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Autore: Caterina Noxon    09/06/2009    0 recensioni
A volte se si chiudono gli occhi e si smette di scoltare il mondo esterno, quello che si scopre non è il vuoto, ma un immagine che cerca di emergere, tornare a galla. Chi, come o perchè non sono domande utili, non tutto ha una logica. Scritta nel gennaio 2008 questo testo è solo l'insieme della parole disperse nella mia testa inquel momento.
Genere: Poesia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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delirio

Delirio

Blu. Blu. Blu.

 

Voce narrante femminile ma non acuta, cadenzata come i rintocchi di un orologio, una litania ipnotica quasi per auto-convincersi

No! Nero

 

Il no deve pronunciato come se ci si affrettasse a smentire ciò che è stato detto prima, nero  invece deve essere proferito con calma ragionata

chi sa di che colore è il buio?

Qui emerge la paura, come se da questa informazione dipendesse la vita , /oppure si  può recitare come un bimbo che chieda una cosa che ovviante non può sapere ma di cui i grandi sanno certamente tutto

Lo stesso colore che c’è, c’era, c’è.

Il tono narrativo viene sostituito da uno di  dubbio e paura quando subentra l’incertezza -ovvero c’è c’era c’è

Tu solo tu  sei  qui, accanto …

La paura viene arginata e sostituita dalla riconoscenza  

Sei solo.

É solo una constatazione

ma …  

Il ma rimane in sospeso come se si fosse notata solo  in quel momento  qualcosa che fa sorgere un dubbio

Tum tum tum, tin tin tin

Di nuovo i rintocchi, i primi che si possono  riprodurre con una mano che sbatte su un tavolo e i secondi con del metallo contro lo stesso tavolo

ma …  ma …                                                            

Il dubbio dilaga, come se fosse l’orologio a scatenarlo  e provoca una leggera paura con conseguente incrinazione della voce

Troppi dubbi, troppo rumore, baccano, frastuono    

É  un crescendo  di  panico  tuttavia la voce rimane sicura come narrasse una situazione riguardante terzi

Troppo silenzio!                                                         

L’urlo della ragazza che si ritrova come circondata da questo silenzio tangibile e vicino, sempre più vicino

Basta! Smettetela!                                                        

Urla di aiuto

Pensieri! Rumore, troppo rumore.                  

La ragazza non sa se odia il silenzio o  il  rumore  in ogni caso  li avverte entrambi

Silenzio. Adesso c’è solo un lieve dondolio,          

Finalmente arriva la pace, ritorna il silenzio, la voce è  calma , assopita quasi da questo essere cullati

ihi, sembra di stare su una barca,                     

Risata isterica, molto acuta. Anche il commento che ne segue è acuto –ricorda il delirio di  una pazza

Buio, silenzio, pianto,                                               

Ritorna la voce narrante, più profonda in contrasto con le due righe precedenti, calma con una pausa carica di tristezza tra le parole

le lacrime di questo mare                                            

Continua lo stesso tono, consapevole ma rassegnato

Pace.

Conclusione, si lascia un libera interpretazione, tuttavia quella originale seguiva la malinconia che segnava il finale della poesia

  
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