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Autore: Fede02    09/05/2017    1 recensioni
Le compagnie Kamishiro e Arclinght sono rivali da anni, ma quando spunta sul mercato una nuova minaccia, decidono di allearsi. La situazione si complica quando Byron Arclinght decide di creare un accordo matrimoniale tra Thomas Arclinght e Rio Kamishiro, per suggellare il patto. Il signor Kamishiro, però, non è della stessa idea. Non volendo gettare la figlia tra le braccia di uno sconosciuto, decide di far trascorrere ai due un po’ di tempo insieme. C'è solo un piccolo innocente e micidiale problema: Thomas e Rio si odiano.
Che cosa succederà tra le due famiglie? Fra i due scoccherà l'amicizia o anche qualcosa di più?
Bè, sta a voi scoprirlo… siete pronti ad entrare in un AU ricca di colpi di scena?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Byron Arclight/Tron, Rio, Ryoga/Shark, Thomas Arclight/ Four
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1

Un raggio di sole penetrò nella stanza colpendo gli occhi della diciassettenne che, infastidita, si girò tra le coperte, pronta a ritornare nel mondo dei sogni. Ma a quanto pare il destino aveva deciso di prendersi gioco di lei. Infatti, pochi secondi dopo, suonò la sveglia.
Sbuffando, cercò il marchingegno infernale alla cieca, facendo cadere per terra un paio di fotografie.
Dopo aver finalmente trovato la sveglia ed averla spenta, la giovane, riprendendo il minimo controllo delle sue facoltà mentali, capì che non poteva semplicemente ritornare a dormire, visto l'orario. Stiracchiandosi riuscì ad uscire da quell’ammasso informe che erano le sue coperte. Si diede un paio di pacche sulle guance per svegliarsi; poi poggiò i piedi a terra per tirarsi su. Sospirando pesantemente, si abbassò per raccogliere le fotografie e, rimettendole a posto, cercò di non soppesarle con lo sguardo.
Non poteva permettere alla sua mente di farsi invadere da pensieri tristi.

Ripreso il controllo di sé, finì di cambiarsi.

Dopo aver messo la divisa scolastica, uscì dalla sua camera, chiudendosi la porta alle spalle.

Percorrendo i lussuosi corridoi della loro villa, riuscì a raggiungere la sala da pranzo dove suo fratello Ryouga la stava aspettando.

Per sole tre persone era una stanza tremendamente grande, ed infatti veniva usata maggiormente, da loro padre, nelle cene di lavoro. Le pareti erano ricoperte di quadri raffiguranti gli antenati dei Kamishiro, ed intorno ad ogni dipinto c’erano delle tende di pizzo bianco. L’intonaco rosso bordeaux, con il parquet ebano, donavano alla stanza raffinatezza ed eleganza degne di una reggia. Il mobilio in stile rococò poi, aggiungeva un pizzico di classe.

Una stanza degna di un re.

Sbadigliando sonoramente, si diresse al suo posto, mentre Ryouga le sorrideva, invitandola con lo sguardo a sedersi accanto a lui.

“Hai avuto un bel risveglio?” le chiese il ragazzo, passandole un piatto con un po’ di burro da spalmare sopra il pane.

“Bhè, se intendi che svegliarti già con il pensiero della scuola in mente sia positivo… allora sì, ottimo” rispose lei, versandosi un bicchiere di succo all’arancia.

“Sei sempre la solita pigrona” le disse il fratello, usando un tono freddo e distaccato come suo solito.

“Senti chi parla! Un paio di anni fa, se non ti svegliavo io, rimanevi a casa a dormire, saltando la scuola” Rio lo guardò divertita, con una nota di finta rabbia nella voce. Ryouga alzò lo sguardo, posandolo sul lampadario che, pendendo maestoso dal soffitto, illuminava la stanza: “Mi rinfacci sempre le stesse cose… sei ripetitiva”

Rio non rispose, continuando ad incidere con forza nel burro, usando il coltello che sbatteva contro il piatto, creando un rumore acuto di cocci rotti. La ragazza sospirò e, interrompendo le sue azioni, volse lo sguardo sul fratello: “Uffa… sei sempre così freddo… lasciati andare ad una risata ogni tanto”

Il ragazzo annuì impercettibilmente, prima di riscuotersi dai suoi pensieri scuotendo la testa.

Rio sospirò e fece per riprendere la colazione, quando si accorse di qualcosa di strano. La sedia davanti a lei, solitamente occupata da loro padre, era vuota.

“Papà non fa colazione con noi?” chiese, cambiando discorso. Il fratello scosse la testa: “Aveva una riunione di lavoro con un’altra compagnia… non conosco i dettagli”

“Davvero? Che io sappia stiamo andando a gonfie vele; non siamo tra le più importanti aziende giapponesi?” domandò la ragazza, dando voce ai suoi pensieri. Nonostante la loro giovane età, erano dei geni dell’economia, visto che sin da piccoli avevano accompagnato loro padre alle riunioni. Il Signor Kamishiro, infatti, aveva cercato di far capire loro il più possibile sul mondo del business, in modo che in futuro sarebbero stati in grado di mandare avanti l’azienda di famiglia.

“Già, ma nel mercato sembra sia entrata un'altra azienda che sta scalando velocemente le classifiche; papà sembra preoccupato” rispose il ragazzo, alzandosi poi dalla sedia. Fece per uscire dalla stanza, ma si voltò a guardarla: “Io sto andando. Vuoi chi ti aspetti?”

Rio annuì velocemente, visibilmente contenta di quella prospettiva.





 

“Come faccio a cascarci ogni santa volta!?” si domandò l'azzurra, camminando verso la scuola a passo di marcia. Ancora una volta, come tutte le mattine del resto, suo fratello non l'aveva aspettata, uscendo di casa senza di lei. Non capiva nemmeno perchè glielo chiedesse, se poi comunque se ne andava da solo.

“Non essere così dura con te stessa. Tanto sai com'è fatto” le rispose la ragazza al suo fianco, correndo per riuscire a starle dietro. Rio si fermò sospirando e si voltò verso la verde, con uno sguardo arrabbiato sul volto: “Lo so Kotori… ma mi dà comunque sui nervi”

La più giovane ridacchiò: “Rio, io ti conosco bene… so già che hai in mente un modo per fargliela pagare, quindi smetti di pensarci”

La giovane Kamishiro la guardò a lungo, poi si lasciò andare in una risata: “Oddio Kotori! Mi conosci troppo bene!” le mise un braccio sulle spalle, attirandola in un abbraccio; poi ripresero a camminare verso la scuola.

Arrivate ormai davanti all’istituto, andarono dalle compagne di classe della verde, che le accolsero con un sorriso: “Kamishiro-senpai, come sempre sei magnifica!”

“Già! Sprizzi regalità da tutti i pori!”

Rio ridacchiò a disagio: “Grazie… credo…”

Nonostante l’azzurra si comportasse come una normale adolescente, in poco tempo era riuscita ad avere un fan club in suo onore e della fangirls che la lodavano qualunque cosa facesse. Più volte aveva cercato di far cessare queste manie di venerazione nei suoi confronti, ma non aveva ricevuto molti risultati. Naturalmente lei non ne approfittava, a differenza di altri.

Continuarono a parlare tra loro, aspettando il suono della campanella; quando si accorsero che una grande folla di studenti si stava radunando al cancello della scuola. Una limousine bianca si era appena fermata davanti all’istituto.

L’incubo era iniziato.

Rio afferrò il braccio di Kotori, cercando di allontanarsi il più possibile dalla folla insieme all’amica, ma venne investita da un gruppo di ragazze che stavano arrivando dal cortile della scuola di corsa per unirsi alla folla in fermento, cadendo a terra.

Gemendo per il dolore provocato dalla caduta, cercò di rimettersi in piedi, quando un paio di scarpe con la suola azzurra, segno dell’appartenenza all'ultimo anno, le piombarono davanti, bloccandole il passaggio. Alzò lo sguardo, immaginando già a chi appartenessero quelle calzature.

“Kamishiro che ti è successo? Alla mia vista le tue gambe hanno ceduto?”

Ed eccolo lì, a guardarla dall’alto al basso, con quel sorriso malizioso a dipingergli le labbra. Lui, con quei capelli rosso inglese ad intonacargli il volto spigoloso.

“Arclight… come sempre fai parlare la tua superbia, vedo”

“Ci provo…” alzò le spalle.

“Oh… vuoi una mano per alzarti? La terra non è il luogo per le signorine per bene” il ragazzo addolcì lo sguardo, facendo risaltare la cicatrice che passava per il suo occhio destro rovinando i lineamenti del suo volto, porgendole la mano.

“No grazie, le cose viscide non mi piacciono” Rio voltò la testa di lato, rifiutando di guardare, anche solo per un altro secondo, il viso di Thomas Arclight.

Il ragazzo si inginocchiò al suo fianco, afferrandole il mento con una mano e voltandolo nella sua direzione, facendo così incontrare il viola dei suoi occhi, con il rosa di quelli di lei: “Kamishiro, ricordalo bene… io sono molte cose, ma di certo non sono viscido”

Rimasero per ancora qualche secondo a scrutarsi negli occhi, ma poi la ragazza scosse la testa, allontanando la sua mano.
Il ragazzo sorrise, prima di alzarsi in piedi, darle le spalle, e andarsene.





 

Il signor Kamishiro quella mattina si era alzato alle sei.

Perché?

Ci possono essere molte motivazioni.

Un incubo, ad esempio.

Forse la sveglia che, per via di un malfunzionamento è suonata in anticipo?

No, questo non è il nostro caso.

Professionalità.

Parola assai complicata, che il signor Kamishiro ama e venera.

Bhè, è piuttosto normale se si è a capo di una compagnia grande come la sua.

Heizo Kamishiro era la professionalità fatta a persona. In trentotto anni di carriera, ogni volta che aveva avuto un impegno di lavoro, aveva dato il meglio di sé, sia se doveva convincere qualcuno sia se doveva essere convinto.

Quella mattina era carico. Sapeva più o meno cosa la giornata aveva in serbo per lui, e non aveva intenzione di tirarsi indietro.

Sistemandosi, per forse la decima volta, la cravatta, uscì di casa diretto verso una meta che mai in vita sua aveva pensato di raggiungere.

Ci vollero solo una ventina di minuti ad arrivare, ma per il signor Kamishiro sembrarono un’eternità.

Dopo aver parcheggiato l’auto, si diresse all’interno dell’imponente edificio.

Quando si presentò alla reception dicendo di avere un appuntamento, venne subito fatto accompagnare all’ultimo piano, dalla segretaria del capo.

Raggiunta la destinazione, la donna si portò davanti alla porta dell’ufficio, bussando un paio di volte. Ricevendo in risposta un mugugnio, l’aprì, rivelando una stanza dai colori freddi, dove il nero regnava.

“Signor Arclight, il signor Kamishiro è qui per il suo appuntamento” la segretaria lo annunciò, spostandosi poi di lato per farlo passare.

Dopo che la donna si congedò, chiudendosi la porta alle spalle, la stanza cadde in un silenzio di tomba.

“Heizo Kamishiro, è un vero piacere rivederti dopo tutti questi anni” la voce arrivò ovattata alle orecchie dell’uomo, mentre l’altro ruotava la sua sedia, mostrandosi con un ghigno sul volto.

“Potrei dire la stessa cosa, Byron, ma sarebbe una bugia”.

Una risata fredda echeggiò nell’aria: “Come sempre sei un gran burlone. Non credi che sarebbe ora di mettere da parte i vecchi dissapori?” alzandosi in piedi gli porse la mano, invitandolo a stringerla.

L’uomo la guardò con indifferenza, finché l’altro non si decise ad abbassarla: “Perché hai voluto incontrarmi?”

“Forse perché avevo voglia di rivedere un vecchio amico?”

“Pensi che ti creda? Togliti la maschera. Fatti vedere per quello che sei realmente”

Ancora una volta una risata fredda lasciò la gola di Byron Arclight che scosse la testa divertito: “E’ sempre stato uno spasso parlare con te, ma credo che il momento di giocare sia finito”

Si fece improvvisamente serio e i suoi occhi ambra si illuminarono di luce propria: “Sei un tipo sveglio Heizo, e penso che avrai sentito parlare della compagnia che nel giro di un mese è arrivata tra le più famose al mondo”

“Sì, sono al corrente di ciò che sta succedendo, ma continuo a non capire dove vuoi arrivare”

“Non essere impaziente” ridacchiò sommessamente, prima di continuare il discorso: “Le nostre due compagnie sono sempre state rivali per la supremazia sul mercato globale”

L’altro annuì.

“Con questa nuova minaccia rischiamo di finire fuori dai giochi. Tutti gli anni passati dietro alla scrivania per tenere sotto d’occhio le uscite e le entrate... andrebbero sprecati”

“Quindi cosa proponi di fare? Aumentare le campagne pubblicitarie? Incrementare la produzione?” chiese il signor Kamishiro, avvicinandosi, ad ogni parola, sempre di più alla scrivania.

“Non essere sciocco… sai benissimo che non funzionerebbe”

“Ma non esistono altre alternative!”

“E’ qui che ti sbagli. Heizo… Heizo… Heizo…  ti credevo più intelligente sai? Così mi deludi” fece con una vocina malinconica, scuotendo la testa più volte.

“E sentiamo, tu quale idea geniale avresti avuto?”

Un sorriso malizioso comparve sulle sue labbra, come se stesse solo aspettando che quella domanda gli venisse posta: “E’ semplice. Una compagnia, completamente da sola, ha scalato le classifiche, ma se a fermarla invece di essercene una sola, ce ne fossero due, unite in un accordo, bhè la situazione sarebbe risolta”

L’uomo sgranò gli occhi: “Stai dicendo di unire le nostre due compagnie in una sola?”

“Che ne pensi? Automaticamente accresceresti la tua fortuna e ti libereresti di un’altra rivale”

“Bhè si, ma…”

Byron Arclight lo interruppe: “Sai bene che è l’unica soluzione possibile. Capisco che non è facile decidere di unire la propria compagnia ad un’altra, ma continuando così verremo per forza superati... secondo te poi che succederà?”

L’uomo incurvò le spalle abbattuto: “I conti inizieranno a scendere e perderemo lentamente sempre più clienti, fino a ritornare una semplice azienda locale. E poi, vista la poca stabilità che i conti avranno, probabilmente l’azienda chiuderà, smettendo di esistere”

L’altro annuì, contento che il discorso stava proseguendo come lui aveva immaginato: “Già e… che fine pensi faranno i tuoi figli? Hai due gemelli giusto? Un ragazzo e una ragazza”

Heizo strinse i pugni così forte da far diventare le nocche bianche.

Riusciva quasi ad immaginare Ryouga e Rio, che infreddoliti, si riparavano sotto ad un ponte, stringendosi a vicenda.

Scosse la testa, liberandola da quei pensieri.

Con una voce flebile, che Byron Arclight stentò quasi a sentire, mormorò: “Se mai io accettassi questo accordo, chi mi assicura che non mi tradiresti?”

Era fatta. Il 90% del piano era stato completato con successo.

“Naturalmente ho già pensato anche a questo. Sai, neanche io mi fido di te, infondo abbiamo anni di rivalità alle spalle”

“Quindi?” fece l’uomo, ormai spazientito.

“Ho ragionato davvero a lungo… e solo una soluzione sarebbe stabile e senza intoppi” la stanza piombò nel silenzio più totale, rotto soltanto dalle lancette dell’orologio che si inseguivano a vicenda, in una corsa infinita.

“Un accordo matrimoniale”

In quel momento, per Heizo Kamishiro, anche l’orologio si zittì, lasciando spazio al profondo vuoto che in quel momento provava nel petto.

 
 
   
 
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