Epilogo
Il
sole stava sorgendo, ma io, a differenza di Edward accanto a me, non rilucevo
né brillavo. Io ero diversa.
Edward mi strinse la mano, la
sinistra, dove aveva visto apparire il mio strano tatuaggio. Lo avrebbe
incuriosito, se non fosse stato indice di qualcosa di così spaventoso. Ed io,
in quel momento, non avrei retto nessun altro ricordo spaventoso. Volevo la
pace e forse dovevo proprio darmi una mossa a trovarla.
-
Pensi di partire presto?
Mi
chiese senza interpellarmi con la mente come aveva sempre fatto con me, prima
di allora.
-
Non riesco a rimanere un giorno di più a
fissare questa tomba Edward.
La
voce si incrinò pericolosamente, mostrando quanto, nonostante fossero passati
già otto giorni, non riuscissi ancora a farmene una ragione logica.
-
Smetti di fissarla allora Juls. – la sua
voce sembrava implorarmi – Ci trasferiremo dove vorrai, io, Rose, Emmett…e
anche Jasper ed Alice, Carlisle ed Esme. Tu sei parte della nostra famiglia.
Mi
voltai a guardarlo negli occhi. I suoi, dorati per la caccia della notte
precedente, si erano inchiodati nei miei, verdi ma desolatamente spenti.
-
Io non sono come voi.
Puntualizzai.
-
Non ci interessa…o pensi che l’affetto si
misuri su quanto tu abbia di vampiro?
Negai
con il capo e mi strinsi nel cappotto che portavo. Regalo di Alice. Caldo
cachemire che mi avrebbe dovuto tenere al caldo ma che non faceva che farmi
presente quanto non ne avessi bisogno.
-
Edward … - la voce mi si perse in un soffio
mentre nominavo il suo nome.
Lui
strinse ancora la mia mano, sperando di farmi un favore.
Deglutii,
cercando di far riaffiorare almeno parte di quella voce melodiosa che avevo
guadagnato con la mia trasformazione.
-
Mi abituerò, prima o poi.
Cercai
di tranquillizzarlo.
-
Non devi abituarti, devi perdonarti Juls.
Mi
rimbeccò lui acido.
-
L’ ho sentito tutto dopo… sai? – tornai a
fissare la tomba di Caleb di fronte a me – Dopo la partenza di Daniel, ho
sentito tutto il dolore che non mi aveva nemmeno sfiorato prima. Tutto in una
volta.
-
Juls …
La
sua voce, lacerata tanto quanto la mia, cercava di dire qualcosa che però non
si sarebbe mai potuto dire.
-
Patrick dice che certe maledizioni di
sangue lasciano sempre una scia.
-
Tornerai mai da me?
Mi
chiese.
Mi
sorpresi della domanda. Ma non avrei dovuto. Edward Cullen mi reputava parte
della sua famiglia e visto che al momento non aveva nessuno, la famiglia era la
sua unica preoccupazione.
-
Dovresti fare qualcosa per questa tua
ossessione nei miei confronti – lo presi in giro – Chessò, trovati una ragazza,
una fidanzata, qualcuno in punto di morte da trasformare in vampiro.
-
Non funziona così e lo sai anche tu.
Come
non detto. L’arma dell’ironia non aveva aiutato.
-
Lo so Edward, ma ti prego, dimmi che ci
proverai almeno. Non fare come hai fatto con me, non ti nascondere dietro ad
una maschera. Non se lo merita nessuno, un atteggiamento così.
Lo
vidi indietreggiare, spaventato, che potessi essere andata così a fondo. Poi
sorrise, compiaciuto.
-
Jasper mi aveva sempre avvisato che in te
c’era molto più di quanto io stesso vedessi.
-
Jasper mi ha sempre visto in maniera
differente da tutti gli altri. Non ho mai capito se a torto o a ragione.
Ghignai
divertita, immaginandomi il biondo vampiro mentre si passava la mano tra i
capelli imbarazzato come faceva sempre quanto io lo stupivo in qualche modo.
-
Rose non la prenderà bene.
Continuò
a parlarmi, come se potesse trattenermi di più.
-
Rose è molto più forte di quanto non la
vogliate credere tutti voi. Un giorno o l’altro ve la troverete contro e non
riuscirete a far nulla né tu né Carlisle.
-
Sa quasi di previsione.
Mi
punzecchiò irritato.
-
Fidati, un giorno o l’altro capiterà. E non
vorrei essere nei vostri panni.
Lasciai
cadere la mano che stringeva, mentre con l’altra posavo il mazzo di tulipani e
fresie che avevo recuperato per tutte quella tomba, a monito della mia
carneficina.
Ti
dispiace farmi un ultimo regalo d’addio?
Chiesi
ad Edward già conoscendo la risposta.
Lo
vidi sparire dal mio fianco e dopo meno di qualche secondo, le note del suo
pianoforte si sciolsero nell’aria ancora fredda di quello strano otto gennaio.
Gli
altri si arrabbieranno se te ne vai senza salutare.
Mi
rimproverò.
Non
è un addio, Edward Cullen. Ma solo un arrivederci. Alice non lo può vedere, ma
io ne sono certa.
Mi incamminai verso la statale. Il
vento cominciava a soffiare violento ed io avevo, nonostante tutto, bisogno di
un riparo.
Una
Lotus Elise nera lucente si fermò di fronte a me, aprendo di scatto lo
sportello del passeggero. Dall’interno, una serie di note altrettanto delicate,
di un pianoforte che suonava una composizione che non conoscevo.
-
Vieni o ti prenderai qualcosa.
La
voce vellutata di Patrick sorrideva, sollevata, di avermi ritrovato così in
fretta.
-
Bella musica – notai – Cd nuovo?
-
Gentile fornitura della Cullens&Co. Composta
appositamente per te.
Scherzò
allungandosi su di me e chiudendo la porta. La posizione poteva risultare
imbarazzante, ma non in quel momento. Mi sorrise ancora e mi porse due
biglietti aerei rigorosamente di prima classe.
-
Daniel ci aspetta domani.
-
Ha terminato con le cose di Dorian?
Chiesi
non nascondendo un pizzico d’astio che ancora faticavo a trattenere nel pronunciare
quel nome.
-
Avremo di che stare tranquilli per un bel
po’.
-
Sempre che Daniel non ci si rimetta con
quella storia del sesso.
Scherzai
mentre sentivo il rombo del motore che prendeva vita silenzioso e veloce.
-
Dovrebbe aver smesso. – mi tranquillizzò
lui – Dopo la nostra ultima scaramouche, direi che i nostri equilibri
dovrebbero essere un po’ più stabili. Almeno ha un debito di riconoscenza nei
tuoi confronti e questo non lo può ignorare.
Mi
strinse la mano, sempre più sollevato.
-
A proposito, Aro chiede se passiamo dalle
sue parti, sembra che abbia un piccolo problema con alcuni maghetti da
strapazzo nella provincia di Napoli.
-
Per me non ci sono problemi, purché Jane
stia lontana da me.
-
Questo non sarà difficile da ottenere.
Rise,
bello come il peccato, e mi stinse ancor più la mano mentre accelerava veloce e
mi portava via da Forks. Almeno per un po’.
Avevo
detto che avrei scelto, lo ammetto. Vi ho illuso, in un certo qual senso. Le
mie due strade, quelle che avevo sognato così tante volte prima di essere ciò
che sono diventata, sono ancora lì, in attesa della mia scelta definitiva. Pogue
sa che prima o poi tornerò, io e lui abbiamo ancora molti discorsi in sospeso
che al momento non me la sono sentita proprio di affrontare. Ma abbiamo molto
tempo. Entrambi.
Vi
avevo promesso un finale che non ho mantenuto e vi ho fatto sperare in una
storia che non fosse così. Vi avevo tuttavia avvisato, o sbaglio? La mia specie
è qualcosa di letale … ma solo per gli altri. Perché noi, in
fin dei conti, siamo più morti di tutti gli altri vampiri che ci circondano.
Noi
esistiamo…ma per il momento alla larga da voi.