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Autore: Rowena    10/06/2009    4 recensioni
[Next Gen Story]Un amore nato per caso, cresciuto lentamente in gran segreto. Ma quando si diventa grandi, le bugie ed i segreti non bastano più: il fiore desidera luce, non gli basta più una flebile penombra. Ed in fondo, ha le sue spine e sa bene come difendersi. Se poi il fiore ha unito due personaggi come Rose Weasley e Scorpius Malfoy, la luce sembra davvero difficile da ottenere.
Come trasformare una cena in un'impresa titanica.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie '19 anni dopo'
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Nell’istante in cui Andromeda fece per alzarsi e dirigersi verso la cucina, Ted scattò in piedi e cercò di precederla. «Stai pure seduta, nonna, ci penso io».
«Non chiamarmi così, giovanotto!»
Inutile dire che nel giro di qualche secondo nella sala da pranzo gli ospiti assisterono alla classica scena madre di casa Tonks; Draco osservava la ritrovata zia con sospetto: com’era diversa da sua madre, quella donna! Assomigliava davvero molto alla defunta Bellatrix e possedeva la stessa energia.
La più piccola delle tre sorelle Black era più schiva e controllata, anche se sapeva dimostrare il proprio valore nei momenti cruciali. Se Narcissa non avesse aiutato Potter, nella battaglia finale della seconda guerra, difficilmente la famiglia Malfoy avrebbe potuto evitare le celle muschiose e umide di Azkaban.
«Perché Ted si comporta così?», domandò un confuso Scorpius alla fidanzata.
Rose ridacchiò, fissando nonna e nipote spintonarsi per il corridoio. «Lasceresti Andromeda da sola a maneggiare un trinciapollo e un coltello lungo quanto il tuo braccio dal polso al gomito?»
Il ragazzo non rispose: non aveva idea di cosa fosse un trinciapollo eppure, per quel poco che sapeva della zia, si era convinto che nelle sue mani qualsiasi oggetto avrebbe potuto diventare un’arma impropria.
«Allora, ragazzi, stavate dicendo che inizialmente le cose tra voi non funzionavano un granché o sbaglio?», chiese Astoria.
«Esattamente: per uno strano scherzo del destino, dopo aver passato un’intera domenica a scrutarci con attenzione per comprendere meglio gli altrui punti deboli, scoprimmo di avere in comune molte ore di lezione».
Dalla cucina arrivavano suoni incomprensibili ma che davano in ogni caso l’idea di uno scontro all’ultimo sangue. Meglio non intervenire e procedere nel racconto, pensò Scorpius avvertendo un brivido scendergli lungo la schiena: aveva creduto che Andromeda fosse diversa dal resto dei suoi parenti, eppure il gene della follia Black, come lo chiamava nonno Lucius quando la moglie non era presente, era chiaro e riconoscibile nei suoi strani modi.
«Iniziammo una specie di guerriglia, con scherzi e trucchetti anche pesanti» continuò Rose in un gran sorriso, «decisi a non cedere».
«I nostri piccoli scontri erano piuttosto frequenti, anche perché quell’anno la Preside aveva deciso di associare gli studenti del primo anno di Corvonero e Serpeverde nella maggior parte delle lezioni: Rosie e Al erano molto contenti di questa decisione, ma io ero molto scocciato da questo terzetto mal combinato che andava formandosi. Ai tempi, la vedevo come una mocciosa onnipresente e mi dava molto sui nervi».
Ron lo fissò con aria di sfida. «Bada a come parli, ragazzino», sibilò furente.
«Papà, Scorpius aveva perfettamente ragione: sono stata davvero impossibile, in quel periodo, forse proprio per ripicca nei suoi confronti. Mamma lo sa, vista la quantità di lettere con cui la tormentavo; dopo quanto tempo hai smesso di rispondermi?»
Con una reazione del tutta opposta a quella del marito, Hermione si mise a ridacchiare ripensando a quanto era accaduto sette anni prima. «Credo un paio di settimane, non ne potevo più. Continuavi a lamentarti di lui, come se ti rubasse Albus e non ti permettesse di frequentarlo».
«Era così che mi sentivo: non riuscivo a essere spontanea con mio cugino in presenza di Scorpius, e ovviamente non mi andava di raccontare i miei segreti ad Al davanti a un perfetto estraneo. Credevo di essere rimasta sola, anche se iniziavo a legare con le mie compagne di dormitorio».
Rose teneva gli occhi bassi, fissando un decoro di gattini sul fondo del piatto vuoto, con aria nostalgica. «Fu in quel periodo che chiesi per la prima volta consiglio a zia Ginny: lei si dichiarò entusiasta della competizione che avevo intrapreso e mi suggerì molte idee per ottimi scherzi, così da liberarmi di Scorpius».
E per fortuna non aveva pensato di rivolgersi a George, si disse Hermione con un gran sospiro: visto che Gin non aveva mai perdonato Lucius Malfoy per la storia del diario, in qualche modo forse aveva visto in quella storia la possibilità di prendersi una piccola rivincita personale.
«Buon sangue Weasley non mente mai» commentò Andromeda rientrando in sala da pranzo come se non fosse accaduto nulla in cucina. «Ah, ci vorrà ancora qualche minuto per la cena».
Teddy apparve alle sue spalle; si massaggiava una guancia con aria sofferente, probabilmente a causa di una di quelle prese da Cercatore che la nonna sapeva dedicargli.
«Eppure avete detto di aver raggiunto una sorta di tregua», commentò con aria sicura Astoria, come se fosse certa della risposta. Draco la guardò di sottecchi: possibile che, come sua madre, fosse sempre informata di tutto?
«Oh, per questo Al ha dovuto aspettare fino alla prima partita di Quidditch del Torneo scolastico, al secondo anno; fino ad allora, le cose non sono migliorate molto».
«Ecco chi faceva disperare tanto la mia Victoire» esclamò allegramente Ted, subito ripresosi dalle gentilezze della nonna. «Era così esasperata che, il giorno della prima gita a Hogsmeade di quell’anno, si è perfino dimenticata di truccarsi!»
I capelli del ragazzo cambiarono diverse tinte in pochi istanti, segno del suo amore per la giovane Weasley, strappando un sorriso perfino a Ron. Quello era un ragazzo che avrebbe accolto a braccia aperte in famiglia; provò a paragonare quello che considerava da sempre un figlio adottivo di Harry con Scorpius, convincendosi sempre di più che la sua bambina aveva commesso un terribile errore e che era suo compito, come padre, salvarla da una vita misera e vuota.
«Povera Vicky», ridacchiò Rose, «non le abbiamo concesso un settimo anno molto tranquillo; eravamo d’accordo con gli altri cugini di importunarla il più possibile. Non per cattiveria, sapete, ma a volte riesce a essere così perfetta da mettere in dubbio i nostri legami di parentela. Si aspettava brutte a sorprese dai gemelli, penso, ma certo non credeva che avrebbe perso una buona parte del tempo che avrebbe dovuto dedicare allo studio per sgridare la sua cuginetta preferita».
Ron era sempre più perplesso, man mano che la figlia andava avanti con il racconto. «Non capisco una cosa, però: com’è possibile che io non sappia nulla di questa storia?»
«Giusto, nemmeno io ne sono mai stato informato» esclamò Draco con la stessa aria confusa.
Stranamente, per quanto sembrasse impossibile, Astoria e Hermione si fissarono con complicità, ognuna certa che l’altra avesse agito proprio come lei. «Semplicemente perché la Preside, al momento di scrivere alle famiglie per informare di quanto stava accadendo nei corridoi di Hogwarts, ha pensato che fosse meglio rivolgersi alle mogli piuttosto che riaprire la vecchia faida tra Weasley e Malfoy» spiegò la prima in tutta semplicità, come se fosse ovvio. Hermione annuì in un gran sorriso.
«Esattamente, e io ho trovato più sicuro tenerti all’oscuro della storia: conoscendo il tuo carattere, Ron, non avresti mai preteso da Rose che accettasse le proprie responsabilità, mentre io volevo che smettesse con questo comportamento infantile».
«Vedo che i nostri mariti sono più simili di quanto lascino intendere», ghignò Astoria divertita. «Ad ogni modo, informai mia suocera di tutta la storia e decidemmo di non coinvolgere gli uomini di casa; Scorpius è stato castigato a puntino per la pessima condotta tenuta nei primi mesi di scuola al rientro a casa per Natale, non è vero, tesoro?»
L’interessato annuì mestamente, senza aggiungere una sola parola. Non aveva rivelato nemmeno a Rose in cosa consisteva la terribile punizione architettata dalle menti diaboliche che convivevano con lui, per paura di essere umiliato; del resto ci sono cose che un Malfoy tiene per sé anche sotto tortura pur di salvare il proprio onore, l’aveva imparato da suo padre.
Vi erano segreti che Draco non gli avrebbe mai rivelato, ne era sicuro; ad esempio, erano anni che si rifiutava di spiegargli i motivi per cui detestava Ferret, il furetto bianco che Scorpius si era fatto regalare per l’ingresso a Hogwarts, preferendolo a un più utile gufo reale. La mamma gli aveva confidato che si trattava di qualche storia rimasta in sospeso dai tempi della scuola, scaramucce che il marito non aveva saputo dimenticare.
«Anche Rosie imparò alla svelta la lezione: su consiglio di nonna Molly, le facemmo lavare tutti i piatti e le stoviglie usate per preparare e gustare il cenone di Natale con tutti i parenti, da sola; può sembrare una punizione leggera», commentò Hermione, «ma dovete considerare che eravamo una trentina quella sera, alla Tana».
Teddy ricordava quella sera: erano stati invitati perfino lui e la nonna all’ultimo momento, tanto che il suo padrino aveva suggerito di spostare la festa a casa sua per avere a disposizione più spazio; sapendo le abitudini da buone forchette dei Weasley, anche solo pensare una Rose undicenne alle prese con una montagna di pentole e porcellane sufficiente a sfamare tutto il clan sembrava una cattiveria. Evidentemente Vic non esagerava, lamentandosi dei cugini che la facevano tribolare.
La ragazza ora sorrideva tranquilla, notò il Metamorphmagus, eppure quel Natale doveva essere stato molto pesante per lei.
«E, mentre la nostra piccola Cenerentola strofinava con cura e sudore casseruole, padelle e tegami, tu e la tua amabile suocera strigliavate per bene anche la sua pessima consigliera, Zia Ginny», concluse Andromeda con un sorrisetto lezioso. Tutti i Weasley sapevano che quella che era stata la piccola di casa era la sua preferita tra i figli di Molly, perciò né Hermione né i suoi familiari si sorpresero quando sembrò prendere le parti della povera strega.
La signora Potter poteva contare nella nonna di Teddy una temibile alleata, che la stimava per il suo coraggio nel prendere come marito il salvatore del Mondo Magico, rischiando di essere messa in un cantuccio dalla fama di Harry, e per la caparbietà con cui sfidava le regole antiquate applicate dalla madre. Ginevra Weasley si era conquistata la giusta dose di gloria necessaria per vivere con il suo amato rifiutando a priori il ruolo di mogliettina ubbidiente e servizievole; aveva tirato fuori il suo carattere esplosivo giocando con le Holyhead Harpies e diventando molto famosa per i suoi lanci micidiali e per il suo record di gol segnati in una stagione.
Era talmente amata nel mondo dello sport che dal momento in cui aveva rinunciato alla carriera da Cacciatrice, quando aveva colto i primi segni della gravidanza in corso, la Gazzetta del Profeta le aveva subito offerto un posto come cronista della prima divisione di Quidditch. I resoconti di Ginny erano molto amati dai lettori per la sua originalità: d’altronde, quante giornaliste sportive incinte di otto mesi che si esprimevano in un linguaggio estremamente colorito, vuoi per gli ormoni in libertà vuoi per le caviglie gonfie, si potevano contare nella storia della comunità magica inglese?
Probabilmente invidiosa della popolarità crescente della neocollega, Rita Skeeter iniziò a scrivere diversi articoli piuttosto sarcastici su chi, in realtà, portasse i pantaloni in casa Potter: nei suoi pezzi Harry era ritratto come un Vermicolo senza spina dorsale, comandato a bacchetta da quella strega della moglie e costretto a svolgere tutti i lavori domestici. La gente sghignazzava per questa stupida storia, tanto che Hermione dovette ricorrere alle vecchie minacce per far tacere quella blatta zuccherosa travestita da giornalista.
Rimaneva comunque il fatto che Ginny si era costruita la propria popolarità a parte dai successi del marito, così da non apparire come un’ochetta anonima al fianco di un uomo importante.
La signora Weasley si riprese da quei ricordi degli anni passati, seguendo il filo delle parole di Rose che continuava a narrare qualche aneddoto del primo anno. «Al ritorno a Hogwarts», stava raccontando sua figlia, «scoprimmo che perfino Al era stato sgridato dai genitori e che gli era stato imposto di mettere fine alla faida, se non voleva dire addio alla sua nuova scopa da corsa appena ricevuta per Natale».
Era stato difficile sopportare Albus nel viaggio di ritorno verso la scuola, poiché era di umore nero e non smetteva di lamentarsi dell’ingiustizia subita, cosa molto insolita per la persona assennata e cordiale che i due nemici conoscevano; era stata la tristezza dell’amico comune a portarli a sospendere le ostilità, sperando che in questo modo almeno a Pasqua il giovane Potter avrebbe potuto sfidare il padre e il fratello in una sfida a caccia del Boccino d’Oro. Scorpius rise ricordando in quali ringraziamenti senza moderazioni si era prodigato Al per essere riuscito a rientrare in possesso del suo manico di scopa. «Sancimmo una tregua a metà di gennaio, più per senso di autoconservazione e per l’amicizia di Albus piuttosto che per desiderio di riappacificarci».
«Con la tacita promessa di riprendere le ostilità non appena si fosse presentata l’occasione adatta», aggiunse Rose ridendo allegramente.
Il suo ragazzo la guardò di sottecchi, sorpreso. «Io non l’ho mai intesa in questo modo e lo sai benissimo: avevo imparato la lezione e non avevo voglia di ritrovarmi nelle grinfie di…»
La voce gli morì in gola prima di rivelare il suo segreto alla curiosa platea che lo stava ascoltando; senza commentare quanto era appena accaduto, Astoria sorrise soddisfatta per l’ottimo lavoro svolto con Narcissa. Certe punizioni sapevano correggere gli errori del suo ragazzo in modo molto più efficace dei discorsi pomposi e altisonanti di Draco e, soprattutto, del nonno paterno. Lucius era esperto nell’intessere elogi tanto insensati e orgogliosi sulla famiglia Malfoy che i suoi ascoltatori perdevano il filo nel giro di un paio di minuti.
Al fianco della moglie, il signor Malfoy rabbrividì: sua madre aveva imparato dalla nonna Black le peggiori tecniche di tortura della famiglia per inculcare i giusti insegnamenti nei figli e negli ultimi anni aveva passato il testimone ad Astoria. Uno sguardo ad Andromeda e notò che aveva gli occhi lucidi, probabilmente persa nei ricordi della sua giovinezza; anche a lei Druella Black doveva aver reso l’infanzia difficile, in tempi lontani, perché non mettesse in imbarazzo il nome di famiglia. Conoscendo la cattiveria di cui erano capaci i parenti che avevano in comune, la sua fuga e quella del cugino defunto e innominabile erano quasi comprensibili.
Nessuno dei due aveva dubbi che Scorpius avesse cessato all’istante le ostilità, dopo l’intervento di Narcissa e Astoria; solo un folle, in effetti, avrebbe persistito, e Scorpius era un ragazzo assennato.
Rose fece spallucce. «Non importa, quel che è certo è che non eravamo più nemici dichiarati, ma ancora non potevamo considerarci amici. Al era in imbarazzo, perché anche con tutta la sua buona volontà le nostre conversazioni si fermavano ai monosillabi».
«Le cose rischiarono di prendere di nuovo una brutta piega con la prima lezione di volo, che era stata rimandata a febbraio per via del pessimo tempo che aveva castigato la Scozia per tutto l’anno».
Hugo, che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad ammirare il coraggio della sorella e a controllare il padre, temendo che saltasse su un’altra volta, pronto ad attaccare il signor Malfoy, s’intromise nel discorso carico di ammirazione. «Quella scena avrei davvero voluto vederla: è rimasta nella storia di Hogwarts, tutte le matricole ne parlano ancora oggi!»
Rose arrossì, rendendosi se possibile ancora più carina. «Forse noi abbiamo dato spettacolo, ma non siamo stati i soli a esagerare».
«Hai ragione», aggiunse al volo Scorpius temendo che sua madre volesse elargirgli una dose con gli interessi dei suoi sistemi educativi. «Davies non riusciva a controllare la scopa, e Angelina Baston gli girava intorno ridacchiando tutta contenta. Noi svolazzavamo soltanto in giro, senza fare nulla di male».
Hermione strabuzzò gli occhi, ma poi si disse che, se la Preside non l’aveva informata, quella volta non era successo nulla di male. Come a tranquillizzarla, sua figlia spiegò che era stata una lezione caotica, ma che di certo non si poteva attribuire a loro due soli la richiesta di pensionamento che Madama Bumb avanzò quel pomeriggio stesso. Di fronte a quell’affermazione tanto ingenua quanto colpevole, Ted scoppiò di nuovo a ridere.
«Poverina, era tempo che si ritirasse; e dire che pensavo di averla già convinta io a lasciare l’insegnamento, ai tempi!»
«Tu hai fatto cosa, razza di piccolo delinquente multicolore?» ruggì la nonna con aria minacciosa.
«Non l’ho certo fatto apposta, nonna: lo sai che mi ritengo fortunato se riesco ad attraversare una stanza senza crollare a terra come un sacco di Grinzafichi, perciò immagina cosa può essere successo quando quella specie d’arpia mi ha costretto a salire su un manico di scopa».
La risata che ne seguì da una simile giustificazione coinvolse tutta la tavolata, coniugi Malfoy compresi, senza che nessuno si preoccupasse della sfumatura verde acido che avevano assunto i capelli del giovane mago, chiaro segno di profonda offesa.
Trovava che fosse una vera e propria crudeltà metterlo su una scopa e pretendere che sapesse volare, soprattutto viste le sue abilità di creare catastrofi con uno stuzzicadenti. La Bumb aveva avuto il fatto suo, quando aveva tentato di piantarle il manico del suo mezzo volante esattamente in mezzo agli occhi dopo una picchiata vertiginosa e fuori controllo.
Madama Chips, quel vecchio barbagianni impagliato, si era divertita altrettanto nel rimettergli a posto la spalla lussata dopo un atterraggio rovinoso.
Astoria si asciugò una lacrimuccia, divertita. «Da quello che ci raccontate, suppongo che sia avvenuto un vero miracolo per farvi andare davvero d’accordo».






Eccomi qua, dopo un sacco di tempo... Avevo ancora un capitolo pronto e non l'ho più postato, perciò l'ho aggiunto. Ho visto che un sacco di persone hanno letto questa storia... Devo ammettere che non sono più ispirata come quando ho cominciato a scrivere; sì, lo so, dovrei se non finire le storie prima di pubblicarle almeno fare un po' di scorta di capitoli pronti, ma è più forte di me. Chissà, magari questo potrebbe essere lo stimolo per continuare la storia! Vedremo.

Rowi
   
 
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