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Autore: Crybaby    25/04/2017    1 recensioni
Introdursi sotto falsa identità in un orfanotrofio sito nel Paese dei Fiumi, per stanare e consegnare alla giustizia un pericoloso serial killer che vi ha trovato rifugio.
Insieme alle proprie insicurezze, rese ancora più opprimenti dalla recente scomparsa del maestro Asuma, saranno questi gli obiettivi della missione che Choji Akimichi si ritroverà costretto ad affrontare.
Una missione che, per lui, potrebbe essere l'ultima, e non soltanto nel caso in cui ci rimetta la vita...
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Choji Akimichi, Nuovo Personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Naruto Shippuuden
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Choji's Last Chance

7.
 

-...Cos’hai intenzione di fare, Choji? No, fermati! Sta’ qui!
Non appena ebbi afferrato appieno quello che Isoka mi aveva rivelato, mi alzai di scatto e cercai di aprire la botola per uscire. Ero furioso.
-Ti prego, Choji! Non fare pazzie! Ti metterai nei guai!
-E chissenefrega! Qualcuno deve fargliela pagare a Iwao, e se nemmeno la direttrice in persona ha mosso un dito allora ci penserò io! ...uh?
Isoka si era aggrappato alla mia maglietta, come per cercare di tirarmi giù e rimettermi seduto. Mi girai per dirgli di staccarsi, e lo vidi in volto. Sembrava disperato.
Era il ricordo di quello che gli aveva fatto Iwao, ad averlo sconvolto in quel modo, o la preoccupazione per i guai che sarebbero potuti accadere a me?
In ogni caso, non me la sentivo di abbandonarlo in quello stato. Con dei respiri profondi calmai la mia rabbia, e piano piano mi risedetti.
-S-scusami, Isoka. Scusami. ...ma come ha potuto fare una cosa del genere?! Perché? Come è accaduto?
-...è stata colpa mia. Sai, prima di quel fatto... Mi capitava spesso di piangere davanti a tutti. Io ci ho provato, mi sono sforzato tantissimo di essere felice e dimenticare il passato, o almeno fingere, ma non ce l’ho mai fatta. Non sono mai stato bravo come gli altri. Insomma, io piangevo, piangevo, e davo fastidio a tutti, specialmente Iwao. Un giorno lui si è stufato, e, per farmi smettere una volta per tutte, ha cercato di aiutarmi a stare meglio.
-Stracciando i ricordi di tua mamma?!
-No, no! Quello è successo dopo. Ecco, lui... mi ha chiesto di entrare nel suo gruppo e giocare con lui. No, più che chiesto, diciamo che mi ha costretto. "Così ti distrai e ti dimentichi di piangere", mi aveva detto. Non mi è mai piaciuto giocare con lui. Ogni volta che potevo, cercavo una scusa diversa per evitarlo e starmene da solo... È colpa mia se è successo!
Isoka si raggomitolò su sé stesso, nascondendosi il viso sulle ginocchia.
-Un giorno Iwao è venuto a cercarmi per obbligarmi a giocare, come al solito, e mi ha scoperto mentre guardavo le fotografie e i disegni di mia mamma... Iwao si è infuriato, ha urlato, mi ha detto che ero un ingrato, e chissà cos'altro... E poi ha distrutto tutto. Tutto. Come ti ho detto, la Signorina Azumi non lo ha sgridato... perché sono io quello che ha disobbedito alle regole, non lui.
-...e la Signorina Hiromi?
-Lei è troppo buona, non è capace di sgridare nessuno. Da quel giorno, ho cominciato a nascondermi ancora di più e a farmi vedere solo durante i pasti, le gite in gruppo e quando bisogna andare a dormire. Purtroppo, Iwao per qualche motivo ce l'ha ancora con me... Si è convinto che io mi nasconda perché ho ancora qualche foto della mamma da qualche parte, ma non è vero! Per colpa sua non ho più niente! Potrei... Potrei arrendermi, fargli perquisire le mie cose e... e ammettere che non voglio più pensare al passato, ma...
Il più delicatamente possibile, posai una mano sulla sua spalla.
-Hai paura di fare un torto a tua mamma?
Dopo aver tirato su col naso, Isoka annuì.
-Io non voglio dimenticarla, non voglio! ...se solo fossi più forte... Ma non lo sono! Perché? Perché!? Perché sono l'unico debole frignone in tutto l'orfanotrofio?!...
-Ti sbagli, non sei più l'unico. Ci sono anch'io, adesso!
Quella frase mi era uscita spontanea, automatica. Avevo anche usato un tono allegro nel pronunciarla, senza alcuna paura di poter commettere una gaffe. Semplicemente, sapevo di aver fatto la cosa giusta al momento giusto.
-C-c-che vuoi dire?- balbettò Isoka, dopo qualche istante di smarrimento -anche tu... piangi? G-grande e grosso come sei?
Annuii vigorosamente.
-E non me ne vergogno! Anzi, non capisco cosa ci sia da vergognarsi ad essere tristi, proprio qui poi! Possibile che nessun'altro sia d'accordo?
-S-sono le regole, purtroppo... Hai ragione, è assurdo... ma questa è l'unica casa che ho. Non posso pretendere di cambiarla...
-Questo è vero... Beh, vorrà dire che, ogni volta che uno di noi due si sentirà triste, ci organizzeremo per incontrarci qua sotto. Non è granché come soluzione, ma almeno così potremo piangerci a vicenda sulle nostre spalle quanto ci pare e senza il rischio che qualcuno ci sgridi. Che ne pensi, ti piace come idea?
Finalmente Isoka rialzò lo sguardo dalle sue ginocchia. Aveva smesso di piangere, come speravo.
-T-tu... Non mi stai prendendo in giro, Choji?
-Assolutamente no! Tra l'altro, non ho mai capito cosa ci sia di così divertente nel prendere in giro qualcun... !
Isoka mi era appena saltato addosso, per stringermi le braccia intorno al collo e sentire il contatto fra la sua guancia e la mia. Rimasi interdetto per un istante, ma mi rilassai quasi subito e gli ricambiai l'abbraccio.
 

Purtroppo, quel momento fu destinato a terminare molto prima del previsto.
Sentimmo un rumore di passi sopra le nostre teste, ed istintivamente ci appiattimmo contro le pareti della fossa.
-Gli altri bambini- sussurrai -sono già arrivati...
-No, è ancora troppo presto perché escano a giocare. E poi, mi sembra che si tratti di una persona sola. Do un'occhiata.
Svelto ma silenzioso, Isoka risalì la botola e sbirciò fuori dalla casetta. Un attimo dopo era già saltato giù.
-È Yori- mi disse -non capisco, se ho calcolato bene i tempi a quest'ora dovrebbe essere ancora in cucina... Che guaio! Finché lei è nei paraggi, non possiamo uscire senza che ci veda!
-Qual è il problema? Se ormai tutti sanno che ti fai rivedere solo durante i pasti, possiamo starcene qui fino all'ora di pranzo...
-No, Choji! Se tu ti assentassi per ore, tutti capirebbero che sei stato in mia compagnia e finiresti nei guai! Specialmente... Con Iwao...
Aprii la bocca per ribattere, ma la richiusi subito. Non avevo intenzione di spaventare Isoka arrabbiandomi di nuovo davanti a lui. Ma, allo stesso tempo, come potevo sopportare l'idea che Isoka continuasse a vivere nella paura di uscire allo scoperto? Senza contare lo sforzo immane che avrei dovuto compiere, per trattenermi dallo spaccare tutti i denti in bocca ad Iwao!
-Per me va bene così, davvero. Anche se di nascosto, sono contento di aver trovato un amico.
-...lo sono anch'io, Isoka.
Mi rivolse un sorriso solare. Dopodiché, si voltò e si affacciò di nuovo alla botola e alla porta della casetta di legno.
-Yori non sta guardando da questa parte... Facciamo così. Io esco per primo, la distraggo e la allontano, in un modo o nell'altro. Non appena siamo spariti alla vista, puoi uscire anche te.
-Mi sembra un buon piano. Allora... ciao, per adesso.
Salutatomi con un cenno, Isoka uscì dal nascondiglio. Aspettai un paio di minuti, quindi mi arrischiai a sbirciare. Nessuno in vista. Velocissimo, saltai fuori dalla casetta, mi girai, tornai dentro per richiudere dall'esterno la botola, e infine mi allontanai.
Camminando distrattamente intorno all'orfanotrofio, continuai a ripensare all'abbraccio di Isoka.
Strinsi forte i pugni.
Lo avevo reso felice, forse per la prima volta in vita sua... Ma non riuscii ad esserlo a mia volta. Solo in quel momento realizzai l'effetto collaterale di ciò che avevo fatto, e fui schiacciato da un pesante senso di colpa.
Io ero un ninja in incognito, non un orfano come lui. Sarei dovuto andarmene, prima o poi. Lo avrei lasciato solo.
Come farò a dirgli addio, quando sarà il momento?
 

Rientrai nell'edificio proprio mentre un gruppo di bambini, ormai svegli e scattanti, correva fuori per giocare all'aria aperta.
Siccome nella mia testa era ritornato l'argomento della missione, pensai che non fosse una cattiva idea riprendere in mano il rapporto che avevo lasciato su in dormitorio e finire di scriverlo.
Avevo appena poggiato un piede sul primo gradino, quando...
-Oh, eccoti qui! Posso scambiare due parole con te, Choji?
Era la voce di Yori. E aveva un tono tutt'altro che amichevole.
Mi voltai e le rivolsi una sorriso innocente. O almeno provai a imitarne uno.
-S-sì, c-certo! Di cosa vuoi parlare, Yori?
-Conosci la regola secondo la quale è proibito salire sugli alberi?
Merda... -L'ho sentita da qualche parte, credo... Non ho ancora fatto in tempo a imparare tutto il regolamento a memoria, ma rimedierò al più presto! P-perché ti interessa?
-Pochi minuti fa, mentre stavo terminando di lavare le stoviglie, da una finestra della cucina ho notato che ad uno degli alberi che circondano l'orfanotrofio manca un ramo.
Accidenti che colpo d'occhio... -Ah, d-davvero? Ed è un fatto insolito, da queste parti?
-Penso di sì, ieri quel ramo c'era.
-Forse si sarà spezzato con il vento...
-Era un ramo grosso.
-Magari il vento era fortissimo...
-Talmente forte da portarselo via, visto che ai piedi dell'albero non ho notato nulla.
-...infatti, dev'essere l'unica spiegazione! Sono contento di averti aiutata a risolvere questo mistero! Alla prossima!...
Speravo di averla scampata, ma prima che riuscissi a salire un altro gradino Yori mi infilò le dita nella maglietta e mi riportò al pianterreno.

Beh, ci ho provato.
-L'unica spiegazione qui è che qualcuno ci sia salito sopra, l'abbia fatto cadere e l'abbia nascosto per occultare il misfatto. Choji, se sai qualcosa ti conviene parlare subito, altrimenti la rabbia della Signorina Azumi diventerà direttamente proporzionale al ritardo che impiegherai nel confessare!
E adesso, come me la cavavo? Potevo confermare i sospetti di Yori e subire la punizione, non sarebbe stato un problema per me... ma così facendo la mia indagine avrebbe subito un altro rallentamento, e non potevo permetterlo!
Abbandonai l'aria innocente, e incrociate le braccia decisi di assumere un atteggiamento difensivo.
-Io non so nulla di questo albero, davvero! E in ogni caso perché sei venuta a chiederlo proprio a me, si può sapere?
Yori sorrise con un'aria di trionfo.
-Semplicemente perché tutti gli indizi conducono a te. Hai fatto tardi a colazione per un motivo stupido, stai balbettando e sudando freddo...
-Per forza, mi stai mettendo a disagio!
-Inoltre- continuò senza fare caso alla mia obiezione -quel ramo era molto spesso. L'unico che avrebbe potuto spezzarlo standoci sopra doveva essere una persona di un certo peso, oserei dire gras...
-Adesso basta, Yori! Lascialo stare!
Alzammo entrambi la testa. Dal piano superiore vedemmo scendere a passi pesanti Nao. Nonostante fosse alto la metà di Yori, in quel momento sembrava il più minaccioso dei due!
-Non sono affari che ti riguardano, Nao. Te lo chiedo cortesemente, lasciaci soli...
-Col cavolo! Ti sembra giusto come lo stai trattando? Non hai nessuna prova per accusarlo così apertamente, solo supposizioni! E poi, mettiamo il caso che Choji abbia davvero commesso il fatto come dici tu... è appena arrivato da un giorno! Dovresti essere comprensiva e dargli il tempo di ambientarsi, invece di spaventarlo!
Yori alzò una mano e la tenne sospesa in aria per un po'. Aveva forse intenzione di mollargli uno schiaffo? Non lo seppi mai: dopo qualche secondo lasciò ricadere il braccio, come a dichiararsi sconfitta.
-Oh, d'accordo. Per oggi te la sei cavata con un avvertimento, Choji. Ma la prossima volta che noto qualcosa fuori posto... augurati che non ci debba essere, una prossima volta.
Dopo averci fulminati entrambi con lo sguardo, Yori girò i tacchi e se ne andò. Mi sentii incredibilmente sollevato.
-Fiuuu... Ti devo proprio ringraziare, Nao!
-Figurati. Tra orfani ci si deve sostenere l'un l'altro, anche se non tutti qui sembrano averlo capito.
Come udii quelle parole, qualche rotella dentro la mia testa cominciò a girare. Forse avevo appena trovato la soluzione al problema di Isoka...
-Choji? Ti sei incantato?
-...più o meno. Sono assolutamente d'accordo con quello che hai detto!
Ci stringemmo la mano destra.
-A proposito, Nao...
-Fammi indovinare, ti stai chiedendo dove sia Naoki? Sta facendo un pisolino di sopra, come al solito. Ero appunto con lei, quando ho sentito te e Yori discutere.
-L'abbiamo svegliata? Mi dispiace...
-Niente affatto, tranquillo. È piccola, ma ha il sonno pesantissimo. Non si accorgerà se la lascio da sola per qualche minuto. ...di' un po', Choji. Sei ancora intenzionato a fare amicizia con lei?
Decisi di cogliere la palla al balzo.
-Beh, certo. E con te, anche! Dobbiamo aiutarci a vicenda, l'hai detto tu stesso!
Nao sorrise. Quindi, si guardò intorno con fare circospetto, e con un gesto mi invitò ad abbassarmi così che potesse sussurrarmi in un orecchio.
-Allora, ci sono delle cose che è bene tu sappia. Seguimi, conosco il posto adatto dove parlare in pace.
-Anche tu hai un nascondiglio segreto?
-No, mi riferisco all'aula di grammatica. ...che significa "anche" io?
-Oh, n-nulla! Un lapsus! Eh eh eh eh...
Mordendomi la lingua, seguii a ruota Nao su per le scale e fino all'aula di grammatica (e palestra).
Per quel poco che gli avevo sentito dire e visto fare, avevo subito avuto l'impressione che Nao potesse andare d'accordo alla perfezione con Isoka. Se fossi riuscito a farli avvicinare e diventare amici, Isoka non sarebbe rimasto solo dopo la mia partenza. Però, per quanto morissi dall'impazienza di risolvere la situazione, mi costrinsi a non bruciare le tappe e procedere per gradi, per non rischiare di rovinare tutto.
-Chiudi la porta- mi ordinò Nao, che già si era messo a sedere su uno dei banchi, una volta entrati -e accendi la luce, già che sei lì.
L'aula in effetti era insolitamente buia, ma guardando fuori dalle finestre capii subito il perché. Il cielo si era improvvisamente rannuvolato, e minacciava pioggia da un momento all'altro.
-Non ti siedi anche tu, Choji?
-Sto bene in piedi, grazie.
-Contento tu. Allora...
Nao prese un bel respiro profondo.
-...prima di tutto, sono contento che tu ti sia proposto di aiutare Naoki a rompere il ghiaccio. Lo apprezzo molto, davvero, però... devo chiederti di limitarti a salutarla, e basta. Non ci hai dato fastidio, tranquillo!- si affrettò a precisare -il fatto è che Naoki non è semplicemente timida. E non è nemmeno mia sorella.
In un istante aveva catalizzato la mia attenzione. Lo fissai, aspettando che continuasse a parlare, ma Nao chiuse gli occhi e appoggiò la testa sulle sue mani intrecciate, come in contemplazione.
-Nao... Se hai cambiato idea e non te la senti più di parlarne, non ti obbligo mica.
-...no no, va tutto bene. Allora... io e Naoki non ci eravamo mai incontrati, prima che il villaggio in cui vivevamo... venisse distrutto.
Ci fu un'altra pausa.
-Non so come sia successo, e non lo voglio sapere. Era un giorno come tutti gli altri. I miei mi avevano ordinato di andare in cantina e non uscirne fino a nuovo ordine. Io ho aspettato per ore, ma il nuovo ordine non arrivava mai. Allora mi sono arrischiato ad uscire... È stato orribile. Ho visto case incendiate, feriti, ma soprattutto ho visto corpi morti sparsi dappertutto. Alcuni li conoscevo, altri non li avevo mai visti prima... Ninja, o almeno credo. Non sono rimasto ad ascoltare i superstiti per avere conferma. Ho cominciato a correre, alla cieca, sperando forse di ritrovare i miei genitori, o almeno un angolo del villaggio che fosse rimasto com'era... Poi però mi sono lasciato distrarre da qualcuno nella mia stessa situazione.
-Naoki?
-Quello è il nome che le ho dato io. Non ho idea di come si chiami in realtà.
-C-come?
-L'ho vista seduta sull'uscio di una casa bruciata, che guardava davanti a sé come in trance. Doveva aver subito uno shock, e forse aveva anche perso la memoria. Quando mi sono avvicinato per parlarle e le ho chiesto dove fossero i suoi genitori... lei non si è messa a piangere, no. Invece, mi ha semplicemente detto: "chi?"
Nao deglutì.
-Qualche cosa si è acceso nella mia testa. Un'idea assurda. Io avevo perso la mia famiglia, a lei non era rimasto nessuno nemmeno nei ricordi... così, ho pensato di dargliene di nuovi. Le ho detto che ero suo fratello, e le ho chiesto se le andasse di venire via con me da quel posto per trovarne uno migliore. Come per miracolo, lei si è parzialmente risvegliata dallo shock: è scattata in piedi, mi ha preso per mano e ha cominciato a correre! Era entusiasta quanto me di ricominciare!...
Nao fece un altro sospiro, in realtà simile più a un singhiozzo, e mi guardò.
-Pensi che io sia stato egoista, Choji?
-Egoista? In che senso?
-Beh, sì, insomma...
Per un attimo, mi era parso che avesse sorriso.
-...insomma, io... Non mi era rimasto più nessuno, non volevo restare da solo... Non sono stato per niente corretto con lei, ecco. Le ho mentito, ed è anche un po' come se l'avessi rapita...
-Stai scherzando? Secondo me hai fatto un gesto bellissimo! Hai dato a lei e ha te stesso una ragione per continuare a vivere dopo la tragedia che vi è capitata! ...a proposito, mi dispiace per quello che vi è successo.
Posai una mano sulla sua spalla e gli diedi qualche pacca leggera. Non fu granché come gesto consolatorio ma Nao mi sorrise apertamente ed annuì, dando segno di aver apprezzato.
-Grazie, Choji. ...comunque, hai capito perché non voglio che ti avvicini troppo a Naoki?
-Credo di sì. È a causa dello shock che ha subito?
-Già. Lei parla soltanto con me e, anche se a volte le chiedo di rispondere alle domande altrui, preferisco lasciare che impari ad uscire dalla sua timidezza da sola, con i tempi che le servono. Quindi, anche se so che le tue intenzioni sono buone, mi dispiace, ma non voglio rischiare che... che si spaventi troppo, ecco.
-Non devi dispiacerti, tranquillo!
Nao sospirò sollevato, quindi saltò giù dal banco e si stiracchiò.
-Sai, a pensarci bene sono felice di averti raccontato tutto. Mi sento più leggero.
-Non... non avevi mai parlato a nessun'altro, prima, della vostra storia?
-No. Stavo per spiegare tutto alla Signorina Azumi il giorno che l'abbiamo conosciuta, ma lei mi ha fermato subito dicendomi che "il passato non deve contare più" o qualcosa del genere... Da un certo punto di vista sono d'accordo, ma come si fa a non ripensarci ogni tanto? Per me è una cosa impossibile!
-Anche per me, Nao. E...
Esitai un attimo. Era davvero quello il momento giusto per tirare in ballo Isoka?
-...e noi due non siamo gli unici qui dentro a pensarlo. Per caso, conosci già quel bambino di nome Is...
 

Qualcuno entrò nell'aula in quel preciso istante.
Stavo quasi per pensare "meglio così, forse stavo davvero per commettere un errore!"... Ma il sospiro di sollievo mi rimase strozzato in gola quando vidi chi era entrato.
-Ehilà! Di tutti i posti divertenti che abbiamo, non pensavo di trovarti proprio qui, Choji!
Era Iwao, con tutta la sua combriccola al seguito.
In fretta, guardai la mia immagine riflessa nelle finestre e mi regolai per scegliere l'espressione facciale più serena possibile da esibire di fronte a lui.
Sì, questa può andare. -C-ciao, Iwao! Come mai da queste parti?
-È quello che chiedo a te! Non mi sembravi il tipo a cui piace giocare a pallone, ma evidentemente mi sbagliavo!
E tu non mi sembravi il tipo a cui piace rendere la vita degli altri un inferno! -In realtà non è così, io e Nao stavamo...
-Stavamo facendo solo due palleggi, per passare il tempo- finì di dire Nao, che per rendere la bugia più credibile era andato a raccogliere il pallone da basket abbandonato in un angolo -ma adesso togliamo il disturbo, vero, Choji?
-Vero, verissimo! La stanza è tutta vostra, Iwa...
-Ah no, non ci date nessun fastidio! Anzi, mi avete fatto venire una bella idea!
I compagni di giochi di Iwao si posizionarono in cerchio intorno a noi, mentre il loro leader alzava un dito verso il soffitto in maniera minacciosa e il primo fulmine del temporale cadeva all’esterno. Mi sentivo quasi in trappola.
-È giunta l'ora che l'ultimo arrivato impari una volta per tutte come ci si introduce da queste parti! Ragazzi... si gioca a calcetto due contro due!
...tutto qui?
Mi ero spaventato per niente. Beh, in ogni caso non sarei rimasto lì dentro ancora a lungo, nossignore.
-Conosci le regole del calcetto, Choji?- mi domandò Iwao, lanciandomi il pallone.
No, e anche se le conoscessi ghiaccerebbe l'inferno prima che accetti di giocare con te! -S-sì, ma non...
-Perfetto, allora il primo incontro vedrà noi due uno contro l'altro! Choji, a te l'onore di scegliere per primo il tuo compagno di squadra!
Ah! Se si tratta di essere avversari, allora non mi tiro indietro! Sarà un piacere umiliarti nel gio... Come ha detto? Ho sentito bene? -Ho s-sentito bene? P-posso scegliere per primo?
-Certo! Chi vuoi tu!
Al bambino che era dentro di me scese una lacrimuccia. Ero sempre stato l'ultimo ad essere scelto quando bisognava formare le squadre... e adesso non solo ero il primo, ero addirittura il capitano!
...ma che mi stava succedendo? Non dovevo dimenticarmi con chi avevo a che fare!
-Bene, Iwao. Allora so già chi scegliere. ...lui!
Puntai il dito verso Nao. Non avevo altre opzioni, essendo lui l'unico nella stanza con cui avevo fatto un minimo di conoscenza.
Nao, però, mi rivolse un'occhiataccia.
-Choji, sono lusingato, ma non mi va tanto di giocare adesso...
-E se non ora, quando?- esclamò Iwao al suo indirizzo -anche tu devi giocare, tutti devono farlo almeno una volta! Vuoi fare la figura del guastafeste?
Stavo per rispondere a tono, ma Nao mi anticipò.
-Oh, d'accordo. Però se vinciamo mi fate uscire, okay? Devo tornare dalla mia sorellina prima che si svegli.
-Intesi. In posizione!
In fretta e furia alcuni membri del gruppo sistemarono due banchi rovesciati ai lati opposti dell'aula, mentre un altro divideva a metà la lavagna con un gessetto e scriveva i nostri nomi, per tracciare una specie di tabellone segnapunti. Iwao si era già schierato di fronte alla propria "porta" insieme alla tipa dai capelli rossi che avevo visto già un paio di volte in sua compagnia. Leggendo sul tabellone, scoprii finalmente qual era il suo nome: Nana.
-Vince la squadra che segna per prima cinque "reti"- gridò il ragazzino alla lavagna -siete pronti?
-Pronti!- gridammo tutti e quattro.
-E allora.. Tre... Due... Uno...

  
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