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Autore: LatazzadiTea    16/05/2017    3 recensioni
Evy è una ragazzina di quattordici anni cresciuta in un santuario magico da Segundus, l'ultimo stregone rimasto ancora in vita nel regno di Saarland. La giovane è dotata di un dono unico e rarissimo fra la sua gente, quello della Comprensione Universale. Questo singolare potere le permette di capire, leggere e parlare ogni lingua - sia arcana che umana - che sia morta o conosciuta. La ragazza passa i primi anni dell'infanzia e della fanciullezza a leggere tutti i libri della più antica e ben fornita biblioteca magica esistente, immagazzinandone ogni possibile informazione. Quando a causa dell'invasione di Saarland da parte del regno di Ronania, Segundus scompare e la biblioteca viene bruciata, Evy diviene suo malgrado la sola e unica custode di tutto quel sapere. Non le rimane che fuggire e raggiungere un altro santuario per compiere il suo destino: impedire alla magia di scomparire definitivamente dal mondo...
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Re Nicholaus era un uomo vigoroso, di aspetto regale, nonostante la completa assenza di gioielli o segni di riconoscimento a simbolo del suo potere. Non aveva l'aria austera che di solito si associava al titolo di sovrano, e possedeva un volto dai tratti gentili e accattivanti. Tuttavia, chi lo conosceva bene sapeva che dietro quell'aspetto apparentemente benevolo, si celava un uomo astuto. Al comando del suo esercito aveva saccheggiato i pochi villaggi trovati sul suo cammino senza portare inutili uccisioni, limitandosi ad assoggettarne le genti, assoldando i più abili e giovani fra le sue schiere per infoltire le fila. Ciò nonostante, malgrado avesse disperatamente cercato di nascondere la propria natura al mondo, quel pomeriggio il re sembrava aver perso ogni inibizione. I suoi comandanti quel giorno lo avevano deluso, e ora, Nicholaus sembrava decisamente adirato.

- Che siate maledetti! - esclamò dopo aver ricevuto la notizia peggiore che avessero potuto dargli.

Adrastar Drias si irrigidì. Si trovava nel mezzo della tenda reale come unico imputato e sbirciò il Duca di Siagrio con la coda dell'occhio, senza tuttavia riuscire a voltarsi verso di lui. Il nobile a capo dell'armata di mercenari al soldo del re, se ne stava immobile alla sinistra del suo sovrano e aveva l'aria affranta. L'attacco al Santuario, era avvenuto alle prime luci dell'alba. La loro priorità era sempre stata quella d'incendiarne la biblioteca e ucciderne il Magister, Segundus. Avrebbero dovuto risparmiare solo gli apprendisti dello stregone, e consegnarli al re per poterne verificare le capacità usandole se necessario, contro il regno nemico di Westfalia. Ma una volta arrivati sul posto, Drias e i suoi non avevano trovato nessuno all'interno del santuario, né il suo Magister, né i suoi adepti. In particolare, re Nicholaus cercava una fanciulla di cui aveva sentito molto parlare, da quando aveva messo piede a Saarland. Si trattava proprio di un'allieva di Segundus, e a detta di molti, custodiva in sè grandi poteri.

- Le nostre fonti parlavano di una decina di giovani apprendisti, di cui tre femmine di circa quattordici anni. Una di loro dev'essere certamente la ragazza che cerchiamo, ma dubito che a questo punto, riusciremo a trovarla - esordì Drias sapendo perfettamente di aver commesso un enorme errore di valutazione.

Avevano dovuto faticare ad entrare nell'edificio: sassi, vettovaglie e arredi di ogni tipo, gli erano stati scagliati contro per tutto il tempo che ci avevano messo a sfondare la porta. Solo una volta essere entrato all'interno, aveva scoperto che dentro non c'era nessuno. Il santuario era deserto malgrado strani rumori, vocii, e agghiaccianti e malefiche risatine, gli avessero fatto compagnia fino al salone principale. A cui, fra l'altro, era stato possibile accedere solo attraverso uno stretto e lunghissimo corridoio che sembrava non finire mai.

Segundus era stato sicuramente avvertito con largo anticipo, e li aveva ingannati. Però non riusciva a spiegarsi come avessero fatto lui e suoi a scappare dal momento che dal loro arrivo ad Ambrosia, avevano circondato l'intera costruzione. L'unica cosa certa, era che al Santuario tutto sembrava intatto, biblioteca compresa. Ovviamente non potevano avere la certezza che lo stregone non avesse portato via qualcosa, sebbene la maggioranza dei testi più antichi e preziosi sembrasse al suo posto. Durante l'ispezione si era anche seduto nel refettorio a mangiare: aveva trovato un paiolo pieno di zuppa fumante e il fuoco nel camino ancora acceso. Era un chiaro segno del fatto che chiunque stesse preparando quel pasto, non potesse essere molto lontano. Eppure, nonostante avesse minuziosamente perlustrato quel luogo da cima a fondo, non era riuscito a trovare niente, né a darsi una minima spiegazione logica sui fatti.

Quella faccenda non lo aveva mai convinto. Era un soldato, e sebbene fosse solo un mercenario senza patria ne ideali, catturare e schiavizzare indifesi ragazzini non era il massimo neanche per lui. Ancora si chiedeva il motivo di quella guerra assurda. Saarland era un regno molto piccolo, del tutto privo di interesse strategico per Ronania. Inoltre, a causa dell'indolenza dei suoi stregoni, la magia non veniva praticata da più di trecento anni in quella terra. A parte Segundus, nessun altro avrebbe saputo come usarla e in ogni caso, un vecchio stregone, non avrebbe potuto fermare un intero esercito da solo. Dov'era l'inganno? Sebbene si vociferasse che il Magister di Ambrosia appartenesse ad un antica stirpe di potenti maghi venuti da un altro mondo, Drias, che non aveva mai avuto modo di osservarne uno all'opera, non riusciva proprio a credere all'esistenza di un potere simile. Non era il solo ad essere arrivato alla conclusione che in realtà, tutti i miti e le leggende legate a quella forza occulta, altro non fossero che un astuta invenzione per asservire i popoli e tenerli soggiogati.

L'unica cosa che non era riuscito a spiegarsi invece, era la natura delle barriere che circondavano Westfalia. Era sempre stato scettico, ma di fronte a quel potente artificio, aveva dovuto ammettere che qualcosa di estraneo alle loro normali capacità poteva anche esistere. Ciò nonostante, quell'insana ossessione di re Nicholaus per la magia, aveva finito per farlo dubitare di molte cose.

- Raddoppierò la tua ricompensa, e quella dei tuoi armati se trovi la ragazza. Vi ricoprirò di ricchezze, e di più potere di quanto possiate immaginare se me la riportate - insistette il re che sembrava improvvisamente impazzito.

Spaventato dall'espressione iraconda sul volto del suo sovrano, Adrastar fece un passo indietro, avvicinandosi maggiormente all'apertura della tenda.

- Mio signore: giuro sul mio onore che riavrete la fanciulla entro tre giorni! - promise il duca.

Dopo di ché si accomiatò, lasciando solo Drias al cospetto del re. Nel vedere il duca andarsene, Adrastar lo seguì a ruota senza mai rivolgere lo sguardo verso Nicholaus, che però, appena prima che riuscisse ad uscire dalla tenda, riuscì a fermarlo.

- Mio cugino è uno sciocco incapace, ormai lo avrete compreso. In effetti, le mie promesse non erano rivolte a lui, ma a voi, mio generale - gli confessò il re all'improvviso.

- Mio re, il duca, vostro cugino, non è in grado di vedere oltre il suo naso questo è vero, ma vi è devoto, e manterrà fede al suo giuramento - replicò Drias.

- Di questo non dubito, volevo solo esser certo che abbiate compreso il reale significato delle mie parole. Da oggi in poi, agirete per mio conto Drias. Eravate un cacciatore un tempo, sapete seguire le tracce di qualcuno meglio di un segugio. Da solo avrete più possibilità di trovare la ragazza. In cambio, manterrò la mia promessa... vi renderò un uomo molto ricco, Adrastar. Dunque, cosa rispondete? - chiese il re.

Drias deglutì nervosamente. Non poteva rifiutarsi, non in quel frangente. Nicholaus era un uomo spaventoso e pronto a tutto; se non gli avesse ubbidito, l'avrebbe pagata cara di sicuro. Così, seppur di mala voglia, accettò. Malgrado fosse già l'imbrunire Drias si diresse verso l'accampamento dove i suoi uomini, ubriachi e ciondolanti, lo stavano attendendo. Aveva preferito non dir nulla sulla sua delicata missione, quasi se ne vergognava. Come soldato era suo dovere ubbidire a un ordine diretto del re, ma come uomo, e nuovo generale delle Tigri Volanti di Adlos invece, lo trovava umiliante e insensato. Sistemò il cavallo, e dopo aver fatto provviste si mise ugualemnte in cammino. L'istinto lo guidava verso nord, per la stessa via percorsa da Ronania a Saarland. Se la piccola fuggitiva voleva raggiungere Westfalia, doveva obbligatoriamente attraversare suolo nemico. Così, senza esitare s'infilò nella fitta boscaglia, scomparendo alla vista di chi, incuriosito dal suo strano comportamento, lo teneva d'occhio dal campo militare.

- Seguilo - comandò il duca a uno dei suoi uomini più fidati.

Il nobile sapeva di aver perso il consenso del re, avrebbe giocato tutte le sue carte per riconquistarne la fiducia. Potere e ricchezza avrebbero fatto gola a chiunque, ma concedere un simile privilegio a un uomo come Adrastar, avrebbe potuto mettere in discussione la sua posizione al fianco di Nicholaus. Sapeva quanto il re desiderasse impossessarsi di quei poteri: il sovrano avrebbe fatto qualsiasi cosa per ottenerli, anche concedere un titolo nobiliare a chiunque gli avesse consegnato la fanciulla. Persino ad un uomo come Drias, malgrado le sue umili origini.

L'esploratore del duca si avviò in fretta nella stessa direzione presa da Adrastar, e come Drias, presto fu sorpreso dalla notte.

Adrastar decise di accamparsi a qualche miglio di distanza da dove era partito: nel fitto della foresta non era riuscito a muoversi agilmente a cavallo. Così, dopo aver preso con se l'indispensabile, aveva liberato il possente animale per proseguire a piedi. Per orientarsi in quel groviglio infernale era dovuto salire su grosso albero, e solo una volta aver studiato attentamente i dintorni da quella posizione, era nuovamente sceso a terra. Si sarebbe concesso un paio d'ore di sonno legato ad uno dei rami più robusti e alti della pianta e poi avrebbe proseguito; a qualche metro d'altezza sarebbe stato al sicuro e non avrebbe dovuto preoccuparsi dei lupi. Fatto ciò, chiuse gli occhi, ma non riuscì a prendere sonno, era troppo stanco anche per dormire. Non era riuscito a riposare per niente dopo l'ultima battaglia, aveva ancora addosso l'odore del sangue nemico. Il pensiero corse inevitabilmente a quella ragazzina sperduta in quella foresta spaventosa, poteva morire assiderata, o sbranata dalle bestie feroci che infestavano quei boschi fitti e scuri.

Non la conosceva, non sapeva nemmeno che aspetto potesse avere, eppure, saperla sola e indifesa in quel luogo pieno di pericoli, lo preoccupava. Certo, sarebbe stata più al sicuro lì, che nelle mani di Nicholaus, pensò. Ma se fosse morta, anche libera, a chi avrebbe giovato? Decise che si sarebbe mosso prima dell'alba: se fosse stato fortunato, avrebbe potuto sorprenderla nel sonno.

Si svegliò di soprassalto. La luna era ancora alta nel cielo: la sua luce tenue filtrava attraverso le fronde degli alberi formando delle macchie luminose sul terreno sottostante, rischiarando a tratti quella fitta oscurità. Era ancora presto per rimettersi in cammino, ma si allarmò quando avvertì un rumore di passi concitati a cui seguirono un tonfo sordo e un grido disperato. Scese di botto, piegandosi in avanti verso un terrapieno e vide in lontananza un ombra collassare su se stessa seguita da una sagoma lanciata nella sua stessa direzione. Scattò verso le due ignote figure pensando che potesse trattarsi della fanciulla che cercava e dell'esploratore mandato dal duca, ma quando arrivò sul posto, benché fosse buio, rimase sconcertato da quello che trovò davanti a sé.

- Lasciami andare! - gridò la misteriosa sconosciuta mentre si dimenava a faccia in giù su un fitto letto di foglie cadute.

Drias cercò di capire meglio, senza tuttavia riuscirci.

- Lasciami ho detto! Vi supplico, dite alla vostra bestiaccia di lasciarmi andare... - urlò ancora.

Era una voce femminile e capì immediatamente a chi potesse appartenere. Ma malgrado avesse compreso che si trattava della giovane che stava cercando, disorientato dalle sue parole e da ciò che stava vedendo, non riuscì a muovere un passo.

- Dì che parli ragazzina, di che bestia? Io non vedo nulla - esclamò Drias mentre la giovane veniva letteralmente trascinata nella sua direzione da qualcosa di invisibile.

- Il vostro famiglio... la vostra bestia! Insomma, la creatura legata alla vostra anima. Come fate a non saperlo? Tutti i Ronuak ne posseggono una - replicò lei.

Drias si freddò. La ragazza era stata sollevata in aria da qualcosa che indubbiamente c'era, ma che non riusciva a vedere.

- Mettila giù, bestia! Ti ordino di lasciarla... posarla a terra e... Ma che diamine! Che sto facendo? Parlo al vento... - si lamentò il soldato confuso.

Ma fu' proprio quando la fanciulla venne gentilmente adagiata sul soffice strato di vegetazione sottostante, che Adrastar cominciò a spaventarsi sul serio.

Era forse impazzito?

 
   
 
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