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Autore: Heyale    23/04/2017    1 recensioni
Himeragi Fenwick deve convivere con tre grandi punti fissi:
1- Il nuoto
2- Il suo stramaledetto nome giapponese
3- Il ritorno del suo ex ragazzo dopo tre anni di assenza
Ora si tratta di dover mantenere i nervi saldi, continuare a fare vasche su vasche di dorso, allenare i suoi ragazzi per le imminenti gare, convivere con la sua vecchia fiamma Kyle, cercare di non ammazzare i suoi compagni di squadra e, in tutto questo, mantenere la calma.
Peccato che, di calma, Himeragi non abbia mai sentito parlare.
 
Dal testo:
Kyle alza un sopracciglio, facendo una smorfia per dirmi “ma chi vuoi prendere in giro, insulsa sirenetta dal nome del cazzo?”, concludendo però con un sorriso: – Non sei cambiato per niente.
– Tu... – Dai Hime, un insulto potente! La prima cosa che ti viene in mente, cattivo! – … Non dire cavolate.
Wow. Complimenti.
Hai proprio ferito i suoi sentimenti.
 
Genere: Comico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Swimming tale cap.8

SWIMMING TALE
CAPITOLO OTTO
“Il Giardino delle Mercedes e degli ex”


Avete presente l'entrata delle Chalie's Angels?
Ecco: colonna sonora, sguardi da duri, fila indiana, borsoni alla mano sinistra ed effetto domino in caduta a causa di quell'imbecille di Aydin che chiude la fila.
Così siamo entrati nel polo natatorio di Warren dove oggi si terranno le tanto temute provinciali, abbiamo subito fatto una buona impressione e sono proprio sicuro che le altre dodici scuole saranno terrorizzate da noi.
Quattro istruttori con i rispettivi soprannomi scritti sul retro della loro felpa azzurra dell'Andrew College: Hick, Iris, Percy e Anguilla.
Quattro ragazzi titolari muniti di tuta col logo ufficiale della scuola e una faccia che implora di essere portata immediatamente via da qui.
Tre ospiti dalla New York Swimming Team: un italiano, un norvegese e un canadese (sembra l'inizio di una barzelletta) vestiti con la strafiga tuta rossa e nera della Nyst pronti a fare il tifo per noi e a far strage di cuori.
Benvenuti al circo, signori: dieci dollari gli adulti, sei i ridotti e i bambini al di sotto di un metro d'altezza entrano gratis.
– Io sono agitata, ragazzi.
– Io sto per vomitare...
– Vai in bagno.
– Troppa gente.
– … Troppo tardi.
– Che schifo.
– Ora vomito anch'io.
Alzo gli occhi al cielo, girandomi per guardare male Iris, Percy e Hick. Sì, non erano i ragazzi della squadra a fare casino, ovviamente dovevano essere gli istruttori. Penso che al termine delle gare potrò essere considerato l'uomo più felice sulla Terra dato che non dovrò più sentire commenti sulle fragilità di stomaco altrui e che potrò considerarmi un istruttore completo: prima gara, prime tensioni, prime lacrime per gli sperati podi dei miei ragazzi.
– Ascoltatemi bene, tutti voi. – mi giro di scatto prima di entrare nel locale piscina, guardando negli occhi uno ad uno. – Stiamo calmi. Capisco che siate agitati... Voi istruttori in particolare... Ma vedrete che andrà tutto bene, ci siamo preparati al massimo delle nostre capacità e gare come queste non sono impossibili. Allora, chi siamo noi!?
Tutti alzano il pugno in aria, gridando in coro: – Wildcats!
– Va bene piccoli fan di High School Musical, andatevene tutti a quel paese. – Faccio un gesto non proprio educato col braccio anche se devo ammettere che mi sto trattenendo dal ridere, entrando in quello che sarà il nostro campo di battaglia. Sebbene siano solo le nove e le gare inizino tra un'ora ci sono già vari ragazzi in acqua per il riscaldamento diretto in corsia, per quanto ci riguarda immagino che faremo un po' di stretching a terra e qualche vasca per prendere le misure, ricordo che quando dovevo gareggiare mi veniva male solo a vedere l'acqua perciò non sforzerò i miei ragazzi ad entrare prima del tempo se questo potrebbe causare loro problemi.
Iris, fastidiosamente affiancata da Nico, sventola un foglio davanti a noi non appena troviamo lo spazio di tribuna preservato per l'Andrew College: – C'è una piccola palestra annessa alla piscina, lì chi vuole può andare a riscaldarsi. Del resto a destra ci sono gli spogliatoi maschili e a sinistra quelli femminili, noi istruttori verremo con voi per assicurarci che sia tutto in ordine e che non vi dopiate.
– Doping? – Marley alza la mano, ridacchiando. – Non per dire, ma prendo il caffè con i nickel e avrei i soldi per gli steroidi?
– Tanto per essere sicuri. – si difende Iris con un sorriso convinto, alzando le mani all'aria in segno di resa. – E poi basterebbero anche le anfetamine e il gioco è fatto!
Sospiro, questa gara sta facendo male a tutti. Appoggio la mano sulla spalla della bionda e, ricevendo uno sguardo carico d'odio dall'italiano ma ignorandolo bellamente, mi avvicino a lei con un sorrisetto simile a quelli di Kyle: – Così non insegni loro i valori dello sport, Iris.
– Lo sanno da soli cosa succede. – mi liquida lei con un gesto della mano. – Non preoccuparti Hime, stavo solo scherzando.
Di solito i “non preoccuparti” sono considerate le ultime parole famose, quindi mi sono sempre riguardato bene dal farle uscire dalla mia bocca. E' vero, non devo preoccuparmi e lo so, ma in situazioni come queste diventa difficile perfino restare calmo e con i nervi saldi considerando che ieri è successo il finimondo tra Xavier in presidenza e la partenza di Kyle.
– Anguilla. – La voce di Xavier mi risveglia dallo stato di trance, riportandomi alla realtà. – Mi aiuti con lo stretching?
Annuisco, facendo un cenno a Percy per avvisarla e seguendo poi Xavier nella palestra senza dire nulla, passando in mezzo a nuotatori in crisi, nuotatori troppo gasati e nuotatori con stupidi occhialini rosa.
E sì che avrà vent'anni, quello lì. Deve riguardarsi.
– Con cosa inizio?
– Corsa sul posto, sciogliti un po' e poi passa a riscaldare i muscoli delle gambe.
– Agli ordini. – Il rosso, anche se con diversi sbuffi nel frattempo, inizia a correre sbattendo leggermente i piedi a terra e guardandosi attentamente intorno. La palestra pullula di ragazzi che tentano il quadro svedese e le travi ma forse si sono dimenticati che è una competizione di nuoto e non di ginnastica artistica - anche se io sarei esperto dopo tutti i voli che faccio quando non vedo ostacoli improvvisi, perciò spero che questo permetta a Xavier di rilassarsi. So che non mi farà mai vedere la sua agitazione ma è quasi impossibile che sia del tutto calmo dal momento che è la sua prima gara, quindi spero con tutto me stesso che riesca a gestirla da solo e che non cominci a dare problemi una volta sui blocchi di partenza.
– Piuttosto, Anguilla, riguardo a ieri... – Io penso sinceramente che questo ragazzo dovrebbe stare nella squadra di atletica. Potrebbe correre per ore e riuscire ad esporre il pensiero filosofico di Platone nel frattempo... Certo, se solo studiasse. – … Scusami se me ne sono andato così all'improvviso. Mi ha chiamato mia madre e mi ha ordinato di tornare a casa in quell'istante.
– Non preoccuparti. – Devo smetterla di dire queste due parole maledette. – Shion mi ha detto tutto. E' andato tutto okay, alla fine?
– “Okay”. – ripete lui con un sorriso amaro, smettendo di correre. – Sì, possiamo dire che è andato tutto okay. Sono vivo.
– Ci mancherebbe, idiota. – lo rimprovero, dandogli un leggero schiaffo sulla nuca. – Mi dispiace di non averti potuto accompagnare, avrei potuto parlare con i tuoi genitori e spiegare loro che... Che, be'...
Xavier si siede a terra, unisce le gambe e piano abbassa la schiena, andando a toccare le punte dei piedi mentre sento la sua risata: – Non sai nemmeno tu come difendermi e volevi parlare con quei due imbecilli? Lascia perdere. Probabilmente me la vedrei meglio io.
– Sicuro, ma ci voglio provare. Sono comunque il tuo istruttore e almeno una volta dovrò incontrarli.
– Meglio di no.
– Non m'importa.
– Non voglio che tu veda neanche la minima somiglianza tra me e quelli lì dato che...
– Finiscila. – lo interrompo, inginocchiandomi davanti a lui per poterlo guardare negli occhi. Mi raccomando c'è da considerare che siamo in una palestra piena di gente prima di una gara e che stiamo parlando con una tonalità di voce che rasenta i cinque decibel. Solite tipiche scenette sentimentali. – Tu non sei i tuoi genitori, d'accordo? Tu sei diverso.
– Ma come puoi dirl... ahia. Ho tirato troppo.
– Sta' attento o ti strapperai qualcosa. – Appoggio le mani aperte sulle sue scapole, abbassando la sua schiena della giusta altezza. Coach Himeragi al rapporto. – Comunque, lo so e basta. Non rompere.
– Sei tu che stai rompendo, in realtà... E mi stai distruggendo pure la colonna vertebrale, se lo vuoi sapere.
– Tu hai distrutto il mio giorno libero, ieri. Questo è il karma.
– La leggera differenza tra il karma e Himeragi che prova a piegarmi in due come la consideri?
Gli do un'ultima spinta per scherzo, aiutandolo a mettersi in piedi subito dopo: – La considero come il karma che si è impersonificato in Himeragi che vuole piegarti in due. Due al prezzo di uno!
Xavier mi stampa piano la sua mano sul viso, schioccando la lingua: – Hai un futuro da presentatore pubblicitario.
– E tu da carcerato se ti fai chiamare ancora una volta in presidenza. – lo prendo in giro, spettinandogli i capelli leggermente umidi per lo sforzo. Lui sorride, furbo come al solito, lasciandosi scappare una smorfia.
– Hai mai voluto farla pagare a qualcuno? – mi chiede improvvisamente, iniziando a fare una serie di circonduzioni per scaldare le spalle.
Fa molto mafia questa domanda. Devo aspettarmi qualche strana sorpresa?
Il Padrino 2.0
– Diciamo di sì. – rispondo, pensando a chi mai io abbia promesso una vendetta... Peccato che ci sia solo un nome all'appello. – Però poi ha finito per diventare il mio ragazzo quindi non credo di avere la risposta adatta. Ad ogni modo so che è normale provare risentimento verso qualcuno che ti ha fatto un torto, ma ricordati che il rancore non porta altro che guai.
– Già, se permetti l'ho constatato da solo, ieri. Ma se lo meritava, quello lì.
Annuisco distrattamente, so che dovrei rimproverarlo già a partire da questo punto, ma non ce la faccio esattamente come ieri ho finito per essere io a scusarmi. Ho sempre avuto una volontà ferrea, vero?
– Chi era? – chiedo alla fine, tralasciando la parte da coach-mamma-chioccia buona buona nel suo nido, mettendomi per un istante nei panni di un sedicenne della portata di Xavier.
– Il capitano della squadra di atletica, Ray.
– E dato che non era la prima volta che vi scontravate posso sapere cos'hai contro di lui? Spero per te che non sia semplice antipatia.
Mi becco un'occhiataccia da Xavier che, rallentando il movimento delle braccia, per poco non mi fa lo scalpo. Fidatevi, sarei ancora più orrendo se fossi calvo.
– Se fosse antipatia, – inizia con una smorfia seccata. – Mi bacerei i gomiti, Anguilla, ma il caso vuole che quello lì sia una sottospecie di fidanzato di Sapphire e che ad ogni sacrosanta lezione di ginnastica non faccia altro che toccarle il didietro e prenderla in giro davanti ai nostri compagni. Ho cercato di fargli capire con le buone di tenere le mani a posto rispetto mia compagna con me in giro, ma quell'idiota non l'ha capito e siamo passati alle mani. Tutto qui.
L'espressione con cui lo dice è indifferente, come se non si trattasse di qualcosa di eccezionale, ma per me è una sorpresa. Si è cacciato più volte nei guai per Sapphire? A pensarci bene, durante gli allenamenti vanno parecchio d'accordo ma non pensavo che lui si sarebbe macchiato le mani solo per difenderla.
– Quindi anche lei sapeva dei tuoi guai. – concludo, non lasciando trasparire l'orgoglio che, anche se non dovrebbe crescere, si sta manifestando dentro di me per Xavier. – Non ci avevo nemmeno pensato, ma essendo compagni di classe era ovvio che ne sapesse qualcosa.
– Le ho chiesto io di non dirtelo.
– Tu hai la stoffa per diventare un capo di mafia, Xavier.
– Oh, grazie, – Il rosso mi guarda male. – E' proprio quello che volevo sentirmi dire prima di una gara di nuoto.
Gli pizzico giocosamente la guancia, vedendolo arrossire e fare le sue solite smorfie da toglie-le-tue-zampacce-da-me. Mi devo arrendere, non riuscirò mai a capirlo fino in fondo e non riuscirò nemmeno a prevedere le sue mosse, semplicemente devo lasciar andare il corso delle cose così com'è, senza sperare di riuscire a trovargli uno schema logico.
– Comunque sono fiero di te, Xavier.
– Non bisognerebbe lodare per i guai.
– Ma quali guai? – Gli spettino i capelli rossi che tanto adoro prima di uscire dalla palestra, riservandogli un ultimo sorriso. – Stai crescendo davvero in fretta.
...solo tu che mi...
– Hai detto qualcosa?
Xavier mi fissa con gli occhi azzurri spalancati, colpevoli, uscendosene però con un sorriso: – Niente di che. Andiamo dagli altri, la gara di Tammie sta per iniziare.


Consideriamo il fatto che la gara di Tammie non era in programma.
Secondo la scaletta lei doveva solo prendere parte alla staffetta ma dato che non voleva fare meno dei suoi compagni ha insistito per essere iscritta anche ai cento metri a delfino e, grazie a ciò, anche Xavier ha realizzato che fare due gare individuali più la staffetta sarebbe stato troppo e si è ritirato dalla più impegnativa.
Ovviamente però al suono della campanella per l'inizio delle competizioni Hick è dovuto correre in bagno per vomitare per la seconda volta, Percy si è sentita male ed è dovuta uscire e Iris, tecnicamente supervisore di Tammie in quanto specializzata nello stile a farfalla, è andata da Bettina insieme a Nico quasi dieci minuti fa per accertarsi sugli orari delle altre gare e non è più tornata, quindi io sono da solo come un cane con Tammie più calma di me che cerca di tranquillizzarmi a due minuti dalla partenza della sua batteria.
Sì, va tutto a meraviglia.
– Rilassati Anguilla, vedrai che andrà bene.
– Il bello è che tu lo stai dicendo a me ma sul blocco non salirò io. Faccio pena come istruttore. Sono un buono a nulla. Non so nemmeno fare la pastasciutta senza bruciare il sugo. Ogni volta che pulisco rompo qualcosa. Perché sono nato?
– Hime. – mi chiama lei con un sorriso divertito, pizzicandomi appena la guancia. – Sei sempre drammatico. E' normale che tu sia agitato e non è vero che fai pena come istruttore, stai tranquillo. Sono contenta che sia tu ad insegnarci a nuotare.
Okay Hime, non piangere. Inspira ed espira.
Sei un uomo, non puoi commuoverti.
– Grazie. – rispondo infine per non lasciar trapelare tutta l'emozione di cui si caricherebbe la mia voce se continuassi a parlare. – Buona fortuna, Tammie.
La castana sorride battendomi il cinque per poi andare ai blocchi e salire sul numero due, mettendosi in posizione di partenza insieme agli altri partecipanti. Solo dopo qualche secondo di ispezione generale mi accorgo che accanto a lei, con costume nero e occhialini fucsia, anche Shion è in posizione, incredibilmente rilassata e a suo agio. Mi ero quasi dimenticato della sua presenza a queste gare, ma in effetti lei fa parte della squadra locale e sta nuotando nella sua solita vasca. Ricordo quando eravamo io e Kyle ad essere lì su e a come io fossi terrorizzato e lui completamente rilassato, senza la minima preoccupazione... Una volta era talmente poco preoccupato che per allungare il braccio verso di me ha perso l'equilibrio ed è caduto come un pero in acqua, venendo poi squalificato per falsa partenza. Lascio alla vostra immaginazione successive imprecazioni.
– Prima gara da istruttore, eh?
Mi giro di scatto, trovandomi davanti uno spilungone con... Gli occhialini rosa. Ah. Era lui quell'idiota di prima.
Buono a sapersi.
– Già. – rispondo, facendogli un sorriso di cortesia. – Anche per te?
Occhialini-rosa nega, incrociando le braccia al petto e indicando Shion: – Seguo la ragazza sulla terza corsia da quando ha iniziato a gareggiare.
– Shion? – chiedo conferma, vedendolo fare poi una faccia sorpresa. Ha-ha, paura, eh?
– Come fai a conoscerla...?
– E' un'amica di uno dei miei allievi, verrà da noi quando questa piscina chiuderà.
– Non dirmi che... – Il tipo bizzarro mi circumnaviga, leggendo il mio soprannome sul retro della felpa e prendendomi poi pericolosamente per le spalle. – Tu sei Hiregami!
– Himeragi.
– Proprio lui! – Lo spilungone dotato di capelli castani troppo lunghi e per questo legati in una coda, occhi verdi e occhialini fucsia all'ultimo grido sembra illuminarsi mentre mi stringe la mano troppo vigorosamente. Deve darsi una calmata. – Shion mi ha parlato di te. Sono Ciel Gauthier, il suo allenatore.
Bene, aggiungiamo un mezzo francese al catalogo di nuotatori multietnici. Manca solo un tedesco e si parte sul serio con le barzellette.
– Himeragi Fenwick. – mi presento anche se mi conosce già, cercando di non sembrare troppo arrugginito con le nuove conoscenze.
– E' un piacere conoscere la persona a cui lascerò la mia eredità. Trattamela bene, okay?
Quando mai ho firmato un testamento?
– Puoi venire a trovarla quando vuoi. – gli faccio presente con un po' di inquietudine nel tono della voce per la minaccia implicita appena ricevuta. – Anche tu sarai senza piscina dopo che chiuderanno questa?
– Già, non è facile trovare scuole di nuoto che prendano un ventenne come istruttore.
– Noi siamo tutti diciottenni, se ti può far star meglio. Potresti provare a chiedere per un lavoro part-time.
Potrei seriamente aprire un'agenzia di impieghi: mi sembra di essere il Messia con tutti questi inviti a destra e a manca, se continuo così in un anno potremmo non starci nemmeno più se raccatto due o tre persone al mese.
Santo Himeragi, dacci un posto dove nuotare!
– Potrei pensarci su dato che anche Shion sarà lì e mi dispiacerebbe perderla come allieva. – constata Ciel tenendola d'occhio sul blocco di partenza. – Grazie mille.
Annuisco, concentrandomi poi su Tammie che al fischio dello starter si mette in posizione, stringendo forte le dita sotto il bordo del blocco.
Qualche secondo di silenzio e poi lo sparo a vuoto, segno dell'inizio della competizione e segno di “istruttori spostatevi dal bordo vasca o verrete inzuppati da testa a piedi”. L'angolo d'entrata di Tammie è buono, i piedi sono pari e la sua partenza subacquea arriva quasi a dieci metri, permettendole di prendere subito vantaggio. Shion le tiene testa ma purtroppo la supera in fase di risalita, iniziando a muovere le braccia con la stessa forza che le ha permesso di battermi quando ci siamo scontrati la prima volta, il che mi fa pensare che sarà proprio un buon acquisto per la nostra piccola squadra.
Anche se con uno o due secondi di differenza da Shion, anche Tammie picchia la mano contro la parete opposta e riparte, raggiungendo quasi la seconda posizione con la sola spinta della ripartenza, dando poi il tutto per tutto negli ultimi dieci metri, riuscendo a toccare la parete e a piazzarsi terza.
Sto per piangere.
– Tammie! – grido come una donnetta esagitata, correndo verso la sua corsia per aiutarla ad uscire.
– Com'è andata? – mi domanda affannata, respirando piuttosto velocemente.
Allungo la mano verso di lei, tirandola su e abbracciandola subito dopo: – Terza! – la informo poi, non curandomi nemmeno del fatto che lei sia giustamente bagnata e che io non abbia vestiti di ricambio, ma poco importa: è la prima gara dei miei pesciolini, penso che sarò sull'orlo delle lacrime con tutti quanti.
Anche Tammie mi stringe: – Grazie, Anguilla.
– E' ancora presto per ringraziarmi. – Mi allontano per pizzicarle la guancia. – Hai ancora la staffetta.
– Ci penseremo oggi pomeriggio. – sorride lei, andando verso gli spogliatoi per farsi la prima doccia della giornata. Non resta che sperare che vada bene anche per gli altri.


Non pensavo che, dieci minuti fa, quando Dominik mi ha detto di andare da lui per salutare Kyle, mi sarei ritrovato faccia a faccia con Landon.
Be'... Non proprio faccia a faccia. Diciamo più faccia a schermo.
Stava per iniziare la gara di Marley, io stavo facendo due chiacchiere col mio nuovo eccentrico amico dagli occhialini fucsia Ciel e tutto sembrava nella norma quando Percy mi ha dato il cambio e mi ha detto di andare da Dominik, Nico e Quentin dato che avevano Kyle in collegamento Skype.
Certo, Kyle e Landon, ovviamente.
Così li ho raggiunti all'esterno della piscina data la confusione che c'era all'interno e, sullo schermo dell'Ipad di Nico, ho visto Landon che chiacchierava allegramente con i tre della Nyst.
Ora, se devo essere sincero mi immaginavo questo fantomatico Landon come un omone palestrato pieno di tatuaggi, i capelli leccati all'indietro e una casacca militare addosso (con tatto di riconoscimenti e targhetta d'acciaio)... Insomma, è stato Kyle a dirmi che qualche anno fa fu lui a metterlo in riga, come potevo non pensare che si trattasse di uno dall'aspetto intimidatorio? Ci vogliono le carte in regola per tenere a bada Kyle Adair e ancora di più per riuscirlo addirittura a rendere docile, perciò non mi aspettavo di vedere un semplice ragazzo di ventitré anni con i capelli scuri tenuti normalmente all'insù, gli occhi azzurri simpatici, lentiggini, una camicia a quadri e un sorriso quasi tenero.
E volete sapere lo scherzo più assurdo del destino?
Prima di rendermi conto che si trattasse di lui sono riuscito a leggere il suo nome utente di Skype e ho scoperto che si chiama Landon Fenneck.
Fenneck, okay?
L'ex ragazzo del mio ex ragazzo ha lo stesso cognome che ho io sul mio campanello erroneamente stampato. Capite perché poi penso che il mondo ce l'abbia con me?
E tra l'altro è bastato che io entrassi nell'inquadratura della fotocamera perché la sua espressione, prima sorridente e tranquilla, cambiasse drasticamente e diventasse un misto di sorpresa e confusione.
– Landon – lo chiama immediatamente Quentin prima che le cose possano farsi pericolose. – Lui è Himeragi.
– Qualcosa mi dice che ci sarei arrivato da solo. – ribatte il ragazzo nello schermo, prendendosi qualche secondo per osservarmi bene. – Allora piacere, io sono Landon.
Sento improvvisamente la gola secca, il mio cuore batte e lo stomaco borbotta. Sono davvero agitato?
Quello che si dice un coraggio da leoni, insomma.
– Salve. – rispondo dopo un'attenta analisi, vedendo però Landon ridere appena.
– Salve? – ripete, divertito. – Cos'è, un colloquio di lavoro? Dimmi almeno “ciao”, Himeragi.
– Allora ciao. – borbotto, abbassando gli occhi mentre Nico, Quentin e Dominik si trattengono dal ridere. Questi bastardi mi hanno chiamato qui con l'inganno e si permettono pure di prendermi in giro? Senza pietà.
– Non ti mangio mica. – mi fa presente con un sorrisetto che però non ha niente di malizioso come mi sarei aspettato. – Anche perché sarebbe un po' difficile da qui, non trovi?
Annuisco, sentendomi avvampare: – Scusami, è lo stordimento da piscina. – mi giustifico sperando di non risultare un completo idiota anche se credo di sembrare anche peggio.
– Ti capisco, – sorride lui, portandosi la mano al collo. – Quelle poche volte che ci sono stato poi venivo fuori e ci sentivo doppio.
La cosa simpatica è che nonostante l'imbarazzo totale lui cerchi comunque di fare conversazione e la fa pure sembrare la cosa più normale al mondo mentre io sotto sotto vorrei scappare a gambe levate - come al solito vorrei dire.
Il fatto è che pensare che il ragazzo che ho di fronte abbia abbracciato, baciato e toccato Kyle nello stesso modo in cui ho fatto io mi fa andare fuori di testa, come se quasi non riuscissi a digerirlo e a peggiorare il tutto c'è ovviamente il fatto che si trovino a casa da soli e che, una volta che i ragazzi della Nyst saranno tornati a New York, vivranno insieme come una stramaledetta coppia di novelli sposi. Pensate che io approvi l'idea del mio ex ragazzo come un novello sposino con un altro tizio che non fa altro che sorridermi come se in realtà non avesse premeditato un attentato contro di me? Be', no.
Ovviamente.
– Non sei venuto per salutare me, mi pare di capire. – ridacchia improvvisamente Landon, allontanandosi dalla sua webcam. – Vado a chiamarti Kyle.
– No, ehm... E' solo che...
– Tranquillo, Himeragi. – Alza le mani all'aria con un sorriso innocente. – Nessun rancore, al momento.
Sorrido, vedendolo allontanarsi.
Aspetta... Cosa significa “al momento”?
Nella mia disperazione mi perdo a guardare lo spazio di appartamento che rientra nel raggio di visuale della telecamera, trovandolo estremamente caloroso. Riesco a vedere metà di un quadro, metà divano arancione, i muri del salotto dipinti di rosa salmone e l'entrata del corridoio decorata dalle medaglie di Kyle affisse in una bacheca attaccata di fianco. Perché quell'ambiente mi fa sentire così male nella sua intimità?
– Vi lasciamo parlare. – Nico mi dà una pacca sulla spalla, alzandosi insieme a Dominik e Quentin. – Tieni le mani a posto con l'Ipad.
– E tu tienile a posto con Iris. – ricambio con un cenno, tornando poi sullo schermo dove Kyle, appena uscito da una porta che non riesco a vedere, scambia due parole veloci con Landon e mentre quest'ultimo se ne va, lui si avvicina alla telecamera probabilmente appoggiata su un mobile.
– Anguilla! – mi saluta con un sorriso, tirando all'indietro i capelli in disordine. – Sembra già passata un'eternità dall'ultima volta che ti ho visto.
– Ieri sera. – gli faccio presente, sbuffando. – E ci siamo anche sentiti per telefono questa mattina alle sette e diciotto. E mi hai scritto per augurarmi buona fortuna. E mi hai mandato un messaggio vocale dicendo che sei stanco di lavorare.
– Wow, che ragazzo acuto. – mi prende in giro con una smorfia allegra, sorridendo come se fosse davvero tanto felice di vedermi. Insomma, non può raggiungere un tale livello di felicità solo vedendo il mio viso attraverso un insieme di pixel, no? – Come stanno andando le gare?
– Tammie si è piazzata terza e Marley sta gareggiando adesso, del resto le altre e la staffetta sono nel pomeriggio. Sembra andare tutto bene.
– Tranne il fatto che tu sia triste per la mia assenza.
– Ah già, mi ero proprio scordato di riferirtelo. Grazie per il promemoria.
Kyle sfodera un sorrisetto a metà tra l'ironico e “fai ancora una battuta così e ti spezzo il collo”, appoggiando il gomito al manico della scopa accanto a lui: – Tu mi manchi. Io non ho paura a dirlo.
Sgrano gli occhi: ha davvero detto così senza il minimo riguardo quando il suo ex ragazzo e nuovo coinquilino è praticamente nella stanza accanto? Ma non ha un po' di amor proprio questo povero sconsiderato?
– Non preoccuparti per Landon. – mi anticipa con estrema tranquillità, sorridendo serenamente. – Abbiamo già messo in chiaro le cose. Sa tutto ciò che ti ho detto.
– Se lo tenevi per te non succedeva niente comunque. – borbotto, abbassando gli occhi per l'imbarazzo nonostante davanti abbia solo uno schermo che mostra la sua faccia.
– Ehi, lui è d'accordo con tutto ciò. Ha capito che è inutile continuare a fare gli estranei se dobbiamo convivere, basterà trattarci come semplici amici.
– Come... – deglutisco, sto veramente per dirlo? – … Come stai trattando me?
Mayday, mayday: Himeragi l'ha detto! Ripeto: Himeragi l'ha detto!
– Ma ti ascolti quando parli? – mi chiede con una risata, scuotendo energicamente la testa. – Secondo me tu sei convinto che io faccia tutto quanto a caso, perché mi va. Non sei cresciuto solo tu, Anguilla.
– Non volevo dire questo... – mi giustifico, sperando di non iniziare ad arrampicarmi sugli specchi. – E' solo che so com'è vivere nella stessa casa col proprio ex ragazzo e magari non è facile trattarlo solo come un amico.
Kyle sospira, si sistema per la tredicesima volta i capelli color pece e alla fine si fa serio: – Sai qual è il tuo problema?
– Penso che mi faresti un favore se me lo dicessi. Ne ho tanti.
– Quello è sicuro. – borbotta, affondandomi con l'ennesima frecciatina. – Hai detto che avresti provato a fidarti di me, te l'ho chiesto quasi in ginocchio e mi hai detto di sì. Io non ti sto dando motivo per rimangiarti la promessa, ma te ne stai dando da solo. Mi dà fastidio.
– Non mi sto rimangiando un bel niente. – sbotto, sentendomi quasi ferito da questa sua visione delle cose. – E' solo che non è facile gestire tutta questa situazione, tu sei a New York con lui e...
Kyle lascia cadere la scopa, prendendo il telefono di Landon e camminando velocemente fino all'esterno dell'appartamento, chiudendo la porta con un tonfo e appoggiando la schiena ad essa: – Ma che diavolo hai che non va?
Ecco, cosa diavolo ho che non va?
Sembra che qua il passatempo preferito delle persone sia dirmi cosa c'è che non va in me e farmi notare quanto insulsa sia la mia esistenza. Grazie ragazzi, di cuore, ma non ho bisogno anche del vostro aiuto per rendermene conto.
– Sei assurdo. – continua, tenendo sostenuto il tono della voce. – Vuoi che ti stia distante, sei confuso o che cazzo ne so e poi vieni a dirmi che sei geloso?
Gelosia.
– Io non...
Gelosia... Cos'è? L'ho mai provata?
– Himeragi.
– Cosa, adesso?
– Sei geloso?
Mi mordo il labbro, sono arrabbiato con me stesso ora. Dovrei avere la testa sulle gare e vivere questa videochiamata serenamente, senza particolari problemi, ma come al solito mi faccio prendere dal panico e mi metto nelle brutte situazioni con le mie stesse mani. Se sono geloso non lo so nemmeno io, non lo sono mai stato quando stavamo insieme e non vedo perché dovrei esserlo adesso quando non c'è un bel niente a tenerci legati.
Sempre lì, sempre gli stessi errori: cercare di capire le mosse degli altri ma non pensare mai alle mie.
– Mi dispiace. – concludo, sentendomi piccolo di fronte alla sua espressione in attesa di una mia risposta. – Scusami.
Kyle sbuffa, guardandomi negli occhi anche se attraverso uno schermo: – Sei incredibile. Come puoi essere geloso dopo tutto ciò che ti ho detto?
– Che ne so?
Sorride appena, tornando finalmente a parlare normalmente: – Sistemati gli occhiali. Ti stanno cadendo.
Appoggio l'anulare e il medio sul ponte della montatura, tirandolo su in un gesto che ormai faccio senza rendermene conto: – Grazie.
– Devo tornare a lavorare, Anguilla. E' stato bello litigare con te.
– Sappiamo fare solo questo.
– In realtà saprei fare anche dell'altro, poi sei tu che non ne vuoi sapere... – ammette con un sorrisetto, facendomi improvvisamente ricordare che sto parlando con Kyle Adair e non con un ragazzo maturo in grado di sostenere una conversazione seria per più di tre minuti e diciassette secondi. – ...Magari ci rifacciamo quando torno?
Scuoto la testa, guardandolo male: – Se ti comporti bene, forse posso pensarci.
I suoi occhi sembrano illuminarsi mentre la sua bocca si apre in un sorriso estasiato. E' davvero così imbecille da crederci? Fa addirittura finta di asciugarsi le lacrime, abbassando il tono della voce: – Stai scherzando?
– Esattamente. Buon lavoro, pervertito.
Premo il tasto di fine chiamata con la sua risata in sottofondo, alzandomi finalmente dallo scalino su cui sono seduto da troppo tempo.
Il problema di base è che io non so cosa voglia dire essere gelosi.
Durante la nostra relazione Kyle non mi diede mai motivo di essere geloso, sapevo che era intrattabile e il fatto di essere l'unico a cui aveva mostrato il vero se stesso era una garanzia di fedeltà, sapevo che non l'avrebbe fatto con nessun altro dato che ci aveva impiegato mesi per riuscirci con me. Per quanto mi costi ammetterlo però, ora le carte in tavola sono cambiate: non è più il quindicenne seguito dall'ombra di mistero che tutti temevano, ora è un diciottenne amato e acclamato, conosciuto da una marea di gente e decisamente troppo affabile.
La cosa che mi preoccupa è che lui ha affrontato un percorso senza di me che l'ha portato al successo, a un significativo cambiamento e a un livello di sentimenti più intenso.
Senza di lui, io, cos'ho combinato?
Allora, tanto per cominciare ho detto che era morto. Poi ho creduto di poter essere etero e ho stravolto il mio orientamento sessuale con una mia compagna di squadra; sono andato a vivere da solo nel tugurio con Spruffio il gatto come vicino, ho a che fare con allievi lunatici e ambigui e, ultimo ma non meno importante, sembra che il mio modo di amare non abbia subito il minimo cambiamento.
Pretendo questi tre anni indietro per riviverli secondo una maniera più decente, grazie.


Marley è riuscita ad arrivare quarta, Sapphire chiude la gara di stile libero sul podio al primo posto.
Himeragi passione telecronista.
– E insomma prima stavi parlando col tuo ragazzo.
– Pressapoco. Ex.
– Ex. – Ciel mi guarda con un'espressione dispiaciuta, picchiando poi la sua mano sulla mia schiena non proprio delicatamente. – Brutta cosa gli ex, amico.
Perché il mio nuovo francese amico dagli occhialini fucsia mi sta parlando di tutto ciò?, vi starete chiedendo.
Era dietro di me per tutta la videochiamata.
Carino, eh? Cos'è che peggiora sempre tutto nelle situazioni già critiche per conto loro?
– Ne sai qualcosa anche tu?
– Di certo non ho un bel rapporto con le mie ex. Sono un po' bastardo quando si tratta di rompere e loro me la fanno pagare. Un giorno mi sono ritrovato la scritta “vedi di morire nell'immediato futuro, grazie” sul cofano della macchina. Era una Mercedes, capisci? – Ciel sbuffa, facendo un cenno a Shion di nuovo sui blocchi di partenza a due posti di distanza da Xavier, pronto a tuffarsi e impegnato a guardarmi male da dieci minuti.
– Tra Mercedes ed ex, preferisco le Mercedes. – rispondo con un sorriso, stringendomi nelle spalle con fare sconsolato. – Ma non ho una Mercedes e ho un ex, perciò ad ognuno le sue rogne.
– Io avevo una Mercedes e ho diverse ex. Facciamo a cambio? Magari ti riscopri etero.
– Nah, ci ho già provato. – ammetto, sentendomi estremamente in confidenza con questo tizio strambo. – Non fa per me. A volte penso che dovrei nuotare e basta nella mia vita, senza pensare ad altro.
– Poi faresti la fine di una spugna, non credi?
Una spugna. Non ci avevo mai pensato ma suona incredibilmente bene.
Himeragi Fenwick la spugna.
– Ci penserò. – concludo, sorridendo poi a Xavier che finalmente si rasserena e punta lo sguardo dritto davanti a sé.
Lo starter fischia e i ragazzi si mettono in posizione, vedo che Shion cerca lo sguardo di Xavier ma lui non glielo concede e si concentra respirando come al solito a pieni polmoni, per poi scattare in acqua con lo sparo che segna la partenza. Insieme al suo tuffo io mi disconnetto dal mondo, concentrandomi solo sulla sua gara: è troppo frettoloso, come al solito, ma riesce a tenere un buon ritmo e a spingere col petto per prendere la giusta dose di fiato e tornare sott'acqua. Riesco quasi a sentire il suo cuore battere, lo vedo sorridere non appena riconosce di essere arrivato alla fine della vasca e spinge la mano in avanti, toccando la parete e ripartendo a tutta velocità.
– Xavier McAdams, giusto? – mi chiede Ciel, incrociando le braccia con uno sguardo furbo. – Shion me ne ha parlato. Mi sembra quasi di conoscerlo da quante cose so su di lui.
– Fidati, – sorrido, appoggiando la mano sulla sua spalla. – Conoscere Xavier è la più ardua delle imprese.
Il castano lancia un'altra occhiata alla vasca, Shion e Xavier sono entrambi a metà, testa a testa.
– Vi ho visti parlare prima della gara e sembrava che tu sapessi come riuscire a calmarlo. Siete in sintonia.
– Siamo in sintonia, sì, ma... – Fisso il corpo di Xavier scivolare tra le onde, la sua espressione concentrata e il suo modo frenetico di respirare. E' da stupidi ammetterlo ma non posso fare a meno di sorridere davanti a quel ragazzino. – Ma Xavier è Xavier. Ha una sintonia tutta sua. – Nel dire ciò faccio un cenno a Ciel e mi avvicino ai blocchi, vedendo l'ultima spinta del mio rosso e la sua mano che si tende a tutta forza verso la parete, toccandola alla pari con Shion e arrivando entrambi secondi. Ricordate la questione della commozione per i miei pesciolini alla prima gara?
Devo trattenermi, devo trattenermi, devo trattenermi...
Non mi trattengo.
Xavier, conscio del fatto che gli avrei teso la mano per uscire della vasca, si issa velocemente sul bordo prima che lo possa raggiungere probabilmente a causa del suo forte orgoglio maschile che gli avrebbe impedito di stringere la mia mano per farsi aiutare di fronte a tutte queste persone e si leva in fretta la cuffia, infilandola nell'elastico del costume azzurro.
– Xavier! – lo chiamo, correndogli incontro.
– Ehi, non si corre in piscina... – mi rimprovera col fiatone, ma non gli lascio dire altro perché, come ho fatto con Tammie, Sapphire e Marley, lo abbraccio.
Solo che, be', ora è Xavier ad essere tra le mie braccia.
Tutto bagnato, un po' infreddolito ma che stringe le braccia attorno a me come mai avrei pensato che potesse fare. Non mi sento tranquillo, non è un abbraccio-sei-stato-bravo. Questo è un abbraccio-cosa-diavolo-sta-succedendo bello e buono, senza tanti giri di parole: non è che non sia voluto o un contatto imbarazzante, è solo un contatto diverso dagli altri. Forse è Xavier, è il suo non dire mai ciò che pensa nella sua interezza e questo strano modo che ha di dimostrarmi la sua fiducia, ma è un abbraccio in cui sento calore nonostante l'acqua fredda tra di noi. Questo ragazzino non smette mai di sorprendermi, poco ma sicuro.
A parte che ci vuole poco per sorprendermi, a dirla tutta.
Spesso mi sorprendo se ricevo posta dal settimanale a cui sette anni fa ho abbonato mia nonna come regalo di Natale. E' simpatico ricevere i loro “Gentile signor Himeragi Fenneck, la informiamo che saremmo lieti di rinnovare il suo abbonamento al nostro giornale con il trenta percento di sconto.” - sì, ho dovuto mettere Fenneck come cognome dato che se no non trovavano la casa a cui recapitarlo.
– Prenderai freddo. – borbotta improvvisamente Xavier, stringendo però la mia felpa nella sua incoerenza.
Mi viene da ridere solo per il fatto che è lui quello che è appena uscito dall'acqua ma nonostante la sua pelle d'oca sotto le mie dita si preoccupa comunque per me, lasciando in disparte il fatto di aver ottenuto il secondo posto, di aver gareggiato per la prima volta e di star rendendo questo abbraccio il più alienante del mondo.
– Parla per te. – rispondo quindi con un sorriso, togliendomi la felpa e mettendogliela sulle spalle nude. – Forse ti chiameranno “Anguilla”, ma almeno stai un po' al caldo finché iniziano le staffette.
– Posso anche accettarlo se l'anguilla sei tu. – Mi concede un ultimo sorriso lascivo, dandomi poi le spalle e andando verso le tribune dove le sue compagne si stanno riposando prime delle ultime gare.
Un aggettivo per descrivere Xavier?
Xavier.

– Che diavolo era quello? Stai con Kyle Adair ma hai un flirt col mio ex ragazzo? Che razza di playboy sei, Himeragi?!
La parte bella di prendere un caffè con Shion è...
No. Non c'è.
Scherzavo.
– Non hai la staffetta, Shion?
– Sì, ma abbiamo ancora dieci minuti. E tu mi spieghi cosa sta succedendo.
Mi appello al quinto emendamento. Da questa bocca non uscirà nulla.
– Mi appello al...
– Non rompere, Anguilla. Parla.
Ecco, non rompere Himeragi. Perché mai dovresti avere la facoltà di decidere quello che dici? Ma che libertà ti prendi, insulso piccolo omuncolo?
– Allora, – Avvolgo la mano attorno alla tazza bollente, preparandomi psicologicamente. – Uno, non sto con Kyle Adair. Due, non ho un flirt col tuo ex ragazzo. Tre, non sono un playboy. Abbiamo finito?
– Tu... – Mi punta pericolosamente addosso il suo cucchiaino, assottigliando gli occhi verdi. – Sei un gigolò.
– Un... Gigolò?
– Sì. Vuoi lo spelling?
– No, ti ringrazio. Niente spelling. Mi hai già sconvolto abbastanza e sappi che non condivido per niente la tua tesi, hai travisato praticamente tutto.
– Senti, Himeragi, io riporto quello che vedo. – afferma con convinzione, guardandomi negli occhi per provarmi la sua sincerità. – A Xavier non viene naturale stringere una persona quando la abbraccia, non l'ha nemmeno fatto con me quando ci siamo visti ieri. E tra l'altro eravate in mezzo a tutti gli altri e non ve ne fregava nulla, proprio come due fidanzatini che si ritrovano alla stazione. Eravate quasi nauseanti, a dirla tutta. E che mi dici della felpa che gli hai dato?
Finora ho sempre creduto che fosse Percy la persona più assillante del mondo ma ora mi rendo conto che mi sbagliavo di grosso: la mia volontà di appellarmi al quinto emendamento non può niente contro la parlantina di questa ragazza. Mi chiedo se io non abbia commesso un errore a farla entrare nella nostra squadra... Mi immagino già tutti i suoi “prendiamo un caffè?” che precederanno i “sei un gigolò, Himeragi”. Io non posso vivere così.
– Shion, ascoltami... – Prendo un respiro, quasi quasi preferivo sentirmi preso in causa da Kyle rispetto a questo quarto grado. – Io non so perché sia tu che Kyle siate fissati con questa storia di me e Xavier. Sul serio, non capisco una marea di cose ovviamente ma questa non riesco nemmeno a concepirla. Tra me e quel ragazzo c'è solo uno strano rapporto che ci porta a fare gesti che sì, magari possono essere travisati, ma se tu la guardassi dalle nostre prospettive sapresti che per me lui è un allievo e tutt'al più un amico e per lui io sono solo un istruttore di nuoto. Tutto qui. Mi prendo solo cura di lui quando posso.
La biondina incrocia le mani sul tavolo, guardandomi poi negli occhi con fare da donna da affari che sta per mettermi sotto il naso il documento che rovinerà la mia vita: – Prendersi cura di Xavier non è facile, io ci ho provato ma non ci sono riuscita. Non devi solo dargli l'acqua e la pappa.
– Fammi indovinare – ribatto rispondendo col suo stesso sguardo. – Devo anche mettergli l'antipulci?
– Sei un po' stupidino, Himeragi.
– Più o meno come le tue supposizioni, Shion.
– Io sto cercando di salvaguardare Xavier, non voglio che lui...
– Hai detto che non ci sei riuscita, no? – Sì, sono infastidito: nulla contro Camille ma mi sembra di essere costantemente sotto esame in materia Xavier e non reggo più questa pressione inutile. – Adesso è il mio turno. Ho già tanti problemi per conto mio ma puoi stare tranquilla, non mollo la presa su di lui. Finché lui lo vorrà io starò al suo fianco, quindi questi discorsi è meglio se li fai col diretto interessato e tenti di capire cosa gli passi per la testa.
Shion mi scruta attentamente, appoggiando il mento sulle mani intrecciate (questa ragazza ha un futuro da banchiera): – Posso fidarmi?
– Sì, ma se continui con questo discorso non ci andrò piano con le vasche da farti fare. – La minaccio con un sorriso, riconoscendo la sua abilità nel fare pressing mentale. – Lo terremo sotto controllo insieme, se ti può far star meglio. Ad ogni modo in piscina ho anche Kyle da tenere buono quindi ci divideremo i compiti.
Shion sorride, alzandosi poi finalmente da questo stesso tavolino che più o meno un mese fa mi ha portato alla prima chiacchierata con questa psico-terrorista. Rimangono solo le staffette e finalmente potremo considerare queste prime gare concluse e archiviate, in attesa degli esiti per chi potrà prendere parte alle gare regionali.
Che Dio ci aiuti.


Sapphire si prepara in acqua, stringendo le mani attorno ai blocchi per la partenza del dorso. Sul blocco è già pronto Xavier, aspettando che la sua compagna tocchi di nuovo la parete per poter partire con lo stile a rana. Dietro di lui, in ordine, Tammie e Marley sono pronte per gli stili farfalla e libero, concentrate in volto come mai le ho viste prima.
– Ditelo che vi ricordano noi. – ammette improvvisamente Iris, incrociando le braccia al petto.
Hick annuisce, facendo il suo tipico sorriso da ebete: – Peccato che noi non fossimo così concentrati. Ricordate quando Hime è scivolato mentre entrava in acqua?
– E come dimenticarselo! – Percy, quella ragazza tanto simpatica e gentile, scoppia a ridere ricordando la mia plateale figura di merda. – E quando Hime ha quasi perso il costume?
Iris, ovviamente mancava lei all'appello, si aggiunge con un sorrisetto: – E quando Hime ha sbagliato la virata e ha picchiato la testa?
Bene, grazie ragazzi, sappiate che vi voglio un gran bene e che vi auguro tutte le cose più belle della vita.
Mi schiarisco così la voce, guardandoli uno ad uno negli occhi: – E quando Hime ha mandato a fare in culo Persephone, Aydin e Iris dopo che questi si sono messi a ricordare aneddoti stupidi? Lo ricordate?
– Che acido che sei. – mi ammonisce Hick, fortunatamente zittendosi non appena lo starter fischia. – Scommetto che non sei così con Kyle.
– Infatti con Kyle sono peggio. – ammetto, sentendomi mancare per l'agitazione quando lo sparo riempie l'aria della piscina e Sapphire di stacca dal blocco a tutta velocità.
Tutti gli allenatori cominciano a gridare suggerimenti ai loro allievi e non si riesce più a capire niente, noi ce ne stiamo semplicemente zitti e preghiamo che tutto vada a buon fine: ci fidiamo di loro, abbiamo provato i cambi e i tempi fino allo sfinimento. Noto che anche Ciel se ne sta tranquillo insieme a una sua collega e commenta a bassa voce la performance della ragazza che sta nuotando per la loro squadra mentre Shion, alla pari di Tammie, incita chiassosamente la sua compagna ormai alla fine del ritorno. Spero per lei che non pensi di fare così anche con noi dal momento che potrebbe seriamente irritare il rettore Muller (che tra me, Kyle e lei si ritroverebbe un bel trio a cui tenere testa).
Sapphire tocca la parete e Xavier, dopo avermi guardato per un istante, si lancia con un angolo d'entrata quasi perfetto e dopo una decina di metri di partenza subacquea risale, iniziando a spingere con tutte le sue forze col petto e allungando le braccia mentre coordina anche il movimento delle gambe, riuscendo ad assicurarsi tra la terza e la seconda posizione. Anche lo sguardo di Shion è posato su di lui, non lo molla se non a pochi secondi dalla sua partenza e stacca contemporaneamente a Tammie che, alle prese con la sua primissima staffetta in ambienti così agitati, si tuffa in maniera scomposta e non resiste più di nove metri sott'acqua, dovendo risalire troppo presto e perdendo quindi terreno. Xavier, Sapphire e Marley iniziando ad urlare come non mi sarei mai aspettato di sentir loro fare: riescono a sovrastare perfino il tifo che Shion faceva prima di tuffarsi, gridano le prime frasi da stadio che vengono loro in mente e mi pare anche di sentire un “falla vedere a quell'Anguilla idiota” ovviamente da parte di Xavier, quel tesoro di ragazzo, insieme a tutto il resto. Non credo che Tammie distingua chiaramente ciò che dicono ma di sicuro riconosce le loro voci e questo le dà la forza per mettersi alla pari con la sua batteria, recuperando terreno in fretta e perdendo non meno di un secondo e mezzo per girarsi dopo aver toccato la parete. Non appena termina i cinquanta metri di ritorno tocca a Marley buttarsi in acqua e terminare così la corsa, dando il tutto per tutto negli ultimi cento metri rimasti della loro prima staffetta mista.
Nico, dietro di me, si fa avanti e si rivolge a noi quattro: – Li avete davvero allenati voi?
– No, – ribatte Iris, guardandolo e sorridendogli. – Il tuo cane Bobby, genio.
I flirt, ragazzi, lontani da me. Grazie.
Che fine ha fatto la discrezione? Insomma, quando stavo con Kyle cercavamo di mantenere un certo distacco se eravamo in compagnia: nelle serate di squadra, prima del suo abbandono, oltre ad appoggiarmi a lui durante il film a casa di Percy non mi permetteva di fare altro. Potevo anche provare ad avvicinarmi a lui per baciarlo e poco ma sicuro lui mi avrebbe dato un leggero schiaffo o, più barbaramente, mi avrebbe morso la guancia - e badate a non scambiarla per un'effusione, la sua intenzione era di farmi male, quel caro assassino.
E la cosa che mi inquieta di più è che Iris sappia che Nico Casadei ha un cane di nome Bobby.
– Sono molto bravi. – aggiunge Dominik, affiancandomi con una pacca sulla spalla che mi fa sobbalzare in avanti: – Complimenti, fidanzatino di Kyle.
– Ehi, – lo interrompo guardandolo con uno sbuffo. – Io non sono il fidanzatino di nessuno, men che meno di Kyle Adair.
Quentin, fino a questo momento rimasto in disparte e senza causare ingenti danni, si fa avanti e sorride: – Non dire bugie, su. Sappiamo tutti come vanno le cose.
Bene, lo sanno loro ma non lo so io. Carina questa cosa, vorrei proprio informarmi sulla sua dinamica.
– Pensate ciò che volete. – concludo, infastidito ma non più di tanto conoscendo la fonte di queste uscite, per non perdere la concentrazione su Marley.
Mancano solo dieci metri al traguardo, l'agitazione si fa sentire anche in me. Ce la devono fare.


– Egregio allenatore Anguilla, le auguro con tutta la mia sincerità una buona sera.
– Ma che cazzo hai bevuto?
– Era pura cortesia, non montarti la testa. Non sapevo come salutarti.
– La prossima volta vai con un “ho visto un calabrone peloso sopra una margherita di campo”, sembrerà comunque più un saluto che non la frase da galateo che hai appena detto.
Kyle, dall'altra parte dello schermo, mi fa una smorfia per non mandarmi a quel paese a parole, sistemando poi l'inquadratura dato che, come me, è steso a letto. Le mie intenzioni erano quelle di mangiare qualcosa, farmi una doccia per togliermi l'odore di cloro da dosso e andare dritto a letto ma a mezzanotte e qualche minuto ho ricevuto la chiamata Skype di Kyle e per qualche ragione non l'ho voluta rifiutare, ritrovandomi ora steso sul letto a dare la buonanotte al mio ex ragazzo a New York. La vita: che cosa simpatica.
– Allora? – mi chiede dopo qualche secondo di silenzio. – Come sono andate le gare dei ragazzi?
Attenzione: allenatore orgoglioso/mamma chioccia in arrivo.
– Molto bene! – esclamo quindi, vedendo Kyle ridacchiare per il mio esagerato entusiasmo. – Tammie è arrivata terza, Sapphire prima, Marley quarta e Xavier secondo alla pari con una sua vecchia amica mentre la staffetta, per quanto si siano impegnati, poteva andare meglio e si sono classificati quinti. Comunque ho anche conosciuto un ragazzo che verrà a trovarci per darci una mano e per seguire la sua allieva, è un po' tonto ma in fondo è simpatico quindi credo che andrete d'accordo finché, be'... Quanto ancora devi restare qui?
– Non lo so, un mese o due... I lavori si stanno facendo lunghi. Non che muoia dalla voglia di conoscere il tuo nuovo amico, comunque, a dirla tutta.
Beata sincerità, insomma.
– Io, – inizio, quindi, serafico tendente allo schizofrenico. – Ho dovuto parlare col tuo ex, oggi. Okay? Con Landon. Tu devi solo tacere se io voglio farti conoscere qualcuno. A tal proposito, non dorme con te?
– Quale parte di “conviviamo come amici” non ti è chiara, Anguilla? Serve un dizionario?
– Non scherzare. – lo rimprovero, ovviamente infastidito. Tra l'altro non capisco perché lui possa farmi diventare matto con la storia di Xavier e io non possa avere voce in capitolo sul fatto che lui convive col suo ex ragazzo, non mi sembra esattamente una cosa “equa”. – Sei insopportabile, Kyle.
– Oh, sono proprio ferito.
– Buonanotte.
– Piuttosto, verrai a prendermi tu in stazione?
Fingo di pensarci un po' su, uscendomene con la tipica espressione da idiota: – Se non verrò io troverai un gruppo di sicari pagati da me, è da vedere chi si libera prima dal lavoro. Ti farò sapere. Ad ogni modo se vedrai un carcerato alto due metri con una cicatrice sull'occhio destro e con un manganello sappi che è il mio uomo migliore, puoi andare con lui. Si chiama Scar.
– Scar?
– Già. Scar.
– Certo che tra Scar e Spruffio ne hai di fantasia.
– Spruffio il gatto!
– Va' a nanna, Himeragi. Stai delirando. – Kyle fa finta di mandarmi un bacio, concludendo però con una smorfia che si addice ben poco alla sua età. Che ci posso fare io se questo ragazzo è la mia sfiga da ormai quattro anni?
Non credo sia colpa mia. In fondo, non siamo noi a decidere per chi perdiamo la testa, giusto?
– Buonanotte. – borbotto quindi in un mezzo sbadiglio, vedendo Kyle però scuotere la testa e sorridere in un modo che mi riporta a tre anni fa, a quando ripeteva quel gesto per ogni volta in cui dicevo qualcosa ed ero in imbarazzo. Mi chiedo quando questi flash smetteranno di ossessionarmi, non sono così mentalmente forte per restare lucido e contemporaneamente avere a che fare con Kyle... Ma si era già capito, no?


ANGOLO AUTRICE
Ebbene sì, eccoci, BACK AGAIN!
Mi sto gasando troppo.
Ultimamente sono presa con altre storie, quindi chiedo perdono per eventuali ritardo e ora vi lascio con un piccolo spoiler del capitolo 9!

– Schifoso assassino da quattro soldi! – borbotta piagnucolando come un idiota, facendomi automaticamente sorridere per una scena che sa molto da déja-vu. – Come hai potuto?!
– Tu hai pomiciato con me qui in mezzo a tutti! E' il minimo, maniaco!
– Mi pare ci stessi anche tu!
– Solo un attimo di défaillance.
– E 'sti cazzi, Himeragi. Cosa c'era di male?

A presto Pesciolini :*
Ale xx
  
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