8.
Cinque
a zero! Vittoria schiacciante!
...per la squadra avversaria. Decisamente, il calcetto due-contro-due
non era
il mio sport.
-Mi spiace, Nao- mugugnai -ho detto che conosco le regole, ma non ho
detto che
so anche giocare...
-Su, non demoralizzatevi! Rivincita!- esclamò Iwao battendo
le mani -stavolta
ci scambiamo i compagni, e chissà che il risultato non
cambi! Choji, vieni da
questa parte!
-D'accordo!
Andai nell'altra "metà campo", mentre l'amica di Iwao, Nana,
si
affiancava a Nao.
-E-ehi! Così non mi pare giusto!- protestò
quest'ultimo -ti pare uno scontro
alla pari questo, Iwao?
-Che hai da protestare? Ti da fastidio stare in coppia con lei?
-No, non è per questo! Insomma, non è ovvio?
Guardatevi, tu e Choji siete...
Siete...
Nao arrossì imbarazzatissimo, e prese a spostare lo sguardo
da me a Iwao, come
a voler cercare aiuto per trovare una parola rimastagli sulla punta
della
lingua.
-Forse ho capito cosa intende- dissi io per tirarlo fuori
dall'imbarazzo,
rivolgendomi a Iwao -noi due siamo robusti, mentre loro... No.
Fisicamente, non
sarebbe un confronto alla par...
Iwao mi cinse di colpo le spalle con un braccio e mi scosse
vigorosamente.
-Ma è proprio questo il bello, Choji! Così hai la
certezza di stare nella
squadra vincente!
L'idea era allettante… ma non mi andava di vincere
così spudoratamente alle spese
del povero Nao. Purtroppo però dovevo farmene una ragione,
avendo giurato a
Isoka che non mi sarei messo nei guai. Così, un po' a
disagio, annuii.
-D'accordo,
Iwao. Mi hai convint...
-Perrrfetto! Siediti davanti alla nostra porta e non ti muovere!
Un'altra violenta pacca sulle spalle, e senza rendermene conto mi
ritrovai sul
pavimento e quasi incastrato col sedere fra le gambe del banco che
fungeva da
"porta", così che nessun tiro della squadra avversaria
potesse andare
a segno.
-Ma... è regolare?
-Certo, Choji! Ah, chi sta in porta può anche usare le mani
per respingere la
palla. Tre due uno... Via!
Potevi dirmelo anche prima, accidenti!
Quella partita fu se possibile ancora più ingiusta della
precedente. Iwao era
davvero in gamba a fronteggiare ben due avversari e fare centri, e con
me a
sbarrare la porta era praticamente impossibile che Nao o Nana potessero
segnare. Eravamo sul punto di vincere la partita nel giro di un minuto,
ma a
differenza di Iwao non me la sentivo troppo di esultare: che senso ha
stare
nella squadra vincente se non si fa gioco di squadra?
Mi alzai in piedi, intenzionato a fare almeno un tiro in porta... ma
purtroppo
(o per fortuna, dipende dai punti di vista) proprio in quel momento
risuonò la
campanella che annunciava l'ora di pranzo. Dimenticandosi della
partita, facendosi
largo Nao fu il primo a sgusciare fuori dall'aula, seguito da tutti gli
altri.
-Quel
piccoletto non è proprio capace di divertirsi-
brontolò Iwao a voce alta,
mentre si avviava -forse forse avrei dovuto lasciarlo uscire.
Vabbé, meno male
che almeno tu sei entrato nello spirito del gioco, Choji.
-Spero che Nao non ti sia diventato antipatico per questo. ...ops.
Mi tappai la bocca troppo tardi. Non ce l'avevo fatta a trattenermi.
Iwao si girò e mi lanciò uno sguardo
indecifrabile... poi, però, sorrise e mi
scosse una spalla come per rassicurarmi. Grazie al cielo, la mia
frecciatina
non lo aveva offeso!
-Ma no, lui e la sorellina sono tipi a posto, non mi danno fastidio- mi
spiegò-
ecco, trovo solo strano il fatto che da quando sono arrivati
all'orfanotrofio
non hanno mai provato a socializzare con nessuno.
-Davvero? Ma da quanto tempo sono qui?
-Beh, fammici pensare...
Iwao prese a contare con le dita, ma lasciò subito perdere.
-...non molto, comunque prima che arrivassi tu erano loro gli ultimi
arrivati.
Che ne dici se oggi pomeriggio giochiamo ancora? Ti farò
stare in attacco!
-Davvero? Grazie!
-Perfetto! Ora sbrighiamoci o si raffredda tutto!
Anche Iwao uscì dall'aula.
Feci per seguirlo… ma, quando mi resi conto di cosa avevo
appena fatto, tornai
dentro e sbattei più volte la testa contro la lavagna.
Ma
perché ho detto di sì? Perché?
Potevo passare la giornata a proseguire l'indagine! Invece no, adesso
sono
costretto a trascorrere tutto il pomeriggio chiuso qui dentro per
giocare a
palla come un bambino! Dannazione a me!
Per
la rabbia, mollai anche un calcio al pallone da basket.
Non l'avessi mai fatto.
Il pallone centrò in pieno una finestra, divelse il vetro e
precipitò in
cortile. Disperatamente, mi tuffai in avanti: quasi per miracolo,
riuscii a
riprendere la lastra di vetro con la punta delle dita e a riportarla
dentro,
incastrandola alla bell'e meglio nell’infisso.
Non se ne accorgerà nessuno... credo. Tornerò
dopo a metterla a posto
meglio!
Dopo essermi asciugato le gocce di pioggia e sudore dalla fronte
lasciai l'aula
e corsi di volata verso il pianterreno. Non avevo nemmeno raggiunto le
scale, però,
che mi ritrovai la strada sbarrata da Yori. In mano, teneva un bagnato
pallone
da basket.
-Tu muori proprio dalla voglia di sederti a tavola accanto a me, non
è vero?
Durante
tutta la durata del pranzo, non ci fu un solo istante in cui Yori non
mi aveva
staccato gli occhi di dosso.
-P-posso darti una mano, dopo?- le domandai con un filo di voce, a
metà della
quarta portata.
-A fare che?
-A sparecchiare, rimettere in ordine... Sai, per farmi perdonare...
-Hai quasi divelto una finestra a pallonate. L'unica cosa che puoi fare
per
farti perdonare è un bel niente!
Pestando i piedi a terra, Yori andò a suonare la campana.
-E adesso esci!
-Veramente, devo ancora finire di mang...
-Allora considera
questo digiuno come
una punizione. FUORI!
Senza alcuna fatica, Yori mi fece alzare in piedi sollevandomi per le
ascelle e
mi sbatté fuori dalla mensa.
-L'hai
fatta proprio arrabbiare, eh?- mi disse Iwao passandomi davanti, giusto
per
affondare il coltello nella piaga -tranquillo,
con il torneo di calcetto di oggi
passerà tutto! Tieniti in forma!
Alzai una mano per salutarlo, mentre lui e il resto della sua banda
tornavano
di sopra, ma quando furono spariti alla vista la chiusi a pugno e me la
sbattei
pesantemente sulla nuca.
Grandioso, davvero grandioso. In un colpo
solo mi sono fatto invischiare nelle attività di Iwao e mi
sono inimicato Yori
ancora di più. ...ho bisogno di prendermi una pausa per
riordinare le idee.
Possibilmente, senza appisolarmi come ieri.
Così
cercai un posto in cui potevo starmene da solo per un po', e lo trovai
subito:
i gradini dell'ingresso. Mi sedetti su quello più alto,
l'unico su cui le gocce
di pioggia cadevano solo parzialmente, appoggiai i gomiti sulle
ginocchia e il
mento sui pugni, ed alzai gli occhi al cielo chiudendomi in
contemplazione.
Ora che ci penso, l'idea di dover giocare
tutto il giorno con gli amici di Iwao non è così
brutta. Stando a stretto
contatto con loro potrò conoscerli meglio, e farmi un'idea
migliore di chi fra
di loro può o non può essere il killer che sto
cercando. Non era forse questo
il mio piano originale?
Sorrisi tra me e me.
Non sarà un pomeriggio tutto da
buttare,
allora! Mi sono arrabbiato per niente! Se solo ci avessi pensato
prima...
Sospirai, abbassando lo sguardo sul bosco di fronte.
Mi sono ficcato proprio in un bel guaio
con Yori. Se già era severa prima, adesso che le ho dato una
ragione in più per
tenermi d'occhio sarà impossibile proseguire l'indagine in
santa pace! ...mh?
Uno strano rumore proveniente dal bosco mi svegliò dalle mie
elucubrazioni. Era
un rumore di passi metallici, e si stava facendo sempre più
vicino.
Sta arrivando un cavallo?
Mi alzai e scrutai fra gli alberi. Non era un cavallo... Era un bue
enorme, che
tirava un altrettanto enorme carro alla guida del quale c'era un omone
barbuto.
L'uomo fermò il carro proprio davanti all'orfanotrofio,
saltò giù dal dorso del
suo animale ed emise un fischio: dopo pochi secondi, la Signorina
Hiromi si
affacciò al portone per salutarlo.
-Oh, grazie al cielo siete qui, puntuali come sempre! Con questo
tempaccio ho
temuto che vi perdeste! Vado a prendere i soldi!
Incuriosito,
seguii la Signorina fin dentro l'atrio e la fermai prima che salisse di
sopra.
-Mi scusi, chi è quell'uomo?
-Si tratta del nostro fornitore di fiducia! Viene ogni mese, allo
stesso giorno
e la stessa ora, a portarci tanti scatoloni pieni di cibo per sfamare
tutti voi
angioletti! Non sapremmo cosa fare senza di lui!
-Capisco...
Quell'ultima notizia, unita alla mia situazione attuale, mi diede
un'idea per
farmi riabilitare agli occhi di Yori.
-Signorina Hiromi, posso darle una mano a portare tutto dentro?
-Ma molto volentieri, caro! Sei gentilissimo! Aspettami qui, salgo a
prendere i
soldi per pagare e poi...
-E POI UN BEL CORNO!
Come una carica di bisonti Yori uscì dalla mensa e ci
raggiunse, paonazza in
volto.
Ma che razza di udito ha? , pensai,
mentre mi nascondevo dietro alla Signorina Hiromi.
-Quello di scaricare la merce dal carro è sempre stato un
compito mio, non
accetto di essere sostituita dall'ultimo arrivato!
-Oh, ma il caro Choji non ha intenzione di sostituirti-
cinguettò la Signorina
Hiromi -vuole solo aiutare!
-Non mi serve l'aiuto di nessuno. men che meno il suo!...
-Cos'è questo baccano, Yori?
Tutti
e tre alzammo la testa verso le scale, da cui stava scendendo la
Signorina
Azumi.
-Azumi cara- le spiegò la Signorina Hiromi -a Choji farebbe
piacere rendersi
utile, ma Yori non vuole dargliene la possibilità. Che
decisione devo prendere?
-Nessuna, Hiromi. Lascia fare a me. Dunque Yori, per quale motivo
saresti così
ostile nei confronti dell'ultimo arrivato?
Yori prese un respiro profondo. Si mise una mano su un fianco, e
l'altra me la
puntò contro.
-Signorina Azumi, Choji ha...
D'istinto serrai gli occhi, convintissimo che Yori stesse per
spiattellare i
danni che avevo fatto.
-...Choji è incapace di capire che "no" significa "no". Se
io non voglio che mi aiuti, lui non deve insistere.
Socchiusi un occhio. Avevo capito male io, oppure Yori aveva davvero
mentito
per coprirmi?
-Yori- disse la Signorina Azumi -comprendo le tue ragioni. Ma ti sei
già
dimenticata del nostro piccolo discorso di ieri? "In qualunque modo",
avevo detto.
Yori si irrigidì di colpo, come se fosse appena caduta dalle
nuvole. E adesso,
che cosa le prendeva?
-In qualunque modo?... Ah, ma certo! Ho capito! Allora... Accetto
volentieri il
tuo aiuto, Choji! Aspetta solo un secondo!
Rivolgendo a tutti un sorriso tiratissimo, Yori corse a prendere un
ombrello da
uno sgabuzzino, tornò da me, mi prese per mano e mi
accompagnò all'ingresso.
-L'ombrello lo tengo aperto io- disse a voce altissima
-lascerò a te l'onore di
prendere gli scatoloni dal carro e portarli dentro!
-Davvero? B-beh... ti ringrazio per la fiducia!
Uscimmo in cortile. Fu soltanto sotto la pioggia, lontano da orecchie
indiscrete, che Yori gettò la maschera.
-Non è fiducia- aggiunse minacciosa -se romperai qualcosa, e
sono certa che lo
farai, la Signorina Azumi cambierà idea sul fatto che mi
serva una mano. Ora,
comincia pure senza di me, io devo chiedere una cosa al fornitore.
-D-d'accordo, ma io non ho un ombrello...
-Oh quante storie per due gocce!
Con uno spintone, Yori mi invitò a correre verso il carro.
Mi fermai sul retro,
ma, anche se la pioggia stava diventando sempre più
fastidiosa, non entrai
subito per ripararmi. La tentazione di origliare quello che Yori aveva
da dire
all'uomo era troppo forte.
-Ha
portato quello che ho ordinato?- domandò lei.
-Come sempre, ma non ti assicuro che riuscirò ancora a
procurarmene, coi tempi
che corrono...
-No, non parlo di quella roba. Io intendo i prodotti per pulire...
Da quel punto in poi sia Yori che l'uomo abbassarono la voce, ma ormai
avevo
sentito abbastanza.
"Quella roba"? Forse sto
saltando alle conclusioni troppo in fretta, ma Yori sta nascondendo
qualcosa di
serio. ...uh?
Salendo sul carro, che all'interno assomigliava ad uno sgabuzzino,
notai una
stranezza. C'erano delle impronte bagnate, e in un primo momento pensai
che
appartenessero al fornitore, ma quando la luce di un fulmine le
illuminò mi
resi conto che non una di quelle impronte usciva dal carro. Il che
poteva
significare una cosa sola.
Qui dentro c'è qualcuno.
Cautamente mi avvicinai agli scatoloni. Ne spostai qualcuno, e mi
sporsi per
guardare oltre. Avrei giurato di aver visto muoversi un'ombra, quando
un sonoro
colpo di tosse alle mie spalle mi fece sobbalzare.
-E allora, ti dai una mossa?- sbraitò Yori -una scatola vale
l'altra per cominciare!
In quella, grazie a un secondo fulmine notai una specie di porta chiusa
dall'altra parte delle casse. Forse il proprietario del carro era
davvero
passato di lì per lasciare quelle impronte sospette... Ma
ormai non potevo più
riguardarle per esserne certo, avendole cancellate io stesso
camminandoci
sopra.
Cominciammo
così il lavoro. O meglio, solo io potevo dire di star
lavorando. Mentre io ero
concentrato nel trasportare le casse e gli scatoloni uno alla volta,
Tutto
quello che Yori doveva fare era coprirmi con l'ombrello e condurmi nel
magazzino dove avrei dovuto scaricare la merce. Beh, perlomeno
così ebbi
l'occasione di entrare in un luogo che non avrei potuto visitare
altrimenti. La
cucina!
Era un locale molto ampio. Con ben quattro piani cottura -due addossati
alla
parete e due nel centro - mi ricordava quasi la cucina di un
ristorante. Un'altra
parete era interamente occupata dai lavabi e dall'altissima pila di
stoviglie
che Yori doveva ancora terminare di pulire, e quella visione mi fece
deglutire.
Se Yori doveva davvero accollarsi tutto quel lavoro ogni giorno, non me
la
sentivo proprio di invidiarla!
Infine, da una porta sul lato opposto a quella che conduceva alla mensa
si
accedeva alla cantina, dove tutte le deliziose cibarie con cui gli
orfani
venivano sfamati erano ordinate con cura su degli scaffali.
Portata
dentro anche l'ultima cassa, in un moto di soddisfazione ed orgoglio mi
schiaffai una mano sul petto ed esibii davanti a Yori un sorriso a
trentadue denti.
-Ecco fatto! Ho scaricato tutta la merce, e senza aver rotto nemmeno il
più
piccolo barattolo! Sono stato bravo o no?
-Questo è ancora da vedere. Siediti lì e non
fiatare.
E adesso che altro c'è?
Demoralizzato, mi sedetti sul bordo di un barilotto e attesi, girandomi
i
pollici, mentre Yori ricontrollava gli scatoloni uno per uno. Al
termine
dell'ispezione tornò da me, con una faccia tutt'altro che
allegra.
-Diverse casse hanno il coperchio già aperto, e il cartone
di altre scatole è
strappato in alcuni punti. Apri la bocca.
-C-che cosa?!
-Apri la bocca e svuota le tasche, sono strasicura che tu abbia rubato
qualcosa.
-C-cosa... No! Che stai dicendo? Come posso aver rubato qualcosa? E
poi... Sei
stata con me tutto il tempo...
-Tranne quando ti ho beccato a perdere tempo dentro al carro. Dunque,
come
spieghi le scatole aperte?
Mi morsi il labbro inferiore. Ero stato incastrato, e non avevo nulla
per
dimostrare la mia innocenza! L'unica cosa che potevo fare per salvarmi,
in quel
frangente, era mettermi sulla difensiva.
-N-non lo so, come spiegartelo! Ma questo non ti da il diritto di
accusarmi!-
esclamai alzando la voce -si può sapere perché ce
l'hai così tanto con me?
-Per favore, evita di recitare la parte della vittima! Con me non
attacca! E io
me ne intendo di queste cose!
-In... In che senso, te ne intendi...
La porta della cantina si aprì, e fece capolino la Signorina
Hiromi.
-C'è qualche problema, tesorini?
Scossi la testa e, con mio sollievo, lo fece anche Yori.
-Nessun problema, è tutto a posto. Ti ringrazio per l'aiuto,
Choji. Puoi pure
andare.
-D-di niente, è stato un piacere!
Feci per andarmene, ma, non appena la Signorina Hiromi si era girata
dall'altra
parte, Yori mi tirò a sé per la maglietta, per
sibilarmi nelle orecchie un
avvertimento.
-Se, all'esaurimento delle scorte, scoprirò che qualche
ingrediente si è
esaurito prima degli altri, allora avrò la prova che sei un
ladro. Non hai
scampo, Choji.
Uscii
mestamente dalla mensa (per l'ennesima volta!) e mi misi le mani in
tasca, per
reprimere la tentazione di prendere a pugni qualcosa. Non solo non
avevo
migliorato per nulla il mio rapporto con Yori, ma per colpa di qualche
misterioso ladro golosone adesso era addirittura peggiorato.
Emisi un respiro profondo, e mi calmai. Anche senza questo incidente,
era
difficile che le cose migliorassero. Se avevo capito bene, la Signorina
Azumi
aveva ordinato a Yori di tenermi d'occhio "in qualunque modo".
Tornai con la mente al giorno prima, per cercare di ricordare le esatte
parole
che si erano scambiate in cortile... ma ovviamente non ci riuscii: le
due si
erano allontanate per parlare in privato e io non ero riuscito a
sentire una
parola. Tutto quello che ricordavo erano alcune informazioni di scarsa
importanza.
“-Tutto è sotto
controllo. Tredici
bambini si sono sporcati, ma ho provveduto a pulirli prima che le
macchie
diventassero secche. Anche oggi Rokuro ha preteso che lo seguissi per
ascoltare
una canzone che ha composto per me, ma non mi sono lasciata distrarre.
Isoka
continua a nascondersi chissà dove e si fa vedere solo
durante i pasti. Non c’è
altro da segnalare."
E così, c'è qualcuno nell'orfanotrofio a cui lei stia simpatica al punto da dedicarle una canzone, nonostante il suo caratterino! Magari, costui ha delle informazioni che possono aiutarmi a conoscere meglio Yori, e soprattutto a capirla... Non ho idea di che faccia abbia questo Rokuro, però sono certo di dove posso trovarlo.
…
-LA
PORTAAA!!!
Ricevetti le imprecazioni di quelli dell'aula di pittura (e modellismo)
ed
affrontai a testa bassa la potentissima corrente d'aria, ma alla fine
riuscii
ad entrare e chiudermi dentro l'aula di musica (e lettura). Il ragazzo
che
suonava la batteria aveva la stessa foga del giorno prima, se non di
più.
-Ciao!- lo salutai, mettendo le mani intorno alla bocca per farmi
sentire sopra
quel fracasso -sto cercando un certo Rokuro! Per caso lo conosci...
-Sono io Rokuro! Qua la mano, amico!
Mettendosi una delle due bacchette fra i denti per non smettere di
suonare, mi
strinse la mano sinistra con tanto di quel vigore da farmi tremare il
braccio.
Lo guardai bene: doveva avere la mia età, ad occhio e croce;
i suoi capelli,
sparati in aria e mancanti in alcuni punti della testa, erano rossi
come la
larga maglietta che indossava; il suo viso era lungo, magro e scavato,
ed era
segnato per metà da una spaventosa bruciatura; anche di
corporatura era alto e
magro, anzi, scheletrico.
Nonostante il suo aspetto, però, Rokuro sprizzava energia da
tutti i pori.
-Choji,
giusto? Prendi una chitarra e fammi sentire qualcosa!
-Veramente, io non... D'accordo, ci provo!
Era così entusiasta che non me le sentii di contraddirlo.
C'erano diverse
chitarre ammucchiate per terra, ma trovai subito quella che si addiceva
a me:
color grigio metallico, aveva nella parte inferiore una spina per la
corrente.
Se va ad elettricità, forse suona
da
sola. Proviamola!
Indossai la chitarra a tracolla e inserii la spina in una presa, ma non
successe niente. Allora, pizzicai un po' le corde.
Un secondo più tardi, stavo pregando affinché
l'udito non mi abbandonasse.
Dalla chitarra era uscito un suono altissimo e mostruoso, che
probabilmente
avrebbe fatto da sottofondo ai miei incubi per i mesi a venire.
-YA-OOO! Questo sì che è un La!- gridò
Rokuro, che al contrario di me era al
settimo cielo -dai, non ti fermare! Ti accompagno con la batteria!
-Ehm... Aspetta un secondo, devo prepararmi!
Non avevo cuore di offenderlo chiedendogli se avesse dei tappi per le
orecchie,
ma allo stesso tempo non potevo rischiare di farmi esplodere la testa.
Così,
escogitai un trucco. Dopo essermi voltato dall'altra parte, mi strinsi
il naso
con due dita ed inspirai con forza, di modo che le mie orecchie
venissero
tappate dal risucchio dell'aria.
-Eggo, sono brondo!- dissi, praticamente in apnea.
-E allora diamoci dentro!
Non
sentii una sola nota di quello che suonammo; più che una
lezione di musica,
quella tra me e Rokuro sembrava più una gara a chi
torturasse peggio il proprio
strumento. A furia di sfregare le corde della chitarra le mie dita
erano sul
punto di prendere fuoco, e come se non bastasse la mia brillante idea
di
trattenere il fiato mi si stava ritorcendo contro.
Mi sento mancare... No! Non posso
arrendermi subito! Devo resistere! Devo... Devo...
Collassai sul pavimento, buttando fuori tutta l'aria che avevo
trattenuto. Ero
certo di essere diventato paonazzo.
-Piano, Choji, piano!- mi incoraggiò Rokuro, chinandosi al
mio capezzale per tirarmi
su -devi essere tu a suonare lo strumento, non il contrario!
-Me lo... ricorderò... la prossima volta...
-La prossima volta? Quindi tornerai ancora? YA-OOOO! Hai sentito,
Supaida?
Finalmente è arrivato qualcuno a cui piace la musica!
Possiamo diventare un
trio!
Rokuro si girò, per guardare un punto imprecisato della
parete.
-Musone come al solito! Ma ti conosco, lo so che sotto sotto anche tu
sei
contento!
Strabuzzai gli occhi e mi sturai un orecchio con un dito, per essere
sicuro di
aver sentito bene.
-Con... Con chi stai parlando, Rokuro?
-Ah, giusto, non te l'ho presentato! Questo è Supaida, il
mio vocalist!
Pensando che si trattasse di un qualche suo amico immaginario, agitai
una mano
per salutare il muro.
-Piacere di conoscerti, Sup...
-Choji, dove guardi? Supaida è lassù!
Rokuro
mi indicò un angolo vicino al soffitto. Continuai a pensare
che non ci fosse
nessuno finché, aguzzando meglio la vista, non vidi una
creaturina immobile con
un corpo nero microscopico e otto lunghissime zampe.
-Supaida... sarebbe un ragno?
-Non è un ragno, lui è IL ragno! Il migliore del
mondo! Lui è l'unico, in tutto
l'orfanotrofio, che non scappa o si copre le orecchie quando mi metto a
suonare! In fatto di musica io e lui abbiamo gli stessi gusti!
Notai come gli occhi di Rokuro brillassero, mentre ne parlava. Non
l'aveva
detto esplicitamente, ma era ovvio che considerasse quel ragnetto come
il suo
migliore amico... se non il suo unico. Il pensiero mi fece salire un
groppo
alla gola.
-Hai detto che Supaida è il tuo... "vocalist"?
-Esatto! Non posso dirti com'è la sua voce perché
è così piccolo che non la
sento nemmeno io che ho l'orecchio fino, ma sono certo che canta molto
bene! E
molto presto potrà anche esibirsi, non appena lei
accetterà di ascoltare la
canzone che ho composto...
Rokuro sospirò rumorosamente. Il sospiro di un innamorato,
senza dubbio.
-Lei, chi?- domandai, nonostante sapessi già la risposta.
-Yori, la fata che mi ha rubato il cuore da quando la Signorina Azumi
l'ha
portata qui! Leggi, questa è la canzone che ho scritto per
lei!
Da un po' tutte le tasche dei suoi pantaloni, Rokuro tirò
fuori e mi passò un
mucchio di foglietti piegati in quattro, su cui aveva scritto,
cancellato e
riscritto un sacco di versi.
-Wow, che lavoro... La ami davvero?
-Di più, la adoro!
Sorrisi tra me e me. Finalmente era arrivata l'occasione che stavo
aspettando,
non potevo farmela scappare per nessuna ragione al mondo.
-Dimmi, Rokuro... Che tipo è Yori? Cos'è
esattamente che ti ha fatto innamor...
-A-AH! Ecco dove t'eri cacciato, Choji!
Mapporc...
Iwao era appena entrato senza nemmeno bussare.
-Di là siamo pronti per dare inizio al torneo, manchi solo
tu! Te ne sei
dimenticato?
Pazienza, devo avere pazienza... -No no, niente affatto! Ho
solo perso la
cognizione del tempo! Adesso arrivo!
Iwao uscì com'era entrato. Se non fosse stata un'ipotesi
sciocca, avrei giurato
che avesse fatto apposta ad interrompermi! Mi girai verso Rokuro,
facendo spallucce.
-Mi dispiace, purtroppo gliel'avevo promesso. Continueremo a parlare
un'altra
vol...
In quella, mi venne un'idea fulminea.
-...senti, posso prendere in prestito la canzone? Per... per vedere se
posso
sistemare le parole e correggere gli errori, se ce ne sono.
-Sarebbe grandioso! Prendila pure, te la affido!
Però, è stato facile...
-Grazie, Rokuro! Ne
avrò la massima cura!
Così,
me ne andai anch'io. Ero con un piede fuori dalla porta, quando
qualcosa mi
convinse a fermarmi per un altro secondo o due.
-Rokuro, senti... Noi stiamo per fare una specie di torneo di
calcetto... Vieni
anche tu?
-Naa, non mi è mai piaciuto lo sport. A me e Supaida piace
starcene qui
tranquilli.
-Piacerebbe anche a me, ma ho promesso di andare... Comunque, mi ha
fatto
piacere suonare con te. Sei molto simpatico!
-... g-grazie! Anche tu lo sei! Divertiti, mi raccomando!
Salutai, sorrisi e salutai ancora, richiusi la porta alle mie spalle e
mi
avviai inesorabilmente verso l'aula della palestra.
Divertirmi...
era quello che mi auguravo anch’io.
…
...la
volete sapere una cosa buffa? Tutto sommato, finii per divertirmi
davvero.
Certo, a giocare a pallone ero sempre una schiappa e le volte in cui ci
scivolavo sopra erano il triplo di quelle in cui riuscivo a calciarlo,
ma
facendo buon viso a cattivo gioco e ridendo alle mie stesse figuracce
-un’impresa
a cui non ero abituato- ero riuscito pian piano ad integrarmi. Nelle
pause tra
una mini-partita e l'altra, ebbi modo di rompere il ghiaccio con un po'
tutti i
componenti del gruppo. Li trovai molto simpatici, ma il più
simpatico di tutti
alla fine si rivelò essere proprio lo stesso Iwao.: nel
dirigere i turni del
torneo di calcetto, annunciare i vincitori e incoraggiare i perdenti
era un
vero mattatore; dal modo in cui gli altri ragazzi lo richiamavano per
farsi
dare un cinque era evidente che fosse davvero benvoluto; ed io, sotto
sotto,
stavo cominciando ad abituarmi alle sue vigorose pacche sulle spalle.
La
cena, poi, fu ad un livello totalmente diverso rispetto al giorno
prima. A
tavola Iwao mi aveva fatto sedere tra lui e Nana, quindi ben lontano
dal bordo
pericolante della panca, e tra una cucchiaiata di zuppa di pesce e una
risata
la serata trascorse in completa allegria.
Stavo quasi per chiedermi se qualcuno non avesse preso il posto di Iwao
di
nascosto, per trasformarlo in una persona così diversa dal
bullo che mi era
sembrato...
Ma
poi capii. Nessuno, quel giorno, aveva fatto menzione di Isoka, l'unico
argomento capace di far davvero arrabbiare Iwao. Ecco perché
lui e i suoi amici
erano sempre stati tranquilli e spensierati.
Già, Isoka. Era da quella mattina che non l’avevo
più incrociato. Mentre Yori
ci serviva il digestivo, con la coda dell'occhio lo vidi seduto nel suo
angolo,
solo e chiuso in sé stesso come sempre, e non potei fare a
meno di sentirmi
leggermente da schifo. Nonostante fosse stato lui stesso a farmi
promettere di
tenere nascosta la nostra amicizia, mi costava molta fatica riuscire a
sopportare la sua condizione. Dovevo essere seduto al suo fianco a
tirargli su
il morale, non a ridere e scherzare in compagnia del suo peggior nemico!
Più tardi, quando ci ritrovammo tutti in fila davanti ai
bagni per lavarci i
denti, mi arrischiai a salutarlo con un cenno silenzioso, perlomeno per
dargli
una specie di buonanotte. Nessuno mi notò, per fortuna.
Io,
invece, notai che dalla vita in giù Isoka era completamente
bagnato fradicio.
Dovevo saperne di più, e subito.
Siccome Isoka era l'ultimo della fila, con la scusa che "la natura mi
stesse chiamando" mi chiusi in uno dei cubicoli, e ne uscii quando
Isoka
fu rimasto solo per parlarci. Quando mi vide comparire, guardando nello
specchio sopra il lavandino, fece un mezzo salto per lo spavento.
-Sono soltanto io, tranquillo- gli dissi, inginocchiandomi accanto a
lui e
posandogli una mano sulla schiena -volevo chiederti... Cosa ti
è successo?
Isoka
mi fissò in modo strano. Sputò il dentifricio nel
lavandino, si risciacquò la
bocca, si pulì per bene, e finalmente mi rispose.
-Dopo
merenda, siccome aveva finito di piovere sono tornato nel nascondiglio.
Era
stracolmo d’acqua. Ti sei scordato di chiudere la botola,
Choji.
Il
mio cuore perse un battito. Quella botola l’avevo chiusa, era
la prima cosa che
mi ero preoccupato di fare! Se Isoka l’aveva trovata aperta,
ciò poteva
significare... che qualcun altro aveva scoperto il suo nascondiglio!
Per
non metterlo nel panico, decisi di addossarmi la colpa.
-Io...
Io non ho parole per scusarmi. Ieri ti faccio digiunare a pranzo, e
oggi ti
privo del rifugio che hai costruito con tanta fatica... Sono un pessimo
amico,
mi dispiace!
-Ehi,
Choji? È tutto a posto- mi rassicurò lui, con un
abbraccio –non ce l’ho con te,
perché so che non l’hai fatto apposta. E poi...
forse è meglio così.
-C-che
vuoi dire?
-Ora
che ho trovato qualcuno che mi faccia compagnia, forse è
arrivato il momento di
lasciar perdere quella buca così stretta e scavarne
un’altra un po’ più grande
che ci contenga tutti e due. Che ne pensi?
-Io...
Grazie, Isoka. Non mi merito di essere perdonato dopo il disastro che
ho fatto,
ma... Grazie.
-Non
pensarci più, dai. Buonanotte, Choji.
-B-buonanotte.
Isoka
uscì dal bagno, e io potei tirare un sospiro di sollievo.
Chissà per quanto
tempo ancora, però, sarei potuto stare tranquillo. Prima il
carro del cibo, e
ora il nascondiglio di Isoka... Non potevo dire che i due fatti fossero
collegati,
ma di una cosa ero certo. Qualcuno che viveva
nell’orfanotrofio stava seguendo
le mie mosse di nascosto. E se quel qualcuno era il Mascheratore...
allora
dovevo stare molto attento.
Uscii
dal bagno un minuto dopo Isoka ed entrai nel dormitorio. Quasi tutti,
come la
sera prima, erano già andati nel mondo dei sogni. Indossai
il pigiama, e mi
lasciai cadere a peso morto sul letto. Avevo appena appoggiato la testa
al
cuscino...
...che il rumore di un foglio schiacciato mi fece rizzare in piedi come
se
fossi stato colpito da una scossa.
Il rapporto!
Senza perdere altro tempo mi tuffai sotto le coperte, accesi la torcia,
presi
in mano la penna e iniziai a scrivere. Come prima cosa tirai una riga
sul
titolo, sostituendo "primo giorno della missione" con
"secondo".
Bene, e adesso? Ora che ci penso, non
è
che abbia fatto veri e propri passi da giganti con l'indagine. Che cosa
ho
scoperto, oggi, di veramente utile?
Rivisitai con il pensiero tutta la giornata. I sospetti sul misterioso
individuo che mi aveva seguito erano solo sospetti, mi serviva qualcosa
di
concreto!
...e ce l’avevo, in effetti. Un'informazione che avevo
ottenuto quel giorno mi
era rimasta impressa più di altre, ed era stato Iwao a
fornirmela.
“-...non molto, comunque prima che
arrivassi tu erano loro gli ultimi arrivati.”
E così, Nao e Naoki erano gli ultimi ad aver trovato casa
nell'orfanotrofio. Mi
restava solo da scoprire esattamente quando.
Allungai
un braccio verso il letto accanto al mio e picchiettai alla cieca. Dopo
poco,
sentii una specie di grugnito irritato.
-Scusami, Nao- bisbigliai -sei sveglio?
-...adesso sì. Che c'è, Choji?
-Ecco, volevo chiederti scusa per quello che è successo
stamattina...
-Scusa per cosa? Si è trattato solo di un gioco, non
è il caso di farne una
tragedia.
-Lo so, però ti ho visto a disagio...
-Ripeto: non farne una tragedia. Non ero dell'umore giusto per giocare,
tutto
qua. Ho sentito che tu invece ti sei divertito nel pomeriggio.
-Oh, sì! Non ho segnato nemmeno un gol e stavo quasi per
farne uno nella mia
stessa porta, ma me la sono spassata. Certo, immagino che giocare in
palestra
sia anche meglio... Dimmi, è tanto grande?
-La palestra, dici? Non...
Ci fu una pausa.
-...non molto, a occhio e croce penso sia grande quanto la mensa. Ma
per
giocare a calcetto è l'ideale, anche perché ci
sono delle porte vere... Adesso
scusami, ma sto proprio crollando dal sonno. Notte, Choji.
-Buonanotte, Nao.
Tornai sotto il cuscino e riaccesi la torcia. E così Nao e
Naoki erano giunti
all'orfanotrofio prima che la palestra venisse sigillata. Se fossero
arrivati
dopo infatti, Nao non avrebbe saputo dirmi com'era fatta.
Questo non bastava per far di uno dei due il principale indiziato, ma
era
comunque un piccolo passo in avanti nell'indagine.
Perfetto, ora posso davvero procedere con
il rapporto. "Ancora nessuna traccia del Mascheratore, ma ho avuto modo
di
conoscere meglio gli orfani che..."