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Autore: keiko 93    08/06/2009    2 recensioni
"mamma, perchè gli abitanti del villaggio odiavano la strega?" "perchè nessun sapeva che se non parlava era per proteggere il villaggio. Prima di sapere la verità, hanno iniziato a pensare a cose non vere". la donna sospirò. "ma almeno qualcuno poteva pensare che se faceva cosi, forse aveva i suoi buoni motivi" "fossi stata io l'avrei pensato" "come, scusa?" "io...avrei creduto in lei"
Genere: Triste, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Chibiko osservò la caramella

 

 

 

°°°Loneliness°°°

 

 

 

CAPITOLO3: Potresti salvarmi?

 

Frase di presentazione _non posso fare a meno di essere sincera_

 

Chibiko osservò la caramella.

Poi il ragazzo davanti a lei.

E di nuovo la caramella.

Era in una cartina rosa confetto, e sopra disegnato aveva una fragola sorridente che ti faceva l’ok con il dito. La bambina strinse il pugno, indecisa.

Le caramelle alla fragola erano le sue preferite.

Guardò il rosso che ancora le sorrideva, con la mano sporta in avanti per darle il dolce. Era sereno, si vedeva che, se avesse dovuto, sarebbe stato in quella posizione anche per tutto il giorno.

E lei voleva quella stupida caramella.

Dio, quanto la desiderava!

Storse la bocca, decidendo.

“se mi dai la caramella, cosa vuoi in cambio?”

Il ragazzo aprì gli occhi, vittorioso. Chibiko sbuffò. Uomini! Credono sempre di averla vinta.

“ voglio che fai una piccola cosa per me…”

Lui si appoggiò candidamente sulla spalliera della panchina con i gomiti. Chibiko si sporse all’indietro, mentre uno strano tic nervoso le torturava l’occhio destro.

“senti un po’… tu…! L’educazione non te l’hanno insegnata?? Chi diavolo sei?!”

Scoppiò la bambina. Ma chi si credeva di essere? Un Re?!

“hai ragione, scusa! Mi chiamo Apollo, sono figlio di Gen Fudo, un magnate di successo, e sono l’unico erede della dinastia Fudo! E tu?”

Il tic nervoso aumentò.

“complimenti per l’etichetta!” sbuffò scocciata, abbassando la testa e sistemandosi con la mano la frangetta. Aprì un occhio, fissandolo.

“io sono Chibiko” disse, senza troppe cerimonie.

“bene Chibiko, ora non è che mi faresti quella cosa di cui parlavamo prima?”

Lo guardò, sospettosa.

“spiega un po’…”

Apollo alzò la testa, accennando con il capo un punto in mezzo al parco.

“vai là e fatti male!”

La bambina quasi cadde dalla panchina per lo stupore. Insomma, si era aspettata qualcosa di un po’ più… diciamo… spinto, ecco.

Ci pensò. Magari gli piaceva violento…

–sei troppo maliziosa, sicura di avere solo 7 anni?- Otoha lo dice sempre, ed ha maledettamente ragione.

“perché dovrei farmi male?”

Il ragazzo cambiò direzione di sguardo, accennando a un gruppetto di studentesse più in la.

“perché quelle correranno ad aiutarti, e io le conoscerò. Ah, giusto, fingi di essere mia sorella!”

Chibiko alzò un sopracciglio, osservando il viso sorridente del ragazzo.

 

Questo dice stronzate, e lo fa pure convinto!

 

La bambina diede un leggero schiaffo alla mano di Apollo, da sotto. La caramella volò in alto e lei la prese al volo.

“e va bene!” disse, avvicinandosi la caramella al viso, sorridente.

Scese dalla panchina con un salto, per poi correre ridendo come se stesse giocando. Cadde all’improvviso, tanto bene da far credere anche ad Apollo che non fosse uno scherzo.

Le studentesse, spaventante, andarono subito da lei per accertarsi delle sue condizioni.

Il ragazzo sorrise.

Però, che attrice! Pensò, mentre si avvicinava alla piccola. Assunse un aria preoccupata.

“Chibi, tutto bene?”

Chiese, con fare apprensivo. Chibiko spostò lievemente le mani che le coprivano gli occhi asciutti.

“fratellone, mi fa tanto male la caviglia”

Le ragazze osservavano la scena, intenerite. Quanto era dolce quel ragazzo!

Apollo voltò lo sguardo sulle giovani, presentandosi. Prese la piccola sulla schiena, mentre questa gli allacciava le manine intorno al collo.

“sei sicuro che starà bene?”

Domandò una di queste, con i capelli marroni e i codini. Lui sorrise.

“beh, se siete preoccupate per lei, lasciatemi i vostri numeri di cellulare, cosi poi vi chiamo per informarvi”

 

 

“sei stata grande!”

Esclamò, assicurandosi che non ci fossero macchine prima di passare. Chibiko sorrise, vanitosa.

“è ovvio!” disse, spostando con un gesto del capo una ciocca di capelli fastidiosa “ ma sei sicuro che poi te la danno?”

Apollo quasi inciampò.

“e tu sei sicura di essere una bambina?!”

Chibiko sorrise.

“al 100%! 7 anni fatti e sputati!”

Lui sorrise, scuotendo la testa.

Era proprio strana quella mocciosa.

L’aveva vista su quella panchina, da sola, a fissare il resto della gente con uno sguardo indecifrabile. Gli era parsa forte, ma nello stesso tempo fragile.

Certo, non si aspettava che lo avrebbe davvero aiutato.

Era troppo… matura. Sembrava conoscere perfettamente come gira il mondo.

“e la mamma non ti dice niente quando te ne esci con queste frasi?”

 

Io non ce l’ho una mamma.

 

Chibiko strinse di più le mani intorno al collo di Apollo.

 

“mamma, perché papà ti ha picchiato?”

La madre sgranò gli occhi, mentre serviva la colazione alla figlia.

“guarda che papà non mi ha fatto niente!”

Chibiko la fissò.

“allora quando fate le porcate puoi evitare di urlare cosi forte? Stanotte non ho chiuso occhio!”

Emiko arrossì vistosamente, mentre dava un lieve coppetto alla bambina.

“Chibiko, non si dicono queste cose!”

 

“si, mi sgrida. Ma tanto io non l’ascolto…”

Sussurrò, cercando di non svelargli la verità.

 

Apollo, io non ho la mamma. E toccherei il cielo con un dito, se potesse davvero impedirmi di dire certe cose.

 

“allora, Chibiko, dove ti porto? Ehi, Chibiko?!”

Il ragazzo voltò leggermente la testa, guardando la bambina dormire appoggiata alla sua spalla, con la guancia bagnata.

Apollo scosse la testa.

 

Per fortuna, almeno nel sonno piange.

 

°°°

 

Si svegliò di soprassalto, alzandosi a sedere. La prima cosa che vide furono le lenzuola di raso rosso, che la coprivano fino al ginocchio. Osservò la stanza intorno a sé, scoprendo che era l’esatto opposto della sua. 

Le girava leggermente la testa, sicuramente a causa della brusca svegliata.

Ributtò la testa sul cuscino, ricordandosi tutti gli avvenimenti della giornata. Che diavolo ci faceva li?

“ben sveglia, lady”

Chibiko si voltò di scatto, sentendo quella voce sconosciuta.

Lady?!

La ragazza, non doveva avere più di 20 anni, le si avvicinò veloce. Non sorrideva, e lo sguardo era di ghiaccio.

Come una di quelle bambole che papà le portava dopo i suoi viaggi.

Fredda e perfetta.

“lady…”

“lord!”

Per la prima volta la donna sembrò cambiare espressione. Era stupita. La bambina le fece un mezzo sorrisetto.

“voglio che mi chiami lord, se proprio devi usare questi epiteti…”

Abbassò lo sguardo per nascondere gli occhi lucidi e il viso fattosi più rosso.

Non poteva assolutamente piangere.

Non doveva!

“mmm… no, secondo me ti sta meglio quello giallo!”

Chibiko sbuffò.

Erano ore che provava vestiti su vestiti… e solo per una stupida festa!

“mammaaaa… io ho fame!”

La madre la guardò, scocciata.

“uffa Chibiko! Un po’ di pazienza!”

La bambina sbuffò.

“ma io mi annoio!”

“questa è una cerimonia importante, piccola! Devi essere al massimo dello splendore…

Una vera lady!”

Chibiko alzò un sopracciglio.

“uffa… e va bene…”

Si arrese.

Emiko sorrise, intenerita.

“ma che brava, la mia piccola e adorabile lady”

 

“ehm… lord, il signorino Apollo ha detto di raggiungerlo nella sua stanza padronale appena sveglia”

Fredda, fredda, fredda. Chibiko aveva i brividi. Sbuffò.

“va bene, portami da lui”

 

°°°

 

Apollo appoggiò i gomiti sul tavolo di acero, annoiato. Odiava quei compiti dannati, la chimica proprio non gli entrava in testa!

Chiuse il quaderno con forza, rinunciandoci.

Tanto lui il futuro assicurato già ce lo aveva. Alzò gli occhi verso il soffitto.

Anche se, infondo, era proprio perché aveva già una strada delineata che si impegnava tanto a scuola.

Un lieve bussare alla porta lo colse impreparato. Si voltò di scatto, trovandosi una bambina letteralmente incazzata sullo stipite della porta.

La cameriera se ne andò, lasciandoli soli.

Apollo, fece un mezzo sorrisetto preoccupato, pensando che incazzata non esprimeva neanche un mezzo di quello che Chibiko era in quel momento.

Indossava un vestitino nero, in velluto e pizzo, pieno di fronzoli. I capelli corti legati in due codine dietro la testa, con dei fiocchetti dello stesso colore.

Ma quello che fece più paura al ragazzo erano le scarpette in vernice nera, che sbattevano prepotenti sul pavimento in marmo, quasi a volerlo rompere.

“ti do 5 secondi per spiegarmi il motivo di questo… coso! Se no ti riempio di botte!”

Minacciò Chibiko, indicando l’abito, con un fare che per nulla sia adattava a quell’abbigliamento da brava signorina.

“ecco…vedi…”

“uno!”

Apollo iniziò a sudare freddo.

“due!”

“si, insomma, è perché…”

“tre!”

“il vestito è per…”

“quattro!”

“il vestito è per un fatto mio personale!”

La bambina alzò un sopracciglio, mentre il ragazzo abbassava la testa, come a chiedere scusa.

 

Sempre a raccogliere randagi, eh?

 

All’improvviso, nella sua testa, tornò prepotente da voce di suo padre.

Si morse il labbro, nascondendo la rabbia dietro un espressione gentile.

“ti sta bene, il nero ti dona”

Chibiko notò la voce fattasi più bassa e la testa che non accennava ad alzarsi. C’era qualcosa che non andava e questo lei lo sapeva bene.

Aveva visto troppe volte sorrisi come quello che adesso le porgeva lui per non capire.

Stava fingendo.

E pure spudoratamente!

 

Chibiko strinse a se l’orsacchiotto.

“papà, dov’è la mamma?”

L’uomo alzò lo sguardo su la piccola, con le lacrime che non si vergognava a nascondere.

“amore, la mamma è andata… in un posto migliore!”

Disse, cercando di convincersi delle sue stesse parole.

Le fece un sorriso, che tutto riuscì tranne che rincuorare la bambina.

“SEI UN BUGIARDO!”

Scoppiò lei, stringendo il piccolo pugno sinistro sulla vestaglia da notte.

Il padre la fissò, stravolto.

“la mamma ha detto che il posto più bello del mondo è dove ci sono io e dove ci sei tu!”

 

Chibiko sorrise triste, alzando lo sguardo.

“smettila con quei sorrisi falsi, non mi inganni”

Apollo spalancò gli occhi, sorpreso.

“piuttosto… vorrei conoscere i tuoi”

“perché?”

La bambina inclinò la testa.

“perché ci sono due motivi per far vestire cosi una bambina, senza un occasione particolare: o sei un maniaco, o vuoi fare bella figura con qualcuno”

Apollo sorrise, pensando a come fosse intelligente.

 

Ma allora sei proprio stupido! Cos’è, vuoi umiliarmi?! Neanche uno smoking cosi ti rende decente! Animale! Selvaggio!

 

Il ragazzo strizzò gli occhi.

Basta, basta!

Papà, leva la tua inutile voce dalla mia testa.

 

“senti, Chibiko… il tuo papà ti voleva bene?”

 

Io non ti riconosco come mio figlio. Avrai i miei soldi, il mio nome, la mia casa. Ma non sarai mai mio figlio! Inutile demonio!

 

°°°

To be continue…

 

Si, lo so. Esattamente come l’altro: inconcludente. E poi incasinato, non si capisce niente. Anche io che l’ho scritto non riesco a seguire il filo del discorso! Ma vabbè, spero avrete pietà di questa povera scrittrice incompetente.

Comunque tra un po’ ogni cosa dovrebbe sciogliersi.

Tutti i nodi vengono al pettine.

 

Volevo anche dire che alla fine inserirò 4 (eureka…) capitoli extra, che serviranno a rendere tutto un pochetto più chiaro!

Beh, non so se l’idea vi piace o meno, è che mi sono accorta che se non si fa “un passo indietro”, diventa un rimasuglio di parole senza senso -.-!

 

L’angolo dei ringraziamenti.

 

 

La Sognatrice: ehm… avrei voglia di nascondermi per l’orrore che ho scritto stavolta -.-”!

Comunque Chibiko l’ha accettata la caramella alla fine!^^

Bimba maliziosa, io lo dico sempre…

Grazie per “altro grande capitolo” (l’ho riletto 27 volte prima di capacitarmi che si, c’è proprio scritto cosi), sono molto imbarazzata perché è veramente un onore per me!

Le tue storie sono davvero la Bibbia dal mio punto di vista, infondo sono cresciuta a pane e storie de La Sognatrice! (al tempo Dreamer21).

Spero commenterai anche questo capitolo anche se veramente brutto.

 

Himi87: è vero... Chibiko fa venire molta tenerezza. Somiglia tanto a quei peluche tutti pelosi e morbidosi, che vorresti tenere sempre tra le braccia. Vuole fare la dura, ma troverà pane per i suoi denti! ^^

Non immaginate neanche in che casino la sto andando a mettere!

Ti ringrazio per i tuoi complimenti, è sempre un piacere leggerli. Come le tue storie, che sono davvero meravigliose!

Lo so che è orribile come capitolo, ma spero che lo commenterai!

 

MiCin: ihih non sai quanto ho riso quando ho letto il tuo commento!

Si, le conosco tutte le tue storie! Complimenti, una più bella dell’altra!

Beh… Apollo un pedofilo non potevo proprio farlo, va contro tutti i miei ideali su di lui!!

Ehm… mi inginocchio chiedendo venia per la mostruosità che mi è uscita stavolta, ma covo la speranza che mi dirai cosa ne pensi anche di questo…come chiamarlo… coso!

 

Laicachan: oh, my god! (si scrive cosi?)

Un altro pilastro della sezione di Aquarion…!

Se sentite un ticchettio, sono i miei denti che tremano!

Beh, comunque non ti preoccupare per l’altro capitolo, anzi! Ti ringrazio infinitamente per le tue parole. È vero, Chibiko è ignorata dai più! E allora perché non sfruttarla? ^^

No, vabbè, tanto tutte le strade portano a Roma (si capisce quello che intendo?)

Spero commenterai anche questo chappy, pure se scritto con i piedi.

e…continua cosi, che fai delle storie stupende!

 

Ringrazio anche chi ha semplicemente letto!

Ditemi cosa ne pensate di questo capitolo, please!

 

Per averla messa tra i preferiti, grazie a:

La Sognatrice

MiCin

 

Al prossimo capitolo,

bacioni, keik0!

 

  
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