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Autore: Daleko    08/05/2017    2 recensioni
Romantico MOLTO drammatico, siete avvisati.
~~
Michi fu il primo a distogliere lo sguardo con un sospiro, tornando a concentrarsi sull'asfalto fra le sue scarpe. Un urlo interruppe il silenzio della notte; le pupille dilatate di Lore erano rivolte di nuovo al cielo e i suoi polmoni erano pieni di aria fredda, mentre urlava il suo vuoto entusiasmo alla luna.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Amori sanguigni'
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7.
 

Non fu un ritorno a casa facile, non fu una settimana facile. Non aveva il numero di Paolo né aveva più parlato con Lore, quindi non aveva idea di come fosse andata a finire; ma il mattino dopo, quand'era tornato a casa in bus, aveva visto Lore parcheggiare il motorino e rientrare a casa come se nulla fosse. Lui aveva passato la notte in bianco, seduto tremante su di una panchina ai giardinetti, e il suo migliore amico —se così poteva ancora definirlo— aveva continuato a spassarsela senza il minimo senso di colpa. 
Aveva evitato di chiamarlo, di scrivergli o di andarlo a trovare per tutta la settimana. Aveva dovuto sorbirsi la ramanzina di sua madre per la giacca persa, su quanto fosse costata e su come non potessero permetterselo. Aveva pensato a Paolo per tutto il tempo, chiedendosi come stesse e quanto lo odiasse. E quel sabato...

Ogni tanto accendeva il suo vecchio mp3, un oggettino piccolo come il suo pollice, datato duemilaotto o giù di lì. Andava ancora alle elementari quando glielo regalarono per il compleanno, e nel corso degli anni aveva caricato le canzoni che non avrebbe voluto far trovare sul suo cellulare da Lore o dagli altri amici. Quel sabato pomeriggio, di ritorno dalla scuola, lo tirò fuori dal cassetto della scrivania e si gettò sul letto con gli auricolari nelle orecchie. La batteria segnava un terzo di carica e la canzone in riproduzione era Creep dei Radiohead, canzone tradotta in seconda media e diventata la colonna sonora segreta della sua vita. «I want you to notice when I'm not around, you're very special... I wish I was special» canticchiava a occhi chiusi, ancora con la stretta al petto che si portava dietro da una settimana. Intanto pensava: "Sono sette giorni". «But I'm a creep, I'm a weirdo... What the hell am I doing here?». Sussultò, voltandosi su di un fianco al vibrare del cellulare sul comodino, facendo cadere l'mp3 dal letto. Gli auricolari si staccarono e la canzone andò in pausa, con lo schermo illuminato e il titolo scorrevole. Rimase fermo per qualche secondo, togliendo lentamente gli auricolari dalle orecchie e lasciando che cadessero a terra accanto al riproduttore musicale. Da dove si trovava riusciva a vedere solo la miniatura dell'applicazione di messaggistica istantanea: non leggeva cosa vi fosse scritto ma la macchia di colore in alto a sinistra era la nuova immagine del profilo di Lore. Era della festa del sabato precedente, una foto in cui lui era assente. Mentre rimuginava sul da farsi lo schermo si oscurò, inducendo Michi ad alzarsi di scatto e ad afferrare il cellulare.

 
Lore
14:21
Disco stase?

 
Il messaggio diceva proprio così. "Disco stase?", rilesse più volte in mente il ragazzo. Poco più sopra c'era: "Ultimo accesso alle 14:22". Aveva appena chiuso l'applicazione, notò Michi. Portò il pollice al touch screen, scorrendo i messaggi verso l'alto. L'ultimo era del sabato precedente. Sospirò.
 
14:23
Non credo di voler più uscire con te

 
Rispose brevemente. Si sedette sul bordo del letto, mettendosi comodo in attesa della risposta e tenendo d'occhio la schermata. Lore tornò online e gli ci vollero più di due minuti per formulare una risposta.
 
Lore
14:26
I miei sn fuori. Passi?
Parliamo

 
Lo invitò. Michi sentì il battito del cuore accelerare. Gli ci volle un po' per convincersi, ma alla fine cedette; strinse le labbra e digitò uno stentoreo "Ok" prima di alzarsi e dirigersi verso la porta della camera, cellulare in tasca ed mp3 sul pavimento.
 
* * *
 
Meno di cinque minuti dopo, Michi stava suonando il campanello della pretenziosa villetta vicino casa. Poteva vederla da camera sua, la villetta di Lore. A volte, la notte, si addormentava così: i fratelli piangevano, l'aria era umida e le luci si spegnevano lentamente al secondo piano che scorgeva dalla finestra, mentre l'amico andava a dormire. A volte le luci restavano accese per tutta la notte e Michi sapeva di potergli scrivere, perché gli avrebbe risposto subito.
La porta si aprì.
«Zio, sembri morto. Che faccia c'hai?» lo apostrofò ridacchiando. Stava fumando una canna, segno che i genitori erano davvero fuori casa. Michi guardò alle spalle del ragazzo con diffidenza. «Sei solo?» gli chiese con tono serio. «Chi cazzo ci deve stare? Entra» lo invitò, tirandolo per un braccio e richiudendo la porta d'ingresso. Michi si fece muovere come un burattino, senza togliere nemmeno le mani dalle tasche. Rimase a fissarlo con sguardo cupo; Lore lo degnò solo di un'occhiata veloce, voltandogli poi le spalle e dirigendosi verso le scale. «Mica sei inca per quel frocio?» chiese ridacchiando. Il ragazzo avvertì una stretta allo stomaco ma non commentò, limitandosi a raggiungere l'altro al piano superiore e poi in camera sua. «Com'è che lo stereo è spento?» chiese Michi. Anche l'Xbox era spenta, ma non commentò. Lore evitò di rispondere, chiudendo la porta della camera e allontanando la canna dalle labbra. Soffiò fuori il fumo e portò gli occhi arrossati a fissare quelli dell'altro. «Tira. È una mista fatta bene» ghignò. Michi non riusciva a dirgli di no; prese fra le labbra la canna umidiccia e tirò. Dopo un tiro sentì il nervosismo cominciare a dissolversi, e vedendo Lore fissarlo con ancora il ghigno stampato in faccia decise di farne un altro. «Meglio?» gli chiese l'amico. Michi annuì con mezzo sorriso, non ancora del tutto convinto. «Meglio» rispose, beccandosi una pacca sulla spalla. La mano non si spostò finché non scivolò fino al gomito, tirandolo con sé verso il divano. Si sedettero, gettandosi pesantemente su di esso. Le gambe erano distese e loro scivolavano sempre più verso il basso, ridacchiando stupidamente di tanto in tanto. Fumavano in silenzio, passandosi la canna con mollezza.
«Perché l'hai picchiato?» chiese finalmente Michi. Stava nuovamente passando il mozzicone di canna all'amico, e quando le loro dita si sfiorarono ebbe un tremito; Lore era gelido. Si strinse nelle spalle. «Era un frocio» rispose svogliato. Espirò lentamente il fumo. «Anch'io lo sono» gli ricordò Michi. Lo fece con estrema calma, quasi misurando le parole; non riusciva a provare paura in quello stato rilassato, ma la piccola parte vigile del suo cervello continuava a ricordargli di non fidarsi troppo di Lore. Si aspettava uno scatto d'ira, invece l'altro scoppiò a ridere. «Che c'entra. Tu sei mio» gli rispose con estrema naturalezza.
Per Michi quella frase aveva una carica erotica immensa. Una scossa lo pervase, tramutandosi in un caldo desiderio verso l'altro. Lore stava terminando l'ultimo tiro della canna quando il compagno gli si mise addosso a cavalcioni. Il biondo ci mise un attimo per rendersi conto di avere già i pantaloni della tuta giù fino alle ginocchia. Non commentò, guardandolo solo divertito, e lasciò che l'umida bocca di Michi cullasse i suoi bollori adolescenziali. Emise un mugolio di apprezzamento, poggiando una mano sulla testa del ragazzo e modulando la velocità dei suoi movimenti. 

 

Note dell'autore ~
Posso praticamente fare copia incolla dell'ultimo messaggio... Scherzi a parte: ancora una volta mi scuso per l'interminabile attesa, "è stato un mese pienissimo e non ho potuto aggiornare prima" (sì, di nuovo). Si sta per arrivare a una svolta cruciale nella storia di Michi —e, indirettamente, di quella di Lore. Se avete letto questo capitolo vi invito a lasciare una recensione: quelle positive sono sempre gradite, quelle neutro e negative aiutano a migliorare... Ergo non potete sbagliare! :-)
Proverò ad aggiornare il prima possibile. A presto!

 
   
 
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