo!” lo salutò la protagonista dei suoi pensieri sbucando all’improvviso da un corridoio con un gran sorriso.
Severus per la sorpresa non potè evitarsi di indietreggiare, già con la bacchetta in mano in un involontario gesto di autoconservazione che più di una volta gli aveva salvato la vita negli anni precedenti.
Barb a vederlo così agitato scoppiò a ridere, con quella sua risata sguaiata e senza freni che tanto irritava il professore di pozioni.
“Come facevi a sapere che ero io?” chiese il mago ricomponendosi.
“Dal tuo odore.” Gli rispose la mannara con tutta tranquillità. “Ormai lo conosco!”
Snape era quasi disgustato, odiava quella razza così animalesca e selvaggia. Agivano solo ascoltando l’istinto senza tenere conto della ragione, senza pensare… in effetti era ciò che più si avvicinava all’indole di Gryffindor. Avrebbe voluto andarsene, magari affatturandola ma il suo compito di sua guardia personale non glielo permise. Odiava Dumbledore per quell’ingrato lavoro che gli aveva affibbiato.
“che cosa ci fai qui a quest’ora?” chiese lui alla fine.
“Non dormo mai fino a tardi. Quindi ho voluto fare un giro per la scuola, ero curiosa!” rispose la ragazza con un po’ di imbarazzo.
Severus non potè non notare il leggero rossore che imporporò momentaneamente le guance della più giovane. Ne rimase stupito in un primo momento, in quell’istante non sembrava nemmeno la bestia che in realtà era, ma il ricordo della notte in cui l’aveva vista trasformarsi, seppur per metà e scagliarsi contro Potter e quegli altri idioti se lo rammentava bene. Non doveva abbassare la guardia, quella non era una ragazza normale.
“Bene, ora che hai finito di fare il tuo giro turistico” disse con tono duro il mago “sarà meglio che torni nella tua stanza. Ti ci scorto.”
“Come di già? Andiamo, ho visto neanche la metà di questo posto!” provò a protestare Barb superando il mago e continuando a gironzolare per la grande biblioteca.
“Appunto!” esclamò a sua volta Severus seguendola arrabbiato “Hai visto anche fin troppo! Una come te non sarebbe mai neanche dovuta entrare in questo luogo!”
Barb si bloccò quasi in un sussulto.
Severus si chiese se avesse toccato un nervo scoperto, forse l’aveva fatta infuriare anche fin troppo… silenziosamente estrasse la bacchetta pronto nel caso la ragazza decidesse di passare alle mani o meglio agli artigli. Ma Barbara non aveva cattive intenzioni o almeno non immediate a quanto sembrava.
“Perché sono un licantropo o perché prima ero una normale?” chiese voltando la testa verso di lui con un ghigno maligno.
“Normale?”
“Muggle, come li chiamate voi.” Spiegò Barb storcendo il naso a pronunciare quelle parole, ma continuando a camminare per i corridoi dandogli le spalle.
“Perché voi non li chiamate così?” chiese Severus continuando a seguirla.
“Personalmente non mi piace come suona “muggle”, si sente che ricorda di molto il nomignolo per stupido. È piuttosto offensivo per me, prima del morso anch’io ero una muggle.” Spiegò Barb guardandolo di sottecchi.
Severus la osservò in silenzio, non capiva cosa realmente le passasse per la testa, cambiava umore e atteggiamento troppo velocemente. Non riusciva a capire se le fosse quasi simpatico da come si comportava e da come si rivolgeva a lui con quel fare amichevole e certamente irritante, oppure quella fosse solo una facciata per il suo odio nei confronti suoi e dei maghi. Non era raro che i licantropi non vedessero di buon occhio la comunità magica, cosa che aveva portato molti di loro a trasformare e uccidere  maghi e streghe che si erano trovati sul loro cammino. Quella ragazza e il suo branco non avrebbero dovuto essere però di un genere così violento, o almeno così diceva Dumbledore. Ma di certo Severus non si era affatto sognato quell’astio nella voce mentre Barb parlava dei maghi.
Severus era totalmente immerso in questi pensieri quando la protagonista dei suoi problemi si bloccò all’improvviso voltandosi verso un particolare reparto della biblioteca che il giovane mago conosceva bene.
“Guarda Smilzo, questo è il tuo settore!” esclamò la ragazza entrando tra i due alti scaffali di libri “Pozioni, giusto? Sei il professore di questa materia no?” chiese cominciando a scrutare i titoli dei libri all’altezza dei suoi occhi.
Sul volto di Severus si disegnò una smorfia tra l’irritazione e il disgusto. Come se una sporca mannara potesse anche solo immaginare di conoscere una qualsiasi nozione dell’arte di un pozionista, ma comunque decise di risponderle sperando di farla uscire da lì il prima possibile. “Sì, è esatto.”
“Deve essere forte fare l’insegnante qui dentro!” esclamò la ragazza continuando la sua esplorazione. “Di certo avrete studenti molto più collaborativi e studiosi di quelli che bazzicavano nella mia vecchia scuola.”
“Non lo posso assicurare, anche qui ci sono delle buone teste di rapa.” Rispose Severus incrociando le braccia al petto seccato. “Perché pensi questa cosa?” chiese senza riuscire a frenarsi.
“Vuoi scherzare?! Con materie come pozioni, incantesimi, trasfigurazione anch’io mi sarei messa a studiare seriamente!” rispose lei ridacchiando.
Severus sogghignò per niente stupito “Non eri una brava studentessa?”
“Non molto… ok va bene, per niente!” rispose Barb facendo morire il sorriso perdendosi nei ricordi  “Non lo so, tutto quello che mi insegnavano mi sembrava una così grande stronzata che alla fine facevo il minimo indispensabile solo per passare l’anno e poi… be la scuola non è stata più un mio problema.”
“In che senso?” chiese Severus stranamente incuriosito.
“Ho abbandonato per… be cause di forza maggiore. Diciamo così.”
Un sorriso amaro si disegnò sul volto della ragazza mentre in quegli occhi color cioccolato passava un velo di tristezza e di ricordi nostalgici, ma quel velo venne presto scostato e Barb tornò a sorridere nel suo classico modo irriverente che Severus aveva imparato a conoscere. “Comunque lei non mi ha risposto Professore.” Disse Barb sedendosi salendo sul tavolo che si frapponeva tra i due scaffali con fare furbo “Non mi vuoi qui perché sono un mannaro o perché ero un muggle? O è per entrambe le ragioni?”
Severus si incupì davanti a quel sorriso strafottente, quella ragazza lo infastidiva sempre di più. “Entrambi.”
Barb ridacchiò amaramente scuotendo la testa scompigliando ancora di più i lunghi capelli castani. “Voi maghi…” Sembrava voler aggiungere altro, ma preferì cambiare argomento. “Ma dimmi un po’ Smilzo, se ti sto così tanto sulle palle perché sei qui con me?”
Severus fece una smorfia al ricordo della sera precedente quando il suo datore di lavoro gli aveva lanciato addosso quella trappola. “Il professor Dumbledore mi ha ordinato di tenerti d’occhio.”
Il ghigno di Barb si allargò ulteriormente a sentir dire quelle parole “Quel vecchietto è davvero scaltro, diamine! Fa tanto il nonno benevolo quando invece è proprio un gran bastardo!” ridacchiò la mannara.
“Attenta alle parole!” sibilò indignato il mago.
Barb alzò le braccia in segno di resa. “Lungi da me dall’insultare Babbo Natale!” disse sempre ridacchiando.
A Severus stavano per saltare tutti i nervi. “Senti tu piccola…”
“No, non ci credo!” esclamò la ragazza saltando in piedi e precipitandosi con una velocità sovrumana verso un particolare libro posto a pochi metri da loro su uno scaffale. Barb sfilò il libro dal suo scompartimento con gli occhi che esprimevano sorpresa mentre accarezzava il nome del libro con dita tremanti. Severus si avvicinò per vedere che cosa aveva attirato tanto la sua attenzione: non era un volume molto antico, anzi era una pubblicazione piuttosto recente per i canoni di Hogwarts, “Mille erbe e decotti per pozioni di difesa e svelamento” di Bernard Edwin Dungwort. Severus conosceva di fama quel pozionista, era un personaggio importante nel loro campo, il giovane mago si ricordava anche di aver letto e studiato quel volume al suo quinto anno per una ricerca personale. Un libro decisamente interessante e di grande utilità per lui, ma cosa poteva mai importare ad una persona come quella mannara? Eppure sembrava sfogliarlo con vero interesse…
“Lo conosci?” chiese Severus non credendo in una risposta affermativa.
“Cosa?!” esclamò Barbara tra lo spaventato e il sorpreso, cosa che non sfuggì al mago.
“il libro intendo.”
“Oh! Ah, no… non proprio ma… ecco lo posso prendere in prestito?”
“Cosa?!” ora era toccato a lui rimanere sorpreso.
“Dai! Per favore, giuro che lo riconsegno sano e salvo!” supplicò Barb congiungendo le mani in segno di preghiera e guardandolo con un fare da falsissima bambina innocente.
Severus non sapeva cosa rispondergli, avrebbe voluto darle un secco no come risposta, ma allo stesso tempo era curioso di sapere cosa ci volesse fare con un manuale di pozioni quindi alla fine la sua curiosità ebbe la meglio. Dopo quasi una mezz’ora il mago riuscì a convincere la ragazza ad uscire dalla biblioteca e Barb fu contenta di seguirlo trotterellandogli dietro con il suo libro stretto al petto. Stavano scendendo le scale verso la Sala Grande, visto che l’ora della colazione si stava avvicinando quando Barb gli rivolse ancora la parola dopo qualche minuto di un beneamato silenzio. “Ehi Smilzo, mi sbaglio o questa scuola cambia da sola? Sono sicurissima che quella scala laggiù prima portasse da un’altra parte.” Chiese Barb continuando a guardarsi intorno dubbiosa.
“Hai ragione. Questa scuola è magica, armature e quadri come avrai potuto vedere si muovono, le scale cambiano spesso posizione e ad alcune scompare un gradino al centro, come questa quindi saltalo perché non ti prendo se ruzzoli giù per tre piani.” Disse Severus saltando lo scalino maledetto imitato subito dalla mannara che però non potè non fermarsi un attimo ad osservare quella piccola illusione affascinata. “Poi ci sono alcune porte che non si aprono se non glielo chiedi in modo cortese, ad altre devi fare il solletico nel punto giusto e…”
“Aspetta sei serio?!” lo interruppe la ragazza ridacchiando all’idea di dover fare il solletico ad una porta.
“Ovviamente.” Sibilò Severus “Attenta anche ai fantasmi, soprattutto a Peeves il poltergeist… lui beh lo capirai quando lo incontrerai.”
“Fantasmi? Ah si li ho visti un paio durante la cena di ieri. Ne avete parecchi qui, non ne ho mai visti così tanti e così amichevoli poi! L’unica volta che li ho incontrati,  non sono stati molto gentili… ci hanno letteralmente perseguitato finchè non abbiamo lasciato la foresta dove dimoravano! Piuttosto noiosi a dir la verità…” raccontò Barb con una smorfia.
Severus si ritrovò di nuovo ad osservarla mentre la ragazza era impegnata a ricordare la sua esperienza con i fantasmi; era più bassa di lui di una spanna, i capelli scompigliati le davano un aria sbarazzina e selvaggia, gli intensi occhi marroni e la pelle olivastra invece sembravano renderla quasi esotica… forse aveva origini mediterranee, si ritrovò a pensare il professore di pozioni. Severus non poteva negare che quella ragazza non lo incuriosisse, infatti non a caso dopo quella notte di ormai di tre anni addietro si era ritrovato spesso a pensare alla mannara che lo aveva aiutato. Era comparsa all’improvviso dal buio della foresta e senza pensarci due volte si era scagliata su Potter e i suoi, e per cosa poi? Uscirne fuori sanguinante e senza nessun profitto. Severus posò lo sguardo sulla spalla della mannara ora pulita e coperta dal pesante tessuto di velluto dell’abito della McGonogall che le aveva prestato, ricordandola invece come quel pezzo di carne maciullata e sanguinante. Era così che l’aveva lasciata, seduta a terra da sola in mezzo al bosco con la spalla in un lago di sangue e un sorriso irreverente sul volto. Quell’immagine lo aveva tormentato più volte le notti successive e il suo volto trasfigurato dalla trasformazione si era unito già all’ampia collezione di personaggi dei suoi incubi che in quel periodo continuavano a fargli visita nel sonno. Non era stato un bel periodo quello… non che ci fosse mai stato un bel periodo da allora…
“Certo che questa scuola è davvero enorme!” esclamò Barb riportando Severus nel presente “Non credo che riuscirò ad esplorarla tutta in due settimane…”
“Non farlo allora.” Disse lui tornando nella sua maschera di indifferenza e cupezza “Non ho voglia di rincorrerti per tutto il castello, ho delle lezioni e degli impegni oltre che badare a te.”
“Non devi mica seguirmi ovunque.”
“Sì, che devo.”
“Certo che sei proprio serio Smilzo!” esclamò la ragazza mettendosi le mani sui fianchi con fare da mamma mentre lo guardava di sottecchi anche se tradiva un mezzo sorriso di divertimento. I due erano arrivati alla fine della scala e stavano svoltando l’angolo per raggiungere l’altra rampa che li avrebbe condotti alla scalinata di marmo della Sala d’Ingresso, quando due studenti tagliarono loro la strada mentre correvano per il corridoio trafelati.
 “Voi due, non correte per i corridoi!” esclamò Snape con rabbia, rimproverando i due bambini che appena sentirono la sua voce si bloccarono allarmati sussultando.
“Ci…ci scusi Professor Snape!” balbettò uno dei due senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi. Erano del primo anno della casa di Humplepuff, due di quelle teste di rapa che si ritrovava come studenti. Oh era davvero una meraviglia insegnare in quella scuola! Come no! Avere a che fare ogni giorno con quegli idioti gli si rodeva lo stomaco… e pensare che era solo al suo primo anno di insegnamento…
“Mi sembrano un po’ disorientati non trovi?” gli chiese Barb con un sorriso comprensivo mentre camminava verso i ragazzini che erano rimasti immobili a tremare come due stupidi davanti alla sua figura. Severus osservò la mannara chinarsi leggermente verso i due undicenni con un sorriso benevolo sul volto, ben diverso da quello sbarazzino e strafottente che rivolgeva a lui  “Ehi ragazzi, vi siete persi?”
“Ehm… sì, chiedo scusa…” ammise uno dei due diventando rosso per la vergogna.
“Ma figurati, chi non si perderebbe in questo labirinto! Dove dovete andare?” minimizzò Barbara allargando il sorriso.
“In Sala Grande per la colazione, signorina.”
“Perfetto, allora basta che ci seguiate, anche noi stavamo andando lì. Non è vero Prof?” disse lei volgendosi verso Severus con un sorriso incoraggiante. Il mago si accigliò per essere stato preso in causa e allo stesso tempo si stupiva di non aver sentito quello stupido nomignolo che la mannara gli aveva affibbiato.
“Sì, è così.” Ammise alla fine sospirando per la frustrazione “Seguiteci voi due, ma che non si ripeta. Bisogna essere davvero stupidi per non riuscire a trovare la Sala Grande.” Disse il professore di Pozioni affiancando Barbara e procedendo spedito per il corridoio mentre i due piccoli Humplepuff li seguivano contriti e in silenzio. Barb al suo fianco ridacchiò attirando la sua attenzione.
“Decisamente troppo serio.” Gli sussurrò lei con un sorriso divertito senza farsi sentire dai due studenti.
Quando arrivano in Sala Grande i due ragazzini fecero in fretta a filarsela verso il loro tavolo lanciando un saluto a Barbara e ignorando il più possibile il loro professore, non che Severus non ci fosse abituato e comunque poco gli importava. L’unica cosa che ancora non gli era chiara era perché Barbara non lo aveva chiamato Smilzo. Era un soprannome denigrante questo lo aveva ben capito anche se di certo era migliore di Snivellus dei suoi anni scolastici, ma se quel nomignolo serviva a denigrarlo perché non usarlo davanti a tutti?
“Ehi Prof, si può sapere che hai? Perché mi guardi in quel modo?” chiese Barb confusa. La stava fissando muto da un minuto buono e non se n’era nemmeno accorto.
 “Perché non mi hai chiamato come tuo solito?” chiese senza pensarci.
“Oh ti piace così tanto il tuo soprannome?!”
“Affatto.” Rispose lapidario Snape causando però solamente l’ilarità della ragazza.
 “Comunque è ovvio che non posso chiamarti Smilzo davanti ai tuoi studenti” disse lei abbassando la voce “Perderesti la tua scura aria da professore autoritario.”
Severus rimase senza parole.
“E poi” continuò la ragazza camminando verso il tavolo dei professori quasi saltellando “Voglio tenermi ancora per un po’ l’esclusiva sul tuo soprannome! Mi piace come suona!”
Severus non se lo aspettava, tanto che era rimasto immobile a fissarla come se fosse stato pietrificato lì sull’ingresso della Sala Grande, quasi non sentiva nemmeno quello che Barb gli stava dicendo in quel momento.
“Ma davvero dovresti essere un po’ più flessibile con quei poveri bambini, cavolo stavano tremando come una foglia quando ti hanno visto!” stava dicendo Barb prima di accorgersi che Severus non la stava seguendo “Ehi Prof! Forza datti una mossa, comincio ad avere una certa fame anch’io!”
Severus dovette scuotere più volte la testa per tornare presente a sé stesso, quella ragazza l’avrebbe fatto impazzire. Cercò di ricordare quanto quell’essere sotto forma di diciottenne potesse diventare pericoloso, a quanto la sua razza fosse mostruosa e a quanto lo disgustasse. Irriverente, stupida e fastidiosa ragazzina ecco quello che era! Come potevano un paio di frasi cambiare tutto quello? Non potevano, ecco.
Severus decise così di ignorare quel solitario battito che aveva percepito provenire dal suo cuore freddo e straziato al suono di quelle parole e alla visione di quel sorriso luminoso rivolto verso di lui.
“Mi piace come suona!”
Tum-Tum
11.15 PM
Il cuore di Barb aveva saltato un battito quando aveva trovato quel libro in biblioteca quella mattina: il libro di Bernard. Tra tutti gli innumerevoli volumi che quell’assurda biblioteca conteneva lei aveva trovato proprio il libro del suo vecchio amico; che inconcepibile e fantastica coincidenza! Barb non aveva mai creduto nel destino, anzi aveva sempre pensato che le cose accadessero per una qualche ragione di causa ed effetto. In fondo era sempre stata una ragazza pratica e poco incline al sognare ad occhi aperti o a credere in cose come il fato oppure ad un qualche disegno superiore… anche se gli eventi di quegli ultimi due giorni l’avevano fatta pensare non poco. Non era solo per il libro, ma soprattutto per lo Smilzo. Quale assurdo scherzo o magia li aveva fatti rincontrare per ben tre volte di seguito? Non avevano nulla in comune, lui era un mago e lei una mannara, lui un professore di una scuola di magia, lei era solo una vagabonda. Pure i loro passati erano diversi, lui era stato una spia di guerra, roba da film d’azione mentre lei faceva la sbandata a Knaresborough. Come era possibile? Più Barbara ci pensava, più non trovava una risposta.
La ragazza sbuffò guardando oltre la finestra alta e stretta della propria camera, oltre il vetro si stagliava un paesaggio di montagna tipico delle alture scozzesi, ricoperto di neve fresca che ammantava anche i tetti di  Hogwarts. Al pensiero di quel castello la ragazza sorrise, si ricordava la prima volta che Dungwort gliene aveva parlato: il vecchio mago aveva gli occhi che si illuminavano nel raccontare le bellezze della scuola e degli anni giovanili passati come studente tra quelle mura. Ora capiva perché Bernard la ricordava con tanto affetto e meraviglia, quel posto era davvero incredibile! Bastava vedere la camera che le avevano dato, sembrava di essere in un hotel a cinque stelle a tema medievale, aveva pure un bagno personale! Non aveva mai avuto un bagno tutto per sé! Barbara si ritrovò a ridere da sola in quella camera di lusso con il camino acceso che scoppiettava allegramente in un angolo della stanza. Tutto era magnifico ed incredibile, anche la compagnia non era male. Quei maghi si erano rivelati più amichevoli di quanto avrebbe creduto… beh ad accezione dello Smilzo con i suoi musi lunghi ed occhiatacce che tanto la divertivano. Al contrario di ogni buon motivo, le piaceva quello strano ragazzo o come minimo la divertiva irritarlo. In più il suo comportamento scostante e di cattivo umore le sembrava di certo il più sincero lì dentro. Non riusciva a credere a quei sorrisi imbarazzati e alle parole gentili degli altri professori, loro sapevano chi e cosa fosse e lei conosceva la paura dei maghi verso le persone della sua razza. Non riusciva a fidarsi di quei sorrisi, li credeva tutti degli ipocriti senza spina dorsale,  ma lo Smilzo era diverso, lui non aveva mai finto davanti a lei. Barbara aveva letto disgusto, rabbia, irritazione sul suo viso e quelle erano emozioni reali, poteva credere a quello in modo sincero.  La ragazza sorrise triste accarezzando il libro di Bernard, l’unico mago che forse non la vedeva come un mostro.
Chissà cosa stava facendo ora?
La mannara scosse la testa per allontanare il pensiero. Era inutile porsi domande che sapeva non avrebbero trovato una risposta. Sfogliò di nuovo il manuale di pozioni, aveva finito di leggerlo da poco anche se molte delle cose che aveva letto non le aveva capite, era un libro di magia avanzato e lei che non aveva mai tenuto in mano nemmeno una bacchetta di certo non avrebbe potuto comprenderle. Però chissà magari poteva chiedere delle delucidazioni allo Smilzo l’indomani…
Domani….
Barb guardò fuori verso il cielo notturno incrociando lo sguardo con la luna, le mancava solo un piccolo spicchio al suo completamento.
Domani notte ci sarebbe stata la luna piena.
Il suo primo plenilunio senza il suo branco. Sapeva di non correre pericoli né per sé stessa, né per gli altri ma il pensiero che sarebbe stata sola le faceva stringere il cuore. Non era più abituata alla solitudine.
La ragazza si strinse il libro al petto mentre si rannicchiava sullo stretto davanzale mentre  la bianca luce lunare illuminava la sua figura; una piccola mannara persa in una scuola di magia.
 
Note dell’autrice
Ok , prima di tutto un GRAZIE  a caratteri cubitali a BorderCollie che ha messo la mia storia nei preferiti e a Fra_Black e missiswolf03 che l’hanno aggiunta nelle seguite!!! Ancora mille grazie!!!!
Sperando che il capitolo vi sia piaciuto, come il rapporto di odio/ribrezzo/amicizia o forse qualcosa di più –chi lo sa?!-  che si sta creando tra Severus e Barb, eh eh!!
Alla prossima
JD 
  
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