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Autore: Nina Ninetta    25/05/2017    3 recensioni
Lord Voldemort ha vinto, i suoi nemici sono costretti a vivere nell'ombra. Harry è scomparso, Ron è stato fatto prigioniero a Hogwarts, Hermione è sotto tortura a Villa Malfoy. Tuttavia, Draco e i suoi non se la passano meglio. L'unica speranza - per tutti - è allearsi con i "vecchi" nemici.
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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14.

 
Il giardino di Hogwarts si era trasformato in un vero e proprio campo di battaglia. Quando Hermione vi mise piede, al seguito di Luna, Dean Thomas e Cho Chang che si erano uniti lungo il percorso, rimase esterrefatta nel notare la decadenza nella quale era immerso il suo bellissimo spazio verde. Ora di verde non c'era più niente, come se un morbo, un germe infettivo, avesse risucchiato la vita da quelle piante. Della quercia dove era solita sedersi con i suoi cari amici Harry e Ron erano rimasti solo rami rinsecchiti, simili a dita di una vecchia strega decrepita, tanto in voga nelle favole babbane. Cercò con lo sguardo il lago, ma vide solo una profonda voragine scura. Dove erano finiti gli abitanti che lo popolavano?
Udì Dean al suo fianco urlare di scansarsi e d'istinto si gettò sulla sinistra, rotolando sul terriccio asciutto che le graffiò la pelle delle braccia. Un paio di Mangiamorte avanzavano verso di loro, pronti a sferrare un nuovo attacco, poi un imponente statua di pietra li spazzò via con l'unico braccio superstite. La voce solenne della McGranitt li invitò a rialzarsi e a combattere. Hermione non l'aveva mai vista così: i lunghi capelli, solitamente raccolti sul capo, le ricadevano ai lati del volto come un mantello argentato; la veste lunga era strappata in più punti mostrando gambe affusolate e insanguinate. La giovane Grifondoro incoerentemente pensò che se l'avesse vista Silente sarebbe arrossito, e neanche la barba avrebbe potuto nasconderne l'imbarazzo.
«Avanti Granger».
La ragazza si sentì sollevare da terra da sotto l'ascella, per un attimo sentir pronunciare il suo cognome l'aveva illusa, ma ben presto si rese conto che si trattava solo di George Weasley.
«Dov'è Harry?» gli chiese, mentre correvano fra incantesimi e Mangiamorte, inconsciamente vagava con lo sguardo sull'ampio spazio, nella speranza di veder spuntare un po' di biondo in mezzo a tanta oscurità.
«Non lo so. Si è Smaterializzato con Tu-Sai-Chi» il fratello di Ron virò a destra «Tu dai una mano a loro» le disse indicando Molly e Fleur alle prese con un paio di nemici. Hermione annuì e si buttò nella mischia.
 
Narcissa Black Malfoy torreggiava sul corpo Schiantato di sua sorella Bellatrix. Avrebbe potuto finirla, eccome se avesse potuto e Dio solo sa se ne aveva motivo, ma restava comunque una di famiglia e, doveva riconoscerlo, se non si fosse intromessa dopo la Guerra Magica, Draco non sarebbe lì al suo fianco a dirle di farla fuori.
«No» decise la donna «Sarà il Wizengamot  a giudicarla. Per lei sarà più umiliante. Incarceramus!» corde splendenti si avvolsero intorno ai polsi e alle caviglie di Bellatrix Lestrange.
La Grande Sala era quasi deserta, i maghi si erano riversati fuori. Draco vide Blaise Zabini e Pansy Parkinson deridere Goyle Gregory legato come un salame, al quale erano cresciute appunto orecchie, naso e coda da suino. Più in là Lee Jordan e Neville Paciok stavano duellando con tre Mangiamorte, ma non sembravano in difficoltà nonostante l'inferiorità numerica. Studiò ancora la grande stanza, di lei nemmeno l'ombra, così come di Lucius.
«Dov'è papà?» chiese a sua madre
«Alla ricerca del Mannaro» gli occhi di sua madre mandarono un riverbero di ira. Draco comprese che se erano rimasti a combattere non l'avevano fatto per il bene comune, ma semplicemente per una forma di vendetta. Beh, non che lui si trovasse invischiato per un tornaconto diverso. Si udì un gran tonfo provenire da fuori, il pavimento sotto i piedi tremò. Narcissa sorrise sarcastica.
«Minerva, sempre la solita esagerata».
 
Hermione cozzò contro lo spesso tronco dell'albero, i due Mangiamorte le erano praticamente addosso, da sotto il loro cappuccio nero poteva intravedere il sorriso di soddisfazione. In contemporanea i due invocarono un incantesimo di Schiantesimo, ma lei fu lesta a proteggersi con lo scudo. Più in là Molly stava lottando come un leone per proteggere sua nuora, a terra senza sensi. Doveva farsi venire un'idea prima che ...
«Lasciatela stareee!» Ron si buttò a capofitto contro i due uomini incappucciati, in mano brandiva un ...ramo?
«Ron, no!»
Con una botta secca Weasley colpì il Mangiamorte più alto dritto al centro della schiena, questo si voltò e rise di gran gusto, mentre l'altro si divertiva a far lievitare il povero Ron, sempre più in alto, sempre più in su. Hermione urlava di smetterla:
«Agli ordini signorina!»
Ron Weasley cadde letteralmente dal cielo, si sarebbe schiantato al suolo se la sua amica non avesse attutito la folle discesa con Arresto Momentum. Ron stava per rimettersi in piedi, ma un calcio in pieno stomaco lo fece rotolare per diversi metri. Hermione non lo vide rialzarsi. Poi i due Mangiamorte davanti a lei volarono di lato, spazzati via da zampe pelose, dannatamente umanoidi.
Fenrir Greyback la fissava dall'alto con i suoi occhi gialli, iniettati di sangue e lascivia, la bocca aperta in un ghigno raccapricciante. Hermione fu invasa dal consueto odore di morte e putrefazione, sentì il terrore attanagliarle lo stomaco e offuscarle la mente. Non aveva avuto tanta paura neanche di fronte a Lord Voldemort.
«Finalmente» lo udì dire, la lingua non smetteva di leccarsi le labbra, arrivando fino al mento, fece un salto in avanti ma lei lo scansò buttandosi sulla destra, il Licantropo si gettò ancora sul suo corpo e di nuovo Hermione lo evitò. Riuscì a rimettersi in piedi, ma le ginocchia le tremavano come non mai, intuì che non aveva cercato di acchiapparla realmente, la stava solo portando alla deriva del campo di battaglia, verso il lago prosciugato, dove niente e nessuno avrebbe potuto salvarla dalla... morte? No, qualcosa di peggio. Fenirir era più alto e grosso di lei di molti centimetri e metri, Schiantarlo non sarebbe stato facile.
«Vieni da me, da brava, non ti farò tanto male» Greyback sghignazzò, la bava gli cadeva dagli angoli della bocca, se l'asciugò passandosi sopra la lingua «Sono anni che sogno il tuo corpicino, se farai la brava ti-»
«Impedimenta!» lanciò la ragazza, ma l'incantesimo fece solo indietreggiare il Mannaro di qualche centimetro, lui rise e ad Hermione si accapponò la pelle. Da lontano si udivano le voci della battaglia, avrebbe voluto gridare aiuto ma la voce le morì in gola quando Fenrir agguantò la sua arma con i denti e la stritolò, sputando le schegge di legno sul terreno. Gli occhi di Hermione si riempirono di lacrime, di orrore e rassegnazione. Greyback l'afferrò per i fianchi e se la caricò sulla spalla mancina, i polmoni della giovane Grifondoro si riempirono di miasma nauseabondo. 
  
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