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Autore: JEH1929    02/05/2017    3 recensioni
E così era stato deciso: avremmo abitato insieme.
Io mi ero gettata a capofitto nella novità senza pensare veramente cosa essa potesse veramente comportare, come mi succedeva sempre. Come al solito avevo riflettuto assai poco e così avevamo iniziato a visitare un appartamento dietro l’altro, quanto più vicini possibile all’università.
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“Sarò la tua sabbia, la tua erba, il tuo cielo, la tua felicità. Ti amo. Tua per sempre, Sana”
E mentre stringo fra le mani il libretto e non riesco a trattenere una piccola lacrima, che mi brucia gli occhi, penso a quanto la sorte possa essere ironica e a quanto sia facile che tutto ciò che pensavi avresti posseduto per sempre possa essere perduto in un millisecondo.
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Fanfiction su Sana e Akito e su quello che potrebbe essere loro successo dopo la fine del manga.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Aya Sugita/Alissa, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith, Tsuyoshi Sasaki/Terence | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Naozumi mi aspetta nel bar dove avevamo concordato di incontrarci. Indossa occhiali scuri e un buffo cappello gli copre i capelli. Così almeno sarà meno riconoscibile. Essendo molto più famoso di me, è più spesso soggetto agli attacchi dei suoi fan.
Non appena mi vede un sorriso gli compare sulle labbra. Io lo ricambio, anche se con un attimo di incertezza. Poi ricordo le parole di Hayama e allora mi tranquillizzo.
- Ciao! – lo saluto.
Ci baciamo sulle guance e ci sediamo a uno dei tavolini.
Comincio chiedendogli del film, visto che ieri mattina non ci siamo visti e non c’è stata occasione di parlarne. Lui mi racconta vari aneddoti del film, facendomi ridere, ma in realtà capisco che è molto stanco e che non è un buon periodo per lui.
- Nao, sei sicuro che vada davvero tutto bene? – chiedo, interrompendolo a metà di un altro aneddoto divertente.
Lui si incupisce un attimo.
- Certo, Sana-chan. Va tutto bene, è solo che sono un po’ stanco di questa vita. Sai, perennemente sotto i riflettori. Tu meglio di chiunque altro puoi capirmi.
Annuisco.
- La recitazione sarà sempre parte di me ed è parte integrante della mia vita, ma non può essere tutto. – rispondo.
Non posso vedere i suoi occhi azzurri attraverso le lenti scure, ma sono sicura che si sia incupito di nuovo.
- Perché non ti prendi una pausa? Come me. – chiedo.
Naozumi sospira.
- Vorrei tanto, ma ho un sacco di impegni per i prossimi mesi, ormai tutti confermati.
- E allora portali a termine e poi fermati. Hai bisogno di un po’ di tempo per te stesso! – esclamo, alzando un pugno.
Troppo tardi mi accorgo di aver quasi urlato, attirando l’attenzione di tutti, che iniziano a chiedersi chi sia il misterioso personaggio in compagnia di Sana Kurata. Naozumi scoppia a ridere, ma poi si alza e mi trascina fuori di lì.
Camminiamo un po’ in silenzio, Naozumi sembra riflettere sulle mie parole e io mi zittisco per non disturbarlo.
- Sana-chan…
Alzo lo sguardo verso di lui.
- Adesso stai bene. – non è una domanda, ma un’affermazione.
Annuisco.
- L’ho visto dai tuoi occhi, sono così brillanti, sprizzano gioia.
Gli sorrido.
- Non eri così da un anno. Non sei mai così quando sei con me…
Il sorriso mi muore sulle labbra e un nuovo senso di colpa mi invade.
- Ma va bene, sai. Va bene davvero. Se è lui a farti sorridere in questo modo, ne sono contento…
Un sorriso mesto compare sul suo volto e vorrei che si togliesse gli occhiali per guardarlo negli occhi.
- È solo che non sopporto quando ti fa piangere… - stringe un pugno, mentre pronuncia quelle parole.
- Naozumi… - sento che le lacrime stanno per spuntarmi dagli occhi e stendo una mano verso la sua, per afferrarla, ma lui si allontana appena e mi sorride.
- A proposito, cosa volevi chiedermi? – mi domanda come se avessimo parlato degli argomenti più indifferenti fino ad ora.
Ricaccio indietro le lacrime.
- La mia amica, Hisae-chan, te la ricordi?
Naozumi ci pensa un po’ e poi annuisce.
- Ha aperto un negozio di vestiti, che confeziona lei stessa. Mi ha chiesto se potrei posare con alcuni dei suoi capi per avere maggiore visibilità. Ti piacerebbe posare insieme a me?
Naozumi non esita un attimo ad accettare di farmi questo favore e quindi ci dirigiamo verso il negozio di Hisae. Lei, non appena vede Naozumi, lancia un gridolino e corre nella mia direzione, abbracciandomi.
- Non ci posso credere! Siete venuti davvero!
- Certo, te l’avevo promesso. – le rispondo, mentre mi sta ancora stritolando, Naozumi ride della scena.
Hisae chiude immediatamente il negozio e ci fa andare nel retro, in breve tempo organizza un piccolo set fotografico e ci invita ad indossare alcuni vestiti che ha preparato per noi.
Poi ci scatta delle foto mentre noi posiamo, insieme e separatamente. È così bello lavorare con Naozumi, riusciamo così bene a comprenderci sul lavoro, che ben presto dimentico le mie preoccupazioni e perfino le parole che ci siamo scambiati poco tempo fa e mi immergo totalmente nella mia parte. Alla fine Hisae sprizza gioia da tutti i pori. Sembra al settimo cielo e io non posso fare a meno di essere contagiata dalla sua felicità.
Infine Hisae ci chiede di indossare dei vestiti da sera. Il mio è rosso, con un ampio scollo su tutta la schiena, e scende perfettamente fino alle caviglie, quasi fosse stato fatto apposta per me. Non ho mai indossato un vestito che mi stesse meglio in vita mia. Quando esco dal camerino Naozumi indossa uno smoking blu scuro, con una cravatta dello stesso colore dei suoi occhi. È bellissimo. Lui sembra pensare la stessa cosa di me, perché rimane a bocca aperta, fissandomi.
Hisae ci scatta qualche altra foto. Adesso mi sento lievemente imbarazzata, ma riesco lo stesso ad essere professionale e a sorridere a Naozumi come se fosse ciò che di più bello c’è al mondo. Ed effettivamente Naozumi è veramente molto bello. Ma tutto quello che riesco a pensare, con una piccola fitta, è che vorrei che non fossero i due occhi azzurri di Naozumi a fissarmi in questo modo, ma due occhi color ambra, circondati da ciuffi del colore del miele. Per questo, mentre recito il ruolo di ragazza innamorata per gli scatti della mia amica, quello che vedo davanti a me non è Naozumi e non è Naozumi a stringermi la vita e a spostarmi i capelli dalla spalla e non è Naozumi che si china per mettere a posto la mia scarpa mentre Hisae continua a scattare foto.
Alla fine questa specie di tortura termina e ci togliamo questi bellissimi vestiti. Quando andiamo da Hisae per restituirglieli, lei afferma che li possiamo tenere, visto che li ha fatti appositamente per noi, sperando che veramente andassimo a posare per lei, come ringraziamento. La abbraccio e anche Naozumi la ringrazia.
Mi accorgo, stupita, che è quasi l’ora di cena, perciò usciamo dal negozio che sta quasi facendo buio.
- Nao, che ne diresti di rimanere a cena da noi?
Lui fa qualche complimento, ma alla fine anche Hisae si unisce alle mie suppliche e lui finisce per accettare. Chiamo Aya per avvertirla della presenza di Naozumi.
- Ah. – il suo commento mi sembra strano.
- C’è qualche problema? – chiedo, allontanandomi un pochino dai miei due compagni.
- No, forse è un bene che venga.
Che cosa vuol dire?
- Perché? – le chiedo.
- Abbiamo qualcun altro a cena, stasera.
- Chi?
- Adesso devo andare a finire di preparare… A dopo, Sana-chan. – Aya mi riattacca in faccia.
Chiedo a Hisae se sa chi c’è a cena con noi stasera, ma lei scuote la testa, sorpresa quasi quanto me.
- Stamattina sono uscita prima di te e non sono più rientrata.
- Magari sono Fuka e Takaishi. – ipotizzo, ma qualcosa mi dice che la mia ipotesi è sbagliata, considerando la strana reazione di Aya.
Decido di non pensarci e mi reimmergo nella conversazione con Naozumi e Hisae.
 
La mano di Naozumi si allunga sotto al tavolo e afferra la mia. Gli lancio un’occhiata di gratitudine, mentre cerco di buttare giù qualche altro boccone.
L’aria della stanza è tesa, gli unici che continuano a parlare e a parlare sono Hisae, Gomi e Tsuyoshi. La prima, intenta a decantare le lodi mie e di Naozumi, ha promesso che dopo cena mostrerà le foto a tutti. Gomi che cerca di coinvolgere tutti nei preparativi della prossima festa al suo locale e infine Tsuyoshi, che cerca nervosamente di allentare la tensione. Perfino Aya non sa cosa dire.
Io non credo di aver più aperto bocca da quando, entrata tutta trionfante e al settimo cielo nell’appartamento, ho trovato apparecchiato per sette persone e ho visto Hayama seduto sul divano, con una ragazza a fianco. E non è la stessa ragazza dell’ultima volta.
Si è presentata, dicendo di chiamarsi Sakura e di frequentare medicina con Hayama, e io ovviamente non sono rimasta affatto sorpresa della sua bellezza. Un corpo perfetto, un sorriso perfetto, dei perfetti occhi neri e dei perfetti ricci rosso scuro. Un mix tutto perfetto.
Da quando sono rientrata in casa Hayama non mi ha guardata in faccia neanche una volta e ha perfino ignorato il saluto di Naozumi, da perfetto maleducato. Da allora se ne sta immobile e in silenzio al suo posto davanti a me, come se fosse solo in una stanza e non circondato da persone. Vorrei prenderlo a schiaffi. Perfino Sakura sembra imbarazzata da questo suo comportamento e cerca di rispondere alle domande che Tsuyoshi le pone, anche se probabilmente vorrebbe soltanto sprofondare sotto terra. Bene, in tal caso le darei una mano. Mi stupisco della violenza del mio pensiero e stringo più forte la mano di Naozumi, fino a fargli male. Tanto che lui si lascia andare un piccolo gemito di dolore. Hayama se ne accorge e sbuffa vistosamente, mentre Sakura cerca di attirare la sua attenzione, senza molto successo.
Naozumi si china nella mia direzione e mi chiede in un orecchio se mi sento bene e se me ne voglio andare di lì. Facendolo, mi sfiora l’orecchio con le labbra. Hayama si irrigidisce e sbuffa di nuovo, questa volta più rumorosamente. A quel punto esplodo. Mollo la mano di Naozumi e mi alzo.
- Si può sapere cosa hai da sbuffare? – gli grido contro.
Sakura mi guarda, con quei suoi occhioni neri da bambola, sorpresa dalla mia reazione.
Tsuyoshi interrompe il suo monologo, mentre Aya assume un’espressione preoccupata. Anche Hisae e Gomi si zittiscono.
- Ma che vuoi? – il tono di Hayama è privo di qualsiasi intonazione, così indifferente, che mi arrabbio ancora di più.
- Da quando sono tornata non mi hai salutato, non hai salutato Naozumi e non fai altro che sbuffare qualsiasi cosa faccia. Si può sapere cosa cavolo vuoi da me? – sto urlando veramente troppo.
Naozumi si alza e cerca di calmarmi, ma io lo respingo.
- Non sono affari tuoi. – gli dico.
- Guarda Kurata, a me di quello che fai non me ne può fregare di meno. – risponde Hayama, alzandosi da sedere.
Prima che possa rispondere, anche Aya si alza. Stringe i pugni e sembra sul punto di perdere il controllo. L’ho vista in questo modo soltanto in un’altra occasione in tutta la mia vita: quando ha difeso Tsuyoshi davanti a tutta la classe, dichiarandosi a lui.
- Adesso basta. – esclama, sbattendo il pugno sul tavolo.
Sia io che Hayama la guardiamo, stupefatti. Ma senza protestare ci rimettiamo a sedere.
La cena procede in silenzio e con l’aria tesa più di prima, ma nessuno osa alzarsi da tavola prima del tempo. Alla fine Hisae comincia a far passare le foto che ha fatto e che ha stampato mentre tornavamo a casa. Tutti sono incantati da me e Naozumi e si complimentano per il bel lavoro di Hisae. Infine lei mostra le nostre foto con l’abito da sera.
Hayama, che non ha fatto neanche il minimo commento sui vestiti e su ciò che ha visto, prende in mano una delle foto, in cui Naozumi mi stringe una mano sul fianco e mi guarda negli occhi. Quello che ricambio io sembra uno sguardo innamorato, ma se soltanto Hayama sapesse che cosa stavo pensando mentre guardavo il mio migliore amico in quel modo…
La sua mascella è irrigidita, ma non riesco a leggere la sua espressione sotto la zazzera. Si alza, continuando a stringere convulsamente la foto nella mano destra, che gli trema leggermente. Poi alza gli occhi e mi guarda. E io mi sento gelare di nuovo. Quello sguardo.
- Sai, Kurata, penso proprio che dovresti deciderti, non penso che sia un bel modo di comportarti quello di mantenere in bilico due così bravi ragazzi. – dice, impassibile, indicando con un cenno verso Naozumi, che sussulta leggermente.
Poi Hayama si volta e, continuando a stringere la foto tra le mani, esce di casa, sbattendosi la porta alle spalle e lasciandoci lì basiti. Sakura si alza, a disagio, indecisa se seguirlo o meno, e alla fine si risiede, con uno sguardo irritato nella mia direzione.
- Che cosa stava dicendo? – mi chiede Hisae, confusa.
Scuoto la testa. Evidentemente non si stava riferendo a sé stesso, come secondo bravo ragazzo. E allora a chi si stava riferendo?
- Non l’ho capito.
 
Finalmente raggiungo il posto e mi siedo all’interno del gazebo. Soltanto in quel momento mi rendo conto di stare ancora stringendo convulsamente la foto di Kurata e di Kamura. La guardo di nuovo, con attenzione, nella luce soffusa del parco. Il vestito realizzato da Hisae per Sana è veramente bellissimo, è perfetto per lei. E anche Kamura è notevole nel suo completo. Se lo indossassi io sembrerei un pagliaccio, questo è poco ma sicuro, eppure lui sembra così…perfetto. E rivolge a Sana lo sguardo più innamorato che io abbia mai visto in vita mia. La ama così tanto, fin da quando era un bambino, ancora prima di conoscerla. E lui non l’ha mai fatta soffrire, neanche una volta. È sempre stato il ragazzo dolce, carino e sensibile. Il ragazzo che tutte vorrebbero. Inoltre è un attore famoso, conosce il suo mondo ed è in grado di comprenderla. Eppure lei ha sempre preferito me. Almeno fino a questo momento… Vedendo come lo guarda in questa foto sembrerebbe aver cambiato idea. Eppure soltanto ieri mi aveva assicurato che per lui non può sentire altro che amicizia. Certo, Sana forse stava recitando quando Hisae ha scattato le foto, ma la conosco troppo bene e questo sguardo sembra così sincero. E poi se penso a quello che ho visto stamattina con Hiroto. Non capisco. Kurata non sembra proprio il tipo da divertirsi così con due ragazzi, a cui fra l’altro vuole bene. Ma forse sono io a non conoscerla più, forse ormai siamo così distanti l’uno dall’altra che mi rimane incomprensibile ogni suo comportamento. Forse è davvero finita.
Questo è quello che ho pensato stamattina, dopo averla vista baciare Hiroto, mentre mi affrettavo in direzione di medicina, mentre Sakura si accostava a me per parlarmi e io per la prima volta non la respingevo. Alla fine avevo soltanto voluto vendicarmi e portarla a casa. Di nuovo. Avevo fatto una stronzata e avevo fatto un’altra volta quello che mi ero ripromesso di non fare mai più dopo Nori. Avevo fatto soffrire un’altra ragazza innocente, solo per farla pagare a Kurata. E per farle pagare cosa? Il fatto che non mi amasse più? Quello era solo un problema mio. Dovevo smettere di riversare il mio odio sugli altri e reprimerlo soltanto dentro di me. In fondo era quello che mi meritavo per aver fatto il coglione da tutta la vita. Era ovvio che alla fine persino Sana avrebbe smesso di amarmi. E che avrebbe finito per amare qualche ragazzo per bene, come Naozumi o come Hiroto, e non un caso perso come me. Non avevo mai meritato il suo amore e mai lo avrei potuto meritare.
Mentre mi rendo conto di questo sento ogni traccia di energia abbandonarmi definitivamente. Mi prendo la testa fra le mani, mentre la foto cade per terra. Dopo quelle che mi sembrano ore, riesco ad alzarmi e incamminarmi verso casa, anche se decido di non andare nell’appartamento, non me la sento di vedere nessuno adesso.
Quando busso alla porta di casa Hayama, nessuno risponde. Busso di nuovo, questa volta più forte e questa volta sento dei passi avvicinarsi.
Lo stupore compare negli occhi di Natsumi non appena mi vede. È tutta spettinata, come se l’avessi fatta alzare da letto, mentre stava dormendo. Probabilmente è più tardi di quello che pensassi.
- Akito? Che ci fai qui? – mi domanda, la faccia allucinata.
In quel momento anche mio padre scende le scale e arriva davanti alla porta.
- Che succede Natsumi?
- C’è Akito… non sembra stare troppo bene.
Prima che possa rendermi conto di quello che sta succedendo, mi ritrovo sul letto di camera mia, trasportato dalle braccia di mio padre.
- Ha la febbre… - sento Natsumi agitarsi intorno al mio letto.
- Che gli è successo?
- Non lo so… non ha detto niente.
Mio padre mi costringe a ingoiare una pasticca con un po’ d’acqua. Tutto si fa sempre più confuso intorno a me e lentamente non riesco a vedere più niente, mentre il buio cala su di me. Prima di sprofondare nell’incoscienza riesco a sussurrare un’unica parola:
- Sana…


**
Ciao! Questa volta ci ho messo un po' di più del solito ad aggiornare, mi dispiace! Comunque posso annunciarvi che non manca tantissimo alla fine di questa storia. Penso che possano mancare al massimo 5-6 capitoli.
Ringrazio di nuovo chi commentae segue la mia storia! A presto.
   
 
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