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Autore: Clarrianne Donavon    04/06/2017    2 recensioni
Correva l’anno 1981, ma voi tutti sapete, come io so, come loro sapevano, che tutto questo ha avuto inizio molto tempo prima di allora. Sono state spese abbastanza parole sull’orfano sciagurato della famiglia Gaunt e sul bambino che è sopravvissuto, che sconfisse il più grande mago Oscuro dei nostri tempi. [...]
La storia del ragazzino la conoscete tutti, avete letto i libri, visto i film.
Era il 31 Ottobre 1981. 19 anni dopo, l’epilogo.
Potete dormire sogni tranquilli, quel cerchio si è chiuso. Ha avuto un inizio e una fine.
Ma di James, Lily, Gideon, Fabian, Benjy, Edgar, Marlene, Dorcas, Emmeline e tutti gli altri, conoscete soltanto la fine. Stasera voglio raccontarvi l’inizio.
Questo è Those we lost.
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Dorcas/Sirius, James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Attacco a Diagon Alley

 

 
 
 
All this time spent in vain 
Wasted years 
Wasted gain 
All is lost 
Hope remains 
And this war's not over 
  • Shattered, Trading Yesterday
 
 
Tutto questo tempo trascorso invano
Anni sprecati
Guadagni sprecati
Tutto è perduto
La speranza rimane
E questa guerra non è finita
  • Shattered, Trading Yesterday
 
 
 
« Sei sicura, cara? » ripeté per l’ennesima volta la signora Evans, mentre si guardava attorno, sull’uscio di casa. « Sì, mamma ».
Lily Evans annuì diligente, sorridendole.
« Preferiremmo accompagnarti noi, biscottino. Lo abbiamo sempre fatto. » tentò ancora guardando in direzione del signor Evans in cerca di appoggio – le cingeva la vita ed ascoltava con pazienza.
« Lo so, ma ho già preso accordi con le mie amiche. Non state in pensiero per me. Passeremo la notte al Paiolo Magico e domattina andremo in stazione tutte insieme. » anche questo era già stato detto più volte dalla ragazza, ma con poco successo.
Lily rimase in silenzio, un piede sullo scalino di casa ed uno sul vialetto, la sua unica valigia nella stretta salda della sua mano sinistra mentre cercava di imprimersi nella memoria quell’istante.
Sua madre somigliava molto a Petunia – avevano gli stessi capelli neri e il medesimo collo sottile, i lineamenti dolci e squadrati del viso appena appuntito, gli occhi castani.
Suo padre, invece, era quello da cui aveva preso i capelli rossi e gli occhi verdi, ma anche la pazienza, il coraggio e l’ironia. « Suvvia, tesoro » esordì, in tono conciliante « la nostra bambina si è fatta grande. Dobbiamo lasciarla andare. ».
La signora Evans guardò il marito – dovette alzare il mento, perché era parecchio più bassa di lui – e dopo pochi momenti annuì, gli occhi lucidi. A Lily si strinse il cuore nel vedere i suoi genitori così innamorati, dopo tutti quegli anni insieme. « D’accordo, va’. »
La donna allargò le braccia in direzione della figlia, e lei vi si tuffò, lasciando andare la valigia che si ribaltò per l’eccessivo peso dei libri che conteneva. « Ci vediamo a Natale » promise Lily, ed abbracciò entrambi i suoi genitori.
Il Nottetempo arrivò giusto in quell’istante, anticipato da una serie di stridii e rumori poco incoraggianti.
Il signor Evans rise, a quella vista. « Che meraviglia » commentò ammirato, lasciando andare la sua secondogenita. « Petunia? » si arrischiò a chiamare a gran voce la madre della ragazza, sporgendosi verso la finestra del secondo piano – la camera della maggiore.
Lily sospirò – il solito dolore sordo ad abitarle il petto. « Mamma, lascia stare… »
Anche suo padre la guardò con compassione, e Lily dovette sigillare le labbra per non farsi sfuggire un singhiozzo. Le persiane della finestra del secondo piano si chiusero con un rumore secco.
« Probabilmente dormiva. Sai che Tunia è sempre indispettita e confusa appena sveglia… »
« Certo, mamma, lo so » Lily mentì, col sorriso sulle labbra, e recuperò la valigia dal vialetto.
« Ci vediamo a Natale » ripeté, questa volta con fermezza, percorrendo la distanza che la separava dal Nottetempo.
L’autista la guardava con curiosità – non vivevano molti altri maghi, a Little Whinging, nel Surray, Inghilterra. Lily pagò nove zellini al controllore, ed andò a sedersi in uno negli ultimi posti.
Erano le sette di sera, il sole doveva ancora tramontare, e Lily non era l’unica passeggera: nell’andare al suo posto, era passata affianco a due ragazze – una doveva avere all’incirca la sua età, mentre l’altra era poco più di una bambina, avrà avuto tredici anni al massimo.
Avevano entrambe capelli e occhi castani – la grande li portava corti, la piccola lunghi fino alla schiena, ed indossavano abiti babbani. « Andiamo al Paiolo Magico, Earl » istruì il controllore, dopo aver scambiato qualche parola con la ragazza più grande.
Il Nottetempo ripartì e Lily salutò con la mano i suoi genitori, che ancora la guardavano, rammaricati per la sua partenza. Il viaggio non fu dei più dolci – a questo Lily era stata sufficientemente preparata da Marlene, che le aveva parlato di quell’autobus la prima volta in una delle lettere che si erano scambiate durante l’estate. Lily aveva mentito ai suoi genitori: non ci sarebbe stato nessuno ad attenderla al Paiolo Magico.
La verità era che non voleva che i suoi l’accompagnassero al binario – non voleva renderli degli obiettivi agli occhi dei seguaci del Mago Oscuro. Sapevano tutti che le sue file stavano crescendo, e nel Mondo Magico si respirava un’aria diversa, quella del sospetto. Nessuno sapeva di chi fidarsi, di quei tempi.
Il Ministero della Magia aveva messo a disposizione dei Nati Babbani e di chiunque altro ne facesse domanda una rete Metropolvere direttamente collegata con Diagon Alley, ma Lily aveva preferito non servirsene. Se lei fosse stata al posto del Signore Oscuro, la sua prima mossa sarebbe stata proprio farsi strada verso i piani alti del Ministero: era lì che si trovavano tutti i registri di nascita, il censimento, ogni tipo di informazione potesse mai servire alla sua follia omicida.
Lily rabbrividì – poi tornò a guardare le due ragazze, qualche fila avanti a lei. Andavano al Paiolo Magico – aveva il presentimento di averle già viste, probabilmente ad Hogwarts.
Ma sì, dovevano essere due studentesse come lei.
 
 
***
 
Peter Pettigrew aprì gli occhi di scatto – aveva sentito un rumore forte. Un esplosione?
Il biondino sbadigliò, stropicciandosi gli occhi, mentre il sonno lo traeva di nuovo tra le sue braccia confortevoli. Era al Paiolo Magico – a Londra, e non c’erano esplosioni a Londra.
Doveva averlo sognato.
Mentre scivolava nuovamente nel sonno, questa volta fu Remus Lupin a svegliarlo.
« Pete? Hai sentito anche tu? » la voce vigile, per nulla esitante, decisamente allerta.
Peter si costrinse ad aprire gli occhi – il soffitto in mogano della stanza che aveva occupato assieme a Remus si stagliava sopra di lui a ricordargli che non erano ad Hogwarts, non ancora.
La seconda esplosione giunse alle orecchie dei due ragazzi molto attutita, ma inconfondibile.
Peter saltò subito a sedere, mise i piedi giù dal letto e afferrò il suo mantello.
Remus era affacciato alla finestra, quella che dava sull’innocua strada di Londra su cui sorgeva il Paiolo Magico. L’esplosione però non proveniva da lì, ma dall’altro lato. Da Diagon Alley.
I due Malandrini infilarono il mantello ed impugnarono le bacchette, precipitandosi nel corridoio – dove incontrarono una quantità di altri clienti tirati giù dai loro letti come loro all’improvviso, alcuni in pigiama e camicia da notte, altri come loro avvolti nei mantelli – ma tutti guardavano basiti oltre le finestre che dominavano su Diagon Alley, gli occhi puntati al cielo. Il Marchio Nero.
« Remus? Peter? » una voce affannata e preoccupata proveniente dalle loro spalle li portò a voltarsi: dietro di loro c’era niente popò di meno che Lily Evans. Nonostante la situazione di allarme, i due ragazzi si scambiarono una rapida occhiata, pensando alla stessa cosa: se solo James fosse stato lì! Ma, grazie al cielo, non c’era. Non c’era neppure Sirius. Il piano era di incontrarsi il giorno dopo, a King’s Cross.
« Lily! » Remus la abbracciò – erano stati Prefetti insieme a partire dal Quinto anno, ed avevano legato molto. Peter se ne rimase zitto, con le mani in mano, a guardare fuori dalle grandi finestre.
Tom, il proprietario della locanda, fece la sua comparsa in quel momento: come loro, indossava ancora il pigiama e aveva in testa un buffo cappello a punta. « Tornate nelle vostre stanze! Forza » esortò i suoi clienti, e con un colpo di bacchetta diffuse nell’aria il suono insistente di una sirena.
« Tutti nelle vostre stanze! E’ una situazione di emergenza! Forza! Chiudete bene la porta! »
Lily fece un cenno ai ragazzi e tutti e tre si rifugiarono nella camera della ragazza, mentre il suono della sirena perforava loro i timpani.
« Che cosa sarà successo? » squittì Peter aprendo e stringendo più volte i pugni, con le mani che gli sudavano copiosamente dalla preoccupazione.
Lily chiuse la porta alle loro spalle ed invitò i ragazzi a sedersi sul letto. « Un incendio. Sembrava verso la Gringott, ma non credo che… »
« Non era alla Gringott » la corresse Remus, esprimendo quelli che erano anche i suoi pensieri.
« Credete che siano morte delle persone? » chiese Peter, mentre il pensiero gli affossava dolorosamente il cuore nel petto. « C’era il Marchio Nero » affermò funerea la rossa, come se quello rendesse inutili le altre parole. « Dovremmo andare a dare una mano? »
Quelle parole si erano liberate a forza dalle labbra strette di Peter, ma erano giunte alle orecchie dei ragazzi come un qualcosa a metà tra una domanda e un’affermazione.
Ad ogni modo, Lily scosse la testa con vigore: « Che cosa potremmo fare? Non abbiamo nemmeno preso i M. A. G. O.!  » protestò saggiamente, sebbene dal suo viso trasparisse un senso di impotenza evidente.
Remus parve rifletterci alcuni istanti. « Ha ragione Lily » disse alla fine, con un sospiro pesante.
« E’ meglio che torniamo nelle nostre stanze » aggiunse, con tono che lasciava intendere il loro accomiatarsi. Lily li guardò, una punta di delusione negli occhi verdi mista a qualcos’altro che Remus non poteva decifrare. « Va bene, chiudete bene la porta » si raccomandò la rossa, accompagnandoli sull’uscio.
« Ci vediamo, Lily » la salutò funereo Peter, solo per realizzare che quella era forse la prima volta che la chiamava per nome. Lily doveva probabilmente star pensando alla stessa cosa, perché appariva troppo confusa per rispondere – chiuse la porta alle loro spalle, e i ragazzi si ritrovarono nello stesso corridoio di prima, questa volta deserto. Il riflesso di un edificio in fiamme danzava sul vetro delle finestre dinnanzi a loro, il suono dello scoppiettio del fuoco giungeva fino a loro.
« Devi prendere qualcosa dalla stanza, prima di andare? » gli domandò improvvisamente Remus, con tono concitato. Peter lo guardò confuso.
« Prima di andare dove? »
« A dare una mano, ovviamente »
La maggior parte dei clienti del Paiolo Magico sembrava essersi riunita al piano di sotto invece che barricata nelle proprie stanze. « I Maghi maggiorenni, con me! » stava dicendo un uomo particolarmente basso, corpulento, in piedi sul bancone.
Remus e Peter scivolarono in mezzo agli altri maghi in silenzio, imboccando la porta lasciata aperta che rivelava l’ingresso per Diagon Alley. Due minuti dopo correvano verso l’incendio.
Remus aveva avuto ragione, non era alla Gringott, ma ad un negozio. L’insegna era completamente avvolta dalle fiamme e c’era troppo caos perché Peter si fermasse a chiedersi quale dei tanti negozi fosse, perché pur conoscendo bene Diagon Alley era troppo scioccato da quello che stava succedendo per porsi quelle domande. Diversi maghi e streghe attorniavano l’edificio, generando un flusso d’acqua continuo che però non sortiva alcun effetto sul fuoco, che andava allargandosi a divorare tutto quel che incontrava sulla sua strada espandendosi di minuto in minuto.
« Rem! » il tono di Peter fu sufficiente al licantropo per intendere la cosa « è Ardemonio! » confermò Remus un attimo dopo, e Peter sentì lo sconforto abbracciarlo come un incantesimo, assieme all’adrenalina.
« Non serve a niente cercare di spegnerlo » continuò, frugando con gli occhi l’interno dell’edificio.
Peter sapeva che di lì a poco l’amico avrebbe detto quello che temeva: « Se è ancora acceso, l’autore dell’incantesimo è ancora qui e dobbiamo trovarlo »
Un sorrisetto ironico comparve sulle piccole labbra del ragazzo dai capelli paglierini.
« Temevo l’avresti detto » annunciò, e l’altro annuì.
« Dividiamoci »
L’unica nota positiva di tutto quel caos, era che nessuno prestava attenzione a loro. Remus si allontanò a grandi passi, scrutando attentamente tutti coloro che erano accorsi: chi solo a guardare, chi a dare una mano.
Il Marchio Nero continuava a brillare minaccioso ed imperterrito nel cielo.
Peter era ancora lì, a fissare quella macabra figura. Un colpo a Diagon Alley, la notte prima del 1° Settembre.
Perché? Qual era il senso?
« Povero signor Forbes » commentò una strega a voce alta, poco distante da lui.
« Questa libreria era la sua vita »
Una libreria? L’edificio ruggì fiamme ed emise un lamento – non sarebbe rimasto in piedi ancora a lungo.
« Allontanatevi! » gridò qualcuno, e Peter venne travolto da alcuni maghi che si allontanavano velocemente da lì, mentre solo una manciata di essi tentavano ancora di domare le fiamme con la magia.
C’era una sola persona che non si era allontanata – e che neanche stava lanciando incantesimi.
Peter ebbe un brivido – vide Remus, diversi metri lontano da lui, fermarsi e guardarlo quasi a rallentatore.
Lo aveva notato. Era un uomo alto, indossava un cilindro ed aveva addosso vestiti di pelle – quale mago andava in giro conciato così il 31 di agosto? Non aveva neppure il mantello, e il suo volto era sporco di fuliggine. A differenza degli altri, questi non aveva un aspetto preoccupato o ansioso, anzi.
« Remus! »
La voce inconfondibile di Lily Evans superò quella delle fiamme, la sentì persino Peter da quella distanza – vide Remus voltarsi verso la ragazza, non notando la bacchetta impugnata dallo sconosciuto che si alzava minacciosa verso di lui. Era uscita in camicia da notte, esibendo la sua espressione da Perfettina – quella che James tanto osannava – e stava dicendo qualcosa a Remus, lo stava distraendo.
Il mago dall’aspetto inquietante guardò verso Remus giusto mentre lui si voltava a guardare Lily.
Bastarono pochi conti a Peter per rendersi conto che Remus non avrebbe visto arrivare l’incantesimo – l’aria diventò statica attorno a loro, la magia era concentrata tutta lì, nello spazio tra loro.
Peter puntò la bacchetta verso quell’individuo, ma la mano gli tremava troppo – non ce l’avrebbe mai fatta in tempo.
« Stupeficium! » ruggì una voce alle sue spalle, e Peter sobbalzò, voltandosi di scatto.
Era una ragazza – indossava un pigiama, era scalza, ed aveva un’espressione furiosa: gli occhi castani risplendevano al pari dell’Ardemonio, la sua postura era rigida, brandiva la bacchetta come una spada, i corti capelli castani le danzavano sulle guance rosse frustati dalle ondate di calore provenienti dall’incendio.
Il mago venne sbalzato con violenza una decina di metri più in là, pericolosamente vicino alla struttura traballante dell’edificio ormai consumato dalle fiamme che – la fortuna, a volte – stridette un’ultima volta per poi collassare su sé stesso, descrivendo attorno a sé una nuvola di detriti, cenere e fumo.
Improvvisamente le fiamme, che fino ad allora continuavano imperterrite ad avanzare nel loro cammino di distruzione, iniziarono a placarsi. Gli incantesimi lanciati dai maghi e dalle streghe distribuiti attorno a loro iniziarono a sortire i loro effetti. Si materializzarono tra loro diversi Maghi in divisa dal Ministero.
La ragazza misteriosa avanzò verso Peter, la bacchetta ancora puntata verso l’edificio e le sopracciglia scure inarcate  dalla concentrazione. Non degnò il ragazzo di un’occhiata, ma era chiaro che si stesse rivolgendo a lui quando aprì bocca. « Non esitare » scandì, e finalmente spostò lo sguardo su di lui.
Peter si sentì piccolo piccolo davanti a lei. « Mi hai capito? » insistette, a denti stretti.
Peter annuì.
Lily e Remus li raggiunsero.
« Sapevo che non mi avreste dato ascolto » stava dicendo la rossa, le braccia incrociate al petto e il respiro affannoso. « Non volevamo che ci seguissi, è pericoloso » le rispose Remus, paziente.
Calò il silenzio: Peter non accennava a parlare, e la ragazza sconosciuta li squadrava con circospezione.
« A proposito, ottimi riflessi » esordì Remus, diretto proprio a lei.
« Credete che quello fosse…? » la domanda di Lily rimase sospesa nell’aria satura di calore attorno a loro.
« Un Mangiamorte » commentò asciutta la sconosciuta, rilassando il braccio col quale teneva la bacchetta sul fianco. « Credete che sia…? »
« Morto? No, lo stanno tirando fuori dalle macerie proprio adesso »
La ragazza aveva ragione: gli uomini del Ministero avevano Pietrificato quell’uomo, e lo stavano interrogando.
 
Circa tre quarti d’ora dopo, quando l’incendio fu finalmente domato, i ragazzi fecero ritorno al Paiolo Magico.
« A proposito, non ci hai ancora detto il tuo nome » esclamò Lily.
« Grace Bosinco »
« Bosinco? » commentò Remus « non è un cognome inglese »
« Sono tedesca »
« Non è neanche un cognome tedesco » continuò il Perfetto, che aveva l’anima del conoscitore.
Grace sorrise appena – Peter rimase sorpreso nel guardarla: non credeva che quella ragazza fosse in grado di sorridere. « Mio padre aveva origini italiane »
Il tempo imperfetto usato da Grace per riferirsi a suo padre non era sfuggito a nessuno, ma ciascuno di loro decise di comune e tacito accordo di non indagare oltre.
Si trovavano nell’atrio del Paiolo Magico, che in quel momento era gremito di Maghi e Streghe com’era a mezzogiorno – anche se di fatto erano le due di notte passate.
La cameriera servì loro quattro boccali di burro birra, e i ragazzi guardarono verso il bancone.
« Offre la casa » gridò loro Tom, e i quattro sollevarono i calici nella sua direzione.
Grace prese due sorsi e posò il boccale sul tavolo, facendo una faccia disgustata.
 « Che cos’è questa cosa disgustosamente dolce? » commentò, contrita.
Lily e Remus risero. « Non avete la Weizenbier qui in Inghilterra? »
« Ti ci abituerai » le disse Remus, dandole una pacca sulla spalla.
« Dì un po’ » esclamò Grace, rivolta a Peter « tu non parli molto, vero? »
Peter arrossì di nuovo, si sentiva ardere persino le orecchie dal rossore.
« Peter? Al contrario, sta zitto solo quando dorme » lo anticipò Remus, per poi riflettere e scrutarlo con preoccupazione. « Va tutto bene, Peter? »
Avendo tre paia d’occhi puntati addosso, Peter annuì e basta, prendendo un lungo sorso di burro birra per non dover rispondere.
« Studi a Durmstrang, vero? »
Peter ringraziò il cielo per Lily Evans e la sua vena chiacchierina.
Grace scosse la testa. « Mi sono trasferita. Domani inizio il settimo anno ad Hogwarts »
« Anche noi siamo del settimo anno »
« Non avevo mai sentito di uno studente trasferito »  aggiunse Lily, sovrappensiero.
« Come funziona con lo Smistamento in questi casi? » chiese Remus, grattandosi il mento.
« Lo farò assieme agli altri studenti di primo anno » dichiarò atona, mettendo in allerta i due.
Anche Peter aveva notato che era cambiato qualcosa, a questa domanda.
« E’ meglio che vada a dormire » affermò Grace, finendo il suo boccale di burro birra in altri due sorsi per poi alzarsi in piedi. « Immagino che ci vedremo domattina in stazione. Passate una buonanotte »
« Anche tu, a domani! » risposero in coro i tre, e guardarono Grace allontanarsi su per le scale.
« Molto, molto strana » commentò Remus, ammirato.
« Lo penso anch’io » dichiarò Lily dopo un momento.
« Non mi piace » si lamentò Peter, alzando gli occhi al cielo « Ha qualcosa, capite? »
Lily e Remus si scambiarono un’occhiata in tralice.
« Capiamo, Pete » Remus gli fece l’occhiolino, e Lily ridacchiò.
Peter aveva l’impressione che quei due, intelligenti com’erano, non avessero capito niente.
 
 
 
 
***
 
Buongiorno! O buonasera, a seconda di quando leggerete il capitolo.
Sono le 02.45 mentre sto scrivendo. Cercherò di limitarmi all’essenziale.
L’idea per questa storia mi è venuta ieri notte, ed è partita da un pensiero: voglio umanizzare Peter Minus. Sì, avete presente, il ragazzino nervoso, petulante e pauroso che ha portato alla morte uno dei suoi migliori amici, facendo accusare un altro di questi del suo presunto umicidio e lasciato l’ultimo nella più totale solitudine e disperazione da un giorno all’altro, senza spiegazioni.
Peter Minus è un personaggio che viene poco approfondito, nelle fan fiction sui Malandrini. Di solito fa la figura dello sciocco – come se non fosse una componente essenziale del gruppo, ma una specie di buffa mascotte cicciottella e imbarazzante.
Così mi sono chiesta: come fare a non far passare Peter Minus per il cattivo di questa storia?  
E la risposta è stata: mettendo nella storia un personaggio più cattivo di lui. E così ecco Grace Bosinco.
Di lei si parlerà molto, è fondamentale. Spero saprete amare Grace, che probabilmente sarà l’unico personaggio originale di cui scriverò, tutti gli altri saranno quelli dell’Ordine più qualcun altro che comunque già conosciamo.
Spero che alla fine della storia potrete capire Peter.
Ad ogni modo, non disperate, lui non è affatto il protagonista di questa storia.
I protagonisti di questa storia sono l’amicizia, l’amore, la discriminazione, il tradimento e tante altre care cose.
Pairing principali, sopra ogni cosa, i Jily. Li amo troppo.
Le cose si svilupperanno lentamente, dal prossimo capitolo compariranno tutti i personaggi che conosciamo, e la trama andrà avanti.
Restate collegati.
Sinceramente vostra, Clarrianne Donavon.  
   
 
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