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Autore: Jadis_    11/05/2017    2 recensioni
Due mondi stanno per incontrarsi: l'arrivo di una ragazza tra le mura di Hogwarts scombussolerà tutto il mondo magico.
Dal testo:
"La tempesta si stava calmando, permettendole di vedere meglio il sentiero, ma allo stesso tempo condannandola allo scoperto. Il cavallo cedette di schianto, facendola volare dalla sella, e mandandola con la faccia nella neve gelida: si era rotto una zampa. "Maledizione!" urlò, battendo i pugni per terra. Si rimise in piedi e si scrollò di dosso la neve, ma ormai parte dei vestiti era bagnata. "
Crossover tra "Le Cronache di Narnia " e "Harry Potter"
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Voldemort
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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La magia di Charn
 


Avrebbe dovuto aspettare tre lunghe ore prima che dentro quella dannata arena i suoi occhi e quelli della creatura si sarebbero incrociati. Sarebbe stata battaglia vera, ma non per l'uovo d'oro. La creatura non ci avrebbe messo molto a identificarla per quello che lei realmente era: una domatrice di draghi, ultima erede di una grande dinastia di re e regine che si erano tramandati suddetta abilità di padre in figlio. La sua copertura sarebbe saltata all'istante, poiché non si sarebbe potuta rifiutare di usare la sua vera magia: ne andava della sua stessa vita, e lei non poteva assolutamente morire.  Deglutì per l'ennesima volta, con la testa china a guardare le mani strette a pugno, già fredde a causa della brina che vi era comparsa sopra.  

"Devo farcela" cercò di incoraggiarsi mentalmente, ma l'ansia la stava lentamente inghiottendo in una morsa ferrea.

"E anche Cedric Diggory è riuscito a sottrarre l'uovo al suo drago!" esclamò Lee Jordan, mentre un lungo applauso scaturiva dalle tribune.

Alexandra si alzò dalla panca, e molto lentamente si avviò verso l'entrata dell'arena. Si fermò sulla soglia e prese un bel respiro.

"Ormai ci siamo... È inutile farsi prendere dal panico, spero solo di saper fare la scelta giusta" pensò.

Il silenzio era pesante, ed ebbe paura che tutti potessero ascoltare il rumore del suo cuore che batteva all'impazzata. Fece qualche altro passo, cercando di capire in che razza di ambiente si trovasse. Era una zona rocciosa ben ricostruita, con l'acqua che impregnava tutto il pavimento e con una cavità in fondo alla quale probabilmente sarebbe uscito il drago. L'uovo d'oro era posizionato in bella vista su uno dei massi più alti, sotto il palco dove risiedevano i giudici e i vari insegnanti. Sapeva benissimo che, probabilmente, non appena si sarebbe avvicinata al suo obiettivo, l'Ungaro Spinato avrebbe fatto la sua comparsa, ma non aveva altre opzioni. Spostò lo sguardo sulle tribune silenziose e poi su Silente, che girò la clessidra dando ufficialmente inizio alla sua prova. Tirò fuori dalla manica la bacchetta, e pian piano iniziò ad avvicinarsi all'uovo d'oro, ma più avanzava e più riusciva a sentire il respiro della creatura. Deglutì ancora; qualche passo e sarebbe arrivata a destinazione, ma un sibilo nell'aria la fece tornare indietro. Era riuscita a spostarsi appena in tempo, altrimenti la coda del drago l'avrebbe presa in pieno, probabilmente uccidendola sul colpo.

"Fortuna che prima di tutto sono una combattente" pensò, ancora mezza inginocchiata con una mano poggiata a terra, l'altra a mezz'aria che teneva stretta la bacchetta e lo sguardo fisso su una pozza d'acqua.
La creatura emise un lungo ruggito e Alexandra alzò la testa per vederla. Era più imponente di quanto immaginasse, sicuramente un drago adulto, ricoperto di spine color avorio su quasi tutto il dorso e enormi fauci dalle quali spuntavano denti aguzzi.

"Maledizione!" imprecò mentalmente, mentre per la prima volta i loro sguardi si incrociarono. Due occhi gialli contro due pupille verde smeraldo. 
Il drago ruggì nuovamente e mosse la coda, colpendo l'uovo d'oro e facendolo volare verso l'entrata della tenda. Alexandra capì che la battaglia vera e propria era appena iniziata.

"Professor Silente, ma cosa succede?" chiese preoccupata la McGranitt.

"Semplice: l'Ungaro Spinato sta lottando per la sua libertà" rispose pacatamente il Preside.

"Cosa intendete dire?" incalzò la professoressa.

"Intendo dire che a volte le persone non sono quello che sembrano."

La donna spostò il proprio sguardo sulla ragazza all'interno dell'arena, ma non riuscì a comprendere le parole di Albus, anche se aveva sempre avuto la sensazione che quella giovane Grifondoro avesse qualcosa di familiare. 

"Ora ci divertiamo" sogghignò Draco Malfoy ai suoi due compagni di casata, Tiger e Goyle, che sogghignarono a loro volta.

"Qualcosa non quadra" disse Harry preoccupato.

"Miseriaccia! Il drago non ha più le catene ai piedi!" esclamò Ron, dopo aver tolto il binocolo da davanti agli occhi.

"Qui si mette male" rispose Hermione.

L'Ungaro Spinato era libero e iniziò a sputare fuoco contro la giovane, che si riparò in fretta dietro a uno dei massi.

"Signor Preside, fermi la prova!" disse concitata la direttrice della casa di Grifondoro.

"Minerva, non posso farlo."

"Perché? La ragazza sta rischiando la vita, se ne rende conto?"

"Me ne rendo conto, ma non posso fermare una lotta come questa. Qui non si tratta più del Torneo, ma di una battaglia tra un drago e una dominatrice."

"Una dominatrice? Pensavo che non esistessero più."

"Guardala bene. Possibile che non ti ricordi qualcuno? Eppure dovresti saperlo, c'è solo una nobile casata che ha questo dono."

Minerva guardò nuovamente la giovane donna. Quegli occhi verde smeraldo... come aveva potuto non ricordare a chi appartenessero?

"Vedo che ricordi."

"È la figlia di Jadis e Sirius... Lui lo sa che è qui?"

"No, non ancora, ma lo saprà presto. Gli ho scritto una lettera in cui lo informavo. Comunque, dopo informerò anche voi su tutta la questione, Minerva."
 
Era stufa di spostarsi di roccia in roccia; sapeva bene che sarebbe uscita da quella situazione soltanto in un modo.  Uscì allo scoperto e guardò negli occhi la creatura.

"Ora si gioca a modo mio! Accio Spada!" esclamò.

Dopo qualche attimo, davanti alla ragazza comparve la lama ancora inserita nel suo fodero.  Alexandra posò a terra la bacchetta: ormai le era inutile, anzi, le era sempre stata inutile. Portò la mano destra all'elsa della spada, decorata da due dragoni cinesi intrecciati tra loro, e la estrasse dal suo involucro. La lama era bianca come la neve, e su di essa vi erano una serie di simboli in una lingua sconosciuta al mondo magico. La guardò per un secondo, poi posò nuovamente gli occhi sul drago, che era già pronto a riattaccare. Un amaro sorriso le comparve sulle labbra: stava per diventare ciò che aveva sempre odiato, come sua madre, ma non aveva scelta. Posizionò la spada con la punta conficcata nel terreno, poi la strinse con entrambe le mani e disse: "Ringil No que gard fa" ("Ringil, mostrami la via"). Le lettere sulla lama presero a mescolarsi, finché non composero il nome del drago: Ancalagon. 

"Ancalagon, nome perfetto per te" pensò e fece appena in tempo a ripararsi da una nuova fiammata  creando uno scudo di ghiaccio spesso dal nulla.

"Hermione, sai cosa diamine succede?" chiese Ron.

"No non ne ho idea, eppure..."

"Eppure cosa?"

"Nulla, lascia stare, era solo uno stupido pensiero" rispose, anche se non ne era del tutto convinta.

Il drago non aveva alcuna intenzione di arrendersi, e, vedendo che il fuoco non sortiva più alcuno effetto, iniziò ad attaccare con la coda. Alexandra la respinse con la spada un paio di volte, poi, stufa, muovendo semplicemente la mano creò un muro di ghiaccio, in cui la coda della bestia rimase incastrata.– Il drago emise un ruggito, pronto rispondere con l'ennesima fiammata.

"Ancalagon, non ti piace la magia di Charn?" pronunciò divertita, e il drago, in tutta risposta, ruggì ancora una volta.

"A quanto pare no, ma ora facciamola finita!"
 
Più osservava la ragazza, più si rendeva conto che in quel momento era identica sua madre. Piton non avrebbe mai creduto di rivedere una cosa simile dopo tanti anni. Si ricordava perfettamente il girono in cui l'aveva visto fare a Jadis: era uno degli ultimi che aveva trascorso insieme a lei prima della catastrofe, ma non avrebbe mai pensato che quella ragazzina sapesse usare così bene quel dono.

La creatura tentò il suo ultimo assalto, spalancando le fauci e scagliandosi sulla ragazza.

"Schiocco" mormorò la Grifondoro, e ghiacciò il terreno muovendo muovendo soltanto la punta del piede destro. 

Il drago perse l'equilibrio e cadde con la testa a pochi centimetri da Alexandra, la quale puntò la spada su lui.

"Considerati fortunato. Mia madre ti avrebbe tagliato la testa, ma per tua fortuna io non sono come lei. Io non sono come Jadis. Ancalagon no verb tedrt ("Ancalagon ora sei mio")" pronunciò. 
 
 
 
 
 
 







Note dell'Autrice: 

E finalmente eccomi qua ad aggiornare la storia dopo secoli. Vi chiedo scusa, ma ho avuto da fare altrimenti avrei pubblicato il capitolo molto prima di oggi. La nostra cara Alexandra non è finita arrostita, ma la copertura ormai è saltata. Chissà come spiegherà tutta la verità al trio? Lo scopriremo nel prossimo capitolo.

Un bacio e alla prossima <3
   
 
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