Greenback
Boogie
Trailer
“
Time
is on my side ”
Time
is on my side, yes it is
Time is on my side, yes it is
You’re
searching for good times
but just wait and see
You’ll
come running back
(I said you would darling)
You’ll come
running back
(Spent the rest of life with ya baby)
You’ll
come running back to me [0]
◆
[
maggio 2013 ]
La
Beirne&Gibson Associates
aveva la propria sede al terzo piano di un vecchio edificio della
Londra Magica, in una via parallela a quella della famosa banca dei
Folletti, la Gringott, abbastanza lontano dal caos della via
principale, commerciale, e abbastanza vicino al Ministero, ove gli
avvocati passavano tanto tempo, essendo esso anche l’unico
Tribunale
dei maghi.
La scelta di un quartiere residenziale, per l’apertura
dello studio legale, era stata tutt’altro che casuale: in primo
luogo, si trattava di una questione di immagine, poiché un
quartiere rumoroso come Diagon Alley avrebbe certamente tenuto
lontani i preferibili clienti
ricchi, per i quali era certamente preferibile
un luogo centrale, ma abbastanza
isolato ed eventualmente discreto; in secondo luogo, vi era
un’agevolazione per i dipendenti, in particolare quelli con
famiglia, i cui ricchi stipendi permettevano di avere la casa e il
lavoro a poca distanza.
Fra chi aveva approfittato dell’occasione
c’era Draco Malfoy, ormai trentenne e, secondo alcune voci di
corridoio, fra le tante a vederlo protagonista, primo candidato in
lista per l’imminente nomina di un nuovo socio anziano.
A
dieci anni dalla Seconda Battaglia di Hogwarts, poco nel suo volto
rimaneva del ragazzino viziato e arrogante che aveva camminato lungo
i suoi corridoi credendosene l’unico, legittimo padrone. La
guerra lo aveva segnato profondamente, come mago e come uomo, e
Narcissa Black in
Malfoy aveva più volte temuto di perdere il suo ultimo erede,
corroso nello spirito e nel corpo da un’acuta depressione.
Durante i processi del Wizengamot, svoltisi con un rigore e un’onestà
nuovi per la comunità magica, Draco passava le mattinate al
Ministero in assoluta apatia, rispondendo a malapena ai quesiti che
gli venivano posti dagli ufficiali giudiziari sul suo ruolo e sulle
sue azioni dopo il ritorno di Voldemort. La sua personale sentenza
pareva avere per lui la stessa importanza che generalmente attribuiva
al suo tè del cinque: non le aveva mai
fatto compagnia.
Solo un mese
dopo, quando il verdetto era stato misericordioso
nei confronti della famiglia Malfoy, poiché emesso da una
giuria memore dell’aiuto provvidenziale che lei stessa aveva
dato a Harry Potter nel momento decisivo, e opportuno,
secondo alcuni giornalisti del Profeta,
Narcissa
Black avrebbe capito che il lavoro dello psicomago da cui lo aveva
portato non era stato poi vano: suo figlio non stava bene, forse non
lo sarebbe stato mai più, non come un tempo, ma aveva almeno
da sperare, nel sapere che la sua depressione era ora un’altrettanto
temibile e meno pericolosa crisi
d’identità. D’identità
e di valori, nel corso dei lunghissimi processi a porte aperte, ove
il Wizengamot aveva dato il meglio di sé: ciascun imputato era
tenuto a presenziare ogni giorno, senza sapere quando sarebbe giunto
il proprio turno di essere assolto o condannato. L’idea era
stata in realtà del neo-eletto Ministro, Kingsley Shacklebolt,
che sperava in questo modo di lanciare un messaggio ben preciso, “Mai
più”, e al contempo
redimere ciò che era possibile redimere, nel costringere una
grandissima parte della società, e in particolare di quella
che deteneva le redini dell’influenza politica, a essere
testimone delle atrocità e dei crimini di guerra. Mai
più – era arrivato al
cuore di Draco, che chiuso nel proprio mutismo studiava le dinamiche
del tribunale, quella resa dei conti spietata che, tuttavia, sembrava
raggiungere per lui una squisita armonia logica. Solo un dubbio a
perseguitarlo, nel lasciare la casa paterna di fretta, con pochi
galeoni in tasca e senza neppure salutare, per prendere la Passaporta
per gli Stati Uniti. L’ex Serpeverde aveva ammirato l’estrema
eleganza della Legge, al punto che ne avrebbe fatto il proprio
lavoro, qualche anno più tardi, ma non poteva non chiedersi,
intimamente, se non avesse fallito con lui.
Se davvero era
innocente,
perché non si sentiva tale?
Era andato a Chicago e non si
era più guardato indietro, né quando passava le
festività natalizie in completa solitudine, nonostante i
numerosi rimproveri di Narcissa di non “avere
la decenza di farsi baciare dalla propria madre”
e gli imperiosi inviti a recarsi a Malfoy Manor almeno per il pranzo
del venticinque, né quando si trovava a corto di soldi e
lavorava part-time in una piccola libreria vicino all’Università.
Avrebbe fatto ritorno a Londra solo sette anni dopo, come un uomo
diverso: di certo conservava gli atteggiamenti e alcuni schemi di un
tempo, eppure lo spirito che
lo muoveva non era lo stesso. Non accettò la disperata
richiesta di Narcissa di tornare a vivere a casa, seppur avesse
lasciato l’America dopo una sua lettera altrettanto disperata,
ove esigeva la
sua presenza al capezzale di Lucius, afflitto da un morbo lento,
debilitante e, ironia della sorte,
squisitamente babbano.
Quella mattina Draco si svegliò
accompagnato da un inconsueto buonumore. Il sogno della notte
precedente era stato tanto bello, e
reale, che esso bastò a
ristorarlo dello stress accumulato nelle settimane precedenti. Il
caso Borthwick era stato difficile e indubbiamente intenso, ma
esattamente come i precedenti, pensò con una punta di
orgoglio, era stato una vittoria.
Il giovane Malfoy era uno dei legismagi più affermati
della Beirne&Gibson,
in cui lavorava da sette anni e di cui era socio junior
da quattro, e sebbene i suoi metodi fossero poco ortodossi e spesso
decisamente discutibili, in ormai nove anni di carriera i mezzi
utilizzati dal giovane avevano
sempre perseguito i fini della
Giustizia.
Non accettava mai un cliente che non potesse provare
la propria innocenza.
Arrivò in ufficio alle nove in punto,
in un completo di alta sartoria e con un sorriso beffardo che quasi
stordì la segretaria all’ingresso, Kelly Parker[1],
che lavorava lì da ormai un anno, ma aveva una cotta per lui
che risaliva ai tempi di Hogwarts. Anche per questo Draco se teneva a
distanza, nonostante la donna fosse davvero bella. Non era
interessato al genere di donna che lo avrebbe trovato attraente
prima,
prima della guerra, e non era comunque interessato alle donne in
generale, non sul lungo termine.
Rispose con un cenno infastidito al civettuolo buongiorno di lei,
procedendo a passo spedito verso il proprio ufficio personale.
L’ufficio sull’angolo era una leggenda, alla
Beirne&Gibson Associates.
Si diceva che solo i migliori riuscissero ad occuparlo, in quella
lotta per l’avanzamento di carriera che aveva lo stesso punto
di partenza per tutti, nei cubicoli dell’open space che
raccoglievano dozzine di laureandi in Magisprudenza dalle migliori
Università del mondo. L’uomo non poteva che compiacersi
giorno dopo giorno, nel recarsi al lavoro, dell’averlo ottenuto
appena tre dopo il proprio arrivo, con la nomina a socio dello
studio, né poté impedirsi di piegare le labbra in un
lieve sorriso mentre svoltava l’ultimo angolo e giungeva
finalmente a destinazione, nell’anticipazione
di vedere la donna che, da sette
lunghi anni, ogni giorno stava seduta davanti a una lunga scrivania
nera e, letteralmente,
gli rendeva possibile vivere la sua vita.
“ Buongiorno,
Granger ”.
“ Finalmente ti fai vivo ”, lo
canzonò la donna, seppur fosse lei ad essere, come ogni
mattino, in largo anticipo. Hermione diede una rapida occhiata al
foglietto davanti a lei, dove aveva annotato le cose da comunicargli
al suo arrivo.
“ Carole Dailey ti ha inviato un gufo,
questa mattina. Vuole una consulenza per un divorzio ”,
snocciolò. “ E Monica vuole parlarti. Con urgenza. Che
hai combinato questa volta? ”
Monica Gibson era una dei soci
fondatori dello studio e, a causa di complicate vicissitudini
interne, era anche l’unico socio dirigente. Peter Beirne aveva
per molti anni profittato a spese della sua stessa azienda, ma due
anni prima era stato smascherato sia dalla partner d’affari,
con la complicità di Draco. Egli doveva molto alla propria
datrice di lavoro, e vi era sinceramente affezionato, ma non poteva
impedirsi di esserne in minima parte intimorito, visti i modi
autoritari della donna e, di pari passo, la stima professionale che
nutriva per lei: alla sbarra era un autentico basilisco.
“ Assolutamente niente ”, borbottò, cercando
tuttavia di rispondersi mentalmente alla domanda. Con scarso
successo, peraltro. “ Vorrà darmi un aumentò ”,
ironizzò, per poi avvicinarsi a lei e dedicarle, finalmente,
un vero sguardo.
Hermione Granger era genuinamente
bellissima.
Hermione Granger era genuinamente bellissima, con il
suo vestito viola e un semplice chignon, ma lui non poteva
permettersi di indugiare in tali pensieri.
“ Ti ho preso un
succo di zucca ”, lo informò. La donna gli porse la
tazza, colma della bevanda, che lei stessa gli aveva regalato tanti
anni prima, all’inizio del loro rapporto lavorativo.
Per un
momento sul viso di lei danzò l’ombra di un’espressione
furba, da gatto, e Draco le rivolse l’abituale
occhiata in tralice.
“ Non devi entrare nel mio ufficio
quando non ci sono ”.
Draco afferrò la tazza e se la
portò alle labbra, grato dell’ennesima premura,
bevendolo tutto d’un fiato, poi lo posò sul tavolo e
girò sui tacchi, diretto all’ufficio della
Gibson.
I
/
( Pilot )
“
The House of
the Rising Sun ”
Oh,
mother, tell your children
Not to do what I have done
Spend
your lives in sin and misery
In The House of the Rising Sun (. . .
)
Well, there is a house in New Orleans
They call Rising
Sun
And it’s been the ruin of many a poor boy
And God I
know I’m one [2]
◆
“
Che ti ha detto? ”
Hermione fece irruzione nel suo ufficio
l’attimo dopo che egli vi ebbe fatto ingresso, di ritorno
dall’ufficio della Gibson, e non pareva intenzionata ad
andarsene senza una risposta.
“ Che ti ha detto? ”,
ripeté, la voce un’ottava più alta.
Draco
stava per esplodere. Aveva molto cui pensare e un’inspiegabile
voglia di farsi una vacanza. Merlino, per la fine dell’estate
se ne sarebbe concesso una.
“ Draco, accomodati.
”
Monica lo aveva accolto con un sorriso radioso e al
contempo felino, che alimentò i suoi timori. Ancora non aveva
idea del perché lo avesse convocato.
“ Buongiorno,
Monica ”, la salutò, “ La Granger mi ha detto che
volevi parlarmi ”.
“ Infatti è così. Mi
è stato riferito che Peter Beirne è tornato a Londra
”.
“ La tua è una fonte attendibile? ”,
chiese l’uomo. Avevano incastrato il mago tempo prima,
provandogli di avere ogni tipo di garanzia contro di lui e
intimandogli, senza possibilità di repliche, di non farsi più
vedere. Cosa poteva dargli la sicurezza di una mossa simile?
“
Mi stai dando della sprovveduta? ”
Monica gli lanciò
uno sguardo lucido e difficile da sostenere, e Draco era ora più
confuso di quando era arrivato.
“ No. Assolutamente. Non era
mia intenzione ”, celiò, forse più dolce del
dovuto, “ Solo che ricordavo avessimo dato a Peter Beirne
diversi motivi per sparire nel nulla. A cosa è dovuto l’ardore
di sfidarci apertamente? ”
“ Siediti, Draco ”,
disse, e il tono materno con cui pronunciò quelle parole lo
convinse a fare come aveva detto.
“ Quando ho scoperto che
Peter giocava con i bilanci dello studio per rubare, ho fatto un
accordo con lui. Non l’ho denunciato, ma gli ho imposto di
rassegnare le proprie dimissioni e restituire tutto ciò che
aveva preso, fino all’ultimo galeone. Come ben sai la clausola
di non competitività dello studio gli impediva di esercitare
in questa giurisdizione per un periodo di tre anni, per questo
dopotutto ci eravamo assicurati di non rivederlo per un po’.
Credo che abbia trovato un modo di aggirarci, vista la fretta che
avevamo di sbarazzarci di lui. Non può farsi assumere da un
altro studio, ma se qualcuno lo volesse potrebbe essere riassunto in
questo ”.
“ Chi mai potrebbe rivolerlo qui? ”,
domandò il rampollo dei Malfoy, sempre più stranito
dall’intera vicenda. Rifletteva senza sosta sulla conversazione
ancora in atto, determinato nel voler giungere per conto proprio ad
una conclusione. Monica Gibson sembrava raccontargli una favola, e a
lui i racconti della buonanotte non erano mai piaciuti: non perché
fossero brutti, semplicemente veniva tanto prese dalle storie che
l’adrenalina diveniva irrimediabilmente insonnia.
“
Una votazione dei soci anziani potrebbe farlo rientrare da quella
porta ”, la strega la indicò con fermezza con l’indice
destro, per poi scuotere la testa gravemente.
“ E le casse
dello studio hanno avuto tempi migliori ”, aggiunse.
Tutti i
pezzi del puzzle andarono al loro posto, e Draco venne scosso dalla
concretezza del problema, che fino a quel momento aveva sottovalutato
e che ora lo metteva in allerta.
“ Due anni. Due anni in cui
le nostre fonti ce lo hanno tratteggiato come un uomo da salotto,
dico bene? ”. Ora era il suo turno di dare un contributo alla
conversazione, e fu lieto della propria intuizione: ragionare lo
aiutava a gestire l’ansia, e non sarebbe mai stato grato
abbastanza ad Hermione per averglielo fatto capire anni prima.
“
Quale miglior modo di trovare nuovi clienti, e dunque denaro, se non
i lussuosi salotti? ”
Per la prima, paradossale volta da
quando lo aveva assunto, sette anni prima, riponendo in lui speranze
che raramente erano riservate ai neo-laureati, Monica Gibson non era
soddisfatta di una sua arringa. Non era soddisfatta perché era
un’arringa vincente.
“Quanto è
grave?”
Hermione lo aveva osservato togliersi la giacca,
allentare la cravatta e versarsi un bicchiere di Whisky Incendiario,
con un’espressione in faccia che le aveva fatto venire i
brividi. Draco si era seduto alla propria scrivania, le braccia
incrociate sulla superficie liscia del tavolo e il bicchierino di
vetro in mano. Lei si era portata alle sue spalle, incerta, poi aveva
sollevato le mani e aveva iniziato a massaggiargli le spalle.
“
Sai che non puoi fare a meno di me ”, scherzò, ma lui
non poté che trovare verità nelle sue parole, poiché
era esattamente ciò a cui stava pensando. Un attimo prima il
peso del mondo pendeva su di lui, quello dopo un tocco di lei aveva
spazzato via ogni angoscia.
Si erano incontrati quasi una vita
prima, ma si erano dati la possibilità di conoscersi
solo sette anni prima, quando le loro strade, entrambe tortuose, si
erano incrociate di nuovo.
Draco
era appena tornato a Londra.
In attesa di trovare un posto suo si
era stabilito temporaneamente a casa di un vecchio amico, Theodore
Nott, il quale aveva scoperto, con estrema sorpresa, essersi
innamorato follemente di niente poco di meno che Luna Lovegood. I
rapporti fra i due non erano mai stati troppo stretti, ma memori di
un vecchio spirito di fratellanza, e spinti da un infantile desiderio
di sentirsi di nuovo Serpeverde, avevano ripreso la loro
amicizia esattamente da dove essa si era interrotta.
Quella sera
erano usciti, insieme a Blaise, con l’intento di bere qualcosa
ai Tre Manici di Scopa. Prima ancora di mettere piede nel locale l’ex
Serpeverde fu travolto da un vecchio ricordo, quello di un inverno di
tanti anni prima, di una collana e una macchia sul braccio – e
sullo spirito. Katie Bell. Spesso pensava che il suo nome sarebbe
stato l’ultimo peccato a perseguitarlo, una volta giunto il suo
momento di spirare.
L’alcool fu la soluzione che apparve
più sensata al mago, i suoi amici complici impeccabilmente
devoti, e un’ora dopo il suo stato era piuttosto alterato.
La
sua mente funzionava invero perfettamente, il suo contegno no.
Draco
era al bancone insieme a una manciata di monete, in attesa del
proprio Whisky.
Una ragazza lo affiancò, occupando lo
sgabello di fianco al suo, accavallando le gambe con perfezione
geometrica. Lo sguardo dell’uomo era appunto fermo su esse, e
quando egli finalmente decise di sollevarlo finì con il
sussultare.
“ Hermione Granger ”. Un tono
indecifrabile.
“ Draco Malfoy ”.
Se non si
fosse trattato di lei, dell’eroina del Mondo Magico, perfetta
Grifondoro e perfetta perfezionista, il legismago avrebbe pensato che era
felice di vederlo. Lo avrebbe dedotto dalla piega gentile agli angoli
della sua bocca.
Il barista finalmente gli portò il suo
ordine, così poté concentrare le proprie, confuse,
attenzioni su di lui e pagare.
“ Fammene uno ”,
comandò la strega al suo fianco.
L’uomo annuì
e lei si accinse ad aprire la propria borsetta, ma Draco le fece
istintivamente un cenno istintivo. Gli piaceva pagare da bere a una
bella donna, seppur fosse cosciente dei possibili risvolti misogini
di tale atteggiamento, e la Granger, aveva ammesso dal primo istante,
era diventata una bella donna.
La figura armoniosa era avvolta da
un abito rosso cremisi, che ne esaltava le forme gentili, mentre il
viso era truccato semplicemente, un filo di eyeliner e il rossetto
dello stesso colore del vestito, i suoi capelli erano stati
parzialmente domati.
“ A cosa brindiamo? ”
“
Brindiamo alle coincidenze ”.
I drink erano diventati due,
tre e, infine, sette.
Si erano scoperti interlocutori
perfettamente compatibili, ed entrambi avevano dimenticato gli amici
con cui in teoria avrebbero dovuto passare la serata, trasportati
dalla conversazione e dall’alcool. Draco aveva scoperto che la
vecchia rivale aveva intrapreso un percorso simile al suo, sempre
nell’ambito della giurisprudenza, ma al contempo differente.
Ella non desiderava fare l’avvocato, “Ne ho avuto
abbastanza di combattere, sai?”, gli aveva confessato
sottovoce, piuttosto rendere concreta la sua eterna lotta per la
tutela dei diritti di tutti gli esseri viventi. Il suo era un lavoro
di ricerca ambizioso e probabilmente senza via d’uscita, perché
seppur eroina neppure lei aveva l’autorità di definire
la perfezione in termini di giustizia, lei per prima era consapevole
del fatto. Nessuno la avrebbe mai finanziata, quindi Hermione aveva
deciso di dedicare a quella ricerca tutta la vita, coltivandola piano
piano, dedicandosi nella vita di tutti i giorni a un impiego più
realistico. Era finita con l’idea di fare l’assistente
legale, e il giorno dopo, o meglio oggi, dato che erano le due del
mattino, sarebbe stato il primo del suo nuovo lavoro.
“ Me
ne faccia altri due ”, aveva ordinato allora Draco al
barista.
“ A cosa brindiamo, adesso? ”
“
Brindiamo alle coincidenze. Un’altra volta ”.
Anche il
mago avrebbe iniziato il giorno dopo a esercitare come avvocato,
tuttavia, seppur ne fu stupito, non le fece sapere che avrebbero
lavorato nello stesso posto, la Beirne&Gibson Associates.
Verso
le tre Hermione lo salutò.
“ Sono troppo ubriaca per
avere un’effettiva responsabilità sulle mie parole, ma
grazie della compagnia, Malfoy. È stata una bella serata.
Buonanotte ”.
La situazione aveva un che di paradossale,
perché mai loro due, anni prima , avrebbero potuto parlarsi
così. Lo affascinava come il tempo fosse capace
dell’impossibile.
“ Aspetta. Posso farti una domanda?
”
Draco la aveva seguita fuori, un attimo prima che entrasse
nel raggio visivo delle proprie amiche, che la attendevano fuori. La
aveva trascinata verso di sé, un braccio dietro la sua
schiena.
“ Perché sei così gentile con me? ”
Il suo tono non aveva inflessioni patetiche particolare, e la
domanda era dannatamente seria. Nel corso degli anni aveva avuto modo
di incontrare tantissimi tipi di persone diverse, e ognuna di esse
considerava alcuni peccati imperdonabili. Questi variavano, ma
nessuno poteva perdonare qualsiasi cosa. Le cose che aveva fatto a
lei erano anche più che imperdonabili.
“ Perché
tu lo sei stato con me, Malfoy ”, per lei era un’ovvietà.
Hermione fece spallucce.
“ In realtà posso
scommettere i miei M.A.G.O che questa sia la prima volta in cui tu
sia mai stato gentile con me. È poi così male? ”
La
strega rifletté per un istante, profondamente indecisa, poi
gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia, accompagnato da un
risolino, e se ne andò. Si divertiva a prenderlo in giro.
Quella notte era germogliato in Draco il primo seme dell’amore
impossibile della sua vita.
Il giorno dopo, alla Beirne&Gibson,
degli ultimi arrivati era stata fatta una squadra.
Hermione
si allontanò per versarsi un bicchiere di Whisky Incendiario,
poi andò di fronte alla scrivania. Aspettò che lui la
guardasse, prima di parlare.
“ Perché beviamo? ”,
domandò dolcemente.
“ Beviamo perché
rischiamo grosso, Granger. Rischiamo
tutto
”, disse, e la
calma del suo tono di voce stridette
con la gravità del discorso.
“ Peter Beirne è
tornato in città e vuole prendersi lo studio ”.
Vederla
gonfiare le guance con espressione indignata e mandare giù il
proprio drink, quasi fosse un atto di protesta, per un istante lo
rilassò. Finché avesse avuto Lei,
tutto sarebbe andato bene.
“ Peter Beirne vuole fare cosa? E
come pensa di farlo, poi? ”, gli domandò.
“ Te
la faccio breve ”, disse, ma era più una proposta.
Hermione annuì, grata.
“ La clausola di non
competitività non gli impedisce di essere riassunto da questo
studio, Monica ha detto che basterebbe una semplice votazione e i
soci potrebbero farlo tornare. In più la Beirne&Gibson ha
pochi fondi, attualmente, mentre Beirne ha passato gli ultimi due
anni a frequentare potenziali, ricchissimi clienti. Metà dei
soci anziani, per non parlare degli azionisti, sono materiale da
mazzetta ”.
“ Chi l’avrebbe detto, un Malfoy che
si lamenta di corruzione ”, scherzò lei, salvo rendersi
poi conto di quanto patetico fosse come tentativo di consolarlo e
quindi mormorare uno “Scusa”.
“ Monica è
preoccupata, e in tutta onestà lo sono anche io ”.
Ammetterlo fu per Draco liberatorio, ma ciò che davvero lo
fece stare meglio fu l’abbraccio che lei gli diede, sporgendosi
per raggiungere la di lui altezza, che ancora seduto si trovava
qualche spanna più in basso dei suoi tacchi vertiginosi, e
circondandogli il collo con le braccia.
“
Quell’idiota non si prenderà
il nostro
studio ”, promise Hermione.
Bere whisky alle dieci del
mattino era palpabile metafora della situazione.
Shirley
Platt sospirò pesantemente.
La pratica sulla sua scrivania
non si sarebbe risolta da sola, ma la testa della donna era ancora
incentrata sulla conversazione avuta poco prima con il capo. Monica
le aveva assegnato un caso particolarmente difficile, quello a cui
ora dedicava un’occhiataccia da dietro le spesse lenti degli
occhiali, facendole intendere che da esso sarebbe dipesa larga parte
del proprio futuro nello studio. All’apparenza si trattava di
una contrattazione semplice, una grande compagnia voleva acquisirne
una più piccola. Le transazioni erano tuttavia piuttosto
ingenti, e Shirley non aveva dubbi che lo studio avrebbe tratto
grande vantaggio dalla riuscita dell’accordo.
Toc
toc. Lo sguardo dell’avvocatessa
si spostò dal fascicolo all’uomo sulla porta, di cui
constatò, come ogni giorno, l’attraente bellezza.
“
Hai bisogno di qualcosa, Malfoy? ”, domandò.
Draco
represse a stento una smorfia, nel sentirne l’odiosa voce
nasale, e si impose di sorridere.
“ Monica mi ha parlato del
tuo nuovo caso. Volevo farti i miei complimenti, è un bel
colpo ”.
Ogni parola gli costò una possibilità
di avere una crisi di nervi, ma l’uomo ricordava bene quanto
gli era stato raccomandato.
“ Un’ultima
cosa, Draco ”.
Il mago era già di spalle, sulla
porta, in procinto di andarsene.
“ Ho affidato a Shirley la
fusione Slater-Bell. Con i tempi che corrono avremo bisogno di
testare la fedeltà degli impiegati di questo ufficio. Finché
non diventa peccato, cerchiamo di portare dalla nostra l’ago
della bilancia ”.
Fece
un cenno d’assenso, secco, con il capo, poi lanciò
un’ultima occhiata a Monica Gibson, che in quel momento, nella
sua fierezza, sembrava una regina che si prepara alla battaglia, e
ricordò Narcissa prepararsi per La battaglia.
“
Io, umh, ti ringrazio ”, balbettò
Shirley.
Non si aspettava dei complimenti un’ora dopo aver
ricevuto un caso e, soprattutto, non se li aspettava da lui.
Sicuramente c’è sotto
qualcosa, pensò.
“
Monica ha finalmente riconosciuto le mie abilità nelle
pratiche di questo tipo ”, si lasciò sfuggire poi.
Dopotutto era impossibile, per lei, non vantarsi ogni volta che ne
sentiva il bisogno. Compensava così alla poca autostima, e
all’eterno confronto con Draco, che fin dal principio era stato
la sua nemesi alla Beirne&Gibson
Associates.
“
Congratulazioni, Shirley! ”
Draco la salutò con la
mano, prendendola in giro, poi andò via veloce come era
arrivato.
Il resto della mattinata lo passò a
lavorare al nuovo caso, nella pausa pranzo fece in tempo a concedersi
solo un piccolo tortino di verdure, che aveva preparato lei stessa,
poiché dovette correre in tribunale per un processo. Ripassò
velocemente i documenti, ma senza troppa attenzione. Dovevano
semplicemente comunicare un patteggiamento e ottenere l’approvazione
del Wizengamot. La strega passò in aula appena cinquanta
minuti, e quando uscì trovò ad attenderla il vecchio
datore di lavoro.
Peter Beirne era sempre stato particolarmente
cattivo con lei.
“ Shirley Platt! ”, esclamò
l’uomo, un finto sorriso sul volto segnato dall’età.
“
S-signor Beirne! ”, fece la donna, “ C-cosa ci fa qui?
”
“ Passavo da queste parti, ho appuntamento con un
vecchio amico giudice che finisce di lavorare fra poco. Sa che le
dico? Sono contento di averla incontrata. Speravo di poter parlare
con lei, un giorno di questi, avrei alcune idee da proporle e
un’offerta da farle ”, confessò.
“ C-che
genere di offerta? ” Shirley era sempre più confusa.
“
Non si preoccupi, ne discuteremo a tempo debito! ”
Peter
Beirne si guardò attorno, mosse le braccia all’indirizzo
di un vecchio uomo con la toga poco distante e fece per allontanarsi.
“Arrivederci, Shirley Platt
”.
[0]
Time is on my
side, The
Rolling Stones.
[1]
Kelly
Parker è
un personaggio del telefilm “Make it or break it”. Ho
da poco fatto un rewatch/maratona e visto che è uno dei miei
preferiti ho voluto citarla.
[2]
The House of the
Rising Sun,
The Animals.
qualche pensiero.
Salve
a tutti! Presento oggi il mio primo scritto, il mio primo esperimento
dopo una lunga,
lunghissima pausa dalla scrittura e, parzialmente,
dalla lettura. Spero possa intrigare voi
così come intriga
me, perché sono davvero curiosa di scoprire come si evolverà
questa
storia! Per amor di trasparenza, qualche precisazione:
i. onestamente non so se definire i miei personaggi ooc;
questa fanfiction è ambientata
quindici anni dalla fine
della guerra e i personaggi, in particolare Draco, hanno qui
subito
un percorso di crescita particolare. Non è la
persona che abbiamo conosciuto nei libri della
Rowling, quindi in
effetti è ooc, ma è ic considerando il percorso che ho
pensato io, e che
sarà approfondito più avanti, che
lui ha seguito. Sono confusa.
ii. mi rendo conto che il
punto di vista di Draco sia stato quello prevalente, e onestamente
non so dire se sarà sempre così, perché la
storia è nata oggi e oggi sto scrivendo queste note. Ho
un'idea di preciso di dove voglio portarla, ma la via da seguire è
tutta da scoprire.
iii. spero non venga fatto l'errore di
sottovalutare la figura di Hermione, in questa storia. L'ho definita
assistente legale perché non è una semplice segretaria
(non che ci sia niente di male nell'esserlo, assolutamente,
semplicemente tutti si aspettano qualcosa di più da Hermione
Granger), ma è letteralmente l'ancora di salvezza del nostro
Malfoy. Perché non stanno insieme, vi chiederete? Perché
questo è lo scopo di questa storia. Non voglio fare la
misteriosa, mi piacciono gli happy ending e non riesco a immaginare
questi due separati.
iv. nell'eventualità in cui
non si fosse notato, il racconto è ampiamente ispirato alla
serie televisiva Suits,
Draco vorrebbe essere il mio omaggio al mio personaggio preferito
in
assoluto, Harvey, e Hermione vorrebbe essere un omaggio a
quella che per me è
letteralmente la sua metà,
Donna. La storia stessa ricalcherà alcuni passaggi della loro
e
uno dei miei obbiettivi è quella di rendere le dinamiche
tra i personaggi in qualche modo
simili a quelle fra gli
originali.
direi che posso smettere di rubare il
vostro tempo!
Alla prossima,
praimfaya