Libri > Il fantasma dell'Opera
Segui la storia  |       
Autore: Elphie94    18/05/2017    1 recensioni
[Modern!AU] Considerato il più grandioso genio del nuovo secolo, Erik Danton vive recluso, nascondendo al mondo la ragione della sua volontaria segregazione. La sua vita cambia quando vi entra a far parte Meg Giry, una ragazza spavalda e apparentemente senza regole, che diverrà la sua nuova (quanto involuta) allieva. Tra i due non scorre buon sangue, ma nessuno, neanche Erik, può prevedere il futuro...
[Edit 2020: lievi correzioni e modifiche al testo.]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Erik/Il fantasma
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Scena IV.
[ Studio medico. Un silenzio di piombo grava nell'aria tra le due donne che si fronteggiano. ]

MEG: Non ci posso credere. Stavo per fargli conoscere mia figlia. Mia figlia, capite? (scuote il capo dolorosamente) Mi fidavo di lui. Grazie al lavoro che svolgevamo insieme, mi sono tornati in mente i bei momenti vissuti con mio padre. Suonare il pianoforte era un balsamo dolce e amaro al contempo.
DOTTORESSA LAURENT: E tuttavia ti ha detto la verità. Questo dovrà pur significare qualcosa.
MEG: Che è un uomo diverso, ora? Io non lo credo. Non credo che la natura di una persona possa cambiare così, senza preavviso.
DOTTORESSA LAURENT: Forse l'amore ha il potere di farlo. È stata sicuramente un'evoluzione lenta, la sua… E poi, era davvero quella, la sua natura? (si ferma, ma Meg non la interrompe. Rimane lì a fissarla con occhi vitrei) La terapia stava funzionando, Meg. Non hai più incubi, vero?
MEG: (farfugliando) No, sono diminuiti di molto. Poi penso a tutte le cazzate che ho fatto in vita mia e che ho Dany, adesso, e mi ripeto che devo essere forte. Ma sono stanca, così stanca.  
DOTTORESSA LAURENT: Credo sia inutile proporti di cambiare insegnante. Non c'è nessuno al mondo migliore di lui, ed eravate… (cerca la parola giusta) affiatati.
MEG: Battibeccavamo in continuazione.
DOTTORESSA LAURENT: Appunto. Tutto ti ricorderebbe lui, vero?
MEG: (vagamente esitante) Me lo ricorda già. E io che ero sul punto di… di… Ah! (si prende la testa fra le mani, quasi le dolga) Aiutatemi a dimenticarlo. Aiutatemi.



vi.


Ad Erik non piace essere osservato, e per un buon motivo. Conciato in quel modo, tuttavia, attira come un magnete gli sguardi della gente, che si ritrae dinanzi alla sua figura imponente, rivestita di nero. Sembra un uomo invisibile, un uomo senza faccia — Dio solo sa quanto ha desiderato diventarlo davvero, invisibile, dal fatale giorno in cui vide per la prima volta il suo viso, se tale si può definire, allo specchio. Con un gesto quasi istintivo, si sfiora i polsi su cui porta ancora le cicatrici del ricordo…
Accomodata sul divano dinanzi al suo, nella sala d'attesa, c'è una coppia di giovani sposini che fa di tutto per evitare il suo sguardo. Portano con loro una peste di infante, e quella vista gli ricorda ciò che non potrà mai avere: una famiglia tutta sua. È un pensiero deprimente, ma ormai si è rassegnato al suo destino. Il bambino lo guarda fisso e poi sussurra alla madre, senza preoccuparsi di abbassare la voce — ah, l'innocenza infantile: «Mamma, cos'ha alla faccia?»
Erik fa una smorfia e trattiene a malapena un mugugno di disapprovazione.
La giovane madre fa segno al figlio di tacere, e perlomeno ha la decenza di apparire imbarazzata. Bene.
Quando arriva il suo turno, Erik si alza in piedi di scatto e svanisce oltre la porta che conduce alla sala d'attesa, lasciandosi dietro la scia del suo lungo soprabito nero. Le scarpe italiane ticchettano sul parquet tirato a lucido. La stanza che trova al termine del corridoio è piccola ma confortevole, la luce del sole calante infrange i vetri dell'unica, alta finestra che dà sul cortile del condominio. La donna che lo attende seduta su una poltrona di velluto è all'incirca sua coetanea, trasparenti occhi verdi che gli trapassano il cranio.
«É un onore conoscervi, Monsieur Danton.» Lei gli tende una mano, ma Erik non ricambia. La donna non appare turbata. Gli fa cenno, come nulla fosse, di occupare il posto dinanzi a lei. Non c'è neanche una scrivania a dividerli: sembra in tutto e per tutto un salottino, sui colori del rosso e dell'arancio che spiccano come raggi di sole.
Erik si siede, rammentando la chiacchierata che ha avuto con quella donna il giorno prima, al telefono. Come si sia procurata il suo numero, non lo scoprirà mai, anche se scommette che ci sia sotto lo zampino di Madame Giry.
«Credo che sappiate chi io sia, quindi sono vane le presentazioni.» Hélène Laurent si apre in un sorriso che dovrebbe sembrare rassicurante, ma fallisce nel tentativo. Erik non può sorridere, con la sciarpa a coprirgli metà del volto devastato, e sarebbe comunque uno spettacolo poco attraente, quindi rimane sulle sue.
«A cosa devo l'onore di conoscere la terapista della mia… ex allieva?»
La Laurent cerca di metterlo a suo agio, o almeno ci sta provando — è difficile che Erik lasci cadere quello scudo di diffidenza che si è costruito negli anni.
«Perché sono qui?» incalza lui, già immaginando la risposta.
«Perché il biasimo è vostro se la mia paziente ha interrotto la sua terapia.»
Ma certo, Meg deve averle raccontato di lui. Il segreto professionale della dottoressa è però infrangibile.
«Le ho detto la verità. L'ho salvata
«Da cosa, se mi è concesso di sapere?»
«Da me.» Il troppo amore lo ha già ucciso una volta; non vuole che accada di nuovo.
«Non deve per forza interrompere le lezioni. Può facilmente trovare un altro insegnante.»
«Non come voi.»
Erik scuote il capo in un moto doloroso. «Non sono degno della sua compagnia.» Si guarda fissamente le scarpe.
«Credo che voi stesso abbiate bisogno di aiuto.»
«Non voglio altri medici. Erano tutti più interessati al mio aspetto… bizzarro che alla mia sanità mentale. Per la fragilità di quest'ultima, mi sono lasciato andare ad orribili scenografie di morte… Lasciavo solo distruzione ad ogni mio passo.»
«Poi siete riuscito a uscirne.»
«Sì, ma mi sono serviti anni e anni di penitenza per quanto avevo fatto.» Qui si ferma, pensoso. «Non so se esista un Dio o meno: quel che so è che l'inferno sulla terra esiste, è in mezzo a noi. Cumuli di macerie, odore di polvere da sparo, ossa bruciate e sangue ovunque. Guerra. Non voglio che Meg si perda in questo mondo che non mi ha mai abbandonato.»
«É una decisione che spetta a lei.»
Una pausa terribile. Poi la dottoressa scatta in piedi e gli offre dei biscotti al burro danesi dall'aspetto delizioso. «Prendetene uno.»
«Non posso.»
«Non siate ridicolo.»
Erik sceglie un biscotto, ma non solleva i bordi della sciarpa per mangiarlo. Rimane lì a sbriciolarsi tra le sue lunghe dita — in effetti, troppo lunghe e sottili per essere normali.
«Siete affezionato a quella ragazza. Non è forse così?»
La domanda lo spiazza, e decide di rispondere con fermezza, senza tradire il cuore incrinato nel suo petto. «Non sono io il vostro paziente. Perché mi trovo qui?»
La Laurent non appare affatto intimidita dal gelo nella sua voce.
«Siete qui per assicurarmi che a Meg non venga fatto alcun male. Ne ha passate tante, ben più di quanto voi crediate.»
«Posso immaginare.»
«No, non potete. Io non vi dirò niente — ho un giuramento professionale da mantenere. Se e quando vorrà condividere il suo passato con voi, sarà una sua decisione.»
«Non condividerà niente con me. Ora mi vede come un mostro.»
La donna scuote il capo, divertita in maniera irritante. È come se sapesse qualcosa che lui non sa, e lui odia non sapere. Fin da piccolo, si è immerso negli studi, tra le pagine dei libri, per imparare il più possibile su un mondo che non lo avrebbe mai accettato per com'era veramente. La maschera è un simbolo, tutto qui; dietro di essa vi è un uomo di carne e sangue, e a non pochi accade di dimenticarlo. Talvolta anche lui non riconosce più il proprio corpo, quasi sentisse di non appartenergli.
«Tenete a Meg, come presumo?»
«Presumete molto.»
«Rispondetemi. È importante.»
Un attimo di silenzio in cui Erik raccoglie ogni briciola del suo coraggio. «L'ho lasciata andare. Non diventerò che un fantasma nella sua vita, e non merito altro. Non merito la sua compagnia, la sua amicizia. Pertanto mi sono messo da parte.» Come sono riuscito a fare con Christine solo alla fine di tutto, ed è colpa mia se se n'è andata, andata via per sempre… Meg…
Meg è il nome che gli sale alla labbra in ogni suo sogno — o incubo. Rabbrividisce per le implicazioni che tutto ciò evoca, per quanto questo affetto costerà caro a entrambi.
«Ho risposto bene alla vostra domanda, Madame?»
La dottoressa sorride. «Sì, avete chiarito ogni mio dubbio. A volte lasciare andare una persona che ci è cara è l'unico modo per dimostrarle il nostro amore. Lo sapete bene.» Erik lascia che il biscotto gli si sbricioli tra le dita, dimenticato. Dimenticato come lui.



Note dell'Autrice: Un altro capitolo “di passaggio”, ma qui si capiscono meglio i motivi della “confessione” di Erik. Un altro uomo avrebbe potuto tacere riguardo il suo passato; ma lui – considerato anche l'odio che prova per se stesso – non l'ha fatto. Sembra davvero aver imparato qualcosa dall'altruismo di Christine…

Jessica24: Che bello ritrovarti anche qui! Sono contenta che ti piaccia l'andamento di questa storia e, come nell'altra, sembra che i dialoghi tra i due protagonisti siano il “punto forte” (non me ne stupisco). Spero che continuerai a seguirmi! Un bacio <3
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il fantasma dell'Opera / Vai alla pagina dell'autore: Elphie94