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Autore: Ace of Spades    27/04/2017    1 recensioni
“Mio padre non era così, prima di perdere mia madre era un'altra persona. Di sicuro non una dolce e carina, ma almeno era una persona. Dopo la morte di sua moglie è diventato un mostro senza sentimenti, animato solo da ciò che ci potrebbe essere di più oscuro dentro un cuore vuoto.”
Degli occhi neri lo fissarono.
“Come se avessero aperto il Vaso di Pandora”
“Aperto? Direi più che è caduto al suolo e si è frantumato. Quando si perde una persona amata in modo traumatico è come perdere il sostegno che ti teneva sulla retta via, come la colonna su cui posava il Vaso. Senza quella, le piaghe dentro al tuo cuore prendono vita e ti divorano da dentro”
“Ho sempre trovato quel mito abbastanza insulso”
“Come mai?”
“Sai perchè esiste il detto ‘la speranza è l’ultima a morire’? Perchè è l’ultima che esce dal Vaso di Pandora. Ma perchè dovrebbe essere l’ultima se è ciò di cui si ha più bisogno?”
“Perchè le speranze le hanno le persone, ma i destini li distribuisce il diavolo.”
•••
DoflaCroc + Mihawk / AkaTaka/ KiddLaw/ KillerPenguin.
Genere: Angst, Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Crocodile, Donquijote Doflamingo, Drakul Mihawk, Eustass Kidd, Trafalgar Law | Coppie: Shichibukai/Flotta dei 7
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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32) “Una volta avevo un lato dolce, poi l’ho mangiato.










 

Aveva dormito un paio d'ore con quei corpi affianco, era notte fonda quando decise di alzarsi e andare in cucina.

Crocodile chiuse la porta della camera e si mise a girare per casa, mettendo in ordine alcuni oggetti; aprì un cassetto e trovò un pacchetto di sigarette aperto. Sicuramente sua madre lo aveva lasciato lì dimenticandosene subito dopo.

Lo osservò per qualche secondo e poi lo afferrò, dirigendosi verso il terrazzo.

Si sedette su una delle sedie in legno ed estrasse una sigaretta, mettendosela in bocca e accendendola con l’accendino nel pacchetto.

Espirò una boccata di fumo e appoggiò la testa contro lo schienale.

“Che schifo” commentò sorridendo ma continuando a fumare, scoprendo che quel gesto lo rilassava.

Sentì dei passi avvicinarsi e non si girò, continuando a fissare il cielo scuro e il fumo che si librava nell’aria gelida della notte.

“Non hai freddo?”

Scosse la testa.

Si aspettò che l’altro gli facesse la ramanzina sul fatto che fumare facesse male e che avrebbe dovuto spegnerla, invece Doflamingo si sedette di fianco a lui e gli rubò una sigaretta, accendendola subito dopo.

“Una volta fumavo, ma sono riuscito a smettere anche se qualche volta una me la concedo”

Il moro non commentò e tornò a fissare il cielo.

Non c'erano nuvole e le stelle erano particolarmente luminose, anche se a lui più di tutti quei pallini luminosi piaceva la luna, a falce o intera, era lei che cercava con lo sguardo.

Mi piace guardare altri corpi invece di quelli celesti.” commentò il biondo mentre a lui sfuggiva uno sbuffo divertito.

“Non avevo dubbi” disse atono non muovendosi ma espirando una nuova boccata di fumo e lasciando che si disperdesse in spirali.

Passarono il resto del tempo in silenzio, guardando il cielo rischiararsi e finendo il pacchetto di sigarette.

“Devo organizzare i funerali, tu puoi occuparti di Mihawk e della casa? Torno stasera”

Doflamingo lo guardò.

“Non ho bisogno di aiuto, e non ho altri parenti che possano occuparsene” aggiunse e l’altro annuì distrattamente.

“Va bene”

 

Crocodile si alzò, lasciò le chiavi di casa sul tavolo, si ficcò il portafoglio e il cellulare nelle tasche ed uscì di casa.

Quel giorno lo passò ad organizzare il tutto, usando i soldi per comprarsi tre pacchetti di sigarette e saltando il pranzo, sentendo lo stomaco ancora chiuso. Fece un salto in banca e scoprì che, oltre ad avere il suo conto, i suoi avevano redatto un testamento lasciandogli ogni cosa, abitazione compresa. Il notaio, contattato dall’agente bancario incaricato di gestire i suoi beni, gli disse che poteva usufruire dei soldi fin da subito e gli consigliò di rivolgersi ad un agente delle pompe funebri ben specifico, che si sarebbe occupato del funerale sotto compenso. Lui fu d'accordo e lasciò il suo numero al notaio, andando poi dall’uomo indicatogli.

 

Doflamingo e Mihawk fecero la spesa e cucinarono una torta, o almeno ci provarono con pessimi risultati.

Quando il moro tornò e vide il falchetto seduto sul tavolo con la farina ovunque scosse la testa.

“Non voglio neanche sapere cosa volevate fare”

Il fenicottero sbucò da dietro il frigorifero con della crema sul collo e sulla guancia.

“Oh sei tornato! Abbiamo fatto un salto al supermercato e poi abbiamo provato a fare un dolce”

Crocodile lasciò il contenuto delle tasche dentro un cestino all’ingresso e si arrotolò le maniche.

“Io so fare solo la crostata alla marmellata e dei biscotti, ora vi mettete a sedere lì e guardate”

E i due ragazzi obbedirono.

In effetti il coccodrillo sembrava pratico, segno che non era la prima volta che eseguiva quei movimenti.

 

“Io me la sono sempre cavata da solo”

 

In quel momento capirono il significato di quella frase.

Con la pasta rimasta della crostata, il moro realizzò dei biscotti aggiungendo dei cornflakes sopra ed infornò il tutto.

In un’ora e mezza pulì il casino fatto dagli altri due, i quali, sotto velata minaccia, avevano dovuto farsi un bagno e darsi una ripulita, poi estrasse la crostata fumante alla marmellata di fragole e una decina di biscotti.

“Sai che non li ho mai visti biscotti così?” commentò Mihawk prendendone uno.

“Si chiamano Rose del Deserto, sono i miei preferiti” rispose Crocodile facendogli cenno di provarlo dopo avergli messo sopra un leggero strato di zucchero a velo.

“Buofi”

“Falchetto, non si parla con la bocca piena”

“Fai fiffo”

“Certo, come no”

“Mi piacerebbe sapere come avete finito per sporcarvi con la farina e la crema che, per la cronaca, ho dovuto buttare”

“Io so come si fa la crema!” esclamò Doflamingo punto sul vivo “solo che mentre la facevo questo qui con la bocca piena che doveva portarmi la farina è inciampato ed è caduto spargendola ovunque. Mentre lo aiutavo ho bruciato la crema, lui me l’ha spalmata sulla guancia e io gli ho fatto la doccia di farina” concluse annuendo per poi prendere un biscotto.

“oh, ma è buono!”

Crocodile si passò una mano sul volto sospirando sconsolato.

“Povera cucina”

Gli altri due sorrisero imbarazzati con la bocca sporca di briciole e lui proprio non ce la fece a non unirsi a loro, sorridendo leggermente e scuotendo la testa.

Quella casa non era mai stata così affollata.

 

La sera la passarono guardando un film in televisione e facendo zapping fino all’una, poi andarono a letto.

Come la notte precedente, quando l’orologio scoccò le tre di notte, il proprietario della casa aprì gli occhi e si mise a sedere; senza fare alcun rumore uscì in terrazza e si accese una sigaretta.

Espirò sentendo i nervi rilassarsi e il ricordo del sogno di poco prima svanire tra le spirali di fumo.

Per lui dormire poco non era mai stato un problema, ma quella era la seconda notte di fila e cominciava a sentirsi stanco fisicamente, la sua mente invece non voleva saperne di spegnersi, se non pensava ai suoi, gli venivano in mente altri dettagli del tutto immaginari.

La mente umana può giocare brutti scherzi, brutti e terribili, che riescono a piegare la psiche e a distruggere un uomo dall'interno.

Solitamente il corpo è progettato per consentire l’autoconservazione e la vita, infatti non riusciamo a strangolarci da soli, ma quando si tratta di dolore mentale siamo dei veri maestri ad ingigantire e ad immaginare scenari mai successi ma che potrebbero essere accaduti.

Quando qualcuno a noi caro ci lascia, la prima cosa che pensiamo è che non possa essere vero - rifiuto - per poi incolpare noi stessi, magari perché non gli abbiamo detto quanto tenevamo a lui in tempo - rimorso - ed infine arrivano i ricordi; qualsiasi cosa tu faccia, ripensi a quella persona e ti attacchi come un bambino alla sottana della madre a quei brandelli di memoria, rivivendoli ancora, e ancora e ancora - dolore - fin quando non senti più nulla, fin quando una parte di te non muore con lui - accettazione - e si riesce ad andare avanti, con una cicatrice sul cuore che non guarirà.

 

L’odore acre di quelle sigarette gli ricordò quando sua madre era piegata sui fogli e digitava in modo quasi assatanato sui tasti del computer, segno che la consegna del suo articolo era agli sgoccioli.

Suo padre fumava sempre dove era seduto in quel momento, ma lui preferiva i sigari cubani, che avevano decisamente un altro profumo.

Nonostante questo, nessuno dei due genitori aveva mai fumato in sua presenza per non fargli prendere il vizio.

Si appoggiò allo schienale e chiuse le palpebre.

“Sei impazzito?”

La voce di sua madre lo riscosse e gli fece spalancare gli occhi, trovandosi davanti la donna che lo fissava arrabbiata.

“Che diavolo ti salta in mente? Spegnila subito! Tesoro, tuo figlio fuma, è colpa tua, vieni qui e digli di smettere”

Crocodile rimase immobile a fissare quella figura dai mossi capelli neri e lo sguardo fiero che camminava avanti e indietro per la terrazza.

Suo padre sbucò dalla finestra.

“Non dare la colpa a me se il tuo coccodrillino ha preso il tuo vizio, quando fumerà dei sigari ne riparleremo” commentò sorridendo e sparendo di nuovo, non prima di avergli fatto l’occhiolino.

“Ma guarda te questo” sbottò la donna non trattenendo un sorriso “fai in modo che sia l’ultima, ci siamo capiti? Ora devo finire di scrivere, voglio vederti con denti lavati e sigarette buttate entro dieci minuti, signorino” disse sorridendo.

 

Crocodile aprì gli occhi di scatto e respirò affannosamente, guardandosi attorno in maniera spasmodica, trovando solo piante e vento a fargli compagnia.

Respirò ancora e cominciò a ridere mettendosi una mano sul volto, mentre calde lacrime scendevano sul suo volto.



 

Doflamingo si stiracchiò e si alzò velocemente, togliendosi il pigiama e mettendosi maglietta e jeans.

Erano quasi le sette e di Crocodile ovviamente neanche l’ombra; ormai aveva capito che per lui era diventato un problema dormire e che andava in terrazza ad affrontare i suoi demoni da solo, con un pacchetto di sigarette come spettatore ignaro.

Andò in cucina trovando il soggetto dei suoi pensieri a sedere davanti alla tavola preparata per la colazione.

Stava bevendo un caffè, ma le occhiaie che vide lo spaventarono.

“Buongiorno”

L’altro gli rispose con la stessa parola.

“Hai mangiato qualcosa?”

Il moro lo guardò senza aprire bocca.

Incrociò le braccia e rimase in piedi di fianco a lui non distogliendo lo sguardo.

“Se non mangi dovrò ficcarti un imbuto in gola”

Crocodile non era stupido, sapeva che non sarebbe andato avanti molto senza mettere qualcosa nello stomaco.

Riluttante, tagliò una fetta di crostata e la mise nel piatto. Doflamingo non accennava a muoversi.

Sconsolato, cominciò a mangiare. All’inizio fu dura mandare giù, ma pian piano sentì la fame tornare e riuscì a finirla.

Dopo aver bevuto tutto il caffè si girò finalmente verso l’altro, che lo guardava soddisfatto.

“Non era difficile”

Il biondo mangiò senza riserve e lui lo ringraziò mentalmente di essere lì, come ringraziò Mihawk che, neanche fosse stato buttato giù dal letto, alle nove era in piedi e con lo sguardo assonnato.

Quel giorno si sarebbero tenuti i funerali.

Dopo pranzo si vestirono di nero e si incamminarono verso la chiesa, trovandola già piena.

Molti gli fecero le condoglianze, altri gli riservarono solo occhiate cariche di pietà.

Bon Clay lo abbracciò piangendo e non si staccò finché lui non corrispose; Daz Bornes gli mise una mano sulla spalla e Ivankov gli passò una mano tra i capelli.

Doflamingo e Mihawk rimasero quasi in disparte, ma sempre nelle vicinanze dell’altro, assicurandosi che stesse bene.

Il falchetto dovette trattenere per un polso il biondo quando l’ennesima persona parlò con la vicina ‘di quanto fosse sfortunato quel povero ragazzo e di come sicuramente non lo avrebbe superato’.

Dopo la cerimonia, Crocodile, seguito dai suoi due coinquilini improvvisati, Daz, Bon Clay, Ivankov e Inazuma, si diresse al cimitero per controllare che i suoi ricevessero una degna sepoltura.

Lui li aveva sempre odiati i funerali, pieni di persone che piangono, molte delle quali ipocrite e approfittatrici. Alcuni si imbucavano, neanche conoscevano il morto, ma godevano del dolore della gente.

Non serve una cerimonia per dire addio a qualcuno, quando riesci ad accettarlo dentro di te sai già che il tuo addio lo hai dato.

Piagnucolare su una lapide, sopra un corpo morto, era inutile.

 

Uscì dall’edificio e trovò quelle persone ad aspettarlo; Ivankov cercava di confortare Bon-chan, Daz aveva le braccia incrociate e guardava la strada, Doflamingo e Mihawk scambiavano qualche parola con Inazuma.

Li ringraziò per essere venuti e disse che sarebbe andato a casa a farsi una doccia.

 

“Zuccherini” disse l’uomo truccato rivolgendosi ai due nuovi arrivati “a quanto pare lui tiene molto a voi, cercate di stargli vicino. Ha un carattere difficile e non vi permetterà di farlo, ma anche solo il fatto che voi siate in quella casa è di grande aiuto”

Doflamingo sorrise e Mihawk annuì, poi seguirono il moro a poca distanza.

“Povero Boss…”

“Bon clay, non essere debole. Può superarlo, ha solo bisogno di tempo”

“Daz-chan, a volte invidio il tuo sangue freddo”

“Lo conosco abbastanza per poterlo dire”

Inzauma si mise a posto gli occhiali e Ivankov sospirò.

“Hai ragione”




 

-



 

I giorni successivi passarono esattamente come i precedenti, con Crocodile che dormiva un paio d'ore e si svegliava nel cuore della notte per fumare in terrazza, loro che gli tenevano compagnia e qualche volta lo convincevano ad uscire per fare una passeggiata, promettendogli che sarebbero passati da un tabaccaio.

L’unica cosa che cambiò fu che il moro cominciò a mangiare di più, non si strafogava, ma almeno metteva qualcosa nello stomaco.

Dopo una settimana, Mihawk dovette preparare le valigie per tornare a casa propria, non avendone la minima voglia. Lo accompagnarono alla stazione in modo che non si perdesse, e lo salutarono con un lungo abbraccio.

“Chiamami” disse solo a Crocodile, il quale annuì; poi dedicò uno sguardo intenso a Doflamingo, che capì e sorrise, salì nel vagone e si sedette.

Non se ne sarebbe andato se sua madre non avesse insistito, ma soprattutto aveva visto che il moro stava cominciando a riprendersi e che il peggio era passato; limitarne ancora la libertà sarebbe stato controproducente.

 

E poi, pensò mettendosi le cuffie nelle orecchie e facendo partire Beethoven sono sicuro che Doflamingo sarà più utile di me













 

*extra*

 

Una figura ricurva, appoggiata ad un muro scolorito di un palazzo vecchio stile, si accese una sigaretta, estraendo un telefono e aspettando una risposta.

“Pronto Signore? Sì, sappiamo dove abita. Ok, continuerò a tenerlo d'occhio”

L’uomo dall'altra parte del cellulare sorrise e si passò una mano sul completo beige.










 

-

Ebbene sì, siamo alla fine di questo ennesimo supplizio, e Crocodile sta cominciando a riprendersi. La vicinanza dei due ragazzi è stata essenziale per ricucire la ferita che la perdita dei genitori gli ha inflitto, ma una cosa del genere ti segna nel profondo e ti insegna ad apprezzare ciò che hai in maniera maggiore.

E l’extra? È preludio di problemi a quanto pare...

Grazie a tutti quelli che sono riusciti a non buttarsi dalla finestra, ci vediamo al prossimo capitolo~
  
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