Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: dibiria    01/06/2017    0 recensioni
Bene o male è tutta una questione di punti di vista ed è difficile capire le tantissime sfumature che gli separano.
Vita o morte bastano pochi secondi per passare dall'uno all'altro.
***
Violetta questo lo sa ed è disposta ad immergersi nelle tenebre più oscure per poter trovare i segreti nei ricordi che ha perduto.
Incomincerà un viaggio pericoloso per salvare un mondo di cui la mente ha dimenticato l'esistenza.
La sua unica alleata è l'oscurità perché di essa lei è fatta.
Chi sono i nemici e chi gli amici dovrà scoprire, di nessuno si può fidare completamente, soltanto di se stessa.
***
Ma ora dormi giovane Violetta perché il tuo diciottesimo compleanno ancora non è arrivato e soltanto allora potrai sapere la verità, per ora dormi ignara del tuo passato e dei morti che ti porti dietro.
Genere: Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Atto Primo
il Diario Nero



I

 
Violetta
 
23/05/2019, h 07.35 a.m., Terra, Villa McAllister
 
Frettolosamente afferro la mia amata borsa a tracolla ma prima d’uscire dalla camera da letto guardo la fotografia sopra al comodino.
Nella foto siamo ritratti io, mio fratello Kiba e i miei genitori, Mariangela e William. Era stata scattata nove anni prima, quando io avevo ancora i capelli corti, come un ragazzo.
Io sono più grande di Kiba di due anni, anche se non sembra, lui è più alto di me di un paio di centimetri, è un ragazzo magro e alto, con i capelli castano scuro e lisci che gli ricadono sugli occhi azzurri con una punta di verde e grigio.
Nostra madre è una donna molto bella, il viso dai lineamenti molto delicati è contornato dai capelli biondo-oro e ondulati, tagliati poco sotto le spalle; i grandi occhi turchesi chiaro brillano vicino il naso sottile e la piccola bocca costantemente sorridente.
William invece è un uomo dall’aria severa ma dal carattere bonario, ha la barba e i capelli ordinatamente tagliati, di un castano quasi biondo e lisci; i suoi occhi, a differenza di quelli della moglie, sono di media grandezza e color grigio-azzurri.
Come mio solito, mi sono soffermata troppo sulla foto di famiglia ed esco di corsa dalla stanza, guardando l’ora sul cellulare e scendendo i gradini due a due.
Accidenti sono già le 07.40 e come se non bastasse le lezioni iniziano alle 08.00!
Mi fermo di botto a metà scala osservando mio fratello comodamente seduto in salotto e con rimprovero gli chiedo come mai lui sia ancora qui.
<< Guarda che aspettavo te! >> mi risponde con tono arrogante.
Dalla cucina arriva la voce di mia mamma che con il suo immancabile sorriso radioso si affaccia dalla stanza.
<< Buongiorno ragazzi! Ho preparato le brioche per colazione. >>
<< Ciao mamma, ci dispiace ma noi siamo di fretta. Ci vediamo stasera. >> rispondo prontamente io prima che quel goloso di Kiba si fermi a mangiare.
<< A presto, mamma! >> urliamo in coro io e mio fratello, prima di prendere al volo le bici, fuori in giardino.
 
 
 
Kiba
 
23/05/2019, h 07.55 a.m., Terra, Polfalcone1
 
Abbiamo ancora cinque minuti di tempo, ma pedaliamo come matti nonostante siamo quasi arrivati; con il fiatone e l’ansia ancora in corpo.
Da quando avevo visto mia sorella scendere le scale di corsa con la pelle solitamente ambrata, ora pallida come quella di un cadavere, un’unica domanda fremeva di farsi sentire nella mia testa; quando finalmente mi decido a formularle la domanda, ho paura che mi tiri addosso la borsa, per via dello sguardo truce che mi rivolge.
<< Stanotte hai rifatto quel sogno, vero? >>
<< Secondo te, stupido di un fratellino, vengo a dirlo proprio a te? >>
Accipicchia, l’ho fatta proprio arrabbiare.
<< Comunque, ultimamente sogno sempre quel maledetto angelo. >> la pausa che segue le sue parole mi gela il sangue nelle vene.
<< Hey lumaca, pedala più veloce che non voglio arrivare in ritardo! >>
Per fortuna il suo buonumore ha sempre la meglio e per ora sembra non si stia facendo troppe domande.
<< Sì, signor colonnello! >> gli rispondo scherzosamente.
 
 
 
Violetta
 
23/05/2019, h 08.00 a.m., Terra, Accademia Astrale
 
 
Appena arrivati vedo un ragazzo dai ricci biondo platino in contrasto con la pelle mulatta avvicinarsi a passo svelto.
<< Ciao Vì, come stai? Spero tu abbia passato un ottimo pomeriggio ieri. Dimmi… >>
<< Ciao Fabio, vai dritto al punto! Lo sai che non mi piace quando giri intorno alle cose, per di più sono in ritardo, come te d’altronde, quindi ti possiamo parlare soltanto prima che il professore entri in classe. >>
<< D’accordo, come vuoi tu. >> vedo il sorriso smagliante del mio amico spegnersi un po’, come scoraggiato dalle mie dure parole.
Fabio è più grande di me di un anno, ma per via della mia altezza sembra molto più grande.
E’ sempre molto affidabile e gentile, non perde quasi mai la calma, ma se qualcuno mi fa del male nessuno è capace di fermarlo.
Lui per me è come il fratello maggiore che non ho mai avuto e mi protegge sempre, è il mio confidente, la spalla su cui piangere nei momenti brutti, l’amico da cui vado e a cui racconto i miei incubi.
Molte volte i nostri amici ci prendono in giro chiamandoci fidanzatini oppure piccioncini, noi non ci abbiamo mai dato peso e facciamo finta di niente, è anche per questo lo adoro.
Mentre io sono persa nei miei pensieri, Kiba si è avviato verso la sua classe e Fabio ed io siamo arrivati davanti alla mia aula.
A un certo punto, quando stiamo per entrare nell’aula, sento qualcuno che mi solleva prendendomi dalla vita; una volta che tocco nuovamente il pavimento mi giro per dirne di tutti i colori all’incosciente che ha voluto farmi questo brutto scherzo, ma una volta che lo riconosco tutta la mia rabbia sfuma in due nanosecondi.
<< Hey ciao Vì-chan2, piaciuta la sorpresa? >>
<< Ma ti sembrano cose da fare a ventidue anni?! >> rispondo imbronciata << E comunque, ciao David. >> continuo con voce dolce.
Il ragazzo che mi ha fatto questo brutto scherzo, oltre ad essere il cugino di Fabio, è il mio migliore amico.
E’ alto quasi due metri e grande come un armadio, è pieno di muscoli e capace d’incutere paura anche al più ardito dei rapinatori, ma ha la brutta mania di comportarsi come un bambino.
E’ l’allenatore del club di arti marziali, che lui stesso pratica, è anche il vice del professor Campembell che insegna scienze motorie.
David ha gli occhi turchesi scuro e i capelli neri e lisci che sfiorano le spalle mulatte.
Io l’ho conosciuto, insieme a Fabio, all’età di tre anni, subito dopo essermi trasferita dalla fattoria che la mia famiglia ha a Liutrathen in Scozia, dall’ora ho passato praticamente tutta la mia infanzia con loro.
<< Senti Fabio, che ne dici se parliamo durante la ricreazione? Siamo già in ritardo e preferirei non peggiorarlo. >>
<< D’accordo ma dopo non prendertela con me se ricevi qualche brutta notizia. A dopo Vì. >>
Dopo un attimo di smarrimento per il suo avviso, lo saluto anch’io.
<< A dopo. >>
Con Fabio se ne va anche David, che deve correre ad aiutare il professor Campembell.
Io invece entro di corsa in aula e ciò che vedo mi sorprende non poco.
Sul serio, che sta succedendo?
Tutti i miei compagni di classe stanno chiacchierando allegramente e del nostro professore neanche l’ombra.
Questo è davvero strano ma almeno non sono in ritardo!
Mi avvio verso il mio banco, vicino la finestra in seconda fila.
Ci avevano assegnato i posti all’inizio del primo anno scolastico, dicendoci che li avremo tenuti così per tutti e cinque gli anni, salvo che gli alunni non avessero chiesto un cambio o avessero disturbato.
In questi quattro anni ci sono stati soltanto un paio di cambi per via delle chiacchiere perché ormai noi siamo abituati ad essere sistemati così e non ci siamo mai lamentati.
Il mio compagno di banco in tutto questo tempo non si è mai presentato a scuola; avevano detto il suo nome una sola volta, ossia il primo giorno, quando ci hanno assegnato i posti in base ai nostri test d’ingresso, pochi secondi dopo aver nominato il suo nome arrivò una circolare che comunicava che l’alunno in questione non sarebbe venuto con noi a scuola per un tempo indeterminato, poiché si trovava all’estero.
Ricordo ancora la felicità che provai a quell’informazione.
Ah, si può sapere perché ora mi metto a pensare a lui? In fin dei conti a me non ha mai dato fastidio stare in banco da sola, anzi sapendo chi era il mio compagno sono sempre stata felicissima d’esserlo.
I miei monologhi interiori s’interrompono appena vedo due ragazze avvicinarsi a me.
Quella un po’ più bassa ha i capelli multicolor, gli occhi grigio-azzurri sono contornati da uno spesso strato di matita nera, il naso è leggermente a patata e le guance danno un senso di morbido e dolce.
L’altra ragazza invece ha la parte superiore dei capelli di un bel colore che ricorda il cioccolato fondente, che sfuma in rosso bordoux sulle punte. Gli occhi sembrano due tazze di cioccolata calda anch’essa fondente, contornati da una leggera linea di eye-liner nero e con un ombretto oro che glieli valorizza, vicino la bocca carnosa, c’è un piccolo neo scuro che le dà un po’ l’aria d’aristocratica.
Non ci misi molto a riconoscerle, sono Francesca e Giada due delle mie più care amiche.
I loro caratteri sono uno l’opposto dell’altro.
Francesca è come un angelo, sempre dolce, sorridente e controllata, non sa mai dirti di no ed è sempre disponibile se hai bisogno del suo aiuto; però quando si arrabbia potrebbe ghiacciarti con uno sguardo.
Giada invece è un piccolo diavoletto, focosa, incontrollabile e piena di malizia, è un’ottima oratrice e ti potrebbe convincere a fare qualsiasi cosa, a volte è impossibile da comprendere ma la sua sincerità spazza via tutte le indecisioni che puoi avere.
Sono le capo redattrici del nostro giornale scolasti e sanno  sempre tutto di tutti, non c’è niente o nessuno che può sfuggire da loro.
Io le considero un po’ il mio angelo custode e il mio diavolo protettore, perché le ho conosciute dopo una brutta situazione e sono sempre state in grado di tirarmi su di morale.
Cerco di distogliermi dai miei pensieri e di concentrarmi per chiedere il motivo di quel caos.
<< Ciao ragazze, voi due sapete che cosa succede oggi? >>
<< Certo che lo sappiamo, cosa t’aspetti da noi? Non dimenticarti con chi stai parlando. >> mi risponde Giada carica d’orgoglio.
<< A quanto pare da oggi avremo un nuovo compagno di classe e il professor Panciotti gli sta mostrando la scuola. >> m’informa Francesca con la consueta parlantina.
Il professor Panciotti è un uomo dall’aria buffa ed è il nostro professore di scienze, biologia, astronomia e chimica.
Ha la testa completamente pelata e lucida, come una palla da bigliardo, un bel pancione, degno di Babbo Natale, fasciato da panciotti colorati con i bottoni sempre in procinto di scoppiare e sul naso dei buffi occhiali tondi che ricordavano tanto quelli di Harry Potter.
Appena Francesca ha finito di parlare entra, spalancando la porta, il professor Panciotti e come per incanto tutti gli studenti vanno a sedersi ai loro posti in religioso silenzio, il nostro professore non è famoso per i nervi d’acciaio n’è per la pazienza, anzi è l’ometto più suscettibile e nervoso che io abbia mai conosciuto.
<< Bene ragazzi, da oggi un nuovo ragazzo seguirà le lezioni in questa classe, avrebbe dovuto iniziare con voi in prima, ma per motivi familiari è stato all’estero per questi quattro anni, molti di voi probabilmente lo conoscono già, quindi se sento qualcuno fiatare non esiterò un secondo a mettergli una nota. >> c’informa il nostro simpatico professore in tono acido e frettoloso, in modo burbero si rivolge a qualcuno fuori dalla porta << Venga pure e si presenti al resto degli alunni. Su si sbrighi non abbiamo mica tutto il giorno. >>
Quando sento la porta aprirsi, seguita da dei passi e poi richiudersi, focalizzai la mia attenzione verso il nuovo arrivato.
Nell’esatto momento in cui posai gli occhi su quel ragazzo il mio cuore perse un battito per poi incominciare a battere freneticamente come se volesse uscirmi dal petto.
Il ragazzo è alto e slanciato, con i capelli ricci e neri, dei magnifici occhi blu oltremare incastrati in una pelle d’alabastro, in poche parole bello da far paura; molto probabilmente si è accorto che lo sto fissando perché dopo aver girato lo sguardo per la classe lo indirizza verso la mia direzione e un sorriso radioso gli compare sulle labbra sottili.
Perché mi vengono certe idee? Può tranquillamente non star guardando me e può anche essere che non sia lui. In fin dei conti è dalle medie che non ci vediamo, è certamente quei stupendi occhi non sono della persona che penso io.
Vero? Vero!
Spero con tutta me stessa che la vocina nella mia testa abbia ragione e il ragazzo che mi ritrovo davanti non sia chi credo io.
Le mie speranze però sono miseramente distrutte appena si presenta ed io riconosco il suo inconfondibile accento francese.
<< Piacere a tutti, sono Mark Ichijo e da oggi saremo compagni di classe. >> non posso fare a meno di notare il leggero disprezzo e difficoltà nel pronunciare il suo cognome, ma a me non deve interessare perché ora non mi rimane altro che inveire contro qualsiasi divinità esistente.
Maledizione! Perché? Perché proprio lui tra tutti gli esseri viventi? Signore perché hai fatto che tornasse qui in Italia? Perché non l’hai lasciato in Giappone.
<< Signor Ichijo, il suo banco è quello in seconda fila vicino la signorina McAllister. >>
Eh, no! Non anche questo!
Nel frattempo che io inveisco contro chiunque mi viene in mente lui è arrivato vicino i nostri bianchi.
Appena si siede si limita a guardarmi ma appena mi parla con quell’odioso sorriso radioso, i nervi mi saltano completamente.
<< E’ un piacere rivederti angelo! >>
Maledizione, quanto lo odio! Però mi conviene fare buon viso a cattivo gioco.
Con il miglior sorriso falso che possiedo gli rispondo contro voglia.
<< Anche per me è un piacere rivederti. >>

***
1Polfalcone: paesino di mia invenzione situato in Emilia-Romagna vicino il confine tra la Toscana e la Liguria.

2chan:  […]  se usato da un ragazzo per rivolgersi ad una ragazza non parente è più probabile che indichi che vi sia un rapporto particolare fra i due […] Il -chan può essere usato anche dopo un’abbreviazione del nome. […]   
-cit. “Lezione 9 : I suffissi onorifici e nomi familiari” 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: dibiria