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Autore: LadyDenebola    22/05/2017    1 recensioni
Dopo sette anni dai MAGO, Violet torna a Hogwarts come assistente bibliotecaria, e qui ritrova un vecchio professore di cui non sentiva parlare da tempo. Fra lupi mannari, lezioni di duello e nuove assunzioni, Violet avrà modo di ricredersi sul suo ex Direttore. Versione aggiornata di una fanfic che pubblicai qui anni fa.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minerva McGranitt, Nuovo personaggio, Serpeverde, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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I DEMONI


 
<< Non è così che ci si prepara ai MAGO! Non è così che ci si prepara ai MAGO! >>sbottò Will scagliando via la piuma d’oca e abbandonandosi sul tema di Trasfigurazione ancora incompleto.
Violet alzò la testa dagli appunti di Vitious, preoccupata. Aveva avvertito chiaramente la nota isterica nella voce dell’amico, e provò un incontenibile moto di solidarietà. La quantità dei compiti che i professori assegnavano era triplicata e le lezioni si facevano sempre più complesse, per gli studenti del settimo anno. << Pensa che sono gli ultimi sforzi >>disse Violet alla testa bionda di Will, inerte sul foglio di pergamena.
<< Non ne uscirò vivo >>borbottò Will, la voce soffocata contro il banco. Rialzò leggermente la testa e si guardò intorno nell’aula di Incantesimi, vuota a parte lui e Violet, alla ricerca d’ispirazione per il tema.
Violet abbandonò gli appunti di Vitious e, avvicinatasi all’amico, gli sfilò da sotto il mento il tema per controllarlo.
<< Avessi ancora il Club di Purblack per distrarmi >>sospirò Will, lasciandosi scivolare sulla sedia e reclinando indietro il capo.<< Non capisco perché abbia annullato le ultime lezioni. Tu ne sai qualcosa? >>
<< Come potrei saperlo? Dovresti chiederlo a Purblack >>rispose Violet, concentrata sul tema.
<< Certo, come se fosse facile beccarlo per il castello. Dopo che Alyssa e le altre l’hanno incontrato la sera della festa, non si è più fatto vedere in giro >>rifletté Will, la fronte aggrottata.
<< Sì, le tue amiche sono state le ultime fortunate che l’hanno visto. Qui, comunque >>tagliò corto Violet, porgendogli la pergamena, << hai scritto male. Per modificare la forma delle orecchie occorre un movimento rotatorio della bacchetta, non del polso >>
<< Grazie >>Will Appellò la piuma rimasta sul pavimento e si affrettò a correggere l’errore.
Violet controllò l’orologio: la lezione sarebbe cominciata in pochi minuti. Andò ad aprire la porta dell’aula, e sorrise agli studenti di Grifondoro e Serpeverde già in attesa in corridoio. Alla vista di Alyssa, Marika e Susan, Violet ripensò alle parole di Will su August. Era vero: dalla notte in cui aveva sorpreso le tre Serpeverde in balìa del fascino di August, non aveva avuto ancora modo di ritrovarsi con uno di loro. Non che ci tenesse particolarmente, considerando come quella sera aveva rischiato di terminare, ma le parole di Will erano interessanti. Gli ultimi due incontri del Club dei Duellanti erano saltati, e di August non si vedeva più l’ombra, come se avesse lasciato Hogwarts in segreto. Naturalmente Violet sapeva che ciò era impossibile, perché la McGranitt avrebbe avvertito tutti e, a giudicare dal clima sereno della sala professori, poteva esser certa che August si stava semplicemente tenendo in disparte. Per quale motivo, lo ignorava.
<< Violet, sei con noi? >> la vocetta di Vitious riportò Violet alla realtà. Quasi non si era accorta di essere tornata alla cattedra insieme a Vitious e che la classe aveva preso posto.
<< Mi scusi >>borbottò lei, sollevata che i ragazzi stessero beatamente ignorando sia lei sia Vitious.
<< Dovranno stare attenti, oggi, con l’Everte Statim >>sospirò il professore mentre il chiacchiericcio aumentava di intensità e qualche pallina di pergamena Serpeverde atterrava con fare bellico sulle teste di alcune Grifondoro.
Prima che si scatenasse una vera battaglia, Vitious sparò in aria qualche petardo leggero, e i ragazzi decisero di calmarsi.
<< Molto bene, ragazzi. Spero che vi siate esercitati con l’Everte Statim >>esordì il professore guardandoli severo.<< Come vi ho anticipato la scorsa volta, è probabile che questo incantesimo vi verrà chiesto ai MAGO, perciò voglio che tutti voi lo prendiate seriamente. Oggi vedremo se e quanto a fondo lo avete assimilato. Disponetevi in coppie e prendete un cuscino a testa >>
I ragazzi si alzarono entusiasti e si precipitarono nell’angolo dov’erano impilati i cuscini che usavano a lezione con gli incantesimi corpo a corpo. Con un gesto rapido della bacchetta, Violet li fece levitare prima che potessero raggiungerli e scatenare una ressa che, lei lo sapeva, sarebbe durata almeno dieci minuti e che Vitious difficilmente avrebbe placato.
<< Dei cuscini mi occupo io >>sorrise lei sotto lo sguardo di disappunto di alcuni Serpeverde.
<< Grazie, Violet >>sospirò Vitious.<< Avanti, formate delle coppie e disponetevi a circa venti centimetri dal vostro cuscino, così dovreste evitare di urtare contro il pavimento. Ci siete? Molto bene. A turno, scaglierete l’Everte Statim contro il vostro compagno, possibilmente senza parlare. Ricordate che gli Incantesimi non Verbali sono i più richiesti agli esami >>
<< Mi scusi, professore >>Alyssa Potier alzò la mano. Era in piedi fra due soffici cuscini di seta rosa, palesemente senza compagno. Vitious capì al volo il problema e, con un sorriso, si voltò verso Violet.
<< Puoi aiutare tu la signorina Potier a esercitarsi? >>
<< Ma certo >>rispose Violet, muovendo appena la mascella, che si era irrigidita non appena aveva capito quale sarebbe stato il suo destino per la prossima ora e mezza.
Alyssa appariva altrettanto scontenta, e Violet non poteva fare a meno di sospettare che anche lei ricordava che l’ultima volta che si erano viste era stato in presenza di August. Cosa Alyssa ricordasse con precisione, Violet non lo sapeva: probabilmente, era ancora indispettita per essere stata sorpresa fuori dal dormitorio. Violet dubitava che potesse ricordare di essere caduta nella maglia incantatrice di August, insieme alle sue amiche, e che proprio lei, Violet, le aveva salvate. Eppure, Violet preferiva che Alyssa, Marika e Susan rimanessero in quell’ostile inconsapevolezza: al di fuori degli insegnanti, nessuno a Hogwarts conosceva la vera natura di August e lei non poteva immaginare come la verità avrebbe potuto essere accolta dagli studenti. Con un brivido, si domandò se, invece, delle ragazze avventate come Alyssa non potessero non sentirsi soddisfatte, sotto il potere di un vampiro...
<< Concentratevi! >>ordinò Vitious da sopra la sua personale pila di cuscini, dietro la cattedra.
In ogni coppia, una bacchetta fu sollevata e puntata contro l’avversario. Il silenzio era caduto sull’aula, mentre chi avrebbe colpito raccoglieva le energie in attesa del segnale di Vitious. Violet osservava, sperando di avere un’espressione impassibile, la bacchetta sfoderata davanti al suo petto. Non le piaceva affatto l’idea che da lì a qualche secondo sarebbe stata scagliata a terra.
<< Cominciate! >>esclamò la vocetta di Vitious.
I vetri delle finestre brillarono dei bagliori argentei degli incantesimi scagliati quasi tutti nello stesso istante. Molti non verbali andarono a segno, scagliando i ragazzi-bersaglio sui cuscini; solo alcuni studenti non riuscirono a trattenere l’istinto di pronunciare la formula a mezza voce ma, nel complesso, il risultato fu positivo. Anche Violet fu sbalzata a terra: l’incantesimo di Alyssa era stato così potente da farla rotolare ben oltre il proprio cuscino. Trattenendo un gemito di dolore, si rialzò in tempo per vedere la Serpeverde far sparire il sorrisetto compiaciuto che era apparso sul suo viso.
<< Ben fatto, ragazzi! >>annuì Vitious mentre gli studenti caduti si ricomponevano.<< Adesso, scambiatevi di ruolo. Violet, tu sei già padrona dell’incantesimo, perciò lascerai che sia la signorina Potier ad attaccare, per ora. Poi, la faremo esercitare con qualcun altro e tu aiuterai chi rimarrà senza compagno >>
<< D’accordo >>sospirò Violet, rassegnata.
Forse Alyssa non sapeva che le avrebbe dovuto un minimo di gratitudine per averla salvata da un possibile futuro da vampiro, ma almeno avrebbe potuto contenere l’ostilità che provava nei suoi confronti, rifletté Violet massaggiandosi la schiena dolorante e ammaccata dopo essere stata spedita altre cinque volte lontano dal cuscino.
<< Non credi che io sia migliorata, Rosenao? >>le domandò Alyssa con tono impertinente mentre non si lasciava sfuggire alcuna smorfia della ragazza.
<< Saper gestire l’Everte Statim è cosa da ragazzini del sesto, Potier. Fossi in te, non mi vanterei poi così tanto >>replicò Violet a denti stretti.
<< Forse, ma sono sicura che August rimarrà sorpreso quando lo userò al Duello. Il mio Everte Statim è molto più potente di quello degli altri >>cinguettò Alyssa.
L’istinto maligno che, con gradi diversi, cova dentro ogni Serpeverde si risvegliò in Violet, suggerendole di mettere in giro la voce di aver sorpreso Alyssa Potier, di notte, con August Purblack. Ma la saggezza o, meglio, l’istinto di conservazione la costrinse a rimanere zitta: sapeva che August avrebbe smentito subito una voce del genere, e, di sicuro, sarebbe stata proprio lei a pagarne le conseguenze. Frustrata per non poter cancellare dal viso di Alyssa quel sorriso sprezzante, Violet ricorse all’unico mezzo “lecito” che poteva usare in quel momento, proponendo a Vitious di accoppiarla, finalmente, a qualcun altro.
Fu una lezione disastrosa, per lei. Dopo Alyssa, Violet fu assegnata ad altri due ragazzi che, pur facendole centrare il cuscino, la scagliarono a terra con una tale forza che l’imbottitura non riuscì ad attutire la caduta. Quando la campana suonò, Violet lasciò l’aula a passo lento e con la schiena che urlava pietà.
<< Quindi neanche tu hai più visto Purblack? >>le domandò Will, che era rimasto indietro per aiutarla a raccogliere le sue cose.
<< Non lo vedo da giorni e ne so quanto te >>
<< E gli altri professori che dicono? >>
<< Ti prego, Will >>gemette Violet.<< I tuoi amici mi hanno fatto cadere tante di quelle volte che non so quando riuscirò a sdraiarmi o sedermi senza provare dolore: ti sembra il momento di parlare di Purblack? >>
<< Scusa >>borbottò il ragazzo, tenendo le braccia allargate attorno a Violet per proteggerla dalla fiumana irruente dei ragazzi che cambiavano aula, << ma a tutti noi dispiacerebbe se dovesse cancellare il Club. Ormai, era il nostro unico sfogo, lo sai >>
<< Non credi che abbiate cose più importanti a cui pensare? >>ribatté Violet, ripensando alle lamentele dei professori su quanto gli studenti fossero più interessati al Club che non alle loro lezioni.<< E comunque >>aggiunse cercando di riprendersi la borsa che Will le portava, << non hai un'altra lezione, ora? >>
<< Ho ancora un po’ di minuti prima di Difesa. Ho tutto il tempo di accompagnarti in camera >>Will si issò la borsa di Violet in spalla, sopra la propria già carica di libri, senza alcuno sforzo.
Violet lasciò perdere e accettò senza ulteriori remore il suo aiuto. Se la fortuna era dalla sua, una volta in camera si sarebbe spalmata un po’ di Pomata AntiFratture sulla schiena per poi concedersi un po’ di riposo, lontano dal mistero che aleggiava sulla scomparsa di August e da altri incantesimi lanciati da studenti un po’ troppo entusiasti, almeno fino alla lezione successiva.
Will si bloccò di scatto, perplesso. Avevano svoltato nel corridoio di Difesa Contro le Arti Oscure, più calmo di quanto si era aspettato. La consueta fila che si allungava fuori dall’aula di Piton già alcuni minuti prima dell’inizio della lezione non c’era: al suo posto, si alzava un lieve ronzio proveniente proprio dalla porta dell’aula lasciata aperta. Quando vi arrivarono davanti, Will lanciò uno sguardo all’interno, e sussultò. Piton gli restituì lo sguardo.
<< In ritardo di quasi dieci minuti, Eder. Da un Serpeverde mi sarei aspettato di meglio, ma non me ne cruccio: è sempre un piacere quando uno studente mi degna della sua presenza >>lo accolse il professore, beffardo.
<< Non capisco >>balbettò Will. Si affacciò sulla soglia: gli bastò una sola occhiata per capire che, in mezzo ai suoi compagni già seduti, era l’unico ritardatario. Guardò l’orologio al polso e, con un tuffo al cuore, scoprì che si era fermato già da più di un’ora: le continue cadute a terra durante Incantesimi dovevano averne compromesso il meccanismo.
<< Dentro >>sibilò Piton indicandogli con un gesto secco il suo banco.
Will restituì la borsa a Violet ed entrò. Solo allora Piton si accorse di lei, rimasta in disparte fuori dalla soglia. Un ghigno ancor più beffardo gli si dipinse sul volto.
<< Rosenao, non credo ti siano chiari i compiti di un insegnante se non fai notare a uno studente che è in ritardo >>osservò.
<< Non me ne ero accorta >>replicò Violet a voce bassa, colpita da quell’affermazione fuori luogo in quel momento. Fece per proseguire oltre e tornare finalmente in camera, ma Piton si affacciò dalla porta dell’aula e, a voce abbastanza alta perché anche dall’interno udissero, disse:<< Se vuoi essere presa sul serio come insegnante, questo tuo malsano vizio di distrarre e lasciarti distrarre da studenti e... docenti deve finire, Rosenao >>
L’ingiustizia e la sfacciataggine di quella frase inchiodarono Violet lì dov’era. Prima ancora che potesse rendersene conto, cominciò a tremare a tal punto da dimenticare, per un momento, il dolore alla schiena. Si voltò lentamente verso Piton, che ancora la osservava, probabilmente in attesa di sapere come gli avrebbe risposto. Si stupì nel vederlo aggrottare la fronte quando incrociò il suo sguardo, che perse tutta la sua malignità. Era l’occasione perfetta per rispondergli a tono e mandarlo al diavolo per tutte le frecciatine che le aveva riservato finora. Eppure, le parole e il tono che Violet usò non erano furiose né indignate.
Erano stanche. Come se si fosse stancata di continuare a sbattere contro un muro che nulla avrebbe potuto abbattere.
<< Grazie del suggerimento, professore >>
E se ne andò a passo lento, consapevole del silenzio che si lasciava alle spalle. Fu quando si fu richiusa la porta della propria camera alle spalle che si rese conto di avere gli occhi appannati dalle lacrime e che la mano ancora stretta attorno alla maniglia tremava come colta da un male violento.
E, dimentica del dolore alla schiena, pianse.

***

Calde lacrime di rabbia piovevano sul pavimento, lasciando sulle sue guance scie bollenti. Con un gesto secco, Violet se le asciugò e tirò su col naso, odiandosi per quella reazione e odiando ancor di più Piton.
Era arrivata al limite. Da più di tre mesi tollerava le sue frecciatine, ma quell’ultima cattiveria era stata la goccia finale. Non si sarebbe mai aspettata un trattamento simile, e proprio dal suo ex Direttore. Perché quel professore che anni prima le elargiva punti e complimenti a ogni pozione ben fatta ora non perdeva occasione per accanirsi su di lei?
Così presa dalla rabbia e dai pensieri, Violet perse la cognizione del tempo. L’ora di cena arrivò e lei era ancora sdraiata sul letto, nell’unica posizione che le permettesse di non sentire dolore, a rimuginare sul ghigno beffardo di Piton. Non aveva neanche fame, tanto era amareggiata.
E poi, senza alcun preavviso, tremò sotto una potente esplosione. Di riflesso, Violet recuperò la bacchetta, balzò in piedi mentre i vetri alle finestre tintinnavano minacciando di cadere a terra e corse fuori. Non aveva la minima idea dell’origine dell’esplosione, perciò l’unica cosa sensata che le venne in mente fu dirigersi verso la Sala d’Ingresso e riunirsi ai professori che, molto probabilmente, stavano ancora cenando.
Mentre correva lungo corridoi e scalinate, nuovi boati esplosero a intermittenza, aumentando d’intensità man mano che si avvicinava alla Sala d’Ingresso, come a volerle dare il benvenuto. Una manciata di secondi dopo, le urla terrorizzate degli studenti si levarono acute sotto di lei, seguite quasi subito dal rumore frenetico di persone in fuga.
Violet non era ancora arrivata alla scalinata di marmo che fu quasi travolta dagli studenti.
<< Cosa succede? >>Violet riuscì a bloccare un Grifondoro del sesto anno. Quello la fissò sconvolto, e impiegò parecchi secondi prima di riuscire a farfugliare:<< Ci attaccano… sembravano demoni… non li ho visti bene, la McGranitt ci ha fatto uscire… >>
<< Da questa parte! >>urlò il suo Prefetto, sbracciandosi nella loro direzione.<< Tornate tutti nelle vostre Sale Comuni! >>
Violet lasciò andare il ragazzo, incredula, e riprese a correre. Prefetti e Capiscuola cercavano di guidare la fiumana terrorizzata che si ingrossava verso le Sale Comuni. Rasente il muro, Violet riuscì a evitare molti urti dei ragazzi che correvano nella direzione opposta ma, quando finalmente arrivò, il fiato le si mozzò in gola.
In cima alla scalinata di marmo, si ritrovò davanti una Sala d’Ingresso irriconoscibile. Il portone di quercia era spalancato contro le pareti, come se un vento sovrumano fosse riuscito a spalancarlo violentemente, molte lastre del pavimento erano scheggiate e la clessidra di Tassorosso era andata in frantumi: in uno scroscio tintinnante, le pietre dorate rotolavano giù sui frammenti di vetro.
I professori Sprite e Vitious stavano affrontando quello che senza dubbio era un demone, anche se aveva molte fattezze umane: alto più di un uomo normale, aveva braccia lunghe ed esili. Il volto dai tratti delicati, quasi femminili (nonostante fosse impossibile stabilirne il sesso), era contornato da una folta criniera rossiccia. Non aveva bacchette: la magia fluiva dal suo corpo, comandata dal semplice pensiero.
Violet corse giù per la scalinata e saltò gli ultimi tre gradini. Allora, la sua attenzione fu catturata dai bagliori e dalle esplosioni nella Sala Grande, e capì che era lì che infuriava la battaglia vera e propria. Diversi studenti erano rimasti ad aiutare i professori contro altri due demoni che già avevano devastato metà sala, rovesciando i tavoli e sparpagliando i resti della cena ovunque.
Un urlo fece voltare di nuovo Violet: la Sprite e Vitious avevano scansato un incantesimo del demone. Violet si avvicinò, il cuore in gola: sembrava dannatamente abile. Nonostante fosse da solo, riusciva a schivare la maggior parte degli incantesimi che gli venivano lanciati contro. E i due professori iniziavano a mostrare segni di stanchezza…
<< Stupeficium! >>urlò tra sé Violet, puntando la bacchetta. Centrò il demone in pieno petto e lo scagliò contro la parete opposta. Con orrore, la ragazza lo rivide rimettersi subito in piedi, ghignante ma sorpreso.
<< E tu chi saresti? >>
A Violet venne la pelle d’oca: non ricordava d’aver mai udito una voce simile, bassa e sibilante ma con un tono gutturale appena percepibile.
<< È molto resistente, stiamo cercando di sfiancarlo ma i nostri incantesimi gli fanno appena il solletico! >>la avvertì Vitious, il cui anatema fu abilmente evitato dal demone, che ridacchiò.
<< Continuate pure a provare! >>sibilò con il volto deformato dal ghigno.<< Noi non abbiamo fretta, ma appena mi verrà fame assaggerò i vostri ragazzi, ovunque si siano nascosti >>
<< Incarceramus! >>pensò Violet, disperata. Il demone osservò con pigra curiosità le corde che lo avvolsero, e resistette tenace contro la raffica di Schiantesimi della ragazza. Dopo due minuti di attacchi interminabili, era ancora illeso. E irritato.
<< Sei più fastidiosa di questi due messi insieme >>commentò e, con una semplice contrazione dei muscoli, spezzò le corde. In un battito di ciglia era balzato in avanti, fendendo l’aria con le braccia di nuovo libere.
Vitious e la Sprite furono travolti senza avere il tempo di reagire. Violet evocò un Sortilegio Scudo, ma non fu abbastanza rapida: il demone la raggiunse e la sfiorò con un dito. Violet sentì una forza invisibile e violenta scagliarla indietro, facendola rotolare accanto alle clessidre, e il demone ne approfittò per risalire le scale alla velocità della luce.
Il petto dolorante nel punto in cui era stato sfiorato, Violet si affrettò a inseguirlo, guidata dal rumore di distruzione e sperando che gli studenti fossero ormai al sicuro nelle loro Case.
Il demone salì di due piani, scardinando le porte delle aule e lacerando arazzi. Fiutava la carne come un cane da caccia, finché non si arrestò davanti a una porta. La contemplò per un secondo prima di abbatterla. Un urlo acuto si levò dall’interno mentre lui entrava, e un paio di ragazze uscirono annaspando, finendo fra le braccia di Violet.
<< Via! >>urlò lei. Le studentesse sfrecciarono via. Il demone era già sulla soglia. Fissò Violet, unico ostacolo fra lui e la preda in fuga, e lanciò un incantesimo. Stavolta, con sollievo, Violet riuscì a pararlo. Contrattaccò subito, evocando robuste funi e una cassaforte in cui fece volare il demone, legato. Quando lo sportello della cassaforte, con un tonfo, si chiuse, Violet si affrettò dietro le ragazze. Doveva far venire qualcuno ad aiutarla a eliminare il demone…
Il suo cuore perse un battito. Aveva appena svoltato l’angolo quando udì la cassaforte esplodere, col ferro e il legno che cadevano rumorosamente a terra. Violet e le due studentesse si arrampicarono su per una scala, ma non erano arrivate in cima che quella si spostò verso un nuovo corridoio.
<< Da qui per la torre di Corvonero sono due minuti >>mormorò una delle ragazze.
<< Tornate lì >>Violet le spinse per farle continuare a correre.<< Appena quel mostro ci avrà raggiunte io lo distrarrò >>
Loro annuirono, ma la più grande esitò.
<< Ce la farai da sola? Posso chiamare… >>ma si zittì, d’un colpo pallida come un cencio.
Il demone aveva raggiunto la cima delle scale, ma non sorrideva più. Sulle braccia esibiva i segni rossi delle corde.
<< Andate >>sibilò Violet, e seguì le due Corvonero per un piccolo tratto. All’inizio di un secondo passaggio, si fermò.
Il demone l’aveva raggiunta in pochi balzi, giusto in tempo per vedere la preda sparire dietro l’angolo opposto. Le narici frementi, guardò Violet, minuscola davanti a lui.
<< Avrei dovuto mangiarti già da prima, a te e a quei vecchi >>
<< Come siete entrati? >>La domanda lasciò le labbra di Violet prima che potesse rendersi conto di quanto banale e inutile suonasse.
Il demone la studiava, immobile dalla sua posizione.
<< Abbiamo trovato una minuscola falla nella protezione del castello >>rispose con quel sibilo gutturale che fece di nuovo accapponare la pelle a Violet.<< L’abbiamo allargata e siamo entrati. Sentivamo odore di tanti giovani umani e non abbiamo resistito. Di solito i nostri pasti sono meno succulenti >>
Violet strinse la bacchetta, tesa come la corda di un violino. Non aveva la più pallida idea di come combatterlo. Il demone inclinò il capo da un lato, osservandola con aria inespressiva: i suoi occhi erano di un violetto vitreo, con le pupille così chiare da sembrare trasparenti. Era raccapricciante.
<< Che misero antipasto >>
Violet ebbe solo un attimo di preavviso. Il demone balzò in avanti, ma stavolta non la colse del tutto impreparata: Violet scartò di lato e gli lanciò contro un Impedimenta seguito da una serie di incantesimi e maledizioni così rapida che presto il braccio iniziò a dolerle. Il demone non reagì, limitandosi a subire in silenzio. Dopo quasi cinque minuti di quell’attacco a raffica, Violet si sentiva talmente disperata da osar credere che iniziasse ad accusare i colpi. Invece, il demone saltò in aria, superandola in altezza, e si aggrappò con i piedi e i palmi delle mani, come se fossero dotati di ventose, al soffitto, simile a un grosso ragno. Chinando il capo verso Violet, gli bastò muovere una mano per evocare una pioggia di fiamme.
Violet chiamò a sé uno scudo, ma il movimento la costrinse a distogliere lo sguardo. Il demone tornò a terra. La mancò di poco e, mentre continuava a lanciarle contro le fiamme, con l’altra mano assestò un pugno allo scudo. Quello vibrò violentemente e, con suo orrore, Violet lo vide andare in frantumi. Il pugno ancora in aria schizzò in avanti e la colpì allo stomaco.
Il fiato mozzo, Violet indietreggiò. Provò a evocare una magia, ma un dolore lancinante le troncò il respiro, mandandola quasi in apnea. Il demone le aveva appena assestato un secondo pugno. La ragazza sentì il calore partire dalla mano di quel mostro ed espandersi in tutto il suo corpo, bruciandole la veste e la carne nel punto in cui erano state toccate. Incapace di urlare, finì contro un muro. Il demone si chinò, la afferrò per le caviglie e la fece scivolare a terra. Violet batté pesantemente la testa contro la pietra, ma non ebbe il tempo di lamentarsi: fra le palpebre socchiuse, percepì l’intenzione del demone di balzarle addosso. Con un ultimo, disperato istinto di sopravvivenza, agitò la bacchetta e pensò:<< Reducto! >>.
Il demone volò via con un ringhio di delusione, e lei riuscì a fatica a mettersi seduta, gemendo a bassa voce. La sua maglietta aveva un foro bruciacchiato in un punto poco più sopra dell’ombelico, e la carne era ancora fumante, rossa e arsa. Le lacrime di dolore le appannavano la vista e quasi le impedivano di ragionare: le uniche parole che ancora riusciva a formulare erano gli incantesimi, ma dopo il Reducto la sua mano sembrava essere diventata di piombo.
Il demone si era rialzato e la fissava, ora guardingo. Dopo qualche istante, si disse che poteva osare avvicinarsi di nuovo ma, per essere sicuro, preferì intontire Violet ancora un po’. Con un altro gesto della mano, la scagliò contro un enorme vaso. L’urto fu tale da frantumarlo. Gemendo e scivolando sui cocci, Violet provò a raddrizzarsi, ma il demone era già su di lei. Le colpì la ferita che le aveva inferto prima, con più forza, e Violet percepì la carne cedere sotto la magia infuocata di cui il suo pugno sembrava intriso.
Violet urlò, mentre il dolore si propagava a ogni nervo del suo corpo fino a intorpidirle il cervello. Urlò finché non capì più dove si trovava, se era ancora stesa a terra o se era stata gettata in un tunnel di strazio infinito…

***
 
Non seppe se era davvero svenuta o se il dolore l’aveva stordita fino a farle perdere ogni contatto con la realtà, ma, quando riprese coscienza di sé, Violet sentì il freddo pavimento di pietra vibrare sotto la nuca. Un calore liquido scorreva dal suo corpo, provocandole un fastidioso senso di appiccicume. La sua mente era così annebbiata, però, da percepire poco, eccetto un potente dolore che le faceva tremare ogni muscolo. Provò ad aprire gli occhi: come da dietro un pesante velo scorse, lontano, il soffitto.
Un’esplosione la costrinse a riabbassare le palpebre. Il mondo tremò attorno e sotto di lei e, mentre con le unghie si aggrappava alla pietra, Violet ebbe l’impressione di udire un verso stridulo. Dopo quella che parve un’eternità percepì, pur vago, il dolore scemare. Riaprì gli occhi e provò a mettere a fuoco quel che aveva davanti. Le sembrò di scorgere i contorni sfocati di un volto circondato da macchie nere.
Piton continuava a eseguire il complicato incantesimo di guarigione simile a una lenta litania, asciugando il sangue che scorreva dalla ferita allo stomaco di Violet. Se qualcuno li avesse visti in quel momento, non avrebbe saputo dire chi dei due fosse più malridotto.
Quando era piombato nel corridoio, Piton aveva avuto il tempo di cogliere il demone di sorpresa e allontanarlo da Violet, tramortita a terra, mentre la tastava, di sicuro alla ricerca del punto più tenero da cui cominciare a mangiare. A Piton era servito un bel po’ di tempo per eliminarlo: aveva dovuto rispolverare lontane nozioni di Magia Oscura, così come aveva fatto con un altro demone in Sala Grande. Solo dopo che il suo nemico si era dissolto in mille pezzi fumanti, il professore si era potuto chinare su Violet. Alla sua vista, il suo cuore era sprofondato, convinto di avere davanti un cadavere.
Violet giaceva supina e immobile, esangue e con uno squarcio profondo poco più sopra dell’ombelico. Piton aveva quasi avuto timore nel toccarla, ma a un secondo sguardo si era accorto che respirava, pur debolmente. Senza perdere altro tempo, le aveva rimarginato la ferita, bruciando dalla paura che la fretta potesse fargli commettere degli errori. Ma, come era già accaduto altre volte, la sua mano era rimasta ferma: non appena la carne si era ricucita, lui aveva cominciato a ripulirla dal sangue. L’intera operazione non richiese più di due minuti, ma a Piton parvero un’eternità.
Violet si mosse e socchiuse gli occhi. Di sicuro, non era in grado di riconoscerlo. Piton non le badò e continuò il suo lavoro, finché non riuscì a rimetterla seduta. In quel momento Violet spalancò gli occhi e lo fissò, anche se la testa le ciondolava in preda alle vertigini: vedeva ancora offuscato e, notando l’ombra a pochi centimetri da lei, provò a strisciare all’indietro, ma il muro la fermò.
<< Calmati >>mormorò Piton. Violet non lo ascoltò: le sue mani annasparono alla ricerca della bacchetta, abbandonata un metro più in là. Il professore gliele afferrò senza forza e scandì:<< Non aver paura. Sono Severus Piton. Ho ucciso il demone. Sei al sicuro >>
<< Come… come ha… >>balbettò Violet, la bocca impastata. Attraverso il senso di annebbiamento, aveva udito le parole di Piton ma dovette fare un enorme sforzo per elaborarle. Quando ne comprese appieno il significato e la sua vista iniziò a normalizzarsi, permettendole di distinguere meglio l’uomo davanti a lei, si rilassò.
Piton intanto esaminava il suo viso, ancora mortalmente pallido: non c’erano segni di altre ferite perciò, leggermente rincuorato, recuperò la bacchetta di Violet e la aiutò a rialzarsi.
<< Devi andare in infermeria. Ce la fai a camminare? >>
<< Sì >>borbottò Violet, ma oscillò non appena mosse un passo.
Piton le passò un braccio attorno alla vita e, sorreggendola, riuscì ad accompagnarla in infermeria, dove Madama Chips stava fasciando il capo a Vitious. Entrambi sollevarono gli occhi al loro ingresso, e Madama Chips lanciò un grido acuto. Piton la ignorò: aiutò Violet a stendersi sul letto più vicino e raccontò all’infermiera cosa era successo. Terminata la medicazione per Vitious, Madama Chips si precipitò sulla ragazza.
<< Ho rimarginato la ferita, ma non vorrei che restassero segni o che fosse stata infettata >>concluse Piton.
Madama Chips studiò il volto e il ventre ricucito di Violet, pallida, poi Appellò alcune bottiglie dal suo ufficio e ne versò metà di una in un bicchiere.
<< Sarà meglio farla addormentare prima che svenga di nuovo >>commentò.
Violet era rimasta in silenzio per tutto il tempo. Aveva ascoltato, intontita, le voci attorno a lei, e solo perché aveva riconosciuto quella di Madama Chips accettò di bere la pozione che ora le stava avvicinando alle labbra. Il dolore che era già quasi del tutto svanito lasciò rapidamente il posto a una pesante sonnolenza. Violet ricadde sui cuscini e chiuse gli occhi, affidandosi all’infermiera.
Madama Chips e Piton la osservarono in attesa, poi la Chips disse:<< Questo la terrà buona, così potrò visitarla con calma. È chiaro che fosse ancora sconvolta, povera ragazza. Fortuna che è arrivato in tempo, professore >>
Piton annuì distrattamente. Stava ancora osservando il viso di Violet: nel sonno si era rilassato e stava riprendendo colore, eppure lui si sentiva ancora scombussolato. Sebbene fosse chiaro che la ragazza era fuori pericolo, Piton non riusciva a togliersi dalla mente come l’aveva trovata poco prima. Tremò impercettibilmente al pensiero di cosa avrebbe trovato se avesse tardato di un solo minuto.
Madama Chips disse qualcosa e quando lui non si mosse, la donna lo spinse indietro, spazientita.
<< Devo toglierle quei vestiti per visitarla: la ferita porta ancora i segni del demone, e forse posso capire se è stata infettata >>
Piton si allontanò mentre l’infermiera chiudeva le tende attorno al letto. Solo allora si accorse che Vitious era ancora lì, seduto su uno sgabello.
<< Non avrei dovuto permetterle di andargli dietro, ma era già sparita quando Pomona e io ci siamo rialzati >>sussurrò il piccolo professore.
<< Non è stata colpa vostra. D’altronde, è dovere di un professore eliminare ogni pericolo per la scuola >>Piton accennò alla sua fasciatura, e Vitious sorrise.
<< Solo una botta, domani sarò come nuovo >>
<< Cos’è successo al terzo demone? Quando me ne sono andato, Minerva e Sinistra lo stavano ancora affrontando >>
<< L’abbiamo sconfitto, alla fine, ma solo perché era sfinito. A proposito, Minerva sta contattando il Ministero per capire come abbiano fatto tre demoni a entrare a Hogwarts. Fortuna che nessun alunno è stato ferito in modo grave! Madama Chips ha curato i feriti ben prima che arrivaste voi, ma sembra che Violet sia l’unica ad aver riportato danni seri >>
L’infermiera riaprì una tenda e i due professori si voltarono verso di lei.
<< Le ho spalmato del dittamo, ma sono sicura che non è stata infettata >>annunciò con un sorriso.<< Il demone l’ha solo bruciata. Se l’avesse graffiata o morsa, forse le avrebbe lasciato ben altri segni >>
Vitious tirò un profondo sospiro di sollievo e Piton sentì i muscoli rilassarsi. La Chips gli puntò addosso i suoi occhi indagatori.
<< E lei, professore? È ferito? >>
<< No >>rispose semplicemente Piton. Solo allora si concentrò su se stesso. Era davvero illeso: gli anni trascorsi come spia gli avevano donato una prontezza di riflessi non comune con cui aveva evitato tutti gli assalti dei demoni. L’unico segno della lotta era la stanchezza che gli stava piombando addosso, ora che poteva sentirsi tranquillo.
<< Io vado a riposare, allora >>disse Vitious, alzandosi.<< Minerva ci chiamerà se ci saranno novità dal Ministero. Buonanotte >>
<< Buonanotte >>rispose la Chips. Poi guardò Piton, ancora lì in piedi: il suo sguardo era ricaduto sul letto dove dormiva Violet, seminascosto dalle tende.<< Lei non riposa, professore? >>
<< Passerò la notte qui, se me lo permette. Non riuscirò a prendere sonno, stanotte >>
Madama Chips lo guardò comprensiva:<< Mi chiami se ci sono problemi >>
Quando fu rimasto da solo, Piton avvicinò una sedia al letto di Violet e vi crollò sopra. Ogni muscolo del suo corpo urlò il bisogno del contatto con un comodo materasso, ma lui non vi fece caso.
Violet dormiva profondamente. Alla fioca luce delle lampade dall’altra parte della corsia, Piton notò con chiarezza che il suo volto non mostrava più tracce di dolore. Con un misto di pietà e sollievo, rimase a osservare il petto della ragazza alzarsi e abbassarsi dolcemente sotto le coperte. Iniziava a pregustare la consapevolezza che il pericolo era passato, eppure il ricordo di come aveva trovato Violet gli tornava continuamente davanti agli occhi. Non si sarebbe mai perdonato se fosse arrivato tardi. Già una volta non era riuscito a proteggere la donna che amava…
Non che si fosse innamorato di quella ragazza davanti a lui. No, forse il termine esatto era “affezionato”. Era per questo che si era accanito tanto per farle capire quanto era pericoloso frequentare Purblack. E, soprattutto, era per questo che non mancava di prenderla in giro e indispettirla, assecondando quel suo contorto modo di ragionare che lo portava sempre a fuggire da ogni possibile felicità.
Da mesi la osservava, spesso involontariamente. All’inizio era rimasto perplesso nel vedere una delle sue ex Serpeverdi lavorare in biblioteca anche se Violet era riuscita a conquistarsi fin da subito la simpatia degli studenti, grazie a una natura più dolce di quella degli standard del personale di Hogwarts. Osservandola e stuzzicandola, Piton aveva potuto notare un carattere più forte di quanto si era aspettato: Violet sapeva rispondergli a tono e ricorrere a un’ironia che, spesso, lo aveva messo in difficoltà. Erano particolari su cui Piton si era ritrovato a riflettere più di una volta e che, con sua preoccupazione, lo portavano a fissare, ogni volta che poteva, Violet più del necessario. Il rischio di poter instaurare un qualsiasi tipo di rapporto con quella ragazza era troppo elevato, perciò era ricorso a un metodo che da anni applicava a qualsiasi essere umano: trasmettere un’immagine odiosa e pungente, così da scoraggiare qualsiasi tentativo di amicizia. E quale modo migliore se non quello di punzecchiarla tutte le volte che gli capitava l’occasione?
Quel pomeriggio, però, si era spinto troppo in là. Le aveva rivolto contro un’insinuazione a cui lui per primo non credeva davvero, e poi l’aveva ritrovata stesa a terra, con un demone pronto a divorarla…
La testa di Piton ciondolò in avanti, e lui chiuse gli occhi mentre immagini e suoni confusi del passato e del presente lo sprofondavano in uno scomodo dormiveglia.
Tornò in sé con un sobbalzo, e per qualche secondo dimenticò di trovarsi in infermeria. Era ancora notte fonda e Madama Chips aveva acceso la lampada sul comodino di Violet. La tiepida luce le illuminava il viso stanco, ma gli occhi erano aperti e coscienti. Madama Chips le stava raccontando cos’era accaduto mentre le applicava dell’altro dittamo dietro la nuca. Si zittì quando notò che Piton era sveglio. Anche Violet se ne accorse, ma lo sguardo che posò su di lui era ancora circospetto, come se temesse una trappola.
<< Non oso pensare cosa sarebbe potuto succederti se il professor Piton non ti avesse salvata in tempo! >>sussurrò Madama Chips.
Alla flebile luce, Piton poté giurare di aver visto Violet sgranare gli occhi prima che la sua attenzione venisse nuovamente catturata dall’infermiera, che si cimentò nel racconto di come lui l’aveva salvata. Niente affatto desideroso di essere dipinto più eroicamente di quanto meritava, Piton si affrettò a interromperla:<< Che cosa ha alla testa? >>
<< Un taglietto, ma nulla di cui preoccuparsi. Il dittamo lo cicatrizzerà più velocemente >>
Violet rabbrividì mentre avvertiva il pizzicore che segnalava che il dittamo stava iniziando ad avere effetto. Aveva ripreso perfettamente conoscenza, ma continuava a tacere per riflettere sul racconto della Chips: combaciava con i suoi vaghi ricordi successivi all’ultimo attacco del demone. Provò un forte senso di nausea al pensiero della ferita che le aveva provocato e di cosa aveva rischiato se Piton non fosse sopraggiunto. Piton… sembrava paradossale.
Violet rialzò lo sguardo e si accorse che il professore la stava ancora osservando: quando lui non distolse gli occhi, Violet provò una fitta d’imbarazzo che la fece sentire troppo esposta. Tornò su Madama Chips, che aveva appena finito il suo lavoro.
<< Di sicuro sarai affamata >>le disse, << ma è meglio aspettare la tarda mattinata prima di mangiare cibi solidi. In questi casi l’ideale è una cioccolata calda: riscalda il corpo e l’animo >>
Madama Chips si lasciò dietro un pesante silenzio. Dopo aver osservato Violet a lungo, Piton ora si concentrò sulla porta dell’ufficio dell’infermiera. Alla fine, fu Violet a decidere di rompere quella pausa.
<< Il racconto di Madama Chips è stato molto sommario. Com’è andata, prima? >>
Piton si voltò lentamente. Violet lo fissava attenta.
<< Eri ferita e svenuta. Con ogni probabilità, il demone era pronto a darti il colpo di grazia. Quando sono arrivato, l’ho allontanato da te e abbiamo iniziato a combattere. Non è stato così difficile sconfiggerlo, era già stanco. L’avevi stancato tu >>precisò.<< Dopodiché ho richiuso la tua ferita e ti ho fatto rinvenire per portarti qui, ma forse non ricordi >>
<< Ricordo solo delle immagini >>ammise Violet. Ricordava vagamente di aver camminato sorretta da qualcuno. Attese qualche secondo, imbarazzata, poi mormorò:<< Grazie. Non potrò mai ricambiarla >>
<< Non pensarci >>borbottò Piton. Guardò ancora verso l’ufficio di Madama Chips, sperando che facesse presto.
<< Come faceva a sapere che mi trovavo in quel corridoio? >>
<< Coy, una delle Corvonero che erano con te, è tornata indietro per una scorciatoia e mi ha avvertito. Avevamo appena ucciso un demone in Sala Grande quando è comparsa all’improvviso urlando che stavi lottando con un altro demone al terzo piano. Credo di essere stato l’unico a udirla, in mezzo a tutto quel caos. Ho deciso di correre ad aiutarti: da sola avevi poche speranze di farcela >>
<< Sembravano indistruttibili >>commentò amaramente Violet. Un pensiero improvviso la folgorò.<< Come sta Coy? E tutti gli altri? >>
<< Gli studenti sono illesi e i professori hanno riportato solo qualche contusione. Tu sei l’unica a essere rimasta ferita in modo più grave >>Piton si alzò di scatto e Violet si sentì trafitta dal suo sguardo.<< Perché sei rimasta ad affrontarlo? Dovevi trovare riparo anche tu, Rosenao >>
<< Se fossi scappata, quel demone avrebbe continuato a inseguire Coy e la sua amica. Dovevo distrarlo >>rispose Violet, senza enfasi.
Piton osservò il suo viso stanco ma deciso, e non poté non sentirsi orgoglioso. Scosse il capo come per scacciare quell’improvviso calore che gli stava pervadendo il petto.
<< Ti stava costando cara >>disse.<< Tu forse non te ne accorgi… >>
<< Lei non è fuggito >>lo interruppe Violet, calma. Voleva che capisse.<< Lavoro a Hogwarts ed è anche mio il compito di proteggerla in caso di attacco. Come avrei potuto nascondermi sapendo che i professori e alcuni studenti stavano lottando? >>
A Piton fu risparmiata la fatica di dover replicare dal ritorno di Madama Chips, che porse a Violet una gigantesca tazza piena di cioccolata fumante.
<< Dopo che l’avrai bevuta, ti darò ancora un po’ di Pozione Soporifera: devi riposare. E anche lei dovrebbe, professore >>
Dopo i primi sorsi, Violet sentì un caldo rincuorante scaldarle il petto e diffondersi rapido a tutto il corpo. Osservò meglio Piton: era visibilmente esausto.
<< Perché non torna in camera? >>
<< Perché non dormirei >>rispose lui scrollando le spalle.
<< È successo qualcos’altro? >>domandò subito Violet, mandando giù la Pozione Soporifera.
Piton scosse il capo, in silenzio. Violet sbuffò spazientita ma non ebbe il tempo di insistere: il mondo attorno a lei si stava offuscando come se, di colpo, avesse indossato degli occhiali appannati.
Piton ghignò davanti al suo tentativo di tenere le palpebre alzate.
<< Dormi, Violet >>
La ragazza aggrottò la fronte.<< Perché ora mi chiama per nome? >>bofonchiò prima di abbandonarsi alla nebbia accogliente e dolce che l’aveva circondata.
Piton sbuffò, intimamente lieto che si fosse riaddormentata, perché non aveva una risposta pronta. Quel muro che negli ultimi mesi aveva eretto anche nei confronti di Violet ora aveva iniziato a vacillare. Le distanze che aveva mantenuto con tanta premura rischiavano di ridursi per una sua distrazione, e lui non voleva permetterselo.
Con un altro sbuffo, andò a sdraiarsi su un letto della corsia opposta, deciso a dare finalmente requie al suo corpo.
 
 


Angolino dell’autrice: ohhhh, siamo arrivati alla fine di questo lunghissimo capitolo (o almeno a me è sembrato interminabile mentre lo scrivevo XD)! Finalmente, abbiamo accesso ai pensieri di Piton, e spero vivamente di non averlo dipinto troppo OOC, ma era importante riportare anche le sue impressioni perché da adesso inizierà ad avere una parte un po’ più attiva rispetto ai capitoli precedenti. E, per chi si stesse chiedendo perché la povera Hogwarts, dopo i lupi mannari, si è dovuta sorbire anche i demoni, la risposta è semplice: l’attacco servirà a dare senso a quello che accadrà più avanti. Perciò, oh voi che avete i coltelli affilati perché le cose fra Violet e Piton ancora non si sono smosse (ma poi, chi l’ha detto che dovrebbe esserci qualcosa fra quei due? XD), sappiate che la vostra attesa sarà ripagata.
E su questa frase enigmatica (ma dove?) vi saluto al prossimo aggiornamento! Non senza, però, avervi ringraziato per le letture e aver inserito la storia fra le seguite! Vi adoro! ^___^ 
   
 
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