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Autore: syila    21/04/2017    7 recensioni
“Io pensavo che voi sapeste sempre qual è la cosa giusta da fare”
“Siamo Immortali, non divini! Tu poi hai messo in crisi anche quelle poche certezze accumulate negli anni, perciò, se ti chiedi il motivo per cui evito di usare i miei doni su di te è perché...”
“Perché?” Yuuri sgranò gli occhi e trattenne il fiato, il suo tono accusatorio non lasciava presagire niente di buono.
“Perché ti amo Glupyy, ti amo troppo”
“Oh, Victor” da quel momento Yuuri decise d'infischiarsene delle regole di Sergej, socchiuse le palpebre e lo fissò a lungo prima di afferrarlo per il bavero del giaccone attirandolo a sé per baciarlo.
“Avrei dovuto farlo mesi fa quando mi hai offerto quel passaggio” e approfittando dello stupore suscitato dalla sua dichiarazione cominciò a liberarlo dalla sciarpa e dai primi bottoni.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Otabek Altin, Victor Nikiforov, Yakov Feltsman, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Sole a Mezzanotte'
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Capitolo III°

Qualcun altro ignorava cosa fosse questa tanto declamata virtù; la porta d'ingresso era stata presa d'assedio da una fitta gragnola di colpetti rapidi e secchi che lo distolsero dalle sue rosee riflessioni.
Chiunque stesse bussando aveva una fretta del diavolo.
È piuttosto in anticipo... Pensò abbassando le tende per nascondere gli ultimi barbagli del sole al tramonto Sarà in smania di festeggiare il Primo dell'Anno, ma stavolta la festa gliela faccio io... Nemmeno s'immagina il programmino che ho in mente per noi stasera.
“Hai di nuovo dimenticato le chiavi di cas... Oh cazzo!” Yuuri stava ancora sorridendo quando aprì di slancio la porta, ma il sorriso gli rimase congelato sulle labbra insieme alla ruvida interiezione nel momento in cui realizzò chi aveva davanti.
“Pensavo che voi giapponesi foste troppo educati per dire le parolacce!” Yuri Plisetsky sgranò gli occhioni verdi e portò le mani alle labbra simulando un'espressione scandalizzata “E davanti ad un minorenne poi!”
Dopo una drammatica pausa di silenzio chi gli stava di fronte cercò di recuperare la padronanza della situazione, mentre decine di domande, quasi certamente destinate a rimanere senza risposta, gli si affollavano sulla punta della lingua.
“Come... Come mai sei qui?” riuscì infine a verbalizzare, aggrappandosi alla stipite per non cadere a terra.
“Passavo per caso e ho pensato di venire a farti una visita di cortesia... Secondo te cosa ci faccio davanti alla porta di casa tua!” strillò “Devo parlarti!”
Lo sguardo terrorizzato di Yuuri corse per un attimo all'altro capo del corridoio, dove una pesante porta blindata proteggeva i sonni beati di Victor; ma erano ancora così beati?
Si era accorto del casino che stava facendo il Tigrotto?
E in quel caso: come avrebbe preso la simpatica improvvisata?
Nessuno eccetto Yakov, la domestica, l'autista e lo stesso padrone di casa aveva varcato la soglia dell'appartamento e doveva esserci un motivo di sicurezza dietro abitudini tanto riservate; Yuuri si era attenuto in maniera scrupolosa a questa regola e aveva evitato di dare l'indirizzo preciso del nuovo domicilio perfino ai suoi.
Lettere, pacchi, inviti, giornali arrivavano tutti alla portineria centrale dell'immenso complesso dove i suoi inquilini provvedevano al ritiro.
Questo portò alla domanda successiva.
“Co-come mi hai trovato?”
“Vi ho seguito” ammise con una tranquillità imbarazzante il biondino.
“Eh?”
“Due sere fa, tu e il tuo tipo siete usciti dall'Accademia di pattinaggio, vi ho visto, ho preso lo scooter di Georgi e vi ho seguito”
Yuuri era scioccato.
“Non me ne sono accorto... M-ma Insomma pedinare qualcuno non dovrebbe essere tipo... Un reato?”
“Umpf! Solo se sei tanto idiota da farti beccare! E voi due eravate troppo impegnati a mettervi le mani dappertutto per accorgervi di me” Plisetsky allungò il collo e cercò di sbirciare oltre le spalle del suo omonimo “A proposito dov'è il tipo? Vi ho disturbato? Posso entrare o no?”
“Il tipo ha un nome...” gli fece eco l'altro, scostandosi dalla porta per farlo passare, forse era una cosa veloce, magari Victor stava dormendo e se la sarebbe cavata con poco; le alternative contemplate erano tutte future notizie di cronaca nera.
“Si beh, mi fa piacere, però non sono venuto per lui” entrò guardingo come un felino che studiava l'ambiente per capire se era ostile e appena si affacciò all'open space esclamò “Cazzo! Aveva ragione il thailandese! Questo posto è roba da ricchi!”
“D'accordo” iniziò Yuuri con fare conciliante, deciso a sistemare la faccenda il prima possibile “quindi sei venuto per parlarmi...”
“Ehi! Levati quel tono compiacente di bocca Katsuki!” il Tigrotto si girò a fronteggiarlo come se gli avesse fatto chissà quale torto “Tu non puoi offrire la tua consulenza una tantum e poi sbattertene se la vita degli altri va a puttane! Quello che è successo è anche colpa tua!”
A proposito di turpiloquio...
Nell'edificio silenzioso la vocetta acuta del tremendo adolescente sembrava rimbombare dallo scantinato al tetto.
Oddiosantissimo fa che Victor dorma coi tappi nelle orecchie!
“Ti sembrerò poco perspicace, ma... Esattamente cos'è successo?”
“Mi hai messo tu in questa situazione! È colpa tua se Beka sta per tornare in Kazakistan!”



Pensavi sul serio di cavartela rifilandogli un paio di consigli da psicologia 2.0?
No, vero?
I ragazzini di oggi non sono così stupidi!
Deve avere a che fare col karma o con quella massima per cui se salvi la vita ad un uomo poi ne sarai responsabile fino alla fine dei tuoi giorni!
E lui a occhio e croce avrebbe dovuto badare al biondino per i successivi ottant'anni!
A meno che...

“Vieni, andiamo a sederci e parliamone un attimo...” diede un'ultima occhiata al corridoio deserto e poi chiuse la porta; mentre lo accompagnava di sotto si accorse di quanto fosse pallido; in effetti indossava solo un giaccone di panno e un'assurda cuffia leopardata, non aveva neppure i guanti e con l'arrivo del buio ormai erano scesi a meno trenta!
“Quanto sei rimasto lì fuori?”
“Uhm?”
“Quanto hai aspettato prima di entrare!”
Yuri si strinse nelle spalle “Ho atteso il cambio del turno in portineria, ho dato un'occhiata alle caselle postali per rintracciare edificio e piano, ho seguito un tizio fino all'ingresso e mi sono infilato dentro prima che la porta si chiudesse” sottolineò orgoglioso della sua prodezza.
“Vuoi prenderti una polmonite con questo freddo?” ribatté il giapponese alzando la voce.
Il Tigrotto, meravigliato dalla sua reazione spalancò gli occhi per un istante, quindi sogghignò divertito.
“Hah! Qui sei tu la mammoletta, io sono russo, sono abituato al freddo!”fu la spavalda risposta.
“Vedremo, vai accanto al camino, intanto ti preparo un te caldo” il tono non ammetteva obiezioni e in fondo l'idea di scaldarsi davanti al fuoco non era poi malvagia; perciò Yuuri se la cavò con un sordo brontolio di disappunto da parte del più piccolo.
“Tieni” gli porse la tazza fumante insieme ad un piatto di biscotti, il ragazzino li fissò, poi piantò le iridi smeraldine sul suo Ospite sbraitando “Ti sembro un tipo da te delle cinque, da merletti, chiacchiere e biscotti?”
I biscotti però te li mangi... Yuuri alzò un sopracciglio nel notare con quale voracità ingurgitava i pasticcini, probabilmente aveva saltato il pranzo per riuscire ad intrufolarsi nel loro complesso residenziale.
Era sul punto di chiedergli conto dei suoi problemi esistenziali quando il rumore della serratura all'ingresso lo fece impallidire e scattare verso le scale.
“Torno subito!”
Il Tigrotto, impegnato a strafogarsi di dolci, nemmeno si accorse del suo allontanamento e Yuuri raggiunse la porta proprio nell'attimo in cui Victor metteva piede all'interno.



Il padrone di casa venne preso, spinto accanto alla parete dell'anticamera e quando accennò ad una protesta l'altro gli chiuse la bocca con la mano.
“Ssst!”
“Diamine... Che succede?” bisbigliò il russo appena Yuuri glielo permise.
“Non... Siamo... Soli!”
“Si beh, lo dico sempre io, sette miliardi di persone cominciano ad essere troppe, si sta stretti su questo pianeta” Victor ridacchiò all'espressione spiritata del suo amato.
“No! Non siamo soli... Qui! In casa!”
“Ohi-ohi! Davvero?” l'uomo sorrise e gli fece cenno di attendere un attimo, arrivò fino alla balaustra e vi rimase il tempo necessario ad inquadrare il ragazzino biondo accampato in salotto, poi tornò sui suoi passi in perfetto silenzio.
“Yuuri... Mi hai portato la colazione...” Sussurrò ammiccandogli sotto le palpebre socchiuse “Audace, non me lo sarei aspettato da te”
“M-ma che! Che stai dicendo!” il giovane giapponese strabuzzò gli occhi “Non è la tua colazione! È Yuri Plisetksy!”
Victor sembrò fare mente locale, poi le sue labbra si stirarono in un sorriso compiaciuto “Una colazione col pedigree allora! Vincitore dei Campionati Juniores, medaglia d'oro al Grand Prix, medaglia d'argento ai Mondiali...”
“Victor!”
“Scusami, è più forte di me solnyshko moyo” l'altro cominciò a sghignazzare “la tua espressione spaventata è irresistibile, com'è entrato? E soprattutto come ci ha trovato!”
“Gli ho aperto la porta...” sospirò “E lui ci ha seguiti un paio di sere fa, quando siamo usciti dall'Accademia di pattinaggio”
“Chi è quel moccioso? Un pattinatore o un agente del KGB?”
Yuuri allargò le braccia “Vuole parlarmi, gli serve un consiglio... personale! Non me la sono sentita di lasciarlo fuori”
No, certo, non era da Yuuri abbandonare qualcuno nei guai, che fosse a due o a quattro zampe, col pelo, le ali o avesse un caratteraccio orrendo come il marmocchio prodigio.
“Sei sicuro? Nell'ambiente ha una pessima reputazione: è violento, sboccato, aggressivo e...” alzò l'indice davanti al suo naso per bloccare sul nascere la prevedibile obiezione “ so benissimo che ha trattato male anche te, più di una volta”
Il giovane arrossì “Si, però è acqua passata, ci siamo spiegati... Più o meno. So come gestirlo, sarà una cosa veloce!”
Victor aggrottò la fronte “Farebbero fatica a gestirlo perfino in riformatorio!”

“Ehi”
Il dialogo s'interruppe bruscamente all'arrivo del biondino, a cui bastò un'occhiata ai due per capire che tirava una brutta aria.
“Ok , a quanto pare sono di troppo, prendo la roba e vado”
“Assolutamente no!” trillò Victor cogliendo entrambi di sorpresa “È la prima visita che Yuuri riceve da quando si è trasferito qui, rimani a fargli compagnia! Tanto io devo... Ahm, si andrò a farmi una doccia. Oh, a proposito, bella felpa” l'uomo gli strizzò l'occhio alludendo alla vistosa stampa animalier sulla blusa scura del ragazzo, il quale sembrò gradire e ricambiò nel solito modo scontroso.
“Si, beh, bella casa”
Prima che Yuuri lo raggiungesse di sotto Victor lo trattenne per un braccio e gli sussurrò “Se il piccolo delinquente diventa pericoloso chiamami e finisce dritto-dritto sul menù del Club di Yakov di stasera”
“Victor!”
Il russo gli rispose con un bacio sulle labbra prima di chiudersi in bagno per la seconda doccia della serata.


Fine Terza parte



† La voce della coscienza †

Il proverbio dice: se lo fai il Primo dell'Anno, poi lo fai tutto l'anno!
Probabilmente però Yuuri aveva in mente ben altro da fare col suo Vampiro che non badare alle paturnie amorose del suo piccolo e ferocissimo omonimo!
Yuri Plisetsky è arrivato; riusciranno i nostri eroi a sopravvivere alla sua presenza e a ricomporre il casino scoppiato con Otabeck? :D
Il seguito alla prossima puntata! E vogliatemi bene, come io ne voglio a voi *o*
   
 
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