Anime & Manga > Saint Seiya
Segui la storia  |       
Autore: Lady Aquaria    06/06/2017    2 recensioni
"La verità è che io faccio fatica a non pensarci, alla fine mi sono arreso. Ho smesso di provare a liberarmi un po' la testa ma non riesco perché lei c'è. C'è sempre. Con il suo sorriso e i suoi occhi, perfino col suo caratteraccio. E quando non c'è la cerco. La cerco in casa, a Rodorio, la cerco nelle canzoni dei Kiss che ho imparato ad apprezzare e dentro le frasi dei pochi libri che ha letto qui. E sai cosa? C'è ancora. E' ancora dappertutto. L'ho cacciata, ma non riesco a levarmela dalla testa."
E tutto questo, a partire da quel giorno al Goro-Ho.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Le vie del Destino'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
25 prequel
25.
If Tomorrow never comes...
 
…if my time on earth were through
And she must face this world without me
Is the love I gave her in the past
Gonna be enough to last
If tomorrow never comes
[Ronan Keating - If tomorrow never comes]
 
Il dolore ti colpisce alle spalle a tradimento, senza preavviso. Si insinua dentro come un'infezione, contagia qualunque cosa incontra: i ricordi, i gesti, i sorrisi. Annienta ogni pensiero razionale, ti mozza il respiro.
Nell'esatto istante in cui avverte il suo Cosmo spegnersi, sente qualcosa spezzarsi dentro.  
Aveva sempre trovato sciocca quell'espressione, ogniqualvolta l'aveva trovata in un romanzo aveva richiuso il libro. Insomma, si era detta, com'è possibile restare in vita anche dopo che qualcosa, probabilmente il cuore, si è spezzato?
Eppure, è esattamente quello che aveva appena sentito.
 
Shunrei la osservava dalla finestra della cucina. Piegata su sé stessa, i capelli sparsi tutt'intorno e le mani premute sulla testa, percepiva il suo dolore e lo comprendeva fin troppo bene. L'aveva provato non più di un'ora prima, quando Shiryu aveva affrontato il Saint di Capricorn e per qualche lunghissimo momento, aveva creduto di averlo perso.
Quando iniziarono le urla, tormentate e disperate, serrò gli occhi, incapace a muoversi.
 
**
 
Tredici ore prima...
Una volta, durante una missione in estremo oriente, lui e Milo erano rimasti coinvolti in un terremoto. Ricordava bene quei momenti: si erano trovati in un parco pubblico e d'un tratto gli animali si erano ammutoliti. Gli uccelli sugli alberi avevano smesso di cantare e i cani ai guinzagli dei loro padroni si erano accucciati terrorizzati, la coda tra le zampe.
C'erano stati interminabili secondi di un silenzio terrificante, segnato anche da un cielo dai toni innaturali, quindi gli uccelli erano volati via, mentre i cani guaivano spaventati.
E allora l'aveva sentito: un boato, forte e spaventoso. Un rombo che sulle prime qualcuno aveva scambiato per un botto di capodanno, ma che poi si era rivelato per quel che era: il ruggito di un terremoto.
Dopo, la terra aveva iniziato a tremare, istanti che l'avevano lasciato senza fiato.
"Non hai mai sentito un terremoto?" gli aveva domandato Milo, del tutto tranquillo.
No, era stata la prima volta e francamente, aveva sperato fosse anche l'ultima.
Il silenzio che permeava l'intero Santuario quella mattina era inquietante allo stesso modo.
Uscì dall'undicesima casa, il corpo insolitamente imperlato di sudore e il fiato che si condensava in nuvolette nell'aria gelida di febbraio: a parte il suo stesso respiro, non si udiva nulla.
Istintivamente guardò verso oriente.
"Spero stiate bene." pensò, sobbalzando quando, da Rodorio, gli giunsero chiari e forti i rintocchi delle campane.
Le sei del mattino, il villaggio stava per svegliarsi come ogni giorno, nonostante all'alba mancasse ancora un po'; pescatori e fornai erano già al lavoro e presto la piazza centrale avrebbe accolto i banchi del mercato: un giorno all'apparenza come tutti gli altri.
Sento che c'è qualcosa che non va, laggiù. Stai attento.
Chiuse gli occhi, continuando a pensare alla sua famiglia, a migliaia di chilometri di distanza.
Famiglia.
Quando aveva scoperto dell'esistenza di sua figlia, si era illuso di poter gettare il passato alle spalle, lasciarlo lì dov'era e ricominciare da capo, prendere Lixue e sua madre e portarle con sé in Francia, vivere come una famiglia.
Illuso.
"Abbi cura di te e di nostra figlia." mormorò al vento, prima di rientrare in casa.
 
"Ti sento inquieta. Ti va di parlarne?"
Mei rimestò la zuppa nella pentola, prima di rispondere a Dohko.
"Ho un brutto presentimento, Maestro."
Una sensazione opprimente al petto che l'aveva colta da quando si era alzata e che pareva acuirsi di ora in ora.
"È per tuo fratello?"
A dirla tutta Shiryu era l'ultimo dei suoi pensieri.

"Non proprio."
"Oh, non preoccuparti per Camus: lui sa il fatto suo. Qualunque cosa succeda, sa badare a sé stesso."
"Ne sono certa."
"Shiryu è andato in Grecia insieme ai suoi compagni, e il loro atterraggio dovrebbe avvenire a momenti: entro poche ore dovrebbero trovarsi a cospetto del Grande Sacerdote insieme a Lady Kido."
Sempre se ci arrivano.
"Non sarà facile." proruppe Mei, dopo qualche minuto di silenzio.
"No, per niente." convenne Dohko. "Quest'oggi sarà una giornata molto, molto lunga e soprattutto molto dura."
"Sì." annuì Mei. "E io dovrei essere laggiù, non qui."
Dohko scosse la testa.

"No. Tu sei qui perché Camus vuole che tu sia al sicuro." la redarguì, in un tono che Mei non aveva mai sentito prima. "Quindi, prima che tu possa fare qualche passo falso, come cercare di raggiungere il Santuario e mettere entrambi in una situazione spiacevole, pensaci bene."
Non rispose e aiutò Shunrei ad apparecchiare tavola, salvo poi allontanarsi con una scusa preferendo chiudersi nella Stanza degli Avi insieme a Lixue.
Qualunque cosa avrebbe fatto, niente l'avrebbe distratta da quanto stava per accadere a migliaia di chilometri lontano; avvertiva distintamente i Cosmi di suo fratello e dei suoi amici –a quell'ora ormai atterrati in terra greca-, quello di Milo all'ottava casa e quello insolitamente inquieto di Camus, all'undicesima. Riusciva persino a immaginarlo, chiuso nel suo studio ma soprattutto chiuso in sé stesso, a rimuginare.
Ciò che la agitò di più furono i movimenti poco chiari e concitati che avvertiva, seppur a malapena, al tredicesimo tempio.
Accese gli incensi e s'inchinò di fronte al piccolo altare, iniziando a pregare qualunque divinità e qualunque antenato all'ascolto.
Stai attento, ti prego.
 
Nelle sue stanze, Camus trascorse le successive due ore a metter via tutta una serie di oggetti che avrebbe affidato a Mei: gli oggetti che le aveva donato e che quel giorno lei aveva volutamente dimenticato, fotografie, documenti importanti e istruzioni che le sarebbero servite, qualora avesse perduto la vita e di conseguenza essere impossibilitato a proteggerla.
Giorni prima avrebbe dovuto spiegarle tante cose e istruirla sul da farsi, ma la rabbia e l'amarezza gli avevano offuscato il pensiero al punto da dimenticarsene e ora era pentito di essersi lasciato sopraffare da quei sentimenti negativi.
Il segnale d'allarme dal tredicesimo tempio giunse improvviso e fin troppo chiaro, e Camus avvertì il cuore accelerare: aveva ancora disperatamente bisogno di tempo. Sistemata la cassetta in un luogo sicuro, ripose la chiave nel suo studio e indossò la sua armatura.
"Sono già arrivati?" domandò mentalmente a Milo, prestando attenzione a ogni singolo movimento all'interno del Santuario.
"Sì, Ares ha inviato qualcuno ad accoglierli."
Un Silver Saint, a giudicare dall'emanazione del suo Cosmo. Cinque persone erano giunte ai cancelli del Santuario: una ragazza e quattro modesti Bronze Saints.
"Bene. Occhi aperti, Milo."
"Camus... tra di loro c'è-"
"Lo so, l'ho sentito. Me ne occuperò a tempo debito."
"E c'è anche Shiryu."
Difficile non accorgersene, ma del resto, era una possibilità che aveva già preso in considerazione.
"So anche questo."
"...che Athena vegli sul tuo cammino." concluse Milo dopo pochi istanti di silenzio.
"E sul tuo, amico mio." lo congedò Camus, interrompendo la comunicazione. "Che Athena vegli su tutti noi."
Maledizione, Hyoga. Che diamine ci fai qui?
 
*
 
Prima ora, Ariete.
I minuti precedenti la prima casa erano stati frenetici, e non aveva compreso nulla di quanto accaduto a migliaia di chilometri di distanza. Shiryu stava bene? Stava procedendo tutto per il meglio? Avevano già incontrato l'emissario mandato da Ares?
Già, Ares.
Quell'uomo continuava a non convincerla, non era realmente chi cercava di apparire, c'era qualcosa di sottilmente pericoloso in lui, che non riusciva a spiegarsi.
L'unica cosa certa era che suo fratello e i suoi amici erano finiti dritti nella tana del leone, come agnelli mandati a morire.
"Dovrebbero aver già iniziato, ma io non sento niente."
Scacciò quei pensieri e tornò in sé, prestando attenzione a Shunrei.
"Neanche io." tagliò corto, cercando di concentrarsi su quanto stava succedendo; sapeva che la casa di Aquarius era ancora lontana, ma...
"Tu li conosci da vicino. Che poteri hanno? Rappresentano una minaccia?" domandò Shunrei.
Qualcuno forse no, ma si trattava di due di loro, forse tre. Dalla prima casa non sentiva nulla, tutto taceva: con molta probabilità, Mu li stava aiutando.
"Io ho conosciuto i ragazzi dietro le armature, non i guerrieri. E non hanno mai fatto cenno ai loro poteri, né io ho avanzato questioni in merito. In ogni caso, la tua è una domanda generale o vuoi sapere di qualcuno in particolar modo?" volle sapere.
Shunrei si torse le mani.
"Camus rappresenta una minaccia?" sussurrò.
Lui no. Non per Shiryu almeno.
"No, ma..." esordì dopo qualche istante, scegliendo con cura le parole. "...non tutti sono come Mu, sai. Probabilmente riceveranno un aiuto anche da Aldebaran, ma dalla terza casa in poi, beh...sono Gold Saints, possiedono un potere tale che non possiamo immaginare quanto esso sia vasto e potente. Si spostano alla velocità della luce, pensa di quali altri prodigi potrebbero essere capaci."
E se erano forti quanto i loro predecessori, c'era ben poco da scherzare.
"Sì, ma poi ci sarebbe Aiolia, lui..."
Aiolia era diverso già da qualche giorno, aveva sentito una sorta di profondo, radicale cambiamento in lui: non era più il ragazzo che l'aveva aiutata durante il parto insieme ad Aphrodite, ma decise di tacere e di lasciare che Shunrei si crogiolasse nella sua infinita speranza.

"Già, è vero...quasi mi ero dimenticata di lui." le fece un sorriso finto, sperando di essere convincente.
Mu e Aldebaran li avrebbero aiutati, sicuramente anche Dohko in qualche modo. Ma i restanti, soprattutto DeathMask e Shaka, alla sesta casa, avrebbero costituito un ostacolo più che pericoloso. Avrebbe potuto succedere di tutto, in quelle case: forse, non avrebbero nemmeno fatto in tempo a raggiungere la casa della Bilancia.
 
Seconda ora, Toro e terza, Gemelli.
Il Cosmo attivo e all'erta, l'armatura indosso, Camus si sedette alla sua scrivania, afferrando un libro, un tagliacarte e dei fogli. Era un azzardo scrivere delle lettere, dopotutto non sapeva nemmeno se Mei avrebbe avuto l'opportunità di leggerle, ma si accorse che non poteva non lasciarle qualcosa, a parte quella cassetta opportunamente nascosta.
Doveva sapere.
Aveva il diritto di conoscere il perché di quella decisione e quanto gli era costato prenderla, doveva sapere che la sua sola intenzione era stata –ed era- quella di proteggerla nonostante l'avesse perduta per sempre.
Poggiò il pennino della stilografica sul foglio e prese un gran respiro, lasciando fluire sulla carta tutto ciò che avrebbe voluto dirle di persona.
Mia... amata? adorata? cara, se stai leggendo queste parole significa che hai capito il senso delle frasi che ti ho lasciato sul cassettone. Le avrebbe lasciato degli indizi per condurla a quelle lettere, troppo personali da poter essere lasciate in giro. Spero anzitutto di aver sufficiente tempo per scrivere tutto ciò che ho bisogno di dirti, perché sento tuo fratello e i suoi amici uscire dalla prima casa e a questo punto potrebbe succedere qualunque cosa.
L'ultima volta ci siamo lasciati in malo modo, pieni di rancore e parole non dette, trasportati da sentimenti più forti della ragione. Ti prego di perdonarmi per ciò che ti ho detto l'altro giorno. Avrei preferito un altro finale per noi, ma spesso nelle nostre vite, le cose non vanno come desideriamo.
Si fermò un istante non appena avvertì l'oscillazione nel Cosmo di Aldebaran e quello di Seiya e compagni, probabilmente scaraventati da qualche parte dall'onda d'urto del suo vigoroso parigrado.
Okay, prima le cose più importanti. Sul dorso del libro dove hai trovato queste carte dovresti aver trovato una chiave: apre una scatola che ho provveduto a nascondere –in maniera sciocca e forse un po' azzardata- nel piccolo gazebo in giardino, dietro una delle grate della struttura. Degél mi odierà per aver usato qualcosa di suo per i miei scopi personali, ma è un posto sicuro, o almeno spero. Ti ho lasciato delle istruzioni al suo interno, se Ares sopravvive a tutto questo, vorrei che tu le seguissi. Milo ti darà una mano, puoi fidarti ciecamente di lui.
Si alzò, prendendo a camminare avanti e indietro per la stanza, pensieroso: in condizioni normali, non sarebbe mai ricorso a mezzi quasi illegali, ma c'era la sua famiglia di mezzo. Ripensò alla cassetta nascosta in giardino: era davvero un posto sicuro? Insomma, in certi casi i nascondigli più comuni non erano l'armadio, o il bagno, o sotto il letto? A chi sarebbe venuto in mente di occultare qualcosa all'aperto, in pieno inverno?
Calmati, così peggiori solo le cose.
Tornò a sedersi dopo lunghi istanti nei quali aveva cercato di captare qualcosa dei cinque ragazzi fermi diverse case più in giù. Ancora lontani, ma allo stesso tempo troppo, troppo vicini.

...non ho risposte, io stesso fatico a comprendere il disegno dietro tutto questo. Non ti ho allontanata per mancanza d'amore, ma perché al contrario ti amavo (e ti amo) troppo per poterti permettere di fare una scelta che ti avrebbe lacerata. Se ti avessi confessato ogni cosa e tu fossi rimasta, a quest'ora saremmo stati insieme, ma... a quale prezzo? Non potevo permetterti di scegliere tra me e tuo fratello. So già quali saranno le tue obiezioni quando leggerai, ti conosco, ma sistemarti al villaggio insieme alle ancelle, sapendoti qui vicino e quindi in pericolo, avrebbe peggiorato tutto. L'amore è una distrazione e una debolezza, per quelli come me, e adesso capisco perché nessun Saint, né ora né nelle epoche passate, ha mai preso moglie: troppe distrazioni, troppe debolezze. Troppo da perdere.
Ecco un'altra di quelle scelte difficili delle quali ti parlai tempo fa, ricordi?
Tu sei il mio punto debole, Mei. Se ti succedesse qualcosa, non me lo perdonerei mai. 
Sciocco sentimentale. Aveva sempre spinto i suoi allievi a lasciarsi tutto alle spalle in battaglia, di non lasciarsi distrarre, eppure era il primo a infrangere le sue stesse regole. Mei ormai era troppo radicata in lui per poterla estirpare. Era la sua debolezza e probabilmente sarebbe stata anche la sua fine.
Tu mi hai distrutto. Anni spesi a difendermi dietro cortine di freddo e tu, in poco tempo, hai distrutto il lavoro di tutta una vita con ogni parola, ogni sorriso, ogni minimo gesto.
Con quel pomeriggio.
Dietro la cascata mi hai spogliato di ogni difesa e di qualunque maschera costruita ad arte, mi hai lasciato nudo e inerme. Ero solo io, e per quanto insignificante, hai amato me, non il guerriero. Tra le tue braccia ho scoperto un porto sicuro, un posto felice, nel quale ho trovato riparo e calore e che mi è costato -ti supplico di credermi- abbandonare e sprangare per tornare al gelo che mi circonda da sempre.  

Ti sembrerò uno sciocco sentimentale, ora, e probabilmente non mi crederai ma io ho ancora bisogno di te, esattamente come ho bisogno dell'aria che respiro.
"No, questo forse non dovevo scriverlo." sospirò, conscio di essersi esposto come non mai. Riusciva persino a capire come doveva sentirsi un paziente in sala operatoria durante un'operazione a cuore aperto: nudo e totalmente esposto alla mercé dei medici.
Guardò i fogli che aveva riempito con la sua calligrafia sottile e fitta, decidendo di lasciare tutto così come l'aveva scritto, restando nudo e totalmente esposto alla mercé di Mei.
Guardò rapidamente fuori, accorgendosi che la seconda ora era passata da un bel pezzo. Sentì Milo avvicinarsi e decise di uscire.
Ares non è chi dice di essere, quell'uomo nasconde qualcosa.
La corsa di Shiryu e dei suoi compagni pareva essersi bloccata alla terza casa. Sentiva un Cosmo al suo interno, eppure il Saint di Gemini latitava da tempo.
"Sarà un miracolo se sopravvivono alla sesta casa." esordì Milo, fermo dinanzi l'atrio dell'undicesima casa. "Comunque, hai sentito anche tu quel Cosmo alla terza?"
"Difficile non sentirlo." rispose Camus. "Tu piuttosto, non dovresti essere tre case più in giù, in questo momento?"
Milo notò solo allora che cosa stesse facendo l'amico.
"Perdiana, anche io dovrei fare testamento, anche se non ho molto da offrire ai posteri." lo prese in giro. "Oppure che cosa sono, le tue memorie?"
"Né l'uno né l'altro." tagliò corto Camus.
Non si offese di fronte alla reticenza dell'amico, tuttavia decise di concentrarsi un po' sul conflitto in atto da Gemini.
"Per essere ragazzini, non sono niente male." esordì diversi minuti dopo. "Alla prima e seconda casa si sono ammorbiditi, ma contro gli altri parigrado? Contro di noi? Cosa potranno mai fare?"
"Sottovalutare un avversario è un grave errore." lo redarguì Camus. "Saranno anche dei ragazzini e dei modesti Bronze, ma non è il metallo dell'armatura che determina il valore di un uomo in battaglia."
"Allora sarò ben felice di testare il loro valore, se riusciranno a superare Shaka." ridacchiò Milo.
"Fa' ciò che vuoi, ma fai attenzione a chi metterai alla prova."
"Stai tranquillo, so che Hyoga l'hai addestrato per bene, non mi piace l'idea di avere a che fare con le sue trappole di ghiaccio."
"Ti converrà farlo, se non vuoi incappare nella mia ira."
Gli scoccò un ghigno in risposta.
"Hai sentito? Si sono divisi. Pare che due siano usciti mentre due siano rimasti intrappolati nelle illusioni di Gemini."
Shiryu era uscito, Hyoga era rimasto.
"Dannazione." si ritrovò a mugugnare.
"Oh, e di che ti preoccupi? Ricorda chi c'è ad attendere lui e Seiya: ne vedremo delle belle."
"DeathMask lo massacrerà." sospirò Camus. "E non mi sembra un buon motivo per sorridere."
Due boati improvvisi, a distanza ravvicinata. Un Cosmo estraneo. Un terzo boato, che, letteralmente, parve scuotere il Santuario intero.
"Qualcuno sta giocando con i varchi dimensionali. Credo che sia il caso di tornare alle proprie postazioni." commentò Milo, alzandosi prima di correre di gran lena all'ottava casa.
Già.
Ripose di corsa carte e penna nello studio e tornò fuori, concentrandosi su quella debole scintilla di Cosmo che prima aveva solo percepito e che ora sentiva molto più vicina.
Seppur azzardata, prese una certa decisione.
"Hai lasciato la tua casa?!"
"A quanto pare."
"Non dirmi che sei diretto alla settima."
"Non te lo dirò."

Milo non tentò di fermarlo o di trattenerlo, tuttavia, avendo riconosciuto il Cosmo appena arrivato alla settima casa, temeva ciò che sarebbe potuto succedere e le ripercussioni che avrebbe avuto la psiche di Camus.
"Hyoga." disse soltanto.
"Hyoga."
"Tenterai di dissuaderlo da un'impresa impossibile?"
"No, anche perché lo conosco come le mie tasche, è testardo come un mulo e nessuno riuscirebbe a convincerlo a rinunciare. Nemmeno io."
"Dunque tenterai di fermarlo prima che possa arrivare da me?" sogghignò Milo.

"Da te o da Shura o Aphrodite." lo corresse Camus.
"Oh, capisco. Per te sarà come bere un bicchier d'acqua, lo sconfiggerai senz'ombra di dubbio." commentò Milo. "Non fargli troppo male."
Camus s'infilò l'elmo.
"Ho addestrato io quel ragazzo, so di che cosa è capace e non lo sottovaluto perché ho insegnato egregiamente. Non sarà un gioco da ragazzi, perché si batterà fino alla morte." rispose, prima di uscire dall'ottava casa.
Varcò la soglia di Libra nel silenzio assoluto, interrotto dal suono ritmico dei propri passi e da un tonfo nella sala principale. Ancora immerso nel buio dei corridoi mal illuminati della settima casa, guardò Hyoga rialzarsi e guardarsi interrogativo intorno.
"Sono riuscito a uscire dall'altra dimensione... ma dove mi trovo? Sembrerebbe una delle dodici case..."
Che intuito, pensò, prima di muovere qualche passo ed esporsi alla luce che il lucernario lasciava filtrare. Hyoga gli dedicò immediatamente attenzione, sgranando gli occhi dalla sorpresa.
"Maestro!"
"È da tanto tempo che non ci vediamo, Hyoga." esordì. "Ho sperato fino all'ultimo di non vederti, oggi."
Il ragazzo corrugò la fronte, senza sapere che cosa rispondergli. Replicò con una domanda.
"Siamo all'undicesima casa?"
"No, la mia è più avanti. Questa è la settima, la casa della Bilancia."
"La casa del vecchio maestro di Shiryu."
"Già. Ma come saprai, lui non si sposta dal Goro-Ho da lungo tempo, il che significa che questo luogo è incustodito."
"E perché vi trovate qui?" gli domandò Hyoga, diretto.
"Per fermarti." 
 
Quarta ora, Cancro.
Sapeva quanto doveva essergli costato quel gesto. Nonostante percepisse il Cosmo di Camus fulgido e vigoroso, come se nell'ultima mezz'ora non avesse affrontato nessuno, avvertiva anche l'alone di rammarico e tristezza dietro quella calma apparente.
So che non volevi farlo, non darti colpe.
Stava bene, ed era la sola cosa che contava in quel momento. Smosse le ceneri nell'incensiere e scese dabbasso, un poco più tranquilla di quando si era chiusa in quella stanza, trovando Shunrei e il Maestro: a quanto pareva, le abitudini di tutti, quel giorno, erano passate in secondo piano.
"Prima hai detto che Camus non costituisce una minaccia, ma hai sentito il suo Cosmo?"
Diamine sì, se l'aveva sentito.
"Fa parte della schiera più forte dei Saints di Athena, è naturale che il suo Cosmo sia forte." minimizzò, trattenendosi dal ricordarle che Camus, in quel frangente, era l'ultimo dei suoi problemi. "Ti ho detto che Camus non è una minaccia per Shiryu, ed è vero. Il suo obiettivo è il suo allievo, quindi non attaccherà nessun altro a meno che, ovviamente, non sia costretto."
"Se dovesse farlo..."
"Ci porremo il problema se e quando questo si presenterà: nel frattempo non fasciarti la testa prima di essertela rotta." replicò Mei, dedicandosi poi ad allattare Lixue.
Ammesso che riesca ad arrivarci, all'undicesima casa.
Come se Dohko le avesse appena letto nel pensiero, si schiarì la voce, prorompendo poi in un lamento.
"La mia povera, vecchia schiena." sospirò. "Shunrei, cara, saresti così gentile da andare a prendermi il cuscino che ho lasciato in camera?"
Gentile come sempre, Shunrei si alzò senza fare una piega, lasciando i due soli.
"Credo di aver messo Shiryu nei guai." mormorò Mei a bassissima voce, sperando che Shunrei non la sentisse.
"In che modo?"
Tu non vali nemmeno la metà di quel che vale mio fratello! Non tollero simili paragoni da un uomo che ha attaccato a quel modo un guerriero di casta più bassa e che voleva obbligare un uomo anziano a seguirlo con la forza. Fai male a sottovalutare Shiryu: prima o poi sarà lui a finire il lavoro con te!!
Gli raccontò di quando, mesi prima, aveva risposto a tono a DeathMask nel difendere Shiryu. E adesso che suo fratello aveva spronato Seiya a proseguire verso il Leone restando solo a fronteggiarlo, si sentiva responsabile di qualcosa.
"Credo che dovresti seguire il consiglio che hai dato a Shunrei poco fa e concedere a tuo fratello un po' di fiducia senza fermarti alle apparenze. Shiryu e i suoi amici hanno Athena in persona dalla loro parte, perciò smetti di preoccuparti."
Più facile a dirsi che a farsi.
Come aveva intuito già nel momento in cui, senza troppa fatica, aveva spedito Shiryu nella cascata, DeathMask era un avversario da non sottovalutare. Capì che da quello scontro solo uno ne sarebbe uscito vivo.
Shiryu, non deludermi.
La furia omicida di DeathMask e la straordinaria bravura con la quale egli la utilizzava si scatenò non appena decise di fare sul serio. Le sembrava di trovarselo ancora di fronte agli occhi, con la sua risata demoniaca e il suo ghigno, mentre fronteggiava Shiryu come mesi prima, lì al Goro-Ho, ma questa volta nessuno sarebbe intervenuto in difesa di suo fratello.
Shunrei corse fuori dalla pagoda non appena fu chiaro che Shiryu era in pericolo, ignorando le proteste di Dohko e Mei.
Farò anche io così? si domandò, anche io dovrò pregare per la sua salvezza?
Eppure non ce n'era alcun bisogno, aveva già sentito di cosa era capace. Hyoga aveva superato i compagni per caso e ora sarebbe rimasto nella casa di Libra in quel sarcofago di ghiaccio, i suoi compagni con molta probabilità non avrebbero superato la sesta casa... che motivo c'era di preoccuparsi?
Andava tutto bene.
 
Quinta ora, Leone e Sesta, Vergine.
"Si stanno avvicinando, dovresti tornare ai tuoi alloggiamenti."
"Sono da Aiolia, ne avranno per un po'. E poi, comunque, ricordati che devono passare per la sesta casa prima di arrivare da me, e beh, non credo che per loro sarà facile." minimizzò Milo. "Hai sentito di Shiryu?"
A quanto pareva, il giovane dragone aveva sconfitto DeathMask: tutti avevano sentito il loro parigrado scomparire nell'aldilà senza fare ritorno tra i vivi, tirato giù a forza dalle stesse anime che lui aveva ucciso.
"Eccome, e la cosa non mi stupisce." replicò. "Ma DeathMask avrebbe dovuto aspettarselo, dato che ha avuto la bella idea di mettere in mezzo la ragazzina."
"Sì. Un Cosmo davvero potente, quel ragazzo è pieno di sorprese, e io che pensavo che la sua fosse solo boria."
"Vorrei vedere te al suo posto, se sentissi che la persona che detesti di più al mondo sta per uccidere la tua donna." sbottò Camus.
"Quando ho percepito i suoi poteri farsi strada fino in Cina, ho temuto potesse colpire anche Mei e vostra figlia."
"Non l'ha fatto perché mi conosce abbastanza bene da sapere come avrei reagito. Il dolore che hai patito quel giorno a Kobotec quando stavi per morire assiderato, te lo garantisco, sarebbe stato nulla in confronto a quello che avrei inflitto a lui. E non sarei stato misericordioso come Shiryu."
Milo rimase stupito per la veemenza e per la rabbia con la quale aveva risposto, e per la strana luce nei suoi occhi blu.
"Come stai?"

Camus si appoggiò alla colonna dietro di sé.
"Come vuoi che stia? Ho perso Isaak, ho perso mia figlia e ora ho perso anche Hyoga." mormorò, stanco. Il primo, perso anni prima in Siberia, sua figlia, creatura amata che aveva conosciuto tardi e che probabilmente non avrebbe mai più rivisto e Hyoga, che aveva preferito mettere fuori gioco per non permettere ad alcun parigrado di affrontarlo e ucciderlo.
Il Cosmo di Aiolia ebbe un picco incredibile e si voltarono entrambi verso la quinta casa, stupiti: se non si ricordavano male, Aiolia aveva in simpatia Seiya, più di una volta era intervenuto in suo favore e comunque, essendo allievo di Marin, difficilmente avrebbe alzato un dito contro di lui.
"Comincio seriamente a non capirci più nulla." borbottò Milo.
"Benvenuto nel club." rispose Camus, distrattamente.
"Insomma... ho sempre creduto che Aiolia avesse in simpatia il giovane Seiya, anche perché allievo di Marin... l'ha aiutato più volte e ora lo sta affrontando senza pietà. Senti il suo Cosmo?"
"Difficilmente un uomo cambia così radicalmente nel giro di poco tempo, dev'essere successo qualcosa. Qualcuno con forti poteri psichici deve avergli fatto il lavaggio del cervello, non c'è altra spiegazione."
"Non sono in molti qui a possedere poteri di questo genere... hai dei sospetti?"
Qualunque siano i tuoi dubbi, non farne mai parola con nessuno. Mai.
Seguendo il proprio consiglio, decise di tacere a riguardo.
"Ma no, direi piuttosto delle sensazioni. Molte cose non sono come sembrano."

Tante, troppe cose non andavano per il verso giusto, ma era meglio tacere e non esternare a nessuno, nemmeno a Milo, quelli che erano dubbi o sospetti. Se certe cose fossero trapelate e arrivate alle orecchie sbagliate, avrebbe passato dei guai seri, e probabilmente Mei con lui. Per quanto avesse fatto il possibile per allontanarla e tenerla fuori da certe faccende, era comunque coinvolta.
Dovesse finire nei guai per me non me lo perdonerei mai.

Nel silenzio che seguì, Milo si accese una sigaretta, decidendo di seguire lo scontro in atto alla quinta casa.  
"Improvvisamente sei silenzioso." notò Camus, una decina di minuti dopo. Si accese la sigaretta che Milo gli aveva offerto poco prima e giocherellò con l'accendino. "È per il giovane spasimante di Shaina?"
"Il cosa?"
"Cassios, l'allievo di Shaina."
"So chi è." rispose Milo, brusco.

"Non prendertela con me, al Santuario tutti sanno che ha una cotta per lei. O forse dovevo dire quasi tutti."
"Beh, tanto lei non ricambia."
La sua sicurezza lo divertì.
"Che ne sai?"
"...perché il mio istinto dice che ha apprezzato, e anche molto, ciò che ha visto tempo fa."

Camus fece mente locale, corrugando la fronte e aspirando dalla sigaretta. Quando ricordò, scoppiò a ridere.
"Parli della serenata che le hai fatto nel cuore della notte, nudo come un verme?"
Milo roteò gli occhi.
"Oddio... intanto stava albeggiando e non era in piena notte, poi non ero nudo. Quando sono uscito di casa, ero vestito."
"E nel tragitto dall'ottava casa al gineceo hai inavvertitamente perso i vestiti, mutande comprese?"
"Ero brillo e avevo intenzione di dichiararmi."

"D'accordo, ma potevi almeno aspettare ancora un po' prima di mostrarle la mercanzia." ridacchiò. "Certe trattative si portano a termine con calma e pazienza."
"E tu quanto hai pazientato?"
Camus fece mente locale.

"Una settimana, ma in mia difesa posso dirti che nel mio caso gli eventi hanno preso una piega diversa da quella prevista."
"Ma non ti sei tirato indietro."
"No. E sono felice di non averlo fatto."
Ammutolirono quando si accorsero della morte di Cassios, incapaci di credere che Aiolia avesse sul serio ucciso a sangue freddo quel ragazzo dalle capacità palesemente inferiori alle sue. Il giovane non era mai stato un esempio di simpatia, ma a detta di Shaina, gentile e premuroso, a modo suo.
"A questo punto non mi resta che darti ragione." mormorò Milo.
"Non volevo aver ragione, amico mio. Preferivo sbagliarmi, credimi."
Milo rimase ancora un po' in sua compagnia, attento alle mosse del loro parigrado e valutando i tre sventurati che, per fortuna o per chissà che altro, erano giunti, contro ogni aspettativa, fino alla sesta casa. Decise che Shiryu, per quanto irritante, era un discreto stratega e che Seiya aveva fegato da vendere, soprattutto per il modo in cui aveva spinto Shaka a rivolgere loro attenzione. Shun era il più calmo dei tre ma sapeva che erano proprio le persone più calme a riservare le sorprese più inattese.

"Ah, però." proruppe parecchio dopo, distraendo Camus dai propri pensieri. "Avevo udito delle voci riguardo il giovane Andromeda, sapevo che non era così calmo e pacato come appare, ma la realtà supera qualunque immaginazione. Ha appena tirato fuori l'asso vincente."
"Parli di suo fratello? Ho sentito molto sul suo conto: ha vissuto l'inferno durante l'addestramento e ne è uscito vivo. A differenza di suo fratello ha un carattere duro, difficile e molti stentano a credere che siano fratelli. È lui la vera sorpresa dello scontro, non Shun."
 
Mei seguì gli scontri alla sesta casa con apprensione: se nemmeno Shaka era in grado di bloccare l'ascesa dei tre Bronze, gli eventi sarebbero precipitati sicuramente. I tre, Shiryu compreso, avrebbero raggiunto più velocemente l'undicesima casa e, di conseguenza, la loro meta, due templi dopo. Gli unici ostacoli che sarebbero rimasti tra loro e Camus sarebbero stati Milo e Shura, ma a quel punto, chissà che cosa sarebbe potuto succedere.
Degél la vegliò a lungo, preda dei sensi di colpa che provava nei suoi confronti: nulla l'avrebbe preparata a quanto sarebbe successo entro poche ore e lui poteva fare ben poco per alleviare il suo dolore.
Rimase in silenzio senza palesarsi, ascoltando le sue preghiere –dirette a Shaka, affinché facesse il suo dovere senza fallire- e, più tardi, le sue maledizioni –dirette a Shiryu, reo di aver liberato Hyoga dal feretro di ghiaccio del suo successore-.

Semplicemente, gli eventi stavano facendo il loro corso così come lui li conosceva. Dirle la verità, tuttavia, avrebbe scatenato una serie di reazioni tali da sconvolgerli in modi che non poteva e voleva immaginare.
Serrò la lingua dietro i denti, implorando silenzioso il perdono della ragazza che, inginocchiata, pregava per la sorte già decisa del suo amato.
 
Ottava ora. Scorpione.
Non aveva pensato a quell'opportunità. Il pensiero che avrebbero potuto utilizzare le armi della Bilancia per liberare Hyoga non l'aveva nemmeno sfiorato, eppure capì che non era solo grazie alla spada che Shiryu aveva aiutato l'amico, era soprattutto grazie al suo Cosmo, che dallo scontro alla quarta casa si era come rafforzato, anche per merito di DeathMask e delle sue geniali idee.

"Stolto." borbottò. A Shiryu, o a sé stesso?
Scandagliò attentamente la situazione, sentendo Shun fermo alla settima casa e Seiya e Shiryu nell'ottava, dove Milo ancora non si era palesato, forse in procinto di preparare una teatrale entrata in scena.
Si appoggiò al parapetto, scorgendo l'ottava casa tre templi più giù e aspettando la mossa dello scorpione: da quella distanza riusciva chiaramente a percepire gli stati d'animo dei due giovani preoccupati per Shun che, a quanto pareva, era intenzionato a usare il proprio Cosmo per salvare Hyoga dall'assideramento.
"...come Andromeda nel mito, Shun finirà col sacrificarsi."
"Allora torniamo indietro, prima che sia troppo tardi."
Ed eccola, la mossa di Milo.
Riattivò il Cosmo, bloccando i due prima di palesarsi.
"Eh no. Volete farmi questo sgarbo? Uscire dall'ottava casa senza salutarne il custode?"
Milo avanzò lentamente dall'oscurità dell'ottava casa, concedendosi tutto il tempo del mondo per osservare i suoi avversari parlottare tra loro: il giovane allievo di Marin, dal temperamento testardo e focoso, quindi Shiryu, più mite e assennato. "Shaka aveva ragione, non avete nemmeno un briciolo di buona educazione. Ma non posso non notare la vostra intelligenza: Shiryu ha detto bene, non vi lascerò tornare indietro, ma allo stesso tempo, non vi lascerò andare avanti. Ora che siete nella mia casa, dove diavolo credete di andare?"
Senza dar loro il tempo di replicare, li immobilizzò qualche minuto con il restrinction, il suo colpo meno potente. Non era Camus, pur volendo bene a Mei non si sarebbe lasciato sconfiggere da Shiryu. Decise che avrebbe dato loro l'opportunità di arrendersi e andar via, piuttosto che passare direttamente alle maniere forti.
"Non riesco a muovermi! Lo scorpione immobilizza la preda prima di iniettare il veleno mortale!" sussurrò Seiya.
"Di questo passo verremo sconfitti."
"Ma tua sorella non ti ha detto niente?"
"No."
Su quello, ricordò Shiryu, era stata molto, molto stringata. Per quanto ne sapeva, Mei poteva conoscere tutti i loro segreti, i loro colpi, i loro poteri. Ma con lui non ne aveva fatto parola.
"Certo che no." interloquì Milo. "Se conosco tua sorella, e la conosco, sono certo che non sia una spia. Perciò mi spiace per voi, nessuna informazione riguardo ciò che so fare, lo scoprirete nel corso del combattimento. E non credere nemmeno per un secondo di poterti giocare quella carta: l'essere fratello di Mei non ti darà alcun beneficio. Noto che hai la vista a posto, Dragone. Bene, perché non mi piace attaccare persone in difficoltà."
"La mia vista non ha nulla a che vedere con le mie capacità."
"Non ne dubito." replicò Milo, con un sogghigno che smentiva le sue parole.

"Ho sconfitto Cancer, poche ore fa, senza l'ausilio della mia vista e..."
"Fortuna." lo interruppe l'altro. "È stata fortuna, la tua. O sfortuna di DeathMask, dipende dal punto di vista."

Shiryu serrò i pugni. Assottigliando lo sguardo ed espandendo il Cosmo, rispose al colpo di Milo con un Rozan Shōryūha che, tuttavia, portò a un nulla di fatto.
"E questo l'avresti appreso dal Maestro Dohko? Il sommo drago che sorge dai monti Ro. E pensare che ne ho sentito parlare, ma credo sia noto per il nome, non certo per altro."
Suo malgrado, Camus ridacchiò appena, nel sentire Milo rispondere con quel tono sarcastico nei confronti di Shiryu. Decise di concedersi ancora qualche minuto fuori, appoggiato al parapetto, per seguire lo scontro in atto all'ottava casa.
"Non ti sto sottovalutando, ho persino badato a evitarti, nonostante tu sia poco più di un nulla. Non l'hai notato? Eri distratto?"
"Shiryu, fai attenzione." interloquì Seiya. 
"No, perché? Non ho intenzione di attaccarlo." Non ancora. "Lo lascerò fare. Coraggio, prova ancora se ne hai la forza, non ti eviterò stavolta, te l'assicuro."
Camus percepì chiaramente Shiryu cedere sotto il proprio colpo, che Milo gli aveva rispedito indietro. Negli attimi che seguirono sentì Seiya scagliarsi contro Milo, invano, e il suo amico indirizzare ai due ragazzi la prima scarlet needle. Insufficiente ad ucciderli, ma forte abbastanza da creare loro il primo di una lunga lista di problemi.
"Seiya, devo ammettere che la tua intelligenza mi sorprende: in effetti, non è sufficiente una sola puntura per morire. Come hai detto poco fa, lo scorpione uccide con lentezza. Potrebbero volerci quindici punture per farvi esalare l'ultimo respiro: vi spegnerete molto lentamente!" riprese Milo, pronto a proseguire con la sua opera. Fu interrotto, però.
 
Quasi le prese un colpo quando si accorse che era stato Hyoga a interrompere Milo: convinta che nonostante l'intervento di Shiryu alla settima casa, il giovane fosse troppo debilitato per riprendersi e combattere, aveva intravisto una speranza in quel giorno tremendo.
Pessimo errore.
Ti conviene sopravvivere, Shiryu, perché giuro sull'anima dei nostri genitori, te la farò pagare cara, non ne hai idea.
Le sorprese all'ottava casa non erano ancora finite, però. Nel successivo lasso di tempo, nonostante Dohko e le sue richieste, si accorse che Shiryu non era il solo responsabile di quel ritorno così sgradito.
La nona ora trascorse relativamente in fretta, tra un'incombenza domestica e l'altra, ignara di quanto stesse accadendo: a parte qualche sporadico sprazzo di Cosmo, gli avvenimenti della nona casa giunsero parecchio disturbati.
 
Decima ora. Capricorno.
Sporgendosi dal proprio tempio, Camus intravide i giovani bronze uscire dalla decima casa, tronfi nella convinzione dell'aver superato con così tanta facilità la decima casa, incuranti del pericolo che avevano alle spalle. Se conosceva Shura, e lo conosceva, sapeva che mai, per nessuna ragione avrebbe versato sangue all'interno del suo tempio, soprattutto non alla presenza della statua rappresentante la loro Dea.
Ancora una volta si scoprì stupito dall'amico, soprattutto quando sorprese i quattro ragazzi aprendo una voragine tra la decima e l'undicesima casa. Non badò alle parole di Shiryu, la sua attenzione si focalizzò su Hyoga, al di qua della spaccatura aperta da Shura insieme a Shun e Seiya.
"Hai suggerito ai tuoi amici di saltare, ma tu non l'hai fatto. Come mai? Non sei pronto di gambe così come lo sei con le parole?!"
Spera solo che non inizi a parlare, si trovò a pensare, iniziando a seguire lo scontro; a quanto sembrava lo scontro alla quarta casa aveva davvero rafforzato Shiryu, donandogli la chiave di una forza superiore.  DeathMask, nella sua boria, aveva pensato di poterlo fermare, di poterlo piegare alla propria superbia e invece, aveva contribuito a plasmare un guerriero più forte.
Nonostante la perdita dello scudo e di qualunque efficace difesa, Shiryu resisteva stoicamente a Shura e alle ferite inflitte da quest'ultimo.Inspirò profondamente prima di contattare Mei, che sapeva attenta a quanto stava accadendo.
"Mei?"
Nel sentire la sua voce dritta nella sua testa, Mei sobbalzò sorpresa, interrompendo la propria preghiera.
"Camus? Stai bene?"
"Sì. Ascolta, devi fare qualcosa per me."
"Cosa?"
"Smetti di seguire lo scontro."
"Come?"
"Hai sentito. Smetti di seguire lo scontro, prendi la bambina e andate via da lì."
"Cosa? Perché? C'è mio fratello adesso e..."
"Shiryu non uscirà dalla decima casa."  le disse a bruciapelo. "Mi hai capito? Shiryu non oltrepasserà la casa del capricorno."
Col cuore in gola, Mei corrugò la fronte.
"Non è detto. Non hai sentito il suo Cosmo?" replicò lei, con una punta d'orgoglio.
Certo, aveva appena fermato l'Excalibur di Shura con la sola forza delle mani, ma non era sufficiente a sconfiggerlo: dall'inizio dello scontro, nonostante il rinnovato vigore, Camus aveva subito capito che per Shiryu c'era ben poco da fare contro l'amico.
"Conosco Shura." la interruppe. "Dipendesse da me lo lascerei passare, ma non contare su Shura per questo. Smetti di seguire quanto sta succedendo, non devi sentirlo morire."
Sbirciò fuori dall'undicesima casa, guardando i due avversari davanti al decimo tempio: dopo averlo privato dell'armatura e di qualunque difesa, Shura attaccò brutalmente e violentemente il suo avversario, colpendolo in pieno petto.
Persino dalle colonne di Aquarius riusciva a vedere il sangue vivo sgorgare dalla ferita.
Rientrò rapido in casa, prima di parlarle di cose più personali.
"Non devi assistere a tutto questo. Non voglio, tu non..."
D'un tratto, un'esplosione, seguita dal Cosmo più potente che avesse mai percepito e da una luce quasi accecante che pareva sul punto di fagocitare l'intero Santuario.
"Il Rozan Kōryūha." bisbigliò Mei, inorridita.
"Cosa?"
"La tecnica proibita." Mei corse alla finestra, guardando con crescente orrore la scia luminosa che aveva appena preso forma a occidente. "Non può, se la usa, lui..."
Morirà.
Incapace di muoversi, rimase ancora lì alla finestra, a guardare impietrita la scia luminosa che aveva preso la sua forma definitiva e stava lentamente attraversando il cielo, consumando la vita di suo fratello. Avvertì una fitta, mentre Shunrei, da basso, singhiozzava disperata.  
"Volevo evitarti tutto questo."
"Non potevi, è mio fratello, l'avrei sentito comunque."
Restò in silenzio qualche secondo, pensando a ciò che stava per dirle.
"Sei ancora lì?"
"È arrivato il mio turno." le rispose, percependo i Cosmi di Seiya, Shun e Hyoga fermi sulle scale che portavano alla sua casa. Erano distratti da Shiryu, e aveva ancora qualche secondo a disposizione.
"Oddèi, no."
Gli si strinse il cuore nell'udire il tono di Mei.
"Ricordi le parole che ti dissi al nostro ultimo incontro?"
Ci sarà un momento nel quale capirai tutto quanto, nel quale capirai che ti ho amata, e ti amo, in una maniera inspiegabile a parole, nel quale capirai che la nostra storia per me è importante. E forse sarà troppo tardi, per entrambi.
"...sì."
"Ti prego di non dimenticarle."
Serrò gli occhi, sentendo le gambe sul punto di cedere.
"Mi stai dicendo addio?"
"Ricorda le mie parole, Mei." si raccomandò, prima di interrompere la comunicazione mentale.
Nei secondi che seguirono lo spegnimento del decimo fuoco della meridiana, Camus si chiuse la porta della camera alle spalle senza voltarsi indietro, senza ripensare a mesi prima, quando l'aveva divisa con lei. Evitò di ripensare a quei giorni felici e alle foto che aveva sistemato sul cassettone, evitò di ripensare ai suoi occhi e al faccino di sua figlia.
L'elmo ben calato sulla testa, si scrollò di dosso ogni caro ricordo, spedendoli uno per uno nella parte più recondita del suo essere.
Non poteva permettersi debolezze, ora che stava andando a morire.

 
Qualcosa, in lei, gridava con lo stesso dolore della ragazza al piano di sotto. Shiryu era suo fratello, con lui aveva condiviso lo stesso sangue, era ovviamente addolorata per la sua perdita ma quando Hyoga era stato liberato dalla teca di ghiaccio creata da Camus, e Milo l'aveva graziato aiutandolo nella sua impresa, le sue speranze si erano affievolite, improvvisamente consapevole del fatto che al loro prossimo scontro, uno dei due non sarebbe sopravvissuto.  
Controllò rapidamente sua figlia nella sua stanza, ignara di quel che era appena successo e di quel che sarebbe accaduto di lì a poco, quindi senza farsi sentire, tornò nella Stanza degli Avi, conscia che i successivi sessanta minuti sarebbero stati i più lunghi della sua vita.
 

***

Lady Aquaria's corner.
Oddio, da quanto tempo non aggiornavo il prequel. Questo era un capitolo molto ostico, durante la stesura del quale ero indecisa su cosa e quanto riportare e cosa eliminare.
Sulle prime era lungo circa diecimila parole, che ho ridotto a circa seimilanovecento-e qualcosa-, dato che beh, tutti sappiamo che cosa è successo no?
La struttura è un tantino particolare, molto schematizzato, ma è stato partorito così nel corso delle ultime settimane e tale rimane. È stato un parto lungo e travagliato, irto di ostacoli e ripensamenti e... del tutto senza anestesia.
Ma la cosa peggiore è stato il dover ripercorrere l'episodio 67: per me è stato peggio di una pugnalata a tradimento nella schiena.
Dato che però la scalata è descritta dai punti di vista di Camus, Mei e Milo (ma soprattutto Mei), ho cercato di non riportare per intero ogni singolo scontro (o sarei ancora alla terza casa...), di mescolare un po' i dialoghi, utilizzando sia quelli classici che siamo abituati ad ascoltare dalla notte dei tempi, sia quelli originali giapponesi, trovati nei sottotitoli in italiano dei dvd e di favorire situazioni in favore di altre.
A bientôt.
 
Lady Aquaria
 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Lady Aquaria