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Autore: EmsEms    30/05/2017    1 recensioni
Oikawa conosce la soluzione perfetta per calmare i bollenti spiriti del suo testardo migliore amico.
[UshiIwa]
Genere: Angst, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eita Semi, Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Buonsalve gente :3
Aaaaallora, ho un paio di cosette da dire su questa fic. Innanzitutto non temete, non sarà lunga ( ho in programma di farla durare 3 capitoli massimo). In secondo luogo volevo segnalarvi il film e la serie di fic che, combinati insieme, mi hanno ispirato questa storia. Il film è Il lato positivo ( da cui ho tratto il titolo per la storia) e la serie è Seijoh Inc. di DeathBelle, un'office AU su AO3 che mi ha completamente assorbito negli ultimi tempi. Per quanto riguarda i personaggi ho cercato di tenerli il più IC possibile, ma essendo una rare pair molto azzardata ci sta che abbia commesso dei madornali errori. Non trattenetevi dal criticare aspetti incoerenti della fic, sono aperta al dialogo ( ho un fb su cui potete tartassarmi di domande, EmsEms EFP). Detto questo, spero che vi convinca e che vi faccia divertire almeno la metà di quanto mi sono divertita io a scriverla.
Baci umidi.
PS non è stata betata... Se trovate orrori grammaticali o sintattici fatemi sapere.


 

* * *


 

Iwaizumi spostò lo sguardo dallo schermo del telefono all'edificio davanti a sé. Con un movimento fluido del pollice chiuse google maps e ricontrollò l'indirizzo sul volantino che aveva infilato in tasca. Nonostante avesse provato a lisciarlo, era ancora pieno di pieghe da quando lo aveva accartocciato e lanciato nel cestino.
L'indirizzo era giusto, ma Iwaizumi rimaneva piuttosto scettico in riguardo: quello aveva tutta l'aria di essere un comune palazzo condominiale. Hajime si passò una mano fra gli ispidi capelli corvini e si cacciò il maledetto foglio di carta in tasca. Cosa ci faceva lì? Perché non voltava i tacchi e se ne tornava a casa?
In risposta a quelle domande la voce di Oikawa, impressa nell'ordinato archivio della sua memoria, riaffiorò nella sua testa, insieme alle immagini della loro discussione, avvenuta una settimana addietro. All'ennesima manifestazione di rabbia incontrollata da parte sua, Tooru lo aveva richiamato nel suo ufficio. Una volta accertatosi che fossero soli e che nessuno potesse interromperli, Oikawa si era alzato dalla sua sedia girevole e si era rivolto a lui con il suo solito tono informale. D'altronde, nonostante fosse il suo capo, rimaneva pur sempre il suo migliore amico. Forse l'unico che gli era rimasto.
'Non puoi continuare così' aveva esordito Oikawa, esasperato dal comportamento sopra le righe di Hajime. Le proteste di quest'ultimo non erano servite a nulla, principalmente perché Tooru sembrava poco incline ad ascoltarle.
'Non mi interessa se ti ha provocato, non puoi mettere le mani addosso ad un collega e tantomeno uscirtene con quelle offese. Non posso difenderti sempre Iwa-chan, non è professionale!' lo aveva ammonito Oikawa. Iwaizumi gli aveva intimato di cacciarsi la sua professionalità in quel posto, ma dentro di sé sapeva che quel damerino del suo migliore amico non aveva tutti i torti.
'Conosco un posto dove fanno terapia di gruppo. Dovresti andarci' aveva insistito Oikawa, porgendogli uno stupido volantino. Iwaizumi lo aveva appallottolato e buttato nel cestino, ma il giorno dopo se n'era trovato uno identico sulla scrivania, con l'aggiunta di un messaggio, nella calligrafia svolazzante del suo capo.
'Se non ci vai' recitava il foglietto ' sarò costretto a licenziarti. Sai che faccio sul serio'.
Alla fine Iwaizumi aveva ceduto, e ora si trovava esattamente nell'ultimo posto sul pianeta in cui si sarebbe voluto trovare. Dubitava che Oikawa lo avrebbe realmente licenziato, ma non era nemmeno disposto a correre il rischio.
Hajime si avvicinò alle due file di bottoni argentati, cercando fra le targhette sbiadite un campanello che non recasse un generico cognome.
"Scusi."
Iwaizumi sobbalzò quando colse con la coda dell'occhio un'ombra accanto a sé. Stava per fare dietro-front e fuggire verso la stazione della metropolitana più vicina quando l'uomo che gli aveva rivolto la parola aggiunse "sta cercando il gruppo di terapia?".
"No" grugnì Hajime. Negare era stato un riflesso istintivo, ma non lo avrebbe certo aiutato a trovare quello che cercava. Lo sconosciuto sembrava saperne qualcosa, e Iwaizumi ne dedusse che doveva essere anche lui un frequentatore di quello stupido circolo. Hajime squadrò l'uomo da capo a piedi. Sembrava un tipo qualunque, non fosse stato per i capelli decolorati e ammazzettati in una strana pettinatura. Iwaizumi si trattenne dal chiedergli se avesse realmente pagato il parrucchiere per lasciargli solo le punte del suo colore naturale. Quello doveva essere un lavoro fatto in casa, decretò alla fine Hajime, continuando a fissare senza ritegno.
I due si studiarono a lungo, prima che Iwaizumi si decidesse a sputare il rospo.
"In realtà... Anche io sono qua... Per quella cosa lì" si corresse, senza accennare a chiedere scusa per il 'no' secco con cui aveva risposto alla domanda cortese dello sconosciuto.
"Me l'ero immaginato..." commentò l'uomo dalla capigliatura bislacca, senza che la sua voce esprimesse nessuna emozione in particolare.
"È la sua prima volta?" Chiese lo straniero, avvicinandosi al campanello e premendo uno dei bottoni, senza neanche guardare.
Iwaizumi non rispose, e rimase in ascolto per cogliere una voce dall'altra parte del citofono. Il cancello si aprì poco dopo e lo strano tipo entrò, senza degnarlo di uno sguardo. Hajime rimase ancora un po' immobile davanti ai campanelli in attesa che qualcuno domandasse 'Chi è?' al citofono, fino a quando lo sconosciuto, spazientito, non gli chiese se fosse intenzionato ad entrare. Iwaizumi si fece avanti, riluttante, mugugnando un 'grazie' all'uomo che stava tenendo aperto il cancello per lui.

"Mi chiamo Semi Eita" si presentò lo sconosciuto, una volta che furono in ascensore. Hajime dentro di sé continuava a chiedersi se questi incontri si tenessero veramente in casa di qualcuno, e se non avrebbe forse dovuto scegliere un outfit più curato. Il suo amico dai capelli strampalati era decisamente più elegante di lui, secondo il suo modesto parere.

"Iwaizumi Hajime" rispose alla fine, asciugandosi i palmi sudati delle mani contro i vecchi jeans scoloriti.

Iwaizumi intravide un lieve cambiamento nell'espressione di Semi, che passò dall'indisposizione più totale, ad una sibillina serenità una volta raggiunto il terzo piano. Le porte dell'ascensore si aprirono e i due scesero. Hajime ebbe poco tempo per darsi una sistemata, lisciandosi la T-shirt e nascondendo l'etichetta che continuava insistentemente ad uscire dal colletto, perché Semi si era già diretto a passo spedito in direzione di uno dei due appartamenti che si trovavano a quel piano.

La porta era socchiusa ed Eita non indugiò ad entrare, lasciando Iwaizumi pietrificato sulla soglia. Hajime non lo avrebbe mai ammesso, ma era preda di un'ansia che non aveva mai sperimentato prima di allora. Non gli piaceva l'idea che un gruppo di sconosciuti venisse a sapere che aveva bisogno di essere 'curato', anche perché a detta sua non era lui ad avere problemi con gli altri, ma l'esatto contrario.

Da dentro l'appartamento proveniva un chiacchiericcio sommesso, dal quale Hajime non riuscì a distinguere il numero di persone presenti, né cosa si stessero dicendo. Iwaizumi aveva preso a sudare copiosamente adesso, e la risoluzione con cui si era recato a quell'indirizzo era andata a scemare per lasciare posto ad un categorico rifiuto. In balia di tutte quelle preoccupazioni, Hajime non si accorse che aveva preso ad indietreggiare finché non entrò in collisione con qualcosa di prepotentemente duro. Quel qualcosa emise un ringhio animalesco e Iwaizumi si ritrovò a fissare due penetranti occhi cerchiati di nero. Il teenager che aveva inavvertitamente urtato superava Eita in materia di stranezza. I suoi capelli erano a sua volta decolorati, ma erano di un giallo innaturale, che andava a cozzare con le strisce nere che percorrevano l'undercut da una parte all'altra della sua testa.

"Uhm...Scusa" bofonchiò Hajime, dissimulando dispiacere. Non gli piaceva per nulla quel tipo, come non gli era piaciuto l'uomo che lo aveva guidato fin lì.

"Guarda dove metti i piedi" sbottò in risposta il ragazzo, scartandolo ed avvicinandosi alla porta. Iwaizumi ci vide rosso per un attimo, ma prima che potesse acciuffare quel minorenne insolente e dirgliene quattro, Eita si affacciò da dietro la porta, sondando il pianerottolo con aria annoiata.

"Vuole entrare oppure no?"

Iwaizumi dovette ingoiare la bile che gli era salita in gola e seguire controvoglia quell'emo maleducato.


La prima cosa che lo colpì, una volta messo piede nell'appartamento, fu l'inebriante profumo di fiori. Era un odore così intenso, che per un attimo temette che sarebbe svenuto, da come aveva preso a girargli la testa.
"Ushijima-san, abbiamo un nuovo arrivato" annunciò Semi, posando la mano sulla spalla di Iwaizumi. Quest'ultimo se la scrollò subito di dosso, irritato oltremodo. Pochi secondi dopo però un'altra mano planò fra le sue scapole, colpendo fuori il poco ossigeno che gli era rimasto nei polmoni.
"Ciao!" Esclamò una voce roca, mentre Iwaizumi boccheggiava a causa di quella violenta pacca sulla schiena.
"Io mi chiamo Tanaka Ryuunosuke, ma puoi chiamarmi Ryu!" Aggiunse il suo assalitore, sfoderando un sorriso a trentadue denti. Iwaizumi si prese un attimo per osservare l'uomo che si era appena presentato. Forse era solo una sua impressione, ma quello aveva proprio l'aria di essere un ritrovo di punkettari con un passato da delinquentelli liceali, a giudicare da come portavano i capelli. Nel caso di Tanaka, erano rasati fino alla radice e quella trovata gli conferiva un aspetto decisamente aggressivo. Iwaizumi raddrizzò la schiena e piantò le incandescenti iridi brune in quelle di Ryuunosuke.
"Non farlo mai più" sibilò, spegnendo il sorriso che si era acceso sul volto dell'altro.
"Avanti ragazzi, venite qua che cominciamo" esclamò una voce dal fondo del corridoio.
Tanaka, ignorando completamente il tono minaccioso con cui Iwaizumi gli aveva rivolto la parola, gli afferrò un braccio e lo trascinò verso quello che si rivelò presto essere il salotto. Hajime dovette aprire e chiudere le palpebre un paio di volte, a causa della luce accecante che lo investì appena varcata la soglia del soggiorno. Era una stanza abbastanza grande, dalle ampie finestre e dalle pareti di un bianco luminoso. Ma ciò che lo colpì in particolar modo non fu la vastità del salotto, bensì la foresta di piante da appartamento che, sistemate in vasi di varie dimensioni e di diversi colori, ricoprivano due terzi della superficie in parquet. Alcune piante scendevano addirittura dal soffitto, constatò Iwaizumi quando la carezza di una foglia lo invitò ad alzare lo sguardo.

Non aveva mai visto così tanto verde stipato in un unico appartamento, ed Hajime si ritrovò suo malgrado ad osservare affascinato l'avvicendarsi di figure caleidoscopiche che si creavano sulla parete quando i raggi del sole colpivano i rami rigogliosi delle piante più alte, accorgendosi solo in un secondo momento che gli occupanti della stanza lo stavano pazientemente aspettando, seduti in cerchio. Iwaizumi si avvicinò con la stessa cautela con cui si sarebbe avvicinato ad un ordigno in procinto di esplodere. Uno sguardo al gruppetto di uomini, e subito la tranquillità che gli aveva infuso l'ambiente si dissipò, in favore della diffidenza che lo caratterizzava. Le sedie spaiate sulle quali sedevano gli strani frequentatori di quell'appartamento sembravano essere state tirate fuori da uno sgabuzzino, e nulla nella stanza sembrava suggerire che si trattasse di un circolo di anonimi. Lo spettacolo che si trovava di fronte non era troppo dissimile a quello di una compagnia male assortita di vecchi compagni di liceo. Partendo dalla sua destra, Iwaizumi scrutò uno ad uno gli occupanti della stanza, e venne a sua volta squadrato da questi ultimi. I suoi occhi ritrovarono l'adolescente scontroso che, braccia incrociate sul petto e cappuccio tirato sulla fronte, gli rivolse un 'tch' disgustato, affiancato dall'eccentrico individuo che lo aveva accompagnato fino all'appartamento. Alla destra di quest'ultimo si trovava l'uomo più massiccio e inquietante che Iwaizumi avesse mai visto. Quando quella montagna umana ricambiò il suo sguardo, Iwaizumi si sentì attraversare da un brivido e non riuscì a scacciare il pensiero che quell'uomo dovesse avere un oscuro passato, forse legato a una qualche faida fra yakuza. Seduto accanto al gigante dall'aspetto poco raccomandabile si trovava un uomo minuto, dai corti capelli castani e dall'aria decisa, la cui sola presenza riuscì a distendere i nervi di Hajime. Pensare che fra quella banda di tipi loschi si trovasse anche una persona apparentemente ordinaria lo confortava. A completare il cerchio c'era Tanaka, seduto di fianco ad una sedia vuota. Iwaizumi stava per sedersi proprio lì, quando una voce profonda e monocorde proveniente da dietro di lui lo apostrofò.

"Sei quello nuovo?"

Iwaizumi si girò verso il sesto uomo, a cui a quanto pare era riservata la sedia di vimini. Come di suo solito, lasciò passare un paio di minuti prima di rispondere, facendo in modo che la sua voce assumesse un tono infastidito. Iwaizumi si era fatto mettere i piedi in testa da un ragazzino una ventina di minuti prima, e non aveva nessuna voglia di ripetere l'errore. Chiunque gli avesse rivolto la parola avrebbe trovato in lui un osso duro. O almeno così pensava, finché non gli si parò davanti l'incarnazione di ogni sua più recondita fantasia. Iwaizumi si leccò il labbro inferiore, gola che si era improvvisamente fatta secca e cervello che faceva fatica ad assemblare frasi di senso compiuto. Lo sconosciuto era una decina di centimetri più alto di lui, ed aveva ben poco da invidiare al gigante dai capelli bianchi. Entrambi infatti potevano fare mostra di due spalle solide ed ampie e di braccia altrettanto robuste. Contrariamente al suo amico dai capelli decolorati però, l'uomo davanti ad Hajime era decisamente meno spaventoso. Certo, metteva comunque in soggezione, ma c'era qualcosa in lui che lo rendeva decisamente più gradevole alla vista. Forse erano i capelli pettinati con cura, o la linea diritta della sua mascella, o il contrasto fra la pelle abbronzata e la polo candida a rendere il suo aspetto così piacevole, ma sicuramente questi dettagli e le folte sopracciglia che adombravano gli occhi dal taglio sottile non erano di gran aiuto ad Hajime, che nel frattempo stava cercando disperatamente di sbrogliare la lingua.

"Sì. Si chiama Iwaizumi Hajime" rispose Eita al suo posto, accavallando le gambe.

Iwaizumi lanciò uno sguardo assassino a Semi, stabilendo in quell'esatto momento che non gli sarebbe mai piaciuto, lui e i suoi capelli bicolore.

"Sono Ushijima Wakatoshi, l'organizzatore di questi ritrovi. Benvenuto. Aspetta un attimo che vado a cercare una sedia."

Ushijima non fece a tempo a muovere un passo, che Tanaka si fiondò subito alla ricerca della suddetta, travolgendo nella foga del momento Eita e il rabbioso teenager. Ryuunosuke tornò poco dopo con una sedia pieghevole, che fu incastrata fra quella del ragazzo dalle occhiaie da procione e quella della montagna umana. Iwaizumi si sedette controvoglia fra i due, maledicendo mentalmente Oikawa per averlo spedito in quella gabbia di matti. Una volta che ebbe preso posto anche il padrone di casa, il chiacchiericcio che si era diffuso nella stanza cessò.

"Bene, visto che oggi abbiamo un nuovo arrivato, direi di cominciare con le presentazioni" propose Ushijima, voce piatta ed espressione indecifrabile. Hajime cominciava a nutrire i suoi dubbi sull'organizzatore di quel circolo: non pareva esattamente qualificato per quel genere di attività, con quell'espressione truce che intimidiva il prossimo.

"Comincio io!" esclamò Tanaka, balzando in piedi e gonfiando il petto. Ushijima acconsentì con un breve cenno della testa.

"Allora, mi chiamo Ryuunosuke Tanaka. Ho ventisei anni e lavoro come freelance..."

"Un mese fa faceva il fattorino" borbottò Eita, senza rivolgersi ad un destinatario preciso.

"...E partecipo a queste sedute perché non sopporto gli spacconi che mancano di rispetto alle donne."

Il piccoletto nascose la risata che gli era sfuggita con un finto scoppio di tosse. Hajime era ancora confuso da quella presentazione, ma non era sicuro di volere una delucidazione su quanto appena affermato da Tanaka.

Dopo Ryuunosuke fu il turno di Eita, che rimase a sedere e parlò con tono annoiato, quasi stesse registrando un messaggio per la segreteria.

"Semi Eita. Ventotto anni. Ho problemi a gestire la frustrazione e me la rifaccio con i miei sottoposti."

Iwaizumi non riusciva ad immaginare motivazione più calzante per lui. Semi non sembrava un amante dei compromessi e nemmeno uno che accettava facilmente la sconfitta. 'Un po' come te' lo stuzzicò una voce dentro la sua testa, prima che Hajime la mettesse a tacere.

"Yaku Morinosuke.Ventotto anni. Odio quando la gente mi prende in giro per la mia statura" sbottò il piccoletto, rimettendosi a sedere dopo quella breve presentazione.

Hajime faceva fatica a figurarsi un potenziale scenario dove quel nanerottolo potesse fare male ad anima viva, dall'alto del suo metro e sessanta.

Ci fu una breve pausa, durante la quale Ushijima provvide a massaggiarsi le tempie. Rimanevano solo il gigante e il ribelle dal trucco eccentrico.

"Kyoutani" chiamò Ushijima, indicando con un breve cenno della mano il ragazzo seduto accanto ad Iwaizumi. Quest'ultimo si alzò, mani sepolte nelle tasche della felpa e sguardo basso.

"Kyoutani Kentarou" borbottò, prima di riprendere posto sulla sua sedia di plastica. Eita alzò gli occhi al cielo. Wakatoshi dal canto suo rimase imperturbabile, seduto con la schiena ben diritta e le braccia a riposo sulle spesse cosce. Una volta accertatosi che quello era tutto ciò che Kyoutani aveva da dire, l'energumeno seduto alla destra di Hajime si alzò in piedi per presentarsi a sua volta.

"Mi chiamo Aone Takanobu. Ho ventisette anni. Sono qui perché..." cominciò il gigante, prima di fermarsi a metà frase e prendere un profondo respiro. Iwaizumi non era molto perspicace in materia di emotività, ma ai suoi occhi sembrava che lo yakuza avesse qualche problema a spiegare perché si trovasse lì. Ushijima, annusato lo sconforto di Aone, fece cenno a quest'ultimo di sedersi.

"Va bene così Takanobu."

Iwaizumi non poté fare a meno di chiedersi cosa avesse fatto di tanto terribile quell'uomo da non riuscire a raccontare la sua storia. Assorto nei suoi pensieri, non si accorse che tutti gli occhi era puntati su di lui. All'inizio rimase decisamente disorientato, ma poi capì che tutta la banda si aspettava una presentazione da parte sua. Iwaizumi storse il naso: lui non aveva proprio nulla da spartire con quelli lì. Non era matto, lui.

Dopo cinque solidi minuti di silenzio, Ushijima decise di richiamare l'attenzione su di sé.

"Bene, direi che è arrivato il mio turno. Mi chiamo Ushijima Wakatoshi ed ho ventotto anni. Il mio temperamento irascibile mi ha procurato problemi in passato, ma ho trovato un modo per incanalare la rabbia e adesso non sono più quello di un tempo" spiegò pacatamente Ushijima.

Di tutta quella combriccola, l'ultimo che Iwaizumi credeva capace di avere un atteggiamento sopra le righe quello era proprio lui. Con quella sua stoica facciata e quell'apparente calma da santone indiano non aveva l'aria di chi avrebbe procurato un occhio nero alla prima provocazione.

Dopo una seconda pausa, il giro riprese da Tanaka, che si lamentò per una mezzoretta dei nemici della sua valorosa crociata per difendere il gentil sesso. Iwaizumi era fermamente convinto che la sua cavalleresca impresa fosse solo un pretesto per menar le mani, e a quanto pare anche Yaku condivideva la sua opinione, a giudicare dagli sguardi eloquenti che gli indirizzava. Kyoutani alla sua sinistra era rimasto in silenzio tutto il tempo, nella stessa identica posizione e con la stessa identica smorfia. Eita si era appoggiato languidamente allo schienale e seguiva passivamente la tirata di Tanaka, senza esprimere la sua in proposito. L'unico a prendere la cosa sul serio era Aone, che ascoltava attentamente ogni parola di Ryuunosuke ed annuiva di tanto in tanto.

Alla fine della seduta Iwaizumi si era fatto un'idea precisa su quella buffonata, e su come non avrebbe mai più perso tempo con quei fanatici.

 

"Iwaizumi-san" lo chiamò la voce calda di Ushijima, nell'esatto istante in cui Iwaizumi mise piede sull'ascensore.

"Sì?" domandò Hajime, tenendo aperte le porte con un braccio.

Ushijima lasciò la porta di casa aperta e si avvicinò a lui, porgendogli un foglietto. Iwaizumi gli rivolse un'occhiata interrogativa, rigirandosi il pezzetto di carta fra le dita.

"Il mio numero."

"Ce l'ho già il numero dell'appartamento" osservò Hajime, cercando di non soffermare troppo lo sguardo sul petto scolpito davanti al suo naso. Non aveva appena notato come la polo abbracciasse perfettamente i pettorali del suo interlocutore. Semplicemente, non era successo.

"Sì, ma questo è quello di cellulare. Puoi chiamarmi quando senti di non riuscire a tenere tutto dentro."

Iwaizumi non era sicuro di aver ben capito a cosa si stesse riferendo quella specie di controfigura dei bagnini di Bay Watch.

"O...Ok" bofonchiò alla fine, ignorando le quattro paia di occhi che lo stavano fissando dal ciglio della porta. Tanaka e Yaku stavano osservando la scena e sogghignando come degli ebeti.

Hajime montò sull'ascensore e premette il pulsante del piano terra, senza più guardarsi alle spalle. Aveva perso un pomeriggio intero a causa di quella farsa, e adesso avrebbe dovuto passare mezza nottata a lavorare sui documenti che non aveva ricontrollato in ufficio.

 

Ad Iwaizumi fischiavano le orecchie, ed aveva come l'impressione che una volta fuori dall'edificio, qualcosa di orribile sarebbe accaduto. Appena scorse il profilo dinamico di una mercedes nera dai finestrini oscurati, il suo infausto presagio trovò conferma.

"Iwa-chaaan" trillò una voce a lui ben nota, prima che una chioma castana sbucasse da uno dei finestrini.

Iwaizumi si incamminò a passo spedito verso il cancello, con l'intenzione di ignorare del tutto il suo capo. Non ebbe il tempo di fuggire però, perché Oikawa si catapultò fuori dalla macchina, e lo avvolse in un abbraccio soffocante, reso ancora più fastidioso dal nauseante odore dolciastro della sua colonia.

"Scollati Shittykawa" ringhiò Iwaizumi scrollandosi l'amico di dosso. Fuori dal lavoro Oikawa Tooru era ancora più molesto.

"Com'è andata?" indagò il suo migliore amico, divertito dalla reazione disgustata di Iwaizumi.

"Male" sbuffò Hajime, incrociando le braccia sul petto e sostenendo lo sguardo malizioso dell'altro.

Tooru mise su il suo tipico broncio da lesa maestà.

"E io che pensavo che Ushiwaka ti avrebbe reso un gentiluomo..." commentò Oikawa, tono lamentoso come al solito. Iwaizumi trattenne il respiro per un attimo. Il fatto che Tooru avesse affibbiato ad Ushijima con un nomignolo ridicolo poteva significare solo una cosa: i due erano in confidenza. Non sapeva quanto intimo fosse il loro rapporto, ma la faccenda gli puzzava. Come facevano quei due a conoscersi? Non avevano assolutamente niente in comune, e Tooru, che lo teneva costantemente aggiornato su ogni dettaglio della sua vita privata, non lo aveva mai menzionato prima di allora.

"Ah, parli del diavolo..." aggiunse Oikawa, cancellando il broncio infantile e sfoderando uno dei suoi disarmanti sorrisi in direzione del palazzo alle loro spalle. Iwaizumi seguì lo sguardo di Oikawa e si ritrovò a fissare Ushijima, nascosto dietro il vetro trasparente di una delle grandi finestre del salotto.

"Ushiwaka-chaaan" salutò Tooru, sventolando un braccio in maniera teatrale.

Iwaizumi sferrò un destro nello stomaco di Oikawa, mugugnando uno 'zitto idiota, ti sente l'intero vicinato'. Una volta che si fu ripreso, Tooru offrì un passaggio ad Iwaizumi e, senza dargli il tempo di formulare una risposta, lo spinse sul sedile posteriore dell'auto, saltando a sua volta dentro e chiudendo la portiera.

"E' un gran figo, vero?"

Ad Iwaizumi andò la saliva di traverso e non poté fare nulla contro il rossore che prese subito ad arrampicarsi sulla punta delle sue orecchie.

"Non so di cosa tu stia parlando" borbottò di rimando.

"Di Ushiwaka. È proprio un gran bel pezzo di manzo."

Iwaizumi non rispose, chiudendosi in un ostinato mutismo per celare la sua opinione in merito ad Ushijima. Era senza ombra di dubbio un uomo molto attraente, ma Iwaizumi, contrariamente ad Oikawa, non aveva tempo per giocare. Quelle sedute inconcludenti non lo avrebbero aiutato a stemperare le sue incazzature, e non sarebbe certo tornato lì per flirtare con uno sconosciuto.

Iwaizumi passò il resto del tragitto in macchina ad ignorare il suo logorroico capo, che con la sua marea di pettegolezzi costituiva il più irritante sottofondo di tutti i tempi.

 

 

"Grazie del passaggio" biascicò Iwaizumi, scendendo dalla macchina e sbattendo la portiera. Oikawa, testa che spuntava dal finestrino, lo chiamò ancora una volta.

Iwaizumi digrignò i denti e tornò sui suoi passi, cercando di mantenere la calma.

"Iwaizumi..." cominciò Tooru. Hajime rabbrividì nel sentirlo pronunciare il suo cognome per intero. Era bene a conoscenza di quanto spaventoso potesse suonare il suo migliore amico quando faceva sul serio.

"Se stai pensando di saltare le sedute, ho una brutta notizia per te. Non si tratta di un passatempo, ma di una faccenda seria. Che tu lo voglia o no, seguirai quella terapia."

Iwaizumi strinse i pugni, ma non si azzardò a fiatare. Oikawa aveva quella faccia, la faccia di chi non avrebbe ammesso obiezioni. Dopo aver lanciato un'occhiata di sfuggita al costoso orologio da polso, Tooru tornò a sorridere come uno scemo, ed augurò ad Iwaizumi di passare una buona serata.

Hajime seguì con lo sguardo la mercedes nera di Oikawa sfrecciare via e prendere la prima svolta a sinistra per sparire definitivamente dal suo campo visivo.

A volte lo odiava con tutto sé stesso.

 

* * *

 

Ovviamente sarà tutto spiegato a tempo debito, ma ci tengo a precisare che Aone e Kyoutani non hanno ucciso nessuno ;)  

  
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