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Autore: Lilian Potter    08/06/2009    16 recensioni
-Come ti sei ridotta, Bella?-
Il suono della sua voce – che non udivo da molto- era morbido e melodioso, e questo mi riportò al passato.
Ero stupita dalla sua presenza in un tale luogo, ma non era solo questo a sorprendermi.
Mi aveva chiamato Bella. Quanti anni erano che nessuno mi chiamava più così?
Le lacrime pungevano agli angoli dei miei occhi, ma io le impedì di scorrere liberamente sul mio volto.
Avrebbe rovinato il trucco, e non avrei mai potuto permetterlo.
L’apparenza era tutto per me. L’apparenza era tutto per una prostituta.
Genere: Generale, Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota: questo capitolo è incentrato principalmente sul passato di Bella, del suo arrivo a Chicago. Più che i dettagli sulla fuga, ci sono i suoi sentimenti e l’incontro con Charly, alla quale volevo dare una parte un po’ più importante nella storia. Vorrei che capiste perché la sua morte è così importante per Bella. Non siete obbligati a leggerlo tutto naturalmente. Ma controllate le separazioni ‘’ ._._._._._.’’ perché quella sottolineata (._._._._._._.) indica da dove la storia inizia a ritornare al presente, ovvero alla morte di Charlotte.

,, Fiore impuro ,,

<< Nessuno può fuggire dallo scorrere del tempo ed evitare che con la sua malvagità lo colpisca.  Anche il Fiore, quello più puro e casto, verrà tramutato in altro. Qualcosa di terribile e surreale.>>

 

 

 

    << A volte fa meno male morire,

piuttosto che saper morto qualcuno che amavi. >>

 

Ricordo chiaramente che soffrivo. Correvo disperatamente per le strade di Chicago, quel giorno. Mi sarebbe piaciuto essere simile a Edward in quel momento; desideravo poter scappare dalla realtà quando mi sarebbe andato, poter correre in eterno senza perdermi nelle fatiche del mio corpo umano. Perché lui era scappato dai miei sentimenti. Avevo sempre riconosciuto di non essere all’altezza di un vampiro. Anzi, di un angelo protettore, che alcune volte riusciva ad infastidirmi come nessun altro con le sue esagerate premure. Sapeva di incredibilmente sdolcinato dire che l’amavo, che fosse la mia vita, nonostante fosse la verità. Ricordavo l’ estate dei miei 14 anni, in cui Phil mi aveva regalato un assurdo libro da ragazzine in cui la protagonista non faceva altro che sventolare il suo presunto amore per il compagno, mentre intanto lo tradiva con il migliore amico. Successivamente, il protagonista maschile si era accordo di come fosse frivola lei, e l’aveva malamente scaricata per poi trasferirsi in un’altra città. Mi sentivo come lei. Così vuota, inutile. Eppure riconoscevo un’ingiustizia nella fine delle nostre due storie. Lei aveva tradito. Io avevo amato con tutte le forze di cui ero capace. E mentre correvo –scappavo- ammettevo a me stessa che avevo l’incondizionato bisogno di seguire Edward nelle sue decisioni anche a distanza; volevo sparire per sempre dalla vita di chi avevo conosciuto.

._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._.

 

A Chicago pioveva, ed io non avevo un ombrello. Se ci ripenso ora, non credo di aver neppure pensato di averne bisogno. Sedevo su un marciapiede di asfalto duro e zuppo, e probabilmente piangevo. Non mi sforzavo neppure più di trattenere le lacrime che ogni giorno mi consumavano lo sguardo, e mi toglievano il sonno. I miei pensieri volavano a cose stupide, insensate; piccoli momenti passati con mia madre a fare shopping, o ad aiutarla a cercare le calze. Ricordavo quando mi sedevo sul divano, ed osservavo una partita della squadra con cui giocava Phil. E, frequentemente, i momenti con Edward rimbombavano nella testa pesantemente, cercando di inquietarmi più di quanto già non ero.

 

La gente che passava mi volgeva uno sguardo di rimprovero, mentre osservava i vestiti consumati che portavo addosso, e le mamme trascinavano via per mano i bambini pimpanti verso l’altro lato della strada. Ed allora, io immaginavo che Edward mi tendesse la sua mano fredda e grande, aiutandomi a rialzarmi da quel baratro in cui ero caduta. Ma passavano i secondi ed i minuti, ed io restavo seduta a prendere l’acqua. Con quello sguardo vacuo, e l’aspetto incasinato, dovevo sembrare una persona pericolosa. Non potevo esattamente garantire che non lo fossi in quel periodo. Suppongo che sarei impazzita seriamente, se una voce calda non mi avesse rivolto la parola, e non mi avesse tappata sotto il suo ombrello. –Non credo che quel marciapiede sia particolarmente comodo.- Ora la mano tesa c’era veramente; era solamente molto più piccola, calda e femminile.

Non so perché m’ispirò fiducia, ma, senza esitare, afferrai la mano senza neppure sapere di chi fosse.

._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._.

 

Perché una ragazza mi stesse asciugando i capelli mentre ero seduta su uno sgabello in asciugamano, questo non lo capivo. Né tanto meno il motivo per il quale una sconosciuta si preoccupasse della sorte di qualcun altro. Non avevo ancora aperto bocca, ma nonostante ciò lei mi aveva pazientemente aiutato a lavarmi e ad asciugarmi, come si faceva con un bambino piccolo. Sorrise soddisfatta quando poggiò il phon su un ripiano lì vicino, e indicò lo specchio per far in modo che mi guardassi. Avevo gli occhi gonfi e stanchi, ma in cambio i miei capelli ricadevano lisci e profumati sulle spalle. Mi sentivo la testa leggera, e le ero grata per questo. Mi ero trascurata parecchio, ed era un enorme sollievo sapermi pulita. –Vado a cercare qualcosa da farti mettere.- mi spiegò prima di dirigersi verso una cassettiera in legno, da cui estrasse un reggiseno ed un paio di slip bianchi, insieme ad una vestaglia da notte celeste; non erano certamente nuovi, ma erano trattati con la massima cura come se lo fossero. Capivo che fosse una persona responsabile anche senza conoscerla. Mi sorrise e mi porse gli indumenti. –Scusa, ma non ho altro. Hai fame? Posso portarti qualcosa da mangiare.- Alle sue parole, annuì lievemente, e mormorai un flebile grazie. Fui sorpresa di vedere come il suo sorriso s’illuminò per una mia semplice parola. Mi era uscita roca e stentata, ma l’aveva apprezzata. Mi ero convinta che sentirmi parlare non interessasse a nessuno; lo facevo solo per lo stretto necessario, come l’acquisto di un pezzo di pane nero. Non ero più abituata, e non mi riconoscevo. La ragazza corse al piano di sotto, e tornò poco dopo con uova e pancetta. In quel periodo di tempo, che non era esattamente molto, mi ero infilata l’intimo e il pigiama, ed avevo riflettuto su dove mi trovassi. Non era certamente una casa. Da sotto, anche se non avevo visto nulla, proveniva un forte rumore di musica; eravamo passate da un entrata posteriore, ed avevamo salito le scale fino alla stanza che pareva essere della ragazza. Non capivo nulla, nonostante cercassi di sforzarmi al massimo. Eppure, quando tornò, mi concentrai ad osservarla. Aveva dei tratti gentili e maturi, che avevo subito notato. Eppure mi erano sfuggiti i vestiti attillati ed il trucco pesante, che tuttavia le stavano bene. Non le davano l’aria esageratamente volgare che avrebbero dato a qualsiasi altra persona. Eppure il significato era piuttosto chiaro. Una casa di puttane… forse. Mangiai in silenzio il piatto, mentre pensavo ma non giudicavo. Non me la sentivo di accusare una persona così gentile. Poco dopo, la ragazza che si era presentata come Charly mi fece accomodare nel letto, e mi spense le luci. Non resistetti, e crollai addormentata.

._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._.

 

Quando mi svegliai, la trovai seduta su una sedia, che sfogliava delle riviste di moda. Non appena, con esitazione, mi tirai a sedere dritta, il suo sguardo si volse subito su di me. Sorrise, e ciò mi fece sentire ancora più spaesata. Mi portò una tazza di cereali senza che neppure glielo chiedessi; mi sentivo come un cane randagio, appena raccolto da strada. Tuttavia non ammettevo ancora di aver bisogno delle cure di quella ragazza premurosa. Mangiai i corn-flakes in silenzio, ma sgraziata come un cinghiale. Quando le porsi la tazza vuota, rise allegramente. –Sono contenta.- mormorò. Non ne capii il significato. Di cosa doveva essere contenta, e per quale motivo? Scrollai leggermente la testa, e decisi che era ora di regredire dallo stato in cui mi ero ridotta. Volevo continuare a parlare con la gente, a parlare con Charly. E così feci. La ringraziai, e mi scusai. Parole biascicate e stanche. Era una ragazza solare e socievole. Iniziammo a parlare, e sentii di essere riuscita a recuperare uno dei tantissimi pezzetti di cuore che avevo perso. Per la prima volta nella mia vita, forse, avevo trovato un amica vera.

 

 

 

._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._._

 

 

Edward sedeva accanto a me, in un comodo sedile di prima classe. Mi stringeva la mano, dolcemente. Era fredda, la sua. Troppo. Bastavo io ad essere gelata. Spenta, senza vita. Se quella fosse stata la definizione di ‘’vampiro’’, allora io lo sarei stata. Ero morta anch’io. E mi sentivo disgustosa. Che diritto avevo, io, di riprendermi una vita a cui ero fuggita? E perché lui, non diceva niente? Noi non avevamo chiarito. Che cos’eravamo, in quel preciso momento? Stavamo insieme oppure no? … Poteva lui, stare con me, una prostituta? Alzai lo sguardo verso di lui, confusa.

 

–Bella?- mi chiamò.

Non chiamarmi così. Non me lo merito.

–Bella, cos’hai?-

Bella è un nome troppo puro per essere il mio.

–Bella, amore, che cosa c’è?- Una mano gelida sulla mia guancia.

Non mi toccare. Tu sei più puro di quanto credi. Tu hai ucciso corpi. Io ho ucciso anime.

-Amore?- Lacrime che venivano asciugate. Mani che mi scrollavano leggermente.

Basta, basta. Che cazzo di diritto ne ho, io, di conoscere l’amore?

-Vuoi che chiami l’hostess?- mi domandò, premuroso. Sospirai.

-Sto bene.- mormorai. Non insistesse, ed io voltai il viso verso il finestrino.

Il cielo era sereno, le nuvole candide. Un altro sospiro. Fottuto tempo, così ipocrita.

 

***

Scesi le scale lentamente, strascicando i piedi a terra con pigrizia. Ero a casa. Ritornare nella mia camera, nella nostra camera, in cui solo quella mattina lei mi rimproverava dolcemente… non aveva una spiegazione adeguata, quella sensazione. Perfino Luc e Tisy, silenziose, si erano cambiate elegantemente. Non le avevo mai viste così serie. Potevano, quindi, anche le prostitute avere una dignità, dedussi stupidamente. Non ero vestita di nero. Non andavo al funerale. Vedere delle ceneri (sì, Charly era stata cremata) non m’interessava affatto. Quella che volevo rivedere era lei, cosa che non sarebbe più stata possibile. Invece avrei solo dovuto vedere Marcus Fletche, che le aveva regalato quel bel anello in attesa di qualcosa che ormai non sarebbe avvenuto… probabilmente solo il suo sguardo, riflesso in uno specchio, sarebbe stato più tetro e inanimato del mio.

 

***

 

-Avrei dovuto vestirmi di rosso.- dissi tra me, lanciando uno sguardo al mio vestito senza pensarci realmente. -Beh, il rosso non è il colore del peccato. Il blu, lo è.- disse Edward a sorpresa, distraendomi dai ricordi in cui mi ero immersa. –Il blu?- chiesi spaesata, mentre altre lacrime mi rigavano le guance. Le asciugò rapidamente con il pollice, e mi sembrò che ne avesse assaggiata una ad una velocità che non potevo vedere chiaramente. Annuì. –Il blu. È il colore che più ti dona, e ti rende una maggiore tentazione. Quindi il colore del peccato; un peccato tremendamente attraente.- spiegò. Oh, giusto. Per la prima volta in vita mia, mi era sfuggito che la persona con cui stavo parlando era più angelo che umano. Dovevo essere veramente distrutta. Eravamo seduti da soli, ad un tavolo. Giocherellavo con una coppa di champagne, per brindare in sua memoria. Le mie labbra non l’avevano sfiorato neppure per due secondi, quel liquido. Non avevo voluto vedere le sue ceneri, non avevo partecipato al funerale… ed in quel momento ero lì, al rinfresco.

Mi sentivo come un cartone di latte marcio dentro una bella confezione. Ed il significato di questo esempio, era così chiaro che non c’era bisogno di altre parole.

***

Ridevo, e la mia voce trillante si espandeva nella casa vuota. Il locale oggi era chiuso, e dentro, c’eravamo solamente io e Edward. Tutti erano al rinfresco, ed io ero lì, tra le braccia di un vampiro, ubriaca. Se in quel preciso momento avessi avuto la mente fredda, o anche solo la facoltà di pensare a qualcosa d’intelligente, mi sarei detta ‘’Roxy, fai schifo.’’ Ma io, semplicemente, mi divertivo. Un divertimento isterico, pazzo. Non era l’allegria di una sbornia presa con leggerezza. Avevo cercato di resistere a soffocare il dolore nell’alcool ma, contro la volontà di Edward, non avevo resistito. Ed ora era lì, a tenermi stressa tra le braccia, a guardarmi. La sua espressione mi faceva male, ma non me ne rendevo conto. Era affettuosa. Non mi stava dando della puttana, della stupida, dell’ubriacona… dell’immatura. C’è chi pensa, ed ha sempre pensato, che l’indifferenza faccia più male di qualsiasi altro insulto. Anche io, lo pensavo. Fino a quando non mi sono convinta che sia l’amore, quello sincero, a far male nei momenti peggiori. Perché ciò significa che ci sono delle persone che t’impedirebbero di spararti un proiettile nella nuca, e che ci sono persone che hanno più fiducia in te di quanta tu stessa ne abbia.

Con me tra le braccia, Edward salì le scale a passo umano. Senza sbagliare e senza insicurezze, arrivò fino alla stanza corretta, di cui ne aprì la porta senza difficoltà. Mi trattenne tra il gelo che emanava il suo corpo fino all’ultimo istante, sopportando i miei sproloqui e le mie risatine giulive. Poi, mi posò sul letto, con delicatezza. Mi baciò la guancia, e mi sistemò per bene la prima coperta che trovò. Fece per sedersi sul pavimento, ma lo trattenni per la cravatta elegante, smettendo di ridire. Lo colsi di sorpresa e, con un suo involontario contributo, riuscì a portarlo di peso sopra di me. Riflessi i miei occhi nei suoi, dorati. E pronunciai solo due parole, chiare e decise. Era come se non fossi più ubriaca, tutto d’un tratto. Come se avessi finto per sfogo. E lui lo capì, e prese le mie parole più seriamente di quello che sperassi.

                                             -Edward, scopami.-

 

 

 

 

 

*La testa dell’autrice spunta fuori* non mi prenderete a pomodorate, ne mi sparerete un colpo, vero?^^ Lo so, ci ho messo parecchio tempo. Ed inoltre, questo è il primo aggiornamento del 2009. Ma sono contenta di essere tornata, e spero lo siate anche voi. Mi ha fatto piacere leggere i vostri commenti, e sapere che la sorte di Charly vi sia interessata. Ho già in mente il prossimo capitolo, e non credo che tarderà più di un mese… certo, se c’è ancora qualcuno interessato nell’aggiornamento xD Scusatemi per tutto il tempo che ci ho messo! Ora passo ai saluti individuali, ci vedremo nel prossimo capitolo^^ (nel quale scoprirete se Edward è andato a canestro oppure no xD)

 

Princesseelisil; Spero che tu, come tutte le altre, stia ancora seguendo questa storia.^^ Sì, purtroppo Charly è morta. Tranquilla per l’odio di Federica, tanto non è un personaggio di grande rilevanza. Mi dispiace di aver usato il tuo nome per un personaggio tanto insignificante xD Grazie.

 

Railen; … Stai ancora aspettando con ansia dopo parecchi mesi? xD Io lo spero! E sì, buon Natale e buon anno, buona pasqua ed un sacco di altre festività. Quindi i miei auguri te li faccio in ritardo! :p Grazie di seguirmi.

 

MartinaCullen; Sì, anche io ero stufa del carattere rammollito di Bella. Qui anche si sta un po’ deprimendo, ma tornerà a ruggire presto. Grazie mille!^^

 

Midnight Dream; Chi lo sa chi è stato^^ Si scoprirà nel prossimo capitolo. Grazie!

 

PenPen; La vecchia e cara PenPen! Grazie mille, del commento e di seguirmi sempre.^^

 

Tay_; Sì, la fine è veramente triste. In questo capitolo non particolarmente direi xD Grazie!

 

pika chan; Riesci a indovinare anche cosa succederà nel prossimo capitolo?^^ Comunque hai ragione, chi legge quello che scrivo sa che non faccio mai durare i momenti felici troppo a lungo xD

 

lilly95lilly; Ti piace la Bella gelosa? xD Grazie mille.

 

Giulls; Ciao Giulls! ^^ Spero la tua curiosità sia ancora viva. Grazie mille!^^

 

_Nefer_; Oly! Non mi strozzare, prima o poi ho aggiornato! Ah, sì,Edward in versione cane da guardia è il classico xD Ti voglio bene, e grazie!^^

 

momob; Mistero chi l’ha uccisa!^^ Grazie!

 

eligianlo; Anche se in ritardo (ritardassimo), benvenuta ad EFP! Sono contenta di sapere che tu l’abbai trovata originale, e che inoltre ti sia piaciuta!^^ Grazie!

 

Yuna Shinoda; E che gusto ci sarebbe se avesse una vita tranquilla e felice? xD  Ti ringrazio tanto!^^

 

Patience90; Ninny! Quanto tempo è che non ci sentiamo? *.* Tanto presto alla fine non ho continuato, eh? XD Grazie!^^

 

Vampire93; Non ho aggiornato presto, ma ho aggiornato! Va bene comunque? No? xD Grazie!

 

matrix; Ci sono, ci sono! Ero solo in letargo! E continuerò ad aggiornare! Grazie!^^

 

Bellas; Spero continuerai a seguire, dato che il tuo commento è il più recente per te non dev’essere passato tanto tempo, no? xD Grazie mille dei complimenti. Mi fa sempre piacere sapere che l’impegno e la passione che ci metto permettano una buona lettura!^^

 

 

 

 

 

 

 

  
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