Terzo capitolo - Bella
“Pronta?”
Sobbalzo, perché non ho sentito Charlie entrare nella mia stanza.
Annuisco debolmente,
senza proferire parola.
Sono pronta? Non lo so.
So solo che sto entrando
in una casa piena di vampiri – sette,
per l’esattezza -, ed io sarò l’unica umana.
E se avessero troppa sete?
E se fossero vegetariani da poco tempo?
Ho pensato a tutto quello
che può accadere, e nulla di tutto questo è positivo.
Fuori al cancello salto
sulle spalle di Charlie. Lui – ormai
– non guida da molto tempo, e prendere la macchina per andare a casa
di altri vampiri sarebbe inutile.
Stringo gli occhi fino a
sentire dolore, mentre i capelli volano in ogni direzione. Anche le mani e le
gambe mi fanno male, perché sono troppo stretta al petto di Charlie.
Dopo una
manciata di minuti, inizia a rallentare. Quando finalmente apro gli
occhi, davanti a me si estende una villa a tre piani, con grandi vetrate che
danno sulla foresta.
E’ nascosta.
Ed è un posto perfetto per sette vampiri.
“Ricordati quello
che ti ho detto a casa.”
Non ti avvicinare troppo.
Respira nel modo più silenzioso possibile.
Non sospirare.
Cerca di non farti male per nessun motivo al mondo.
Sì, questa
è la dettagliata lista che Charlie ha stilato appena sono uscita da
scuola, appena è venuto a sapere dell’invito.
Nemmeno bussa,
perché alla porta ci accoglie una donna… splendida.
I suoi
capelli castano chiaro ricadono sulle spalle, ondulati. Indossa un vestito viola a mezze
maniche che le arriva sotto il ginocchio, accompagnato da un paio di tacchi
avana, che non sono troppo alti.
Sorride, e con quella
dentatura splendida potrebbe accecare qualsiasi umano a Forks.
“Charlie e
Bella!” Dice subito, accogliendoci dentro la casa. “E’
un piacere avervi qui. Io, sono Esme.”
Allunga una mano prima a mio padre, e poi a me.
“Esme.” Ripete Charlie. Se non fosse un vampiro, quasi
crederei che sia rimasto ammaliato dalla sua bellezza anche lui.
Che è un vampiro.
“Venite, gli altri
vi aspettano.” Ci fa strada, mentre mi guardo
intorno: la casa è alquanto… illuminata.
Ci sono quadri appesi dappertutto, vedo molte porte che portano ad altrettante
stanze, e il paesaggio che si vede è maestoso.
Sento anche odore di… sugo?
Fritto?
Bella, non è possibile. Non mangiano.
“Visto
che sei l’unica… umana”
Esme si schiarisce la voce, guardandomi sempre con
dolcezza. “Abbiamo preparato qualcosa per te.” Quando apre la porta
della cucina, la scena che si presenta davanti a noi mi fa… ridere.
Ai fornelli
c’è un omone di almeno due metri, largo quanto l’armadio che
ho nella mia camera.
Alla sua destra, gli fa
compagnia l’uomo più bello che io abbia mai visto.
Dovrebbe essere il padre.
Davanti a loro due, di
spalle invece c’è una bionda mozzafiato,
che cerca di condire un’insalata seguendo delle istruzioni.
“S-state… cucinando per me?” E non riesco
proprio a trattenerla, la risata.
“Sì.” Esme sembra essere perplessa. “Non hai fame?”
“Oh.” Leggo
il dispiacere sulla sua faccia, ora. “Certo! Certo che ho fame. E’ che…”
“Non ha mai visto
dei vampiri cucinare, tutto qui.” Viene in mio
soccorso papà.
“Tu avrai cucinato
per lei almeno qualche volta, mi sbaglio Charlie?” L’uomo biondo
stavolta si avvicina, con un gran sorriso che gli incornicia il volto.
“Carlisle?” La sorpresa è l’emozione che aleggia sul volto di Charlie.
“E’ un
piacere rivederti, amico mio.” E non si perde in
convenevoli, perché ora lo sta abbracciando. Ricambiato da mio padre.
Carlisle.
Seduta a gambe incrociate
su uno dei tre divani che ci sono in quell’enorme sala, mi gusto il
gelato al pistacchio che Emmett “ha fatto con tanto amore.”, a detta sua.
Sì, perché
siamo diventati amici per la pelle.
Emmett e Rosalie sono stati
i primi.
La prima coppia che si
è presentata. Lui mi ha alzata da terra,
stringendomi in un caloroso
abbraccio, per quanto poteva esserlo.
Rosalie invece ha allungato semplicemente la sua mano, coperta da un guanto
di pelle.
Poco dopo, si sono
aggiunti Alice e il suo fidanzato: Jasper.
Mi guarda con aria
strana, ed è lontano anni luce da me. Tiene sempre strettamente la mano
di Alice, e cerca di non avvicinarsi a me di un millimetro.
Invece, ho scoperto che Carlisle è un caro amico di Charlie.
E’ quel caro amico che l’ha
trasformato in un vampiro.
“Ti piace,
Bellina?” Alzo gli occhi al cielo, già infastidita da tutti i
diminutivi che mi ha dato Emmett in questa
mezz’ora.
“Buonissimo.”
Dicco appena, mangiandone ancora.
E lo è davvero.
Chi lo avrebbe mai detto
che dei vampiri sapessero cucinare?
“Allora,
Charlie.” Carlisle gli da una
pacca sulla spalla, sedendosi accanto a lui. Sul divano di fronte al
mio. “Sarei felice di sapere tutto quello che è successo.”
“Sono passati anni.” Commenta Charlie, ancora
sorridendo.
E’ felice.
“Quando Alice mi ha
detto che c’era un vampiro a Forks, ho pensato
subito a te.” Confessa il medico.
“Come faceva Alice
a sapere che ero qui?”
“Vedo il futuro,
Charlie.”
Quasi mi strozzo con il
gelato, e tutti i presenti si voltano nella mia direzione.
“Vedi… il
futuro?” Alice annuisce soltanto, ridendo allegramente.
“Bene.”
Commento soltanto, scaturendo le risate di tutti i presenti.
“Mi sono trasferito
a Forks una ventina d’anni fa.”
“Venti anni sono
molti.” Dice Rosalie, indicando la figura di Charlie.
Non sei invecchi, come fai? E’ quello che pensa, ma non lo dice.
“Oh… no. Per gli abitanti di Forks, non vivo più qui.”
“Come?”
Domanda ora Jasper.
“Nove anni fa, ho
accettato il trasferimento in Alaska. Ero il Capo della Polizia di Forks, ed ora sono il Capo della
Polizia di Denali.”
“Ti senti ancora
con il clan?”
“Poco.”
Risponde Charlie, alla domanda di Carlisle. “Li vedo, ogni tanto. Ma poi,
torno sempre dalla mia Bella.” Mi indica,
sorridendo dolcemente.
Il mio papà.
“E Renée?” Carlisle
quindi conosce anche Renée.
“Aveva
troppa… sete. Se ne è
andata, o mi avrebbe uccisa.” Rispondo io al medico, ancora prima di
Charlie.
Annuisce, e so che sta
pensando a qualcosa.
Qualcosa che non vuole
chiedere.
Ma che deve sapere, per non far finire
Charlie nei guai.
“Charlie e Renée mi hanno trovata
quando ero una neonata, ed hanno deciso di prendersi cura di me.” E
così, butto fuori tutto.
Racconto ai Cullen di come sono stata trovata, aiutata da Charlie.
Gli raccontiamo
dell’abbandono di Renée, dei troppi anni
che erano passati, e di Zia Sue.
Loro non parlano, ci
ascoltano in silenzio finché non abbiamo finito.
“Hai intenzione di
trasformarla?”
“EMMETT!” Lo
sgrida Esme, per la sua schiettezza.
Io sorrido. “No.
No.” Dico. “Non voglio essere trasformata. Charlie è mio
padre, e lo sarà per sempre. Ma io, ho la mia
vita. Vivrò la mia vita, da umana. Rendendo conto sempre a Charlie,
perché è mio padre e mi ha salvata. Ma… no. Non voglio diventare un vampiro.”
“Hai le idee
chiare.” Dice Alice, scrutandomi.
Credo che lei ora può vedere il mio futuro, e vorrei chiederle cosa
vede.
“Invece, Carlisle…” Charlie deglutisce, e sembra
agitato.
Può un vampiro essere agitato?
“Ci sono andato,
sì.” Dice Carlisle. E non ho la
più pallida idea di cosa stiano parlando.
“Non ho trovato tua
moglie, e nemmeno Marie.” Ora, credo di capire.
Marie era la figlia di
Charlie, nata pochi mesi prima che lui partisse per il fronte.
“Va bene.”
“Non è
tutto, Charlie.”
“Cosa?”
“Anni dopo…
ho salvato un ragazzo.”
“Come me, Esme e Rosalie, no?”
“Esatto. Ma… credo che…”
“Chi è, Carlisle?”
“Edward.”
Sento affluire più
sangue sulle mie guance, e so il perché
L’ho cercato, ma
non c’era. Non c’è.
Edward non è
dentro questa casa, e non so perché.
Non che sperassi di
trovarlo, ma…
“Edward?”
Domanda Charlie, perplesso.
“Sì. Edward.”
“Edward Anthony Cullen Masen.” La voce che
proviene dalla mie spalle mi fa accapponare la pelle.
E’ Edward.
Deve essere lui.
Mi volto, e lo vedo.
Ha gli occhi puntati in
una sola direzione: Charlie.
Lo guarda fisso in viso,
senza muoversi.
Senza respirare.
Una statua di marmo.
“Tuo nipote.”
Aggiunge, poi.