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Autore: Tati Saetre    26/05/2017    8 recensioni
Bella ha diciassette anni, vive a Forks e conserva un segreto di cui nessuno dovrà venire a conoscenza.
Edward ha - apparentemente - diciassette anni, una bellezza eterea e si è appena trasferito nella città più piovosa di Washington.
Cosa li accomunerà?
I segreti di Bella verranno a galla, prima o poi?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
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La verità dovrebbe essere semplice

Secondo capitolo - Bella

 

 

La verità dovrebbe essere semplice.

Dovrebbe aggiustare le cose, piano piano.

Dovrebbe far bene.

Ma per me, non è così.

La verità invece è difficile, sin troppo.

Charlie mi ha trovata in una culla, vicino ad un convento. Passava di lì per caso, e si è fermato quando ha sentito i lamenti di un neonato. Sì, quella neonata ero proprio io.

Non conosco la mia vera madre, e non ho mai fatto niente per cercarla. Per non so quale motivo, ha deciso di abbandonarmi appena sono nata. Se Charlie fosse passato da lì troppo tardi, forse sarei morta a quest’ora. O se le suore del convento avessero aperto il cancello prima di lui, chissà ora dove sarei.

Buttata in qualche casa famiglia.

Charlie non era solo, però. Con lui c’era Renée, ed ho dei ricordi vaghi di lei.

Renée ha deciso di andarsene quando avevo appena due anni, perché non ce la faceva. Quella vita non le andava bene, aveva bisogno di altro.

Mio padre, però, non ha demorso. Mi è sempre stato accanto, crescendomi ed educandomi fino ad oggi.

E proprio crescendo, ho iniziato a capire che le cose erano diverse.

Charlie non era come tutti i papà delle mie amiche: mi veniva a prendere raramente a scuola, stava sempre chiuso in casa o alla centrale di Polizia. La sua pelle era fredda come il ghiaccio, e dura. Più di una volta, quando ero una bambina, mi sono fatta male giocando con lui. Sbattevo addosso al suo petto marmoreo, e il giorno dopo mi ritrovavo con dei lividi sul corpo.

Quando – per Charlie – ho raggiunto l’età adatta, si è messo seduto accanto a me ed ha iniziato a spiegarmi molte cose.

Cose che all’inizio pensavo che fossero soltanto fantascienza, ma invece no.

Charlie Swan, mio padre, era un vampiro.

Sì, proprio quelli che non dormono e ti succhiano il sangue.

Non poteva uscire sotto la luce del sole, non mangiava, non dormiva.

Mi raccontò essere stato salvato da un altro come lui, durante la Prima Guerra Mondiale. Stava per morire, ed un altro vampiro era stato abbastanza forte da morderlo, iniettando dentro di lui il suo veleno. Dopo tre giorni di pura agonia, si era svegliato, e non era mai più cambiato.

Aveva conosciuto Renée negli anni cinquanta, e si erano perdutamente innamorati. Lei era a conoscenza del suo segreto, e l’aveva supplicato più volte di trasformarla. Charlie, irremovibile, non l’aveva mai fatto. Voleva che passasse una vita normale, da umana. Finché Renée non decise di attentare alla sua vita, cercando di uccidersi. Ci riuscì, perché l’unica cosa in grado di salvarla fu proprio il morso di Charlie. Lui lo fece: la morse, e lei diventò proprio come lui. Immortale. Vissero insieme decenni felici, finché decisero di trasferirsi a Forks: era una città piccola, semplice, e – soprattutto – piovosa. Sarebbero riusciti a vivere in serenità, almeno per qualche anno.

Ma proprio lì, subentrai io.

Charlie non se la sentì di lasciare una piccola bambina sola, e la portò a casa a Renée. All’inizio, erano entrambi felici. Entrambi vegetariani, si nutrivano soltanto di sangue animale. Una volta andava lei, e l’altra lui. Per non lasciarmi mai sola.

Non mi hanno mai fatto mancare niente.

Ma ad un certo punto, Renée non resistette più alla sete di sangue umano, e con un biglietto scritto in una calligrafia perfetta, lasciato in cucina mentre Charlie era a caccia, decise di andarsene. Al suo ritorno, trovò soltanto me ad aspettarlo.

Piccola e indifesa, nella mia culla in lacrime.

So che ha sofferto molto per la perdita di Renée, eppure non l’ha mai cercata. Mai. E’ sempre rimasto con me.

Finché gli anni passavano, e lui continuava a non invecchiare.

Doveva trovare un modo, una scusa.

Grazie ai suoi contatti inventò una fantomatica Zia Sue, che ovviamente non esiste. Firmò carte, e per un periodo tutti pensarono che fosse a New York, per la malattia di Renée. Finse la morte di Renée, la pianse insieme ai colleghi della centrale, e poi – passati sette anni -, disse che non ce la faceva.

Non aveva superato il lutto, e quindi voleva andarsene.

Io, - che ne avevo appena nove – non mi ero opposta al trasferimento. Charlie si trasferì in Alaska, lasciandomi con Zia Sue.

Questa, è la storia che tutta la popolazione di Forks conosce.

La realtà non è però molto diversa: Charlie è davvero il Capo della Polizia dell’Alaska, e con le sua velocità sovrannaturale riesce a raggiungerla in poco tempo.

Lo vedo tutti i giorni, perché torna sempre. Mi lascia pasti da riscaldare, soldi, si preoccupa della mia carriera scolastica e delle domande per il College, anche se ancora manca un anno.

Non è mai stato un problema per me, la sua diversità.

E’ un vampiro, ma poteva essere benissimo anche qualcos’altro.

Resterà per sempre il mio papà, però.

 

 

“Bella, respira.” Dice di nuovo, sedendosi sul divano accanto a me. “Sei sicura?”

“Papà, sì!”

“Magari ti sei sbagliata.” Alzo gli occhi al cielo, sbuffano sonoramente.

“Vivo con un vampiro da diciassette anni!” Dico soltanto.

Lui annuisce con ovvietà.

Non posso sbagliarmi. So come sono fatti. La loro pelle, i loro occhi, il loro profumo.

Profumo.

Ripenso a quello di Edward, e vado su di giri. Era dolce, ma allo stesso tempo forte. Buono.

“Stai arrossendo?”

Diamine!

“No… no.”

“Respira, e raccontamelo di nuovo. Con calma.”

“Jessica era in segreteria prima della pausa pranzo.” Inizio. “Quando è arrivata in mensa, ci ha detto che una nuova famiglia si è trasferita a Forks. I figli, frequentano tutti la scuola. Ha detto di averne visti due in segreteria, mentre prendevano l’orario. Prendo fiato. “Ha iniziato a farneticare cose su esseri sovrannaturali, divinità e roba del genere. Diceva che erano bellissimi, sembravano non umani. Lì, ho iniziato seriamente a pensare che ci fosse qualcosa di strano.

“E quindi, hai dedotto che sono vampiri?”

“No, papà! Alla penultima ora, avevo Biologia. Banner mi ha detto che c’era un nuovo ragazzo, e che l’aveva messo vicino a me. Penso a Edward, e sento il sangue salire sulle guance. Stavolta, Charlie capisce perché arrossisco. “Papà, è un vampiro. Non mi ha detto una parola, cercava di starmi il più lontano possibile. Aveva occhi neri, e la pelle cinerea. Come te.” Indico le braccia di Charlie.

Quindi, non ti ha parlato.”

“No. E’ scappato ancor prima che suonasse la campanella. Di corsa.” Preciso, ricordando molto bene il modo in cui Edward è fuggito.

“Questo è strano.” Non dice niente, ma so che il suo cervello sta lavorando.

“Cosa?”

“Se i ragazzi frequentano la scuola, devono per forza essere vegetariani.”

“E…?”

“Non riesco a spiegarmi il comportamento di questo… ragazzo.” Dicendolo, mi squadra attentamente.

Dannato Edward.

“Non dovrebbe avere problemi a relazionarsi con gli umani, quindi.” Finisce lui.

Ed ha ragione.

Se sono a scuola, significa che non si nutrono di sangue umano. Sennò, sarebbe una vera e propria strage.

Ma Edward… mi guardava come se mi volesse mangiare.

Dio, fa che siano realmente vegetariani.

Bells, ascoltami attentamente.” Annuisco, puntando gli occhi in quelli dorati di Charlie.

“Devi fare attenzione. Alla loro presenza, dovresti apparire soggiogata o impaurita, capito? Non puoi far finta di niente. Sono vampiri. Tu sai come sono fatti, e non puoi comportarti come se fosse una cosa normale. Per ora, devi far finta di niente. Cerca di stare il più possibile alla larga da loro. Io cercherò d’informarmi. Tu, comportati normalmente. Niente sguardi strani, non fissare troppo, non fare domande. Annuisco di nuovo. “E non arrossire, per favore.” Aggiunge poi, schioccandomi un’occhiata tra il divertito e il rimprovero.

Dannata Isabella Swan!

E dannati vampiri!

 

 

Non dormo bene, e gli incubi mi accompagnano per tutta la notte.

Sogno Edward. E poi Charlie. E poi, Edward e Charlie insieme che mi mangiano. Letteralmente.

Mi sveglio con le borse che arrivano fino al mento, ma grazie a Dio è venerdì. Ormai non so più se andrò in Alaska con papà per il fine settimana.

Questa storia dei nuovi vampiri mi ha destabilizzata abbastanza, tant’è che nemmeno mi fermo a parlare con i ragazzi, quando arrivo a scuola. Tiro dritta verso la segreteria. Voglio chiedere a Miss Robinson se posso spostare l’ora di Biologia, per non dover stare con Edward.

Ascoltare quello che ha detto Charlie è stato facile, ma metterlo in pratica un po’ meno. Non posso stare con lui. Non così vicino.

“Ciao!” Sobbalzo, voltandomi verso quella voce.

“Ciao?” Domando, strizzando gli occhi.

La conosco? No.

E’ un vampiro? Sì.

“Tu devi essere Isabella!”

“Bella basta.” Sorrido alla ragazza con i capelli corvini, che ha cominciato a camminare accanto a me.

“Io sono Alice. Alice Cullen.” Precisa, allungando la mano coperta dal guanto.

Furba.

“Bella.” Ripeto di nuovo, sorridendo.

“Letteratura alla prima ora?” Chiede, indicando l’aula a cui ci stiamo avvicinando. “Anche io!”

“Oh, no. Stavo andando in segreteria.”

“Come mai?”

Fantastico, mi mancava soltanto una versione vampiro di Jessica.

“Devo chiedere due cose alla segretaria.” Borbotto.

“Non ti sposterà l’ora di Biologia.” Sgarro gli occhi, posizionandomi di scatto davanti a lei.

Come scusa?”

“Non te la cambierà, Bella.” Ripete di nuovo, sempre con quell’aria allegra.

“Come fai a…” Ma le parole mi muoiono in bocca, quando Alice afferra delicatamente il mio braccio e mi trascina verso un’aula vuota.

“Lo so che lo sai.” Dice soltanto.

Cosa dovrei sapere?” Sbuffa, ma accompagna tutto da una sonora risata.

“So che lo sai.” Ripete di nuovo, fissandomi con quegli occhi dorati.

Dorati. Sono vegetariani.

Non parlo, e continuo a scrutarla. Un misto di sensazioni si impossessano di me: come fa? Perché? Cosa dovrei fare?

“Non ti preoccupare, Bella.” Dice stavolta, dolcemente.

“Non so di cosa stai parlando.” Rispondo allora, voltandomi verso la porta.

Fai finta di niente.

Comportati normalmente.

“Lo so anch’io, Bella!” Mi blocco, ma resto sempre voltata.

“Come?”

“So che tuo padre è un vampiro.” Resto paralizzata, senza muovermi di un centimetro. “Io e la famiglia saremmo molto felici, se stasera veniste a cena. Vi aspettiamo.” Dice infine, superandomi per uscire e senza aspettare risposta.

Cosa diamine sta succedendo?

   
 
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