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Autore: Nina Ninetta    08/05/2017    4 recensioni
Lord Voldemort ha vinto, i suoi nemici sono costretti a vivere nell'ombra. Harry è scomparso, Ron è stato fatto prigioniero a Hogwarts, Hermione è sotto tortura a Villa Malfoy. Tuttavia, Draco e i suoi non se la passano meglio. L'unica speranza - per tutti - è allearsi con i "vecchi" nemici.
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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5.



La Tana era diventata una catapecchia. Non che fosse mai stata una reggia a dire il vero, ma in quello stato di misero abbandono Hermione Granger non l'aveva mai vista. L'edera rampicante aveva ricoperto quasi completamente le mura, il giardino incolto era abitato da gnomi - ce n'erano a decine - e l'aia delle galline era ormai privo di tetto, la paglia sparsa tutt'intorno. Hermione sentì le lacrime bruciarle agli angoli degli occhi, improvvisamente si pentì di aver pensato di poter chiedere aiuto ai Weasley, o a ciò che restava di quella splendida famiglia che l'aveva accolta come una figlia e una sorella.
«E questo cesso sarebbe la casa di Ron- lo sfigato -Weasley?!»
«Stai un po' zitto, imbecille!» Hermione si incamminò verso la porta d'ingresso, senza neanche aspettare la controbattuta di Draco che sarebbe arrivata puntuale, ne era certa. Bussò con le nocche alla porta di legno che le intemperie avevano corroso senza pietà, questa si mosse verso l'interno, cigolando sui cardini. Hermione entrò, seguita a ruota da Malfoy che intanto le stava chiedendo se non fosse meglio annunciare prima la sua presenza, magari vedendolo l'avrebbero attaccato senza darle il tempo di spiegare la situazione. Ma lei aveva altro per la testa: in fondo alla sala da pranzo, seduta su una vecchia sedia a dondolo posta davanti al camino acceso, se ne stava Molly Weasley. Sembrava addormentata. Hermione si mosse cauta, temendo di scoprire l'irreparabile:
«Signora Weasley» silenzio, quindi avanzò ancora, la voce di Draco che le diceva di non muoversi, poteva trattarsi di una trappola «Molly» la ragazza era ormai a pochi metri dalla donna avvolta in uno scialle di lana, quando questa scomparve con un secco flop!
Hermione indietreggiò, mentre Malfoy sfoderava la bacchetta compiacendosi di averglielo detto che si trattava di un tranello. Proprio in quel momento dalle scale e dalla porta d'ingresso sbucarono alcuni degli ultimi superstiti dell'Ordine della Fenice.
«Oh grazie a Merlino state tutti bene» Hermione fece per correre ad abbracciare i coniugi Weasley sulle scale, ma Arthur le puntò la bacchetta contro:
«Non so chi tu sia» disse «Ma non siete i benvenuti qui. Stupeficium!»
«Protego» lo scudo evocato da Draco avvolse entrambi, respingendo gli altri incantesimi che vennero lanciati contro di loro «Granger che fai, dannazione! Prendi la bacchetta»
«No!» Hermione uscì dalla zona protetta, rivolgendosi a Molly e Arthur in alto, a Fleur Delacour e Bill Weasley sull'uscio della porta «Sono io, Hermione»
«Bugiarda! Hermione è... è MORTA!» Molly puntò la bacchetta contro la ragazza, cominciando a scendere uno scalino alla volta «Fred è morto. Remus è morto. Ninfadora è morta. Sono tutti morti»
«No Molly, no. Io sono viva, io sono-»
«Avada Kedavra!»
La Maledizione Senza Perdono invocata da Molly Weasley avrebbe colpito in pieno petto Hermione Granger se Draco Malfoy non l'avesse gettata a terra un istante prima. Di nuovo una pioggia di incantesimi di Schiantesimo piombarono sui due ragazzi e di nuovo Draco riuscì a difendere entrambi con lo scudo, che però iniziava a creparsi in diversi punti:
«Devi fare qualcosa Granger, o questi ci ammazzano»
Hermione si alzò in piedi, ma questa volta rimase all'interno del perimetro protettivo:
«Sono Hermione Granger, figlia di babbani. I miei genitori sono dentisti. Prima della guerra ho fatto credere loro di volersi trasferire in Australia, cancellando dalla memoria e dal cuore i ricordi legati all'unica figlia che abbiano mai avuto».
Draco la guardò colpito, non conosceva quella parte della storia. In verità, si disse, non sapeva proprio nulla della vita privata della Sanguesporco. Non che gli interessasse qualcosa, sia chiaro. In ogni caso il racconto di Hermione ottenne l'effetto voluto. I membri dell'Ordine abbassarono le bacchette, Molly si precipitò giù per le scale e abbracciò forte la ragazza che scoppiò in lacrime. Quanto le mancava l'affetto materno. Arthur le raggiunse, aveva gli occhi lucidi, ma si limitò a carezzare i riccioli ribelli di Hermione, mentre sua moglie non faceva che piagnucolare di aver creduto che fosse morta, che l'avessero uccisa, quello era un miracolo, era il segno che stavano aspettando.
«E lui?» Bill arrivò alle spalle di Draco e lo disarmò, tenendogli ben stretti i polsi dietro la schiena «Cosa ne facciamo di un Malfoy?»
«Lasciami idiota, indegno Purosangue, non mi toccare, feccia!» Draco cercava di liberarsi della presa di Bill, ma invano
«Oh no, no, no» Hermione si allontanò controvoglia dal morbido e affettuoso abbraccio di Molly «Lui sta con me Bill»
«"Sta con te" in che senso?» Bill aggrottò la fronte
«Nel senso che abbiamo un piano per fermare Voi-Sapete-Chi, ma ho bisogno del vostro aiuto».
 
Molly Weasley era dimagrita parecchio, nonostante non avesse perso la sua mano ferma e l'amore per la famiglia, qualcosa in lei si era spento per sempre, si era spezzato, i suoi sorrisi sembravano sempre troppo forzati e mai completamente sinceri. Dopo mesi finalmente Hermione si sedette ad una vera tavola a mangiare come si deve. Non si era resa conto di quanta fame avesse fin quando il profumino che saliva dalle pentole non le solleticò le narici. Draco si accomodò al suo fianco, rimase in silenzio per tutto il tempo e con gli occhi bassi. Li alzava di tanto in tanto quando Fleur Delacour gli chiedeva se desiderava fare il bis di qualche pietanza - ignorando le occhiatacce del marito - ma lui rifiutava sempre con un grugnito.
Hermione raccontò la sua storia: quello che aveva scoperto su Ron attraverso il racconto di Lucius Malfoy; quello che aveva sopportato; come era sopravvissuta e non poté fare a meno di notare gli sguardi disgustati e accusatori che tutti rivolsero a Draco, malgrado avesse sottolineato a più riprese che era stato proprio lui a tirarla fuori dalla sua prigionia. Né Draco fece nulla per farsi guardare in modo diverso. Arthur, Molly e Bill invece si dissero un tantino titubanti a rivelare alcune informazioni in presenza di un Mangiamorte.
Gli occhi della ragazza scattarono verso Draco. Non aveva mai pensato a lui in quel senso. Un Mangiamorte. Già, era proprio così. Draco Malfoy era un soldato di Lord Voldermort. Si era alleata con il nemico. Harry e Ron non l'avrebbero mai perdonata, qualsiasi fosse la posta in gioco.
Quando Hermione chiese loro di Harry Potter i Weasley risposero che ne sapevano meno di lei. Tutte le speranze le crollarono addosso, un immenso dispiacere parve afferrarle il cuore. Draco batté i pugni sul tavolo e uscì dalla camera. Per un po' nessuno parlò, poi Bill lo fece per primo:
«Quello lì non mi è mai piaciuto» bevve un sorso di Burrobirra
«Ha i suoi buoni motivi per aiutarci» spiegò Hermione, una punta di fastidio cominciava ad insinuarsi in lei
«È un loro piano Hermione, ma non lo vedi?» Bill si sporse sul tavolo verso la ragazza «Ti fanno credere che Draco stia dalla tua parte, insieme trovate Harry e bam! Il gioco è fatto»
Hermione scosse il capo, contrariata. Loro non avevano assistito alle lacrime di Draco Malfoy, non l'avevano visto mentre le portava da mangiare rischiando di essere scoperto da Bellatrix e suo padre. Loro non sapevano niente.
«Ascolta tesoro» Molly richiamò la sua attenzione poggiando una mano sulla sua «Anche noi dell'Ordine abbiamo un piano, ma per ovvie ragioni non possiamo rivelartelo. Comprenderai che-»
«Certo. Capisco» Hermione si alzò congedandosi dai presenti, era stanca morta e voleva solo riposare.
 
Contro ogni altra previsione la ragazza dormì profondamente. Quando si svegliò fuori era ancora buio. La signora Weasley le aveva dato la camera che era appartenuta di Ron. O meglio apparteneva a Ron. Come le capitava spesso si ritrovò a pensare a lui, a Harry, a chiedersi cosa stessero facendo, come se la stessero cavando senza di lei. Ultimamente però i suoi pensieri si soffermavano anche su Draco, sull'enorme sforzo che aveva dovuto fare per allearsi con lei, a chiederle aiuto, a come doveva sentirsi, a cosa gli passasse per la testa. Si mise a sedere sul bordo del letto, i piedi nudi sfiorarono il pavimento freddo e con una lentezza esasperata si trascinò giù per le scale a versarsi un bicchiere d'acqua. Bevve il primo tutto d'un sorso, poi ne riempì un secondo e se lo portò alle labbra:
«Hai attraversato il deserto a piedi, Granger?!»
Hermione sputò l'acqua che aveva in bocca, tossendo per quella che le era andata di traverso. Si voltò verso la sedia a dondolo davanti al camino, la stessa dove aveva visto Molly Weasley avvolta in una coperta. Solo che adesso il posto era occupato da Draco, il quale la stava osservando divertito, i capelli biondi scompigliati, evidentemente stava dormendo ed era stato svegliato. Lo raggiunse, notò che il fuoco stava morendo e lo ravvivò estraendo la bacchetta dall'elastico dei pantaloni di tuta che Fleur le aveva prestato per dormire.
«Non ti separi mai da quella?»
«Preferisco sentirmi al sicuro»
«Giusto» Draco tacque per qualche secondo, gli occhi azzurri vagarono sui capelli ispidi di Hermione che avevano assunto il colore delle fiamme, prima di aggiungere «Dobbiamo andare via da qui, non ci aiuteranno»
«Lo so» sospirò lei delusa, non aveva la minima idea di dove cercare Harry. O meglio, qualche posto dove potesse nascondersi ce l'aveva in mente - Godric's Hollow, Grimmauld Place -  ma era troppo pericoloso anche solo pensare di metterci piede.
«Ti rendi conto che stavi per essere uccisa dalla moglie di Arthur Weasley?» Draco fece un gesto con la mano «Non devi ringraziarmi, ma ti pare» lei roteò gli occhi al cielo, poi assunse un'aria fiera senza riuscire a nascondere un sorrisetto
«Io, Hermione Jean Granger, morta per mano di Molly Prewett. Assurdo!» risero entrambi, quasi fino alle lacrime. Draco si tirò su le maniche della camicia, aveva ancora il sorriso sulle labbra mentre gli occhi castani di Hermione si posavano sul Marchio Nero stampato appena sopra il polso. D'istinto lo sfiorò con la punta delle dita, erano fredde e Draco provò un brivido che gli attraversò tutto il corpo, come una scossa elettrica, allora si affrettò a nascondere il tatuaggio:
«Ti fa male?» gli chiese e se ne pentì all'istante. Cosa diamine le saltava in mente?
«Solo quando il Signore Oscuro ci invoca».
Hermione aprì la bocca per dire qualcosa, ma non le uscì niente e la richiuse. Calò il silenzio, poi una figura esile in camicia da notte comparve a qualche metro da loro. Era Fleur.
«Io so come trovare Harrì» esordì e prima che Hermione o Draco potessero replicare, la giovane sposa Weasley continuò «Dovete cercare Ginny. Provote al negozio di George o a Hogsmeade. Portite subito, qui nessuno ha un piano per-»  
 
Improvvisamente si udì un boato. Appena due secondi dopo Arthur si precipitò giù per le scale, seguito a ruota da sua moglie e, con qualche istante di ritardo, da Bill meravigliato di vedere Fleur in compagnia dei due ragazzi:
«Sono arrivati» disse Arthur
«Chi?» chiese Hermione, stringendo la sua bacchetta «Chi è arrivato?»
«I Mangiamorte» rispose il signor Weasley e allora Hermione capì che la casa doveva essere protetta da un incanto Gnaulante, in grado di avvisare in caso di invasione nemica
«Dovete andore via» Fleur lanciò uno sguardo d'intesa ad Hermione
«Il camino» intervenne Molly «Potete usare la Metropolvere, George vi accoglierà nel suo negozio a Diagon Alley» afferrò una manciata di Polvere Volante e la gettò nel focolare, qui le fiamme si colorarono di verde. Proprio in quel momento la porta d'ingresso esplose, rivelando tre uomini incappucciati accompagnati da un Greyback furioso, poi fu il pandemonio. Incantesimi volavano da una parte all'altra della stanza, le pareti esplodevano, i piatti e i bicchieri nei mobili si infrangevano sul pavimento, schegge di legno si trasformavano in proiettili. Nella confusione totale Fenrir Greyback atterrò con quattro zampe sul tavolo della cucina, scrutò e annusò l'ambiente e quando adocchiò Hermione Granger balzò di nuovo, piombandole addosso. La ragazza strillò, contorcendosi sotto il peso della bestia, sentendo il penetrante e ripugnante odore di morte e sangue e chissà cos'altro levarsi dall'alito e dal pelo del Lupo, che ghignava in maniera raccapricciante
«Impedimenta!»
Fenrir fu scaraventato contro la parete, la ragazza a stento riusciva a trattenere il vomito mentre Draco l'aiutava a rimettersi in piedi, urlandole di andare via attraverso il camino:
«No, voglio restare a combattere»
«Stupefi
«Expelliamus!» Hermione riuscì a disarmare uno dei Mangiamorte prima che riuscisse a pronunciare l'incantesimo, allora Draco tornò a gridarle contro, la superava di un paio di spanne
«Stupida ragazzina, te ne devi andare!»
«Vieni con me» Hermione si aggrappò alla camicia del ragazzo con entrambe le mani, stringeva così forte che le nocche divennero bianche
«È te che vogliono, Granger» Draco le strinse i polsi, poteva specchiarsi nei suoi occhi umidi, aumentò la stretta ma la voce si addolcì «È te che vogliono» poi Greyback attirò la sua attenzione:
«La zietta non è per niente contenta di te, femminuccia» così dicendo si scagliò contro di loro, Draco spinse Hermione nelle verdi fiamme dardeggianti e qui scomparve. 
  
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