Epilogo
«Se avevamo imparato
qualcosa durante il nostro periodo come soldati, o come Leggende, era che il
futuro... non era scritto. Non poteva essere scritto. Ecco il mio problema...
questo profeta oscuro, indovino, creatore di caos... Era venuto e aveva
distrutto tutto con l’egoismo di un devastatore.
Il tempo era un
costrutto.
Il tempo era un
concetto.
Il tempo poteva
essere considerato un organismo che viveva e respirava intorno a noi»
Sara Lance
«Come sta?»
Amaya aveva scosso il capo come risposta
nei confronti del marito che seduto sul letto della loro camera da letto all’interno
della Waverider stava giocando con la piccola Jeanne che
era intenta a costruire una piccola piramide con dei cubetti colorati. La madre
la guardò lasciandosi andare a un piccolo sorriso, prima di sedersi al suo
fianco e aiutarla nell’impresa, ma non senza perdere di vista la preoccupazione
che l’attanagliava. La decisione che lui e Nate avevano preso di tornare con le
Leggende era stata dovuta e normale perchè dopo la
sconfitta di Darkseid si erano resi conti di non
poter lasciare soli i loro amici e tanto meno Sara.
«Riesco a convincerla a mangiare solo perché
è incinta e perché Laurel è tutto per lei, come
Jeanne per noi…» e dicendolo Amaya diede una carezza alla guancia della bambina
ignara di ciò che stava succedendo. Nate allungò una mano e stringendo quella
della donna che amava ne baciò il dorso.
«Sara è forte… Lo sai…»
«Lo so. So che questo non le sta impedendo
di essere sempre e comunque un ottimo Capitano, ma perdere chi ami ti cambia
per sempre e irrimediabilmente… Ancor più se sei tu ad averlo ucciso…» e
dicendolo accarezzò il viso del suo “uomo d’acciaio” con un malinconico
sorriso. Loro avevano l’uno l’altra e Jeanne, ma il destino di Sara e di Laurel era cambiato per sempre.
«Avrei voluto scoprire che
ciò che era successo in qualche modo avrebbe aperto un portale o un qualsiasi
paradosso che avrebbe risolto tutto. Che tutte le teorie sul tempo e sullo
spazio venissero riscritte. Che lui sarebbe sopravvissuto e che io avevo torto
nel pensare che il mio futuro sarebbe cambiato per sempre. Ma quello che avevo
scoperto era anche peggio di quello che temevo»
Laurel Hunter
Laurel era seduta sull’asse di equilibrio della
palestra del college ove si allenava e aveva appena salutato Donald con un
bacio sulle labbra e un sorriso che voleva assicurargli che non doveva
preoccuparsi per lei. Era rimasta molto colpita dallo scoprire da quanto lui
fosse innamorato di lei e tutto quello che era successo e i ricordi di un’altra
linea temporale che avevano recuperato li aveva inaspettatamente avvicinati. Quella
bellissima storia d’amore le stava dando la forza che oggettivamente le mancava.
Era rimasta non sapeva nemmeno quanto
seduta lì persa nei suoi pensieri invece di allenarsi per le immediate
nazionali tanto che quando Mia la raggiunse, trafelata, la trovò ancora in
quella posizione.
«Scusa il ritardo, ma il professore…» alla
giovane Queen le morirono le parole in gola quando vedendo la sua amica in
quello stato le si avvicinò e andandole vicino si piegò leggermente con il capo
per cercare il suo viso nascosto dai capelli.
«Laurel…»
mormorò affranta, mentre quella facendo un piccolo balzo giù e trovandosi cos’ in
piedi di fronte alla sua migliore amica, l’abbracciò stretta lasciandosi andare
a quelle lacrime che in casa tratteneva per non mettere il coltello nella piaga
con sua madre. Mia sospirò, ma alla fine la strinse forte a sé accarezzando i
suoi lunghi capelli biondi…
«Avrei voluto dimenticare Mia… ogni
momento, ogni ricordo… tutto ciò che di lui conservavo, ma il tempo è stato
tiranno e nonostante lui sia stato cancellato dalla mia linea temporale… non
smetto di ricordare la mia vita con lui…»
Tra i singhiozzi Laurel
si stava sfogando come mai aveva mai fatto da che erano tornati nel loro tempo.
Lei che sembrava star bene, che si era sforzata di tornare alla normalità come
se nulla fosse accaduto, ma che a fin dei conti era impossibile.
«Ogni elemento del
mondo emette energia. Ogni cosa.
Una visione teorica
del futuro. Non è il futuro perché ancora non c'è. Esiste un algoritmo di un
possibile futuro. Sì! Forse un futuro alquanto possibile. Ma, e ci tengo a
sottolinearlo, è solo un algoritmo. Matematica. Congetture.
E' profilazione. Si tratta di fare profilazione
al nostro futuro. A nessuna delle persone coinvolte è stata data una scelta»
Lily Stein
Quando suo padre era
partito lo aveva salutato con un gran sorriso e la promessa che tutto sarebbe
andato per il meglio, non era stato facile accettare per lui che lei e Leonard
avevano deciso di provare a crearsi una vita insieme, ancor più in una città ove
teoricamente lui era ancora visto come un temibile criminale, ma alla fine
aveva ceduto di fronte a quegli occhi vispi e decisi così simili ai suoi.
Lily però non era
uscita del tutto intatta da quella storia, la sua visione sulla scienza e la fisica
quantistica era cambiata e da quando aveva accettato una cattedra come
professoressa alla Central City University non
smetteva di calcare quel concetto ai suoi studenti, mettendo in discussione
tutto ciò che normalmente veniva dato per scontato.
Aveva appena finito
la lezione, quando ad aula vuota sentì un applauso provenire dalla porta posta
al fianco della cattedra e voltandosi ridacchiò nel vedere Leonard poggiato
allo stipite guardarla con quella sua solita espressione indecifrabile.
«Sei fuori!» esclamò lei entusiasta
andandogli incontro abbracciandolo e baciarlo. Joe
West non aveva potuto fare a meno di arrestarlo, ma a quanto pareva Barry aveva
mantenuto la sua parola e gli aveva dato la possibilità di ricominciare.
Leonard dal canto suo la strinse sui
fianchi e se la tenne stretta baciandola senza importagli degli studenti che
passando per i corridoi li guardavano ridacchiando o parlando tra loro
sconvolti che la loro professoressa baciasse il temibile “Captain
Cold”. Lui sapeva solo che adesso quell’appellativo
non gli apparteneva più, come quello di Leggenda o di ladro… ora era solo
Leonard ed insieme a lei era curioso di scoprire cosa questo avrebbe voluto
dire…
«Io dico che il libero
arbitrio viene cancellato dal processo di scelta. Dico che lasciamo l'ultima
parola al potere di un’entità sconosciuta, nessuna delle persone coinvolte nel
processo decisionale del tempo è responsabile delle proprie azioni. E senza una
responsabilità personale cosa siamo?»
Ray Palmer
«Sei tremenda lo sai?»
Mia aveva appena appoggiato la borsa sul
divano, aveva lasciato da poco Laurel e dopo una
lunga chiacchierata in cui l’aveva invitata a sfogarsi adesso toccava a lei
sentirsi coccolata e chi meglio poteva farlo se non l’uomo che amava?
Era appena arrivata nel suo appartamento e
lo aveva trovato di fronte alla finestra del grande salone, le mani in tasca e
lo sguardo profondo immerso sulla skyline di una Star City di nuovo viva e
sicura. Alcuni fili argentei spuntavano sui suoi capelli nerissimi, li stessi
tra cui passò la sua mano quando, una volta vicina, si strinse a lui e si portò
sulla punta dei piedi per baciarlo.
«Perché?» chiese Mia innocentemente
voltandosi verso il vetro e sentendo lui che l’abbracciava da dietro.
«Chiedi anche? Guarda che qualsiasi cosa
fai con lui la ricordo anche io…»
«E sei geloso Palmer?» chiese lei
ridacchiando ironica sentendosi voltare di scatto e baciare con quell’impeto
che lui aveva, seppur nascosto dietro quella sua aria sempre gentile e bonaria
«Oh Mia Queen… sono destinato ad amarti in
qualsiasi tempo…»
«Se non avessi cercato quel contatto oggi
non saremo qui…»
Le loro parole si mischiavano da quanto le
loro bocche erano vicine, mentre ridendo si cercavano in un nuovo bacio. Nessuno
sapeva di loro ed era stata una scelta comune dovuta alla loro differenza di
età e di come Mia, era certa, suo padre non avrebbe mai preso bene quella
relazione quanto sua madre. Cosa le avrebbe detto? Che il suo attuale fidanzato
era il suo ex? Tuttavia entrambi sapevano e volevano uscire alla luce del sole,
erano sopravvissuti all’Apocalisse, sarebbero sopravvissuti anche ai coniugi
Queen, no?
«Se viviamo in un
mondo di algoritmi e probabilità quante probabilità ci sono che il tempo sia
esattamente come crediamo?»
Rip Hunter
«Ciao Rip»
Quando il Capitan
Hunter aveva aperto gli occhi, per via di quella voce che era giunta alle sue
orecchie, ed era stato investito da una forte luce si era convinto che quello
doveva essere l’aldilà o qualsiasi posto in cui finivano le anime dei morti.
A fatica si mise in
piedi notando intorno a lui una candida stanza bianca di cui era impossibile
distinguerne i contorni e di fronte a lui un giovane ragazzo, dai capelli rossastri
e lo sguardo gentile.
«Tu chi sei? Che cosa
vuoi? Dove sono? Sono morto?» l’uomo di fronte a lui scoppiò a ridere
scuotendo il capo e avvicinandosi posò sulla spalla di Rip
la sua mano, facendo sobbalzare quest’ultimo in quanto si era reso conto che il
suo tocco era reale.
«Non è importante dove sei, ciò che conta
è il ringraziamento che ti devo…»
A quella frase il Capitano si sentì a
disagio perché non credeva di essere nella posizione per meritare un bel
niente, tanto meno un ringraziamento.
«Grazie a te è stata
fatta una cosa molto importante. Avete finalmente sconfitto il terribile Tiranno di Apokolips. Il mio patrigno Darkseid»
«Orion»
«Esatto. E sono qui
per farti passare... Sei pronto?»
Era alquanto sconcertato Rip di trovarsi di fronte a niente di meno che lui, tant’è
che quando gli fece quella domanda non capì a cosa si stava riferendo, ma
qualsiasi cosa fosse non era nella posizione di pretendere spiegazioni. Qualsiasi
sarebbe stata la sua sorte l’avrebbe accettata.
«Sono pronto…»
«Allora è il momento
di indicarti la via...»
I due si scambiarono
un lungo sguardo, ma nel momento in cui Rip sbatté le
palpebre il sorriso di Orion e l’immagine di una stanza immersa nel buio si
sovrastarono e quando tornò a guardarsi intorno non ci volle molto per capire
dove fosse.
Il suo arrivo doveva
aver creato una sorta di sbalzo nell’energia cinetica della stanza che fece
svegliare Sara di soprassalto e mentre già impugnava il pugnale che teneva
sotto il cuscino per aggredire l’estraneo nella sua stanza, le luci si
accesero, lui si voltò ed entrambi non credettero a ciò che avevano di fronte.
«Rip…»
«Sara…»
Nemmeno il tempo di ragionare sul perché e
per come che lei aveva fatto cadere la lama dalle mani ed uscendo dal letto era
finita in ginocchio ai piedi del letto, lì dove lui si era avvicinato e
stringendola tra le braccia avevano preso a baciarsi con urgenza e necessità
senza smettere un secondo di far incontrare le loro labbra.
«C-Come è possibile?»
«Ehm non lo so… Orion…»
«Orion?»
«Sì il figliastro di Darksei,
il grande cond-»
«Non mi interessa!»
Spiegazioni veloci e concitate uscirono
dalle loro bocche, prima che Sara zittendolo di nuovo lo cercò per baciarlo
aggrappandosi a letteralmente a lui, come se temessero di poter essere divisi
di nuovo. Il loro era un turbinio di così tante emozioni e sensazioni che non
riuscirono in alcun modo a contenerle e tanto meno a spiegarle a voce e che riuscirono
ad esprimere unicamente cercandosi, baciandosi e accarezzandosi.
Fu in un singolo momento di distacco che
lui abbassò lo sguardo e guardando il suo ventre leggermente rigonfio vi poggiò
una mano sopra.
«Scusami se sono stato codardo…»
«Scusami se ti ho fatto credere di esserlo…»
Entrambi piangevano e ridevano, mentre
stringendosi forte tornavano a vivere in un cuore unico, di cui il battito
raggiunse anche il futuro che li attendeva.
Laurel era appena tornata a casa, dopo quella
lunga giornata di allenamenti e lacrime e quando entrata in cucina trovò suo
padre e sua madre stretti a baciarsi, la sua sacca della palestra cadde a terra
e così facendo mostrando loro la sua presenza. Rip e
Sara si voltarono verso di lei che senza pensarci due volte corse incontro loro
per poi venire accolta dal loro caldo abbraccio.
Potevano essersi svegliati nell'oscurità,
ma ciò che li univa aveva dimostrato di essere molto più forte di qualsiasi
forza negativa, dello spazio dei loro corpi e del tempo stesso.
Tutte le parole erano state usate e ciò
che provavano esplodeva nei loro cuori.
Passato, Presente, Futuro... tutti uniti
da un filo invisibile che li cuciva insieme come amici, colleghi, amanti,
famiglie, ma sopra ogni cosa come Leggende.
Un racconto che sarebbe rimasto impresso
nel mito, degno di essere letto e tramandato... la storia di un evento
incredibile...
FINE
A chiunque a letto questa lunghissima
storia, oggi come ieri, ma sempre più di domani, faccio il mio più grande
ringraziamento. Che le Leggende vivano sempre dentro di voi perché è solo
grazie a queste storie di coraggio e amore possiamo essere persone migliori!