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Autore: Ninfea Blu    04/06/2017    14 recensioni
"Improvviso, ti piomba alla memoria lo sguardo di André, quel verde troppo profondo che nasconde tutto quello che non ti dice, e che non può dire.
E tu a volte fai finta di non vedere cosa passa nello sguardo del tuo amico, un bagliore che palpita di un desiderio indecifrabile. Per convenienza. Per quieto vivere.
Semplicemente è più facile."
Questa storia parte da un' ipotesi, suggeritami dalla lettura del manga, che guarda i fatti sotto una luce diversa... a voi scoprire quale.
Sempre presenti i riferimenti all'anime, soprattutto le puntate 18 e 20. Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Hans Axel von Fersen, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4

4 – Amori impossibili – Terra di mezzo

 

 

 

 

Fersen è andato via, scomparendo in una notte fredda e priva di stelle.

Non ha senso essere qui, senza di lui.

Contro ogni ragione, hai accettato un invito dove hai messo in gioco te stessa, il tuo cuore di donna e forse il tuo onore di soldato devoto, e per ultima, ma non meno importante, la tua amicizia con André.

Solo per una notte, volevi provare a vivere la tua vita in maniera diversa; volevi scoprire cosa fossero le gentilezze di un uomo e che emozioni danno.

Volevi giocare con gli sguardi, sentire crescere l’eccitazione che fa accelerare il respiro, tremare la voce e accendere le guance.

Volevi cogliere quel senso dell’attesa per te sconosciuto che squassa il cuore delle fanciulle, la dolcezza di un momento rubato, una frase inaspettata, un invito desiderato e inseguito con timore e timidezza.

 

Nel farlo, non hai messo in conto se ciò fosse giusto o sbagliato, possibile o illusorio. Né ti sei preoccupata che ci fosse altro in gioco, altre persone – un amico e la tua regina, che non vorresti mai deludere - e i loro sentimenti.

Questo è stato lo sbaglio più grande, e qualsiasi scelta ha sempre delle conseguenze.

C’è sempre un rapporto di causa ed effetto.

Ma tu hai voluto dimenticarlo.

 

Non avevi programmi o strategie, né avevi previsto niente, troppo impreparata a situazioni o reazioni in un campo per te astruso.

 

Palazzo Fersen non ha nulla di famigliare, né di rassicurante.

Te ne accorgi per quel malessere che t’impedisce di dormire in una stanza che non è la tua, in un letto che per quanto comodo, ti respinge come fosse pieno di spine, dove anche il più piccolo oggetto ti è estraneo.

Hai lasciato la vestaglia di foggia maschile su una poltrona addossata al muro.

In fondo ai piedi era stato disposto uno scaldino, tolto poco prima che tu ti coricassi; avverti il tepore lasciato dalla brace bollente, eppure le lenzuola ti paiono fredde.

Il tuo corpo è percorso da brividi, ma tu hai sognato di scaldare la tua pelle tra le braccia di chi ora non c’è. In realtà, non hai mai nemmeno sperato che potesse succedere chissà cosa fra voi; forse, dilaniata tra inquietudine e volontà, al dunque, ti saresti tirata indietro, ma neppure immaginavi di essere abbandonata in un palazzo non tuo, dal legittimo padrone di casa. Questo dettaglio in apparenza trascurabile, ti ha infastidito al punto da provocarti profondo malessere.

 

Il sonno non vuole saperne di accoglierti.

Sul comò a cassettoni di fianco al letto hai lasciato un moccolo di candela acceso, unica fiammella di luce che oscilla nella quasi totale oscurità dell’ambiente.

Neppure il più debole raggio di luna filtra dall’esterno. Tutto è buio.

Emozioni e pensieri sono avvolti dalle tenebre, e tu galleggi in esse; vorresti solo sprofondare per annegare la delusione che si è abbattuta sul tuo cuore.

 

È il gesto di Fersen che non riesci a metter a fuoco.

La sorella minore Sophie, da Stoccolma lo ha accompagnato in Francia e al momento risiede a Parigi; un acuto presentimento ti dice che non è corso da lei, né vuoi pensare a dove possa essere andato, inseguito dal suo fantasma, quell’amore struggente che lo attira a Maria Antonietta, che le circostante rendono impossibile vivere e compiersi nella sua pienezza.

In verità, il sospetto più allarmante, sottile e insinuante che ora ti divora l’animo e ti avvelena la mente è un altro.

 

Un sospetto che ha le fattezze famigliari di un volto e nome preciso.

 

La vera causa della fuga di Fersen, forse è quello che non puoi dire.

 

Andrè alloggia nella stanza accanto alla tua, solo una parete vi divide; se ti mettessi a picchiare sul muro probabilmente potrebbe sentirti.

Non avevi previsto l’intervento di André, né le sue parole irriverenti e sfrontate.

Ti sembra impossibile che lui stia già dormendo.

In quell’irreale corpo a corpo che avete avuto, dove solo i tessuti dei vostri indumenti si sono sfiorati, hai sentito tutta la sua fisicità di uomo, con l’acutezza di tutti i tuoi sensi; c’era l’odore della sensualità nei gesti, nei muscoli contratti, nei nervi tesi del collo, c’era il suo respiro caldo contro il tuo orecchio e dopo averti sconvolto con parole e sguardi che ti hanno incendiato il sangue, si è ricomposto come se nulla fosse successo.

Sei rimasta a guardarlo inebetita, e sei quasi grata al cameriere che vi ha interrotti.

Un secondo dopo ha abbassato la testa, le ciocche umide e nere sulle fronte gli hanno nascosto lo sguardo e ti ha salutato con una freddezza inusuale, prima di ritirarsi adducendo la stanchezza.

“Scusami, credo di aver esagerato, – ha detto, mortificato. - Sono stanco e nervoso ed è meglio se vado a dormire, prima che io dica altre sciocchezze. Buonanotte Oscar.”

Si è voltato e se n’ è andato, senza aggiungere altro.

Poco dopo, ti sei ritirata anche tu.

 

Qual è il momento in cui tutto ha iniziato a precipitare?

Possibile che il motivo di tanta tensione fra voi, sia Fersen, e il suo ritorno in Francia?

 

Non si è mai comportato così, André. Non si è mai dimostrato geloso di nulla e nessuno, e non ha mai osato pretendere di più dal vostro rapporto. Ti ostini a credere che non potrà mai essere altro da ciò che è, e vuoi sperare che Andrè rispetterà i confini.

Fino ad ora, lo ha sempre fatto, dunque, cosa devi temere?

E intanto, hai paura; hai la sensazione che il tuo amico abbia appena iniziato a superarli, e forse non sarà capace di fermarsi e tornare indietro.

 

Talvolta indietro non si torna.

 

Il cuore non può vivere perennemente in letargo; tu e André lo avete fatto troppo a lungo, e hai finto di ignorare ciò che siete, un uomo e una donna costretti a vivere insieme, troppo intimi per essere fratelli e troppo intimamente legati per essere soltanto amici.

Come farai a ristabilire una distanza che non è mai davvero esistita?

All’improvviso, i sentimenti si svegliano e cercano nutrimento, come fiori che si aprono al tepore della primavera dopo un lungo inverno.

Che succederà se non riusciranno a scaldarsi alla fiamma di un amore corrisposto?

Come farai a tenerli a bada? I tuoi, e quelli di André?

Soprattutto quelli di André, che non sembra più disposto a nascondere sotto la maschera dell’amicizia l’amore che prova. Non puoi lasciare che il suo grido arrivi al mondo. 

Questa strana vita vi tiene insieme, e non esiste un altro modo.

Dovrai umiliarlo, confessando che ami un altro più di lui, frustrare la passione che gli gonfia il petto, prima che scappi dalla labbra per rivelarla al tuo orecchio, o riversarla nella tua bocca come fiele amaro.

 

Sarà come ucciderlo. Al pensiero, ti senti morire un po’ anche tu.

 

Non sai come potrai essere tanto crudele. Fargli del male per il suo bene.

 

Liberi un sospiro e scalci le coltri lontane dal corpo, nervosa e frustrata dai pensieri che t’impediscono di riposare come vorresti. Ti sollevi sul letto e guardi il debole lumicino che lambisce le sponde dell’oscurità che ti circonda. Posi i piedi nudi sul pavimento freddo come l’aria attorno.

Ti alzi e ti avvicini alla parete che divide le vostre camere, accosti il volto come se volessi ascoltare il silenzio, percepire un debole respiro e lasci scorrere il palmo della mano aperta sulla tappezzeria, in una lunga carezza. Nel farlo, scivoli in prossimità della porta.

Se devi restare sveglia, questa notte hai chi ti terrà compagnia.

Bisogna affrontare i propri demoni.

 

 

 

*****

 

 

 

Con le braccia incrociate sotto la testa, gli occhi restano aperti nella totale oscurità che ti circonda. Mobili di pregio e un letto a baldacchino arredano una camera troppo elegante per un servo, destinata di solito ad ospiti di rango. Nel buio che tutto livella, che cancella i ranghi e rende gli uomini uguali, puoi illuderti di essere nella modesta stanzetta di Palazzo Jarjayes e sentirti quasi a tuo agio.

Chissà cos’ha pensato quel ruffiano di Fersen, quando ha messo te e Oscar in camere separate, ma in sostanza comunicanti; solo una porta vi divide. Forse il letto che ora accoglie il tuo corpo stanco era proprio destinato a lui, e ha voluto evitare la lusinga di cedere ad un capriccio momentaneo; lui e Oscar soli.

Sarebbe accaduto, se tu non fossi arrivato.

Provi autentica gratitudine verso il conte, che non avrebbe trovato ostacoli ai suoi intenti seduttivi, se fosse rimasto a palazzo con quell’intenzione.

Invece, con la sua fuga, chissà quale piano della sorte sperava di dirigere.

 

Decidi che non ha importanza.

 

Sei felice che il conte sia andato via e che i tuoi più neri timori siano stati scongiurati.

Ora devi solo aspettare il mattino, quando la nuova luce del giorno cancellerà tutte le ombre, e tu con Oscar potrete finalmente lasciare la dimora di Fersen, questo strano luogo, terra di mezzo che mette a nudo le vostre anime.

È successo questa sera, nella maniera più folle e imprevedibile.

Domani sei certo, tornerà tutto come prima.

Domani tornerete a struggervi in silenzio, lei per il nobile svedese che ama la regina di Francia, e si consola volentieri sulle labbra compiacenti di qualche amica, neppure troppo segreta – nei salotti il conte ha una nomea, che se non è un vanto è comunque motivo d’orgoglio - e tu per lei che non ti vede.

 

Lei continuerà a non vederti anche alla luce impietosa del giorno.

Lei dimenticherà le cose che hai detto.

Dimenticherà sguardi e gesti audaci di un uomo innamorato senza speranza.

Non sai se sperarlo o temerlo, mentre un’immagine stonata ti ronza in testa; lei che ti guarda come se sapesse, lei che ti accusa di fingere.

 

Non puoi fare altro.

Non c’è un altro modo per restarle accanto, senza sconvolgere le sue certezze, ma restarle al fianco è il modo più sicuro per torturare il tuo desiderio, una bestia repressa che ringhia e sbava di frustrazione.

 

Ti domandi cosa ha capito della tua provocazione disperata; hai giocato con le parole, e forse per lei non sono state altro che un gioco puro e semplice.

È un pensiero che da minuti ti assilla; questa notte è davvero troppo lunga da passare tra gli incroci tortuosi della mente, ma sei stanco, sfinito dalle emozioni troppo forti, e il tuo corpo finirà per cedere all’oblio.

Le palpebre diventano pensanti, e finalmente stai per arrenderti al sonno, quando un rumore ovattato ma distinto allerta i tuoi sensi.

È un lieve bussare, poi la maniglia cede e la porta della stanza, quella nascosta dalla tappezzeria si apre incerta, e subito si richiude. Avverti lo scricchiolio del legno che pare dilatarsi sotto il peso di un corpo appoggiato contro l’uscio.

 

Chi altri ti verrebbe a cercare in piena notte, in preda ai suoi turbamenti, se non lei?

 

Ti muovi sotto le coperte vagamente inquieto, quando nel buio avverti la sua voce bassa.

“André, sono io. Sei sveglio?”

Bisbiglia quasi avesse paura di essere scoperta. Da chi poi, non ti è chiaro; qui ci siete solo voi, la servitù dorme al piano inferiore del palazzo, e certamente non s’interessa di due ospiti occasionali che passano la notte sotto il tetto del loro padrone.

Senti le viscere contrarsi; vorresti non rispondere, ma se fingessi di dormire, insisterebbe fino a buttarti giù dal letto.

“Oscar? Che succede? Stai bene?”

La voce ti esce più apprensiva di quanto vorresti. Alla risposta affermativa, affronti il freddo dell’ambiente alla ricerca di una candela da accendere perché non potete restare completamente al buio in una stanza che non conoscete. Rischiereste di inciampare ad ogni più piccolo movimento, col rischio di piombare l’uno addosso all’altra, con l’imbarazzo di toccarvi per sbaglio.

Piove, ma il temporale si sta allontanando e non ci sono lampi che illuminano la notte.

Finalmente recuperi la candela, l’accendi e la sua fiamma incerta illumina la camera, quel tanto che basta a definire i contorni e le sagome degli arredi nelle immediate vicinanze, la sponda del letto, il comò con la grande specchiera che lo sovrasta, un quadro appeso alla parete. Oscar si è allontanata dalla porta e ora ti fissa, ferma di fianco al camino spento. Ha uno sguardo strano, lucido; deve avere freddo perché noti che ha addosso solo la camicia e le culottes.

“Non avevi la vestaglia da metterti addosso?” le chiedi un po’ brusco, improvvisamente conscio che siete soli, in una situazione ambigua. Certe porte non sono mai state aperte, ma questa notte lei è venuta a cercarti, in un luogo che non è il vostro, e non immagini con quali intenti.

Terra di mezzo.

Ti coglie un brivido di freddo… forse è il pericolo che avverti.

“L’ho lasciata nell’altra stanza; non riesco a dormire, André…” aggiunge rabbrividendo.

“È per questo che sei venuta qui?” Domandi senza guardarla, mentre apri un’anta dell’armadio alla ricerca di una coperta o qualsiasi altro indumento che possa scaldarla.

“Sì. Avevo bisogno di parlare un po’ con te.”

Non sai se è il tono inquieto o le parole, ma diventi guardingo; parlare di cosa? Cosa non ha capito di quello che le hai detto? Le dai le spalle, mentre continui a frugare nell’armadio, fino a trovare quello che stai cercando.

“Capisco… Io avrei preferito dormire. Sai, sono un po’ stanco Oscar, ma se proprio insisti, allora parliamo pure. Che cosa volevi dirmi? – chiedi conciliante. - Se è per quello che ho detto a cena, ti prego di scusarmi Oscar, non volevo essere offensivo.”

Hai lanciato il sasso e adesso tenti di nascondere la mano; ti sembra la sola cosa sensata da fare, perché ricordi ancora la sua rabbia, ma Oscar qualche volta riesce a sorprenderti.

“Lo so, André. So che hai parlato solo per il mio bene, e so che su certe questioni, sei più obiettivo di me… - Avverti un po’ di esitazione in lei. – Hai… più esperienza…”

Sgrani gli occhi di fronte ad una simile allusione, ma ti affretti a sorvolare.

Ti avvicini fino a scivolare dietro le sue spalle, e allora con un gesto lento e avvolgente, le metti la coperta addosso.

“Fa freddo, Oscar… meglio se ti copri.”

Indugi un istante, quando lei si volta un po’ stupita a cercare il tuo sguardo, e per il tuo gesto premuroso ti sorride spontanea.

Ti ringrazia, prima di sedersi sul canapè, lì accanto.

È solo un attimo, ma ti senti sereno e oseresti dire completamente felice, come se avessi ricevuto un bacio, questo perché il suo sorriso, così raro e prezioso, in quel momento era per te.

È un sorriso che si spegne poco dopo, lasciando posto ad un’espressione vaga.

Torni verso il tuo letto; anche tu non sei molto vestito e preferisci infilarti sotto le coltri. Da lì, la osservi; non sembra arrabbiata, però di sicuro, qualcosa la rende nervosa. Lo capisci dalla postura un po’ rigida del corpo, dal piede della gamba accavallata che oscilla su e giù, di cui lei non si accorge.

“Allora Oscar, di cosa volevi parlare?”

“Ecco… mi sento un po’ a disagio…” confessa e abbassa lo sguardo, per un momento.

“Dai Oscar, non dirmi che ti fai problemi con me! – Sei sbalordito. - Sono aperto agli argomenti più scabrosi, possiamo parlare di quello che vuoi… te l’ho dimostrato, mi pare, anche se preferirei farlo ad un’ ora qualsiasi del giorno…”

Lo dici con noncuranza, abbandonandoti con la schiena sul cuscino, mentre speri che l’argomento non riguardi direttamente voi. L’alternativa è che riguardi Fersen, e non ti piace granché come possibilità, ma dovrai adattarti.

“No, ecco… è che… vorrei essere a casa mia…”

“Davvero? Eppure non è la prima volta che ci capita di dormire fuori casa, e abbiamo passato la notte in posti meno confortevoli di questo palazzo… ti ricordi quella stamberga umida a Meudon?”

“È vero.” Ti concede, e ti sembra che abbia voglia di ridere, ma qualcosa la trattiene.

Chiudi gli occhi e sospiri.

“In realtà, il problema è un altro, ammettilo Oscar.” La incoraggi.

Lei pare indugiare ancora un momento, incerta su cosa dire, ma alla fine non trattiene oltre le parole, scegliendo la via più diretta.

“André, perché credi che Fersen sia andato via? Dimmi quello che pensi…”

Ti alzi reggendoti sui gomiti e la fissi per qualche secondo. Oscar ti sta guardando; si aspetta da te solo la verità, e tu stai già pensando a quello che dovrai omettere.

“Cosa vuoi sentirti dire, Oscar? Che è corso tra le braccia di una delle sue amanti? Che è scappato per non cedere alla tentazione? Le altre donne sono passatempi dove non impegnare il cuore, ma con te tradirebbe davvero la donna che ama, e non può farlo…”

Per quello che riguarda il conte svedese, non puoi dirle altro che la verità, e lei è rimasta ad ascoltarti in silenzio. Quando parla, ti sorprende di nuovo.

“André, hai creduto davvero che volessi diventare l’amante di Fersen?” Ti domanda a bruciapelo e tu osi risponderle con franchezza estrema. Qui, nella terra di mezzo, te lo puoi permettere.

“Non negare che ti senti attratta da quell’uomo, a me puoi dirlo… non ti giudicherò per questo. Non sono tuo padre…”

“No André, non lo sei…”

“Che male ci sarebbe? – Prosegui imperterrito nella tua finzione, mentre dici parole che tagliano la gola come coltelli affilati. - Una sola notte e via. Potevi contare sulla discrezione di Fersen e nessuno lo avrebbe mai saputo… neppure la tua amata regina.”

“Dovresti conoscermi per sapere che non accetterei mai una situazione simile… in nessun caso.”

 

Quale caso?

 

Oscar insiste sulle ultime parole, hanno un suono duro e crudo; ti pervade una stranissima sensazione, così chiara che non hai nessun dubbio a cosa Oscar voglia alludere.

All’improvviso, ti rendi conto che non sai quanto potrai reggere una simile conversazione, non se voi siete quelli coinvolti. Non vi siete mai nascosti dietro le convenzioni, non avete mai usato i vostri ruoli come scudo, e non vuoi iniziare a farlo ora, non con lei.

Per rispetto di te stesso, e dei tuoi sentimenti non puoi accettarlo.

Pretendi di più, esigi sincerità, in nome di quell’amicizia che vi lega, in nome di quell’amore che senti per lei; non le permetterai di calpestarlo, anche se non può corrisponderti. Ti alzi a sedere sul letto e la guardi fisso, deciso a non lasciarla fuggire.

“Davvero Oscar? Puoi giurare che se al mio posto, ora ci fosse Fersen, tu non saresti venuta a cercarlo, in preda all’insonnia? Cercare un servo in piena notte, soprattutto se tuo amico, ti mette al riparo da qualsiasi conseguenza? Da possibili fraintendimenti? Oh, ma forse, non t’importa…” Le parole ti sono uscite, senza che tu potessi fermarle.

“Cosa stai dicendo? Non capisco…”

Anche alla tenue luce della candela leggi la confusione sul suo volto, e forse un lieve timore.

Ti alzi dal letto e ti avvicini al canapè su cui è seduta e ti poni di fronte a lei, senza curarti della tua mise un po’ discinta, la camicia troppo aperta sul petto ampio che rivela la pelle ambrata fino all’ombelico, i pantaloni un po’ molli abbandonati sui fianchi che sembrano sul punto di scivolare troppo in basso da un momento all’altro.

Lo sguardo di Oscar ti cade addosso, scivola sulla pelle proprio all’altezza dei tuoi lombi e risale in alto; ti pare di scorgere l’imbarazzo tingerle le guance per qualche istante, e forse, solo adesso si rende conto della situazione, e tu non manchi di rimarcarlo.

“Quello che perfino a Palazzo Jarhyes sarebbe giudicato una stranezza abbastanza tollerata, qui non è altro da ciò che è; un uomo e una donna soli di notte, in una stanza che non è la loro. Io sono pur sempre un uomo, e se tu non sei venuta a cercare un amante, che cosa vuoi veramente da me, Oscar? Mettermi alla prova?”

“André, non fai altro che dire assurdità!”

“Diamine Oscar! Davvero non ti rendi conto?” chiedi esaperato.

“André, noi siamo amici! Perché dovrei metterti alla prova? Io mi fido di te, mi fido del nostro legame… siamo come fratelli. Ti giuro che nulla cambierà, anche se io dovessi…” Senti lo sconcerto nella sua voce, ma insisti, perché stanotte hai deciso che non ti fermerai alle apparenze. Oscar si è alzata in piedi e ti affronta ad occhi sgranati; il suo sguardo è un misto di stupore e spavento.

“Se tu dovessi, cosa? Amare Fersen? Perché è così, no? Per nessun’altra ragione, ti saresti fermata qui, stanotte, e non provare a negarlo, non serve. Mi hai accusato di fingere, ma non voglio più farlo. Tu lo ami, e forse hai capito che la nostra amicizia è messa in pericolo da questa verità…”

Oscar alza una mano, il palmo rivolto verso di te, come se volesse bloccarti.

“Smettila André! Smettila subito! Non capisco cosa ti sta succedendo; se davvero io m’innamorassi di un uomo, noi non saremmo più amici? Che stupidaggine! Tra noi non cambierebbe nulla. Perché non potresti accettarlo? Non ti facevo così egoista.”

“Ti sbagli Oscar; io lo accetterei, perché altro non potrei fare. Lo sto già facendo; e vado avanti, sperando che ti passi quest’infatuazione malsana per il bel conte svedese. Ma non pretendere che la cosa mi renda felice. Io so già come finirà, e non sarà un bene per te…”

“Bene, stai ridimensionando le cose; ora parli d’infatuazione, qualcosa di più leggero dell’amore. Come al solito, ti stai preoccupando troppo; se il problema è solo questo, allora sei uno sciocco, André.” Taglia corto Oscar, come se volesse liquidare i fatti.

“Io sono uno sciocco, ma tu non stai negando… vuol dire che ho ragione io!” insisti.

Ti volti con l’intenzione di tornare nel tuo letto, ed è meglio che anche Oscar torni nel suo; stai per dirglielo, ma lei, dopo una breve pausa, t’incalza di nuovo con domande quanto mai inopportune.

“Se sono… se fossi innamorata di Fersen, perché non potresti essere felice per me, André?”

Avverti il tono triste, allarmato, e all’improvviso anche il tuo cuore sussulta, per la quasi ammissione. Le manca il coraggio.

E tu?

Le dirai la verità? Le dirai che non è amicizia, quella che vi lega? Almeno, non da parte tua? Le rispondi senza guardarla, la testa bassa.

“Perché la tua è solo una chimera, Oscar… nient’altro che una chimera… come la mia, del resto… - emetti un lieve sospiro, prima di proseguire con l’intenzione di chiudere questa notte, e la vostra strana conversazione. – La felicità è nelle cose che abbiamo, non in quelle che vorremmo. È meglio se torniamo a dormire, Oscar. Buonanotte.”

 

Oh, non è così facile. Nulla di questa notte lo è; la terra di mezzo non lascia spazio a rassicuranti illusioni.

“Ti ho già detto che in quella stanza non riesco a dormire. Posso restare qui con te, André? Non ti darò fastidio.”

Ti volti rassegnato, lievemente stanco.

“Certo, come vuoi. – Assonnato, ti strofini un occhio con la mano. - Posso cederti il mio letto; io dormirò su quel divano laggiù; con due cuscini è una coperta, sarà comodissimo.”

Stai già per procurati l’occorrente dall’armadio, ma Oscar parla di nuovo, e le sue parole inaspettate ti bloccano.

“No André, non sarà necessario. Il letto è abbastanza grande per entrambi, possiamo dormire insieme senza problemi, come quando eravamo ragazzini.”

Trattieni ancora i cuscini fra le braccia, mentre la guardi, immobile. Passano i secondi e Oscar ti fissa; nel suo sguardo cogli una strana aria di sfida, ma è una provocazione che non puoi raccogliere, e se serve, glielo dimostrerai. Intanto, speri che bastino le tue parole di diniego a scoraggiarla dal suo temerario proposito.

“No Oscar, non possiamo dormire insieme. Dormirò sul divano, non ti preoccupare.”

“Non voglio farti dormire su un divano, sarebbe un’assurdità, giacché abbiamo due camere belle comode. Qual è il problema, André? Temi di compromettere il mio buon nome? Non accadrà nulla di simile.”

Sgrani gli occhi, quasi incredulo, prima di abbandonare i cuscini sulla poltrona accanto.

“Allora è vero! Vuoi davvero mettere alla prova la nostra amicizia? È stata la tua intenzione fin dall’inizio! Perché Oscar? Perché proprio stasera, e proprio qui? Hai qualche teoria astrusa da dimostrare?”

“Oh no! Ancora con questa storia, André?! Non voglio sedurti, sta tranquillo.” Oscar quasi ride per averlo detto, ma tu non trovi la cosa divertente, e quel che è peggio, lei non se ne rende conto.

“È esasperante che tu non voglia capire; non possiamo dormire nello stesso letto perché non siamo più ragazzini, Oscar. Questo è un fatto che non puoi ignorare; io non voglio ignorarlo, dunque non dormirò con te, fingendo che la cosa non debba turbarmi. Te l’ho già detto, io sono pur sempre un uomo, e tu… beh, tu sei una donna e io… io potrei perdere il controllo…” aggiungi diretto, sempre più nervoso e agitato.

“Ma non dirai sul serio!? Mi spieghi perché non possiamo dormire insieme come gli amici che siamo? Ci siamo già trovati in situazioni simili, e non ne hai mai fatto un dramma. È ridicolo.”

Oscar pare incredula e tu stai perdendo la pazienza. Tutta questa situazione è assurda, e a Palazzo Jarhyes non sarebbe mai accaduta. Se Oscar ha deciso di giocare col fuoco, le farai vedere che rischia di scottarsi. Rimandi a lei ogni scelta. Tu hai fatto la tua.

“Vuoi proprio che te lo dica chiaro e tondo?”

Repentino ti avvicini a lei, e alzi la mano per sfiorarle la guancia in una carezza che ha poco d’amichevole: le dita scivolano sulla gota e scendono a toccare le labbra piene. Poi fulmineo, il tuo braccio scende ad afferrarle la vita. La circondi e la blocchi contro il tuo torace seminudo, mentre con la mano aperta le reggi la schiena. Schiude la bocca e la senti trattenere il respiro per la sorpresa, mentre i suoi occhi turchesi si puntano nei tuoi.

“Non sempre io riesco a guardarti solo come un’amica. Stanotte è una di quelle notti in cui potrei non riuscirci… Oscar, io potrei tentare di sedurti, anche se so perfettamente che non mi vuoi. Ti prego Oscar, se tieni davvero alla nostra amicizia, va via. È meglio. Ti dico solo che il modo più sicuro per rovinarla, è giocare con la virilità di un uomo, come stai facendo tu, adesso.”

Speri ardentemente che capisca, e forse il contatto tanto ravvicinato dei vostri corpi la mette finalmente in allarme. Indugi ancora nel suo sguardo, e vi scorgi un turbamento nuovo, un’ombra che prima non c’era; l’iniziale smarrimento è mutato in qualcosa di conturbante, quando Oscar ha avvertito l’eccitazione che non sei capace di nascondere.

Ti aspetti un movimento brusco, per respingerti e allontanarti, ma Oscar continua a restare immobile, a fissarti con quello sguardo insondabile, velato da una tristezza che non comprendi, finchè Oscar non rompe di nuovo il silenzio, e quella tristezza si riversa nella sua voce sensuale e profonda.

Le sue mani scivolano lentamente sulle tue braccia, mentre si stacca da te.

“Scusami André, hai ragione. Mi sto dimostrando priva di tatto, e di rispetto. La verità è che mi sento così strana; non è solo a causa di Fersen, si tratta anche di noi, del nostro legame… vedi, io non l’ ho mai messo in discussione, e forse ho sbagliato…”

“Eh?” la tua espressione si fa interrogativa, mentre continui ad ascoltarla.

“Ho bisogno di certezze, André. Tu sei una delle poche che ho, e ultimamente le cose tra noi mi sono sembrate difficoltose, da quando Fersen ha fatto ritorno in Francia. Forse ti sei sentito minacciato, e ho ignorato la cosa troppo a lungo. Noi siamo amici André, sono convinta che lo saremo sempre, niente e nessuno potrà cambiare questo… ma… sarà più facile per entrambi se non ci complichiamo la vita alimentando stupide gelosie… non pretendere da me, quello che mi è impossibile darti. Ti prego, André!!”

 

Vigliacca… vigliacca Oscar!

 

Lo pensi e intanto non riesci a convincerti che lo stia dicendo. Ti pare fin troppo chiaro dove Oscar voglia andare a parare, ma l’idea nella tua testa è amara e svilente.

“Pretendere? Tu credi che io pretenda qualcosa? Non ci posso credere!” Esclami, al colmo dell’esasperazione.

“André, io… vorrei che tu capissi; io e te… il mondo là fuori…”

“Ma io capisco benissimo! Vuoi metterla su questo piano? È questo che pensi? – Ti avvicini un poco di più a lei, che per reazione indietreggia fino a sbattere contro il bordo del canapè. – Vuoi farne una mera questione di sesso? Oh Dio, credi sia questo il problema?” Le domandi, sempre più costernato.

Oscar si limita a guardarti amareggiata; la tristezza nel suo sguardo sembra diventare più simile ad un dolore intollerabile, che si manifesta nella voce amara. È nulla paragonato al tuo, alla delusione che ti avviluppa il cuore.

“Non lo è, André? Sei tu che continui ad insistere sul fatto che siamo un uomo e una donna; non hai fatto altro, da quando sei giunto in questo palazzo, come se solo qui, questa verità fosse evidente. A Palazzo Jarhayes cosa siamo?”

 

Abbassi lo sguardo. Ti senti sconfitto.

 

Non può finire così, con questo nodo che soffoca il cuore come lacrime trattenute a forza; qualcosa dentro di te si ribella: è la verità che grida e vuole liberarsi.

Basta con le illusioni. Oscar deve capirlo cosa siete. Deve capire cosa sei tu, e vivere con questa verità, se ci riesce.

 

Sei stanco di fingere.

 

“Io sono soltanto un uomo che ti ama in silenzio, Oscar. – Parli con calma mentre la guardi, senza nessuna enfasi, quasi con dolcezza, ed è più facile di quanto credessi. - Provo dell’affetto per te, che va oltre la semplice amicizia, è giusto che tu lo sappia. Ma non pretendo nulla, oltre quello che esiste fra noi; l’amore è una pianta spontanea.”

 

Lei sgrana gli occhi e ammutolisce.

Tu sei tranquillo, il tuo respiro è placido nel breve silenzio che segue.

Come se nulla fosse.

 

“Bene, ora che abbiamo chiarito come stanno le cose, credo che possiamo tornare a dormire. – Prendi i cuscini e la coperta che avevi lasciato sulla poltrona accanto, e ti avvii verso il divano dove passerai il resto della notte. – Buonanotte Oscar.”

 

 

 

 

§§§

 

 

 

Non sai quando Fersen possa essere rientrato. Quasi non t’importa.

Troppi pensieri viaggiano impazziti nella tua mente e vorresti solo trovarvi un ordine logico.

Cos’è questo senso di sorpresa che avverti?

 

Lo sapevi.

Sapevi già tutto.

Hai tentato di ingannarlo, ma hai ingannato solo te stessa.

Andrè è stato onesto, e più coraggioso di te.

 

Il mattino seguente, hai salutato e ringraziato Fersen per la sua cortese ospitalità, mentre ti apprestavi a lasciare la dimora del conte, insieme al tuo attendente.

La mattina più inconsueta della tua vita, da che ne hai memoria.

Sopra la testa un cielo limpido, sereno come dopo il passaggio di una tempesta.

Hai notato lo strano scambio di sguardi tra i due uomini, e poi le parole allusive di Fersen.

“Non eravate atteso, ma credo che il vostro arrivo abbia rincuorato anche madamigella Oscar. Spero che abbiate riposato bene, André.”

“Benissimo, grazie conte di Fersen.”

 

Le sole che ricordi.

 

Tutto il percorso fino a casa, fatto in silenzio.

Solo il suono degli uccelli solcava l’aria tersa.

Avresti voluto sentirlo parlare, almeno una volta, ma Andrè ha cavalcato tutto il tempo, dietro a te, in silenzio e assorto. Unica voce ad accompagnarti, quella dei tuoi pensieri.

Ti sei voltata un paio di volte ad osservarlo, di sottecchi, sperando che non ti notasse; lui cavalcava tranquillo, lo sguardo sereno puntato in avanti sulla strada, o attratto dai campi verdi attorno, dal scintillio del fiume che attraversa la campagna, la figura di un contadino curvo su una zolla di terra, con gli zoccoli che affondano nel fango.

 

Che cos’è l’amore?

Quante volte ti sei posta la domanda, e sai che mille risposte non basterebbero a sciogliere la tua confusione. È dolore negli occhi di Fersen e Maria Antonietta?

È strazio segreto che brucia nel tuo petto?

E se fosse balsamo che può dar pace al cuore? Se potesse lenire le ferite e farle guarire?

Dove nasconde la sua passione, André? Tanto placida, perché non mostrata ed espressa, ma se fosse lasciata libera sarebbe incontenibile, maestosa e potente.

È il suo nutrimento? È il suo travaglio?

È tanto grande che gli basta per viverti accanto, senza morirne?

 

Un fuoco sacro, Andrè il sacerdote che lo custodisce.

 

All’improvviso, ti sembra vitale venirne a capo.

 

La tua salvezza.

 

La vostra, forse…

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

Scusate il ritardo di questo aggiornamento, ma il capitolo presentava qualche difficoltà nei dialoghi che non riuscivo a risolvere nel modo giusto. Ma alla fine eccomi qui. 

Oscar e André mi hanno fatto soffrire e non poco, e qui loro sono gli esclusivi protagonisti. Lascio il resto per dopo.

Vi ringrazio per tutti i vostri commenti, e scusatemi se non sono riuscita a rispondervi; sappiate che sono sempre preziosi e costruttivi, e mi aiutano molto. Spero che la lettura vi abbia soddisfatto, ma come sempre, mi interessano molto i vostri pareri, e se ne avete, non lesinate le critiche e le perplessità. Un saluto a tutte le mie pazienti lettrici.

   
 
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