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Autore: Montana    27/04/2017    1 recensioni
Inghilterra, 1914.
La Grande Guerra sta cominciando a scuotere l'Europa, e i suoi venti di distruzione e paura arrivano fino alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Newt Scamander vorrebbe solo occuparsi di bestie magiche.
Leta Lestrange ha progetti bizzarri e nessuno scrupolo.
Amelia Prewett farebbe qualunque cosa per non vedere i suoi amici soffrire.
Esperimenti contro natura, una storia d'amore, l'emblematica lealtà degli Hufflepuff.
E una sola, grande domanda: cos'è successo a Newt Scamander?
Genere: Azione, Generale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Lestrange, Newt Scamandro, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Newt Scamander's Saga'
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XX
 
Dove Amy riflette sul Bene Superiore
 
21 Marzo 1915
Infermeria
Sera
 
Amy e Newt avevano passato tutta la giornata nella valigia ad occuparsi delle creature, lontani dal mondo reale dove Amy era scappata dall’Infermeria e Newt era stato espulso. Dopo diverse ore, Newt riuscì a convincere l’amica che era il momento di tornare in superficie; lui doveva finire di fare i bagagli e lei doveva tornare in Infermeria per farsi dare un’occhiata.
Per non farsi beccare dagli altri Hufflepuff insieme ad Amy, Newt la lasciò nella valigia per farla uscire solo vicino all’Infermeria.
«Allora, se riesco a farmi dare la notte libera ci vediamo fuori dalla Sala Comune appena scatta il coprifuoco. Se mi trattengono, aspettami.»
«Pensi davvero di poter sfuggire due volte alle infermiere?»
«Non sottovalutare mai un Prewett. A dopo!» gli disse, e sorridendo entrò nell’Infermeria. Fu accolta dalle grida di collera delle infermiere e di Doug, che aveva passato la giornata a cercarla.
«Signorina Prewett!» gridò la capo infermiera «Si rende conto della gravità di quello che ha fatto?»
«Beh, ho solo testato la gravità della mia ferita e l’efficienza delle vostre cure, e devo farvi i complimenti perché non sono stata male neanche una volta…»
«Venga immediatamente qui!»
Amy fu rimessa a letto, l’uniforme tornò ad essere una camicia da notte e l’infermiera Waterstone, dopo aver tirato le tende attorno al suo letto, cominciò a visitarla.
«Sembra che vada tutto bene. Vediamo la ferita come sta.»
Per la prima volta Amy vide le bende che le fasciavano il basso ventre, fortunatamente immacolate, e la cicatrice che stava sotto. Era ancora leggermente arrossata, dai bordi frastagliati e un poco in rilievo sotto le dita.
«Non si preoccupi, tra qualche tempo non la sentirà più. È stata molto fortunata, il corno non ha provocato danni irreversibili a nessun organo. Non dovrebbe avere problemi ad avere figli, in futuro.»
Amy sorrise «Beh, tutto sommato poteva andarmi peggio. Posso andare ora?»
«Assolutamente no, signorina Prewett.»
«La prego! È l’ultima notte di Newt ad Hogwarts, non posso lasciarlo da solo»
«Newt ovvero il signor Scamander?»
«Esatto. Lo so che può sembrarle strano, dopo quello che è successo, ma le assicuro che ho un buon motivo per voler stare con lui. Non è stato lui, io lo so perfettamente»
L’infermiera sorrise «Conosco bene il signor Scamander. Ha passato qui molti giorni durante il suo primo anno, per le lievi ferite che gli procuravano dei brutti incontri con ragazzi più grandi, e più avanti per quelle che si procurava andando a caccia di creature. So perfettamente che non farebbe male ad una mosca, e ho capito dalla sua espressione quando l’ha portata qui morente che lui non aveva avuto nulla a che fare con quello che le è successo.»
«Questo vuol dire che mi lascerà andare da lui?»
«Se mi promette che non farà nulla di pericoloso o stancante e che per le prossime settimane passera da qui ogni giorno per un controllo, potrei darle il permesso di essere dimessa legalmente. Ah, e deve chiedere scusa al suo amico Ravenclaw per averlo ingannato. Non so se fosse più spaventato o ferito nell’orgoglio…»
 
Sotterranei di Hufflepuff
Allo scattare del coprifuoco
 
Newt aveva consumato la sua ultima cena al tavolo degli Hufflepuff, ignorando le occhiate e le battute degli studenti delle altre case e ringraziando invece mentalmente i suoi compagni per come continuavano a difenderlo.
Nessuno gli fece un discorso di commiato, nemmeno i suoi compagni di stanza quando videro che aveva finito di fare i bagagli.
Allo scattare del coprifuoco uscì dalla Sala Comune e non dovette aspettare molto prima che Amy lo raggiungesse; era stata obbligata a cenare in Infermeria per far contente le infermiere, e le avevano dato una stampella.
«Ciao! Vado dentro a mettere a posto questa poi ci sono» gli disse, indicando la stampella.
«Perché te l’hanno data?»
«Perché avevano il sospetto che volessi fare qualcosa di faticoso»
«Camminare per tutta Hogwarts mi sembra abbastanza faticoso, quindi terrai la stampella altrimenti niente giro»
Amy sbuffò «Va bene, dottor Salamander. Da dove vogliamo cominciare?»
«Che ne dici delle cucine? Sono il punto più basso, poi possiamo risalire fino alle torri»
«Ottima idea! Avevo proprio voglia di uno spuntino di mezzanotte»
Nelle cucine si fecero servire i loro piatti preferiti, biscotti al miele, torta al cioccolato, uova con bacon, polpette e strudel. Ricordarono il loro primo anno, che Newt aveva passato a mangiare da solo lì dentro, prima che Amy lo scoprisse e lo trascinasse in Sala Grande con lei e gli altri Hufflepuff; ricordarono i banchetti dopo le vittorie a Quidditch, le feste top secret ma in grande stile dei tassi e persino la loro feroce litigata di qualche mese prima.
Risalirono al piano terra, in Sala Grande dove avevano condiviso i loro pasti con Doug, dove avevano vinto i due anni di seguito in cui Hufflepuff aveva vinto la Coppa delle case, dov’erano stati smistati e ricordarono l’emozione di essere finalmente ad Hogwarts, il timore per lo smistamento e la momentanea delusione di Amy quando non era stata assegnata a Ravenclaw.
«Con tutto il “duro lavoro” che avevi fatto per imparare quegli indovinelli, dev’essere stato davvero sconvolgente» la prese in giro l’amico, beccandosi una gomitata in risposta.
Al primo piano trovarono l’aula di Trasfigurazione, il bagno dove Newt aveva tenuto un Avvicino per qualche tempo al terzo anno, la bacheca dove ogni anno venivano esposti i risultati dei provini di Quidditch (com’era stato felice, e sorpreso, Newt quando aveva visto per la prima volta il suo nome in quella lista) e il corridoio dove i due avevano conosciuto Doug, quando Amy si era messa in mezzo fra Newt e i bulli e il Ravenclaw aveva chiamato un Prefetto per aiutarla.
Il secondo piano non portava molti ricordi, c’erano le aule di Incantesimi e di Storia della Magia, e lo sgabuzzino dove durante una ronda avevano trovato la loro prima coppia di studenti imboscati, uno dei quali si era rivelato essere un imbarazzatissimo Doug.
Al terno piano c’era l’Infermeria, e Newt non disse niente ma gli tornarono alla mente le ultime notti, l’odore del sangue che non andava via, le lunghe attese al capezzale di Amy, la collera di Collins e il dolore che aveva provato quando l’aveva cacciato dall’Infermeria dopo avergli spaccato il naso. Le lanciò un’occhiata per vedere come stava; Amy zoppicava un poco ma si era già adattata alla stampella, sembrava stare bene.
Al quarto piano c’era la Biblioteca, dove avevano passato pomeriggi interi a studiare per i GUFO, dove il famoso Gryffindor aveva invitato Amy ad Hogsmade al quarto anno, e l’aula di Duello dov’erano entrati per la prima volta al secondo anno e le cui pareti, a detta degli Slytherin, avevano dei solchi a forma di Amy.
«Non vedo l’ora di tornare a duellare!» disse Amy con un sorrisetto.
«Ti prego, non farti ammazzare mentre non ci sono»
Salirono ancora, al quinto piano dove c’erano i bagni dei Prefetti, al sesto dove c’erano altre aule, al settimo dove c’era la Stanza che Scompare ma non ci entrarono, non avevano voglia di vedere cosa desideravano. Risalirono la torre di Ravenclaw solo per farsi fare un indovinello, per vedere se Amy era davvero brava (e lo era!) e quella di Gryffindor per ricordare il memorabile momento in cui Newt quattordicenne era entrato nella Sala Comune rosso oro per un rocambolesco salvataggio dell’amica.
«Ripensandoci, è stata una scena surreale e quasi comica»
«Ho puntato tutto sull’effetto a sorpresa, nessuno avrebbe mai pensato che uno come me potesse entrare a Gryffindor senza parola d’ordine. Pensa, ho colto di sorpresa persino me stesso…»
Amy si mise a ridere, appoggiandosi al muro più vicino.
«Cos’hai fatto? Stai male?»
«No, Salamander, mi sto solo riposando un po’. Non mi ricordavo che ci fossero così tante scale in questo posto…»
Newt ridacchiò, poi offrì gentilmente il braccio all’amica per aiutarla a proseguire.
«Non so se ti ho mai ringraziato abbastanza per avermi aiutata, quella volta»
«Con tutto quello che hai fatto per me in questi anni, direi proprio di sì»
 
L’alba li sorprese in cima alla torre di Astronomia. L’avevano scelta come punto di arrivo del loro pellegrinaggio perché era il punto più alto della scuola, dal qualche si potevano ammirare il parco, la Foresta e Hogsmade in lontananza.
Erano seduti uno di fronte all’altra sulla balaustra di pietra, le schiene poggiate alle colonne. Amy aveva gli occhi chiusi, forse si era appisolata, e una brezza leggera le muoveva i capelli davanti al viso; Newt invece fissava assorto il cielo colorarsi di rosa ma mano che il sole compariva alle spalle della Foresta. Quelle erano le sue ultime ore ad Hogwarts, e nonostante i rimpianti si disse che non avrebbe potuto passarle meglio di così.
«Amy?» la chiamò piano, per non rischiare di spaventarla e farla cadere di sotto.
«Sono sveglia» mormorò lei senza aprire gli occhi.
«Sta albeggiando. Vuoi andare a dormire?»
«No, guardiamo l’alba» disse, continuando a tenere gli occhi chiusi. Poi, rendendosi conto di quel che stava facendo, ridacchiò e li aprì per guardare il sole sorgere.
«Mi piace essere ancora sveglia a quest’ora. Se dovessi svegliarmi adesso credo che odierei tutti, ma essere ancora sveglia quando un nuovo giorno inizia è bello. Poetico, oserei dire»
«Ti ricordi quando ti ho riportata indietro dalla Foresta?»
«Mi ricordo di aver sparato le scintille rosse poi di averti visto accanto a me. Perché?»
«Non ti ricordi nulla di quello che hai detto?»
«No, perché? Ho detto qualcosa d’imbarazzante?»
«No, hai detto qualcosa che non sono riuscita a capire. Volevo sapere se te lo ricordavi. Dai, è meglio se andiamo.»
«Sì, è meglio. Vedi se riesci a dormire almeno un po’»
Newt le sorrise accondiscendente, la aiutò a scendere e silenziosamente ritornarono nella loro Sala Comune.
Erano circa le sei di mattina, e Newt aveva appuntamento con Theseus nell’ufficio del Preside alle nove e trenta. Consapevole che dormire a malapena tre ore sarebbe stato quasi peggio di non dormire affatto, si trascinò sul suo letto e chiuse gli occhi.
Si svegliò di soprassalto quando qualcuno bussò alla porta del dormitorio, tre ore dopo.
«Scamander, svegliati!» disse la voce del Capitano Fraser «Non vorrai perderti l’ultima colazione!»
«No, no. Arrivo» rispose sbadigliando. Raccattò le ultime cose, sciolse il nodo alla cravatta, prese la valigia magica (il baule glielo avrebbero portato gli Elfi fin dal Preside) e uscì. Giunto nella Sala Comune si trovò davanti all’intera Casa di Hufflepuff, dal primo al settimo anno. E nessuno aveva indosso l’uniforme.
C’era un’accozzaglia di maglioni fantasia, sciarpe e cravatte colorate, molte ragazze indossavano i pantaloni e i membri della squadra di Quidditch portavano un nastro nero al braccio. Alla sua espressione esterrefatta, tutti i tassi risposero con un sorriso.
«C-cos’è tutto questo?»
«Beh, mettiamola così: sappiamo che tu non c’entri nulla con quello che è successo, e qualunque sia stata la ragione che ti ha spinto a prenderti la colpa vogliamo far capire a tutti che siamo con te. Se fossimo stati di Gryffindor, avremmo messo a ferro e fuoco l’ufficio del Preside, ma dovremo accontentarci di questa protesta silenziosa. Non indosseremo l’uniforme per un po’, e noi della squadra giocheremo con il lutto al braccio fino alla fine della stagione. Abbiamo controllato il regolamento, sono tutte cose fattibili senza rischiare di incorrere in sanzioni pesanti. Forse qualcuno ci toglierà dei punti, ma sarà per un bene superiore. Siamo Hufflepuff, fedeli alla causa!»
Newt stava per mettersi a piangere, ma si sforzò di trattenersi «Grazie ragazzi, significa davvero molto per me. Capitano, è stato un onore giocare con lei. Conquistate la Coppa in mio onore, mi raccomando!»
L’intera Sala Comune esplose in un applauso, poi gli Hufflepuff scortarono Newt in Sala Grande. I professori e gli altri studenti li guardarono stupiti, ma loro fecero finta di niente.
Accanto a Newt si sedette Amy, con un maglione rosso e una gonna blu.
«Pensa, potrebbe essere la mia unica occasione per portare dei pantaloni in questa scuola e non riesco a metterli perché mi fanno male alla ferita. Il mondo è ingiusto.» gli disse, per sdrammatizzare.
«Pensa invece che questa è l’ultima volta che potrò mangiare questi biscotti.»
«Oh, no! Te ne porterò un sacchetto quando verrò a trovarti.»
Finita la colazione, era quasi ora di andare. Gli Hufflepuff salutarono il loro compagno e lasciarono ad Amy, Doug e Cline il compito di accompagnarlo.
«Professore, volevo dirle che mi dispiace avvero molto di non poter lavorare con lei in futuro.»
Cline sospirò seccato «Scamander, è stata una tua scelta. Sappi comunque che se una volta scontata la tua pena al Ministero vorrai tornare qui, avrò sempre bisogno di un aiutante.»
«La ringrazio ma non credo che riuscirò mai a studiare per diventare magizoologo.»
«Non ti servono certificazioni per quello, Newton. Sei già il magizoologo migliore che conosco.» rise Cline.
Theseus era già nell’ufficio del Preside, vestito di tutto punto. Quando Newt entrò nella stanza si limitò a lanciargli un’occhiata sconsolata, perché in cuor suo sapeva che il fratello non poteva essere colpevole e non capiva per quale motivo stesse mettendo così in imbarazzo la loro famiglia.
«Oh, bene signor Scamander, in perfetto orario! Signorina Prewett, cosa ci fa fuori dall’Infermeria?»
«Accompagno un amico, signore» rispose lei con un sorriso gelido.
«Amelia, sono contento di vedere che stai già meglio» s’intromise Theseus.
«Grazie mille, Theseus. Le infermiere hanno detto che dovrei riprendermi completamente in poco tempo, per fortuna.»
«Questa sì che è un’ottima notizia! Bene, signor Scamander, è giunto il momento di andare. Spero si renda conto dell’occasione che le è stata offerta con questo lavoro al Ministero, per casi come il suo generalmente viene ritirata la bacchetta e si rischia una condanna ad Azkaban. Ma non perdiamoci in chiacchiere, potete andare. Può salutare i suoi amici, se vuole.»
Newt strinse la mano a Doug e a Cline, Amy si avvicinò a Theseus.
«Tienilo d’occhio, ti prego.»
«Non è stato lui, vero?»
«Certo che no»
«Farò tutto quello che posso per aiutarlo.»
«Cos’hai detto a mio fratello?» domandò Newt abbracciandola.
«Niente di che. Non cacciarti in troppi guai, Salamander.»
«Lo stesso vale per te, Caposcuola Prewett. Ci vediamo ai diplomi.»
Si separarono. Newt prese la valigia e Theseus il baule, poi entrarono nel camino e con un ultimo cenno della mano scomparvero.
Amy e Doug si accomiatarono dal Preside e da Cline e tornarono nel corridoio.
«Ti prego, non metterti a piangere.»
«Sii uomo, Doug. Se non sai gestire una ragazza in lacrime dove pensi di andare nella vita?»
«Non è quello il problema; temo che piangerei anch’io.»
I due amici rimasti tornarono mogi nell’ingresso, affollato di studenti che stavano andando a lezione o che dovevano ancora fare colazione. Arrivarono proprio nel momento esatto in cui un gruppo di Slytherin stava risalendo dai sotterranei, sorridenti e immuni a tutto quello che era successo.
Amy capì che tra loro c’era Leta ancor prima di vederla, dal brivido gelido che le percorse la schiena. E si ritrovò a pensare alla protesta silenziosa che i suoi amici Hufflepuff avevano messo in piedi per ricordare Newt. Cari, buoni, leali Hufflepuff che non farebbero male ad una mosca, avevano trovato la giusta soluzione per mostrare appoggio ad un loro compagno senza compromettere la vittoria della Coppa delle Case, che la casa giallonera aveva praticamente in pugno.
Leta alzò lo sguardo e la vide, ai piedi della scalinata. Aveva la sua solita espressione di strafottente superiorità ma quella maschera s’incrinò quando le lesse qualcosa nello sguardo.
A volte, si disse Amy, bisogna fare qualcosa di controproducente per raggiungere un Bene Superiore, molto più importante di una Coppa.
Prima che chiunque potesse accorgersene, aveva già tirato fuori la bacchetta. Doug la guardò, stupito, poi quando si accorse dove puntava il suo sguardo provò a fermarla.
Leta impallidì e cercò di proteggersi, ma non ne ebbe il tempo.
Un lampo rosso illuminò l’ingresso della scuola, Leta fu scaraventata giù dalla rampa di scale.
Amy sorrise.
Qualcuno cominciò ad applaudire.









Cari Lettori, care Lettrici, la nostra storia è quasi giunta al termine.
L'ultimo capitolo, un breve epilogo che si svolgerà anni dopo gli eventi narrati in queste pagine, verrà pubblicato come di routine giovedì prossimo.
Ma non temete, non ho ancora finito di parlare di Newt e dei suoi compagni di (dis)avventure! Ho in programma qualche missing moment, e forse in futuro anche un seguito. Ma non voglio darvi false speranze, quindi vi lascio sperando che questo ventesimo capitolo vi sia piaciuto. Ci rincontreremo giovedì prossimo per ringraziamenti ed elenco delle citazioni (spero di ricordarmele tutte!).
Un abbraccio,

Montana

 
  
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