¬ I soli possono tramontare e poi risorgere;
noi,
una volta finita la breve luce,
dobbiamo dormire un'unica eterna notte.
[ Catullo ]
Capitolo 11 – Sabba.
Marzia. POWA
Dall’ altra parte della stanza, il predatore mi
scrutava silenzioso.
I suoi occhi scuri, erano gli unici punti luminosi
che scintillavano nella stanza buia.
Mi scrutava, sì, come per pregustarsi il mio ultimo
momento di vita.
Sobbalzai.
Subito accorse al mio fianco, accennando sollievo nel vedermi ancora in forze.
‹ Non è nulla. ›mi affrettai ad aggiungere, tra un’
affanno e l’altro.
Tornò al suo punto di osservazione, mutando
nuovamente espressione e parando i tremolanti raggi di luce che filtravano
dalla mal ridotta finestrella alle sue spalle.
Mi portai una mano sul ventre, accarezzando il boia
al suo interno.
Improvvisamente, il predatore parlò:
‹ Continua…›
Il suo tono gelido e duro, per un istante, mi parve
cupo e straziato, ma probabilmente, mi stavo sbagliando.
***
Quella notte, dormii tra le braccia di Jacob,
protetta dal suo corpo e dal suo calore. Quelli che sembravano piccoli sprezzi
di amore, riuscirono solo a medicare le ferite causatemi da quella parte di me
che, sadica, provava gusto nel vedermi soffrire.
La parte più dura fu il risveglio. Ero
completamente intorpidita. Dormire nuda, sotto la grossa mole di Jacob, non era
stata una così tanto brillante idea, ma, in quei momenti di passione, mi fu
difficile persino rimanere lucida.
Il dolore più acuto, proveniva dal mio basso
ventre, messo a dura prova per l’intera nottata. Mi fu difficile, infatti,
mettermi in piedi e cercarmi da mangiare.
Però, non era il sorriso a mancarmi.
Mi infilai la prima cosa che trovai, senza badare a
ciò che avrebbe capito Billy, vedendomi con indosso una delle enormi magliette
di Jake.
Sarebbe stato normale, infondo, ma il pensiero mi
apparve più vergognoso che mai. E, ancora più vergognoso, mi sembrò il pensiero
che di lì a poco, tutto il suo branco lo avrebbe saputo.
Ora potevano tirare un respiro di sollievo, tutto
era nella norma, ma, la prova più grande l’avrei avuta quella sera; la sera di
Sabba.
Non ero più così spaventata. Il grosso era passato,
però, la probabilità che qualcosa andasse storto rimaneva.
Accesi il telefono. Jake dormiva ancora, calmo e
beato. Sembrava un bambino, il mio bambino.
Gli accarezzai i capelli cercando di non
svegliarlo. Era così strano credere che ora era il mio ragazzo.
Tutta la grinta messa per respingere una sicura
sofferenza, era svanita insieme all’odio. Dovevo arrendermi all’idea che fossi
una debole.
Presi il telefono e mi trascinai in cucina.
La casa era silenziosa e ancora assorta tra le
braccia di Morfeo.
Mi preparai del latte, non avendo lo stesso fame e
mentre facevo bollire il liquido, il telefono squillò.
- Pulcino!- l’urlo stridulo di mia madre fu inconfondibile.
Dovetti allontanare l’aggeggio dal mio apparato
uditivo per riprendermi un attimo.
- Come stai tesoro?- riprese la voce squillate.
- Stavo meglio prima.- insinuai perfida.
Sentii mia madre mugolare. Era una donna come
dire…lamentosamente gioiosa.
- Dina, che cazzo ti urli!?- eccolo l’uomo della
mia vita.
Papà, richiamò mia madre. Lui era il macho che non
doveva mostrare emozioni.
- Chicco, vuoi parlare con la bambina?- chiese mia
madre euforica.
Il latte gorgoglieggiò, sbottando dal pentolino.
- Non chiamarmi Chicco!- sentii baccagliare
dall’altra parte della cornetta.
Specifico, a 15 anni mia madre mi chiama ancora
“bambina” e soprattutto: Pulcino!
- Come stai?- fece duro lui.
- Meglio ora!- affermai gioiosa nel sentirlo. Io
sono sempre stata innamorata del mio vecchio.
- Suvvia Alvaro, sii più dolce con la pupa!- eccola
che si rilamentava.
Sì, sono sempre io
la “ pupa”.
- Stai zitta te!- rispose lui.
Sentii mia madre insinuare qualcosa.
- Se n’è andata.- aggiunse lui.
- Meno male!-
E poi ecco il papone che tanto adoravo venire
fuori.
- Mi maaaaanchi piccola di papiiiiii!- fece
lui melodrammatico.
- Su, su papi. ‘Sta settimana e torno.- lo
rincuorai.
- Io lo dicevo di non farti partire. Mi sente tua
madre, oh si!- continuò tra sé e sé.
- Chicco, è prontoooo.- tuonò mamma.
- Devo staccare. Ti chiamo dopo. Stai attenta ai
ragazzi. Ti manca il tuo papi verooo? Baci piccola. Chissi, chissi.- e
agganciò.
Si lo so, vivo circondata da squilibrati mentali. E
che posso farci io?
Oramai dovevo buttare pure il latte.
Sbuffai, trascinandomi nuovamente a letto.
Trovai Jake in piedi, intento a vestirsi. Mi lanciò
un sorriso beffardo, per poi strapparmi un bacio.
Era come vivere un incubo, dai colori sgargianti.
***
‹ Perciò il figlio che aspetti…è di Jacob? › chiese
il predatore speranzoso.
Sarebbe piaciuto anche a me fosse stato così.
‹ No! ›
Si bloccò, per poi riprendere contegno e tornare a
studiarmi.
Sarà perché ora sono madre o perché mi è difficile scappare da qui.
Sono molte le ragioni per cui non posso andare
subito a cercare Jacob.
Ma, in realtà, penso che la mia sia solo paura.
Paura di rivelargli che il figlio che ho in grembo
non sia suo e che la mia mano protesa…venga respinta.
‹ E allora…› lo sentii timoroso nel domandarmelo
‹...allora…di chi è? › deglutii rumorosamente.
Sorrisi beffarda, alzando il volto e fissando negli
occhi la morte.
***
Era la mattina del 12 Febbraio e in America si
festeggiava il compleanno di Lincoln, così Jake poté passare la giornata con
me.
Tutto passò molto velocemente.
La passeggiata sulla spiaggia, il pranzo rigorosamente
pagato da lui…si susseguì tutto così velocemente, da essere vuoto. Mi sembro di
rivivere le stesse cose…di continuo.
Sarà che i posti da veder erano sempre quelli.
Billy era dal Charlie a vedere una partita.
Di Bella neanche l’ombra. Poco me ne importava,
sinceramente, però era uno dei miei pensieri fissi.
Mi sentivo colpevole della sua tristezza.
- Che hai?- mi chiese Jake mentre lo facevamo.
Avevamo casa tutta per noi, eppure, anche in quei
momenti, non ero soddisfatta.
La colpa non era né mia, né delle doti amatorie di
Jacob. La colpa, era di quelle immagini che si proiettavano nella mia mente.
Le vedevo, definite, momenti di passione tra due amanti.
Due persone nascoste da un baldacchino che si
muoveva rapido. Dalla tenda usci una mano.
Marmorea, forte, fredda.
- Oi?- mi richiamò Jake.
Lo guadai stralunata, ma il volto che vidi non era quello del mio desiderato lupo, bensì
un volto più bello, dai tratti simili a quelli di Emmett. I capelli neri, fini.
Gli occhi rossi e la pelli bianca. Lo accarezzai rapita. Lui mi sorrise e
riprese quella danza vellutata.
Ma di sottofondo, non sentivo più il sussurro del
mio nome, ma un altro, stranamente familiare.
Didyme…
***
‹ Vuoi farmi credere rivivevi i suoi ricordi? ›
Era confuso.
‹ Si. ›
Tornò impassibile.
‹ Non farmi ridere. ›
***
E calò silenziosa, come una pantera pronta in posizione
di caccia.
Io ero la sua preda.
Jacob era sicuro di avermi avuta a sufficienza per
quel giorno e che dovevo tranquillizzarmi.
Più facile a dirsi che a farsi.
Cenammo da soli. Tutto al lume di candela, felici
della nostra intimità.
Poco prima Jake era andato alla ronda col branco.
Tornò tutto incazzato.
- Paul dice che hai un bel culo, Quill una botta te
la darebbe…- iniziò a sfogarsi
Lo guadai allibita e orgogliosa di me.
- Di
positivo c’è che stasera non dovrebbe succedere nulla….almeno così dice Sam.-
mi prese per i fianchi da dietro mentre cucinavo.
- Lo sa pure Sam?- mi voltai ironica.
- Lo sanno tutti.- rispose mordendomi l’orecchio.
Tutto sembrava
perfetto, immutabile.
Purtroppo, durante la notte qualcosa cambiò.
Stavamo parlando. Era tardi, ma non riuscivo a
dormire e lui mi faceva compagnia.
Improvvisamente fu percosso da brividi.
- Jake?- domandi allarmata.
Ringhiò.
- JACOB!- urlai iniziando a piangere.
Fu tutto velocissimo. La sua trasformazione, la corsa…
…tutto inutile.
Gli unici ricordi che ho furono i raggi della luna…e
due figure: una enorme, l’altra brillate e poi…sangue.
***
‹ Fu l’ultima volta che lo vidi…›
‹ Ti manca molto? ›
‹ Come l’aria. › esclamai al pensiero.
Qualche attimo di silenzio, mentre la preda guardava
negli occhi il suo predatore.
‹ …ora sai come mi sento. › sussurrò.
***
Note
dell’[‘affaticata] autrice
Ho la tastiera
rotta ç__ç
Scusate il ritardo.
Appena potrò
posterò.
Spero il cap vi piaccia.
Colpi di scena…
chi avrà salvato Maya? °-°
Vi saluto mie anime pie…
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Kissi <3