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Autore: syila    28/04/2017    6 recensioni
“Io pensavo che voi sapeste sempre qual è la cosa giusta da fare”
“Siamo Immortali, non divini! Tu poi hai messo in crisi anche quelle poche certezze accumulate negli anni, perciò, se ti chiedi il motivo per cui evito di usare i miei doni su di te è perché...”
“Perché?” Yuuri sgranò gli occhi e trattenne il fiato, il suo tono accusatorio non lasciava presagire niente di buono.
“Perché ti amo Glupyy, ti amo troppo”
“Oh, Victor” da quel momento Yuuri decise d'infischiarsene delle regole di Sergej, socchiuse le palpebre e lo fissò a lungo prima di afferrarlo per il bavero del giaccone attirandolo a sé per baciarlo.
“Avrei dovuto farlo mesi fa quando mi hai offerto quel passaggio” e approfittando dello stupore suscitato dalla sua dichiarazione cominciò a liberarlo dalla sciarpa e dai primi bottoni.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Otabek Altin, Victor Nikiforov, Yakov Feltsman, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Sole a Mezzanotte'
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Capitolo IV°

“Dove eravamo rimasti?” il suo Ospite prese posto sul divano davanti a lui e gli rivolse un sorriso incoraggiante; l'omonimo invece rimase in silenzio per alcuni momenti tenendo lo sguardo ostinatamente puntato verso la zona notte; solo quando sentì l'acqua scorrere in bagno sembrò allentare lo stato di vigile allerta.
È davvero sospettoso! Se ci fosse stato lui al mio posto quanto avrebbe impiegato a scoprire la vera natura di Victor? Un paio d'ore al massimo... Concluse dandosi dell'ingenuo.
“Il tuo tipo se la cava bene sui pattini, però non è un allenatore o un tecnico e nemmeno un ex campione, me ne ricorderei, conosco tutti i campioni russi” dichiarò fiero a conferma delle ipotesi di Yuuri.
Quanto se la cava bene nemmeno lo immagini ed impossibile che tu lo conosca piccoletto, i tuoi dovevano ancora nascere quando lui ha smesso di gareggiare.
“Ah, è il nipote di un pattinatore professionista degli anni Cinquanta, è stato... suo nonno a insegnargli tutto” alla fine decise di vendergli la bugia più verosimile alla quale lui aveva creduto per tanti mesi e a giudicare dalla reazione noncurante del ragazzino dedusse che se l'era bevuta “Comunque non sei qui per parlare di Victor, giusto?”
“Già” ammise indispettito esitando ad intavolare il discorso; tormentava nervosamente le paillettes della blusa e alla fine sbuffò e fece per alzarsi “Senti forse è stata un'idea stupida venire qui, anzi togli il forse, è il primo dell'anno, voi due avrete i vostri programmi e nessuno ti obbliga a perdere tempo coi cazzi miei”
“Siediti”
“Come?”
“Ho detto siediti”
“Ehi piantala di darmi ordini!” partì a testa bassa il russo.
“Se sei qui non avevi una scelta migliore” rispose l'altro con una calma che ignorava di avere “Quindi devi accettare le regole del gioco: tu parli, io ascolto”
“Hah!” il tigrotto si buttò a sedere sul divano con le braccia conserte “Sei proprio come Beka! State sempre a giudicare dall'alto e a trattarmi come un marmocchio!”
“Dubito che Altin abbia preso armi e bagagli trasferendosi qui dal Kazakistan per vivere insieme ad un marmocchio” Yuuri suo malgrado sorrise; il grazioso musetto del ragazzino somigliava proprio a quello di un bambino offeso “Avete litigato?”



“Non facciamo altro da un mese!” finalmente la bomba esplose “Il... Il suo atteggiamento è intollerabile!”
L'interlocutore era perplesso: faticava ad immaginare Otabek Altin, sobrio, laconico, sempre distaccato come un monaco tibetano nei panni dell'attaccabrighe.
“Ti tratta male forse?”
Altin una persona aggressiva? Ma in quale film?
“Si!” strillò l'altro provocando un mezzo infarto al giapponese “Non risponde alle mie provocazioni!”
“Come...?”
“Non si arrabbia mai, non alza mai la voce, non perde mai la calma!” esclamò esasperato “Tre giorni fa gli ho graffiato la carrozzeria della moto e sai cosa ha fatto lui?”
“No...”
Stavano parlando di quella moto, non un semplice mezzo di trasporto, quanto piuttosto una specie di oggetto di culto, sui profili social del pattinatore kazako c'erano più foto della Harley che ritratti suoi.
“L'ha portata dal carrozziere!” fu la risposta indignata “Senza spiccare una sillaba!”
“Cosa volevi che facesse?”
“Doveva arrabbiarsi cazzo! Imprecare, bestemmiare, prendermi a schiaffi!”
“P-perchè?” chi gli stava di fronte era basito.
Yuri Plisetsky espirò, ispirò e concluse “Perchè non puoi giudicare davvero una persona se prima non l'hai vista piangere, ridere e incazzarsi a morte!”
“E da quale blog sarebbe uscito questo illuminante consiglio?”
“Io non leggo certa robaccia Katsuki! Lo dice mio nonno!”
Il nonno poteva anche avere ragione, ma probabilmente ignorava che il nipotino convivesse in pianta stabile con un pezzo di marcantonio del Kazakistan e non perché alla foresteria della nazionale russa avevano finito le stanze!
“Perciò hai deciso che la tua missione sarebbe stata quella di farlo uscire dai gangheri a qualunque costo...”
“Si!”
“Deduco che il piano sia fallito se lui vuole tornare a casa, non ti è passato per la testa di aver esagerato?”
La risposta del biondino si tradusse in un sospiro.
Ovvio, aveva capito di aver infierito una volta di troppo sul povero Beka, però a quel punto era già tardi per rimediare.
Yuuri intanto si lambiccava il cervello in cerca di una soluzione, aveva preso a cuore il problema un po' a causa della sua indole altruista, un po' perché se quei due non tornavano insieme lui sarebbe stato messo in croce e additato come principale responsabile.
“Hai mai provato...” cominciò scegliendo col bilancino di precisione i termini del discorso “A rivolgerti a lui come stai facendo con me adesso? Parlandogli delle tue aspettative sulla vostra relazione; io credo che Otabek desideri questo da te”
“Hah, quelle dichiarazioni sdolcinate tipo : passeremo tutta la vita insieme, non lasciamoci mai, ti amerò per sempre!” recitò in falsetto il più piccolo“Mai e poi mai!”
“Cosa ci sarebbe di male, scusa? Stiamo parlando della vostra relazione come coppia, è importante! Sarebbe bello avere un progetto da condividere che vada oltre gli allenamenti settimanali, le uscite con gli amici e le partite ai videogame”
L'espressione del Tigrotto stava passando pian piano dal totale disgusto ad una parvenza di interesse; nella sua vivace testolina quelle parole cadevano nelle caselle giuste, tuttavia subito dopo infilò le mani in tasca e si strinse nelle spalle.
“Si, beh, bel tentativo, magari poteva funzionare fino a stamattina”
“P-perché?”
“Sei duro di comprendonio? Ti ho detto che sta per tornare in Kazakistan!”
“Esattamente quando dovrebbe partire?” Yuuri a questo punto cominciava a temere la risposta.
“Stasera! Ha l'aereo alle dieci!”



“Ah! Pulito come un neonato dopo il primo bagnetto!”
Con invidiabile tempismo il padrone di casa uscì dal bagno per farsi ammirare, ma se si aspettava di ricevere complimenti e paroline dolci da Yuuri era sulla strada sbagliata; il suo amato lo raggiunse in corridoio seguito a ruota da un preoccupatissimo Plisetsky che strillava “È una pessima idea! Lascia perdere!”
“Victor dobbiamo andare all'aeroporto!”
Gli occhi turchesi del russo rimpallarono per un paio di volte tra i due soggetti davanti a lui e poi, sorridendo sornione disse “Vado a farmi un'altra doccia...”
“È un'emergenza! Una questione di vita o di morte!”insistette il giapponese molto agitato.
“Ohi-ohi, allora è grave” incrociò le braccia al petto e sembrò valutare la cosa con molta, troppa calma.
“C'è una persona che parte stasera alle dieci, dobbiamo accompagnare Yuri e provare ad impedirglielo”
“Uhm”
Quell'atteggiamento contemplativo finì per esasperare il Tigrotto.
“Sai quanto gliene frega di uscire a meno trenta e sorbirsi un'ora di traffico? Per uno che non conosce nemmeno! Cos'altro ti aspettavi da uno stronzo cresciuto col culo sul burro!”
Oddiosantissimo ti prego, ti prego, ti prego non può averlo detto davvero, forse è solo la mia paranoia ad avere frainteso!
“Yuuuuuri, io ti avevo avvisato...” cantilenò sottovoce l'offeso e il giovane presagì l'imminente precipitare degli eventi.
“Nononono, Victor! Aspetta! Non fargli...” La sua reazione fu troppo veloce, per consentirgli di mettersi in mezzo e provare a fare qualcosa, venne spinto di lato e fu costretto a retrocedere di un paio di passi per restare in equilibrio; tuttavia appena trovò il coraggio di aprire gli occhi constatò sollevato che il muro di fronte non era imbrattato del sangue del loro ospite “... Male”
Il biondino era ancora fermo nella stessa posizione, ma l'espressione del suo viso si era spenta in una specie di pacato stupore, Victor lo prese gentilmente per le spalle e lo appoggiò alla parete, come se dovesse sistemare un manichino in vetrina.
Il corpo assecondava docile la nuova postura, tuttavia l'interrogativo più inquietante riguardava la sua mente: dov'era finita quella di Plisetsky?
Vederlo usare i suoi poteri in quel modo acuì la consapevolezza che erano reali, producevano effetti concreti sul mondo e sulle persone attorno a lui, con una spaventosa efficacia e una disarmante semplicità.
A preoccuparlo però non fu tanto il timore suscitato da una simile scoperta, quanto il fatto che ne fosse rimasto affascinato.
“Adesso vediamo cosa c'è di rotto in questo feroce gattino...” mormorò il russo alzandogli il viso verso la luce, di nuovo senza registrare alcuna opposizione.
“Basta! Smettila, è solo un ragazzo!” se voleva essere una dimostrazione pratica delle sue capacità era stata molto convincente e Yuuri cercò di strattonare il suo omonimo lontano da lui, ma l'uomo fu altrettanto lesto ad impedirglielo.
“Ah!Ah!Ah! Svegliarlo adesso sarebbe pericoloso”
“Svegliarlo? Che cazzo gli hai fatto! Lo hai ipnotizzato?!”
“La maleducazione della piccola peste è contagiosa...” annotò l'altro sorridendo “Qualcosa del genere, più sofisticata però, la chiamano...”
“Non m'interessa come la chiamano! Smettila e basta! È un mio amico non una cavia da laboratorio,!”
“E tu vuoi aiutarlo, no?”
La domanda lo spiazzò.
“Recapitarlo all'aeroporto da Altin servirebbe a poco se prima non fa chiarezza dentro di sé”
“Tu... Ci hai ascoltato?”
“Sono stato esiliato in bagno mio adorabile Yuuri, mi stavo annoiando” confessò strizzandogli l'occhio “Adesso lasciami lavorare e vediamo se c'è qualcosa di buono in fondo al teppistello”
“Ma... Ma... Gli farà male?”
“Magari al suo orgoglio e alla sua ostinazione, molto mal riposti nel caso di Altin”
Il giovane giapponese era sbalordito, chi poteva immaginare che le facoltà dei vampiri potessero avere un simile impiego?
La colpa era di Victor che non gli aveva spiegato niente, concluse trovandosi perfettamente d'accordo con Yakov.


Fine Quarta Parte



† La voce della coscienza †

Ohi-Ohi! Sappiamo che il nostro ferocissimo Yuri Plisetsky non le manda a dire, però stavolta ha trovato il soggetto sbagliato a cui rivolgere le sue colorite esternazioni.
Giuro che Victor non ha cattive intenzioni con lui (forse X°D) e lo scopriremo presto, perché se riesco manderò in onda il capitolo un po' prima di venerdì prossimo :3
Vogliatemi bene e vibrate positivo per la mia ispirazione *o*
   
 
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