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Autore: praimfaya    01/06/2017    2 recensioni
Suits&Darvey!TRIBUTE / Dal capitolo II: La pelle di Hermione era chiara, liscia, piacevole al tatto.
La immaginava bollente, anche, su quella porzione di gambe tuffatasi sotto i lembi della gonna corta, la cui licenziosità era altresì accentuata dal fatto che la stessa, nel corso della serata, si era più volte sollevata sui fianchi della giovane, che esasperata aveva infine smesso di rimetterla al proprio posto.
“ Dovresti smetterla ”, lo rimproverò lei con voce assurdamente calma.
Restava perfetta e composta, più o meno, nonostante avessero tenuto i calici sollevati per tutta la sera. Draco si chiese come potesse reggere l’alcool tanto meglio di lui.
“ Di fare che? ”, la provocò. Falso innocente.
Eppure sapeva che lei era a conoscenza di ogni cosa, So-tutto-io, e dunque era anche a conoscenza della clamorosa attrazione che sentiva in quel momento.
“ Di guardarmi così ”.
Non rispose, ma lo sguardo che le lanciò la fece tremare.
Hermione scosse la testa con fermezza, nonostante sentisse le gambe cedere e volesse solamente scappare da lì, da lui. Gli regalò un sorriso imprevedibilmente saggio, annullò la distanza che li separava e avvicinò il viso al suo.
“ Non resto coinvolta con le persone con cui lavoro ”.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Luna Lovegood, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Greenback Boogie



Trailer
Time is on my side ”

Time is on my side, yes it is
Time is on my side, yes it is
You’re searching for good times
but just wait and see
You’ll come running back
(I said you would darling)
You’ll come running back
(Spent the rest of life with ya baby)
You’ll come running back to me
[0]







[ maggio 2013 ]



La Beirne&Gibson Associates aveva la propria sede al terzo piano di un vecchio edificio della Londra Magica, in una via parallela a quella della famosa banca dei Folletti, la Gringott, abbastanza lontano dal caos della via principale, commerciale, e abbastanza vicino al Ministero, ove gli avvocati passavano tanto tempo, essendo esso anche l’unico Tribunale dei maghi.
La scelta di un quartiere residenziale, per l’apertura dello studio legale, era stata tutt’altro che casuale: in primo luogo, si trattava di una questione di immagine, poiché un quartiere rumoroso come Diagon Alley avrebbe certamente tenuto lontani i
preferibili clienti ricchi, per i quali era certamente preferibile un luogo centrale, ma abbastanza isolato ed eventualmente discreto; in secondo luogo, vi era un’agevolazione per i dipendenti, in particolare quelli con famiglia, i cui ricchi stipendi permettevano di avere la casa e il lavoro a poca distanza.
Fra chi aveva approfittato dell’occasione c’era Draco Malfoy, ormai trentenne e, secondo alcune voci di corridoio, fra le tante a vederlo protagonista, primo candidato in lista per l’imminente nomina di un nuovo socio anziano.
A dieci anni dalla Seconda Battaglia di Hogwarts, poco nel suo volto rimaneva del ragazzino viziato e arrogante che aveva camminato lungo i suoi corridoi credendosene l’unico, legittimo padrone. La guerra lo aveva segnato profondamente, come mago e come uomo, e Narcissa Black
in Malfoy aveva più volte temuto di perdere il suo ultimo erede, corroso nello spirito e nel corpo da un’acuta depressione. Durante i processi del Wizengamot, svoltisi con un rigore e un’onestà nuovi per la comunità magica, Draco passava le mattinate al Ministero in assoluta apatia, rispondendo a malapena ai quesiti che gli venivano posti dagli ufficiali giudiziari sul suo ruolo e sulle sue azioni dopo il ritorno di Voldemort. La sua personale sentenza pareva avere per lui la stessa importanza che generalmente attribuiva al suo tè del cinque: non le aveva mai fatto compagnia.
Solo un mese dopo, quando il verdetto era stato
misericordioso nei confronti della famiglia Malfoy, poiché emesso da una giuria memore dell’aiuto provvidenziale che lei stessa aveva dato a Harry Potter nel momento decisivo, e opportuno, secondo alcuni giornalisti del Profeta,
Narcissa Black avrebbe capito che il lavoro dello psicomago da cui lo aveva portato non era stato poi vano: suo figlio non stava bene, forse non lo sarebbe stato mai più, non come un tempo, ma aveva almeno da sperare, nel sapere che la sua depressione era ora un’altrettanto temibile e meno pericolosa
crisi d’identità. D’identità e di valori, nel corso dei lunghissimi processi a porte aperte, ove il Wizengamot aveva dato il meglio di sé: ciascun imputato era tenuto a presenziare ogni giorno, senza sapere quando sarebbe giunto il proprio turno di essere assolto o condannato. L’idea era stata in realtà del neo-eletto Ministro, Kingsley Shacklebolt, che sperava in questo modo di lanciare un messaggio ben preciso, “Mai più”, e al contempo redimere ciò che era possibile redimere, nel costringere una grandissima parte della società, e in particolare di quella che deteneva le redini dell’influenza politica, a essere testimone delle atrocità e dei crimini di guerra. Mai più – era arrivato al cuore di Draco, che chiuso nel proprio mutismo studiava le dinamiche del tribunale, quella resa dei conti spietata che, tuttavia, sembrava raggiungere per lui una squisita armonia logica. Solo un dubbio a perseguitarlo, nel lasciare la casa paterna di fretta, con pochi galeoni in tasca e senza neppure salutare, per prendere la Passaporta per gli Stati Uniti. L’ex Serpeverde aveva ammirato l’estrema eleganza della Legge, al punto che ne avrebbe fatto il proprio lavoro, qualche anno più tardi, ma non poteva non chiedersi, intimamente, se non avesse fallito con lui.
Se davvero era
innocente, perché non si sentiva tale?
Era andato a Chicago e non si era più guardato indietro, né quando passava le festività natalizie in completa solitudine, nonostante i numerosi rimproveri di Narcissa di non “
avere la decenza di farsi baciare dalla propria madre” e gli imperiosi inviti a recarsi a Malfoy Manor almeno per il pranzo del venticinque, né quando si trovava a corto di soldi e lavorava part-time in una piccola libreria vicino all’Università.
Avrebbe fatto ritorno a Londra solo sette anni dopo, come un uomo diverso: di certo conservava gli atteggiamenti e alcuni schemi di un tempo, eppure lo
spirito che lo muoveva non era lo stesso. Non accettò la disperata richiesta di Narcissa di tornare a vivere a casa, seppur avesse lasciato l’America dopo una sua lettera altrettanto disperata, ove esigeva la sua presenza al capezzale di Lucius, afflitto da un morbo lento, debilitante e, ironia della sorte, squisitamente babbano.

Quella mattina Draco si svegliò accompagnato da un inconsueto buonumore. Il sogno della notte precedente era stato tanto bello,
e reale, che esso bastò a ristorarlo dello stress accumulato nelle settimane precedenti. Il caso Borthwick era stato difficile e indubbiamente intenso, ma esattamente come i precedenti, pensò con una punta di orgoglio, era stato una vittoria.
Il giovane Malfoy era uno dei legismagi più affermati della
Beirne&Gibson, in cui lavorava da sette anni e di cui era socio junior da quattro, e sebbene i suoi metodi fossero poco ortodossi e spesso decisamente discutibili, in ormai nove anni di carriera i mezzi utilizzati dal giovane avevano sempre perseguito i fini della Giustizia.
Non accettava mai un cliente che non potesse provare la propria innocenza.
Arrivò in ufficio alle nove in punto, in un completo di alta sartoria e con un sorriso beffardo che quasi stordì la segretaria all’ingresso, Kelly Parker
[1], che lavorava lì da ormai un anno, ma aveva una cotta per lui che risaliva ai tempi di Hogwarts. Anche per questo Draco se teneva a distanza, nonostante la donna fosse davvero bella. Non era interessato al genere di donna che lo avrebbe trovato attraente prima, prima della guerra, e non era comunque interessato alle donne in generale, non sul lungo termine. Rispose con un cenno infastidito al civettuolo buongiorno di lei, procedendo a passo spedito verso il proprio ufficio personale.
L’ufficio sull’angolo era una leggenda, alla
Beirne&Gibson Associates. Si diceva che solo i migliori riuscissero ad occuparlo, in quella lotta per l’avanzamento di carriera che aveva lo stesso punto di partenza per tutti, nei cubicoli dell’open space che raccoglievano dozzine di laureandi in Magisprudenza dalle migliori Università del mondo. L’uomo non poteva che compiacersi giorno dopo giorno, nel recarsi al lavoro, dell’averlo ottenuto appena tre dopo il proprio arrivo, con la nomina a socio dello studio, né poté impedirsi di piegare le labbra in un lieve sorriso mentre svoltava l’ultimo angolo e giungeva finalmente a destinazione, nell’anticipazione di vedere la donna che, da sette lunghi anni, ogni giorno stava seduta davanti a una lunga scrivania nera e, letteralmente, gli rendeva possibile vivere la sua vita.
“ Buongiorno, Granger ”.
“ Finalmente ti fai vivo ”, lo canzonò la donna, seppur fosse lei ad essere, come ogni mattino, in largo anticipo. Hermione diede una rapida occhiata al foglietto davanti a lei, dove aveva annotato le cose da comunicargli al suo arrivo.
“ Carole Dailey ti ha inviato un gufo, questa mattina. Vuole una consulenza per un divorzio ”, snocciolò. “ E Monica vuole parlarti. Con urgenza. Che hai combinato questa volta? ”
Monica Gibson era una dei soci fondatori dello studio e, a causa di complicate vicissitudini interne, era anche l’unico socio dirigente. Peter Beirne aveva per molti anni profittato a spese della sua stessa azienda, ma due anni prima era stato smascherato sia dalla partner d’affari, con la complicità di Draco. Egli doveva molto alla propria datrice di lavoro, e vi era sinceramente affezionato, ma non poteva impedirsi di esserne in minima parte intimorito, visti i modi autoritari della donna e, di pari passo, la stima professionale che nutriva per lei: alla sbarra era un autentico
basilisco.
“ Assolutamente niente ”, borbottò, cercando tuttavia di rispondersi mentalmente alla domanda. Con scarso successo, peraltro. “ Vorrà darmi un aumentò ”, ironizzò, per poi avvicinarsi a lei e dedicarle,
finalmente, un vero sguardo.
Hermione Granger era genuinamente bellissima.
Hermione Granger era genuinamente bellissima, con il suo vestito viola e un semplice chignon, ma lui non poteva permettersi di indugiare in tali pensieri.
“ Ti ho preso un succo di zucca ”, lo informò. La donna gli porse la tazza, colma della bevanda, che lei stessa gli aveva regalato tanti anni prima, all’inizio del loro rapporto lavorativo.
Per un momento sul viso di lei danzò l’ombra di un’espressione furba, da gatto, e Draco le rivolse l’
abituale occhiata in tralice.
“ Non devi entrare nel mio ufficio quando non ci sono ”.
Draco afferrò la tazza e se la portò alle labbra, grato dell’ennesima premura, bevendolo tutto d’un fiato, poi lo posò sul tavolo e girò sui tacchi, diretto all’ufficio della Gibson.















I / ( Pilot )
The House of the Rising Sun ”

Oh, mother, tell your children
Not to do what I have done
Spend your lives in sin and misery
In The House of the Rising Sun (. . . )
Well, there is a house in New Orleans
They call Rising Sun
And it’s been the ruin of many a poor boy
And God I know I’m one
[2]








“ Che ti ha detto? ”
Hermione fece irruzione nel suo ufficio l’attimo dopo che egli vi ebbe fatto ingresso, di ritorno dall’ufficio della Gibson, e non pareva intenzionata ad andarsene senza una risposta.
“ Che ti ha detto? ”, ripeté, la voce un’ottava più alta.
Draco stava per esplodere. Aveva molto cui pensare e un’inspiegabile voglia di farsi una vacanza. Merlino, per la fine dell’estate se ne sarebbe concesso una.


“ Draco, accomodati. ”
Monica lo aveva accolto con un sorriso radioso e al contempo felino, che alimentò i suoi timori. Ancora non aveva idea del perché lo avesse convocato.
“ Buongiorno, Monica ”, la salutò, “ La Granger mi ha detto che volevi parlarmi ”.
“ Infatti è così. Mi è stato riferito che Peter Beirne è tornato a Londra ”.
“ La tua è una fonte attendibile? ”, chiese l’uomo. Avevano incastrato il mago tempo prima, provandogli di avere ogni tipo di garanzia contro di lui e intimandogli, senza possibilità di repliche, di non farsi più vedere. Cosa poteva dargli la sicurezza di una mossa simile?
“ Mi stai dando della sprovveduta? ”
Monica gli lanciò uno sguardo lucido e difficile da sostenere, e Draco era ora più confuso di quando era arrivato.
“ No. Assolutamente. Non era mia intenzione ”, celiò, forse più dolce del dovuto, “ Solo che ricordavo avessimo dato a Peter Beirne diversi motivi per sparire nel nulla. A cosa è dovuto l’ardore di sfidarci apertamente? ”
“ Siediti, Draco ”, disse, e il tono materno con cui pronunciò quelle parole lo convinse a fare come aveva detto.
“ Quando ho scoperto che Peter giocava con i bilanci dello studio per rubare, ho fatto un accordo con lui. Non l’ho denunciato, ma gli ho imposto di rassegnare le proprie dimissioni e restituire tutto ciò che aveva preso, fino all’ultimo galeone. Come ben sai la clausola di non competitività dello studio gli impediva di esercitare in questa giurisdizione per un periodo di tre anni, per questo dopotutto ci eravamo assicurati di non rivederlo per un po’. Credo che abbia trovato un modo di aggirarci, vista la fretta che avevamo di sbarazzarci di lui. Non può farsi assumere da un altro studio, ma se qualcuno lo volesse potrebbe essere riassunto in questo ”.
“ Chi mai potrebbe rivolerlo qui? ”, domandò il rampollo dei Malfoy, sempre più stranito dall’intera vicenda. Rifletteva senza sosta sulla conversazione ancora in atto, determinato nel voler giungere per conto proprio ad una conclusione. Monica Gibson sembrava raccontargli una favola, e a lui i racconti della buonanotte non erano mai piaciuti: non perché fossero brutti, semplicemente veniva tanto prese dalle storie che l’adrenalina diveniva irrimediabilmente insonnia.
“ Una votazione dei soci anziani potrebbe farlo rientrare da quella porta ”, la strega la indicò con fermezza con l’indice destro, per poi scuotere la testa gravemente.
“ E le casse dello studio hanno avuto tempi migliori ”, aggiunse.
Tutti i pezzi del puzzle andarono al loro posto, e Draco venne scosso dalla concretezza del problema, che fino a quel momento aveva sottovalutato e che ora lo metteva in allerta.
“ Due anni. Due anni in cui le nostre fonti ce lo hanno tratteggiato come un uomo da salotto, dico bene? ”. Ora era il suo turno di dare un contributo alla conversazione, e fu lieto della propria intuizione: ragionare lo aiutava a gestire l’ansia, e non sarebbe mai stato grato abbastanza ad Hermione per averglielo fatto capire anni prima.
“ Quale miglior modo di trovare nuovi clienti, e dunque denaro, se non i lussuosi salotti? ”
Per la prima, paradossale volta da quando lo aveva assunto, sette anni prima, riponendo in lui speranze che raramente erano riservate ai neo-laureati, Monica Gibson non era soddisfatta di una sua arringa. Non era soddisfatta perché era un’arringa vincente.


“Quanto è grave?”
Hermione lo aveva osservato togliersi la giacca, allentare la cravatta e versarsi un bicchiere di Whisky Incendiario, con un’espressione in faccia che le aveva fatto venire i brividi. Draco si era seduto alla propria scrivania, le braccia incrociate sulla superficie liscia del tavolo e il bicchierino di vetro in mano. Lei si era portata alle sue spalle, incerta, poi aveva sollevato le mani e aveva iniziato a massaggiargli le spalle.
“ Sai che non puoi fare a meno di me ”, scherzò, ma lui non poté che trovare verità nelle sue parole, poiché era esattamente ciò a cui stava pensando. Un attimo prima il peso del mondo pendeva su di lui, quello dopo un tocco di lei aveva spazzato via ogni angoscia.
Si erano incontrati quasi una vita prima, ma si erano dati la possibilità di conoscersi solo sette anni prima, quando le loro strade, entrambe tortuose, si erano incrociate di nuovo.


Draco era appena tornato a Londra.
In attesa di trovare un posto suo si era stabilito temporaneamente a casa di un vecchio amico, Theodore Nott, il quale aveva scoperto, con estrema sorpresa, essersi innamorato follemente di niente poco di meno che Luna Lovegood. I rapporti fra i due non erano mai stati troppo stretti, ma memori di un vecchio spirito di fratellanza, e spinti da un infantile desiderio di sentirsi di nuovo  Serpeverde, avevano ripreso la loro amicizia esattamente da dove essa si era interrotta.
Quella sera erano usciti, insieme a Blaise, con l’intento di bere qualcosa ai Tre Manici di Scopa. Prima ancora di mettere piede nel locale l’ex Serpeverde fu travolto da un vecchio ricordo, quello di un inverno di tanti anni prima, di una collana e una macchia sul braccio – e sullo spirito. Katie Bell. Spesso pensava che il suo nome sarebbe stato l’ultimo peccato a perseguitarlo, una volta giunto il suo momento di spirare.
L’alcool fu la soluzione che apparve più sensata al mago, i suoi amici complici impeccabilmente devoti, e un’ora dopo il suo stato era piuttosto alterato.
La sua mente funzionava invero perfettamente, il suo contegno no.
Draco era al bancone insieme a una manciata di monete, in attesa del proprio Whisky.
Una ragazza lo affiancò, occupando lo sgabello di fianco al suo, accavallando le gambe con perfezione geometrica. Lo sguardo dell’uomo era appunto fermo su esse, e quando egli finalmente decise di sollevarlo finì con il sussultare.
“ Hermione Granger ”. Un tono indecifrabile.
“ Draco Malfoy ”.
Se non si fosse trattato di lei, dell’eroina del Mondo Magico, perfetta Grifondoro e perfetta perfezionista, il legismago avrebbe pensato che era felice di vederlo. Lo avrebbe dedotto dalla piega gentile agli angoli della sua bocca.
Il barista finalmente gli portò il suo ordine, così poté concentrare le proprie, confuse, attenzioni su di lui e pagare.
“ Fammene uno ”, comandò la strega al suo fianco.
L’uomo annuì e lei si accinse ad aprire la propria borsetta, ma Draco le fece istintivamente un cenno istintivo. Gli piaceva pagare da bere a una bella donna, seppur fosse cosciente dei possibili risvolti misogini di tale atteggiamento, e la Granger, aveva ammesso dal primo istante, era diventata una bella donna.
La figura armoniosa era avvolta da un abito rosso cremisi, che ne esaltava le forme gentili, mentre il viso era truccato semplicemente, un filo di eyeliner e il rossetto dello stesso colore del vestito, i suoi capelli erano stati parzialmente domati.
“ A cosa brindiamo? ”
“ Brindiamo alle coincidenze ”.
I drink erano diventati due, tre e, infine, sette.
Si erano scoperti interlocutori perfettamente compatibili, ed entrambi avevano dimenticato gli amici con cui in teoria avrebbero dovuto passare la serata, trasportati dalla conversazione e dall’alcool. Draco aveva scoperto che la vecchia rivale aveva intrapreso un percorso simile al suo, sempre nell’ambito della giurisprudenza, ma al contempo differente. Ella non desiderava fare l’avvocato, “Ne ho avuto abbastanza di combattere, sai?”, gli aveva confessato sottovoce, piuttosto rendere concreta la sua eterna lotta per la tutela dei diritti di tutti gli esseri viventi. Il suo era un lavoro di ricerca ambizioso e probabilmente senza via d’uscita, perché seppur eroina neppure lei aveva l’autorità di definire la perfezione in termini di giustizia, lei per prima era consapevole del fatto. Nessuno la avrebbe mai finanziata, quindi Hermione aveva deciso di dedicare a quella ricerca tutta la vita, coltivandola piano piano, dedicandosi nella vita di tutti i giorni a un impiego più realistico. Era finita con l’idea di fare l’assistente legale, e il giorno dopo, o meglio oggi, dato che erano le due del mattino, sarebbe stato il primo del suo nuovo lavoro.
“ Me ne faccia altri due ”, aveva ordinato allora Draco al barista.
“ A cosa brindiamo, adesso? ”
“ Brindiamo alle coincidenze. Un’altra volta ”.
Anche il mago avrebbe iniziato il giorno dopo a esercitare come avvocato, tuttavia, seppur ne fu stupito, non le fece sapere che avrebbero lavorato nello stesso posto, la Beirne&Gibson Associates.
Verso le tre Hermione lo salutò.
“ Sono troppo ubriaca per avere un’effettiva responsabilità sulle mie parole, ma grazie della compagnia, Malfoy. È stata una bella serata. Buonanotte ”.
La situazione aveva un che di paradossale, perché mai loro due, anni prima , avrebbero potuto parlarsi così. Lo affascinava come il tempo fosse capace dell’impossibile.
“ Aspetta. Posso farti una domanda? ”
Draco la aveva seguita fuori, un attimo prima che entrasse nel raggio visivo delle proprie amiche, che la attendevano fuori. La aveva trascinata verso di sé, un braccio dietro la sua schiena.
“ Perché sei così gentile con me? ”
Il suo tono non aveva inflessioni patetiche particolare, e la domanda era dannatamente seria. Nel corso degli anni aveva avuto modo di incontrare tantissimi tipi di persone diverse, e ognuna di esse considerava alcuni peccati imperdonabili. Questi variavano, ma nessuno poteva perdonare qualsiasi cosa. Le cose che aveva fatto a lei erano anche più che imperdonabili.
“ Perché tu lo sei stato con me, Malfoy ”, per lei era un’ovvietà. Hermione fece spallucce.
“ In realtà posso scommettere i miei M.A.G.O che questa sia la prima volta in cui tu sia mai stato gentile con me. È poi così male? ”
La strega rifletté per un istante, profondamente indecisa, poi gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia, accompagnato da un risolino, e se ne andò. Si divertiva a prenderlo in giro.
Quella notte era germogliato in Draco il primo seme dell’amore impossibile della sua vita.
Il giorno dopo, alla Beirne&Gibson, degli ultimi arrivati era stata fatta una squadra.


Hermione si allontanò per versarsi un bicchiere di Whisky Incendiario, poi andò di fronte alla scrivania. Aspettò che lui la guardasse, prima di parlare.
“ Perché beviamo? ”, domandò dolcemente.
“ Beviamo perché rischiamo grosso, Granger.
Rischiamo tutto, disse, e la calma del suo tono di voce stridette con la gravità del discorso.
“ Peter Beirne è tornato in città e vuole prendersi lo studio ”.
Vederla gonfiare le guance con espressione indignata e mandare giù il proprio drink, quasi fosse un atto di protesta, per un istante lo rilassò. Finché avesse avuto
Lei, tutto sarebbe andato bene.
“ Peter Beirne vuole fare cosa? E come pensa di farlo, poi? ”, gli domandò.
“ Te la faccio breve ”, disse, ma era più una
proposta. Hermione annuì, grata.
“ La clausola di non competitività non gli impedisce di essere riassunto da questo studio, Monica ha detto che basterebbe una semplice votazione e i soci potrebbero farlo tornare. In più la Beirne&Gibson ha pochi fondi, attualmente, mentre Beirne ha passato gli ultimi due anni a frequentare potenziali, ricchissimi clienti. Metà dei soci anziani, per non parlare degli azionisti, sono materiale da mazzetta ”.
“ Chi l’avrebbe detto, un Malfoy che si lamenta di corruzione ”, scherzò lei, salvo rendersi poi conto di quanto patetico fosse come tentativo di consolarlo e quindi mormorare uno “Scusa”.
“ Monica è preoccupata, e in tutta onestà lo sono anche io ”.
Ammetterlo fu per Draco liberatorio, ma ciò che davvero lo fece stare meglio fu l’abbraccio che lei gli diede, sporgendosi per raggiungere la di lui altezza, che ancora seduto si trovava qualche spanna più in basso dei suoi tacchi vertiginosi, e circondandogli il collo con le braccia.

Quell’idiota non si prenderà il nostro studio ”, promise Hermione.
Bere whisky alle dieci del mattino era palpabile metafora della situazione.






Shirley Platt sospirò pesantemente.
La pratica sulla sua scrivania non si sarebbe risolta da sola, ma la testa della donna era ancora incentrata sulla conversazione avuta poco prima con il capo. Monica le aveva assegnato un caso particolarmente difficile, quello a cui ora dedicava un’occhiataccia da dietro le spesse lenti degli occhiali, facendole intendere che da esso sarebbe dipesa larga parte del proprio futuro nello studio. All’apparenza si trattava di una contrattazione semplice, una grande compagnia voleva acquisirne una più piccola. Le transazioni erano tuttavia piuttosto ingenti, e Shirley non aveva dubbi che lo studio avrebbe tratto grande vantaggio dalla riuscita dell’accordo.
Toc toc. Lo sguardo dell’avvocatessa si spostò dal fascicolo all’uomo sulla porta, di cui constatò, come ogni giorno, l’attraente bellezza.
“ Hai bisogno di qualcosa, Malfoy? ”, domandò.
Draco represse a stento una smorfia, nel sentirne l’odiosa voce nasale, e si impose di sorridere.
“ Monica mi ha parlato del tuo nuovo caso. Volevo farti i miei complimenti, è un bel colpo ”.
Ogni parola gli costò una possibilità di avere una crisi di nervi, ma l’uomo ricordava bene quanto gli era stato raccomandato.

Un’ultima cosa, Draco ”.
Il mago era già di spalle, sulla porta, in procinto di andarsene.
“ Ho affidato a Shirley la fusione Slater-Bell. Con i tempi che corrono avremo bisogno di testare la fedeltà degli impiegati di questo ufficio. Finché non diventa peccato, cerchiamo di portare dalla nostra l’ago della bilancia ”.

Fece un cenno d’assenso, secco, con il capo, poi lanciò un’ultima occhiata a Monica Gibson, che in quel momento, nella sua fierezza, sembrava una regina che si prepara alla battaglia, e ricordò Narcissa prepararsi per La battaglia.

Io, umh, ti ringrazio ”, balbettò Shirley.
Non si aspettava dei complimenti un’ora dopo aver ricevuto un caso e, soprattutto, non se li aspettava da lui.
Sicuramente c’è sotto qualcosa, pensò.
“ Monica ha finalmente riconosciuto le mie abilità nelle pratiche di questo tipo ”, si lasciò sfuggire poi. Dopotutto era impossibile, per lei, non vantarsi ogni volta che ne sentiva il bisogno. Compensava così alla poca autostima, e all’eterno confronto con Draco, che fin dal principio era stato la sua nemesi alla
Beirne&Gibson Associates.
“ Congratulazioni, Shirley! ”
Draco la salutò con la mano, prendendola in giro, poi andò via veloce come era arrivato.


Il resto della mattinata lo passò a lavorare al nuovo caso, nella pausa pranzo fece in tempo a concedersi solo un piccolo tortino di verdure, che aveva preparato lei stessa, poiché dovette correre in tribunale per un processo. Ripassò velocemente i documenti, ma senza troppa attenzione. Dovevano semplicemente comunicare un patteggiamento e ottenere l’approvazione del Wizengamot. La strega passò in aula appena cinquanta minuti, e quando uscì trovò ad attenderla il vecchio datore di lavoro.
Peter Beirne era sempre stato particolarmente cattivo con lei.
“ Shirley Platt! ”, esclamò l’uomo, un finto sorriso sul volto segnato dall’età.
“ S-signor Beirne! ”, fece la donna, “ C-cosa ci fa qui? ”
“ Passavo da queste parti, ho appuntamento con un vecchio amico giudice che finisce di lavorare fra poco. Sa che le dico? Sono contento di averla incontrata. Speravo di poter parlare con lei, un giorno di questi, avrei alcune idee da proporle e un’offerta da farle ”, confessò.
“ C-che genere di offerta? ” Shirley era sempre più confusa.
“ Non si preoccupi, ne discuteremo a tempo debito! ”
Peter Beirne si guardò attorno, mosse le braccia all’indirizzo di un vecchio uomo con la toga poco distante e fece per allontanarsi.
Arrivederci, Shirley Platt ”.




[0] Time is on my side, The Rolling Stones.

[1]
Kelly Parker è un personaggio del telefilm “Make it or break it”. Ho da poco fatto un rewatch/maratona e visto che è uno dei miei preferiti ho voluto citarla.

[2] The House of the Rising Sun, The Animals.





qualche pensiero.
Salve a tutti! Presento oggi il mio primo scritto, il mio primo esperimento dopo una lunga,
lunghissima pausa dalla scrittura e, parzialmente, dalla lettura. Spero possa intrigare voi
così come intriga me, perché sono davvero curiosa di scoprire come si evolverà questa
storia! Per amor di trasparenza, qualche precisazione:
i. onestamente non so se definire i miei personaggi
ooc; questa fanfiction è ambientata
quindici anni dalla fine della guerra e i personaggi, in particolare Draco, hanno qui subito
un percorso di crescita particolare. Non è la persona che abbiamo conosciuto nei libri della
Rowling, quindi in effetti è ooc, ma è ic considerando il percorso che ho pensato io, e che
sarà approfondito più avanti, che lui ha seguito. Sono confusa.
ii. mi rendo conto che il punto di vista di Draco sia stato quello prevalente, e onestamente non so dire se sarà sempre così, perché la storia è nata oggi e oggi sto scrivendo queste note. Ho un'idea di preciso di dove voglio portarla, ma la via da seguire è tutta da scoprire.
iii. spero non venga fatto l'errore di sottovalutare la figura di Hermione, in questa storia. L'ho definita assistente legale perché non è una semplice segretaria (non che ci sia niente di male nell'esserlo, assolutamente, semplicemente tutti si aspettano qualcosa di più da Hermione Granger), ma è letteralmente l'ancora di salvezza del nostro Malfoy. Perché non stanno insieme, vi chiederete? Perché questo è lo scopo di questa storia. Non voglio fare la misteriosa, mi piacciono gli happy ending e non riesco a immaginare questi due separati.
iv. nell'eventualità in cui non si fosse notato, il racconto è ampiamente ispirato alla serie televisiva
Suits, Draco vorrebbe essere il mio omaggio al mio personaggio preferito in
assoluto, Harvey, e Hermione vorrebbe essere un omaggio a quella che per me è
letteralmente la sua metà, Donna. La storia stessa ricalcherà alcuni passaggi della loro e
uno dei miei obbiettivi è quella di rendere le dinamiche tra i personaggi in qualche modo
simili a quelle fra gli originali.

direi che posso smettere di rubare il vostro tempo!
Alla prossima,
praimfaya

   
 
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