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Autore: Elany    09/06/2009    4 recensioni
A lui aveva portato via un amico, a Ginny un fratello, a Hermione un marito... e a tutti gli altri una guida e un'ispirazione. Per questo meritava la morte. Solo un nome e un volto erano ormai nella sua testa. "Malfoy..." A volte anche quelli che noi chiamiamo buoni perdono di vista le ragioni per le quali portano avanti una guerra. Ma non sempre i colpevoli delle azioni più crudeli sono quelli che tutti si aspettano...
Genere: Romantico, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 6 finito
Dopo una lunga assenza eccomi qui di nuovo! Non mi dilungo sulle ragioni che non finisco più!! Cmq ho ripreso a scrivere la fic, quindi... buona lettura!! ^^

Capitolo 6: Il segreto celato


Hermione scese con falsa calma le scale e sorrise ai suoi inattesi ospiti. Luna le andò incontro, felice di vederla dopo diverso tempo, e Neville le diede un bacio sulla guancia, quasi imbarazzato dal suo stesso gesto. Harry restò immobile. La donna gli si avvicinò, osservandolo. Non c'era bisogno di un indovina per capire cosa stesse provando in quel momento. I suoi occhi brillavano di rabbia. Stringeva i pugni e probabilmente si stava imponendo di  restare calmo. 
"Harry, non mi aspettavo che veniste a trovarmi!" disse candidamente. 
Lui cambiò posizione, abbassando le spalle e raddrizzando le spalle.
"Neanche io mi aspettavo certe cose" soffiò, stringendo gli occhi. Li spostò per un secondo sulle scale, aspettandosi che l'inquilino indesiderato, almeno da lui, scendesse. 
"Capisco" rispose lei. Non le piaceva affatto quella situazione e maledisse mentalmente Blaise. Quanto ci metteva a cambiarsi? Non avrebbe retto molto a quello sguardo indagatore, nonostante sapesse essere fredda e disinteressata al punto giusto. Harry era pur sempre il suo migliore amico, ed ora la stava fissando come se fosse una qualsiasi adultera. Non poteva biasimarlo. Era passato veramente poco tempo dalla morte di Ron; sapeva di non essere ovviamente colpevole di nulla e che la sua castità mentale era completamente intatta. Pensarlo era una cosa, andarlo a spiegare a lui dopo quello che aveva visto era un'altro paio di maniche. La situazione era chiaramente imbarazzante.
Era sul punto di parlare quando Blaise scese velocemente le scale, vestito di tutto punto. Il sorriso lieve che aveva stampato sul viso la fece tremare. Poteva dire addio ad Harry.
"Allora Potter... come mai in tenuta militare?" scherzò, accostandosi ad Hermione.
Lui non rispose, e il suo sguardo corse dall'alto in basso sull'uomo. Storse la bocca e non si curò minimamente di nasconderlo. Si voltò verso la porta, e venne colpito da quel particolare dolore che sopraggiungeva ogni volta che pensava all'amico scomparso. Come aveva potuto Hermione tradire così la memoria di Ron? Tornò ad osservare la coppia, mentre la rabbia cresceva ancora. 
Hermione li fece accomodare nel salotto. Harry seguì lentamente, ma non si sedette come fecero Luna e Neville. Entrambi erano coscienti che a breve ci sarebbe stato un interrogatorio.
"Volete qualcosa da bere?" 
"Hermione ti devo parlare"
Lei annuì, e in segreto tremò al tono così forte di Harry. Guardò Blaise, e seppe cosa fare. 
La trascinò in cucina, chiudendo la porta e insonorizzando la camera. Prese a camminare avanti ed indietro, tirandosi il colletto della divisa, quasi lo stesse soffocando. Hermione, con tutta calma, si sedette al tavolo, con le mani unite
"So cosa stai pensando"
"No, non credo proprio" 
"La vuoi smettere? Siediti per favore! Mi stai facendo venire il capogiro"
Lui spostò una sedia con ben poca gentilezza, facendola stridere sul pavimento. Erano una di fronte all'altra, gli occhi di una in quelli dell'altro
"Che ci fa lui qui?"
"E' qui e basta"
"No, non è qui e basta! Non sono un bambino Hermione, e non sono un cretino"
"Io non ho detto che sei un cretino, e in ogni caso non pensi che siano unicamente fatti miei?"
Lui si mise a ridere
"Ti sei dimenticata che due mesi fa tuo marito è stato ucciso?"
La persona che aveva davanti non era Harry. Il suo amico non le avrebbe mai gettato addosso quelle parole con così tanto odio, non le avrebbe causato quel dolore improvviso al petto. Gli occhi divennero lucidi, ma nessuna lacrima scivolò sul suo volto. 
"Come puoi dirmi una cosa simile?" 
Harry sentì la sua voce incerta e vide gli occhi diventare tristi e cupi. In un secondo, tutta la rabbia scomparse, mentre il senso di colpa iniziava a farsi strada nella sua coscienza
"Hermione io..." iniziò. Abbassò la testa, fissandosi le mani
"Hermione io non volevo...è che... cosa ci fa lui qui? Non ha senso che lui..."
"Invece lo ha" lo interruppe lei "E' molto più facile di quello che sembra Harry. Non complicare tutto, ti prego. Non lo sto facendo io, e credimi, mi sto veramente odiando. Ma ci sono cose più grandi che ci sfuggono dalle mani" 
Aveva detto una mezza verità, e ne era cosciente. Non avrebbe ammesso nulla di più. 
"Il fatto è che... è così presto"
"Se non lo è per me Harry, non può esserlo anche per te"
Sapeva che con quella frase aveva in un certo senso reso la situazione più chiara di quanto già non lo era, ma si astenne dal dire frasi troppo incriminanti. Sperò che Harry traesse da solo le sue conclusioni. Lui annuì. 
"In ogni caso, il motivo per cui ero venuto qui era per chiederti appunto di Blaise, ma... per altri motivi"
Lei annuì, preparandosi a mentire spudoratamente su qualsiasi cosa avesse cercato di dire.
"Stanotte c'è stato un attacco nel quartiere di Blaise, e sembra che la sua casa sia stata colpita" Omise il dettaglio più importante, quello riguardante Draco. "Ci stavamo chiedendo se lui fosse presente durante l'attacco...o no"
"E' venuto da me ieri sera" disse, quasi sovrappensiero "Ed è stato con me fino ad ora" Lasciò cadere il riferimento dello "stare insieme tutta la notte".
"Ma non capisco perché ne stiamo parlando io e tu, e non tu e lui" 
Harry spostò lo sguardo
"Bhè, volevo essere sicuro che fosse così..."
Lei alzò le sopracciglia, ma non aggiunse nulla. Harry aveva capito qualcosa. Sperava almeno che la sua scusa fosse abbastanza credibile e che si sarebbe bevuto la storia dell'ospitata notturna. Dopotutto, perché non crederci?
"Avete scoperto il perché dell'attacco?" chiese, simulando preoccupazione nella voce
Lui scosse la testa
"Probabilmente cercavano qualcuno" disse vago "Probabilmente è fortunato ad essere stato qui...da te...si è scampato un attacco..."
Lei annuì. 
"Comunque è meglio che gli dici tu quello che è successo. La casa non ha avuto danni ma...forse sarebbe meglio che passasse un po di giorni qui..."
Hermione restò incredula dalla richiesta di Harry, ma capì subito che era una questione di convenienza. L'avrebbe potuto controllare meglio, e sapeva inoltre che Hermione se la sarebbe cavata bene. Senza accorgersene, Harry stava facendo il loro gioco. Finché Draco non fosse tornato in sesto, era di vitale importanza che Blaise stesse lì con lei. Non osava pensare a cosa sarebbe successo quando l'uomo avrebbe ripreso conoscenza, ritrovandosi accudito dalla Mezzosangue Zannuta amica di Potter che odiava dai tempi della scuola.


Hermione gli annunciò solennemente che avrebbe dovuto trasferirsi da lei fino a nuovo ordire quando ormai il sole stava tramontando. Dopo il colloquio con Harry, il morale di Blaise non era troppo alto. Aveva compreso che sapeva più del dovuto, e che l'avrebbe controllato a vista. Dovevano giocare bene le loro carte. Inoltre, la casa di Hermione doveva essere resa più sicura dalla improvvisate degli amici Auror, anche se entrambi pensavano che sarebbe bastata l'idea della presenza di Blaise. L'idea di restare da lei per un tot indefinito di tempo lo lasciava perplesso, ma allo stesso tempo compiaciuto. 
Salendo le scale che lo conducevano alla camera di Draco, Blaise aveva riflettuto a fondo su quella finta convivenza, ma non aveva formulato nessuna idea particolare, o preso decisioni di sorta. Avrebbe lasciato scorrere gli eventi, restando passivo fin quando ce ne sarebbe stato bisogno.
La camera era calda e la luce bassa. Socchiuse la porta dietro di se, e si avvicinò in silenzio al letto. Le bende erano ancora bianche, ed era un buon segno. Le ferite avevano smesso di sanguinare, grazie alle pomate di Hermione. Si soffermò sui tratti duri del suo viso, e si ritrovò a pensare al fatto che erano cresciuti. Rimpiangeva i tempi in cui erano ancora ragazzini, quando Voldemort era ancora un fantasma e non una orrenda certezza. Avevano riso, con suo cugino Draco. Ricordava tutti i loro scherzi ai danni dei Grifoni, o di chissà chi altro. Oltre quello, però, ricordava ciò che c'era dietro al Draco Malfoy che tutti credevano di conoscere. Sarebbe mai tornato? La guerra aveva lasciato intoccato l'animo di un tempo, o aveva solo continuato ad inaridirlo? Non sapeva come avrebbe reagito, se mai si fosse svegliato, ma di una cosa era sicuro: non si sarebbe mai pentito di avergli teso una mano e di averlo aiutato. 
Tirò le coperte sul petto dell'uomo, stando attento a non provocargli dolore alcuno. 
"Ed eccoci qua...a prenderci cura del nostro segreto"
Hermione era giunta alla sue spalle. All'apparenza sembrava tranquilla, e per nulla in colpa per le bugie che aveva detto tutto il pomeriggio
"Già...l'abbiamo scampata stavolta...ma la prossima?"
Lei sospirò.
"Speriamo che non ci sia una prossima"
Blaise avrebbe voluto dire qualcosa, ma un movimento sotto le lenzuola gli mozzò il fiato. Vide le ciglia fremere, e le braccia sussultare impercettibilmente. Restarono in assoluto silenzio, contemplando quei movimenti, cercando di capire se Draco si stava effettivamente svegliando, o se era solo un falso allarme. Poi accadde. Draco sbarrò gli occhi nella penombra della camera.

Nello stesso momento, una figura ammantata di nero sorrise tetramente nel buio dei sotterranei. Lo sentiva. Non era ancora in grado di vederlo, ma era solo questione di tempo. Mosse la bacchetta elegantemente, prima di puntarla al cielo. 
Il suo discepolo comparve poco dopo, inchinandosi
"Suvvia, queste smancerie...alzati, non ho tempo" aveva sibilato.
L'altro si era alzato
"Non l'avete ancora trovato?"
"No, Signore. Ma abbiamo comunque qualche indizio"
Si mosse quasi fluttuando.
"Indizi...io non voglio solo indizi" 
Chiuse gli occhi, respirando forte "Lo sento...non tutto è perduto"
Detto questo si sedette sulla poltrona scura, congedando il suo suddito. Accarezzò la sua bacchetta, quasi a volerla coccolare. A breve avrebbe avuto ciò che attendeva da ormai troppo tempo. Per qualcuno, le campane avrebbero presto suonato a morto.

  
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