白
Shiro
Cap. II:
Paura di perderti
Man mano che le settimane
passavano le condizioni di Deidara continuavano a peggiorare, lui non
mi diceva
nulla in quanto non voleva crearmi ulteriori preoccupazioni
però continuava a
diventare più magro e più pallido, era sempre
molto esausto e non riusciva a
stare più di una decina di minuti seduto sulla sedia a
rotelle.
Stavo per perdere anche
lui, tra noi si era creata un’amicizia profonda, era come se
ci conoscessimo da
una vita, invece ci conoscevamo solo da un paio di mesi.
Decisi di fare una cosa
per lui, volevo farlo disegnare ancora una volta, prima che il
cosiddetto “dio”
lo portasse via con se.
-Dei, ti andrebbe di fare
una cosa?- Gli chiesi alzandomi dal letto, avevo appena finito di fare
la flebo
giornaliera e mi diressi verso il letto di Deidara.
Alzò il volto, gli occhi
erano velati di tristezza e il suo sguardo era molto stanco.
–Cosa?- Mi chiese
con un filo di voce, forzando un sorriso.
-Ce la fai a stare seduto
per un po’?-
Deidara annuì allora io
lo aiutai a mettersi seduto, subito presi il tavolino con le rotelle e
sopra vi
poggiai un foglio e delle matite colorate. –Voglio che
disegni Dei…-
Lui mi guardò esitante e
allungò la mano verso la matita non riuscendo
però ad impugnarla.
-Aspetta ti aiuto io.-
Gli dissi, andando al suo fianco, prendendogli la mano e aiutandolo ad
impugnare la matita. –Dirigi tu la nostra mano…-
Iniziammo così a
disegnare linee curve, utilizzando vari colori, rosso, giallo,
arancione,
sembravano delle macchie, come mi disse tempo prima, ma erano delle
esplosioni
di colore e di emozioni che vengono dal cuore.
-Sono davvero contento di
aver disegnato. Grazie Sasori..- Mi disse quando finimmo di disegnare.
Attaccai quel disegno al
muro di fronte ai nostri letti.
Deidara era sorridente,
almeno quel giorno ero riuscito a farlo felice.
D’un tratto
sgranò gli
occhi e iniziò a respirare affannosamente, con le mani
cercava aiuto, aveva le
gambe tese e la testa rivolta all’indietro.
Corsi fuori dalla nostra
stanza e mi misi ad urlare chiedendo aiuto e subito due infermieri,
accompagnati dal dottor Kakuzu, corsero in soccorso.
Mi chiesero di aspettare
fuori dalla stanza.
Aspettare senza poter
fare nulla per aiutarlo, se non oggi, prima o poi se ne sarebbe andato
e cosa
avrei potuto fare io?
Io che adesso mi ero
abituato alla sua presenza.
Io che non avrei voluto
vedere nessuno morire.
Avrei potuto dire che
Deidara fosse il mio migliore amico, anzi forse l’unica
persona che riuscì ad
essere mia amica, ad abbattere il muro che avevo creato intorno a me,
io ero
impenetrabile, ma la sua gioia di vivere e il suo modo di vedere
positivamente anche
le cose più crudeli mi attirarono.
Non potevo perderlo, non
ora.
Mi sedetti in una delle
sedie lungo il corridoio e mi misi le mani tra i capelli, chiedendomi
il perché
di tutto ciò.
Perché nasciamo se poi
dobbiamo morire? O se, come me, dobbiamo restare chiusi in un ospedale?
Non avevo nessuno che si
interessasse di me, come Deidara, mi raccontò di essere
stato abbandonato
quando era molto piccolo ed era cresciuto in ospedale anche se sarebbe
dovuto
stare in un orfanotrofio.
Era un bambino molto
debole di salute e presto scoprirono che aveva un cuore debolissimo
quindi non
aveva mai visto la luce del sole, se non oltre le finestre
dell’ospedale.
Non riuscivo ad attendere
seduto in quella sedia mezza rotta allora mi alzai e iniziai a
camminare avanti
e indietro fin quando non vidi uscire gli infermieri dalla stanza.
Mi avvicinai a loro per
chiedere delle informazioni. –Come sta Deidara?-
Entrambi si guardarono e
si fecero un cenno. –Ha avuto uno scompenso
cardiaco¹, ora sta riposando, cerca
di non farlo alzare almeno per oggi e domani, per qualsiasi cosa suona
il
campanellino e correremo subito in soccorso, va bene?-
Annuì e corsi subito da
Deidara, quando lo vidi era molto pallido e attaccato ad un respiratore
ma
stava dormendo anche se il respiro non era totalmente regolare.
Nonostante tutto il suo
volto sembrava sereno, mi chiedo come si possa essere così
forti da riuscire ad
affrontare tutto ciò.
Sentivo in me la nascita
di un nuovo sentimento nei confronti di Deidara, che fosse amore?
Era impossibile, ci
conoscevamo da così poco, eppure pensare che da un momento
all’altro potessi
perderlo mi rendeva davvero triste, era come una lama che mi trafiggeva
il
cuore.
Era
tutto così irreale per me a quel tempo Deidara,
perché toccò a noi questo destino?
Perché
fino alla fine pensasti a me?
___
¹ L'insufficienza cardiaca, o
scompenso cardiaco
congestizio, è una condizione o un gruppo di sintomi
correlati all'incapacità
del cuore di pompare quantità di sangue sufficienti per far
fronte alle
necessità dell'organismo –(Fonte Medtronic).
Siccome sono di fretta ho riletto
solo una volta il testo, se qualcuno di voi nota un errore di battitura
o di
grammatica può segnalarmelo? Grazie.
NekoMiko