7.
-...Cos’hai
intenzione di fare, Choji? No, fermati! Sta’ qui!
Non appena ebbi afferrato appieno quello che Isoka mi aveva rivelato,
mi alzai
di scatto e cercai di aprire la botola per uscire. Ero furioso.
-Ti prego, Choji! Non fare pazzie! Ti metterai nei guai!
-E chissenefrega! Qualcuno deve fargliela pagare a Iwao, e se nemmeno
la
direttrice in persona ha mosso un dito allora ci penserò io!
...uh?
Isoka si era aggrappato alla mia maglietta, come per cercare di tirarmi
giù e
rimettermi seduto. Mi girai per dirgli di staccarsi, e lo vidi in
volto.
Sembrava disperato.
Era il ricordo di quello che gli aveva fatto Iwao, ad averlo sconvolto
in quel
modo, o la preoccupazione per i guai che sarebbero potuti accadere a me?
In ogni caso, non me la sentivo di abbandonarlo in quello stato. Con
dei
respiri profondi calmai la mia rabbia, e piano piano mi risedetti.
-S-scusami, Isoka. Scusami. ...ma come ha potuto fare una cosa del
genere?!
Perché? Come è accaduto?
-...è stata colpa mia. Sai, prima di quel fatto... Mi
capitava spesso di
piangere davanti a tutti. Io ci ho provato, mi sono sforzato tantissimo
di
essere felice e dimenticare il passato, o almeno fingere, ma non ce
l’ho mai
fatta. Non sono mai stato bravo come gli altri. Insomma, io piangevo,
piangevo,
e davo fastidio a tutti, specialmente Iwao. Un giorno lui si
è stufato, e, per
farmi smettere una volta per tutte, ha cercato di aiutarmi a stare
meglio.
-Stracciando i ricordi di tua mamma?!
-No, no! Quello è successo dopo. Ecco, lui... mi ha chiesto
di entrare nel suo
gruppo e giocare con lui. No, più che chiesto, diciamo che
mi ha costretto.
"Così ti distrai e ti dimentichi di piangere", mi aveva
detto. Non mi
è mai piaciuto giocare con lui. Ogni volta che potevo,
cercavo una scusa
diversa per evitarlo e starmene da solo... È colpa mia se
è successo!
Isoka si raggomitolò su sé stesso, nascondendosi
il viso sulle ginocchia.
-Un giorno Iwao è venuto a cercarmi per obbligarmi a
giocare, come al solito, e
mi ha scoperto mentre guardavo le fotografie e i disegni di mia
mamma... Iwao
si è infuriato, ha urlato, mi ha detto che ero un ingrato, e
chissà
cos'altro... E poi ha distrutto tutto. Tutto. Come ti ho detto, la
Signorina
Azumi non lo ha sgridato... perché sono io quello che ha
disobbedito alle
regole, non lui.
-...e la Signorina Hiromi?
-Lei è troppo buona, non è capace di sgridare
nessuno. Da quel giorno, ho
cominciato a nascondermi ancora di più e a farmi vedere solo
durante i pasti,
le gite in gruppo e quando bisogna andare a dormire. Purtroppo, Iwao
per qualche
motivo ce l'ha ancora con me... Si è convinto che io mi
nasconda perché ho
ancora qualche foto della mamma da qualche parte, ma non è
vero! Per colpa sua
non ho più niente! Potrei... Potrei arrendermi, fargli
perquisire le mie cose
e... e ammettere che non voglio più pensare al passato, ma...
Il più delicatamente possibile, posai una mano sulla sua
spalla.
-Hai paura di fare un torto a tua mamma?
Dopo
aver tirato su col naso, Isoka annuì.
-Io non voglio dimenticarla, non voglio! ...se solo fossi
più forte... Ma non
lo sono! Perché? Perché!? Perché sono
l'unico debole frignone in tutto
l'orfanotrofio?!...
-Ti sbagli, non sei più l'unico. Ci sono anch'io, adesso!
Quella frase mi era uscita spontanea, automatica. Avevo anche usato un
tono
allegro nel pronunciarla, senza alcuna paura di poter commettere una
gaffe.
Semplicemente, sapevo di aver fatto la cosa giusta al momento giusto.
-C-c-che vuoi dire?- balbettò Isoka, dopo qualche istante di
smarrimento -anche
tu... piangi? G-grande e grosso come sei?
Annuii vigorosamente.
-E non me ne vergogno! Anzi, non capisco cosa ci sia da vergognarsi ad
essere
tristi, proprio qui poi! Possibile che nessun'altro sia d'accordo?
-S-sono le regole, purtroppo... Hai ragione, è assurdo... ma
questa è l'unica
casa che ho. Non posso pretendere di cambiarla...
-Questo
è vero... Beh, vorrà dire che, ogni volta che uno
di noi due si sentirà triste,
ci organizzeremo per incontrarci qua sotto. Non è
granché come soluzione, ma
almeno così potremo piangerci a vicenda sulle nostre spalle
quanto ci pare e
senza il rischio che qualcuno ci sgridi. Che ne pensi, ti piace come
idea?
Finalmente Isoka rialzò lo sguardo dalle sue ginocchia.
Aveva smesso di
piangere, come speravo.
-T-tu... Non mi stai prendendo in giro, Choji?
-Assolutamente no! Tra l'altro, non ho mai capito cosa ci sia di
così
divertente nel prendere in giro qualcun... !
Isoka mi era appena saltato addosso, per stringermi le braccia intorno
al collo
e sentire il contatto fra la sua guancia e la mia. Rimasi interdetto
per un istante,
ma mi rilassai quasi subito e gli ricambiai l'abbraccio.
Purtroppo,
quel momento fu destinato a terminare molto prima del previsto.
Sentimmo un rumore di passi sopra le nostre teste, ed istintivamente ci
appiattimmo contro le pareti della fossa.
-Gli altri bambini- sussurrai -sono già arrivati...
-No, è ancora troppo presto perché escano a
giocare. E poi, mi sembra che si
tratti di una persona sola. Do un'occhiata.
Svelto ma silenzioso, Isoka risalì la botola e
sbirciò fuori dalla casetta. Un
attimo dopo era già saltato giù.
-È Yori- mi disse -non capisco, se ho calcolato bene i tempi
a quest'ora
dovrebbe essere ancora in cucina... Che guaio! Finché lei
è nei paraggi, non
possiamo uscire senza che ci veda!
-Qual è il problema? Se ormai tutti sanno che ti fai
rivedere solo durante i
pasti, possiamo starcene qui fino all'ora di pranzo...
-No, Choji! Se tu ti assentassi per ore, tutti capirebbero che sei
stato in mia
compagnia e finiresti nei guai! Specialmente... Con Iwao...
Aprii la bocca per ribattere, ma la richiusi subito. Non avevo
intenzione di
spaventare Isoka arrabbiandomi di nuovo davanti a lui. Ma, allo stesso
tempo,
come potevo sopportare l'idea che Isoka continuasse a vivere nella
paura di
uscire allo scoperto? Senza contare lo sforzo immane che avrei dovuto
compiere,
per trattenermi dallo spaccare tutti i denti in bocca ad Iwao!
-Per me va bene così, davvero. Anche se di nascosto, sono
contento di aver
trovato un amico.
-...lo sono anch'io, Isoka.
Mi rivolse un sorriso solare. Dopodiché, si voltò
e si affacciò di nuovo alla
botola e alla porta della casetta di legno.
-Yori non sta guardando da questa parte... Facciamo così. Io
esco per primo, la
distraggo e la allontano, in un modo o nell'altro. Non appena siamo
spariti
alla vista, puoi uscire anche te.
-Mi sembra un buon piano. Allora... ciao, per adesso.
Salutatomi
con un cenno, Isoka uscì dal nascondiglio. Aspettai un paio
di minuti, quindi
mi arrischiai a sbirciare. Nessuno in vista. Velocissimo, saltai fuori
dalla
casetta, mi girai, tornai dentro per richiudere dall'esterno la botola,
e
infine mi allontanai.
Camminando distrattamente intorno all'orfanotrofio, continuai a
ripensare
all'abbraccio di Isoka.
Strinsi forte i pugni.
Lo avevo reso felice, forse per la prima volta in vita sua... Ma non
riuscii ad
esserlo a mia volta. Solo in quel momento realizzai l'effetto
collaterale di
ciò che avevo fatto, e fui schiacciato da un pesante senso
di colpa.
Io ero un ninja in incognito, non un orfano come lui. Sarei dovuto
andarmene,
prima o poi. Lo avrei lasciato solo.
Come farò a dirgli addio, quando
sarà il
momento?
Rientrai
nell'edificio proprio mentre un gruppo di bambini, ormai svegli e
scattanti,
correva fuori per giocare all'aria aperta.
Siccome nella mia testa era ritornato l'argomento della missione,
pensai che
non fosse una cattiva idea riprendere in mano il rapporto che avevo
lasciato su
in dormitorio e finire di scriverlo.
Avevo appena poggiato un piede sul primo gradino, quando...
-Oh, eccoti qui! Posso scambiare due parole con te, Choji?
Era la voce di Yori. E aveva un tono tutt'altro che amichevole.
Mi
voltai e le rivolsi una sorriso innocente. O almeno provai a imitarne
uno.
-S-sì, c-certo! Di cosa vuoi parlare, Yori?
-Conosci
la regola secondo la quale è proibito salire sugli alberi?
Merda... -L'ho sentita da qualche
parte, credo... Non ho ancora fatto in tempo a imparare tutto il
regolamento a
memoria, ma rimedierò al più presto!
P-perché ti interessa?
-Pochi minuti fa, mentre stavo terminando di lavare le stoviglie, da
una
finestra della cucina ho notato che ad uno degli alberi che circondano
l'orfanotrofio manca un ramo.
Accidenti che colpo d'occhio... -Ah,
d-davvero? Ed è un fatto insolito, da queste parti?
-Penso di sì, ieri quel ramo c'era.
-Forse si sarà spezzato con il vento...
-Era un ramo grosso.
-Magari il vento era fortissimo...
-Talmente forte da portarselo via, visto che ai piedi dell'albero non
ho notato
nulla.
-...infatti, dev'essere l'unica spiegazione! Sono contento di averti
aiutata a
risolvere questo mistero! Alla prossima!...
Speravo di averla scampata, ma prima che riuscissi a salire un altro
gradino
Yori mi infilò le dita nella maglietta e mi
riportò al pianterreno.
Beh,
ci ho provato.
-L'unica spiegazione qui è che qualcuno ci sia salito sopra,
l'abbia fatto
cadere e l'abbia nascosto per occultare il misfatto. Choji, se sai
qualcosa ti
conviene parlare subito, altrimenti la rabbia della Signorina Azumi
diventerà direttamente
proporzionale al ritardo che impiegherai nel confessare!
E adesso, come me la cavavo? Potevo confermare i sospetti di Yori e
subire la
punizione, non sarebbe stato un problema per me... ma così
facendo la mia
indagine avrebbe subito un altro rallentamento, e non potevo
permetterlo!
Abbandonai l'aria innocente, e incrociate le braccia decisi di assumere
un
atteggiamento difensivo.
-Io
non so nulla di questo albero, davvero! E in ogni caso
perché sei venuta a
chiederlo proprio a me, si può sapere?
Yori sorrise con un'aria di trionfo.
-Semplicemente perché tutti gli indizi conducono a te. Hai
fatto tardi a
colazione per un motivo stupido, stai balbettando e sudando freddo...
-Per forza, mi stai mettendo a disagio!
-Inoltre- continuò senza fare caso alla mia obiezione -quel
ramo era molto
spesso. L'unico che avrebbe potuto spezzarlo standoci sopra doveva
essere una
persona di un certo peso, oserei dire gras...
-Adesso basta, Yori! Lascialo stare!
Alzammo entrambi la testa. Dal piano superiore vedemmo scendere a passi
pesanti
Nao. Nonostante fosse alto la metà di Yori, in quel momento
sembrava il più minaccioso
dei due!
-Non sono affari che ti riguardano, Nao. Te lo chiedo cortesemente,
lasciaci
soli...
-Col cavolo! Ti sembra giusto come lo stai trattando? Non hai nessuna
prova per
accusarlo così apertamente, solo supposizioni! E poi,
mettiamo il caso che
Choji abbia davvero commesso il fatto come dici tu... è
appena arrivato da un
giorno! Dovresti essere comprensiva e dargli il tempo di ambientarsi,
invece di
spaventarlo!
Yori
alzò una mano e la tenne sospesa in aria per un po'. Aveva
forse intenzione di mollargli
uno schiaffo? Non lo seppi mai: dopo qualche secondo lasciò
ricadere il
braccio, come a dichiararsi sconfitta.
-Oh, d'accordo. Per oggi te la sei cavata con un avvertimento, Choji.
Ma la
prossima volta che noto qualcosa fuori posto... augurati che non ci
debba
essere, una prossima volta.
Dopo averci fulminati entrambi con lo sguardo, Yori girò i
tacchi e se ne andò.
Mi sentii incredibilmente sollevato.
-Fiuuu... Ti devo proprio ringraziare, Nao!
-Figurati. Tra orfani ci si deve sostenere l'un l'altro, anche se non
tutti qui
sembrano averlo capito.
Come udii quelle parole, qualche rotella dentro la mia testa
cominciò a girare.
Forse avevo appena trovato la soluzione al problema di Isoka...
-Choji? Ti sei incantato?
-...più o meno. Sono assolutamente d'accordo con quello che
hai detto!
Ci stringemmo la mano destra.
-A
proposito, Nao...
-Fammi indovinare, ti stai chiedendo dove sia Naoki? Sta facendo un
pisolino di
sopra, come al solito. Ero appunto con lei, quando ho sentito te e Yori
discutere.
-L'abbiamo svegliata? Mi dispiace...
-Niente affatto, tranquillo. È piccola, ma ha il sonno
pesantissimo. Non si
accorgerà se la lascio da sola per qualche minuto. ...di' un
po', Choji. Sei
ancora intenzionato a fare amicizia con lei?
Decisi di cogliere la palla al balzo.
-Beh, certo. E con te, anche! Dobbiamo aiutarci a vicenda, l'hai detto
tu
stesso!
Nao sorrise. Quindi, si guardò intorno con fare circospetto,
e con un gesto mi
invitò ad abbassarmi così che potesse sussurrarmi
in un orecchio.
-Allora, ci sono delle cose che è bene tu sappia. Seguimi,
conosco il posto
adatto dove parlare in pace.
-Anche tu hai un nascondiglio segreto?
-No, mi riferisco all'aula di grammatica. ...che significa "anche"
io?
-Oh, n-nulla! Un lapsus! Eh eh eh eh...
Mordendomi la lingua, seguii a ruota Nao su per le scale e fino
all'aula di
grammatica (e palestra).
Per quel poco che gli avevo sentito dire e visto fare, avevo subito
avuto
l'impressione che Nao potesse andare d'accordo alla perfezione con
Isoka. Se
fossi riuscito a farli avvicinare e diventare amici, Isoka non sarebbe
rimasto
solo dopo la mia partenza. Però, per quanto morissi
dall'impazienza di
risolvere la situazione, mi costrinsi a non bruciare le tappe e
procedere per
gradi, per non rischiare di rovinare tutto.
-Chiudi
la porta- mi ordinò Nao, che già si era messo a
sedere su uno dei banchi, una
volta entrati -e accendi la luce, già che sei lì.
L'aula in effetti era insolitamente buia, ma guardando fuori dalle
finestre
capii subito il perché. Il cielo si era improvvisamente
rannuvolato, e
minacciava pioggia da un momento all'altro.
-Non ti siedi anche tu, Choji?
-Sto bene in piedi, grazie.
-Contento tu. Allora...
Nao prese un bel respiro profondo.
-...prima di tutto, sono contento che tu ti sia proposto di aiutare
Naoki a
rompere il ghiaccio. Lo apprezzo molto, davvero, però...
devo chiederti di
limitarti a salutarla, e basta. Non ci hai dato fastidio, tranquillo!-
si
affrettò a precisare -il fatto è che Naoki non
è semplicemente timida. E non è
nemmeno mia sorella.
In un istante aveva catalizzato la mia attenzione. Lo fissai,
aspettando che
continuasse a parlare, ma Nao chiuse gli occhi e appoggiò la
testa sulle sue
mani intrecciate, come in contemplazione.
-Nao... Se hai cambiato idea e non te la senti più di
parlarne, non ti obbligo
mica.
-...no no, va tutto bene. Allora... io e Naoki non ci eravamo mai
incontrati,
prima che il villaggio in cui vivevamo... venisse distrutto.
Ci fu un'altra pausa.
-Non
so come sia successo, e non lo voglio sapere. Era un giorno come tutti
gli
altri. I miei mi avevano ordinato di andare in cantina e non uscirne
fino a
nuovo ordine. Io ho aspettato per ore, ma il nuovo ordine non arrivava
mai.
Allora mi sono arrischiato ad uscire... È stato orribile. Ho
visto case
incendiate, feriti, ma soprattutto ho visto corpi morti sparsi
dappertutto.
Alcuni li conoscevo, altri non li avevo mai visti prima... Ninja, o
almeno
credo. Non sono rimasto ad ascoltare i superstiti per avere conferma.
Ho
cominciato a correre, alla cieca, sperando forse di ritrovare i miei
genitori,
o almeno un angolo del villaggio che fosse rimasto com'era... Poi
però mi sono
lasciato distrarre da qualcuno nella mia stessa situazione.
-Naoki?
-Quello è il nome che le ho dato io. Non ho idea di come si
chiami in realtà.
-C-come?
-L'ho vista seduta sull'uscio di una casa bruciata, che guardava
davanti a sé
come in trance. Doveva aver subito uno shock, e forse aveva anche perso
la
memoria. Quando mi sono avvicinato per parlarle e le ho chiesto dove
fossero i
suoi genitori... lei non si è messa a piangere, no. Invece,
mi ha semplicemente
detto: "chi?"
Nao deglutì.
-Qualche cosa si è acceso nella mia testa. Un'idea assurda.
Io avevo perso la
mia famiglia, a lei non era rimasto nessuno nemmeno nei ricordi...
così, ho
pensato di dargliene di nuovi. Le ho detto che ero suo fratello, e le
ho
chiesto se le andasse di venire via con me da quel posto per trovarne
uno
migliore. Come per miracolo, lei si è parzialmente
risvegliata dallo shock: è
scattata in piedi, mi ha preso per mano e ha cominciato a correre! Era
entusiasta quanto me di ricominciare!...
Nao
fece un altro sospiro, in realtà simile più a un
singhiozzo, e mi guardò.
-Pensi che io sia stato egoista, Choji?
-Egoista? In che senso?
-Beh, sì, insomma...
Per un attimo, mi era parso che avesse sorriso.
-...insomma, io... Non mi era rimasto più nessuno, non
volevo restare da
solo... Non sono stato per niente corretto con lei, ecco. Le ho
mentito, ed è
anche un po' come se l'avessi rapita...
-Stai scherzando? Secondo me hai fatto un gesto bellissimo! Hai dato a
lei e ha
te stesso una ragione per continuare a vivere dopo la tragedia che vi
è
capitata! ...a proposito, mi dispiace per quello che vi è
successo.
Posai una mano sulla sua spalla e gli diedi qualche pacca leggera. Non
fu
granché come gesto consolatorio ma Nao mi sorrise
apertamente ed annuì, dando
segno di aver apprezzato.
-Grazie, Choji. ...comunque, hai capito perché non voglio
che ti avvicini
troppo a Naoki?
-Credo di sì. È a causa dello shock che ha subito?
-Già. Lei parla soltanto con me e, anche se a volte le
chiedo di rispondere
alle domande altrui, preferisco lasciare che impari ad uscire dalla sua
timidezza da sola, con i tempi che le servono. Quindi, anche se so che
le tue
intenzioni sono buone, mi dispiace, ma non voglio rischiare che... che
si
spaventi troppo, ecco.
-Non devi dispiacerti, tranquillo!
Nao
sospirò sollevato, quindi saltò giù
dal banco e si stiracchiò.
-Sai, a pensarci bene sono felice di averti raccontato tutto. Mi sento
più
leggero.
-Non... non avevi mai parlato a nessun'altro, prima, della vostra
storia?
-No. Stavo per spiegare tutto alla Signorina Azumi il giorno che
l'abbiamo
conosciuta, ma lei mi ha fermato subito dicendomi che "il passato non
deve
contare più" o qualcosa del genere... Da un certo punto di
vista sono
d'accordo, ma come si fa a non ripensarci ogni tanto? Per me
è una cosa
impossibile!
-Anche per me, Nao. E...
Esitai un attimo. Era davvero quello il momento giusto per tirare in
ballo
Isoka?
-...e noi due non siamo gli unici qui dentro a pensarlo. Per caso,
conosci già
quel bambino di nome Is...
Qualcuno
entrò nell'aula in quel preciso istante.
Stavo quasi per pensare "meglio così, forse stavo davvero
per commettere
un errore!"... Ma il sospiro di sollievo mi rimase strozzato in gola
quando vidi chi era entrato.
-Ehilà! Di tutti i posti divertenti che abbiamo, non pensavo
di trovarti
proprio qui, Choji!
Era Iwao, con tutta la sua combriccola al seguito.
In fretta, guardai la mia immagine riflessa nelle finestre e mi regolai
per
scegliere l'espressione facciale più serena possibile da
esibire di fronte a
lui.
Sì, questa può andare.
-C-ciao, Iwao!
Come mai da queste parti?
-È quello che chiedo a te! Non mi sembravi il tipo a cui
piace giocare a
pallone, ma evidentemente mi sbagliavo!
E tu non mi sembravi il tipo a cui piace
rendere la vita degli altri un inferno! -In realtà
non è così, io e Nao
stavamo...
-Stavamo facendo solo due palleggi, per passare il tempo-
finì di dire Nao, che
per rendere la bugia più credibile era andato a raccogliere
il pallone da
basket abbandonato in un angolo -ma adesso togliamo il disturbo, vero,
Choji?
-Vero, verissimo! La stanza è tutta vostra, Iwa...
-Ah no, non ci date nessun fastidio! Anzi, mi avete fatto venire una
bella
idea!
I
compagni di giochi di Iwao si posizionarono in cerchio intorno a noi,
mentre il
loro leader alzava un dito verso il soffitto in maniera minacciosa e il
primo
fulmine del temporale cadeva all’esterno. Mi sentivo quasi in
trappola.
-È giunta l'ora che l'ultimo arrivato impari una volta per
tutte come ci si
introduce da queste parti! Ragazzi... si gioca a calcetto due contro
due!
...tutto qui?
Mi ero spaventato per niente. Beh, in ogni caso non sarei rimasto
lì dentro
ancora a lungo, nossignore.
-Conosci le regole del calcetto, Choji?- mi domandò Iwao,
lanciandomi il
pallone.
No, e anche se le conoscessi ghiaccerebbe
l'inferno prima che accetti di giocare con te!
-S-sì, ma non...
-Perfetto, allora il primo incontro vedrà noi due uno contro
l'altro! Choji, a
te l'onore di scegliere per primo il tuo compagno di squadra!
Ah! Se si tratta di essere avversari,
allora non mi tiro indietro! Sarà un piacere umiliarti nel
gio... Come ha
detto? Ho sentito bene? -Ho s-sentito bene? P-posso scegliere
per primo?
-Certo! Chi vuoi tu!
Al bambino che era dentro di me scese una lacrimuccia. Ero sempre stato
l'ultimo ad essere scelto quando bisognava formare le squadre... e
adesso non
solo ero il primo, ero addirittura il capitano!
...ma che mi stava succedendo? Non dovevo dimenticarmi con chi avevo a
che
fare!
-Bene, Iwao. Allora so già chi scegliere. ...lui!
Puntai il dito verso Nao. Non avevo altre opzioni, essendo lui l'unico
nella
stanza con cui avevo fatto un minimo di conoscenza.
Nao, però, mi rivolse un'occhiataccia.
-Choji, sono lusingato, ma non mi va tanto di giocare adesso...
-E se non ora, quando?- esclamò Iwao al suo indirizzo -anche
tu devi giocare,
tutti devono farlo almeno una volta! Vuoi fare la figura del
guastafeste?
Stavo per rispondere a tono, ma Nao mi anticipò.
-Oh, d'accordo. Però se vinciamo mi fate uscire, okay? Devo
tornare dalla mia
sorellina prima che si svegli.
-Intesi. In posizione!
In fretta e furia alcuni membri del gruppo sistemarono due banchi
rovesciati ai
lati opposti dell'aula, mentre un altro divideva a metà la
lavagna con un
gessetto e scriveva i nostri nomi, per tracciare una specie di
tabellone
segnapunti. Iwao si era già schierato di fronte alla propria
"porta"
insieme alla tipa dai capelli rossi che avevo visto già un
paio di volte in sua
compagnia. Leggendo sul tabellone, scoprii finalmente qual era il suo
nome: Nana.
-Vince la squadra che segna per prima cinque "reti"- gridò
il
ragazzino alla lavagna -siete pronti?
-Pronti!- gridammo tutti e quattro.
-E allora.. Tre... Due... Uno...